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L'incredibile realismo della scultura ridipinta dell'Arciere Trojano, detto "Paris" o Paride, proveniente da un fregio frontonale del Tempio di Aphaia - la dea "non oscura" - sull'Isola greca di Egina, il cui originale č databile al V sec aC |
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"Bugie bianche" |
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Denuncia della piů grande bufala |
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della storia dell'arte |
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Fa tappa al "Medelhavsmuseet" - il Museo del Mediterraneo di Stoccolma - dal 9 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 una mostra a dir poco affascinante.
Č stata giŕ ospitata fra gli altri dal Pergamonmuseum di Berlino e dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles ed č per la prima volta in Svezia. |
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L'originale dell'Arciere Trojano, insieme ad altre figure appartenenti ai due frontoni est ed ovest del Tempio di Aphaia ritrovato nel 1811 e in pratica trafugato e spedito via mare giŕ due anni dopo al futuro Re Luigi I di Bavaria per la sua Glyptothek.
Scavi sistematici del sito vengono condotti solo agli inizi del XX sec e tra il 1966 e il 1988: restituiranno i resti del primo tempio. |
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Č come "riscoprire" l'antichitŕ o scoprire "un'altra Antichitŕ" Classica, togliersi dagli occhi la cataratta dell'indottrinamento scolastico di un falso "classicismo", inventato e filtrato a posteriori da un'interpretazione irrimediabilmente deformante.
Da parte dei Rinascimentali prima e dei Neo-classicisti poi e da altri a seguire, ma questi con ben altri fini, non sempre lodevoli, fino alle aberrazioni dell'estetismo nazista del "superuomo", passando attraverso le velleitarie riproposte "imperiali"(ste) del Fascismo.
Definire il "bianco" dell'Antichitŕ Classica č equiparabile al definire "cultura di morte" (o focalizzata sulla morte) la Civiltŕ Etrusca...
Attenzione!, č stato fatto e lo si fa tutt'oggi - solo perché quello che si č conservato numeroso, arrivando quasi intatto fino a noi, sono le loro Necropoli o "cittŕ dei morti" - questo il ragionamento, diciamo... "logico". |
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In alto lo schema completo del frontrale Ovest con le posture dei personaggi adattate, da quella perfettamente eretta dell'Atena centrale e poi, gradatamente con l'assottigliarsi del fregio sempre piů basse ai lati, i due arcieri simmetricamente piazzati a sinistra e destra, a metŕ fra asse centrale e ciasuna estremitŕ, spalle ad Atena e freccia in scocca rivolti verso l'esterno, fino a quelle dei guerrieri morenti delle due estremitŕ.
Sopra a sinistra, la bellissima figura dell'Arciere Troiano che, angolata fotograficamente in prospettiva, acquista uteriori qualitŕ di estremo realismo.
A destra l'Arciere Troiano ripreso frontalmente: statue greche classiche cosě non le abbiamo mai viste prima, o, meglio, non ce le hanno mai lasciate vedere - in effetti tutto quanto della scultura classica antica abbiamo visto finora sono delle autentiche falsificazioni...
Ancora sotto a destra l'Arciere Troiano nella ricostruzione di piů ampi contesti parziale e totale architettonico e figurativo della decorazione del frontone. |
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Un'opportunitŕ unica di poter finalmente vedere il mondo antico delle grandi Culture Mediterranee - finora presentatoci in un bianco e nero muto - non solo "a colori" ma in 3-D, quale č realmente stato, con occhi tutti nuovi, con emozioni tutte da scoprire.
La mostra inebria di sensazioni cromatiche, colori forti, accoppiamenti ardui, ricostruite policromie che accecano il visitatore di blů profondo, rosso acceso, verde intenso, gialli da capogiro, ori a go-go... |
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L'Arciere Trojano artificiosamente "isolato e pulito" dalle figure circostanti nel parziale contesto del fregio a fini didattici ed espositivi |
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Le sculture "classiche" |
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tutt'altro che bianche! |
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Sopra la ricostruzione cromatica di un leone di 2.500 anni fa proveniente da Loutraki, localitŕ a 4 km N-E di Corinto: l'area di Loutraki-Perachora č famosa nel mondo tra l'altro per l'Heraion di Perachora, il santuario dedicato alla dea Hera, un sito archeologico di grandissima importanza posizionato all'estremitŕ della penisola.
A Stoccolma lungo l'asse pedonale della centralissima Drottninggatan sono stati piazzati dei leoni di pietrisco e cemento non trattato né pitturato, per far rallentare le auto in avvicinamento a incroci con strade pedonali o molto trafficate e per evitare attentati terroristici con mezzi pesanti, come quello nefando del 2017.
Un visitatore dall'antica Grecia sobbalzerebbe di incredula meraviglia per come in una cittŕ acculturata come questa possano mai venire esposte delle opre d'arte "non terminate"...
L'originale del leone viene conservato - impeccabilmente biancastro come quelli di Drottninggatan - alla Gliptoteca di Copenhagen. |
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Ci hanno semplicemente e sfacciatamente nascosto i colori dell'antichitŕ - non č cosa da poco e, per di piů, con menzogne deliberatamente volute e perpetuate: quale incredibile indottrinamento! |
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Presi per i fondelli e come se non bastasse permanentemente "deformati"! |
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Come studiando il Latino ci hanno torturato per anni col De Bello Gallico di un Cesare che si fa "bello e bravo" combattendo a suo dire degli "incapaci e barbari" Galli (ma allora che impresa č?!...).
Mentre dell'erotismo e della voglia di vivere dell'umanitŕ di tutti i tempi e di tutte le geografie neppure il minimo profumo - fosse pure da lontano.
L'erotismo e la bellezza ridotti ad "estetismo classico": vuoi mettere l'"Inno ad Afrodite" di una Saffo, il Kāma Sūtra di un Vatsyayana, i racconti di Kitāb alf layla wa-layla o Hezār-o yek šab - "Le mille e una notte" per capirci, Ovidio e la sua Ars amandi, Catullo e le Poesie per Lesbia, Petronio col suo Satyricon…
Avremmo saputo apprezzare piů profondamente le passioni vissute di d'Annunzio, quelle represse e sublimate del Pascoli, avremmo letto e riletto le bellezze sensuali della Bibbia in un "Cantico dei Cantici", avremmo saputo soffrire le fantasie autoerotiche e sessuali per l'incontro col suo divino di una Teresa Sánchez de Cepeda Ávila y Ahumada, in arte "Teresa di Gesů", o ci saremmo persi nel misticismo di una semianalfabeta come Caterina da Siena, che scrive altissima poesia del suo Dio Uno e Trino nelle "Orazioni allo Spirito Santo"…
Ed eccoci oggi affogati da pornografia di tutti i possibili e gli impensabili tipi, a dover saltare da un vissuto emotivo negatoci ad una sessualitŕ esasperata e totalmente svuotata di sentimenti, a volte anche di semplici sensazioni.
Herbert Marcuse scrive in "Eros e civiltŕ": |
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"La differenza tra erotismo e pornografia č la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio". |
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In altre parole ci hanno forgiato in generazioni di "pipparoli"!
Tragico per molti, perché la mentalitŕ del masturbatore, nella sua concezione puberale e manuale del sesso, cioč la scoperta del proprio sesso, dovrebbe poi portare alla normale evoluzione della scoperta dell'altro sesso, solo che questa "fase di passaggio" per alcuni praticamente non passa mai.
Una mentalitŕ chiusa ed egoistica, che libera dall'incomodo delle relazioni, un po' "ŕ la prete cattolico" - amo tutti e nessuno, un rimanere bambini per sempre e, soprattutto, non permettersi di diventare mai adulti.
Cosě davanti a lunghe file di statue tutte bianche, totalmente svuotate di linfa vitale, ci hanno inculcato che quelli erano gli "ideali" classici dell'antichitŕ, e questo "ideali" e questo "classici" la diceva tutta, induceva al rispettoso silenzio della non contraddizione e alla sottomissione mentale, non importa il ribollire furioso del giovane sangue dentro.
I bianchi marmi delle statue dell'antichitŕ sono stati a lungo - e tuttora lo sono per molti - addirittura la colonna portante di una intera identitŕ culturale (ovviamente falsa!) occidentale.
Il sogno-mito del bianco come approccio sociale e culturale peculiare all'arte in sé stessa, qualcosa di innalzato al di sopra della quotidianitŕ della vita, qualcosa di sacro e distaccato, oggetto costruito dall'uomo per essere contemplato con ammirazione piuttosto che vissuto con passione.
Un'arte che serve a sbiancare, a sbiadire, a svenare, a rendere meno fastidioso, meno disgustoso anche l'orrore della nefandezze umane e delle crudeltŕ divine racchiuse nel destino, a farci vivere tutto come se fosse meno brutale, meno provocativo, piů "accettabile" e senza costringerci a scomode prese di posizione. |
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Il "bianco puro dei marmi" la "prova evidente" della superioritŕ culturale estetica dell'Occidente su cui addirittura costruire "strane" ideologie… |
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Quel fantastico mondo... |
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A sinistra, l'Athena dal Tempio di Aphaia sull'Isola di Egina nel Golfo di Saronicco - la raffinata ricchezza formale dei disegni e quella cromatica cosě sgargiante degli antichi tessuti greci riappare qui in tutta la sua bellezza, e tornano alla mente le stoffe di un Missoni... |
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Il mito del marmo bianco delle sculture dell'Antichitŕ Classica č nei fatti una evidente menzogna! |
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Molti credono ancora che l'Antichitŕ Classica fosse un paradiso innevato di facciate bianche e statue candide di una bellezza d'altri mondi nella sua freddezza superiore, distaccata, innalzata dal terreno e dall'umano...
Beh, niente di piů falso! |
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Roba da Hollywood, falsa come nel film "Il Gladiatore", in cui Russell Crowe nel ruolo del Generale Maximus si muove tra perfette ed infinite file di colonne bianche nell'antica Roma.
Solo che di geometricamente perfetto e "bianco" c'era ben poco nell'Antichitá Classica - molto poco, e questa immagine č semplicemente frutto della nostra fantasia.
Un Greco o un Romano non si sarebbero mai sentiti "a casa" in un ambiente del genere, perché per loro degli edifici bianchi e delle statue completamente "nude" sarebbero stati "mezzi fatti e mezzi da fare". |
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Il mondo antico greco e romano era in realtŕ un'esplosione esagerata di colori tutti esuberanti! |
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Le sculture venivano dipinte perché assomigliassero al verosimile a delle persone in carne ed ossa, anche gli dei, e gli edifici venivano ricoperti di colori saturi o sovrasaturi, densi come non mai. |
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L'Athena di Aphaia, a sinistra come oggi esposta al pubblico e, a destra, nella parziale ricostruzione cromatica scientificamente fedele all'originale |
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Qui la testa del guerriero di Afaia, a sinistra come oggi esposta al pubblico e, a destra, nella sua ricostruzione cromatica fedele all'originale |
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La policromia delle statue dell'Antichitŕ Classica non č affatto una scoperta dei nostri giorni, ma č risaputa tra uomini di scienza, critici d'arte ed archeologi, perché generazioni di ricercatori lo hanno dimostrato in una miriade di casi.
Giŕ a partire dal Settecento si capisce che le sculture classiche siano state originariamente - sě!, "verniciate".
Nell'Ottocento se ne discute e se ne dibatte spesso tra artisti ed esperti d'arte, ma con l'avvento del Modernismo, che in pratica rompe del tutto con i modelli artistici dell'antichitŕ, quel dibattito diventa rapidamente "fuori moda", perde rilevanza e muore.
Ed č proprio a causa dell'interruzione di quegli studi e quelle discussioni che il mito del "bianco assoluto" nelle sculture antiche puň continuare indisturbato a radicarsi ulteriormente.
Ormai si č andato formando un "gusto" culturale diffuso a livello continentale: tutti pensano che il bianco sia "piů bello", il bianco "piace" e "vi ci si identifica".
La nascita del Neoclassicismo non avviene per caso, non a caso nascono i primi musei pubblici, non a caso correnti filosofiche e tendenze tradizionaliste nella Storia dell'Arte lavorano per propinarci questa idealizzata quanto falsa immagine dell'antico.
Perché, "stranamente" - oppure affatto, a molti "poteri forti" sta bene cosě.
Meglio che nell'immaginario collettivo si continui a coltivare un'immagine "marmorea" dell'antichitŕ, anzi un'immagine "eroica e distaccata", che faccia da modello alla societŕ "moderna"! |
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Una delle prove piů eclatanti del colore coprente sulle sculture classiche - non una teoria, ma una tecnica comunemente adottata e scientificamente provata e documentata - questo labbro inferiore, sulla cui superficie danneggiata il pigmento della colorazione originaria č penetrato cosě profondamente da cristallizzarsi nel marmo e neppure l'effetto degli agenti atmosferici nei millenni né i successivi ripetuti scorticamenti e lavaggi sono riusciti a cancellare |
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La mostra di Stoccolma offre ben due ricostruzioni cromatiche della celebre Kore col Peplos, proveniente dall'Acropoli di Atene.
Su una l'abito esterno č giallo ocra, sullo sfondo rosso intenso dello strato interno, decorato con figure di animali e cavalieri.
Proprio attraverso queste ricostruzioni cromatiche degli abiti raffinatissimi - spiega la ricercatrice Ulrika Koch-Brinkmann, moglie del Professor Vinzenz Brinkmann - gli esperti sono riusciti a stabilire con sicurezza che la statua non rappresenti una fanciulla qualsiasi, una kore, ma sia quella di una vera dea - Artemide o una "Atena assai antica" o Leto, amante di Zeus.
Nessuna mortale, anche se kore dopo la morte, avrebbe mai indossato un peplo di un disegno cosě elegantemente complesso e cosě lussuoso nella fattura, degno soltanto di una dea.
La cosa era stata prima suggerita da prominenti studiosi - vedi ad esempio Humfry Payne e Paolo Enrico Arias ne "La scultura arcaica in marmo dell'Acropoli", a pagina 55: |
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"… Si tratta di rappresentazioni di fanciulle in certo caso eroizzate (come anche l'iscrizione di Phrasikleia indica) e questa sembra ormai che sia l'opinione piů accettabile.
Ma si puň dire lo stesso delle korai dell'Acropoli?
Da questo dubbio l'a.[utrice] č tratta a considerare la kore col peplo non una fanciulla qualsiasi, ma forse una dea non tanto anonima, come si č finora considerata;
il suo costume indubbiamente unico nella serie delle korai dell'Acropoli…" |
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L'analisi scientifica delle superfici |
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Le evidenze della ricchezza cromatica aggiunta con pigmenti pittorici al marmo sono spesso tali, che trasformano quella che prima era una teoria in pratica tecnica certa, documentabile e riproducibile.
Č il caso di tracce ancora dopo millenni chiaramente visibili ad occhio nudo, come la testa d'uomo nell'immagine sopra, dove uno spacco rosso sanguigno su e nel labbro inferiore contrasta enormemente con il resto del viso, appunto di bianco marmo.
In molti altri casi per riscontrare e decifrare correttamente la natura del pigmento pittorico ormai quasi del tutto scomparso, si deve invece far ricorso a moderni strumenti tecnologici, fonti di luce estremamente angolate rispetto alla superficie del marmo o la fluorescenza a raggi ultravioletti.
Nelle foto piů avanti alcuni esempi di fluorescenza U.V. (a destra, in bianco e nero), con evidentissimi i "segni" lasciati dai pigmenti delle vernici sulla superficie e nell'immediata struttura cristallina del marmo.
"Raggi ultravioletti" vengono chiamate le radiazioni elettro- magnetiche di lunghezza d'onda di circa100-400 millimicron.
Come per le radiazioni visibili, cioč quelle che comunemente denominiamo "luce", un oggetto colpito da quelle ultraviolette le riflette o assorbe in modo diverso a seconda dei materiali di cui č composta la sua superficie.
Naturalmente anche i raggi U.V. "riflessi" dalla superficie di un oggetto non sono percepibili dall'occhio umano.
Possono comunque essere registrati senza bisogno di speciali attrezzature, semplicemente fotografandoli su una comune pellicola in bianco e nero, munendo perň l'obiettivo di un filtro che blocchi la luce visibile e lasci passare solo i raggi U.V..
Una caratteristica dei raggi U.V. č quella di "eccitare" i materiali colpiti, provocando un fenomeno detto appunto "fluorescenza ultravioletta", sia percepibile ad occhio nudo, sia registrabile fotograficamente, ma questa volta su una pellicola a colori ed usando un altro tipo di filtro, il quale, al contrario in questo caso, blocchi i raggi U.V. riflessi e lasci passare soltanto le radiazioni visibili.
Tra i metodi di esame dei dipinti, ad esempio, la fluorescenza U.V. č uno dei piů apprezzati e diffusi per accertare lo stato di degrado di un opera e verifica l'eventuale esistenza ed estensione di parti aggiunte successivamente a quelle originali del tessuto pittorico. |
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Nel caso del marmo di statue classiche ogni riflesso che vada a deviare dal bianco
non solo svelerŕ una eventuale presenza di pigmenti pittorici, ma ne condurrŕ anche ad una sua ridefinizione cromatica. |
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Le luminositŕ o fluorescenze osservabili su una superficie "illuminata" con lampada U.V. saranno infatti fondamentalmente diverse, non solo in funzione della composizione chimica delle sostanze che costituiscono la vernice o gli strati pittorici, se esistenti, ma anche in base al tempo che č trascorso da quando i materiali siano stati applicati - piů antichi saranno, piů appariranno fluorescenti.
Eccone alcuni esempi, immagine di fluorescenza U.V. a destra, ricostruzione pittorica a sinistra: |
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Ed ora un intero mondo crolla perché in realtŕ tutte le sculture dell'Antichitŕ Classica erano pitturate, verniciate, coloratissime completamente ricoperte di pigmenti
Un fatto scientificamente provato non affatto nuovo al mondo accademico né a quello artistico
Č proprio questo il punto!
Perché mai nonostante la conoscenza della cromia addirittura "esagerata" delle statue classiche
tutti i maggiori critici d'arte tutti i piů prestigiosi musei del mondo hanno continuato e continuano a propinarci quali fruitori di cultura l'accertata "falsa immagine" di un'Antichitŕ Classica immacolatamente lattea? |
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La statua di Phrasikleia Kore cosě come siamo abituati a vederla nella sua versione sbiancata "dal tempo" (a dire in vero anche dagli uomini, perché le statue venivano accuratamente trattate e lavate proprio per sbiancarle, anche se in questo caso fortunato gli ancora ricchi e numerosi microframmenti del pigmento colorato sono piů che chiaramente intuibili, anzi visibili, ad esempio sulla veste...) |
Una copia della statua di Phrasikleia Kore dopo il certosino lavoro di ricostruzione dei pigmenti di colorazione originaria - di sicuro tutt'altra ragazza, "viva" anche se morta, forte e vibrante, come viva torna a noi l'immagine di una Antichitŕ Classica cosě a suo tempo erronemente e tristemente trasmessaci, diligentemente accomodata a nuove modalitá sociali e ideali di "sacro" |
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La Phrasikleia Kore (Φρασίκλεια Κόρη), scultura arcaica ritrovata insieme ad un Kouros a Merenda in Attica, opere di Aristion di Paros del 550-540 aC, Museo Archeologico Nazionale di Atene, ora tornata - almeno in copia - al suo splendore cromatico originario.
I Musei di tutto il mondo insistono perň nel continuare a mostrare le opere scultoree dell'Antichitŕ nelle loro "classiche" versioni sbiadite o addirittura volutamente sbiancate - un vero scandalo e una frode mentale e culturale senza eguali.
Sul basamento della statua commemorativa funeraria della fanciulla Phrasikleia (la kore č la raffigurazione della defunta nell'aldilŕ assimilata con eroizzazione a divinitá - il kouros quella del defunto, come per gli Etruschi i simboli funerari sono la casa per la femmina rispettivamente il cippo fallico per il maschio) uno dei primi esempi - e tra i piů inquietanti - di scrittura alfabetica greca.
Phrasikleia "deve essere sempre chiamata nubile" perché ha ricevuto questo nome dalla divinitŕ, invece del matrimonio… |
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Finalmente nuove tecnologie permettono dunque ai ricercatori di ricostruire fedelmente i pigmenti oggi mancanti e ridare cosě all'Antichitŕ Classica il suo vero volto, restituirgli cioč tutto il suo esuberante, a volte esplosivo, splendore cromatico.
Nonostante ciň, purtroppo non č ormai affatto facile "accettarlo" e, a riprova di quanto profondamente radicata sia questa falsa immagine inculcataci, č come se il colore su quelle statue ci desse fastidio!
Se pur in forte contro corrente, sotto la direzione del Professor Vinzenz Brinkmann ed il patrocino della Stiftung Archäologie, una équipe internazionale di ricercatori č riuscita comunque a pazientemente ricostruire queste "pitture scultoree", ricreando e riproponendo cosě alcuni capolavori selezionati dalla produzione che va da quella greca del periodo arcaico fino alla romana del periodo imperiale. |
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