Innanzitutto la
confusione
risulta davvero
spaventosa
quando si
cerca di
fare del "laico"
un "non credente",
cioè un "ateo" (con
tutta la pesantezza e la disumanità di una più o meno esplicita
condanna sociale!),
dato che
la
visione "laica"
tiene
semplicemente a distinguere il
"religioso" dal "temporale"
e non
ha quindi affatto a
che vedere con
"credi" di alcun genere.
Lo
si cerca di fare
perché
ancora oggi "ateo" evoca
nell'immaginario popolare,
volente o nolente così
profondamente
"religiosizzato"
attraverso
oltre
duemila
anni di ininterrotto e
sistematico indottrinamento
pseudo-religioso, la culturalmente
"storica"
figura
del
"senza dio", un
mostro,
capace cioè delle
peggiori
nefandezze
e infamie,
così spesso -
e con successo -
evocata
sia da Chiesa che da Stato.
Ancora oggi
infatti
i
"senza dio"
vengono
automaticamente
ghettizzati
come dei
"senza etica",
che,
quindi,
devono
inoltre
rimanere
anche
"senza nome".
"A-teo"
- termine più noto -
ed
"a-gnostico"
-
dal Greco
antico α-,
a-,
"senza" e γνώσις, gnōsis,
"conoscenza",
da a-gnoskein,
"non
sapere" o "sospendere
il giudizio rispetto a un problema" - sono
entrambi definizioni
"per differenza"
con cui le
religioni
e le
società
teocratizzate amano indicare
gli
atteggiamenti concettuali
di tutti coloro
che non le seguano o non le
approvino.
Perché da notare
è come questi
concetti e
termini siano
intenzionalmente
costruiti per discriminazione dai
vigenti
standard del
"politicamente corretto",
per
sottolineare
come la
"regola"
sia avere,
o pretendere di avere,
un "dio",
una "fede"
e
una
"conoscenza", e come chiunque non ce li abbia non abbia
neppure
diritto
alla attribuzione di un nome,
se non uno derivato
dalle idee e dal
linguaggio propri
di chi li
definisce, quello cioè
del suo
contrario, con una
"a"
privativa...!
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