L'informazione in natura

 

                                   

 

                                   

 

                                   

L'informazione č alla base di tutto ciņ che esiste e dunque esiste

da sempre in natura, utilizzata da tutti gli "elementi" e da tutti i

"sistemi" che la compongono, esseri viventi inclusi e, tra loro, noi

"umani".

 

Come sua parte essenziale anche l'informazione in natura puņ

quindi essere misurata, anche se ne abbiamo iniziato a capire la

profonda importanza solo nel secolo scorso.

 

 

L'informazione č semplicemente il contenuto "decifrabile" di un

"messaggio" dato o ricevuto, non necessariamente uno

"scambio", né necessariamente "cosciente", né, tanto meno,

necessariamente "tra persone".

 

Se tutti i messaggi, in natura come nella societą, fossero "chiari"

(cioč "intellegibili"), "veri" (vale a dire "non falsificati" o

"falsificanti") ed "inequivocabili" ("interpretabili in un unico

modo"), allora vivremmo in un mondo ordinato e felice, in altre

parole "perfetto".

 

 

Purtroppo qualsiasi messaggio puņ essere "pił o meno" chiaro,

"pił o meno" vero, "pił o meno" interpretabile - questo č il mondo

"reale" in cui viviamo - ed inoltre, come se non bastasse,

"percettibile" solamente a livello "soggettivo" (qui un esempio).

 

Accettiamolo:

non esiste un mondo "comune", ma solo a fatica e poveramente

"condiviso", perché da ciascuno "percepito" diversamente e

"vissuto" a suo modo, le cui esperienze soggettive cerchiamo

disperatamente di "condividere" con altri.

 

 

O, ancora peggio, cerchiamo di "far condividere" ad altri queste

"nostre" esperienze nate dal "nostro" modo tutto soggettivo di

percepire e vivere la cosiddetta  "realtą"...

 

Cerchiamo per lo pił di farlo con la "persuasione", il "dialogo"

aperto e leale della dialettica, ma anche, sfortunatamente troppo

spesso, attraverso una sopraffacente, violenta e non di rado celata

quanto raggirante e falsa "imposizione" della propria "visione" del

mondo che ci circonda e quindi, di conseguenza, di noi stessi.

 

 

La vera informazione dovrebbe invece aiutarci nel passaggio

dall'"ignoto" al "noto", dall'incertezza alla certezza, facendoci

risolvere alternative e superare stalli. 

 

Perché la vera informazione č l'unica nostra guida sicura lungo il

percorso dell'esistenza di una vita, nella dupliceintimamente

interconnessa sua dimensione individuale e sociale...

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

                                   

Riconosciamo un'"impronta digitale umana" perché la riferiamo ad un contesto a noi

gią noto ed in "quel" contesto come portatrice di "quel" significato e, quindi, sappiamo

"leggerla".

 

Guardandola invece in modo "non-contestuale" e senza "pre-conoscenze", in fondo

non altro che un ammasso di linee irregolari...

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

 

 

                                   

Sopra, a sinistra, una peculiare nebulosa

solo "a forma di DNA", ma la "sappiamo"

essere un aggomerato di polvere, idrogeno

e plasma.

 

A destra, elementi primordiali nati da

fusione nucleare nella giovane supernova

SNR Cassiopea A (Cas-A) del diametro di

ben 15 anni luce e distante da noi

"inimmaginabili" 10.000 anni luce (!).

 

Sopra, a sinistra, la semplificata

"rappresentazione" grafica della

fondamentale scoperta di James Watson e

Francis Crick.

 

La "doppia elica" del DNA porrą le basi per

la comprensione della struttura degli esseri

viventi - un "messaggio".

 

A destra, un suo frammento decodificato.

 

                                   

 

                                   

Il DNA viene scoperto solo nel 1953 e anche delle stelle sappiamo ancora ben poco, ma

tutta quell'"informazione" - e moltissima altra ancora da scoprire - č lģ da sempre,

intrinseca ad astri come a esseri viventi, noi umani compresi.

 

Solo che prima non sapevamo neppure che esistesse, né, quindi, dove cercarla né,

tanto meno, come interpretarla!

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Sopra, lo studio del volo frenato dei pipistrelli, antichissimi mammiferi "vespertini" -

vipistrelli, cosģ chiamati dal Latino vespertilio, "della sera" - con occhi piccoli e vista

molto limitata, ma di un udito davvero sopraffino.

 

Questi animali sono abilissimi cacciatori notturni, i quali, orientandosi, in un volo

praticamente "cieco", grazie all'"informazione" dell'eco doppler provocato da

"ultrasuoni" che emettono di continuo, i quali, rimbalzando contro gli oggetti

nell'ambiente circostante e, soprattutto, sulla loro rotta, gli permette di individuare la

preda ed evitare abilmente tutti gli ostacoli.

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

L'informazione nella societą

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Senza informazione la societą umana - come del resto qualsiasi

altra aggregazione di individui organizzata in forme cooperative -

non potrebbe funzionare.

 

Tutto in essa "si basa" sull'informazione, purtroppo spesso

sbilanciata, prevalentemente "dall'alto", dai centri "istituzionali"

preposti a farla funzionare, e abbastanza buona anche

orizzontalmente, in un "interscambio" entro ciascun "livello" della

struttura sociale, mentre l'informazione "dal basso" non č sempre

altrettanto curata, stimolata e sviluppata, anzi...

 

 

Perché, alla fine, quale č il "vero" mondo di noi umani?

 

Il "mondo" della "quotidianitą", intorno a noi, oppure quello delle

"rappesentazioni" che ce ne vengono servite alla televisione, sui

telefonini, nei giornali?

 

 

Certo, la nostra percezione della "realtą" č del tutto personale e

soggettiva e la nostra "conoscenza" si basa su esperienze

"individuali", ma a determinare il nostro modo di percepire la

realtą che ci circonda, a "condizionarci", concorre anche

l'ambiente "di fondo" in cui viviamo, fisico e psicologico.

 

L'"atmosfera" collettiva in cui siamo immersi, cioč il modo

collettivo di "sentire" e "sentirci" in un momento storico, č

cruciale quanto le persone che frequentiamo e gli avvenimenti in

cui siamo direttamente coinvolti.

 

 

Eppure la "visione" generalizzata (altrui) del mondo che 24/7 oggi

ci entra prepotentemente in casa senza neppure bisogno di

chiedere il permesso, č ormai praticamente "inevitabile".

 

Ci viene fornita bell'e pronta, "mediata" attraverso TV, telefonino,

radio, giornali ed il pił delle volte raccontata in modo

"tendenzioso", ci viene "riferita" da terzi, non acquisita da una

personale elaborazione della nostra "esperienza" diretta, quindi

non ci rimane che sperare che sia il pił possibile "fedele alla

realtą" - gią... ma la "realtą di chi"?

 

 

Troppo spesso, anche se in teoria il giornalismo "professionale",

degli specialisti dell'informazione, dovrebbe essere regolato da

un'etica altrettanto "professionale".

 

In pratica il "mestiere" (pagato/salariato) del giornalista prende il

sopravvento, incanalato dalle redazioni, e non sempre indirizzato

all'utilitą sociale, quanto piuttosto legato ad interessi espliciti od

occulti o sottoposto a "poteri".

 

 

In altre parole, l'informazione "di massa" che viene divulgata

nasconde di regola forme pił o meno velate di "propaganda".

 

La sua funzione č quella di dare "esagerato" spazio o risalto a

"determinate" notizie di fatti ed avvenimenti, enfatizzandoli ad

esclusivo vantaggio di precisi "orientamenti" o obiettivi immediati

di natura politica, economica, industriale o religiosa.

 

Questo creando artificiose "sensazioni", sproporzionate

"reazioni", localmente pilotate anche in tempo reale, mentre "altri"

fatti ed avvenimenti, magari molto pił importanti su vasta scala e

a lungo termine vengono ridotti a "notiziole", se non addirittura

taciuti o nascosti.

 

 

Almeno in teoria, ad ogni Cittadino la societą dovrebbe garantire

non soltanto una corretta informazione, ma anche il "diritto" di

potersi esprimere liberamente riguardo a come la societą in cui

vive č gestita, ancheattraverso canali che permettano un vivace

"dibattito" politico, nel confronto diretto, per venire a conoscere

punti di vista "diversi" e formarsi cosģ una opinione "propria" su

temi che direttamente o indirettamente lo riguardano.

 

In questi ultimi decenni i social network o "reti sociali" avrebbero

potuto sempre pił assumere questo ruolo nella societą,

soprattutto fra i giovani.

 

Ma nello stesso modo il web, la nuova opportunitą di

"condividere" idee ed esperienze di vita con il mondo intero, ha

finito per essere monopolizzato da fortissimi interessi

"economici" e, quindi, "politici", riducendosi inoltre nel

"personale" a luogo di sfogo della propria frustrazione con

attacchi vigliacchi e spesso volgari e violenti.

 

 

Il risultato una serie di cambiamenti, alcuni "positivi" ma molti di

pił "negativi", da un lato, ad esempio, un "linguaggio" pił

semplice e colloquiale compreso da tutti, dall'altro un sostituirsi

quasi totalmente ai mezzi di comunicazione tradizionali, quali vere

monorotaie di manipolazione.

 

Nel fruizione dell'informazione diventa quindi cruciale la

conoscenza di base del lettore, per saper distinguere informazioni

"veritiere" di fonti "attendibili" dalle sempre pił dilaganti

informazioni "false" o "falsate", le cosiddette fake news o "bufale"

spesso con falsi o camuffati mittenti.

 

 

Una corretta e consapevole "gestione" di ogni tipo di

informazione deve iniziare dai primari centri di apprendimento, le

scuole, dove a bambini, ragazzi e giovani - Cittadini anche loro e

divenendi adulti - va data un'"istruzione" ed una "guida" verso il

futuro.

 

In questa inedita "alfabetizzazione mediatica", vanno dati loro

soprattutto gli strumenti necessari per un approccio "critico"

verso l'informazione loro fornita da social media e altri mezzi di

comunicazione di massa ed un comportamento "appropriato", una

"netiquette" (net + etiquette o codice di buona condotta sulla rete)

quando siano loro stessi a creare informazione.

 

 

Allo stesso tempo vanno offerte loro occasioni per un

"allenamento" nel dare "voce" ai propri pensieri e alle proprie

parole, attraverso un dibattito continuo, tra giovani e giovani, tra

giovani e adulti, per far emergere "comunanze" e "differenze" su

temi di "confronto" pacifico e costruttivo fino a trovare punti di

"incontro".

 

La "convivenza" nella valorizzazione delle "diversitą" diventerebbe

allora il punto di partenza verso un nuovo progetto sociale di

"integrazione" ed unione, inclusivo e perciņ ricco di sfaccettature,

punti di vista e sinergie, proprie di una societą viva e sana.

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

La comunicazione

 

                                   

"quantitativa" e "qualitativa"

 

                                   

 

                                   

 

                                   

L'edizione di fine settimana di un moderno quotidiano contiene

pił "informazione" di quanto le comuni persone del Settecento

potessero accedere durante la loro intera vita.

 

Quello che avviene oggi č una vera esplosione di "non-

informazione", che porta paradossalmente a un "brusio" totale e

senza senso o utilitą, "assordante", quello che gli Inglesi

chiamano "overload".

 

 

Č letteralmente un "sovraccarico", la cui quantitą eccessiva di

"dati" č divenuta tale da non poter pił essere "recepita" e, tanto

meno, "elaborata".

 

Perché una cosa č l'informazione come "dato" e tutt'altra

l'informazione come "significato".

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il fenomeno cosiddetto dell'"Information Gap" o "disconnessione dell'informazione",

una paradossale conseguenza della gią eccessiva quantitą di "informazione" a nostra

disposizione.

 

Il divario, ribattezzato il "baratro", tra la sempre crescente capacitą delle macchine di

immagazzinare, elaborare e trasmettere "dati" e la nostra limitata capacitą umana di

recepirli e dar loro rilevanti significato e contestualitą, prova che un aumento di

"funzionalitą" in qualsiasi sistema non sempre corrisponde ad suo un aumento di

"usabilitą", anzi puņ diventare e spesso in modo catastrofico per la produttivitą,

inversamente proporzionale.

 

Il lucido, inizi Anni Novanta, fa parte del materiale di corsi di formazione in "Ergonomia

dell'Informazione" per manager di aziende pubbliche e private, all'epoca creati e tenuti

dalla AlterEgo & Partners svedese.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Neppure una "struttura" - l'ordine che puņ organizzare i "dati" -

porta un'automatica "comprensione".

 

I "dati" sono in effetti solo una massa di risposte, ma l'importante

sono piuttosto le domande che si pongono.

 

 

In effetti non č l'"accettazione di dati" che ci fa capire le cose,

quanto al contrario la diametralmente opposta attitudine a

"metterli in dubbio".

 

Qualsiasi "struttura" e qualsiasi "ordine" sono totalmente privi di

rilevanza per la conoscenza, addirittura la possono limitare o

impedire, a meno che non conducano all'apprendimento come

una parte organicamente "integrata" dell'informazione stessa.

 

 

Oggi c'č il grande business della trasmissione di informazione e

dello stoccaggio dei "dati", ma quello che manca č il business del

rendere l'informazione "comprensibile" - accessibile, applicabile,

utile.

 

Ormai non č pił importante "sapere", "memorizzare",

"accumulare" (vedi purtroppo gli obsoleti metodi di insegnamento

ancora in auge in molte scuole!), mentreessenziale č diventato

conoscere proceduralmente "come" all'occorrenza procurarsi

l'informazione "giusta"!

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

Le nuove "problematiche"

 

                                   

legate all'informazione

 

                                   

 

                                   

 

                                   

L'informazione come accesso a enormi quantitą di "dati", ad

esempio scientifici, demografici o economici, e la possibilitą di

elaborarli per mezzo dei potenti "calcolatori" automatici, che

meglio conosciamo sotto il nome di computer, sta avendo senza

dubbio un forte impatto sui sistemi di produzione e di gestione

delle risorse umane, naturali e finanziarie a livello globale.

 

Lo sta anche avendo nella "guida" e nel sempre maggiore

"condizionamento" della societą, ad esempio purtroppo nella

gestione pubblica a tutti i livelli, come nel modo di stabilire e

mantenere rapporti umani di tipo privato, professionale e

commerciale, come pure, fortunatamente, nella crescente capacitą

di prevenire, diagnosticare e curare le nostre malattie.

 

 

Insomma, in bene e in male, questa nostra nuova e crescente

capacitą di sempre pił velocemente e facilmente "acquisire",

"produrre", "trattare", "immagazzinare", "rintracciare" ed

"accedere" a informazione, su tutto e su tutti finisce per decidere

la nostra "qualitą" di vita quotidiana.

 

 

Non sono né poche né piccole le problematiche che ne nascono,

prime fra tutte la necessitą di "proteggere" questa informazione,

per motivi di "segretezza" - militare, commerciale, etica -

riguardando in molti casi direttamente la nostra vita sociale, ma

anche privata e, quindi, la nostra "integritą" come societą e come

persone.

 

L'uso appropriato o meno dell'informazione pone problemi etici di

rilievo, come nel caso della "privacy" riguardo certe informazioni,

ad esempio quelle cliniche, che potrebbero altrimenti

avvantaggiare le compagnie di assicurazioni mediche e

danneggiare i pazienti.

 

 

Si introduce in questo contesto la cosiddetta "crittografia",

un'ulteriore "codificazione" con chiave conosciuta soltanto da chi

trasmette e da chi riceve il messaggio, creando cosģ un "accesso

privilegiato" all'informazione.

 

Resta perņ il fatto che, essendo ogni informazione e messaggio

necessariamente "codificati", questo comporti in pratica una

doppia e sensibilissima "interpretazione":

 

- sia sul come essi vengano inconsciamente o di proposito alterati

"alla codificazione" dall'esperienza soggettiva del singolo o dalle

finalitą di un gruppo

 

- sia sul come siano o possano essere o debbano essere

decodificati "alla lettura"!

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

Il "monopolizzante" controllo dei

 

                                   

mezzi di comunicazione di massa

 

                                   

 

                                   

 

                                   

"Chi controlla l'informazione controlla la societą."

 

                                   

 

                                   

Molto stringente definizione di quello che possiamo senz'altro

definire l'ormai legalizzato ed "accettato abuso" dell'informazione,

ovvero la raffinata arte del management della "non-informazione"

vale a dire della pura e voluta "disinformazione" - come "far

credere" alla gente che pensino con la propria testa...

 

Licio Gelli, "Maestro Venerabile" della Loggia Massonica

"Propaganda Due" o "P2", lo parafrasa cosģ:

 

                                   

 

                                   

"Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei

mass media."

 

                                   

 

                                   

In pratica:

chi controlla l'informazione vince - chi la subisce perde!

 

                                   

 

                                   

                                   

 

                                   

Il "Quarto Potere"

 

                                   

 

                                   

Il film di Orson Welles "Citizen Kane", nella versione italiana

magistralmente reintitolato "Quarto potere", uno dei migliori nella

storia del cinema mondiale ed il migliore film americano in

assoluto, esce simbolicamente il 1° maggio ed attualizza gią nel

1941 le potenzialitą dello strapotere massmediatico.

 

 

Il racconto docufiction, diremmo oggi, si basa sulle vite e sulle

carriere di due persone storiche:

 

- il magnate della stampa statunitense William Randolph Hearst,

pił autore di un controllo economico sui mezzi di informazione

in qualitą di monopolizzante proprietario

 

- lo stesso Orson Welles, autore, come regista, di un altro tipo di

controllo massmediatico, quello editoriale dei contenuti e delle

mistificanti angolazioni dell'informazione.

 

 

Il personaggio chiave del film si chiama Charles Foster Kane

(Orson Welles, che interpreta cosģ sia Hearst che sé stesso!), la cui

ascesa nel mondo dei mass media inizia come un servizio sociale

basato su "idealismo", poi trasformandosi nella ricerca di uno

smisurato potere sugli altri, un totale dominio "alle sue

condizioni".

 

Nel film Kane dice infatti: 

 

                                   

 

                                   

"Io sono un'autoritą su come far pensare la

gente!"

 

                                   

 

                                   

Una visione tutta propria del mondo che lo porterą ad eleborare

un vero "programma di azione sociale".

 

Incapace di amare se non "possedendo", morirą nel dorato

isolamento della sua dimora "Xanadu", abbandonato da tutti ed in

preda alla pił profonda disperazione.

 

                                   

 

                                   

                                   

 

                                   

La "P2"

 

                                   

 

                                   

Le origini della Loggia Massonica "Propaganda" risalgono al 1877

e alla fine del secolo puņ gią contare tra i propri adepti un gran

numero si politici e banchieri del nuovo Stato, il Regno d'Italia.

 

Neppure allora mancano gli scandali economico-amministrativi.

 

 

Dapprima la Massoneria italiana appoggia il Fascismo "non-

violento".

 

Ma gią nel 1923 il Regime la dichiarerą apertamente

"incompatibile" con la propria politica, fino a vederla sciolta nel

1925, quale conseguenza dell'abolizione di libertą di stampa e di

associazione.

 

 

Con la cosiddetta "Liberazione" dopo la Seconda Guerra Mondiale

rinasce la Loggia Massonica "Propaganda" sotto il nuovo nome di

"Propaganda Due" e l'influenza della Massoneria Statunitense

importata dagli Alleati.

 

Adesso la nuova Loggia Massonica č "coperta", cioč segreta.

 

 

La Loggia "Propaganda Due" o semplicemente "P2", del

cosiddetto "Grande Oriente d'Italia", finalizza al reclutamento

attivo di forze da dedicare al "rinnovamento" - o sarebbe pił

corretto dire al "sovvertimento" - della societą, della politica e

delle Istituzioni dello Stato Italiano.

 

Questo "rinnovamento" č un ongoing process ovvero un processo

tuttora in atto...

 

 

Il suo straordinario sviluppo gią a partire dalla fine degli Anni

Sessanta č dovuto principalmente alla persona del nuovo Grande

Maestro Licio Gelli.

 

La trasformerą in un vero "catalizzatore" di grandi imprenditori,

significativi politici, alti funzionari dell'Amministrazione dello

Stato e militari di alto ed altissimo rango.

 

 

La strategia del suo "Piano di Rinascita Democratica" offre una

valida chiave di "lettura"" alla scalata ai mass media italiani,

ovvero alla creazione di nuovi, da fine Anni Settanta ai giorni

nostri.

 

"Corriere della Sera", "Il Piccolo" di Trieste, "Il Giornale di Sicilia"

di Palermo, "Alto Adige" di Bolzano, "La Gazzetta dello Sport",

"L'Eco" di Padova, "Il Lavoro" di Genova, "L'Adige" di Trento, "TV

Sorrisi e Canzoni", "L'Occhio", "Giornale"...

 

"Telemilanocavo" poi "Telemilano", "Telemilano 58", "Canale 5",

"Italia 1", "Rete 4" - l'impero "Mediaset"!

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il "culto" dell'informazione

 

                                   

 

                                   

 

                                   

La societą contemporanea č decisamente "ossessionata"

dall'informazione, tanto che comincia a confondere il concetto di

"informazione" con il concetto di "idea".


L'
informazione e la sua influenza "pervasiva" crescono

rapidamente con l'evoluzione e diffusione della tecnologia

informatica ed il conseguente dilagante uso ed abuso di computer

e telefonini per elaborare le informazioni, spesso a discapito

dell'utilizzo del nostro cervello.

 

 

Con l'aumento rapidissimo della popolazione mondiale, della

ricchezza e del livello di istruzione di almeno una consistente

parte di essa, la quantitą di informazione soft o "morbida" - parole,

numeri, immagini - č letteralmente esplosa.

 

La societą umana, sempre pił complessa, crea le condizioni

perché sempre pił persone abbiano sempre pił tempo per

impegnarsi in attivitą che generino sempre pił informazione

"morbide".

 

Uno scenario in cui sempre pił piccoli calcolatori elettronici in

varianti vengono addirittura visti come "salvatori" del nostro

mondo, quando invece sono loro a contribuire al letale

sovraccarico di informazione che ci opprime.

 

 

Tutti i campi influenzati dalla nuova tecnologia, nella "cultura" di

una futura societą addirittura "costruita" sulla sovra"produzione"

e sull'eccessivo "consumo" di informazione, in cui sempre meno

persone sentiranno la necessitą di esperienze "tangibili" e

"fisiche" nella vita, mentre una stragrande maggioranza ne

elaborerą solo informazione da commercializzare e vendergli.

 

Una "visione" di una societą "alienata" non di oggi, ma che inizia

ad emergere molto prima del mondo dei computer ed invade

l'Occidente da fine Anni Sessanta, in "previsione" della

produzione in grandi numeri di computer.

 

                                   

 

                                   

                                   

 

                                   

"Intelligenza" e informazione

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Un chiaro punto di partenza e di arrivo:

 

                                   

 

                                   

pił informazione non rende pił "intelligenti",

solo pił "in-formati".

 

                                   

 

                                   

Solo pił "stretti" in una certa forma mentis, solo pił "pressati" nel

vigente "modo comune" di pensare...

 

 

Quello di cui le nuove e future generazioni - i nati davanti alla

televisione, poi appiccicati al computer, dopo con il telefonino

impiantato nella mano e in simbiosi con tutto il tecnologico che

verrą - avranno sempre pił urgente ed imperativo bisogno, č di

essere condotti ad avvicinarsi alla vera, nobile "arte" del pensiero

umano.

 

I giovani hanno acuto bisogno di capire come sia il pensiero a

muovere la nostra mente attraverso lo spettro dell'informazione, a

viaggiare attraverso questi "mondi", cosģ inediti e diversi, e

devono imparare prima possibile a distinguerli l'uno dall'altra e

non trattarli come una medesima brodaglia.

 

 

Oggi non si parla d'altro, non si fa altro, tutti "si informano", tutti

"si tengono informati", tutti "si lasciano informare" da altri,

piuttosto che dedicarsi ad una ricerca "attiva" in prima persona,

ad una propria analisi "critica", un proprio pensiero "personale":

 

- come "distinguere" oneste "generalizzazioni" da impressioni,

sospetti e intuizioni

 

- come "separare" utili "ipotesi" da pregiudizi, congetture e

"rivelazioni"

 

- chi puņ aiutarci ad "imparare" quest'arte, chi ce la puņ

introdurre, mostrare ed insegnare

 

- quale sia la differenza tra "pubblicitą" e "consigli per gli

acquisti" e quant'altro di puramente stupido ormai accompagna

inesorabilmente il nostro "lasciarci in-formare", il nostro lasciarci

"in-trattenere", trovandoci sempre pił assuefatti allo

"smozzicamento" del pensiero, in Inglese chunking, fino a quei

tronchetti sempre pił corti di mezze idee, quello "spezzatino

mediatico" di informazione che ci impigrisce ancora di pił

vomitato non stop dalle "macchine della nuova conoscenza"

- l'onnipotente TV, l'onnipresente computer, il simbiotico

telefonino o altro che sarą.

 

 

C'č un punto estremo alla fine di questo spectrum della cosiddetta

"informazione" dove i "fatti" diventano cosģ rare-fatti per finire nel

nulla - "aria fritta" o, come dicono gli Americani, "vaporware".

 

Č per noi tutti cruciale capire cosa mai troveremo al di lą di questo

limite "estremamente importante", perché č proprio lģ che le idee

pił pericolose, pił rischiose, pił "fatali" ci aspettano.

 

 

Idee del tutto "avulse" dalla realtą ma che proprio per questo sono

anche le pił "affascinanti", le pił "potenti", quelle di maggior

"successo", le pił "fruttuose" - le cosiddette "idee madre"!

 

In quello spazio ultimo parcheggiano e ci aspettano le idee della

"morale", della "religione", della "metafisica", proprio di tutto ciņ

che costituisce le fondamenta di ogni "cultura".

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

Le cosiddette "idee madre"

 

                                   

 

                                   

 

                                   

"Normalmente", cioč nella nostra spesso passiva e ripetitiva

"quotidianitą", i nostri pensieri, le idee che ci frullano in testa

sono spicciole, pratiche, non-determinanti, quelle che in altre

parole ci trattengono dal pensare veramente (perché altrimenti

tutto questo boom dell'"in-trattenimento"?)...

 

Tutt'al pił - nel migliore dei casi - arriviamo ad azzardare qualche

"generalizzazione" o formulare qualche "ipotesi" - ma nulla di che.

 

 

No, quelle di cui stiamo parlando - le cosiddette "idee madre" o in

Inglese mother ideas, master ideas o primary ideas - sono

profondamente radicate nel nostro stesso "essere",

permanentemente presenti, anzi proprio la "spina dorsale" della

nostra mente, quelle che supportano tutti gli altri nostri pensieri,

che determinano il nostro stesso "modo" di pensare.

 

Anche se non le notiamo, loro agiscono senza tregua e, influendo

su tutte le nostre altre idee "minori", vanno di conseguenza a

plasmare anche i nostri "comportamenti".

 

 

Lavorano sotto il livello "cosciente", in silenzio ma con effetti

impensabilmente "costruttivi" o "devastanti", molto drastici,

fondamentali per la nostra vita soprattutto "sociale", perché di

impatto assoluto sul nostro "approccio" all'informazione, ogni

tipo di informazione.

 

Non a caso quindi il regnante "mito" dell'informazione, il sempre

crescente e sempre pił dominante "culto" dell'informazione, nella

nostra o qualsiasi altra societą "avanzata", tende ostinatamente ad

oscurare la diametrale differenza tra "dati" e "idee".

 

 

Un esempio fra tutti, un'idea "non dimostrabile" e neppure

"confutabile", la ispirata e rivoluzionaria "convinzione" profonda:

 

                                   

 

                                   

"tutti gli umani nascono uguali".

 

                                   

 

                                   

Quale enorme potenza č impacchettata in una breve frase come

questa - che fantastica idea!

 

 

Da un pensiero cosģ sono partite per secoli interminabili

controversie "giuridiche", hanno preso vita dispute "filosofiche",

sono nati movimenti "politici", si sono fatte decisive "rivoluzioni"

sociali.

 

Quest'idea ha plasmato culture e societą - potrą sembrare strano

oggi, ma anche la nostra - perché semplicemente ci tocca cosģ nel

profondo, nella nostra natura di umani, perché ormai č

letteralmente "cementata" in noi quale una delle componenti pił

"essenziali" della nostra stessa "identitą", come individui e come

gruppi, "condivisa" dai pił anche se non proprio Sda tutti.

 

 

Da "dove" viene un'idea come questa?

 

Di certo non da "fatti" e non č composta di "dati".

 

 

Chi l'ha formulata sicuramente non possedeva pił conoscenza di

sé stesso e del mondo dei suoi predecessori e antenati, i quali, a

loro volta sarebbero rimasti letteralmente "scandalizzati" da una

idea simile, totalmente "estranea" al loro "mondo".

 

Chi l'ha formulata possedeva sicuramente molto, molto meno

"informazione" di quanta ne possediamo noi o a cui abbiamo

comunque accesso noi oggi.

 

 

Eppure č stato "capace" di formularla.

 

Una idea profondamente "rivoluzionaria", una vera dichiarazione

"universale" al riguardo della nostra stessa "natura" umana!

 

 

Aggiungiamoci poi tutti quelli che sono arrivati a versare il

proprio sangue, generazione dopo generazione, puramente per

difenderla e diffonderla questa asserzione, oppure, al contrario,

per negarla e combatterla.

 

Non lo hanno fatto - né i primi né i secondi - perché disponessero

a loro volta di nuove o migliori "conoscenze" di coloro che

l'avevano formulata all'inizio, o perché qualcun altro avesse

potuto in seguito mostrare loro nuove o migliori "dati" o

"evidenze" a sostegno o contro l'idea...

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

"Idee" e informazione

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Di fatto l'"idea" non ha proprio nulla a che fare con la cosiddetta

"informazione".

 

Ma chi potrą mai dimostrarlo e chi potrą mai dimostrare il

contrario?

 

 

Qualcuno a dire il vero ci ha provato, uno dei tentativi quello dei

cosiddetti test di "IQ", Intelligence Quotient, o "quoziente di

intelligenza"...

 

Ma che cosa ha mai a che vedere la "misurazione" della capacitą

di individuare figure - segni e cifre, mettere "logicamente" in

relazione alla loro similaritą, con la straordinaria, ricchissima,

imprevedibilmente creativa ed incommensurabilmente articolata

capacitą di "pensare"?...

 

 

Riprendiamo l'idea-esempio dell'uguaglianza fra gli esseri umani.

 

Č un'asserzione dell'"intrinseco valore" della persona umana in

quanto tale, agli occhi di sé stessi e degli altri - siamo a tutt'altro

livello...

 

 

Un'idea cosģ in momenti particolari della nostra storia arriva a

catturare e sollevare "menti aperte" e moralmente "appassionate",

le porta a "reagire" contro ingiustizie ed iniquitą ai loro occhi non

pił tollerabili.

 

Un'idea cosģ si accende nella mente di pochissimi per diffondersi

rapida come un incendio inestinguibile, conquistando Popoli,

Continenti, diventando l'idea "portante", il "motto" ispiratore di

tutta un'epoca.

 

 

Perché č una classica "idea madre", un'idea cioč che "genera" o

"caratterizza" tutte le altre idee a seguire!

 

Perché cosģ funzionano le "idee madre".

 

 

Nascono da "convinzioni", non da "informazione".

 

Esplodono in uno, in pochi, in tutti quelli che, trovandosi in simili

mondi di "esperienza", sono lģ ad aspettarle, pronti ad accoglierle,

a farle proprie, a nutrirle, a diffonderle ulteriormente, addirittura

disposti a proteggerle con la propria vita.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

   

 

                                   

 

 

Edizione del settimanale americano TIME del 6 aprile 1966:

"Is God Dead?" ovvero "Č Dio morto?" - chi lo puņ dire?

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Un'idea "forte", senz'altro una provocazione, ma non proprio

un'"asserzione", anzi il contrario, un "dubbio", genuino o

posticco - solo una domanda.

 

Le "idee madre" - spessissimo proprio nelle loro "antitetiche"

varianti - hanno alimentato, alimentano e continueranno ad

alimentare correnti "filosofiche" e credi "religiosi", arti figurative,

letteratura e musica, giurisprudenza e leggi, politica, movimenti e

partiti, controllo economico e finanza nella societą umana.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

   

 

                                   

 

 

Sopra, "Gesł vive: una buona giornata!" ... OK!

 

Sotto, "Dio č morto", su un annuncio funebre che invita al suo

funerale - molta confusione...

   

 

                                   

 

 

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Andiamo per un attimo ad ampliare il "repertorio" di certe idee

semplicemente "pił grandi", "pił potenti" di altre.

 

Quelle "idee maestre" - come insegnamenti morali, religiosi e

metafisici - che sono di fatto i fondamenti di ogni "cultura", che

"dominano" la nostra mente nel formulare ogni nostro pensiero,

tanto da illuminarlo od oscurarlo, che vanno a determinare i nostri

comportamenti nell'approccio alla vita stessa, soprattutto

relazionandoci agli altri...

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                   

Alle radici di ogni nostro pensiero quotidiano, ci sono idee

fondamentali, che danno forma al nostro "modo" di pensare, ma

attenzione, mai basate su "fatti", piuttosto su "convinzioni"

capaci di agitare, sedurre e plasmare il nostro spirito.

 

Come gią detto, si esprimono e ci vengono sempre sotto forma di

affermazioni "assolute", non provabili, non negabili:

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Dio č amore"

"Dio č giustizia"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Dio č perdono"

"Dio č vendetta"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Dio esiste"

"Dio non esiste"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Dio č vita"

"Dio č morto"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Dio č un vecchio dalla barba bianca"

"Dio č una bellissima donna di colore"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"D'io ci sono solo Io"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Gesł č morto per i nostri peccati"

"Gesł č risorto"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Gesł č venuto per salvarci"

"Gesł chi?"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Il tao che puņ essere concepito

come tao non č il vero Tao"

   

 

                                   

 

 

"Il nome che puņ essere nominato

 non č l'eterno Nome"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Gli Umani sono la corona del Creato"

"Gli Umani sono la rovina del Creato"

   

 

                                   

 

                                   

"L'Umano č destinato a dominare la Natura"

"L'Umano č una minima parte della Natura"

 

                                   

 

                                   

"Gli Umani sono la misura di tutte le cose"

"Gli Umani sono il centro dell'Universo"

 

                                   

 

                                   

 

 

"Gli Umani sono creature cadute"

"Noi Umani peggio delle bestie"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"Tutti gli Umani nascono buoni"

"Gli Umani sono cattivi"

   

 

                                   

 

                                   

"La mente č un foglio di carta non scritto"

"La mente č una collezione di archetipi"

 

                                   

 

                                   

 

 

"La vita č un pellegrinaggio"

"La vita č una valle di lacrime"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"La vita č un miracolo"

"La vita un'assurditą senza senso"

   

 

                                   

 

                                   

 

 

"La vita č una merda!"

"... e le idee madre non esistono"

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

To be continued...

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

   OMG!...

   

 

                                   

 

                 

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

"Cultura" e informazione

 

                                   

 

                                   

 

                                   

A conferma di quanto detto sulle idee madre, l'indiscutibile

ritrovarcele sempre al centro di tutta la nostra "realtą", appunto

perché nel nocciolo "duro" di in ogni "cultura", esistono

immancabilmente idee come queste.

 

Molte antichissime, altre pił recenti, ne nascono di nuove, ne

muoiono di vecchiaia, alcune di tanto in tanto riciclate,

rispolverate e vendute come nuove...

 

 

Molte vengono impercettibilmente "impiantate" in noi attraverso la

tradizione delle "usanze" e dei "costumi", altre "verbalizzate", cioč

trasmesse oralmente, quindi variamente riportate, interpretate ed

interpretabili, ma appena finiscono per essere "scritte" diventano

"pił vere", (quasi) inquestionabili - "sta scritto..."!

 

Perché "linguisticamente" parlando anche le idee seguono le

medesime regole dell'informazione:

 

                                   

 

                                   

 

     

"La Repubblica Italiana č..."

"Il cloruro di sodio č..."

"Il pan di spagna č..."

 

"Dio č..."

"La vita č..."

"Gli Umani sono..."

       

 

                                   

 

                                   

Ma di nuovo, questi non sono assolutamente "fatti", non pił di

quanto sia "fatto" un affresco di Raffaello Sanzio o un'opera di

Giuseppe Verdi o un balletto di Martha Graham - perché anche

tutti questi sono "idee"!

 

Sono "figure" o "raffigurazioni" integrate ed integranti che

vogliono esprimere "significato" delle cose "come viste" da noi

umani, attraverso una "rivelazione", "ispirazione" o "visione"

improvvisa oppure tutta la "saggezza" data dall'"esperienza" di

una vita, fino a creare un'"idea madre" che vada a giustificare e

confermare tutte le altre...

 

 

Da dove vengono queste "raffigurazioni"?

 

L'"immaginazione" le crea dall'"esperienza", perché ci siano di

aiuto a "mettere ordine" nell'esperienza, il flusso spesso caotico e

contraddittorio del gią casualmente "vissuto", e nell'ancora "da

vivere".

 

 

Sia "conoscenza" che "idee" sono quindi entrambi "raffigurazioni

integranti" nella nostra mente, perché entrambe "collegano" e

"sistemano".

 

Ma mentre l'"informazione" si riceve quando si viene informati da

altri o da altro, quando cioč qualcuno o qualcosa direttamente o

indirettamente ce la da - vale a dire ce la "trasferisce", ce la serve,

ce la "propina" - le "idee" si hanno solo pensando in prima

persona!

 

 

Quindi l'informazione, le idee ed in modo particolare le "idee

madre", mettono "ordine" nella nostra personale e collettiva

"esperienza" di vita, nel profondo come in superficie , pił spesso

in modo "nobilitante", ma a volte "devastante", quando le idee

sono "tossiche".

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

Le idee "tossiche"

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Tutte le idee vengono dall'Umano, ma decisamente non tutte sono

"umane", nel senso che non tutte sono ispirate da "umanitą", la

migliore delle nostre qualitą, quella che ci caratterizza (o che

dovrebbe farlo...).

 

 

Se una di queste "cattive" idee avesse l'ambizione di diventare

un'"idea madre" e riuscisse nell'intento, allora porterebbe

diventare non solo "potenzialmente" pericolosa, ma addirittura

orribile e disgustosa, ignobile e "distruttiva".

 

Ce ne sono di esempi nella storia, anche molto vicino a noi - vedi

il "Nazismo", in cui le idee "altamente tossiche" di una persona o

di un piccolo gruppo, vuoi per desiderio di vendetta o per

risentimento, vuoi sfruttando gli "umori" del momento, diventano,

anche se per un periodo relativamente "breve" misurato nell'intero

contesto storico, le idee "fondanti" di una societą malata...

 

 

Chiunque abbia letto il "Mein Kampf" di Adolf Hitler e lo abbia

"odiato", non lo ha fatto perché riportasse dei "dati" sbagliati,

come nessuno che ne abbia abbracciato le "idee" lo ha mai fatto

per l'"accuratezza" dell'informazione...

 

No, il "fascino" del libro - accettato o rigettato nei suoi contenuti -

va a lavorare su altri livelli della mente che quelli

dell'"elaborazione di dati" e "analisi di informazione", si modula

su ben altre lunghezze d'onda!

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

 

   

 

                                   

 

 

Il famigerato Generale dell'Esercito Nordamericano Philip Sheridan,

qui ritratto all'epoca della "Guerra Civile" nord-americana, resosi pił

tardi tristemente "famoso" per la sua "guerra totale" contro gli

Indiani.

 

In particolare per i suoi "legittimi" massacri di vecchi, donne e

bambini "pellerossa" inermi, vedi il vigliacco attacco invernale a

sorpresa di George Armstrong Custer all'accampamento indiano

lungo il Washita River, su quel suolo cioč della Riserva assegnata a

Black Kettle, loro Capo in pace con il Governo degli Stati Uniti

d'America!

 

Il motto di Sheridan, naturalmente:

"L'unico Indiano buono č un Indiano morto!" - da cui la tanto riciclata

serie anche ai nostri giorni ...

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Ulteriori esempi di idee altamente "tossiche" e socialmente

inquinanti...

 

                                   

 

                                   

"La societą

č la guerra di ciascuno contro tutti"

 

"I propri interessi

sono l'unica vera motivazione valida!"

 

"E che giustizia sia fatta

 poi cadano pure i cieli"

 

"L'unico [riempite a piacere] buono

   č un [ripetete il vocabolo] morto!"

 

"I ragazzi per bene finiscono ultimi"

 

"Il fine giustifica i mezzi!"

 

"Io sto dalla parte della mia Patria

abbia ragione o torto"

 

"Č una questione di principī!"

 

                                   

 

                                   

Tutte queste "idee" - e molte ancora - sono brutali e micidiali,

ispirano a "fanatismi", "discriminazioni", "divisioni", "scontri",

morte e lutti.

 

Come smascherarle, come difenderci, come riuscire a

controbbatterle?

 

 

Se l'"informazione" comunicataci non si basa su "fatti" ma su

un'"idea" di altri, ci risucchia inevitabilmente nella "loro" mente, ci

accompagna nel mondo delle "loro" esperienze, richiede quindi di

essere "pre-parati", nel duplice senso sia di avere le adeguate

conoscenze "critiche" richieste, sia di rimanere costantemente "in

guardia".

 

 

Cercare di "com-prendere" un'idea non significa "farla" propria

perché "affascinante" nel suo carattere semplicistico di crearsi

una qualche giustificabilitą, quanto piuttosto ci avvicina al suo

"ideatore", per indagare le "radici" dell'idea "contestualmente" al

vissuto, il "come" e "perché" la formuli e la diffonda, fino ad

arrivare alla sua "fonte" di ispirazione, i suoi limiti, le sue

"vulnerabilitą", i suoi punti "deboli".

 

 

Quello che davvero servirebbe ai giovani č sentire e avere vicini

adulti, genitori e insegnanti, lģ per aiutarli ad imparare come

"entrare" nella mente altrui, come "muoversi" nei pensieri di altri

senza commettere passi falsi, le idee altrui sempre utili per

confrontarle con le proprie o per crearsene "criticamente" delle

proprie.

 

Perché la mente che non produce "idee", che non si confronta con

le "idee", si rattrappisce ed atrofizza, diventando facile preda,

sviluppandosi non "generosa" e tollerante, ma "dura" e difensiva

nel formulare i propri "giudizi".

 

 

Infine, nulla č pił potenzialmente pericoloso di un'idea - "buona"

o "cattiva" che sia - specialmente quando č l'"unica" che abbiamo!

 

Al contrario la mente che viene "fecondata", gratificata ed

"immunizzata" dalla "pluralitą" delle idee - molte e le pił diverse,

diventerą adeguatamente equipaggiata al pensiero "critico", alle

valutazioni "articolate", ai giudizi "bilanciati", una mente "aperta"

che sappia accogliere con eguale spontaneitą e serenitą la propria

"esperienza" di vita, quanto la vita come "vissuta" da altri, a

godere dei frutti arricchenti del "dia-logo", pronta a scegliere le

proprie "convinzioni" con molto pił discernimento.