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La tomba-mausoleo di Curzio Malaparte, che domina Prato dall'alto impervio del Monte Spazzavento |
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"I 'battibecchi' |
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di Curzio Malaparte" |
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I battibecchi |
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del "maledetto Toscano" |
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parlano di nient'altro che |
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Libertà e Verità |
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Non è poco... |
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"Questa solita Italia ha nella Verità il suo più pericoloso avversario." |
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"Ma alle Cinque difficoltà di chi scrive la Verità, elencate nel suo famoso saggio da Bertolt Brecht, l'autore di 'Mutter Courage',
dobbiamo, noi Italiani, aggiungerne
un'altra, la
Sesta: la difficoltà di persuadere gli Italiani che una verità è una verità, che la Verità è la Verità.
Poichè in Italia, dove è viva la tradizione della Menzogna, ed è vivissima la tendenza a scambiar per verità le menzogne della classe dominante, la prima reazione dell'opinione pubblica di
fronte alla
Verità è di negarla:
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"Gli Italiani, purtroppo preferiscono la Menzogna alla Verità." |
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"È più facile, meno pericoloso, più comodo, e più redditizio, credere nella Menzogna che nella Verità.
La Menzogna li lascia tranquilli, dà loro il senso della sicurezza morale e materiale.
La Verità non solo non li fa arrossire, ma li spaventa, turba i loro sonni, mette in pericolo i loro meschini compromessi di tutti i giorni.
La Verità è nemica del conformismo.
E purtroppo gli Italiani inclinano ad esser conformisti con la Menzogna, più tosto che con la Verità.
Sanno che si tratta di una menzogna, ma vi si conformano.
In un Paese borbonico, come il nostro, la Verità è sempre sediziosa." |
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"Ecco perchè gli Italiani giudicano con sospetto tutti coloro che dicono la Verità." |
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"Si domandano che cosa spinga costoro a dire la Verità contro il parere dei più, e contro il tornaconto di chi comanda, quali segreti scopi perseguano, a quali misteriosi interessi obbediscano; e il nome che essi danno a questi sediziosi è tristissimo:
li chiamano 'Nemici della Patria'.
Chiunque dica la Verità, in Italia, è un nemico della Patria.
Vi sono
due modi
di
amare il
proprio Paese: quello di dire la Verità apertamente, senza paura, sui mali, sulle
miserie, sulle vergogne di cui soffriamo; e quello di nascondere la realtà sotto il mantello dell'ipocrisia, negando piaghe, miserie, e vergogne, anzi esaltandole come virtù nazionali.
Tra i due modi, preferisco il primo..." |
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"Nè vale la scusa che i panni sporchi si lavano in famiglia." |
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"Vilissima scusa: un Popolo sano e libero, se ama la pulizia, i panni sporchi li lava in piazza.
Ed è inutile e ipocrita invocare la carità di Patria.
La carità di Patria fa comodo soltanto ai responsabili delle nostre miserie e vergogne, e ai loro complici e servi, fa comodo a chi ci opprime, ci umilia, ci deruba, ci corrompe..." |
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"Io non so che farmene di una Patria che non sopporta la Verità." |
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"L'Italia in cui credo, in cui ho sempre creduto, per la quale ho combattuto in trincea, ho versato il mio sangue, ho sofferto la prigione ed il confino, l'Italia per la quale sono pronto, così oggi come ieri e come domani, a lottare e a soffrire,
è la Patria ideale dell'Onore, della Libertà, della Giustizia, la Patria di tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per la Verità, di tutti coloro che hanno dato la vita per combattere la Menzogna:
è l'Italia degli uomini semplici, onesti, buoni, generosi, chiusi da secoli in quella 'prigione gratis' della miseria e della delusione,
delle leggi borboniche e degli arbitrii polizieschi, dei privilegi di classe e della corruzione amministrativa,
che 'Lor Signori' chiamano Libertà Italiana." |
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Dalla "Prefazione", scritta a Forte dei Marmi nel 1955, per la raccolta "Battibecco"... |
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L'epigrafe sulla tomba di Curzio Malaparte:
"Io son di Prato, m'accontento d'esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo"
da "Maledetti Toscani".
E ancora: "E vorrei avere la tomba lassù, in vetta, per poter sollevare il capo ogni tanto e sputar nella fredda gora del tramontano"
in cima allo Spazzavento. |
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Orgoglioso di essere Italiano |
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"Io sono orgoglioso di essere Italiano, ma mi vergogno d'essere un Cittadino dello Stato Italiano." |
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"A tutti coloro che bestemmiano l'Italia
per le sue leggi antiquate, per la sua magistratura, la sua burocrazia borbonica, la sua cattiva amministrazione, per gli scandali, per lo sperpero del pubblico denaro, per i soprusi, le prepotenze, gli abusi di autorità, per il concetto poliziesco con cui s'interpreta la giustizia, la libertà, la democrazia, per le condizioni di vera e propria servitù in cui il Cittadino è tenuto dallo Stato,
io vorrei rispondere che l'Italia non c'entra." |
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"Tutti i mali della vita italiana nascono non già dal Popolo ma dallo Stato." |
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"Poichè non è vero che ogni Popolo ha lo Stato che si merita;
è infatti lo Stato che fa il Popolo e non il Popolo che fa lo Stato...
A uno Stato che sperpera i denari del Popolo, corrisponde un Popolo che cerca di eludere il fisco.
A uno Stato che avvilisce e impaurisce i Cittadini, corrispondono cattivi Cittadini..." |
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Da "Battibecchi" |
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Una tipica espressione di "sfida" da "toscanaccio" di Curzio Malaparte |
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Imparate dai Toscani! |
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"O Italiani che usate abbracciarvi l'un l'altro e prendere tutto in facile e veder tutto roseo e tutto quel che fate lo gabellate per eroico e vi credete virtuosi e avete la bocca piena di libertà mal masticata e pensate tutti a un modo, sempre e non v'accorgete di esser pecore tosate." |
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"O Italiani che non amate la Verità, e ne avete paura.
Che implorate giustizia, e non sognate se non privilegi, non invidiate se non abusi e prepotenze, e una cosa sola desiderate:
esser Padroni, poichè non sapete essere Uomini Liberi e giusti, ma o Servi o Padroni.
O poveri Italiani che siete Schiavi non soltanto di chi vi comanda, ma di chi vi serve, e di voi stessi;
che non perdete occasione alcuna di atteggiarvi a Eroi e a Martiri della Libertà, e piegate docilmente il collo alla boria, alla prepotenza, alla vigliaccheria dei vostri mille Padroni:" |
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"imparate dunque dai Toscani a ridere in faccia a tutti coloro che vi offendono e vi opprimono, a umiliarli con l'arguzia, il garbato disprezzo, la sfacciataggine allegra e aperta." |
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"Imparate dai Toscani a farvi rispettare senza timor della legge, né degli sbirri, che in Italia tengon luogo della legge, e della legge son più forti.
Imparate dai Toscani a sputare in bocca ai potenti, ai Re, agli Imperatori, ai Vescovi, agli Inquisitori, ai Giudici, alle Signorie, ai Cortigiani d'ogni specie, come si è sempre fatto in Toscana, e si fa tuttora.
Imparate dai Toscani che 'un uomo in bocca a un altro non si è mai visto', che 'un uomo vale un altro, e anche meno'." |
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"Imparate dai Toscani che non c'è nulla di sacro a questo mondo fuorché l'umano e che l'anima di un uomo è uguale a quella di un altro:" |
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"e che basta sapersela tenere pulita, all'asciutto, che non pigli polvere nè umido, come sanno i Toscani, che dell'anima propria son gelosissimi, e guai a chi gliela volesse sporcare, o umiliare, o ungere, o benedire, o impegnare, affittare, comprare;
e che vi sono anime femmine e anime maschie, e che le anime dei Toscani son maschie, come si vede da quelle che escon di bocca ai morti nel Camposanto di Pisa: il solo Camposanto che sia al mondo, tutti gli altri son Cimiteri.
Imparate dai Toscani a non temer l'odio della gente, né l'invidia, il livore, la superbia, a non temer nemmeno l'amore.
Imparate a rispondere alla malvagità coi calci bassi, al sospetto con i morsi alla gola, ai baci sulla guancia con le dita negli occhi." |
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Da "Maledetti Toscani" |
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Amare l'Italia significa anche con dolore saperne dir male: "La peggior forma di patriottismo è chiudere gli occhi davanti alla realtà", parole di Curzio Malaparte scritte oltre mezzo secolo fa ma sempre così attuali.
Di "quale! genuina "Identità Italiana" stiamo ancora parlando? Quella della "Libertà" della Menzogna e dell'Ipocrisia?
Quella che addita come "Traditore" e "Nemico" della "Patria" (e certo dioceneguardi di parole come queste in bocca di taluni - son pura bestemmia!) chiunque alzi il coperchio del pentolone e dica uno schizzo di Verità?
Perché quel che salta fuori son solo gli schizzetti del "marcio" che ci bolle dentro!
(Luca del Baldo, "Curzio Malaparte", olio su tela 60x80 cm, 2011, dettaglio) |
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"Mala-parte" |
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(che cambia spesso parte) |
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e tutti i Bona-parte... |
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Nasce Kurt Erick Suckert, da padre tedesco e madre italiana, a Prato nel 1898.
"Curzio Malaparte" - pseudonimo davvero azzeccato viste le sue in successione diverse e addirittura contraddittorie scelte ideologiche, sempre giudicate "sbagliate"! - diventa giovane Repubblicano, poi Fascista ed in seguito Antifascista, quindi Filocomunista e, anche se in extremis, convertito Cattolico...
Malaparte "cambia" cioè "parte" come il peggior "voltagabbana": ma lo fa sempre per convinzione - e con la stessa passione.
Complesso e intelligente, incoerente e stravagante, crudemente logico e raffinatamente di gran gusto, paradossale e bizzarro "maledetto Toscano", è - indiscutibilmente ormai - uno degli scrittori italiani più indipendenti del XX secolo.
Appena sedicenne è già volontario nella Legione Garibaldina dei "Cacciatori delle Alpi" per combattere in Francia, sulle Argonne, tra il 1914 e il 1915, e, all'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria, si arruola nell'Esercito Italiano.
Dopo la Prima Grande Guerra tenta di pubblicare la sua opera prima, "Viva Caporetto!", sulla guerra appena terminata, dove una Roma corrotta è "il nemico numero uno da combattere", opera rifiutata da molti editori e alla fine autopubblicata a spese dell'autore solo nel 1921, quindi immediatamente sequestrata, ma ripubblicata quello stesso anno con il titolo "La rivolta dei santi maledetti".
Ed è solo l'inizio di Malaparte controverso come scrittore e, d'ora in poi, come giornalista.
Nel 1920 è "Fascista della prima ora" nel Partito fondato da Benito Mussolini e nel 1922 partecipa alla Marcia su Roma.
Arriva presto a gestire case editrici "di Regime".
Già nel 1924 "La Voce", e, all'indomani del delitto Matteotti, si fa addirittura accanito sostenitore dello "Squadrismo Intransigente" nella rivista "La conquista dello Stato", da lui fondata e diretta, supportando tenacemente Mussolini, almeno fino al discorso di questi del 3 gennaio 1925, cioè alla proclamazione della Dittatura.
Firmatario del Manifesto degli Intellettuali Fascisti ancora nel 1925, è agli inizi uno degli "ideologi" del Fascismo, di cui contribuisce a "teorizzare" movimenti anche opposti, come "Strapaese" e "Stracittà", riassumendo in sé quella contraddittorietà tipica fascista di elementi sia tradizionali, contadino-agrari, che innovativi, moderno-industriali.
Si firma per la prima volta "Curzio 'Malaparte' Suckert" "in Italia barbara" sempre del 1925, poi subito cambiando in semplicemente "Curzio Malaparte".
Anche se nel 1928 assume la direzione della rivista "L'Italia letteraria", dal Regime Fascista comincia in effetti a prendere le distanze si può dire non appena instaurata la Dittatura, crescentemente deluso nelle sue speranze di una vera e giusta rivoluzione sociale, ed inizia a pubblicare in Francia...
Lì pubblica infatti nel 1931 "Technicque du cop d'état", "Tecnica del colpo di Stato" (che in Italia potrà essere stampato e divulgato solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1948), da molti - sia di sinistra che di destra - superficialmente considerato un "incitamento a conquistare il potere attraverso il rovesciamento violento dello Stato", ma al contrario - e coerentemente rivendicato dallo stesso Malaparte - un diretto e rischioso attacco frontale contro Hitler e Mussolini "in difesa dello Stato".
Fatto sta che questa sua analisi in "Tecnica del colpo di Stato" contribuisce a farlo prima "allontanare" nel 1933 dalla direzione del quotidiano "La Stampa" di Torino perché "troppo individualista" (già la "Roma corrotta" ne "La rivolta dei santi maledetti" del 1921 non era proprio andata giù al potere...) e poi confinarlo per cinque anni sull'Isola di Lipari, ora apertamente accusato di "attività antifasciste all'estero", anche se continua a pubblicare sotto lo pseudonimo di "Candido" sul "Corriere della Sera".
Altri guai glieli procura la sua appassionata relazione amorosa con Virginia Bourbon del Monte, vedova di Edoardo Agnelli, che lo porta più volte a scontrarsi con la potente famiglia Agnelli: al proposito scriverà |
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"Meglio un giorno da leone che cento da Agnelli!". |
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Solo grazie al diretto interessamento di Galeazzo Ciano tornerà libero e a poter scrivere, come corrispondente di guerra, insieme a Dino Buzzati, per il "Corriere della Sera".
Nel 1936 si fa costruire dell'architetto Adalberto Libera "Villa Malaparte" a Capri, un "nido d'aquila" letteralmente arroccato su una scogliera a strapiombo sul mare, presto celebrato salotto mondano e punto d'incontro di artisti ed intellettuali dell'epoca.
Fonda nel 1937 la rivista "Prospettive", che dirige fino al 1943, tribuna autorevole "tra fronda e opposizione" al Regime Fascista. |
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Malaparte |
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uomo, giornalista, scrittore |
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Sia come uomo che giornalista e scrittore, rimane sempre essenzialmente libero.
Una libertà di "pensiero" e di "espressione" la sua, a suo profondo convincimento necessaria alla scrittura, una libertà che sola permette di arrivare alla verità - quella della letteratura o della cronaca non importa. |
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"Kaputt" del 1944, resoconto degli ambienti militari e diplomatici Nazisti e deciso atto di accusa contro le atrocità della guerra, e "La Pelle" del 1949, la "liberazione" di Napoli, città totalmente prostrata, da parte degli Americani.
Sono tipici esempi di romanzi scaturiti dalla sua diretta esperienza di corrispondente di guerra sui fronti tedesco, polacco e finlandese durante la Seconda Guerra Mondiale, come dalle corrispondenze da Russia e Francia nascono "Il Volga nasce in Europa" del 1943 e "Il sole è cieco" del 1947, mentre come inviato dell'Unità (!) racconta l'azione dei franchi tiratori fiorentini, che dalla sponda Nord dell'Arno impediscono alle avantruppe anglo -americane di varcare Ponte Vecchio...
Sostanzialmente "anarchico", iniziando dall'epoca di Napoli "liberata" del 1944 a e per tutto il Dopoguerra, si avvicina sempre di più al Partito Comunista Italiano.
Accolto e respinto allo stesso tempo, se per molti anni gli si continua a negarne la tessera, ed in più ferocemente criticato dall'élite culturale italiana contemporanea per il suo "camaleontismo" ideologico e politico.
Ma Malaparte, al di là del percorso evolutivo del suo pensiero o delle sue scelte "opportuniche" che dir si voglia, pur attraverso tutte le immagini barocche ed uno stile decadente, denuncia, scandalizza e provoca in questi "crudi" diari giornalistici e romanzi "veristi" insieme, descrivendo disilluso degradazione e miseria, atrocità e orrori con a modo suo profonda partecipazione, umanità e sofferenza.
Viene decisamente da domandarsi chi siano gli "ipocriti" se la Chiesa Cattolica prontamente "mette all'Indice" "La Pelle", dove tra l'altro scrive: |
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"Oggi si soffre e si fa soffrire, si uccide e si muore, si compiono cose meravigliose e cose orrende, non già per salvare la propria anima, ma per salvare la propria pelle.
Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la propria pelle.
Tutto il resto non conta." |
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Vivere - direttamente in situazioni come pochi - la Prima, ma soprattutto la Seconda Guerra Mondiale, è un'esperienza di vita decisiva, che lo segna e lo forma.
Prima con il grado di Capitano nel 5º Reggimento Alpini prende parte alla Guerra Italo-Greca dall'autunno 1940 alla primavera 1941.
Poi è in Jugoslavia, unico corrispondente di guerra straniero al seguito delle Truppe Tedesche, assiste quindi in Croazia "alla creazione e all'organizzazione del nuovo Stato di Croazia", l'NDH, nominalmente indipendente, ma di fatto satellite delle Potenze dell'Asse sotto il Governo collaborazionista Ustaša, Ustascia, di Ante Pavelić.
Dall'estate 1941 viene comandato sulla frontiera romeno-sovietica in previsione di un imminente conflitto con l'Unione Sovietica e segue una Divisione dell'11ª Armata Tedesca durante l'avanzata in Bessarabia e in Ucraina.
All'inizio del 1942 viene spostato sul "Fronte Orientale", dove i Nazi-Tedeschi neppure gli permettono di avvicinarsi al teatro delle operazioni militari e da cui appena un mese dopo lo cacciano per aver apertamente criticato nei suoi scritti il Regime Nazista e lodato l'efficienza dell'Esercito Sovietico...
Corrispondente di guerra anche sui fronti francese e polacco, la caduta di Mussolini e del Fascismo il 25 luglio 1943 lo trova da oltre un anno in Finlandia.
Rientra in Italia e nella sua villa di Capri viene arrestato da agenti del C.I.C., il Controspionaggio Alleato, per finire di nuovo a Regina Coeli, dove insiste perché gli venga assegnata la medesima cella che già lo ha ospitato nel 1933.
Ma la prigionia dura solo pochi giorni, venendogli riconosciuto dal "nemico" il ruolo di tramite avuto fra Galeazzo Ciano ed il Governo Greco nelle trattative precedenti all'attacco italiano.
Anzi, ricompare presto da protagonista sulla scena storica addirittura riarruolato quale Ufficiale di Collegamento tra l'Esercito Italiano e le Truppe Alleate, nella persona del Colonnello Henry Cummings, proprio del C.I.C., a cui inoltra rapporti settimanali fino alla Liberazione...
A riprova di quanto sopra ne "La pelle" Malaparte fa la seguente, amara dedica: |
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"All'affettuosa memoria del Colonnello Henry H. Cumming, dell'Università di Virginia e di tutti i bravi, i buoni, gli onesti soldati americani, miei compagni d'arme dal 1943 al 1945 morti inutilmente per la libertà dell'Europa." |
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Spirito inquieto, essendogli dopo la Guerra anche oggettivamente difficile ritrovare attualità, consenso e successo in Italia, dal 1947 si trasferisce per un lungo decennio a Parigi, dove tenta di realizzarsi in opere teatrali non apprezzate né dalla critica né dal pubblico.
Poi, nel 1957, via di nuovo come corrispondente, questa volta nell'Unione Sovietica di Josef Vissarionovich Stalin e ancora nella Cina Popolare di Mao Zedong.
Ma un tumore polmonare - molto probabile conseguenza dell'intossicazione da iprite subita già nella Prima Guerra Mondiale - lo riporta bruscamente in Italia, consumandolo a rapida morte, quello stesso anno, nella Clinica Sanatrix a Roma.
Curzio Malaparte "riposa" - si fa per dire - nella originale tomba- mausoleo costruitagli dai concittadini, secondo le sue volontà sulla cima del Monte Spazzavento a dominare l'amatissima Prato, con riportate nella pietra le già in apertura riportate due famosissime frasi: |
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"Io son di Prato, m'accontento d'esser di Prato
e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo"
"Vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento
per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano" |
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Entrambi i citati da "Maledetti Toscani" |
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"C. Malaparte, Lipari, Marzo 1934" - al confino sull'isola dal 1933 al 1936 |
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(Ri)scoprire Curzio Malaparte |
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Bisogna prenderlo "com'è".
Come la sua casa, come la sua tomba: prendere o lasciare. |
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Militare, corrispondente di guerra, inviato speciale, diplomatico, agente segreto, scrittore, poeta, saggista, sceneggiatore, regista cinematografico...
Figura centrale dell'"Espressionismo" in Italia e "Neorealismo", amato e odiato, sempre circondato di notorietà e polemiche.
Le dure critiche contro di lui troppo legate al personaggio di "giovane intellettuale" intelligente ma superficiale.
All'estremo opposto, chi per difenderlo da accuse di camaleontismo e trasformismo, gli attribuisce qualità "morali" che non ha, lui coerente solo con sé stesso.
"Arcitaliano" arcinoto soprattutto all'estero, stile arcirealistico, crudo, cinico e compassionevole allo stesso tempo, di una letteratura che da fatti reali o autobiografici ne costruisce altri immaginari, volutamente esagerati fino al farsesco, a denunciare delle atrocità spesso taciute della guerra.
"Arcianarchico" intellettuale arcilibero e arcischietto, fin troppo per i gusti pecorili italiani, controverso, penalizzato dall'ostracismo di cultura e politica d'ogni colore, dalla morte fino a tempi recenti colpito da damnatio memoriae di critica e pubblico, neppure "citato" in letteratura.
Sedicenne volontario, interventista nella Grande Guerra, fascista "della prima ora" marcia su Roma, sostenitore della sinistra intransigente del Fascismo rivoluzionario, se ne allontana una volta Regime, mandato al confino quale suo critico oppositore
quando non ci crede più.
settembre nell'Esercito Cobelligerante Italiano del Regno d'Italia, arrestato dagli Alleati e liberato come "collaboratore" pesantemente critico, nel Counter Intelligence Corps, il controspionaggio degli Alleati, per la lotta contro Nazisti e Fascisti della R.S.I..
Aderisce al Partito Repubblicano Italiano già da giovanissimo, da ex anticomunista lavora per il Partito Comunista Italiano nel Secondo Dopoguerra, ateo si converte in punto di morte alla Religione Cristiana, come servita della Santa Chiesa Cattolica Romana...
Dal 1925 sotto lo pseudonimo "Mala-parte", contro tutti i "Bona- parte", lui "maledetto Toscano" mezzo Tedesco, che riesce nella contraddittorietà della sua complessa personalità a racchiudere con sopravanzo, se non tutti, almeno i peggiori difetti e i migliori pregi degli Italiani. |
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Sugli scogli, a tavola dieta mediterranea e vino Tiberio della sua Toscana |
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Nel bene e nel male |
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specchio del suo tempo |
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Cronista disilluso del suo tempo.
Angosciato testimone di irragionevoli stragi.
Depredato di sogni, utopie e speranze. |
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Lo "scrittore maledetto" e la guerra, rapporto istintivo, quasi "animale", da cui una visione del mondo non fatalistica ma disincantata, testimone privilegiato di un collasso generale della cosiddetta "civiltà" occidentale, come fino ad allora costruita e intesa in Europa.
Sgomento tra gli orrori dei "fatti di sangue", perso in amare riflessioni ben oltre il singolo avvenimento, sulla propria ragione di esistere, interprete fedele del punto di rottura di una realtà complessa e contraddittoria, di cui lui stesso - complesso e contraddittorio - fa parte.
Cronista in continuo movimento ritrasmette immagini del suo vissuto: dalla vita di trincea e l'allucinante stillicidio da Prima Guerra Mondiale, vive in Caporetto il rovesciamento della morale "borghese", che di una "sconfitta storica di incapaci e codardi" fa "vendetta del popolo umiliato e offeso".
Isterico e tormentato il suo resoconto della Seconda Guerra Mondiale, in cui, attratto e inorriditone, vede il suo Continente, culla della civiltà, allo sfascio nel marciume di società moderna, sprofondare irrimediabilmente nella guerra più sporca di sempre, frutto della follia umana.
Una prosa d'istinto la sua, espressivamente realistica quanto immaginifica, teatralmente sontuosa di ogni possibile metafora e similitudine, sempre alla esasperata ricerca poetica di nuove prospettive, inedite e sorprendenti con cui "assalire" e scuotere il lettore.
Nell'esperienza carsica col ritorno ad una "normalità" politica che cerca di nascondere la disfatta, non un ammutinamento militare, ma il sociale perturbamento di una rivoluzione, nell'Europa sconfitta, la fine da incubo degli ideali di purezza in una coscienza vergognosa, umiliata e disfatta.
Lontano dalla politica nel Dopoguerra ha massimo successo letterario con la estremamente realistica descrizione, insieme violenta e tragica, della guerra come "perfezionata come arte del massacro", con una prosa "raffinata" mista ad un cinico macinare tutto fino al ridicolo.
E letterario "gioco al massacro" il suo, con ironico sense of humour dove atmosfere malinconicamente infernali albergano il processo di corrosione e depravazione dell'intero sistema sociale e civile occidentale, testimoniato con personale dolore, disperazione e schifo per violenza e oppressione. |
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Quanta amarezza, quanta disillusione e quanta stanchezza in quello sguardo... |
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L'inferno disumano della guerra |
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L'inutile sacrificio degli innocenti |
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Portavoce di orrori continui.
Annega in abissi di dolore, disperazione e disgusto.
Riemerge solo a fioca speranza. |
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"Il tempo è signore", così negli ultimi anni l'atteggiamento della critica nei suoi confronti è completamente mutato, la sua produzione viene oggi ripubblicata, studiata e completamente rivalutata, a riscoprire l'uomo e lo scrittore oltre il personaggio.
Nonostante tutto, tutti e finanche sé stesso, la sua traiettoria politico-letteraria è quella di molti altri poeti e scrittori del primo Novecento, tutti compromessi dalla storia, lui da leggere e studiare come voce fuori dal coro, coraggioso, scorretto, eccentrico interprete del suo tempo.
Riscoprire Malaparte aiuta a capire un periodo cruciale della storia italiana ed europea - torbido, complesso, tragico - da non cancellare perché incancellabile, ancora più comprensibile nella sua contraddittorietà visto da una prospettiva originale ed inedita.
Il suo continuo scivolare dal reale concreto all'immaginario più spinto è il suo modo di rendere conto di un mondo ormai così assurdo, tragico e crudele da essere difficile da accettare, credere e raccontare: sostanza e forma si specchiano fedeli l'una nell'altra.
Testimone-narratore altera la realtà a lui visibile e sensibile, attraverso il grottesco di un "paradossale apparente", proprio perché in grado di conservarne il significato più profondo ed, esaltandolo, convertire in letteratura l'intima verità orrenda della storia.
Attraverso l'Europa, accolto da élite politiche al sicuro dalla realtà della "loro" guerra, ironico e affabulatorio gliela racconta deformata come da lui vissuta, creandone per contrappunto un ritratto spietato e ridicolo, di loro meschine ed ipocrite e della decadenza totale della civiltà europea.
Il suo agire e parlare con estrema disinvoltura negli scenari più disparati, anche eticamente inaccettabili, senza una loro esplicita "condanna morale", fa della sua ironia amara e tagliente, istericamente forzata, una puntuale testimonianza, atto di accusa più forte di qualsiasi rabbia e indignazione.
Nel suo Italiano elegante innesta parole, frasi e incisi nelle lingue europee - Francese, Tedesco, Inglese, Rumeno, Polacco, Russo, Finlandese... - "ibridismo" che ricrea la confusione babelica del caos imperante nella realtà che racconta, nell'Europa di quel tempo, nella Storia tutta. |
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In un racconto volutamente provocatorio, pagina dopo pagina profonda la riflessione sulla guerra, sul nonsenso del sacrificio, della sofferenza e della morte di così tante persone, spesso del tutto innocenti, sull'importanza tragica dell'inutilità delle vittime e dei vinti nella Storia umana.
Il suo Cristo sofferente lo desacralizza ora nell'animale in fin di vita, ora nell'Ebreo perseguitato dai Nazisti, ad incarnare qualsiasi essere vivente costretto a soffrire inutilmente per via della Storia, una Storia sempre di "altri", crimine a cui viene negata redenzione, terrena e ultraterrena.
Nell'arbitrarietà della Storia, prima o poi gli stessi carnefici, come le loro vittime innocenti, dovranno trasformarsi in vittime, un giorno anche gli assassini, come tutti gli altri, dovranno soffrire e morire.
"Il destino del popolo tedesco è di trasformarsi in koppâroth, in vittima, in kaputt!"
E comunque anche questo patimento, del tutto inutile...
Perché non esiste capro espiatorio in terra né dio in cielo, che basti a lavare i peccati di un'Europa e di un'Umanità tanto macchiate di sangue e di colpa! |
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