"'Stiamo
morendo, per favore':
le telefonate
del naufragio dei bambini
11
ottobre 2013:
la Nave Libra della Marina
Militare è a poche miglia,
ma
la Guardia Costiera Italiana chiede a Malta di
dirottare i mercantili civili molto più lontani.
'Il Capo deve trovare una nave commerciale',
dice ai
Maltesi la Sala Operativa di Roma mentre il barcone
carico di profughi sta affondando.
Ecco le
conversazioni mai ascoltate prima"
di Fabrizio Gatti
L'Espresso - 9 maggio 2017
"Stiamo morendo,
per favore":
le telefonate del naufragio dei bambini
Coś muoiono i
profughi.
Coś annega un
immigrato.
Immaginate il
Mediterraneo senza più navi di
soccorso.
Pensate a un
Governo che riporti il calendario
indietro di quattro anni:
prima dell'Operazione Mare Nostrum durata dal
18 ottobre
2013 al 31 ottobre
2014 e poi sostituita
dall'intervento delle ONG, le organizzazioni non
governative che dal 2016 con tredici imbarcazioni
raccolgono l'umanità dei gommoni spediti dalla
Libia.
Il mare senza più
salvagente.
Cadaveri sulle
spiagge e nelle reti dei pescatori.
Scene che abbiamo
già visto.
Le conversazioni
che pubblichiamo sono
le
telefonate di un naufragio mai ascoltate prima.
L'11 ottobre 2013,
una data simbolo di come
eravamo.
Italia e Malta si
rimbalzano la responsabilità su chi
deve muoversi:
almeno
268 siriani
affogano in diretta, una
sessantina i bambini, 212 superstiti, cinque
ore di
inutile attesa alla deriva, il pattugliatore "Libra"
della
Marina
lasciato ĺ a galleggiare senza ordini, vari
esposti presentati dai
sopravvissuti contro i
Comandi Militari italiano e maltese.
E in quattro anni
nessuna Procura ha portato a
termine le indagini.
Il mare senza
navi di soccorso è uno scenario
realistico se consideriamo
l'agenda annunciata dal
Movimento 5 Stelle e dalla Lega, che da fine
aprile
stanno raccogliendo i frutti delle dichiarazioni del
procuratore
di Catania, Carmelo Zuccaro:
l'accusa, senza nessuna prova e nessun
indagato
come ha precisato il magistrato, secondo cui alcune
ONG sono finanziate dai trafficanti libici e hanno lo
scopo di "destabilizzare
l'economia italiana".
Peṛ soltanto il
calendario tornerebbe indietro di
quattro anni.
Il disastro
geopolitico che ci circonda rimarrebbe ĺ
dove è arrivato oggi.
Un lungo elenco di nazioni, Libia, Siria, Kurdistan,
Palestina, Iraq,
Gambia, Mali, Nord del Niger, Sud
dell'Algeria, Nord della Nigeria, Ciad,
Egitto, Sudan,
Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana,
Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Pakistan
e Afghanistan, infiammate dai
conflitti o represse dai
regimi.
E l'Italia leader mondiale con Stati Uniti e
Francia
nella vendita di armi
all'estero, come conferma la
recente relazione del governo al Parlamento.
Un valore delle
autorizzazioni cresciuto
in due anni
da 3 a 14,6 miliardi.
E un aumento del
59 per cento di esportazioni nel
2016 proprio verso Nord Africa, Medio Oriente.
E Arabia Saudita:
dittatura che alimenta le reti terroristiche islamiste a
Nord e a Sud del Sahara e con le bombe italiane ha
attaccato lo Yemen.
Quelli che noi chiamiamo profughi o
immigrati
economici o clandestini
vengono da ĺ:
scappano dai clienti delle industrie
belliche e dalle
conseguenze delle guerre su economie già fragili.
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