In questa
post-modernitŕ decadentemente “italiana”
ben incastonata in quella
europea
e mondiale, sia ad
Occidente che ad Oriente.
Tutto tende a
mettere in “discussione” e
“dissacrare”
tutto,
memoria
“collettiva”, “cultura”,
“storia” e
“politica”
incluse.
La gente torna perň
a sentire un
acuto e profondo
bisogno dell'“autenticitŕ” del
vissuto della piazza,
innanzitutto come
“vitalitŕ”
del
quotidiano,
“socialitŕ”
all'aperto, scena di
scambio
“interpersonale”, delle
identitŕ
“individuali” e
“collettive”, che
tuttora
costituisce la nostra vera anima.
La
politica in questa tendenza
perde “ritmo”
e
rimane
inesorabilmente indietro ed eccoci
di nuovo alle
tre
piazze
- quella
fanatica e
“posticcia”
di
Berlusconi,
quella
“indolente” e rifatta
di
Bersani
e la
eterogeneamente
“insoddisfatta” e curiosa
di
Grillo.
Scegliere di chiudere lo
“Tsunami Tour”
“occupando”
oltraggiosamente
Piazza S. Giovanni a Roma,
luogo
simbolo della
Sinistra italiana, piů
che uno sgarbo...
E voler “ribattezzare” la meravigliosa
Piazza del
“Popolo”, una delle piů celebri di Roma, ai
piedi del
Pincio, in
“Piazza del
‘Popolo della Libertŕ’”,
molto piů
che
pacchiano...
In questo ultimo caso mostrando tra
l'altro una
barbara
ignoranza e triviale superficialitŕ
sulla
derivazione di
“popolo” -
qui dal Latino
“populus”,
pioppo,
secondo la
tradizione che vi vuole ubicata la tomba di Nerone,
appunto circondata da un
boschetto di “pioppi”,
e
non
“populus”,
nel senso di
popolo.
La
dice lunga su quanto male “stiamo messi”.
Ma
il peggio non conosce fondo,
come purtroppo a
scadenze regolari
dimostrato,
confermato
ed
“epifanato”.
Fino agli
scadalosi effetti boomerang
della nuova
legge
elettorale, in un
Latino “balordo” quanto chi la scrive e
vota detta
“Rosatellum”
nel 2018!
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