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Politica "in piazza" o "di piazza"? |
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Poco importa ormai, perché il potere magico delle parole (e delle immagini) che oggi ammalia, seduce, trascina è "la piazza" - leggi volentieri "la pancia" del Paese, quella che più fa male e peggio pensa, il vero governo demagogico italiano:
si intimidisce già solo "minacciando di scendere in piazza". |
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Attore, predicatore o politico, esercitano tutti il medesimo "potere magico" sul pubblico - spettatori, fedeli o elettori - facendo forza sulla totale "irrazionalità" di semplificazioni estreme, sulla capacità di "persuasione" della giustizia di cause false, sull'inculcamento di "convinzioni" che fanno appello a quanto di meno apprezzabile ci sia nella natura umana, sullo stato quasi "ipnotico" in cui viene ridotta la gente dal terrorismo mediatico 24-7 della società dell'"apparenza" e delle "balle".
Si direbbe ipso facto "bugiardi", "imbroglioni" e "truffatori", ma... non è proprio questo lo scopo di ogni filosofia, religione e politica - lasciarci volentieri illudere di "una realtà migliore" tutti ben sapendola mai intesa e che mai verrà? |
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Agorà greca forum romano |
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e Italia delle piazze |
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La politica, dal Greco πόλις, polis, città, comunità di cittadini, è tanto "amministrazione del bene 'comune' per il bene 'di tutti'" quanto "arte di governare", confronto di idee, che può sfociare sia in decisioni collettive "sovrane" che potere, monopolio "legittimato" dell'uso della forza e non solo fisica.
"Fare politica" non significa necessariamente "governare" né automaticamente fare "buona" politica: occuparsi del bene pubblico è anche prendere una cartaccia per strada e gettarla in un cestino, come pure protestare - meglio ncora se non pagati - contro chi, per l'occasione e per nostra scelta, ci malgoverna.
La piazza, dal Greco πλάιτείά, plateia, e dal Latino platèa, è lo spazio pubblico con ambizione di rappresentare potere e politica, così come esercitate dal popolo, prerogativa di "cittadinanza", e allo stesso tempo luogo di commercio, scambi, puliti o sporchi, anche di idee ed argomenti, funzioni religiose, intrattenimento pubblico, feste, giochi e teatro.
Evoluzione degli arcaici spiazzi di culti "minoici", dai Greci dall'Età di Pericle (V sec aC) elevata ad agorà, centro della Città- Stato, dal Greco άγορά, agorà da άγείρω, raccolgo, nell'antica Roma si trasforma in Forum, forte simbolo di presenza della cultura "italica" - cioè quellaetrusco-latino-sabina "romana" - anche nei più lontani angoli dell'Impero, non a caso definita nella Città Ideale di Vitruvio "imago Urbis", l'"immagine" di Roma. |
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L'Italia è uno dei Paesi al mondo che conta il maggior numero di "piazze identitarie":
Piazza Duomo a Milano
Piazza San Marco a Venezia
Prato della Valle a Padova
Piazza della Signoria a Firenze
Campo dei Miracoli a Pisa
Piazza del Campo a Siena
Piazza San Pietro a Roma
Piazza Carlo III a Caserta
Piazza del Plebiscito a Napoli... |
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Dall'Età Tardo-Romana |
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al Risorgimento |
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La secolare "centralità" della piazza, dovuta a geografia, storia, cultura, religione, clima, economia - spazio pubblico per "incontrare" e "farsi vedere".
In piazza si è infatti ad un tempo "attori" e "spettatori" della vita cittadina - si tramanderà quasi "patrimonio genetico", fino alle piazze medievali, dei Comuni e delle Signorie, luoghi di "socialità" e di "riconoscimento" collettivo.
Come per l'agorà - "mercantile" nelle città "marinare" vicino ai porti, "commerciale" nelle città-"mercato" presso le porte, "politico-religiosa" nel centro della città - in Italia si svilupperanno tre modelli "canonici" di piazza, spesso contigui nella medesima città: la piazza della "cattedrale", la piazza "civica" e la piazza del "mercato".
Ma attraverso Età "Medievale-Comunale", "Signorile", "Rinascimentale" e "Barocca" la piazza italiana perderà "equilibrio".
Da scena "pulsante" di una laboriosa vita "collettiva" si trasformerà sempre più in scena "ideologica" di strategia e "ostentazione" del potere politico di "Principi", "Signori" e "Papi".
Proprio per questo con una progressiva accentuata "teatralizzazione" dello spazio urbano, in gioielli di "perfezione" matematica, simbolo di "assoluta" sovranità politica e militare, figura "retorica" in cui celebrare "miti" e "riti". |
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Il rapporto "dialettico" tra piazza e potere politico è ben rappresentato nel susseguirsi dei cicli storici fino ai nostri giorni, da "ostensorio" in cui il potere pubblico fa mostra di sé al popolo, a luogo di "scontro" tra "vecchio" potere costituito e, nel Risorgimento, "contropotere".
Nell'Italia post-unitaria lo sontro tra "nuovo" potere costituito e movimento "operaio" e "popolare", rappresentato politicamente da "repubblicanesimo" storico e nascente "socialismo".
Con la "crisi di fine secolo", la sua "svolta liberale" e la riconosciuta "legittimità" dell'associazionismo popolare e delle "attività di piazza", cioè la "riconquista popolare della piazza".
Nei drammatici anni a seguire del primo Novecento la piazza torna ad essere "catalizzatore" di tensioni ed inquietudini, oggetto di "contesa" tra un movimento "socialista", indeciso tra "riformismo" e "rivoluzione", un nuovo movimento di masse cattoliche, movimenti anti-socialisti, quali "Nazionalismo" e "Fascismo".
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nello scontro fra "interventisti" e "neutralisti" l'uso politico della piazza, di già "tradizionale" dominio del movimento popolare socialista, verrà "egemonizzato" dalle forze nazionaliste "interventiste", imponendo di fatto l'entrata in guerra del Paese ad un Parlamento con maggioranza "neutralista". |
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Mussolini Dux e le "adunate" |
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Al suo avvento il Regime fascista conferma la grande capacità di utilizzo politico della piazza per disciplinare le masse con "coreografiche" manifestazioni di obbedienza incondizionata al capo carismatico (non a caso Mussolini la chiamerà infatti "piazza domata"!), una sorta di collettività "autoritariamente" ricomposta, in totale "simbiosi" con il suo "Duce".
Tra le due Grandi Guerre il luogo simbolo dell'Italia fascista è la romana Piazza Venezia, con il "Vittoriano", colossale monumento a Vittorio Emanuele II (dal popolino romano ribattezzato ironicamente "la torta" e di cui il cosiddetto "Altare della Patria" è solo una parte) e Palazzo "Venezia", dal 1929 sede del Governo.
La piazza diventa il centro del potere "dittatoriale", non solo della città, ma "Foro d'Italia", e il famoso "balcone" - il medesimo da cui Papa Giulio II già assisteva alla corsa dei cavalli berberi lungo Via del Corso - il suo teatrale "palcoscenico" sul mondo, da cui vengono pronunciati gli enfatici discorsi delle "adunate oceaniche", dell'"irreggimentazione del popolo", della "mistica" del potere, della retorica di Regime, inclusa la surreale proclamazione della (ri)nascita dell'"Impero" (Romano) nel 1936 e nel 1940 la catastrofica entrata in guerra - un po' come ancora oggi Piazza San Pietro e il balcone dell'"Habemus Papam!". |
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Qualcosa di simile avviene parallelamente o subito dopo nella Germania nazista con la piazza di Hitler (l'invidioso "gran copione" dichiarato di Mussolini!) e i "raduni", primo fra tutti quello di Norimberga o Reichsparteitag o "Giornata Nazionale del Partito".
Poi una lunga serie di "Congressi", poi annuali, del Partito Nazista tra il 1923 e il 1938, con perfettamente orchestrate, imponenti manifestazioni propagandistiche per il nuovo Regime e dal significato altamente "simbolico" e "politico".
A dapprima emulare la "romanità imperiale" del Fascismo e cercando poi di "gareggiarvi" contro, i Nazisti tedeschi riprenderanno anche la tradizione delle "Diete" imperiali durante il "Sacro" Romano Impero, già nell'antico diritto dei Germani Tag, riunione di "popolo" per eleggere il re, poi assemblea del "Re" o "Imperatore" e dei suoi Principi. |
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Nel Secondo Dopoguerra |
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si spacca e svanisce |
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Dopo il suo crollo politico nel 1943 e la fine del cosiddetto "Ventennio", il residuale Fascismo militare pro-nazi della R.S.I. giungerà al suo purtroppo macabro collasso e definitivo capolinea in un'altra piazza, PiazzaleLoreto a Milano, nel 1945, non senza però lasciare carboni ardenti sotto de sue ceneri...
Il ritorno a prassi politiche "libere" nella nuova democrazia "repubblicana" la piazza riapre a movimenti "popolari" e forze "politiche". |
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Nelle piazze della giovane Repubblica, di nuovo "contese", si tengono grandi comizi di partiti di "massa", come nel 1948, allo scontro tra Democrazia "Cristiana" e Fronte Popolare dei "Socialcomunisti".
Con un sistema di piazze "parallele" e "contrapposte", disastrosamente per il Paese protrattosi per decenni a letteralmente "spaccarlo" di nuovo ritardandone o bloccandone ogni così necessario sviluppo "civile" e "sociale", fino agli scontri "cruenti" e le orrende "stragi" dei cosiddetti "Anni di piombo" di un"terrorismo" tanto nero quanto rosso. |
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La "piazza televisiva" |
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di Berlusconi |
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Politica come messaggio |
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promozionale-pubblicitario |
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Poi, dagli Anni Novanta del Novecento, ha luogo una crisi della funzione "politica" della piazza, dato che la piazza "reale" viene abilmente quanto "subdolamente" sostituita da quella "virtuale" televisiva.
La piazza televisiva diventerà in breve tempo il falso "luogo pubblico per eccellenza", in effetti non più "pubblico" né "accomunante", ma al contrario "privato" e del tutto populistico- "alienante".
In questa inedita piazza "incontro", "confronto" e "scontro" sono "filtrati", "manipolati", "esasperati", "stemperati" e di fatto "annullati": la "morte" (apparente) della piazza!
Nel 1994 l'ingresso o la "discesa in campo" nella politica "aperta" (quella "occulta" mafioso-massonica la pratica da sempre!) da parte di "Reo Silvio", il Berlusconi - non casuale la sua espressione "interventista", idiomatica della Lingua Italiana.
Si rifà ad una metafora tradizionalmente "bellica" prima che "calcistica", come "Forza Italia", ed avviene attraverso un messaggio televisivo "preregistrato" di 9 minuti (!), inviato ovviamente a "tutti" i telegiornali (Gelli docet). |
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Il cosiddetto "Piano di Rinascita Democratica" della Loggia Massonica "Propaganda" Due o "P2" descrive infatti molto bene e in sufficiente dettaglio una completa strategia di "penetrazione" degli apparati democratici italiani, al fine di assimilarli in un nuovo sistema di "autoritarismo legale", sviluppato partendo da sistematico progressivo "controllo" dell'informazione, sia "di Stato" che "di massa".
La "libera" informazione viene in toto pressoché azzerata con una "scalata" ai mass media, attuata attraverso l'"acquisizione" - e, quindi, il controllo - dei maggiori quotidiani e la "liberalizzazione" - e, quindi, il controllo - delle emittenti televisive, con quelle "private" che dilagano nel Paese, passando da regionali a nazionali, e quelle "pubbliche", sistematicamente smembrate e ricomposte a proprio tornaconto.
Di conseguenza, la "formazione" di una qualsivoglia "opinione pubblica" viaggerà da ora in poi su monorotaia, basata esclusivamente su slogan, cliché e "battute".
In altre parole, sia una vera e propria, la più completa "manipolazione" e "monopolizzazione" dell'informazione (eclatante il caso della trasmissione televisiva "Porta a Porta", dalla stampa straniera presto sarcasticamente definita la "Terza Camera" del Parlamento Italiano...). |
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La "piazza virtuale" di Grillo |
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Politica-spettacolo |
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La piazza "reale" e quella "virtuale" nella strategia multimediale del "'MoVimento' 5 Stelle" coprono lo spettro comunicativo verso un "pubblico" sempre più eterogeneo.
"Beppe" Grillo non "va" in televisione perché già c'è, ogni giorno, in ogni trasmissione, nel "non-confronto" con altri candidati pubblicamente "provocati", "sfidati" e finanche "sbeffeggiati", nelle fugaci battute "al veleno" con tutti giornalisti le cui domande vengono altrimenti nettamente e metodicamente "evitate".
Inoltre nella web-tv il cosiddetto "Tsunami Tour" in cui, da esperto cabarettista, snocciola anche lui sempre nuove "battute" che la gente ama sentirsi dire - "stesso" stile, "altro" giullare, medesima buffonata.
Questa inedita "comunicazione" politica "triangolata" efficacemente fra blog sui social network, piazza fisica sul territorio e televisione e giornali, i quali tutti e tre "nodi" vanno ad "alimentarsi" a vicenda, senza sosta.
In aggiunta la rinnovata "machiavellica" concezione di una palesemente "apparente" democrazia "partecipata" e "deliberativa" si sviluppa sia online sul web, che offline nei meetup locali e nella ora riscoperta piazza come luogo "sacro", da cui il messaggio di questa rappresentazione "liturgica" può con studiato effetto rimbalzare esplodendo su tutti i media. |
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VieneMa la piazza di Grillo non è quella della DC e del PCI!
I suoi sono comizi-show, coerenti con quel processo di "spettacolarizzazione" della politica degli ultimi venti anni, sulla scia della "tele-politica" del berlusconismo.
Una comunicazione ad hoc per la nuova televisione di "intrattenimento" - "politica-spettacolo" o "politica-pop" - in cui la piazza diventa centro e snodo di una rete di "old" e "new" media per raggiungere tutti i segmenti "sociali" e "politici" della popolazione, creando di fatto un "non-partito pigliatutti".
"Sonosciuti" candidati, messi "in lista" senza né merito né competenza con misere decine di voti in cosiddette "Parlamentarie" da farsa, verranno eletti solo grazie alle liste blindate del Porcellum.
Una deprecabile "porcata" che poi porterà comunque all'apoteosi di una serie di nuove "Eminenze Grigie", addirittura "ricevute" - anche se "non-politici" e tutti uno dopo l'altro addirittura "non- eletti"! - dal Capo dello Stato per "consultazioni" sulla composizione di nuovi Governi... |
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Dall'Italia delle piazze |
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a quella delle "piazzate" |
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Alla fine, quindi, la piazza "storico-culturale" reale non può essere totalmente sostituita e anche il suo uso ed abuso "politico" riprende forza e vitalità, in un "interscambio" con la piazza mediatica", per cui le due vanno a "rispecchiarsi" e "intrecciarsi" l'una con l'altra.
Assoldare "manifestanti" reclutandoli attraverso società di "figuranti" e mettere in mano a pensionati "in gita" i propri simboli e bandiere per "riempire le piazze" con il trucco di "finti sostenitori".
"Far massa, far numero" - non è certo una "novità" ed illustra alla perfezione la visione "berlusconiana" secondo cui siamo tutti "in vendita", in una piazza-"mercato" svuotata del suo significato.
Una piazza del tutto strumentalizzata per dare espressione a una falsa e falsata "vox populi", emblematica di adesione "massiccia" e "pieno" supporto (non un angolo sguarnito, perché in televisione non devono vedersi vuoti!). |
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In questa post-modernità decadentemente "italiana" ben incastonata in quella europea e mondiale, sia a Occidente che ad Oriente.
Tutto tende a mettere in "discussione" e "dissacrare" tutto, la nostra memoria "collettiva", la "cultura", la "storia" e la "politica" incluse.
La gente torna però a sentire un acuto, genuino e profondo bisogno dell'"autenticità" del vissuto della piazza, innanzitutto come "vitalità" del quotidiano, "socialità" all'aperto, scena di scambio "interpersonale", delle identità "individuali" e "collettive", che tuttora costituisce la nostra vera anima.
La politica in questa tendenza perde "ritmo" e rimane inesorabilmente indietro ed eccoci di nuovo alle tre piazze - quella "posticcia" e fanatica di Berlusconi, la "indolente" e rifatta di Bersani e la eterogeneamente "insoddisfatta" e curiosa di Grillo.
Scegliere di chiudere lo "Tsunami Tour" "occupando" oltraggiosamente Piazza S. Giovanni a Roma, luogo simbolo della Sinistra italiana, più che uno sgarbo...
E voler "ribattezzare" la meravigliosa Piazza del "Popolo", una delle più celebri di Roma, adagiata ai piedi del Pincio, in "Piazza del 'Popolo delle Libertà", molto più che pacchiano...
In questo ultimo caso mostrando tra l'altro una barbara ignoranza e triviale superficialità sulla vera derivazione di "popolo" - qui dal Latino "populus", pioppo, secondo la tradizione che vi vorrebbe ubicata la tomba di Nerone, appunto circondata da un boschetto di "pioppi", e non "populus", nel senso di "popolo" come in S.P.Q.R.!
La dice lunga su quanto male "semo messi".
Ma il peggio non conosce fondo, come purtroppo a scadenze regolari dimostrato, confermato ed "epifanato".
Fino agli scadalosi effetti boomerang della nuova legge elettorale tanto su chi la scrive che chi la vota e chi vota - in un Latino "balordo" detta "Rosatellum" del 2018, un "vinello" né rosso né bianco: alla nostra salute! |
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