di nettare dea

[*mal IndoEuropeo melit Ittita mel

Latino morbido piacevolmente

inebriante b-idromèle fermentato

da Taulanti e Abri Greco ὕδωρ 

hýdor acqua e μέλι méli miele

ἀμβροσία ambrosìā ambrosia

norreno precristiano mjöðr]

 

 

tutto un altro miele

duplodolce

nettare e melata

 

tra fioritura e altra

vasi ricolmi

di qua e di là mellifluo

 

 

offerta votiva

unguento d'amore

per piaga e ferita

 

selvatico e domestico

cibobevanda di dei

terra del miele meilat

 

 

sangue di Kvasir

idromele di Heidhrun

bevanda dei re



sesso fertile

di giovani coppie fasi lunari

"luna di miele"

 

 

Petali di loto le labbra del mio amato

colano mirra. Il suo inguine è avorio

tempestato di zaffiri.

 

Favi colanti le tue labbra mia sposa

miele e latte sotto la tua lingua

come incenso del Libano

l'aroma del tuo grembo

giardino chiuso fonte sigillata.

 

Entri il mio amato nel suo giardino

succhi il suo frutto prodigioso.

 

Nel mio giardino entravo

mia sorella mia sposa

e la mirra e ogni essenza rapivo

e succhiavo il miele dal favo

 

 

Il mio amato infila la mano nel mio grembo

le mie viscere fremono per lui.

 

Per aprirgli mi alzo

le mie mani colano mirra

dalle dita la mirra fluisce

sul chiavistello che impugno.

 

 

per amanti di pari opportunità

giudaico-cristiana etero-omo-bi-sessualità

mai nella lingua dei greci

 

virile poeta Saffo

competitiva in tutti i campi

donna attiva

 

 

Saffo divina

dal crine di viola e

dal sorriso di miele

 

nei suoi occhi

ti specchi

ti perdi

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Cantico dei Cantici

Le Sacre Scritture Ebraiche

Antico Patto

 Libri poetici e sapienzali

(Versione CEI)

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Capitolo uno

 

Titolo e prologo

 

Cantico dei cantici, che è di Salomone.

 

L'amata

Mi baci con i baci della sua bocca!

Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.

Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,

profumo olezzante è il tuo nome,

per questo le giovinette ti amano.

Attirami dietro a te, corriamo!

M'introduca il re nelle sue stanze:

gioiremo e ci rallegreremo per te,

ricorderemo le tue tenerezze più del vino.

A ragione ti amano!

 

Primo poema

 

L'amata

Bruna sono ma bella,

o figlie di Gerusalemme,

come le tende di Kedar,

come i padiglioni di Salma.

Non state a guardare che sono bruna,

poiché mi ha abbronzato il sole.

I figli di mia madre si sono sdegnati con me:

mi hanno messo a guardia delle vigne;

la mia vigna, la mia, non l'ho custodita.

Dimmi, o amore dell'anima mia,

dove vai a pascolare il gregge,

dove lo fai riposare al meriggio,

perché io non sia come vagabonda

dietro i greggi dei tuoi compagni.

 

Il coro

Se non lo sai, o bellissima tra le donne,

segui le orme del gregge

e mena a pascolare le tue caprette

presso le dimore dei pastori.

 

L'amato

Alla cavalla del cocchio del faraone

io ti assomiglio, amica mia.

Belle sono le tue guance fra i pendenti,

il tuo collo fra i vezzi di perle.

Faremo per te pendenti d'oro,

con grani d'argento.

 

Duetto

Mentre il re è nel suo recinto,

il mio nardo spande il suo profumo.

Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,

riposa sul mio petto.

Il mio diletto è per me un grappolo di cipro

nelle vigne di Engàddi.

Come sei bella, amica mia, come sei bella!

I tuoi occhi sono colombe.

Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!

Anche il nostro letto è verdeggiante.

Le travi della nostra casa sono i cedri,

nostro soffitto sono i cipressi. 

 

Capitolo due

 

Io sono un narciso di Saron,

un giglio delle valli.

Come un giglio fra i cardi,

così la mia amata tra le fanciulle.

Come un melo tra gli alberi del bosco,

il mio diletto fra i giovani.

Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo

e dolce è il suo frutto al mio palato.

Mi ha introdotto nella cella del vino

e il suo vessillo su di me è amore.

Sostenetemi con focacce d'uva passa,

rinfrancatemi con pomi,

perché io sono malata d'amore.

La sua sinistra è sotto il mio capo

e la sua destra mi abbraccia.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

per le gazzelle o per le cerve dei campi:

non destate, non scuotete dal sonno l'amata,

finché essa non lo voglia.

 

Secondo poema

 

L'amata

Una voce! Il mio diletto!

Eccolo, viene

saltando per i monti,

balzando per le colline.

Somiglia il mio diletto a un capriolo

o ad un cerbiatto.

Eccolo, egli sta

dietro il nostro muro;

guarda dalla finestra,

spia attraverso le inferriate.

Ora parla il mio diletto e mi dice:

"Alzati, amica mia,

mia bella, e vieni!

Perché, ecco, l'inverno è passato,

è cessata la pioggia, se n'è andata;

i fiori sono apparsi nei campi,

il tempo del canto è tornato

e la voce della tortora ancora si fa sentire

nella nostra campagna.

Il fico ha messo fuori i primi frutti

e le viti fiorite spandono fragranza.

Alzati, amica mia,

mia bella, e vieni!

O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,

nei nascondigli dei dirupi,

mostrami il tuo viso,

fammi sentire la tua voce,

perché la tua voce è soave,

il tuo viso è leggiadro".

Prendeteci le volpi,

le volpi piccoline

che guastano le vigne,

perché le nostre vigne sono in fiore.

Il mio diletto è per me e io per lui.

Egli pascola il gregge fra i figli.

Prima che spiri la brezza del giorno

e si allunghino le ombre,

ritorna, o mio diletto,

somigliante alla gazzella

o al cerbiatto,

sopra i monti degli aromi.

 

Capitolo tre

 

Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato

l'amato del mio cuore;

l'ho cercato, ma non l'ho trovato.

"Mi alzerò e farò il giro della città;

per le strade e per le piazze;

voglio cercare l'amato del mio cuore".

L'ho cercato, ma non l'ho trovato.

Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:

"Avete visto l'amato del mio cuore?".

Da poco le avevo oltrepassate,

quando trovai l'amato del mio cuore.

Lo strinsi fortemente e non lo lascerò

finché non l'abbia condotto in casa di mia madre,

nella stanza della mia genitrice.

 

L'amato

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

per le gazzelle e per le cerve dei campi:

non destate, non scuotete dal sonno l'amata

finché essa non lo voglia.

 

Terzo poema

 

Il poeta

Che cos'è che sale dal deserto

come una colonna di fumo,

esalando profumo di mirra e d'incenso

e d'ogni polvere aromatica?

Ecco, la lettiga di Salomone:

sessanta prodi le stanno intorno,

tra i più valorosi d'Israele.

Tutti sanno maneggiare la spada,

sono esperti nella guerra;

ognuno porta la spada al fianco

contro i pericoli della notte.

Un baldacchino s'è fatto il re Salomone,

con legno del Libano.

Le sue colonne le ha fatte d'argento,

d'oro la sua spalliera;

il suo seggio di porpora,

il centro è un ricamo d'amore

delle fanciulle di Gerusalemme.

Uscite figlie di Sion,

guardate il re Salomone

con la corona che gli pose sua madre,

nel giorno delle sue nozze,

nel giorno della gioia del suo cuore.

 

Capitolo quattro

 

L'amato

Come sei bella, amica mia, come sei bella!

Gli occhi tuoi sono colombe,

dietro il tuo velo.

Le tue chiome sono un gregge di capre,

che scendono dalle pendici del Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,

che risalgono dal bagno;

tutte procedono appaiate,

e nessuna è senza compagna.

ome un nastro di porpora le tue labbra

e la tua bocca è soffusa di grazia;

come spicchio di melagrana la tua gota

attraverso il tuo velo.

Come la torre di Davide il tuo collo,

costruita a guisa di fortezza.

Mille scudi vi sono appesi,

tutte armature di prodi.

I tuoi seni sono come due cerbiatti,

gemelli di una gazzella,

che pascolano fra i gigli.

Prima che spiri la brezza del giorno

e si allunghino le ombre,

me ne andrò al monte della mirra

e alla collina dell'incenso.

Tutta bella tu sei, amica mia,

in te nessuna macchia.

Vieni con me dal Libano, o sposa,

con me dal Libano, vieni!

Osserva dalla cima dell'Amana,

dalla cima del Senìr e dell'Èrmon,

dalle tane dei leoni,

dai monti dei leopardi.

Tu mi hai rapito il cuore,

sorella mia, sposa,

tu mi hai rapito il cuore

con un solo tuo sguardo,

con una perla sola della tua collana!

Quanto sono soavi le tue carezze,

sorella mia, sposa,

quanto più deliziose del vino le tue carezze.

L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.

Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,

c'è miele e latte sotto la tua lingua

e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.

Giardino chiuso tu sei,

sorella mia, sposa,

giardino chiuso, fontana sigillata.

I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,

con i frutti più squisiti,

alberi di cipro con nardo,

nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo

con ogni specie d'alberi da incenso;

mirra e aloe

con tutti i migliori aromi.

Fontana che irrora i giardini,

pozzo d'acque vive

e ruscelli sgorganti dal Libano. 

 

L'amata

Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,

soffia nel mio giardino

si effondano i suoi aromi.

Venga il mio diletto nel suo giardino

e ne mangi i frutti squisiti.

 

Capitolo cinque

 

L'amato

Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,

e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;

mangio il mio favo e il mio miele,

bevo il mio vino e il mio latte.

Mangiate, amici, bevete;

inebriatevi, o cari.

 

Quarto poema

 

L'amata

Io dormo, ma il mio cuore veglia.

Un rumore! È il mio diletto che bussa:

"Aprimi, sorella mia,

mia amica, mia colomba, perfetta mia;

perché il mio capo è bagnato di rugiada,

i miei riccioli di gocce notturne".

"Mi sono tolta la veste;

come indossarla ancora?

Mi sono lavata i piedi;

come ancora sporcarli?".

Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio

e un fremito mi ha sconvolta.

 Mi sono alzata per aprire al mio diletto

e le mie mani stillavano mirra,

fluiva mirra dalle mie dita

sulla maniglia del chiavistello.

Ho aperto allora al mio diletto,

ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso.

Io venni meno, per la sua scomparsa.

L'ho cercato, ma non l'ho trovato,

l'ho chiamato, ma non m'ha risposto.

 

Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;

mi han percosso, mi hanno ferito,

mi han tolto il mantello

le guardie delle mura.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

se trovate il mio diletto,

che cosa gli racconterete?

Che sono malata d'amore! 

 

Il coro

Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,

o tu, la più bella fra le donne?

Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,

perché così ci scongiuri?

 

L'amata

Il mio diletto è bianco e vermiglio,

riconoscibile fra mille e mille.

Il suo capo è oro, oro puro,

i suoi riccioli grappoli di palma,

neri come il corvo.

I suoi occhi, come colombe

su ruscelli di acqua;

i suoi denti bagnati nel latte,

posti in un castone.

Le sue guance, come aiuole di balsamo,

aiuole di erbe profumate;

le sue labbra sono gigli,

che stillano fluida mirra.

Le sue mani sono anelli d'oro,

incastonati di gemme di Tarsis.

Il suo petto è tutto d'avorio,

tempestato di zaffiri.

Le sue gambe, colonne di alabastro,

posate su basi d'oro puro.

Il suo aspetto è quello del Libano,

magnifico come i cedri.

Dolcezza è il suo palato;

egli è tutto delizie!

Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,

o figlie di Gerusalemme.

 

Capitolo sei

 

Il coro

Dov'è andato il tuo diletto,

o bella fra le donne?

Dove si è recato il tuo diletto,

perché noi lo possiamo cercare con te?

 

L'amata

Il mio diletto era sceso nel suo giardino

fra le aiuole del balsamo

a pascolare il gregge nei giardini

e a cogliere gigli.

Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;

egli pascola il gregge tra i gigli.

 

Quinto poema

 

L'amato

Tu sei bella, amica mia, come Tirza,

leggiadra come Gerusalemme,

terribile come schiere a vessilli spiegati.

Distogli da me i tuoi occhi:

il loro sguardo mi turba.

Le tue chiome sono come un gregge di capre

che scendono dal Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore

che risalgono dal bagno.

Tutte procedono appaiate

e nessuna è senza compagna.

Come spicchio di melagrana la tua gota,

attraverso il tuo velo.

Sessanta sono le regine,

ottanta le altre spose,

le fanciulle senza numero.

Ma unica è la mia colomba la mia perfetta,

ella è l'unica di sua madre,

la preferita della sua genitrice.

L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata,

le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.

"Chi è costei che sorge come l'aurora,

bella come la luna, fulgida come il sole,

terribile come schiere a vessilli spiegati?".

Nel giardino dei noci io sono sceso,

per vedere il verdeggiare della valle,

per vedere se la vite metteva germogli,

se fiorivano i melograni.

Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto

sui carri di Ammi-nadìb.

 

Capitolo sette

 

Il coro

"Volgiti, volgiti, Sulammita,

volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti".

"Che ammirate nella Sulammita

durante la danza a due schiere?".

 

L'amato

"Come son belli i tuoi piedi

nei sandali, figlia di principe!

Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,

opera di mani d'artista.

Il tuo ombelico è una coppa rotonda

che non manca mai di vino drogato.

Il tuo ventre è un mucchio di grano,

circondato da gigli.

I tuoi seni come due cerbiatti,

gemelli di gazzella.

Il tuo collo come una torre d'avorio;

i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,

presso la porta di Bat-Rabbìm;

il tuo naso come la torre del Libano

che fa la guardia verso Damasco.

Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo

e la chioma del tuo capo è come la porpora;

un re è stato preso dalle tue trecce".

Quanto sei bella e quanto sei graziosa,

o amore, figlia di delizie!

La tua statura rassomiglia a una palma

e i tuoi seni ai grappoli.

Ho detto: "Salirò sulla palma,

coglierò i grappoli di datteri;

mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva

e il profumo del tuo respiro come di pomi".

 

L'amata

"Il tuo palato è come vino squisito,

che scorre dritto verso il mio diletto

e fluisce sulle labbra e sui denti!

Io sono per il mio diletto

e la sua brama è verso di me.

Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,

passiamo la notte nei villaggi.

Di buon mattino andremo alle vigne;

vedremo se mette gemme la vite,

se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni:

là ti darò le mie carezze!

Le mandragore mandano profumo;

alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti,

freschi e secchi;

mio diletto, li ho serbati per te".

 

Capitolo otto

 

Oh se tu fossi un mio fratello,

allattato al seno di mia madre!

Trovandoti fuori ti potrei baciare

e nessuno potrebbe disprezzarmi.

Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;

m'insegneresti l'arte dell'amore.

Ti farei bere vino aromatico,

del succo del mio melograno.

La sua sinistra è sotto il mio capo

e la sua destra mi abbraccia.

 

L'amato

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

non destate, non scuotete dal sonno l'amata,

finché non lo voglia.

 

Epilogo

 

Chi è colei che sale dal deserto,

appoggiata al suo diletto?

Sotto il melo ti ho svegliata;

là, dove ti concepì tua madre,

là, dove la tua genitrice ti partorì.

 

L'amata

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,

come sigillo sul tuo braccio;

perché forte come la morte è l'amore,

tenace come gli inferi è la passione:

le sue vampe son vampe di fuoco,

una fiamma del Signore!

Le grandi acque non possono spegnere l'amore

né i fiumi travolgerlo. 

Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa

in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.

 

Appendici

 

Due epigrammi

 

Una sorella piccola abbiamo,

e ancora non ha seni.

Che faremo per la nostra sorella,

nel giorno in cui se ne parlerà?

Se fosse un muro,

le costruiremmo sopra un recinto d'argento;

se fosse una porta,

la rafforzeremmo con tavole di cedro.

Io sono un muro

e i miei seni sono come torri!

Così sono ai suoi occhi

come colei che ha trovato pace!

Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn;

egli affidò la vigna ai custodi;

ciascuno gli doveva portare come suo frutto

mille sicli d'argento.

La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti:

a te, Salomone, i mille sicli

e duecento per i custodi del suo frutto!

 

Ultime aggiunte

 

Tu che abiti nei giardini

- i compagni stanno in ascolto -

fammi sentire la tua voce.

"Fuggi, mio diletto,

simile a gazzella

o ad un cerbiatto,

sopra i monti degli aromi!"