migro ergo sum

[the neverending story]

 

 

la vita è movimento

 

 

out of africa one

out of africa two

 

the moon

the red planet

 

 

migrazioni in massa

migrazioni di gruppi

migrazioni per infiltrazione

 

migrazioni spontanee

migrazioni organizzate

migrazioni coatte

 

migrazioni permanenti

migrazioni temporanee

migrazioni periodiche

 

migrazioni per invasione

migrazioni per conquista

migrazioni per colonizzazione

 

migrazioni interne

migrazioni internazionali

migrazioni intercontinentali

 

migrazioni interplanetarie

migrazioni interstellari

migrazioni tra universi

 

 

nasco noma(pi)de

non sede(re)ntario

 

seguo piste

percorro cammini

 

 

curioso del diverso da me

sempre aperto ad incontri

 

m'accampo qua e là

senza fermarmici mai

 

 

il mio vagare errante

non cerca stella

 

perché le ama tutte

e di tutte s'incanta

 

 

miliardi di miliardi

tutte sole insieme

 

nella mente e nel cuore

la mia serena solitudine

 

 

non spersonalizzo

non reifico l'umano 

 

anzi personalizzo io

tutti gli essenti

 

 

senzienti viventi e non

tu come le stelle

 

come sennò "fratello sole"

perché mai "sorella luna"

 

 

folle semplicitas

supera omniae sapienze

 

solo l'amore

splende

 

 

unica realtà il vuoto

realtà ultima il nulla

 

effimeri noi caparbi

cerchiamo di riempirlo

 

 

non naufrago

m'immergo

 

dolcindefinibile nulla

anaromatico tutto

 

                                   

"Occhio Zio Sam, sbarcano i topi!" "... immigrants, particularly Italians, coming from

'the slums of Europe'" vignetta dello statunitense "Judge" 1903 riguardo l'invasione

di nuovi "immigrati, specialmente Italiani, 'direttamente dai bassifondi d'Europa'", che

denigra gli immigrati italiani, Anni Venti non desiderati, bloccati per legge all'arrivo,

molti solo perché di opinioni controverse, come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.

 

Il primo operaio in un calzaturificio e il secondo pescivendolo ambulante, nel grande

Paese delle libertà democratiche perseguitati per le loro convinzioni politiche dette 

"anarchiche", addirittura giustiziati accusandoli ingiustamente di crimini non commessi

nonostante dubbi e confessioni scagionanti, piuttosto vittime di errori giudiziari da

razzismo e intolleranza, riabilitati ufficialmente solo mezzo secolo più tardi nel 1977...

 

Ma nonostante tutte le calunnie e le intimidazioni, anche di molti al Governo che gli

dicono di tornarsene "da dove vengono", la grandissima maggioranza degli immigrati

italiani credendo nella promessa della nuova terra e definendosi orgogliosamente sia

Italiani che Americani rimarranno al loro posto lungamente e per lo più dimenticati dalla

Patria e contribuiranno a cambiare sicuramente anche in meglio il nuovo Paese.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

In bene e in male

 

                                   

noi umani siamo come siamo

 

                                   

... 'na gran brutta razza!

 

                                   

 

                                   

Ignorare tutto 

 

                                   

e dirci "orgogliosi" d'esserlo

 

                                   

... 'na gran cazzata!

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Noi stessi migranti dalla memoria corta

 

Le migrazioni hanno dall'origine un ruolo fondamentale, anzi

decisivo nella preistoria e storia umana, da allora fino a oggi,

con migrazioni "preistoriche", migrazioni "storiche" e migrazioni

"contemporanee", che vedono prima la Penisola Italica Terra di

per eccellenza di immigrazione poi Nazione di emigrazione e di

nuovo Paese di immigrazione.

 

Da ricordare innanzitutto che ancora oggi siamo un Paese di

emigrazione, fenomeno migratorio in uscita che di fatto non è mai

cessato e incide profondamente sulla storia economica, sociale e

demografica dell'Italia, 1876-1988 quasi 30 milioni di Italiani

emigrati all'estero, di cui solo poche migliaia tornati in Italia, non

ammessi, economicamente o professionalmente delusi, nostalgici

delle proprie radici, una grande perdita per un Paese 1871 con

meno di 30 milioni di abitanti e 1991 meno di 60 milioni.

 

Una storia quella della nostra emigrazione con quattro fasi:

-la prima 1876-1900

-la seconda 1900-Prima Guerra Mondiale

-la terza tra le due ultime Guerre Mondiali

-la quarta Secondo Dopoguerra-Anni Settanta del Novecento.

 

 

La prima emigrazione italiana 1876-1900 discreta ma con flusso

crescente non regolato, in quasi assoluta assenza di politiche

migratorie, mancata vigilanza e inesistente tutela delle persone, 

movimenti di massa spontanei e spesso clandestini di 5 milioni di

persone 80% maschi e giovani, addirittura uno su cinque sotto i

14 anni, quasi tutti contadini, causa la prima grande depressione

mondiale 1873-1879 con crollo di derrate alimentari e politica

protezionistica del Governo, costretti a cercarsi da soli mezzi di

sopravvivenza fuori dall'Italia, poi 1870-1913 il reddito cresce più

rapidamente della popolazione alzando quello "pro capite".

 

All'inizio mete europee, Francia e Germania, poi fine secolo anche

extra-europee, Argentina, Brasile e Stati Uniti, primato in Sud-

America (per via di lingua e cultura) occupati nella lavorazione

di monocolture, poi in rapida decrescita al 1900 con la crisi

politica e agricola e un conseguente aumento di flussi migratori

verso gli Stati Uniti d'America, nella scelta influenndo anche la

provenienza geografica, dal Sud-Italia più mete extra-europee,

dal Nord-Italia invece più continentali, Francia al primo posto.

 

 

La seconda emigrazione italiana 1900-Prima Guerra Mondiale

coincide con l'avviato processo di industrializzazione italiana,

la "Grande Emigrazione" di per sé un controsenso, ma l'intensa

industrializzazione è disomogenea sul territorio e non riesce ad

assorbire la eccedente manodopera espulsa dal settore agricolo 

delle aree rurali, un vero e proprio esodo con 9 milioni gli Italiani

che emigrano a una media di 600 mila l'anno, picco 1913 con

quasi 900 mila espatri.

 

Una emigrazione prevalentemente extra-europea, quasi la metà

(meridionali i 3/4!) in America, anche le destinazioni europee in

forte crescita, Francia, Germania e Svizzera, non solo giovani

maschi ma intere famiglie, pur ancora grande lo squilibrio tra i

sessi, tutti accomunati dal trovare lavoro sempre in comparti

produttivi di sfruttamento della manovalanza, miniere, strade,

edilizia.

 

Creato 1901 il Commissariato Generale dell'Emigrazione a tutela

degli emigranti con regolamentate condizioni d'espatrio e più

disciplinato flusso migratorio, comunque gravissimi i problemi

igienico-sanitari e sociali per le folle ammassate in porti d'imbarco

come Genova, Palermo e Napoli, esempio eclatante l'epidemia di

colera a Napoli 1911, già Mark Twain nel suo romanzo "Innocents

Abroad or The New Pilgrims' Progress" - "Gli innocenti all'estero" -

1869 a scrivere "Civitavecchia il più orribile covo di sporcizia,

d'insetti, d'ignoranza in cui ci siamo imbattuti finora".

 

 

La terza emigrazione italiana tra le due ultime Guerre Mondiali  

con un brusco calo delle partenze, causa le restrizioni legislative

di alcuni Stati, primi Stati Uniti d'America con il famoso Quota Act

1921 e 1924 per quote massime di maschi da Paesi non più graditi

come l'Italia, la grande crisi del 1929, la politica restrittiva e anti-

emigratoria dello Stato Fascista per prestigio e bisogno di giovani

leve a scopi militari, l'emigrazione valvola di sfogo per una

popolazione in grave crisi economica e con elevato tasso di

disoccupazione, solo in parte compensata da bonifiche di aree

agricole in patria e colonizzazioni in Africa.

 

Da un lato diminuita emigrazione oltreoceano, dall'altro aumentata

in Europa, soprattutto verso la Francia, numerosi qui gli espatri

politici di antifascisti specie comunisti, e verso la Germania Anni

Trenta alla firma del "Patto d'Acciaio", 1920-1940 3 milioni lì finiti

come manodopera in agricoltura, edilizia, industria, prevalente ma

in diminuzione la componente maschile con un aumento dei

giovani sotto 14 anni, seconda ondata famiglie o famigliari rimasti

in patria, il Commissariato Generale dell'Emigrazione incorporato

prima nel Ministero degli Esteri poi sostituito con una Direzione

Generale per gli Italiani all'Estero.

 

 

La quarta e ultima emigrazione italiana Secondo Dopoguerra-Anni

Settanta del Novecento ma di fatto ancora in atto, di nuovo flussi

in aumento con 7 milioni di espatri, nonostante il Paese sia ora 

dinamico protagonista di profondi cambiamenti economici, sociali

e politici, rapida industrializzazione al Nord, boom economico

1950-1970, considerevole aumento del PIL da 165 a 522 miliardi di

dollari, grande flusso migratorio interno da aree rurali a grandi

centri urbani, da dimenticate e per questo ora povere Regioni del

Sud come manodopera in quelle industrializzate del Nord, mete

estere fine Anni Quaranta, extra-europee Venezuela, ma America

Latina in calo, e Australia, europee Francia, Svizzera, Germania, in

Belgio lavoro in miniera abbandonato 1956 dopo la tragedia di

Marcinelle in cui rimangono uccisi 136 minatori italiani.

 

I flussi migratori verso le destinazioni già più appetibili come Stati

Uniti d'America ridotti per restrizioni dei Governi, l'emigrazione 

ridotta a ricongiungimenti di famigliari con persone già emigrate,

l'Australia non più sbocco emigratorio perché troppo lontana.

 

 

Anni Cinquanta le mete transoceaniche continueranno a calare

mentre aumenteranno quelle europee, i trasferimenti oltreoceano

di famiglie e spesso definitivi mentre quelli europei individuali e

con gran numero di rientri, la vicinanza geografica favorendone la

temporaneità e la Germania evitando insediamenti definitivi a

vantaggio di quelli temporanei, una emigrazione comunque più

qualificata, controllata e assistita, in prevalenza da Sud-Italia con

un terzo della popolazione nazionale condannata politicamente al

70% dell'emigrazione continentale e l'80% di quella transoceanica.

 

Poi dal 1970 l'Italia si trasforma da Paese di emigrazione a Paese

di immigrazione senza che venga però percepito dalle Autorità, la

cosiddetta "Legge Martinelli" Anni Novanta primo completo

provvedimento normativo sull'immigrazione (!).

 

 

Da una così consistente e prolungata emigrazione una serie di

rilevanti conseguenze sia positive che negative, tutte importanti

per meglio valutare gli effetti delle migrazioni oggi verso il nostro

Paese, negativa più evidente la perdita di popolazione e forza

lavoro, in alcune zone tanto incidente da alterarne il tessuto

demografico depauperato di capitale umano fino a spopolamento

anche irreversibile di alcuni Comuni, in Regioni come Molise nel

Secondo Dopoguerra dimezzando la popolazione in età lavorativa,

da cui una "razionalizzazione" forzata degli insediamenti umani,

moltissimi piccoli borghi di montagna e alta collina scomparsi.

 

Positiva l'acquisizione di redditi o capitali guadagnati da emigrati

all'estero, spesso di vitale importanza nel sostentamento delle

famiglie rimaste qui, specie al Sud, l'emigrazione modificando

anche la vita sia a chi andato all'estero a cercar fortuna che ai

famigliari, stili vita, atteggiamenti, comportamenti influenzati da

interscambi con il resto del mondo e, al ritorno temporaneo o

definitivo di espatriati, da nuove qualità professionali e culturali lì

acquisite, inoltre il consolidarsi di più stretti e intensi rapporti

politici, economici e culturali fra l'Italia e Paesi d'immigrazione

con ora influenti comunità italiane.

 

 

Bilancio tutto sommato positivo per le popolazioni e tuttavia non

sufficiente a risolvere i gravi problemi di arretratezza economica

delle aree di esodo, alleggerendone sì la pressione demografica

ma a costo di mancato sviluppo economico, senza riscatto né

risanamento, una politica davvero globale in favore degli Italiani

all'estero solo dopo più di un secolo d'intensa emigrazione

italiana con la prima Conferenza Nazionale dell'Emigrazione 1975,

1989 stabilito per legge il primo censimento degli italiani residenti

all'estero (!).

 

Secondo il Ministero degli Esteri gli Italiani all'estero quasi

5 milioni, 35% in Europa, 11% Nord-America, 50% Sud-America,

2% Africa e 2% Oceania, i loro discendenti "oriundi", figli, nipoti,

pronipoti e parenti stretti con cittadinanza straniera quasi 60

milioni, praticamente un'altra Italia (!), solo 3-4% in Europa i più

in Francia, quasi 30% in Nord-America principalmente in Stati

Uniti), quasi 70% in Sud-America, Brasile e Argentina.

 

 

L'opinione pubblica italiana negli ultimi anni talmente coinvolta

da propagandistica speculazione in volutamente pompate pseudo-

problematiche di immigrazione straniera, da dimenticarsi i propri

emigrati all'estero e tutti i purtroppo loro simmetrici problemi e

difficoltà da decenni e decenni a questa parte, proprio per colpa

dei medesimi pregiudizi oggi irrazionalmente o criminalmente

creati in Italia per beceri vantaggi immediati di consenso politico.

 

Gli stereotipi più diffusi e durevoli del pregiudizio anti-italiano

all'estero creati e alimentati da giornali satirici stranieri, in tutti i

Paesi con forte presenza di emigrati italiani, su di loro soprannomi

di ogni genere, spiritosi, volgari, insultanti, infamanti nomignoli

e espressioni come "Dago" anglosassone da they go "(finalmente)

se ne vanno" o da dagger "coltello" "accoltellatore" "popolo dello

stiletto", poi "maccheroni" o "macaroni" o "maccarrone" in tutto il

mondo e in tutte le lingue, ancora "WOP" WithOut Passport o

WithOut Papers in America, "carcamano" "che calca la mano (sulla

bilancia quando ti pesa quello che vende)" ovvero "truffatore" in

Brasile.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Le origini della "cultura umana"

 

Le migrazioni sono il fenomeno vitale comune a tutti gli esseri

viventi, piante e animali, umani inclusi, che ha permesso il

popolamento del nostro pianeta in un ininterrotto susseguirsi di

spostamenti e ampliamenti nel tempo, con modalità, tipologie,

cause e motivazioni differenti.

 

La specie umana in particolare è sulle gambe da sempre secondo

"migrazioni" che per possono essere "nomadismo economico" di

cacciatori-raccoglitori evolutisi in pastori-guerrieri, agricoltori e

commercianti, "invasione armata o culturale" di pastori-guerrieri

nomadi contro popolazioni sedentarizzate, soggiogandole

militarmente per poi integrarvisi o per dispersione genetica o per

inferiorità numerica o per inferiorità culturale, "esodo" spontaneo

di intere popolazioni, "diaspora" dopo una occupazione militare

cacciati dal proprio territorio, "deportazione" o trasferimento

forzato da parte di Governi dittatoriali di interi gruppi etnici.

 

 

Di fatto il processo di evoluzione dell'intera specie umana inizia

in Africa Orientale circa 2 milioni di anni fa nella Great Rift Valley,

fra Etiopia a Nord e Mozambico a Sud, prima australopitechi, poi

ominidi, Homo Habilis e Homo erectus, e ancora dopo circa 200

mila anni fa l'Homo Sapiens, che vive di raccolta e caccia, da

Africa Centro-Occidentale, spostandosi ad esaurimento risorse,

animali e piante edibili, o alla contesa del territorio da parte di altri

gruppi umani, tutto in micro scala con poche decine di individui

che si muovono lentamente a distanze di pochi chilometri alla

volta.

 

Dicendo "migrazioni umane" intendiamo piuttosto fenomeni di

diffusione umana in grandi numeri su ampie superfici in tempi

lunghi, quindi possibile oggetto di studi antropologici, genetici,

linguistici e socio-culturali, diffusione di "umani", dai progenitori

ominidi africani inizi Era Quaternaria fino a noi moderni Homo

Sapiens, a convalidare sperimentalmente le teorie Out of Africa I,

ipotesi paleoantropologica dominante, da 1,8 a 1,3 milioni di anni

fa, e Out of Africa II, da 70 mila anni fa, (forse anche una terza?),

rispettivamente relative all'esodo dal Continente Africano di una

prima antica ondata di Homo Erectus e una molto più recente di

Homo Sapiens (nuove tecnologie di analisi genetica adesso ne

permettono il tracciamento di linee ereditarie materne e paterne,

genoma mitocondriale matrilineare e genoma del cromosoma "Y"

patrilineare).

 

 

Gli umani preistorici sono sempre stati in movimento, da soli o in

gruppo per raccogliere radici e frutti spontanei oppure a caccia

per inseguire prede, un lunghissimo vagare che li porterà fuori 

dall'Africa sempre più lontano, Homo Erectus più di un milione di

anni fa in Asia, la famiglia di ominidi a cui noi tutti apparteniamo,

Homo Sapiens incluso, a raggiungere in decine di migliaia di anni

tutti gli attuali Continenti, ad eccezione dell'Antartide.

 

Nessuno stupore dunque per i fenomeni migratori in atto oggi,

in quanto caratterizzano la nostra specie dalla sua origine lungo

tutta la sua storia, letteralmente costellata da spostamenti di

piccoli gruppi o intere popolazioni da un Continente all'altro,

spinti a spostarsi da cambiamenti climatici, catastrofi naturali,

carestie, guerre, persecuzioni e povertà alla ricerca di ambienti in

cui poter vivere meglio.

 

 

Precisiamo a questo punto che con "Homo" (Linnaeus, 1758)

intendiamo un genere di primati della famiglia Hominidae, a

comprendere numerose specie estinte e l'unica ancora esistente

senza sottospecie, l'"Homo Sapiens", l'essere umano moderno,

un genere che compare come fossile circa 2,4 milioni di anni fa

con l'"Homo Habilis", la specie più arcaica, "Homo" perché con i

i suoi resti craniali giacciono utensili in pietra del Paleolitico

Inferiore.

 

Tutti gli appartenenti al genere Homo mostrano capacità cranica

crescente rispetto ad altri hominina (600 centimetri cubici l'Homo

Habilis, 450 l'Australopithecus Garhi), con un aumento molto

significativo 600 mila anni fa (1200 nell'Homo Heidelbergensis) e

via via una ventina di altre specie tutte estinte ad eccezione di

Homo Sapiens, fra le quali l'Homo Neanderthalensis, specie

congenere scomparsa tra 25 e 30 mila anni fa, l'Homo Floresiensis,

forse l'ultima, sopravvissuta fino a 12 mila anni fa, e una ulteriore

specie detta Homo di Denisova.

 

Le migrazioni più antiche quindi quelle dei nostri lontani antenati,

l'Homo Erectus nel Sudest Asiatico circa 2 milioni di anni fa, poi

tra 120 e 100 mila anni nel Vicino Oriente, seconda ondata di una 

diffusione forse iniziata già 180 mila anni fa, attraverso lo Stretto

di Bab el-Mandeb tra Mar Rosso e Golfo di Aden, a popolare le

coste di Asia Meridionale, Australia raggiunta circa 55-50 mila anni

fa, Europa 10 mila anni dopo a causa del più rigido clima, Asia

Nord-Orientale oltre 15 mila anni fa, America Settentrionale via

l'allora "Istmo della Beringia", per poi sportarsi ad America

Centrale e quindi Meridionale.

 

 

Gruppi etnici continueranno a spostarsi dovunque al mondo,

rilevante per noi l'esempio della Penisola Italica, raggiunta da

Fenici e Greci sulle coste meridionali e Sicilia, la "Magna Grecia",

eccezionali i flussi tra il IV e il V sec, storiche migrazioni (non

"invasioni") di numerosi popoli penetrati nei territori di un Impero

Romano d'Occidente già esaurito da regioni nordiche e centro-

asiatiche, accellerandone il collasso politico ma contribuendone

notevolmente alla rinascita e ulteriore sviluppo. 

 

Goti, Vandali, Alani, Svevi, Burgundi, Longobardi, Unni sono

tutti tribù nomadi che si spostano con donne, bambini e anziani

insediandosi nei nuovi territori, a farne parte del sistema o per

combatterlo, una storia che si ripete e mai si arresterà, come più

tardi nel XVI sec le Americhe diventeranno principale meta di

migranti europei, gente in cerca di fortuna, gruppi minoritari

perseguitati, deportati africani ridotti a schiavi, fino alla situazione

odierna che vede tutti i nativi americani come sparute minoranze,

da Nord a Sud, fenomeno ancora più acuto in Australia, ultimo

Continente "scoperto" da noi predatori europei, dove gli

aborigeni, discendenti dell'Homo giunto qui oltre 50 mila anni fa,

sono ridotti al 2,5% della popolazione e considerati "scarti".

 

 

E nulla di nuovo quindi se nuove migrazioni sono in atto oggi, lo

saranno anche in futuro, sempre, come i fenomeni migratori che

hanno caratterizzato proprio noi Italiani a cavallo dell'Ottocento e

Novecento e di nuovo nella seconda metà del secolo scorso, 

tutte genti dall'estremo Nord- e Sud-Italia.

 

Quindi riguardo alle prime "migrazioni pre-Sapiens" sappiamo per

certo che due milioni e seicentomila anni fa l'umano esce dalla

principale nicchia ecologica tropicale dei primati, una specie di

scimmia "catarrina", cioè col naso all'in giù, fino ad allora

praticamente erbivora, che entra in competizione coi carnivori

sviluppando così una propria "cultura", un insieme di conoscenze

acquisite, condivise in gruppo e trasmesse sempre arricchite di

generazione in generazione, e diffondendosi proprio perché ora 

specie onnivora-carnivora su territori necessariamente più estesi,

da cui l'inizio di una lunghissima serie di successive migrazioni,

prima evidenza scientifica di una migrazione fuori dall'Africa

quella dell'Homo Erectus circa 1,7 milioni di anni fa.

 

 

Infatti i primi appartenenti al genere Homo - l'Homo Ergaster,

l'Homo Erectus e l'Homo Heidelbergensis - migreranno dall'Africa

circa 2 milioni di anni fa, durante il Pleistocene Inferiore,

disperdendosi fino al Sud-Est Asiatico, molto probabilmente a

causa della cosiddetta "pompa sahariana", migrazione di flora e

fauna tra Eurasia e Africa, causa periodi pluviali di molte migliaia

di anni, in Africa fase del "Sahara umido", seguiti da una fase

"desertica" tra 1,8 e 0,8 milioni di anni fa, quando il Nilo si secca

completamente salvo temporanei periodi, causa il sollevamento

geologico della regione o "Swell nubiano".

 

Il primo periodo umido restringe il deserto tra Nord e Sud 

consentendo una la colonizzazione dei territori orientali del

Sahara e del Nordafrica, mentre il successivo periodo secco

spingerà alla colonizzazione del resto dell'Africa Sub-Sahariana,

dell'Asia passando attraverso Sinai e Yemen, dell'Europa tra 1,8 e

1,6 milioni di anni fa anche attraverso Stretto di Gibilterra e Canale

di Sicilia, in coincidenza con un notevole abbassamento del

livello del mare.

 

 

Evidenze di queste migrazioni con successiva dispersione fuori

d'Africa dell'Homo Ergaster con i suoi strumenti litici in Pakistan,

Oriente e Caucaso, la Cina popolata più di un milione di anni fa e

con prove sicure della prima utilizzazione del fuoco di Homo

Erectus, il Sud-Est Asiatico raggiunto circa 1,7 milioni di anni fa, 

l'Europa Occidentale circa 1,2 milioni di anni fa.

 

Tutte queste "ondate migratorie" di Homo Erectus con alternanti

esiti, da occupazione di un nuovo territorio che non soddisfa i

bisogni, e quindi una nuova migrazione, a una colonizzazione

soffisfacente e perciò stabile, come l'Homo Erectus in Eurasia poi

evolvendosi in Homo Neanderthalensis e Homo di Denisova e

ancora in Homo Heidelbergensis, il quale, dopo essersi ibridato

con Neanderhal e Denisova, tornerà in Africa, lÌ sviluppandosi in

Homo Sapiens, l'uomo contemporaneo.

 

 

Riguardo alle seconde "migrazioni Sapiens" fuori dall'Africa

presuppongono quindi una origine africana dell'Homo Sapiens,

supportata da una prima ipotesi dell'"origine unica", o "africana"

o Out of Africa I e Out of Africa II, una seconda dell'"origine

africana recente", o Recent Single-Origin Hypothesis, e una terza

detta "del rimpiazzo", o Replacement Hypothesis, le quali, in altre

parole, presuppongono che noi uomini moderni ci siamo evoluti

in Africa, siamo migrati all'esterno e facendo questo andati

sostituendo tutti gli altri ominidi in tutto il mondo.

 

L'insieme di queste teorie supportato da ricchissime evidenze

scientifiche, paleoantropologiche (migliaia i ritrovamenti fossili),

archeologiche, linguistiche, selettive climatologiche, genetiche e

filo-geografica, tutte a confermare come il popolamento dei vari

Continenti da parte dell'umano moderno sia davvero avvenuto a

ondate sempre iniziando da quello Africano.

 

 

Per capire meglio il lentissimo processo delle "migrazioni

Sapiens" basti quantificarne prima la velocità calcolabile in

1 chilometro all'anno via terra e 750 metri annui lungo le coste,

solo poi, a partire da 70-75 mila anni fa, sforziamoci di seguirne a

questo passo l'avanzamento dall'Africa Nord-Orientale lungo le

coste meridionali dell'Asia, fino all'India, al Sud-Est Asiatico e da

qui la separazione in due rami, uno verso Nord fino in Cina 67

mila anni fa, l'altro verso Sud lungo la costa del Vietnam fino

alla Nuova Guinea e all'Australia 60-55 mila anni fa, poi lungo le

coste orientali dell'Asia verso Nord 50-30 mila anni fa fino ad

effettuare il primo passaggio della Beringia al Continente Nord-

Americano per mare o per terra, in quanto l'istmo rimane emerso

solo tra 25 e 10 mila anni fa, dando inizio al popolamento delle

Americhe.

 

Il popolamento dell'Asia Centrale è già iniziato 45-40 mila anni fa,

tutto il Medio Oriente a partire sia da Asia Meridionale che da

Africa Nord-Orientale, circa 40 mila quello di Europa sia da Medio

Oriente che da Asia, 25-10 mila anni fa ulteriore popolamento

dell'Africa a Nord dell'Equatore, Nord del Medio Oriente occupato

da popolazioni in partenza da Anatolia e poi regioni di cultura

"kurgan" (tombe con tumulo sopra), tutte di lingue indoeuropee e

dirette in Europa, ultima grande espansione quella di popolazioni

di Asia Centrale, di lingue altaiche, da 2.300 anni fa fino quasi ai

nostri giorni, sostituendo le lingue indoeuropee parlate in Asia

Centrale e Anatolia.

 

 

La diffusione umana su così sconfinati territori avviene dunque in

una continua serie di migrazioni nei millenni almeno da 120 mila

anni fa, spostamenti spesso favoriti da cambiamenti climatici,

come grazie al notevole abbassamento di mari ed oceani durante

le glaciazioni a scoprire lingue di terra ponti tra coste e isole

(verso America e Oceania), terre emerse nell'ultima fase glaciale

del Quaternario.

 

Fin qui dell'Homo Sapiens tutte migrazioni "economiche" di

sopravvivenza, spostamenti a ondate, di cui la più massiccia

60 mila anni fa, che lo portano in ripetuti contatti con altre specie

di Homo, come Neanderthal in Europa e Denisova in Asia,

documentatamente incrociando con loro il proprio patrimonio

genetico di cui conserviamo evidenti tracce nel nostro DNA.

 

 

L'"Europa" antica

 

Appurato che nessuno di noi Homo oggi esistenti è "nato" in

Europa ma tutti veniamo dall'Africa, dal Mesolitico circa 7000 aC

va formandosi una cultura pre-indoeuropea detta dell'"Europa

Neolitica", 6500-3500 aC, omogenea e diffusa già prima delle

grandi migrazioni di popoli di lingue indoeuropee, fino al 1700 aC

circa, inizio Età del Bronzo nell'Europa Occidentale e delle prime

società agricole in Grecia, un Neolitico che dura nell'Europa Sud-

Orientale circa 4000 anni dal 7000 al 3000 aC, nell'Europa Nord-

Occidentale meno di 3000 anni dal 4500 al 1700 aC.

 

Indipendentemente fra loro gruppi neolitici europei condividono

modalità di vita simili, in piccole comunità fondate sulla famiglia e

più egalitarie delle Città-Stato, con una dieta basata su piante e

animali entrambi domesticati completata da raccolta di vegetali

selvatici e caccia, con una produzione ceramica tutta a mano,

anche se alcune comunità sud-orientali, più esposte, chiuse in

insediamenti fortificati di fino a 3.000-4.000 persone, altre nord- 

occidentali in piccoli gruppi seminomadi di 50-100 membri che

spesso si spostano con i propri armenti, mandrie ma soprattutto

greggi.

 

 

Il Neolitico di villaggi stanziali nei Balcani del Sud, pacifici,

matrilineari ma non matriarcali, spiritualità centrata sul culto di

una deità femminile o Grande Dea / Grande Madre, tutto il

contrario delle successive culture indoeuropee, nomadi, guerriere,

bellicose, patrilineari, le loro lingue nella successiva Età del Ferro

dalle lingue pre-indo-europee appunto dell'Europa Antica, Iberi

nella penisola omonima, Baschi Euskaldunak Pirenei Occidentali,

Aquitani tra Garonna, Pirenei e Oceano Atlantico, Liguri, Sardi,

Minoici, Elimi e Sicani in Sicilia, Etruschi, Reti o Reto-Tirreni,

Camuni della Val Camonica, tutti con lingue pre-indoeuropee

parlate in Europa, un linguaggio paleoeuropeo e pre-indoeuropeo

o più linguaggi precedenti non collegati tra loro, forse con un  un

substrato comunque pre-indoeuropeo o proto-germanico o proto-

vasconico.

 

I popoli di lingue indoeuropee arriveranno nel IV millennio aC

attraverso le steppe pontico-caspiche, a Nord del Mar Nero, e

aggressivi si imporranno come élite sulle popolazioni dell'Europa

Antica, le quali, salvo poche eccezioni, finiranno per adottarne il

linguaggio, un comune proto-indoeuropeo improbabile prima del

5000-4000 aC, influenze linguistiche con tracce apparse per la

prima volta in Anatolia diffondendosi lentamente verso Sud e Est

per secoli, migliaia di anni dopo l'adozione dell'agricoltura.

 

 

La "classica" Grecia europea

 

Nella nostra cultura europea tutta la "classicità" deriva da tre

invasioni dei gruppi etnici, Dori, Ioni ed Eoli dell'antica "Grecia",

nuova fase di espansione fine II millennio aC con colonie greche

a Creta, isole minori dell'Egeo, lungo le coste dell'Asia Minore,

colonizzazioni a Nord di Eoli, al centro di Ioni, a Sud di Dori.

 

Di fatto corrisponde alla decadenza dell'antica "Grecia", parte

inferiore della Penisola Balcanica, arcipelaghi di Ionio e Egeo e

Isola di Creta, l'insieme delle isole ben un quinto dell'intera sua

superficie, il latino Graecia usato solo dai Romani, poi adottato e

affermatosi nella cultura occidentale, come per gli "Etruschi" il cui

vero nome è Rasna Rasenna, i "Greci" in realtà loro nome etnico

῞Ελληνες Elleni e ῾Ελλάς Ellade la loro terra, solo perché i Romani

ne vengono a contatto attraverso popolazioni epirotiche in lingua

locale antica Γραικοί Graikoi, da cui Graeci tutti gli Elleni.

 

 

I Δωριεῖς Dorieìs Dori nella maggior parte del Peloponneso,

Focide, Locridi, Acaia Ftiotide, Creta e nelle colonie doriche,

popolazioni illirico-danubiane, discendenti di Eracle guidati da

Illo, dalla Doride, fra Etea, Focide e Locridi tre tribù di Illei, Dimani

e Panfili alla conquista dell'intero Peloponneso, circa 1100 aC

costituzione di Stati dorici e 1000 aC coloni dorici verso Sud e Est

a Tera, gan parte di Creta (una delle cause della decadenza della

Civiltà Minoica) e Doride d'Asia o Esapoli dorica.

 

Seconda grande migrazione e colonizzazione greca VIII-VI sec aC

colonie doriche in Occidente soprattutto da Corinto a Ionio e

Adriatico meridionale, Leucade, Corcira, Apollonia, Epidamno, in

Sicilia Siracusa, Megara Iblea, Gela, Agrigento, Selinunte, in

Penisola Italica meridionale Eraclea, Taranto, Gallipoli, in età

storica con tendenza a ordinamenti politici conservatori, altissima

considerazione del valore guerriero, maggiore libertà concessa

alle donne.

 

Il Dialetto Dorico del Greco Antico parlato nel Peloponneso a sola

di Elide, Acaia e Arcadia, sovrappostosi a un precedente Dialetto

"Acheo", a Megara e naturalmente nelle colonie doriche, con

varianti locali Laconica, Messenica, Argolica, Corinzia, Megarese,

Cretese, Rodia e altre insulari come a Milo, Tera, Coo e altre, tutta

la lirica corale dei Greci antichi di origine dorica e scritta in

Dorico, usato anche da poeti spesso non dorici, come Pindaro,

pur con "eolismi" e "ionismi", una cultura migrante.

 

 

La "nostra" Europa

 

Il nome "Europa" si è creduto derivante dal Semitico "'ereb" per

"Occidente", usato dai Fenici diffondendosi dalla Siria nel Bacino

Mediterraneo per tutti i Paesi via via scoperti fino allo Stretto di

Gibilterra, in contrapposizione ad "asia", semitico per "Oriente",

entrambi i nomi Europa e Asia assimilati in Greco già nella 

Θεογονία Theogonía "Teogonia" di Esiodo, figlie dei Titani 

Ὠκεανός Oceano e Τηθύς Teti, "Europa" in origine territorio

ristretto a Nord dell'Egeo, contrapposto a Peloponneso e isole,

man mano ampliato all'espansione greca a tutte le Coste Nord del

Mar Mediterraneo, a Ovest fino allo Stretto di Gibilterra e a Est al

Mar Nero, già i primi geografi ionici Anassimandro ed Ecateo

includendo rispettivamente in "Europa" tutta la terra conosciuta a

Nord del Mediterraneo e con "Asia" tutta la terra a Sud, poi

escludendone la "Libia" per Africa, tripartizione del mondo abitato

che rimarrà a lungo tradizionale.

 

Oltre al confine meridionale dell'Europa, gli antichi imparano a

conoscerne anche quello occidentale, l'Oceano, immaginandolo

proseguire anche a Nord, come confine orientale alla scoperta del

Mar Nero "mare chiuso" il fiume Phasis l'estremità orientale del

Mediterraneo, simmetrico alle Colonne d'Ercole, o il Bosforo

Cimmerio e il Tanais, il Don, adottato per tutto il Medioevo.

 

 

Per la conoscenza della Costa Atlantica fondamentali i viaggi del

greco marsigliese Πυθέας Pythéas Pitea di Massalia, che IV sec aC

scopre la Britannia rimanendo dei mari settentrionali conosciuto

approssivamente Mar del Nord e Isole Britanniche, Baltico mare

chiuso sconosciuto, Jütland e Scania "isole", come dalla carta di

Tolomeo, almeno fino al IX sec dC quando navigatori norvegesi

toccano le estreme coste settentrionali dell'Europa, come Othar il

normanno che circumnaviga la Scandinavia e scopre il Mar

Bianco, scoperte poi note nel resto di Europa solo fine XIV sec.

 

Prima sintesi delle moderne conoscenze sull'Europa la grande

carta di Gerardo Mercatore del 1554 che introduce correzioni

fondamentali alla carta tolemaica, XVI-XVII sec tutto il contorno

del Continente ormai noto, anche se la "Moscovia", gran parte di

quella oggi considerata Russia Europea, si fa appartenere all'Asia,

finché XVIII sec tutta la Russia comincia a considerarsi anche

politicamente terra europea, definendo il confine orientale di

Europa la Catena di quegli Urali, facilmente valicabili al centro

e a Sud e molte volte lì valicati da popoli migratori e da eserciti, e

la conca del Caspio almeno in parte, la Catena del Caucaso

decisamente asiatica.

 

 

Difficile quindi definire cosa sia "Europa", delle isole artiche

europee Novaja Zemlja, Arcipelago di Nansen, Svalbard, Isola

degli Orsi, nell'Atlantico non europee Azzorre, Madera, Canarie,

nel Mediterraneo sempre considerate europee Creta e Cicladi,

asiatiche le Sporadi, l'intera linea di confine nell'Egeo definita

più per convenzione che diretti riferimenti geografici, dopo

l'Australia la più piccola parte del mondo, il 7,5-7,7% delle terre

emerse, in pratica non proprio il millantato "centro del mondo" (?)

quanto piuttosto "penisola occidentale dell'Asia", a cui si lega

lungo ben 4.300 chilometri, in realtà molto più corretto tornare a

parlare di "Eurasia", almeno geograficamente parlando.

 

Il concetto eurocentrico di Europa e il suo preteso essere una

parte "indipendente" del mondo è fenomeno puramente storico,

una "individualità" determinata cioè da una lunghissima serie di

fatti umani succedutisi nel tempo, a conferirgli sproporzionata

importanza nello sviluppo dell'intera umanità, situata comunque

al centro dell'emisfero continentale, mediatrice naturale fra Asia,

Africa e Nuovo Mondo.

 

 

L'Europa "classica" frutto del colonialismo

 

 

di Fenici

 

La storia della "colonizzazione" inizia per noi con stanziamenti di

Fenici, ma già molti secoli prima Mediterraneo, Mar Rosso e

Oceano Indiano vengono solcati per commercio o per conquista 

da Egiziani, Babilonesi, Cretesi e Asiatici, le prime stazioni fenicie

a rappresentare una "occupazione territoriale" di tipo moderna

colonia, i Fenici per tutto il II millennio aC però popolo litoraneo

non commerciante per mare, prima navigazione fenicia nei Poemi

Omerici con navi di "Sidoni" mercanti e pirati, prodotti di arte

orientalizzante d'importazione fenicia trovati in Grecia frutto di

relazioni del periodo submiceneo X-IX sec aC, loro colonie solo a

Cipro poi greca.

 

La loro vera espansione coloniale nel Mediterraneo Occidentale,

coste di Spagna con Cadice e Tartesso e Nord-Africa con Utica,

Cartagine, Hadrumetum, Ippona, Leptis, fine II inizio I millennio. 

colonie fondate da "Tiri" e "Sidoni´", poi Malta, forse Pantelleria

in Sardegna, Olbia e Tharros, sulla costa atlantica dell'Africa

subcolonie di Cadice, dell'Europa in Gallia fino alle Cassiteridi,

oggi Isole Shelley, per trovare stagno, Sicilia Occidentale

subcolonia di Cartagine, tutti punti di deposito, emporio, scambi

e rifornimento, tranne proprio Cartagine, risultato di vera e propria

migrazione e unico esempio di espansione verso il retroterra,

l'"Impero Cartaginese".

 

Di certo navigano il Mar Rosso, forse circumnavigano l'Africa, ma

di altre colonie nessuna notizia, neppure nota la loro costituzione

politica né i vincoli con le rispettive metropoli molto più stretti di

quelli delle colonie greche con la patria, il tutto comunque

decaduto alla sua conquista prima babilonese e poi persiana ed

esclusi antichi stanziamenti commerciali in Egitto, Grecia e Asia

Minore, la Fenicia stessa dissolta II-I sec aC il suo commercio

preso dai Siri, di razza e lingua aramaica, unica traccia di civiltà

lasciata dalla  loro sistematica colonizzazione l'"alfa-beto", primo

elemento di unità culturale del Mondo Mediterraneo.

 

 

di Greci 

 

La colonizzazione greco-romana inizia con quella greca già in

età preistorica, gli Elleni stessi invasori della Grecia dal Nord II

millennio aC saturando presto il paese, XV sec aC gruppi di Greci

dall'Attica occupano le Cicladi Centro-Settentrionali, dall'Argolide

quelle Meridionali e quasi tutta Creta, lungo rotte commerciali con

Siria ed Egitto in vari punti della costa meridionale dell'Asia

Minore, nella Panfilia, Isola di Cipro ricca di metalli già prima

dell'invasione dorica, Cilicia, XII sec aC le isole orientali dell'Egeo

e poi sulle coste egee dell'Asia Minore, fondando nuove città

autonome anche se con centri di culto comuni, come il tempio di

Apollo sul promontorio Triopico, quello di Poseidone Eliconio sul

promontorio Mycale e dell'Apollo di Gryneion, gradualmente

dissociandosi dai luoghi d'origine al contatto con più evolute

Civiltà Orientali e promuovendo il più forte sviluppo economico e

intellettuale di tutta la Civiltà Greca.

 

La più grande colonizzazione greca VIII-VI sec aC, per fame di

terre più che di commerci, da Corinto e Megara sull'Istmo, Calcide

ed Eretria nell'Eubea, Rodi, Lesbo, città della Ionia Mileto in testa,

va molto più lontano, fino alle fertili coste della Penisola Italica e

della Sicilia, dal clima simile al greco e facilmente raggiungibili,

già note per rapporti commerciali micenei, sulle coste del Golfo di

Taranto e della Calabria, Cuma, quelle di Sicilia e tra loro prima

Nasso, VIII sec, Metaponto, Sibari, Crotone, Caulonia, sulla Costa

Tirrenica Scidro, Laos, Posidonia, Siris sulla stessa costa la

subcolonia Pixunte e Crotone sulla costa ionica Scylletion, poi la

spartanaTaranto, in Sicilia dopo Nasso Catania, Leontini, Callipoli,

Eubea, a Nord Zancle/Messina e Reggio, nel Tirreno occupando

l'Isola di Pitecusse/Ischia), sul continente Cuma e la "città nuova",

Neapolis, poi Capri, Pandotira, Ponzia, forse anche le originarie

Ercolano e Pompei, insomma la "Grande Grecia", fermati soltanto

da Etruschi verso Nord e Cartaginesi verso la Sicilia Occidentale

(Himera subcolonia di Zancle unica colonia greca sulla costa Nord

dell'isola). S

 

 

Locri Epizefiri fonda Hipponion, Medma, Metauron, poi Corinzia

Corcira, Siracusa con Acre e Casmene, Camarina, colonie su

costa Grecia Nord-Ovest e Adriatico Orientale, Amoracia,

Apollonia e Epidamno d'Illiria, in Sicilia Megara Iblea che a sua

volta fonda Selinunte che fonda Minoa, Gela che fonda Acragas

/Agrigento, Lipari, Massalia/Marsiglia che fonda colonie sulle

Coste di Liguria, Gallia e Iberia fino a Menace/Malaga a Ovest,

non di successo contro Etruschi e Cartaginesi quella di Alalia in

Corsica, che si trasferià a Hyela/Velia coste italiche, e Olbia sarda.

 

Dell'VIII sec aC la colonizzazione delle Coste Nord dell'Egeo,

penisole Calcidiche, di Acte, Sitonia e Pallene, con Torone e

Olinto, Mende nella Pallene, Metone, Dicea Golfo di Salonicco,

Andros fonda colonie nell'Acte e ad Est, Acanto, Sane, Stagira, 

Potidea sull'Istmo della Pallene, dall'Isola di Taso a Nord, Maronia

e Abdera, Calcedone riva asiatica del Bosforo, Bisanzio sulla riva

europea, Eraclea Pontica che fonda Callatis in Tracia e

Chersoneso in Crimea, Lesbo e Tenedo fondano una serie di

piccole colonie sulle coste della Troade, nell'Ellesponto Sesto e

Madito sulla costa europea e Enos in Tracia, Perinto sulla

Propontide, Focea Lampsaco sull'Ellesponto, colonizzatori per

eccellenza i Milesi con un centinaio di fondazioni, tra cui Cizico

sulla Propontide, Abido sulla costa asiatica dell'Ellesponto, e

Proconneso, Peso, Parion, Apollonia sul Rindaco, Cio, Limne,

Cardia, sul Ponto Sinope, Amiso, Trapezunte, Phasis, Dioscurias,

Apollonia, Odesso, Tomi ed Istro, Tyras, Olbia, Teodosia,

Cimmerio, Panticapeo, Ninfeo nonostante forti resistenze da tribù

"barbare".

 

 

Ma sulle coste della Siria, dominate da Assiri, i Greci non ce la

faranno a stabilirsi, anzi le città cipriote a subire dall'VIII sec aC

la supremazia dei potentati orientali, nella Cilicia vi riescono a

Nagidos e Celenderis, a Soli e Holmi, sulle coste della Licia a

Phaselis, in Egitto Μιλησίων τεῖχος sulla foce del Nilo, Naucratis,

centro del commercio greco con l'Egitto, altrove vietato, nella

Libia Tera occupa l'Isolotto di Platea e fondano sul continente

Cirene, Barce più all'interno e Euesperide e Taucheira sulla costa.

 

Così in due secoli i Greci si stabiliranno su quasi tutte le coste

del Mediterraneo e mari come Ionio, Propontide e Ponto, con la

madrepatria a fornire ai coloni prodotti abitudinali, grande

industria d'esportazione a commercio transmarino, quasi tutte le

colonie prevalentemente agricole, a carattere commerciale solo

alcune, come Taranto, colonizzazione arrestata VI sec da Persiani

a Oriente, Cartaginesi a Occidente, così fino a tutto IV sec colonie

o su terre già occupate o nell'Adriatico "Siracusano" o nella Tracia

Macedonia, nell'area italica meridionale molte colonie rioccupate

dalle popolazioni locali, le colonie di Siracusa con mercenari

anche non greci come riserva dell'esercito.

 

 

La tipica colonia greca inizia o come fattoria commerciale o

"nuova famiglia" in genere indipendente dalla madrepatria e i

coloni ne perdono la cittadinanza costituendo proprie istituzioni e

leggi, la separazione temperata da legame sentimentale e rapporti

giuridici regolati da trattati, colonie e metropoli alleate in guerra

e nei commerci, la colonia con l'approvazione dell'Oracolo delfico,

il capo della spedizione eletto dalla città se d'iniziativa pubblica o

dai coloni stessi se privata, i coloni di solito volontari e

l'occupazione del territorio pacifica o i locali cacciati o ridotti a

servi, il terreno misurato e assegnato a sorte in parcelle con

divieto di vendita, solo alcune riservate agli dei e alla comunità.

 

Particolare forma di colonizzazione quella ateniese a scopi

strategici militari "guarnigioni" o commerciali creando così nuovi

terreni per i cittadini poveri, in modo da poter prestare servizio

come "opliti", o in Paesi conquistati o in terreni confiscati ad

alleati ribelli, ma senza indipendenza dalla madrepatria né 

cittadinanza ateniese, come Salamina e Calcide, Caristo in Eubea,

Isole di Sciro, Lemno, Imbro e nel Chersoneso, a Nasso e Andro

nelle Cicladi, Lesbo, tutte cadute con l'"Impero Ateniese", dopo la

Guerra del Peloponneso solo in parte rinnovate fino alle vittorie

della Macedonia, gli abitanti senza diritti politici ad Atene,

fisicamente "prigionieri" nella colonia salvo per ambascerie, feste

religiose, o per affari giudiziari, con una certa costituzione

autonoma un'assemblea comunale o demos da cui però esclusi i

locali - la "cultura" ha il suo prezzo!

 

 

La colonizzazione ellenistica già nel IV sec aC principalmente

dovuta all'eccesso di popolazione, Filippo spinto a guerra contro

la Persia, Alessandro che apre le porte dell'Oriente a fiumane di

Greci nelle nuove città fondate, inaugurando un nuovo periodo di

grande colonizzazione, diversa da quella di VIII-VII sec, fondazioni

per decreto con quella certa autonomia di πόλις, ma non completa

autonomia, capitali di nuove monarchie ellenistiche a scopo

militare o commerciale con la comune missione di "ellenizzare" il

Paese, centri urbani di popolazione greca o ellenizzata.

 

L'opera di colonizzazione di Alessandro enorme, con fondazione

di due Alessandrie, foci di Nilo e Tigri-Eufrate, grandi empori

commerciali, serie di "città-stazione" lungo le "autostrade" delle

grandi vie carovaniere verso India e Battriana, "città-fortezza" di

confine sull'Iassarte, l'Idaspe e l'Indo, solo una trentina finora

conosciute , tra i suoi successori Antigono Monoftalmo fonda una

serie di città in Siria, capitale Antigoneia, Lisimaco idem in Tracia,

capitale Lisimacheia, e Anatolia Occidentale, i Seleucidi di città

greche cospargono Siria, Mesopotamia e Babilonia, centro del

loro dominio, nuova capitale Antiochia sull'Oronte con due porti

commerciali di Seleucia Pieria e Laodicea, la città militare di

Apamea e molte altre città nella valle dell'Oronte, sull'Eufrate, sul

Khabur e i suoi affluenti, Seleucia sul Tigri, seconda città della

nuova monarchia al posto di Babilonia, altre fondazioni in

Susiana, Media, Partica, Ariana, Persia, Battriana, Sogdiana fino

all'Oasi di Merv e all'Indo, nuove e ricostruite città in Cilicia,

grandiosa opera colonizzatrice in Asia Minore a Nord del Tauro,

in Frigia, Lidia e Caria, Celene già capitale della "Grande Frigia",

grecizzata in Apamea Cibotos,  Laodicea sul Lycos, intere regioni

"ellenizzate", Sardi centro delle colonie più occidentali.

 

 

Anche gli Attalidi iniziano già nel III sec aC a fondare città, la 

Pergamo preellenica rifondata capitale del regno, idem in Bitinia,

in Egitto Tolemaide presso Abido con fattorie commerciali sulle

coste del Mar Rosso, macedone invece Antipatreia nell'Illirio e

Antigoneia nella Peonia, numerose le colonie militari in Egitto e

in Asia, riservisti dell'esercito con terreni da coltivare ma l'obbligo

di accorrere alle armi quando chiamati, tutte le città ellenistiche

organizzate alla greca, greca la lingua o κοινή, greci i culti, greca

l'architettura, i Greci però non così numerosi da poter assimilare

le popolazioni indigene delle campagne, tradizioni e civiltà

orientali a prevalere nel tempo sull'"Ellenismo", dapprima

contaminandolo e trasformandolo e alla fine cancellandolo.

 

 

e di Romani  

 

La colonia di Roma è azienda agricola e allo stesso tempo

comunità stabilita dallo Stato Romano su un territorio con propria

organizzazione cittadina, fin dal II sec aC terre conquistate date

"viritim" come proprietà privata ai singoli Cittadini Romani

"individualmente", parcelle a formare nuovi distretti amministrativi

dell'Ager Romano o "Tribù" o ad accrescere già esistenti.

 

Ma con la necessità di presidiare stabilmente punti cruciali del

territorio, specialmente le coste, lo Stato invece di un esercito

permanente vi mette a presidio una colonia, tre centurie di

cittadini come le tre Tribù originarie di Roma, organizzati in

comunità con una certa autonomia, assegnando in proprietà a

ciascuno una piccola parcella di terra di 2-6 "iugeri" (1 iugerum

area arabile al giorno con coppia di buoi "aggiogati" iugum giogo

= 1/4 di ettaro o circa 2.500 metri quadrati) e l'uso del territorio

comune con obbligo di residenza, le famose Coloniae Civium

Romanorum o Coloniae Maritimae, fino al II sec aC di importanza

più militare che economico-sociale.

 

 

Quando invece una Confederazione di Città consanguinee, come

la Latina, conquista un territorio, per non frazionarlo vi costituisce

una nuova comunità con Cittadini da tutte le sue città, nuovo

membro autonomo detto Colonia Latina o Colonia Latinorum, Cora

e Signa le prime, allo scioglimento della Lega nel 338 continuando

Roma la tradizione senza assegnarne terre viritim

costituendovi  ager publicus, nuove comunità autonome alleate in

foedus i coloni romani o italici prendendone la cittadinanza

secondo leggi proprie e quasi in completa autonomia nel proprio

territorio, senza tributi altri che contingenti militari a sostenerne la

politica estera.

 

I coloni molto numerosi, dai 2.500 di Cales e Luceria ai 20.000 di

Venusia, vero strumento di "romanizzazione" della Penisola Italica

di importanza sia militare che econonomico-sociale, ancora

insieme a colonie marittime di soli 300 cittadini romani e colonie

latine come la lontana Aquileia, mentre nell'entroterra a Parma,

Mutina e Saturnia comunità di 2.000 coloni, Luca e Luna con 2.000

cittadini tutti romani con funzione "romanizzatrice" ed economico-

sociale già delle Colonie Latine, queste perdurando fino alla

Guerra Sociale o poco dopo ma poi convertite in Municipi, altre

colonie latine con funzione giuridica fra le popolazioni galliche,

liguri e venete a Nord fino alla Livenza, ottenuta poi da Cesare nel

49 la Cittadinanza Romana il nomen latinum sparirà, idem per la

latinità coloniaria delle comunità non romane della Narbonense e

altrove, Augusto riservando il titolo di coloniae solo a quelle di

Cittadini romani, le città provinciali in seguito con diritto latino

come in Spagna da Vespasiano dette municipia latina e i loro

abitanti Latini coloniarii.

 

 

La democrazia romana dà impulso alla colonizzazione extra-

italica, oltremare, una colonia a Cartagine nel 122 poi soppressa,

prima colonia transalpina Narbo Martius nel 118, i Gracchi

preferendo nella Penisola l'assegnazione viritim, poi una nuova

fase con la riforma dell'esercito di Mario ora formato da proletari

senza risorse economiche né professione civile, al momento del

congedo pensionati con assegnazioni di terreni acquistati o

confiscati dallo Stato, le Coloniae Militares, con Silla e poi i

triumviri profondo rivolgimento della proprietà fondiaria nella

Penisola, Cesare riprendendo soprattutto la colonizzazione trans-

marina e Augusto "regolarizzando" le nuove colonie italiche con

indennizzi ai proprietari dei terreni espropriati, Colonie Augustee

extra-italiche in Dalmazia, Illiria, Lusitania, Mauretania e Pisidia

per romanizzare queste regioni appena conquistate, nel 13 aC

istituiti i praemia veteranorum in denaro a sostituire in parte le

colonie militari, Adriano limitandosi ad assegnazioni viritim

con premi in denaro, sotto Settimio Severo solo "Colonie

Imperiali" titolari e fittizie, diritto onorifico concesso a Municipi,

città o no, nelle Provincie propedeutico alla concessione di

immunità e ius italicum, anche fino a e dopo Costantino.

 

 

Colonie Romane d'epoca repubblicana fino a Mario in ordine

cronologico di fondazione, Ostia, foce del Tevere Età Regia,

Antium già dei Volsci, Tarracina Lazio Meridionale, Minturnae e

Sinuessa già degli Aurunci, Castrum Novum nel Picenum, Castrum

Novum colonia marittima Costa Tirrenica sulla Via Aurelia a Sud di

Civitavecchia, Sena Gallica e Aesis o Aesium in Umbria, Alsium,

Fregenae e Pyrgi in Etruria, Castra Hannibalis Bruzio, Volturnum,

Liternum, Puteoli e Salernum Campania, Buxentum Lucania,

Tempsa e Croton Bruzio, Sipontum Apulia, Potentia Piceno,

Mutina e Parma Emilia, Saturnia e Graviscae Etruria, Luna Liguria,

Auximum Piceno, Tarentum o Colonia Neptunia e Scolacium o

Colonia Minervia Bruzio, Carthago o Colonia Iunonia Africa,

Dertona Liguria, Narbo Martius Gallia Narbonense.

 

Colonie Latine, sempre in ordine cronologico di fondazione, Cora

e Suessa Pometia Lega Latina, Signia Re Tarquinio, tutte Età

Regia, Velitrae poi Municipio sine suffragio, Norba, Antium colonia

latina poi romana, Ardea, Vitellia, Circei Tarquinio il Superbo e

rifondata Satricum distrutta ricostruita e ridistrutta, Nepete e

Sutrium Etruria Meridionale, Setia già dei Volsci, Cales Campania,

Fregellae già dei Volsci distrutta e sostituita da Fabrateria Nova,

Luceria Apulia, Suessa Aurunca già degli Aurunci, Pontiae Isole

Pontine, Saticula Sannio, Interamna Lirenas e Sora già dei Volsci,

Alba giá dei Marsi, Narnia Umbria, Carsioli già degli Equi, Venusia

Apulia, Hadria Piceno, Cosa in Etruria, Paestum Lucania,

Ariminum Emilia, Beneventum Sannio, Firmum Piceno, Aesernia

Sannio, Brundisium Apulia, Spoletium Umbria, Cremona e

Placentia Cisalpina, Copia/ThuriiVibo Valentia Bruzio, Bononia

Emilia, Aquileia ai confini d'Istria, Luca Etruria, Carteia Spagna

Ulteriore, Valentia Spagna Citeriore.

 

 

Le Città della Gallia Cisalpina costituite in Colonie Latine dopo

la guerra sociale 89 aC, Albingaunuim, Alba Pompeia, Aquae

Statiellae, Genua, Veleia, Tigullia, Libarna, Vercellae, Novaria,

Ticinum, Mediolanium, Laus Pompeia, Comum, Bergomumn,

Brixia, Verona, Mantua, Tridentum, Ateste, Patavium, Vicetia, poi

convertite nel 49 aC in Municipia Civium Romanorum.

 

 

Le Colonie Militari per veterani, dal 100 aC Colonia Mariana

Eporedia/Ivrea Transpadana, Colonia Mariana Corsica, mentre

Colonie Sillane Abella, Arretium, Clusium, Florentia, Hadria,

Interamnia Praetuttianorum, Nola, Paestum, Pompeii, Praeneste,

Urbana, di Cesare le tre colonie di Capua, Calatia e Casilinum,

dopo di lui i triumviri e Augusto sulla Penisola Italica, in ordine

alfabetico, Ancona, Ariminum, Ateste, Augusta Praetoria, Augusta

Taurinorum, Beneventum, Bononia, Brixia, Capua, Concordia,

Cremona, Dertona, Fanum, Firmum, Hispellum, Luca, Lucus

Feroniae, Minturnae, Nola, Nuceria, Parma, Pisae, Pisaurum, Pola,

Sora, Suessa, Sutrium, Tergeste, Tuder, Venafrum, Venusia.

 

 

La colonia romana si differenzia quindi molto da quella greca,

migrazione e fondazione atto del potere, sotto la Repubblica con

lex rogata, fine Repubblica senza leggi, Età Imperiale diritto del

Principe, incaricati sotto la Repubblica i triumviri coloniae

deducendae e collegi per assegnazioni viritane eletti dal popolo,

i dittatori per potere conferito di persona o via legati, consoli o

proconsoli, sotto l'Impero il Principe via legati, invitati gli

aspiranti volontari a dare nome alla colonia, se in numero non 

sufficiente completati attraverso arruolamento forzato, nel periodo

più antico solo Cittadini appartenenti alle classi, datone il

carattere militare, a proletari Colonie Latine e assegnazioni viritim.

 

I Latini ammessi in una colonia romana solo in numero limitato e

senza cittadinanza, agli inizi solo di classi ma in seguito specie

nelle colonie militari, quasi esclusivamente proletari e liberti, il

nome della colonia in antico dalla località, dal III sec aC nomi

augurali (Placentia, Bononia), Età Graccana nomi locali uniti ad

aggettivo di divinità (Tarentum Neptunia, Narbo Martius), più tardi

nomi astratti (Laus, Pietas, Concordia) o nomi aggettivali (Romula,

Victrix, Gemella) o nome del fondatore (Cornelia, Felix, Iulia,

Augusta) o dal numero della Legione (Decumanorum), infine dal

nome dell'Imperatore insieme ad altri (Iulia Augusta Florentia

Vienna).

 

 

I coloni deducti in coloniam in formazione militare, vexillum in

testa, presi gli auspici, secondo i riti etruschi il deducente traccia

con l'aratro il solco futura fossa della città le zolle rovesciate in

dentro inizio del murus, i terreni coltivabili della colonia già

misurati da agrimensori e la suddivisione segnata con cippi, su

terreno pianeggiante e per colonia ex novo centro di misurazione

la colonia stessa, una parte anche considerevole comunque senza

misurazione e per uso comune, dopo la divisio l'assegnazione

datio o assignatio delle parcelle, sortes tratte a sorte o acceptae

variando secondo i tempi, divisioni e assegnazioni segnate sul

terreno e riportate su una mappa o forma con i confini della

colonia, i terreni "centuriati" assegnati e non, un esemplare in

bronzo esposto con la lex coloniae nel foro e uno su tela o mappa

o linteum depositato nell'archivio pubblico a Roma, in Registri

nota di parcelle con rispettivi proprietari e di quelle non assegnate

o subseciva e dei beneficia.

 

Il deduttore fa quindi il primo solenne censimento e nomina primi

magistrati, sacerdoti e consiglio, i terreni assegnati divenendo

prima libera proprietà privata poi resa inalienabile per 20 anni o

più, mentre nelle Colonie Latine la proprietà rimane ex iure

Latinorum, il territorio non più romano, ma in comunanza di diritto

fondiario fra Roma e i Latini, le colonie romane d'Età Imperiale

nelle Province di due categorie, con terreno sottoposto a tributum 

o stipendium e con immunità da imposta fondiaria o altre o 

addirittura secondo lo ius italicum, con proprietà quiritaria o

quiritium riservata ai Cittadini Romani, le ultime con statua di

Marsia simile a quella nel foro di Roma, simbolo di uguaglianza

con la metropoli.

 

 

La costituzione delle Colonie modellata su quella di Roma, i Cives

divisi in Tribù, di rado Curie, dai coloni scelti i Decuriones, Senato

uno a dieci della colonia, a capo Magistrati con vario titolo o un

Dictator annuale o due Praetores o due Consules, poi Praetores

Duoviri e infine Duoviri, nei Municipi quattro i magistrati supremi,

due giudici e due edili in collegio di Quadrumviri, nelle Colonie

Duoviri  uno iure dicundo e uno aediles.

 

 

Le colonizzazioni nel Medioevo

 

Il primo Medioevo, III-VII sec in particolare, come nella Preistoria

tumultuoso di spostamenti di intere popolazioni dall'Asia Centrale

attraverso l'Europa e le coste del Nord-Africa fino all'estremo Sud

della Penisola Iberica, più che missioni coloniali flussi di gente

che abbandona totalmente e definitivamente vecchi territori per

cercarsene di nuovi, unica eccezione la mirabile espansione

dell'Islam VII sec nei casi isolati di stanziamenti arabi lontani dalla

sede nazionale, per il resto anche questa rapida conquista di un

vasto impero da parte di un popolo combattivo.

 

Vere colonie di popolamento agricolo invece, in piccola parte

spontanee ma per lo più coatte, quelle dell'Impero Bizantino, o

Cristiani di Asia Minore e Siria che si trasferiscono al di qua del

Mar di Marmara e dell'Egeo, o schiavi, obbligati a colonizzare

terreni semideserti del Sud della Penisola Italica, o in maggior

numero Tribù barbariche di Basso Danubio e Europa Est all'inizio

attirati con concessioni di terre entro i confini dell'Impero

Romano, alcune temporanee come di Ostrogoti in Tracia e Illiria e

Longobardi in Pannonia, fra Sava e Drava, altre definitive, primi

fra tutti gli Slavi, il contingente più numeroso alla colonizzazione

agricola (Giustiniano II ne stabilisce in una sola volta 70.000 fatti

prigionieri nel Bacino della Struma e in Macedonia Orientale, un

gigantesco movimento di mano d'opera slava ininterrotto fino al

X sec, ripopolando di colonie Tracia, Macedonia, Tessaglia,

regione del Pindo, Attica e intero Peloponneso, alcune comunità

poi trasferitesi nel Sud della Penisola Italica.

 

 

All'estremo Nord d'Europa, popolazioni marinare di isole danesi e

fiordi norvegesi, spinte da sovrapopolazione, danno vita IX-XI sec

a una vasta colonizzazione di carattere diverso nei diversi Paesi,

abili naviganti, commercianti e guerrieri raggiungono prima le

Coste Nord di Germania e Francia come razziatori risalendone i

fiumi e tornandosene a casa carichi di bottino, lungo altre coste

fondano stanziamenti marittimo-commerciali permanenti senza

conflitti in convivenza pacifica con le popolazioni celtiche

originarie, come i Vichingi in Scozia e Irlanda, altrove conducendo

vere invasioni, occupazioni territoriali e conquiste politiche, come

i Danesi in Inghilterra e i Normanni danesi a guida norvegese che

nel 911 fondano il Ducato di Normandia nel Nord della Francia, dal

quale un secolo più tardi partiranno gruppi di avventurieri

penetrando nel Mediterraneo dove costituiranno il Ducato di

Puglia e il Regno di Sicilia, poco dopo il Duca stesso passando la

Manica e conquistando definitivamente l'Inghilterra.

 

Ancora altri navigatori del Nord, norvegesi, dalle Isole Ebridi si

spingono fino al "Grande Canale" o Mare del Nord, altri occupano

le coste dell'Islanda fondandovi colonie stabili e stanziamenti ben

oltre sulla Costa Occidentale della Groenlandia, dove vivranno

fianco a fianco con gli Inuit per circa 400 anni, ma alla fine "si

arrenderranno" lasciando l'isola e raggiungendo 1000-1200 perfino

le coste del Continente Nord-Americano, detto Vinland  o "Terra

del vino", con stanziamento a Terranova, che però ugualmente

abbandoneranno anche a causa di ostilità da parte dei locali nativi

americani.

 

La lunga stagione di espansione nordica si concluderà XI sec

all'estremo opposto con la penetrazione profonda dei Vichinghi

Svedesi in "Russia", dove fonderanno numerose colonie,

specialmente in Ucraina, spingendosi poi fino al Mar Nero e a

Bisanzio, primo contatto dei nordici con il mondo bizantino e

arabo.

 

I Vichinghi o Rus gruppo di origine scandinava svedese avranno

cruciale impatto su sia Ucraina che "Russia", strettamente legate

Vladimir Putin affermando "Kiev è la madre di tutte le città russe",

"Russia" dalla Rus' di Kyiv in Ucraina, monarchia medievale degli

Slavi Orientali, quindi storia tutta vichinga svedese all'origine del

Popolo "Rus" apparso in Est-Europa IX sec, coloni, commercianti,

guerrieri che si spostano lungo i sistemi fluviali Est-Europei,

aprendo rotte commerciali e fondando insediamenti, in particolare

proprio nella regione di Kyiv, il principale IX sec poi capitale del

futuro potente Stato, prima famiglia reale russa svedese.

 

La "Rus di Kyiv" una federazione di Tribù Slave e Ugro-Finniche

sotto dominio di élite variago-vichinga, collettivamente appunto

conosciute come Rus', il loro Stato all'apice  X-XI sec, all'epoca

tra i più potenti d'Europa, Vladimir il Grande convertitosi al

Cristianesimo 988 dC svolta nella cristianizzazione dei Popoli

Slavi con la fede "ortodossa" fatta base culturale della regione,

agli inizi Ucraina-Bielorussia-Russia tutt'uno ma senza un'unica

identità "russa", quanto piuttosto un patrimonio sia culturale che

politico ad accomunarli come Est-Slavi.

 

L'etimologia di "Russia", nonostante l'evoluzione del significato

subita in seguito, deriva da "Rus", una Tribù Svedese fra le tante

Vichinghe del Nord-Europa mai divenute "popolo", ancora oggi la

Svezia e gli Svedesi chiamati in Finlandese "Ruotsi" , gli "uomini

che remano" con chiaro riferimento ai Vichinghi marinari dei

sistemi fluviali europei orientali, in particolare i Variaghi o Vareghi

- in Norreno Væringjar Greco bizantino Βάραγγοι Várangoi antico

Slavo Orientale варяже varyazhe o варязи varyazi - via Dnepr,

Volga e altri fiumi con i loro affluenti viaggiando terra-acqua con

le loro smontabili e trasportabili imbarcazioni dalla Scandinavia

fino a Costantinopoli, odierna Istanbul.

 

Declinata la Rus' di Kyiv XII sec in parte per conflitti interni e

invasioni esterne come la mongola, il centro politico degli Slavi

Orientali si sposterà a Nord, il "Granducato di Mosca" successore

della Rus' di Kiev sempre più potente tardo Medioevo, i suoi

governanti considerandosi legittimi suoi eredi e cercando di

unificare tutte le terre slave orientali sotto il proprio dominio, dal

XV sec aprropriandosi anche del termine "Rossiya"  in Russo

Россия dal Greco bizantino "Ρωσία" Rhōsía per "terre della Rus'",

per autoinvestirsi emergenti leader del Mondo Slavo Orientale con

profonde implicazioni storiche e politiche, a meglio comprendere

le contrastanti narrazioni su rispettive identità nazionali tra Russia

e Ucraina odierne, di fatto un'eredità condivisa fonte sia di unità

che di divisione nei secoli, una relazione complessa e sfaccettata.

 

 

Dopo l'Anno Mille, sempre determinato da eccesso di popolazione

in rapporto alla potenzialità economica della terra occupata, il

movimento di migrazione e colonizzazione agricola dalle regioni

del Basso Reno verso le pianure di Elba e Vistola, Fiamminghi,

Zelandesi, Frisoni, dopo aver eroicamente bonificato zone deserte 

e acquitrinose di Paesi Bassi e Frisia, dopo la colonizzato i

territori di Brema e Holstein, si spingono molto più a Oriente, per

dissodare aree di Turingia, Sassonia, Lusazia, Brandeburgo e

Meclemburgo, fondando colonie anche lungo il Baltico e in

Boemia.

 

A Fiamminghi e Olandesi seguiranno verso Est coloni tedeschi,

Sassoni e Turingi, popolando territori fra Elba e Saale, contadini

di Sassonia e Vestfalia emigrando nel Brandeburgo, Meclemburgo

e Lusazia, abitanti di Baviera e Regione Renana spostandosi 

verso Danubio e Alpi, in Paesi come Boemia, Moravia, Slesia,

Tirolo, documentate nel XII sec le eccessive prestazioni d'opera

e pressioni tributarie che costringono i contadini ad emigrare in

Paesi stranieri, quelli orientali offrendo loro terre in enfiteusi o

"diritto reale di godimento" a compenso di dissodamenti e

migliorie, una emigrazione da inizi XI sec a fine XIV sec con

formazione di numerose colonie tedesche in Tirolo e Valle d'Adige

fino a Monti Lessini e Sette Comuni, a Boemia e Moravia, in

Slesia, Posnania, Pannonia, Austria, Ungheria Occidentale,

soprattutto Transilvania, dove i Sassoni si uniranno prima e

sovrapporranno ai "Fiamminghi", in realtà con radici nel Bacino

della Mosella.

 

 

Mentre nel centro d'Europa XI-XIV sec si compie un movimento a

ritroso di quello delle invasioni barbariche e si costituiscono in

Paesi popolati da Slavi, Magiari e Rumeni numerosi nuclei di

popolazione tedesca (molti intatti a oggi!), un analogo movimento

da Occidente ad Oriente fine XI sec sembra iniziare anche nel

Mediterraneo, movimento migratorio di massa fermato però da

Paesi Arabi e Bizantini, già con alta densità di popolazione e alto

grado di civiltà, le maggiori città marittime italiane dopo la Prima

Crociata continuano ad aiutare i Principi cristiani a riconquistare

al massimo città costiere rimaste in mani nemiche, ottenendo in

cambio privilegi fiscali, giurisdizionali e commerciali.

 

Veneziani, Pisani e Genovesi fondano così primi decenni XII sec

numerose colonie come più tardi alcune dei Provenzali e Catalani,

città costiere e all'interno a poca distanza dal mare in Siria e

Palestina, simili alle antiche colonie dei Fenici con la differenza

che questi approdavano in Paesi ignoti e barbari, mentre gli

Italiani del XII sec "aprono" colonie all'interno di città fiorenti e

popolose, senza modificarne struttura né etnica né economica,

una strada, un edificio pubblico, qualche casa privata, un

magazzino merci o fondaco, una chiesa, un forno, un molino, un

bagno, una banchina d'approdo, uno spazio di mercato, spesso

qualche terreno coltivato fuori le mura.

 

 

Tutte concessioni non determinate da necessità di una numerosa

popolazione emigrata in Oriente dalle città marittime italiane, ma

semplici concessioni feudali, di carattere fiscale, a soddisfare

bisogni commerciali, amministrativi di una piccola colonia con

frequenti ricambi, importante per le rispettive città di avere luoghi

in cui esercitare liberamente tutte le operazioni commerciali,

carico e scarico, deposito e compravendita, senza essere

disturbate da potenze rivali o una popolazione locale ostile.

 

Dal punto di approdo riservato una strada che conduca i mercanti

alle loro abitazioni, luoghi di riunione, fondaco, chiesa, evitando

qualsivoglia intervento di poteri estranei, ottenendo perciò spesso

il privilegio che i rispettivi cittadini, lì venuti per affari civili e

commerciali o per processi criminali, rimangano esenti dalla

giurisdizione del Principe, giudicabili da magistrati propri e

secondo le leggi della madrepatria, principalmente le entrate di

carattere pubblico da quelle terre o da quei quartieri cedute alle

città italiane pur gli abitanti continuando ad essere Siriaci o Ebrei.

 

 

Con l'intensificarsi dei rapporti commerciali, verranno comunque

a consolidarsi in quei quartieri nuclei di popolazione stabile

veneziana, genovese, pisana direttamente o indirettamente

chiamata sul luogo da motivi di commercio, cioè delle vere e

proprie colonie, simili alle colonie europee poi costituitesi nelle

maggiori città dell'antico Impero Ottomano e della Cina, a capo

delle quali fin dal 1104 magistrati speciali "visconti" o "balivi" o

"consoli", riproducendo in nome e attribuzioni analoghi magistrati

della madrepatria, con giurisdizione non solo sui concittadini, ma

anche sugli abitanti locali del quartiere assegnato in feudo alla

loro città.

 

L'espansione coloniale delle "Repubbliche Marinare" Italiane, in

particolare Venezia, nell'Oriente bizantino raggiungerà il suo apice

dopo la Quarta Crociata inizi Duecento, il quartiere veneziano a

Costantinopoli diventa vera cittadella autonoma, densa la sua

popolazione immigrata con Podestà o "Bailo", capo supremo della

colonia e rappresentante di Venezia in tutti i possedimenti

orientali, in terraferma l'occupazione veneziana limitata a punti

strategici sulla costa, Durazzo, Modone e Corone, in cui le colonie

commerciali vengono affiancate colonie militari, gli interessi

veneziani più focalizzati sulle isole, dopo lunga resistenza

occupate Corfù, Cicladi, Negroponte, Creta il più prezioso

dominio nel Mar di Levante.

 

 

In quest'isola, importantissima sia per la sua posizione che per

ricchezza agricola, la colonizzazione veneziana si sviluppa molto

diversamente che nelle altre colonie commerciali, oltre a

numerose fattorie mercantili lungo la costa altrettanto numerose

colonie agricole nell'interno, terre concesse a ricchi veneziani

per intensificarne la coltura, a poco a poco nuclei di popolazione

veneziana, Creta di essenziale importanza non solo per

commercio e rifornimenti alimentari, ma anche per gli interessi

delle famiglie patrizie, trasformata da dominio veneto ad ambiente

schiettamente veneziano.

 

Al pari di Venezia, anche Genova si assicura vasti possedimenti

terrieri a Scio, Lesbo, Cipro, il cui sfruttamento verrà a volte

affidato a società di creditori dello Stato dette "maone", accanto a

colonie puramente commerciali colonie di piantagione, tra feudali

e capitalistiche, il lavoro assicurato da servi della gleba e schiavi,

con caratteristici prodotti mediterranei e materie prime industriali

quali cotone e canna da zucchero.

 

Frattanto la colonizzazione si estende anche al Mar Nero, primi i

Genovesi, i quali caduto l'Impero Latino, ne controllano gli

stretti fondando in Crimea la colonia di Caffa, completamente

autonoma, proprio statuto e console con due consigli, seguiti dai

Veneziani con Soldaia e Tana, vicino a una preesistente piccola

colonia genovese, e sulla riva opposta Trebisonda, come

numerose le colonie commerciali di Veneziani, Genovesi e Pisani

lungo le coste arabe del Nord-Africa, Alessandria, Tripoli di

Barberia, Tunisi e altri centri, assicurandosi lungo tutte le coste

mediterranee contatti stabili con mercanti, approdi sicuri, rifugi in

caso di pericolo e punti d'appoggio tecnico-miltare come fossero

in patria.

 

 

Medesima strategia delle città marittime italiane lungo tutte le

coste del Mediterraneo, in particolare nei mari di Levante, quella

delle nordiche Città "Anseatiche", alleate commercialmente nella

Lega di "Hansa", cioè in Tedesco An-See "sul mare", XIII-XIV sec,

lungo le coste del Nord-Europa e Mar Baltico, qui una prolungata

onda della espansione di popolazioni germanico-tedesche verso

Oriente iniziata X sec, solo invece di colonie agricole qui si creano

piccoli nuclei urbani spesso poi fiorenti centri mercantili, o per

volontà di Principi, signori, Ordini religioso-militari o su iniziativa

dei mercanti stessi, popolando di piccole cittadine le coste di

Pomerania e due Prussie fra cui emergono Lubecca, Stettino e

Danzica, da cui un ulteriore colonizzazione più a Nord Golfi di

Riga e Finlandia, da dove gli Anseatici penetreranno all'interno

della Russia, con larghissimi privilegi che gli assicureranno un

predominio nei mercati di Pskow e Novgorod, sulla costa opposta

consolidandosi stabilmente in Svezia e su tutte le isole, l'intero

Bacino Baltico per due secoli "golfo anseatico".

 

Diversa la loro espansione nel Mare del Nord, dalle coste non

semidisabitate dove fondare colonie, ma dove esiste già una

floridissima di vita cittadina, come nei Paesi Bassi, o Stati ben

organizzati, come in Inghilterra, eppure anche qui riusciranno a

creare colonie di successo, edifici separati, propria giurisdizione e

ogni tipo di privilegi, i migliori esempi a Bruges e Londra, dove

incontreranno simili colonie costituite dal Trecento in poi dalle

più importanti città mercantili italiche, e da seconda metà del

Quattrocento, inizio delle grandi scoperte geografiche, anche da

Spagnoli e Portoghesi.

 

 

Il colonialismo moderno e contemporaneo

 

La spartizione iberica Spagna-Portogallo XV-XVI sec del mondo

extra-europeo con l'epoca delle grandi scoperte geografiche

inizio alla colonizzazione moderna e l'espansione europea nel

resto del mondo, posizione geografica, priorità di scoperta,

impari forze marittime e militari concorrono a quel monopolio

coloniale che le due nazioni instaureranno sulle due nuove vie

oceaniche di commercio mondiale da Europa una alle Americhe e

l'altra alle Indie, l'autorità sovranazionale del Papa a sugellare il

diritto delle due nazioni su quei territori, politicamente complice

l'investitura con la Lettera Bollata Inter Caetera di Alessandro VI

1493, a regolare la contesa fra i re cattolici di Spagna e Portogallo

già sorta alle primissime scoperte di Cristoforo Colombo.

 

La Bolla spartisce fra Spagna e Portogallo l'intero mondo extra-

europeo, sia scoperto che da scoprire (!), mediante la famosa raya

o in Spagnolo "linea (di divisione)", il meridiano a 100 leghe 

Ovest di Azzorre e Isole di Capo Verde, alla Spagna l'emisfero

Occidentale, al Portogallo quello Orientale, la separazione poi

spostata di ben 270 leghe a 370 Ponente dell'Arcipelago di Capo

Verde con il Trattato di Tordesillas 1494, approvato da Giulio II 

1509, la Bolla in nessun modo sufficiente a dirimere del tutto la

questione su Insulindia e Molucche, raggiunte dai Portoghesi da

Est 1511 e dagli Spagnoli da Ovest 1520, da cui il serio conflitto

ispano-portoghese per la "spartizione effettiva" del mondo, risolto

solo 1529 con il Trattato di Saragozza, la linea orientale di

divisione a 17 gradi Est delle Molucche, Isole Filippine alla

Spagna e pagamento "a rientrare" portoghese di 300 mila ducati

per le Molucche - mai restituito - alla verifica del pieno diritto del

Portogallo all'arcipelago secondo la raya.

 

Al di là della diatriba interna, contro l'arbitraria spartizione tutti gli

altri grandi Stati Occidentali (i nativi mai considerati e tantomeno

interpellati!) sia cattolici, tra cui la Francia, che protestanti, come

l'Inghilterra con Elisabetta che non riconosce il diritto in materia 

del Vescovo di Roma, contrapponendo alla papale "investitura

universale" il diritto di scoperta e reale presa di possesso delle

terre, senza però riuscire né a intaccare l'autorità della raya né ad

impedire per tutto un secolo l'effettivo monopolio marittimo e

coloniale di Spagna e Portogallo sui nuovi mondi.

 

 

di Portoghesi 

 

La secolare Colonizzazione Iberica 1492-1598 e l'Impero Coloniale

Portoghese XV-XVIII sec avvengono in micidiale mix di fanatico

spirito di conquista, arrogante signoria politica e strumentale

proselitismo religioso, tipico dell'epopea nazionale del Portogallo,

dal desiderio di trovare vie dirette alle Indie per i suoi commerci

marittimi alla logica conseguenza di costituzione di un vero

"Impero Oceanico" per assicurarsi monopolio commerciale con

l'Oriente, continue le spedizioni a tal scopo con fra altri Vasco da

Gama, Francisco d'Almeida e Alfonso d'Albuquerque per crearsi

su basi territoriali potenza militare e commerciale dalle Coste Est

d'Africa a quelle Ovest d'India Cisgangetica, Malacca, Giava,

Borneo, Molucche, Cina (concessione mercantile di Macao 1557)

e Giappone, primo viaggio Fernando Mendez Pinto 1542, nel

Continente Sud-Americano già totale signoria sul Brasile con

Pedro Alvarez Cabral 1500-1501.

 

Più che su dominazione territoriale, la potenza coloniale del

Portogallo al suo apogeo seconda metà Cinquecento fondata su

controllo delle vie di comunicazione, monopolio naturale dei più

richiesti prodotti africani e asiatici, decine di stabilimenti-fortezza,

ordinamenti giuridici della metropoli, simili autonomie locali, 

beneficiari tutti gli abitanti "cristiani" (!), e sull'immenso resto o

potestà politica indiretta o influenza commerciale, Goa, Costa del

Malabar, capitale dei domini portoghesi d'India e sede del Viceré,

con temporanei poteri di gestione illimitati, la sua opera giudicata

rigorosamente a fine carica, una colonizzazione commerciale e di

fattorie in Asia, commerciale e di piantagione in Africa, eccezione

il Brasile, colonia di "popolamento bianco" nel Seicento grazie a

larga immigrazione, deportazione dalla madrepatria, sfruttamento

agricolo iniziale con introduzione di canna da zucchero da Madera

e poi minerario d'oro e diamanti, capolavoro della colonizzazione

portoghese.

 

 

Data l'enorma sproporzione fra il piccolo Stato Portogallo e il suo

immenso Impero Oceanico sarà però impossibile difenderlo

portando il dominio al collasso, elementi interni di dissoluzione,

mancata continuità di comunicazioni con il Paese, accentramento

di organi e funzioni, rivalità fra Governo coloniale e centrale, 

corruzione di funzionari pubblici, intolleranza religiosa crescente 

dopo l'imposta unione del Portogallo con la Spagna 1580-1640,

attirare su di sé tutto l' odio europeo contro gli Spagnoli.

 

Con la pace di Aquisgrana 1668, al povero Portogallo di nuovo

indipendente non rimarranno che Goa, Diu e Damão in India,

Timor in Malesia, Macao in Cina, tronconi di costa in Congo,

Angola, Mozambico, Isole di San Tomé e Fernando Po in Africa,

Brasile in Sud-America, comunque territori questi (Isola di

Fernando Po alla Spagna 1778 e Brasile indipendente 1822) di cui

potrà avvalersi fine Ottocento come base alle sue storiche

rivendicazioni territoriali e ricostituire in Africa un moderno

dominio coloniale.

 

 

di Spagnoli  

 

L'altro Impero Coloniale, quello della Spagna XVI-XVIII sec, inizia

fine Quattrocento alla sua costituzione in monarchia nazionale,

idem qui il mix di potenza militare, spirito di conquista territoriale,

proselitismo religioso, sete privata e statale d'oro, il tempo di una

generazione dalla scoperta di Colombo un altro impero coloniale

su cui "il sole non tramonta mai", dalle Coste Nord-Africane con

Tangeri, Orano, Melilla, Tripoli alle Filippine attraverso i nuovi 

Continenti Americani, coste meridionali del Continente Nord, tutta

l'America Centrale continentale e insulare, tutto il Continente Sud,

escluso solo il Brasile, dopo il tumultuoso periodo iniziale di

conquista con delega della Corona di Castiglia a militari e

avventurieri "a proprie spese e rischio" per diritto di profitto,

segue la fase di organizzazione, ridotta dentro confini limitati 

da autorità e organi statali.

 

Il 1542, Nuove Leggi di Carlo V e Riforma di Casa de contratación

1503 a regolare commerci e affari coloniali, anno di transizione fra

i due periodi sopra, nonostante precedenti ordinamenti locali, 

Vicereame del Messico 1540 e del Perù 1542, direttamente sotto la

corona di Castiglia, Consiglio di Castiglia, Casa de contratación e

Consiglio Supremo delle Indie sede Madrid, organo consultivo per

nuove leggi, amministrativo per regolamento e sorveglianza delle

colonie, giudiziario in contenziosi poi corte giudiziaria suprema

coloniale, così Corte di Commercio e Giustizia per cause di affari

coloniali/marittimi, e Casa de contratación organismo economico

amministrativo dei commerci e affari economici nelle colonie,

rappresenteranno il potere coloniale centrale della Corona, nelle 

colonie i Viceré in Messico, Perù e due secoli dopo Nuova Granata

e Buenos Aires,  o i Capitani Generali di Guatemala, Portorico,

Manilla, tardo Settecento anche di Avana, Caracas, Venezuela,

Santiago del Chile con sotto Governatori o Capitani delle

circoscrizioni corrispondenti più organi consultivi e ispettivi, la

popolazione, eccetto i "Bianchi di Spagna", totalmente esclusa da

qualsiasi partecipazione a governo e amministrazione delle

colonie, salvo qualche rara autonomia amministrativa locale su

coste e altipiani, con cabildos o Consigli Municipali.

 

 

Gli ordinamenti fondiario e commerciale gravi vizi fondamentali

dell'organizzazione spagnola dei Domini d'Oltremare, il primo di

carattere feudale con assegnazione gratuita di repartimientos o

encomiendas, enormi concessioni di terra con giurisdizione sugli

indigeni e loro reclutamento/bestiale sfruttamento, il secondo di

isolamento assoluto delle colonie, non per ragioni economiche,

basato su controllo monopolizzante neanche nazionale ma

"castigliano", un solo porto prima a Siviglia poi a Cadice per il

i commerci americani, fra colonie rigorosamente proibito.

 

Questa limitazione di scambi e monopolio di due coalizioni

mercantili a Siviglia in patria e Lima e Messico nelle colonie alza

al massimo i prezzi tenendo sottofornito il mercato e generando

contrabbando, sottostimolata produzione nelle colonie e

consumo coloniale in patria, gli effetti rovinosi per tutti troppo

tardi compresi nel Settecento l'isolamento commerciale demolito

cominciando illogicamente da colonie meno popolate e più

arretrate, con relativa libertà di scambi tanto fra madrepatria e

colonie quanto fra colonia e colonia, 1790 Casa de contratación

soppressa, nonostante tutto questo la condanna coloniale della

Spagna già segnata nella sua incapacità a rimediare a tutti gli

errori e i mali del passato.

 

 

Troppi i colpi da subire '600-'700, conquista inglese di Giamaica,

cessione di Gibilterra, diritto di assiento o fornitura di schiavi

negri, occupazione e poi sovranità inglese di Honduras, cessione

all'Inghilterra di Florida riavuta e ceduta agli Stati Uniti, fine '700

primi '800 insurrezione vittoriosa delle 13 Colonie Unite del Nord-

America contro l'Inghilterra e Rivoluzione Francese, i moti di

Caracas apriranno il periodo rivoluzionario delle Colonie

Spagnole 1822 rimanendo alla Spagna Cuba e Portorico nelle

Americhe, Filippine in Asia, minuscoli arcipelaghi del Pacifico e

lembi di terra o isole costiere in Africa, anche questo poco

destinato a scomparire con la Guerra di Cuba contro gli Stati Uniti

d'America fine Ottocento.

 

 

di Olandesi

 

La colonizzazione mercantilista anglo-franco-olandese, 1598-1815,

per gli Olandesi XVII-XVIII sec nasce politicamente con l'Atto

d'Abiura 1581, definitivo distacco dei protestanti Paesi Bassi del

Nord dalla Spagna, l'Olanda dalla lunga guerra d'indipendenza

spinta a trovare vie coloniali, ostacolata però dall'Unione delle due

Corone Iberiche 1580 con la sua esclusione dal mercato di

Lisbona, punto di rifornimento per il mercato nazionale e quelli

stranieri di preziose derrate dell'Oriente, costretti a procurarsele

direttamente anche però approfittando dell'apparsa debolezza

militare ed economico-finanziaria della Spagna, la prima riuscita 

spedizione commerciale-militare di Cornelio Houtman 1595 gli

aprirà la via delle Indie dove soppianteranno i Portoghesi in

traffici e influenza, facilitati non tanto dalla propria superioriorità

militare e tecnico-marinaresca, ma dal presentarsi come mercanti

più che conquistatori, il bisogno di più grandi mezzi militari e

finanziari per condurre e presidiare i movimenti e i danni da libera

concorrenza fra armatori e piccole compagnie private gli farà 1602 

a creare la grande "Compagnia Unita delle Indie Orientali" con

universale monopolio marittimo commerciale e coloniale a Est da

Capo di Buona Speranza fino a Stretto di Magellano con poteri

sovrani altrimenti dello Stato Olandese su tutte le acque e terre

assegnategli.

 

Un Governatore Generale con tutti i poteri civili e militari sede in

Batavia rappresenta la Compagnia nel governo delle colonie,

l'attività mercantile olandese presto sostituendosi alla portoghese

in Oceano Indiano, Coromandel in India, Capo di Buona Speranza,

Isola di Maurizio, Ceylon, e Mari di Asia Orientale, Cina, Giappone,

Isole della Sonda particolarmente Giava e Molucche, in un sistema

di protettorato su Principi e popolazioni indigene piuttosto che

di governo diretto, solo a Capo di Buona Speranza dando vita

1652 a una lenta ed esecrabile "colonizzazione di razza" sotto

diretta amministrazione coloniale della Compagnia, che dopo un

secolo di enormi profitti tende a decadenza fine Seicento con la

concorrenza di Inglesi e Francesi, 1795 ricedendo allo Stato i suoi

territori prima di venire sciolta 1800, all'Olanda terre e isole di

Malesia ma lasciando all'Inghilterra Maurizio, fattorie commerciali

India Anteriore, Ceylon  Capo di Buona Speranza.

 

 

La "Compagnia delle Indie Orientali" 1617, simile alla precedente,

stessi privilegi per mari e terre Ovest di Capo di Buona Speranza,

mezzo secolo circa di attività effettiva 1621-1674 creerà fattorie a

scopi commerciali e tratta negriera sulle Coste Occidentali d'Africa

specie in Guinea, idem in Piccole Antille colonie di commercio,

piantagione e contrabbando per danneggiare gli affari di navi e

possedimenti spagnoli, 1623 loro colonia commerciale dei "Nuovi

Paesi-Bassi" anche alle foci dell'Hudson, al centro "Nuova

Amsterdam" poi New York, colonie anche sulle coste di Sud-

America, in Guiana e Brasile, questa compagnia sopraffatta dai

disastri finanziari di una vana difesa contro l'Inghilterra, perdendo

con il Trattato di Breda 1667 i Nuovi Paesi Bassi già conquistati tre

anni prima dai coloni inglesi confinanti, la Compagnia numero

due sciolta 1674 come più tardi la uno, passando alla Repubblica

Olandese Piccole Antille con Bonaire, Aruba, Sant'Eustachio e

Curaçao, Guinea in Africa e in Sud-America Guiana Olandese o

Surinam.

 

 

di Francesi

 

L'antico Impero Coloniale Francese XVII-XVIII sec un'espansione

più complessa di quella olandese e ispirata a criteri politico-

territoriali in forme diverse, che mancanza di colonizzatori dalla

madrepatria e sfortunate vicende politico-militari impediranno di

consolidarsi in un Impero Coloniale di lunga durata come quello

britannico, prime manifestazioni coloniali statali politiche con i

viaggi di esplorazione e scoperta di Giovanni da Verrazzano coste

di Nord-America, da Florida a Capo Bretone, e poi di Giacomo

Cartier a risalire il fiume San Lorenzo dove la Francia avrà Canada

come prima colonia di popolamento, un arresto di colonizzazione

prima metà Cinquecento poi seconda metà tentativi privati contro

la volontà dello Stato, dissidenti religiosi e politici, in Brasile,

Caroline, ma con la pace politica e religiosa e risorto prestigio

francese una ripresa coloniale con effettiva espansione politico-

territoriale oltre gli Oceani, rivendicando tutto in Nord-America

sopra il 40° parallelo latitudine Nord, la "Nuova Francia", prime

basi di colonizzazione canadese, nuovi impulsi anche con la

"Compagnia del Morbihan" o dei Cento associati affiancata da

privati, piccole compagnie, tentativi coloniali di commercio in

Indie Orientali e Africa, prima occupazione di Madagascar e

Senegal.

 

Da questi primi tentativi, seconda metà Seicento prima fondazione

sistematica di empori transmarini e colonie per impulso di una

nuova politica economica mercantilistica e coloniale poi anche

dello stesso Luigi XIV, in Nord-America il dominio francese dal

basso Canada ai Grandi Laghi e ancora lungo tutto il corso di

Mississippi fino a Golfo del Messico, in Africa coste Ovest con

moltiplicarsi di stabilimenti commerciali, in Antille poi fiorenti

colonie di piantagione per caffè e zucchero, Guadalupa, Martinica,

Piccole Antille, San Domingo Ovest in Grandi Antille, in Sud-

America, Caienna e parte di Guiana, in Oceano Indiano colonie di

piantagione su Isola di Borbone, Mascarene, e Maurizio lasciata

dagli Olandesi 1712 e occupata 1721 ribattezzata in "Isola di

Francia", in Asia la "Compagnia delle Indie Orientali" apre a

fattorie commerciali come Chandernagor e Pondichéry con

penetrazione commerciale, influenza politica e dominazione

territoriale di un terzo dell'India Anteriore.

 

 

Una fioritura XVII-XVIII sec senza seguito per cause interne ed

esterne, soprattutto mancanza di popolamento delle colonie o

occupazione effettiva, mentre i coloni inglesi avanzano molto da

Oceano Atlantico a Est ad Allegani, Monti Appalachi, ad Ovest e

oltre, di certo non aiutando il sistema politico-amministrativo

francese di rigido accentramento, intolleranza religiosa, tradizioni 

feudali di proprietà e lavoro, così già primi 1700, gli Inglesi

conquisteranno in Nord-America l'Acadia Francese poi "Nuova

Scozia" e "Possedimenti Baia di Hudson", riducendo aspirazioni

territoriali francesi su parte di Terranuova a diritto esclusivo di

pesca su "French Shore" o "Treaty Shore" con il Trattato di

Utrecht 1713.

 

Con la Guerra dei Sette Anni 1756-1763 anche il Canada sarà

inglese con il Trattato di Parigi 1763, persa anche la Luisiana a

Inghilterra e Spagna, con il Trattato di Sant'Ildefonso 1800 la

retroceduta dalla Spagna la Luisiana Occidentale, 1803 venduta

per 80 milioni di franchi a Stati Uniti per non farla cadere in mani

inglesi, la guerra toglie alla Francia anche il dominio indiano il

Trattato di Parigi 1763 restituendo solo i cinque stabilimenti

commerciali di Pondichéry, Karikal, Yanaon, Mahé, Chandernagor

a condizione di non fortificarli, quindi andati persi entrambi i due

capisaldi del primo Impero Coloniale Francese, americano di

popolamento bianco e indiano di sfruttamento commerciale e

politico.

 

 

Ma il duello anglo-francese continuerà con Guerra d'Indipendenza

Americana 1776-1783 e guerre sia di Rivoluzione Francese che

d'Impero 1793-1815, sempre perdendo la Francia dominio su mare

e restanti possedimenti transmarini, colonie di piantagione in

Antille e Oceano Indiano dell'Ancien Régime al fine esclusivo di

forniture di derrate "coloniali" alla madrepatria di prima mano e

a basso costo con controllo forzato di qualità e quantità, una

produzione destinata a decadenza per Mascarene, Isola di Francia

e Seicelle in Oceano Indiano 1810 inglesi come poi i possedimenti

su Costa Africana Ovest, come Saint-Louis, prima emancipazione

degli schiavi negri 1794 portando già 1803 a perdita definitiva di

prima San Domingo Ovest ribattezzata "Repubblica di Haiti" ed Est

"Repubblica Dominicana".

 

All'apogeo napoleonico il primo Impero Coloniale Francese ormai

completamente distrutto, con i Trattati di Parigi 1814-15 ridotto a

Isolotti di Saint-Pierre e Miquelon Nord-Atlantico, decadute

colonie di piantagione di Guadalupa e Martinica in Antille e di

Borbone detta "Réunion" in Oceano Indiano, Guiana Francese in

Sud-America, le cinque fattorie commerciali di Pondichéry,

Karikal, Yanaon, Mahé Chandernagor in India Anteriore, Saint-

Louis e Gorea Coste Ovest d'Africa, neppure 40 mila chilometri

quadrati con 400 mila abitanti, meno di un quarto bianchi.

 

 

di Inglesi

 

Il primo Impero Coloniale d'Inghilterra XVI-XVIII sec risultato di

una politica coloniale impostata già seconda metà XVI sec e

maturata XVII sec, 1583 fondata San Giovanni di Terranova, 1584

occupate Virginia e alcune Piccole Antille, 1585-1592 ben tre

compagnie di cosiddetti "mercanti avventurieri" monopolizzano

commercio e "tratta africana di schiavi" (!) in Marocco, Senegal,

Gambia e Costa fra Gambia e Sierra Leone, 1600 nascendo la

"Compagnia Inglese delle Indie Orientali", 1603-1648 l'iniziativa

coloniale della Corona attenuandosi ma invigorendosi quella

privata di singoli, gruppi e associazioni su "concessione della

Corona" per commercio, giurisdizione di sudditi britannici,

occupazione coloniale, organizzazione politico-amministrativa e

governo di comunità britanniche su nuove terre.

 

1607 prima colonizzazione puritana di Nuova Inghilterra, occupate

le Bermude, Costa Guiana 1617-1618 in Sud-America, 1619 rifugi

di bucanieri in Piccole Antille poi colonie di piantagione, metà

XVII sec ripreso il progetto elisabettiano aggiornato e ampliato

con la prima Rivoluzione inglese 1649-1660, conquista di Giamaica

già della Spagna 1655, "Atti di Navigazione" - Navigation Acts

Leggi sulla navigazione o Acts of Trade and Navigation Leggi sul

commercio e la navigazione - 1651 per superiorità marittima su

Olanda e conseguenti guerre per il primato colonial-commerciale,

Pace di Breda 1667 escludendo l'Inghilterra da Molucche ma

riconoscendogli i "Nuovi Paesi Bassi" a unificare l'intera Costa

Atlantica di Nord-America, da Canada francese a Florida spagnola,

1670 con il Trattato di Madrid inglesi tutti i territori già spagnoli e,

annientata la superiorità coloniale ispano-portoghese, XVIII sec

infranta la dominazione francese in India Anteriore, arricchendosi

anche di Nuova Scozia, Canada, Luisiana e Florida in Nord-

America.

 

 

La "Guerra d'Indipendenza delle 13 Colonie Unite d'America"

1776-1783 quasi colpo mortale alla dominazione coloniale

britannica, ma la sua ancora intatta preponderanza marittima e

commerciale porta 1783-1793 a compensazioni territoriali in

Canada Superiore e India, nuovi domini britannici in Penisola di

Malacca, Sierra Leone su Coste Ovest Africane e, soprattutto,

intero Continente Australiano (!), la ventennale guerra contro la

Francia di Rivoluzione e Impero occasione per eliminare ogni

concorrenza arricchendo il suo impero oceanico con le perle dei

vinti, quindi ad un periodo coloniale anglo-franco-olandese 1598-

1815 seguirà uno soltanto britannico, l'Inghilterra potenza

coloniale predominante e tutta sua ogni ulteriore espansione

coloniale nel mondo.

 

Il monopolio coloniale britannico 1815-1876 continua XIX sec con

la Gran Bretagna all'occupazione coloniale dell'Australia, dominio

inglese diretto o indiretto estendendosi in Nord-America, al di

sopra degli Stati Uniti da Atlantico a Pacifico, in Sud-Africa Capo

e Natal, prima metà Ottocento India Anteriore, poi Malesia, grande 

emporio del commercio mondiale Singapore, e Malacca, in Africa

Ovest allargando e unificando fattorie e stabilimenti, Costa d'Oro,

e comprandone da Danesi e Olandesi, in Estremo Oriente si fonda

Hong-kong 1840 poi il più importante emporio commerciale in

Estremo Oriente, un Impero in totale già adesso su oltre 22 milioni

di chilometri quadrati!

 

 

Questa enorme espansione mentre la politica coloniale inglese si

allontana dal suo protezionismo, riforma la politica fondiaria nelle

colonie facilitando per immigrati accesso a terre e estensione a

"colonie di razza" libertà civili e politiche della madrepatria,

abolizione di "Patto Coloniale", abolizione di "Atti di Navigazione"

1849, concessione di terre pubbliche a chi vi investe capitali e

lavoro, concessioni di autonomia coloniale e istituzioni

rappresentative, ma nonostante tutto questo ormai il monopolio

marittimo, commerciale, industriale e finanziario dell'Inghilterra

dal 1870 in declino verso il tramonto, pur mantenendone primato

fino alla Prima Guerra Mondiale tra le Nazioni, fine dell'assoluto

dominio economico e coloniale con vecchie e nuove potenze

coloniali, sotto spinte demografiche, economiche, finanziarie e

politiche a contenderne territori extra-europei non effettivamente

occupati in Africa.

 

 

Il rinnovato colonialismo mondiale

 

L'espansione coloniale euro-americana-nipponica 1876-1914 inizia

con la scoperta del bacino del Congo e la spartizione politica

dell'Africa, 1876-1914 ultima fase coloniale prima della guerra gara

e lotta fra Imperialismo Coloniale Britannico e Russo in Asia,

Francese in Africa, Tedesco nel mondo, rinnovato colonialismo

di Francia, nuovo di Germania, Italia e Belgio, fine di quello di

Spagna, nascita di quelli di Stati Uniti d'America e Giappone.

 

Da 1880 quindi ripresa imperialista britannica, per non perdere

territori ancora vacanti e prevenire la minaccia di occupazione di

quelli già acquisiti, o direttamente con presidi militari o attraverso

compagnie di colonizzazione con poteri sovrani, mezzi pacifici o

violenti, in Africa Egitto, Somalia Britannica, Bechuanaland, Est-

Africa Inglese, Zanzibar, Centro Africa Inglese, Nigeria,Rhodesia,

Uganda, Sudan Anglo-Egiziano, Orange, Transvaal, in Asia

Belucistan, in Oceania Nuova Guinea Inglese, portando l'Impero

Coloniale Britannico a quasi 30 milioni di chilometri quadrati di

area con ben oltre 400 milioni di abitanti.

 

 

ancora di Francesi 

 

E giungiamo alla creazione del nuovo Impero Coloniale Francese,

mondiale e inferiore solo a quello Inglese, iniziale la presa di

Algeri 1830 poi con più cosciente finalità coloniale la conquista 

dell'intera Algeria, vano tentativo di far rivivere diritti francesi su

Madagascar salvo Isolotti costieri tra cui Nossi Bé, Nossi Cumba

e Nossi Nitsin, in Comore 1843 Isola di Maiotta con "Stabilimenti

Francesi del Canale di Mozambico", in Oceania 1842 Protettorato

su parte orientale di Arcipelago Polinesiano Isole della Società 

precedendo l'Inghilterra con cui 1847 stipulerà una convenzione

di non occupazione o non protettorato per la parte occidentale,

in Africa estuario del Gabon in Congo e tratto di litorale in Costa

d'Avorio e primi passi verso l'interno in Senegal.

 

Dopo metà Ottocento con la definitiva abolizione della schiavitù

disastrose ripercussioni sull'economia di colonie a piantagione,

annuncio di una ricostituzione dell'Impero Coloniale Francese con

spedizioni militari, interventi, prese di possesso, assunzioni di

protettorato in tutto il mondo, disegni però falliti nelle Americhe

con infelice spedizione in Messico, in Africa invece penetrazione

da Senegal a Niger estendendo il dominio a tutto il corso del

Senegal, sulla costa da Capo Bianco a Gambia inglese, Costa

delle Rivières du Sud o Guinea Francese fra la Portoghese e Sierra

Leone, in Dahomey protettorato su Reame di Porto Novo, acquisto

da capi indigeni della Baia di Obok imboccatura del Golfo di

Aden, apogeo d'influenza francese in Egitto al taglio dell'Istmo di

Suez, in Asia India Posteriore con conquista di Cocincina e

protettorato su Cambogia propedeutiche insieme a Tonchino

vent'anni dopo per stringere a tenaglia l'Annam, in Oceania la

Nuova Caledonia come colonia penitenziaria invece della malsana

Guiana e poi annesse le vicine Isole della Lealtà.

 

 

Tendenze innovatrici del Secondo Impero Francese una politica

interna coloniale più liberale, specie per le doganale, completa

rivoluzione nei rapporti madrepatria-colonie, soppressione di

"Patto Coloniale" e "Atti di Navigazione", aspirazione già delle

colonie di piantagione, piu liberale amministrazione coloniale

dividendo le colonie in due categorie per grado di civiltà e

sviluppo, le più "evolute" a maggior autonomia amministrativa e

regime di leggi invece di decreti.

 

Con la Terza Repubblica l'espansione territoriale compensa la

perduta influenza 1870-1871, un decennio di riprogrammazione

coloniale, in Asia ottenendo Province Tonchinesi e protettorato

su Regno d'Annam, creazione territoriale d'Indocina Francese con

i Trattati di Hué 1883-1884, integrata a selvaggia e spopolata parte

di Laos con il Trattato del Siam 1893, confine il medio Mekong,

secondo una Dichiarazione Anglo-Francese 1895 poi precisata

con Convenzione 1904 il Siam Stato-cuscinetto fra Impero Anglo-

Indiano e Indocina Francese, mettendo la Francia in rapporto

diretto con la Cina, mire espansistiche e d'influenza su Province

di confine Kwang-tung, Kwang-si e Yün-nan, 1898 in affitto per 99

anni la Baia di Kouang-Tchëou di fronte a Isola di Hai nan, il

Governo cinese impegnato a non alienare a terzi né l'isola né le tre

province del Tonchino, a garanzia di Golfo omonimo e frontiera

sino-annamita, a conclusa creazione di una "Indocina Francese",

oltre 800 mila chilometri quadrati con quasi 20 milioni d'abitanti.

 

 

In America la Terza Repubblica si limiterà all'acquisto dalla Svezia

dell'Isoletta di San Bartolomeo in Piccole Antille, regolamento dei

confini di Guiana Francese con Olanda e Brasile, Convenzione di

diritto di servitù con l'Inghilterra su "French Shore" o "Treaty

shore" in Isola di Terranova, quindi nelle Americhe in tutto meno

di 100 mila chilometri quadrati e neppure mezzo milione d'abitanti,

in Oceania Nuova Caledonia, rinunciatovi anche l'Inghilterra Isole

Sopravento e Isole Sottovento fatte libere, Convenzioni su

Condominio Anglo-Francese su Nuove Ebridi, in Oceania quindi 

meno di 25 mila chilometri quadrati e neppure 100 mila abitanti.

 

Dunque centro del risorto Impero Coloniale Francese l'Africa,

ad Est solo da sistemare il possesso di Obok Costa Francese dei

Somali, punto di penetrazione nell'Impero Etiopico, e assicurarsi

militarmente il Madagascar, a Nord-Ovest mire di diritto al cuore

del Continente e Costituzione di un enorme Impero Arabo-Negro

da Mediterraneo a Golfo di Guinea sui tre lati Nord, Ovest e Sud, a

Nord sul Mediterraneo i confini d'Algeria al Sahara, un piede in

Tunisia con Trattato del Bardo e poi definitivamente con il suo

protettorato, a Ovest d Atlantico sempre più all'interno in Sudan

fino a Timbuctù e ricollegando separati possessi costieri con una

serie di convenzioni, accordi e protocolli con Portogallo, Liberia,

Germania e Inghilterra, a Sud ampliati possessi Golfo di Guinea

e verso l'interno Congo Francese per poter penetrare Sudan

centrale e orientale.

 

 

Una Dichiarazione Anglo-Francese 1899 eviterà un conflitto per il

Sudan orientale separandovi le rispettive sfere d'influenza lungo

il confine tra Uadai alla Francia e Dar Fur rimasto al Sudan Anglo-

Egiziano, la successiva Dichiarazione Anglo-Francese di Londra

1904 su Egitto e Marocco a dividersi l'Africa in due grandi blocchi

coloniali, francese a Ovest e inglese a Est, con minori possessi

costieri tedeschi, portoghesi, italiani, spagnoli e belgi.

 

La Francia unifica così il suo Nord-Africa con il protettorato su

Marocco sedendo alla Germania notevole parte del Congo, allo

scoppiare della Prima Guerra Mondiale l'Impero Coloniale

Francese in Africa quasi 10 milioni di chlilometri quadrati (un

terzo del Continente!) e oltre 35 milioni di abitanti, Algeria,

Protettorati di Marocco e Tunisia, il Governo Generale dell'Africa

Occidentale Francese con Senegal, Alto Senegal, Niger, Guinea,

Costa d'Avorio, Dahomey, influenza su Sahara e Mauritania,

Governo Generale dell'Africa Equatoriale Francese con Gabon,

Medio Congo, Ubanghi-Sciari e territorio militare di Ciad, Governo

Generale del Madagascar con Madagascar, antichi stabilimenti

Canale di Mozambico, colonia di Réunion e Mascarene, colonia

Costa Francese dei Somali, insomma in trent'anni un Impero

Coloniale tropicale, perciò non adatto a "bianchi" ricchi di capitali,

ma con oltre 50 milioni di braccianti quasi tutti di colore, "neri" e

"gialli", da sfruttare.

 

 

di Tedeschi 

 

L'espansione coloniale della Germania quella di maggiore slancio

dal 1880, Paese industriale con crescente pressione demografica

affamato di terre da popolare e mercati da sfruttare, sostenuto

dagli eredi delle antiche Città Anseatiche, inizia con il fondare ad

Amburgo società per acquisto e sfruttamento di territori in Isole

di Samoa, una di Brema acquista territori nel Namaqualand, Africa

Sud, un'altra fonda empori commerciali in Togo, Africa Ovest, da

Brema una si installa in Baia di Angra Pequeña, altre di Amburgo

si stabiliscono in Camerun, una prima "società di colonizzazione"

avvia attività in Africa Est, senza ancora una politica coloniale

governativa che a questo punto però non tarda sotto la pressione

d'intraprendenza privata stanziando 1883 125 milioni di marchi per

"eventuale creazione di colonie".

 

Già 1884-1885 la Germania attraverso compagnie coloniali pianta

bandiera in Africa prima dei concorrenti inglesi in Namaqualand e

Angra Pequeña o "Africa Tedesca del Sud-Ovest", Togo, Camerun,

Africa Orientale, in Oceania in Nuova Guinea Nord-Est e

"Arcipelago di Bismarck", cioè Isole di Nuova Pomerania e Nuova

Meclemburgo, creando dal nulla un dominio coloniale 1886 di

oltre 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati con 8 milioni di

abitanti, al solito sopra la testa dei nativi...

 

 

La concezione coloniale della Germania almeno a questo punto

ancora molto più economica che politica, protezione e espansione

delle attività commerciali tedesche, mutando presto però in vera

politica di espansione e dominazione extra-europea, con lo

sviluppo gigantesco dell'economia tedesca dentro e fuori dei

confini nocciolo duro della sua politica mondiale sotto gli auspici

dello stesso imperatore Guglielmo II, 1898 la Germania affitta per

99 anni dalla Cina Kiao-chow trasformavi il villaggio di Tsing-tao

in megaemporio tedesco di Estremo Oriente, 1899 acquista dalla

Spagna Caroline e Marianne eccetto Guam e spartisce con Stati

Uniti e Inghilterra il Gruppo di Samoa, 1911 per non interessarsi di

Marocco si fa cedere dalla Francia parte del Congo Francese,

prima della guerra arrivando a un dominio extra-europeo, di quasi

3 milioni di chilometri quadrati con una popolazione di oltre 120

milioni di abitanti solo un quarto bianchi, che inizia a valorizzare

economicamente attraverso la più sistematica delle colonizzazioni

fino ad allora.

 

 

ancora di Spagnoli

 

Dopo il 1880 anche Spagna e Portogallo seguono le orme delle

tre maggiori potenze occidentali, come Belgio e Italia, la Spagna

perde anche le ultime colonie rimaste in America e Asia alla

sconfitta nella Guerra di Cuba 1898 contro Stati Uniti d'America, in

Oceania liquida antichi punti d'appoggio insulari del suo crollato

impero, in Africa si tiene Canarie e Possedimenti Golfo di Guinea,

cioè Río Muni e Isole Fernando Po e Annobóm, consolida invece

Convenzione con la Francia 1900 quelli della Costa del Sahara Río

de Oro a Sud di Marocco, poi ingrandito, e in Marocco con i

"Presidi" di Ceuta, Velez de la Gomera, Melilla e isole Alhucemas,

ultimi avanzi di Possessi Nord-Africani cinquecenteschi più con

Convenzione Franco-Spagnola 1912 Isole Chafarinas, occupate da

mezzo secolo per sorvegliare i Francesi in Algeria, "Zona

Spagnola del Sultanato protetto di Marocco".

 

 

ancora di Portoghesi

 

Molto più fortunato il Portogallo anche non riuscendo 1884 per

opposizione tedesca ad occupare la costa del Congo e tanto meno

unificare territorialmente Possessi di Africa Ovest ed Est, separati

da colonizzazione britannica, costituendosi 1885-1894 in Africa

Ovest in Angola e Benguela e Africa Est in Mozambico, entrambe

vaste e ricche colonie, Convenzione Franco-Portoghese 1886 su

Guinea Portoghese e possedimento di Cabinda Nord della foce di

Congo, Convenzione Germanico-Portoghese 1886, accordi con il

libero e indipendente Congo 1885 e 1891 e Convenzione Anglo-

Portoghese 1891 a ricostituire un'"Africa Portoghese" di oltre 2

milioni di chilometri quadrati fra su terraferma Guinea Portoghese,

Cabinda, Angola e Mozambico con Isole di Madera, Azzorre e di

Capo Verde, San Tommaso e Principe.

 

 

anche di Italiani

 

Al contrario, la Colonizzazione Italiana molto meno fortunata di

quella del Portogallo nella "spartizione d'Africa", un'Italia spinta

da necessità demografiche solo a prezzo di sacrifici e lotte riuscirà

nei trent'anni prima della Guerra Mondiale a costituirsi un dominio

esteso ma povero di popolazione e risorse naturali, non matura

per espansioni coloniali dopo sforzi eroici di riunificazione, dopo

bruciante delusione a Tunisi un'avventura che ufficialmente inizia

1882 riscattando Baia di Assab da una compagnia di navigazione, 

in pratica 1885 con sbarco di truppe italiane a Massaua, Egitto,

presto allargando l'occupazione fra mare e altipiano, contro sia

resistenze di capi militari tigrini e più o meno aperta opposizione 

di Francia e Russia ad influenza italiana su coste eritree, salito al

trono imperiale etiopico il benevolo Menelik II, ottenendo Trattato

di Uccialli 1889 riconosciuto protettorato su Abissinia.

 

Mentre le truppe italiane avanzano sull'altipiano alla Linea Mareb-

Belesa-Muna, forte di un Trattato di amicizia e di commercio col

Sultanato di Zanzibar 1885, l'Italia prende sotto protettorato i

Sultani di Obbia e di Migiurtini, Nord-Somalia, e tratti costieri

fra le stazioni benadiriane  di Chisimaio, Brava, Merca, Mogadiscio

e Uarsceich 1886 riconosciute del sultanato di Zanzibar nel Sud-

Somalia, protettorato italiano su coste giuridicamente vacanti di

Somalia completato 1891 da presa di possesso di El Adhale poi

ribattezzata "Itala", Convenzione Italo-Zanzibarita 1892 concesse

in amministrazione le stazioni zanzibaresi di Benadir Brava,

Merca, Mogadiscio e Uarsceich con un raggio all'interno di 6-10

miglia,  Chisimaio, a Sud della foce di Giuba, rimanendo

all'Inghilterra.

 

 

I Protocolli Anglo-Italiani 1891, a delimitare le rispettive sfere di

influenza in Africa Est, sembrano assicurare all'Italia impero

diretto o indiretto su tutto il Nord-Est Africano ad eccezione di

Costa Francese dei Somali e Somaliland Britannico su Golfo di

Aden confini a Sud ed Est con la sfera d'influenza italiana fissati

1894, ma il sogno coloniale si frantuma inevitabilmente contro 

l'Abissinia in lotta aperta, Guerra d'Africa che in una prima

Campagna Italo-Tigrina 1894-1895 porterà a pur momentanea 

annessione italiana dell'intero Tigrè, ma nella seguente più estesa

Campagna Italo-Etiopica 1895-1896 terminerà con la disfatta di

Adua.

 

La Pace Italo-Etiopica di Addis Abeba 1896 annulla anche il diritto

di protettorato dell'Italia sull'Impero Feudale di Etiopia, il dominio

coloniale italiano spezzato e limitato a due possedimenti Colonia

Eritrea su Mar Rosso e altipiano retrostante e protettorati di Nord

Somalia e occupazioni e cessioni in amministrazione al Sud su

Oceano Indiano, così la politica di espansione coloniale varata

decisa nonostante resistenze parlamentari e ostilità popolari

viene per il momento liquidata passando a solo consolidamento

dei domini rimasti, serie di accordi 1899-1903 fra Italia e Inghilterra

per l'Egitto prima e Sudan Anglo-Egiziano poi, 1900-1901 con la

Francia, 1897-1908 con l'Etiopia, confermando alla Colonia Eritrea

i confini attuali con Sudan Anglo-Egiziano a Nord-NordOvest, con

Etiopia a Sud, Costa Francese dei Somali a Est, un'area di quasi

120 mila chilometri quadrati fra terraferma e isole costiere con una

popolazione,di circa 300 mila abitanti.

 

Sistemati almeno sulla carta i confini su Oceano Indiano 1897 con

Somaliland Inglese e 1908 Etiopia, con compenso pecuniario 1905

riscattate da Sultanato di Zanzibar le stazioni di Benadir, passate

dalle Compagnie coloniali al Governo, alla fine l'Italia avrà un

territorio di oltre 350 mila chilometri quadrati e una popolazione

di circa 300 mila abitanti, con legge 1908 a Sud Benadir colonia

di diretto dominio in Somalia Italiana Meridionale e a Nord i

Protettorati di Obbia, in via di organizzazione fra costa e Uebi

Scebeli, e di Nogal e Migiurtini sotto dipendenza puramente

nominale.

 

 

Più esteso e politicamente importante per la sua posizione al

centro del Mediterraneo, il possesso sulle Coste Nord-Africane

fra Egitto e Tunisia dell'antica Libia Romana, le sue ultime due

Province Tripolitania e Cirenaica ancora di fatto alla Turchia,

dominanza turca che primo decennio Novecento risulta in una

preclusione della Libia all'attività economica e civilizzatrice

dell'Italia, da cui 1911 dichiarazione di guerra alla Turchia e

proclamazione di sovranità, la prima Pace Italo-Turca di Losanna

1912 assicurando la Libia all'Italia come pegno le Isole di Rodi e

del Dodecaneso Sud-Egeo, fra Pace di Addis Abeba 1896 e

conquista libica 1911-1912 per Convenzione di Tien-tsin 1902 la

Cina da in concessione perpetua all'Italia una piccola area sulle

rive di Pei ho, quindi allo scoppio della Guerra Mondiale l'Italia

possiederà un dominio africano di circa 2 milioni di chilometri

quadrati, per oltre tre quarti desertico o improduttivo, con oltre un

milione e mezzo di abitanti.

 

 

di Belgi

 

Intanto il Belgio ottiene di colpo in Africa su iniziativa del re una

delle più estese e ricche colonie tropicali del mondo, il Congo

Belga, scoperto da Stanley 1876, occupato e organizzato prima dal

"Comitato di Studi dell'Alto Congo" evolutosi in "Associazione

Internazionale del Congo" presieduta dal re del Belgio, il bacino

centrale del Congo Stato libero e indipendente del Congo di cui

Leopoldo II 1885 assume la corona, un Paese neutrale di quasi

due milioni e mezzo di chilometri quadrati fra Congo Francese a

Nord e Angola a Sud, sfere di influenza tedesca e inglese in Africa

Orientale a Est e Atlantico a Ovest con le foci di Congo, via di

penetrazione naturale una volta superate con Ferrovia dell'Alto

Congo Matadi-Léopoldville le grandi cascate finali del fiume,

vantaggi assicurati da sfruttamento minerario con Trattato di

Annessione al Belgio di Stato Libero del Congo 1907.

 

 

ancora di Olandesi

 

Solo apparentemente fuori dal carosello coloniale occidentale

europeo XIX sec l'Olanda, delimitata con l'Inghilterra 1824 la

propria sfera d'influenza in Sud-Asia e Australasia e liquidate 1874

a favore dell'Inghilterra le rimanenti fattorie commerciali su coste

occidentali d'africa, trasforma da nominali in effettivi i possessi

secolari Grandi Isole della Sonda, specie Sumatra, promovendo

una valorizzazione agricola di Indie Orientali, soprattutto Giava.

 

Sviluppata la produzione e abbandonati 1850-1874 gli antichi

sistemi di monopolio per una politica più liberale al passaggio

delle colonie da Corona a Parlamento 1854, con un metodo di

governo indiretto e transizione da primitivo comunismo agrario a

proprietà privata del suolo, le Indie Orientali XIX-XX sec fioriranno 

più di possedimenti coloniali come Surinam, Guiana Olandese,

Curaçao e isolotti alle Piccole Antille e Nuova Guinea Olandese,

Giava in particolare, insieme a Madura modesti 130 mila chilometri

quadrati su un totale coloniale di oltre 2 milioni, ma con ben 26

milioni di abitanti su complessivi 38 milioni di sudditi coloniali.

 

 

di Russi

 

L'espansione russa in Asia continua intanto con una marcia oltre

gli Urali, nel Nord-Asia e Asia Centrale fino al Mar del Giappone a

Est, Persia e quasi India a sud, ma per la continuità territoriale

dell'immenso Impero Eurasiatico, affinità geografica fra territori

metropolitani e coloniali e per i suoi medesimi metodi politico-

amministrativi e ancor più economico-fondiari adottati ovunque 

si manifesterà e verrà piuttosto percepita come "colonizzazione

interna" che espansione coloniale in senso storico-geografico.

 

Le origini d'occupazione di Siberia fine XVI sec, con gli Strogonov

che per concessioni fondiarie dallo Zar 1558 conquistano al di là

degli Urali la capitale del principale Khan Tartaro in Siberia Ovest

o Sihir o "Siber", da cui il nome, alla confluenza di Tobol e Irtyš, e

facendo omaggio del Khanato a Ivan IV "il Terribile" sulle macerie

della minuscola capitale tartara costruiranno Tobolsk, prima città

russa in Sud-Siberia, poi avanzando oltre verso Est in rapida

successione 1636 fino a Jenissei, 1637 a Lena, 1639 a Mare di

Ochotsk, 1648 a penisola del Camciatca, a Sud 1651 a confini di

Manciuria, dal 1643 Bacino di Amur esplorato fino al mare.

 

 

La dinastia mancese di Cina li costringerà però con Trattato di

Nerčinsk 1688 a ritirarsi da Amur medio e inferiore poi riacquistati

solo 1858 dopo due secoli, il Governo russo molto presto

incoraggiando iniziative di avventurieri e mercanti e promuovendo

primi nuclei demografici ufficialmente riconosciuti attraverso una

colonizzazione o militare o agraria e perfino di deportazione, nel

XIX sec vuoi Guerra di Crimea vuoi Trattato di Parigi 1856 a

sbarrargli la direzione di espansione verso Costantinopoli, ancor

più spingeranno la Russia verso Est fino al Pacifico già facendolo

"proprio" Oceano, anzi proseguendo in territorio nordamericano

di Alasca, poi 1867 ceduto a Stati Uniti d'America.

 

Sarà innanzitutto la progressiva costruzione e apertura della

grandiosa Ferrovia Transiberiana 1891-1905 che la Siberia entrerà

nel periodo di grande sviluppo demografico ed economico ancora

in corso, il popolamento intensivo della Siberia reso possibile

dalle misere condizioni economico-demografiche interne, il suo

straordinario sviluppo economico basato su fertilissime terre nere

a Sud e straordinaria ricchezza mineraria nel montuoso Est, alla

vigilia della Guerra Mondiale 1914 contando un'area di quasi un

milione e mezzo di chilometri quadrati con una popolazione di

soli 10 milioni circa di abitanti.

 

 

Nel frattempo speranze e ipoteche politiche di Russia in Estremo

Oriente andranno XIX-XX sec molto oltre, approfittando di una

graduale paralisi politica dell'Impero Cinese occupata di fatto la

Manciuria Nord, ottenuto dalla Cina in affitto per 90 anni Port-

Arthur Penisola di Liao-tung imboccatura di Golfo di Chih-li Mar

Giallo, steso già le mani su Corea, quando la riscossa giapponese

la bloccherà anche su quella direzione con la Guerra 1904-1905 e

Pace di Portsmouth.

 

Senza più Port-Arthur, fermata verso i mari caldi di Sud-Manciuria

la Russia riprende presto ancor più alacremente la penetrazione

economica e politica in Mongolia, assorbendone in Nord nella

sua sfera d'influenza, il secolare movimento d'espansione

coloniale non limitato a Siberia con mire su Mongolia, ma sempre

più territori in Caucasia e Armenia fra Mari Nero e Caspio, con le 

cui popolazioni i Russi venuti già a contatto fine XVIII sec alle

guerre con Turchia, e ancora di più in Asia Centrale, da steppe

di Sud-Siberia a Nord fino ad Altipiano Iranico a Sud da Caspio a

Ovest a Pamir a Est.

 

 

Annessione 1870 di Turkestan Ovest con Taškent, protettorato

1873 su Khanati di Chiva e Buchara e occupazione desertica tra

Caspio e Aral, steppe di Turcomanni e 1889 Oasi di Merv, il

dominio russo fine Ottocento di quasi 4 milioni di chilometri

quadrati con una popolazione di circa 15 milioni di abitanti a

scoppio Guerra Mondiale.

 

Da Asia Centrale valorizzata con Ferrovia Transcaspiana 1880-

1899 e da Protettorati Khanati, la Russia accresce le mire verso

Est-Turkestan cinese e Tibet a Sud-Est e Afghanistan e Persia a

Sud-Ovest, doppia minaccia a India e Golfo Persico che però trova

pronta controffensiva coloniale inglese, quindi fermata verso

Afghanistan la Russia riesce ad avanzare più verso Persia, un

Accordo Generale Anglo-Russo 1907 risolve temporaneamente

questioni Tibet, Afghanistan e Persia dividendo però questa in tre

parti, zona di influenza russa a Nord-Ovest, congiungendola a

Transcaspiana e Caucasia lungo il Caspio, zona d'influenza

inglese a Sud-Est, congiungendola con Belucistan fino a Golfo

Persico, zona neutra al centro sotto sovranità territoriale persiana.

 

 

di Giapponesi

 

L'espansione russa in Asia porta la "colonizzazione bianca" a

urtare con la "colonizzazione gialla" giapponese fine Ottocento

primi Novecento, il Giappone ora grande Stato moderno pressato

da aumento demografico e spinto dalla sua insularità ad aprirsi

oltre il mare, in Corea, espansione economica prima che politico-

territoriale, ma l'interessato intervento apparentemente a favore

della Cina di concorrenti potenze coloniali come la Russia gli fa

perdere la Guerra Cino-Giapponese 1894-1895, rifacendosi però

dieci anni dopo con vittoria su Russia nella Guerra Russo-

Giapponese 1904-1905, aggiungendo a Isola di Formosa, già presa

a Cina con Pace di Shimonoseki 1895, Sud di Isola di Sachalin,

concessione di Port-Arthur con connessa Penisola del Liao-tung.

 

La Pace Russo-Giapponese di Portsmouth 1905 segna la rinuncia

russa a favore del Giappone a pretese di protettorato su Corea,

vero obiettivo del conflitto, aprendo al Giappone una penisola

ricca di risorse naturali alimentari su 220 mila chilometri quadrati

pari due terzi del proprio territorio abitata solo da circa 10 milioni

di persone, obbligando 1907 l'Imperatore Coreano Hyeng ad

abdicare e tre anni dopo, all'assassinio coreano di Principe Ito, il

più grande statista del Giappone contemporaneo, annettendosi la

Corea, quindi già prima della Guerra Mondiale il Giappone

possiede su Continente Asiatico e in Oceano Pacifico un'area di

quasi 400 mila chilometri quadrati e ben oltre 50 milioni di

abitanti, di cui un dominio coloniale di quasi 300 mila chilometri

quadrati e quasi 20 milioni di abitanti, Formosa e annesse Hōko

guntō o Isolette Pescadores, Karafuto Sud-Sachalin, Kuan-tung

Sud-Liao-tung, Isolette Nord-Pacifiche di Bonin e Vulcano.

 

 

di Statunitensi

 

L'espansione coloniale di un'altra potenza "bianca" come gli Stati

Uniti d'America si affianca a quella "gialla" fine Ottocento inizi

Novecento, una nascita coloniale, dopo aver sbarrato le Americhe

a ulteriori interventi europei con la dottrina "L'America agli

Americani" del Presidente statunitense James Monroe 1823,

reclamandone in pratica un totale ribaltimento, le Americhe tutte

e solo per gli Stati Uniti d'America, pretendendo di presidiarle da

mire europee loro stessi però colonizzatori di terre americane ed

extra-americane nella ricerca di materie prime da accaparrarsi

come nella sovaproduzione nazionale da smerciare e soprattutto

di capitali da piazzare.

 

Un Imperialismo Nord-Americano politico-territoriale, di cui

all'acquisto di Alasca dalla Russia 1867 il resto del mondo non sa

vedere l'inizio, appare ora evidente con la Guerra di Cuba 1898,

intervento armato in favore dell'Isola ancora una volta insorta

contro l'occupazione spagnola, rapida guerra vittoriosa contro la

Spagna in acque di Cuba e Filippine e rinuncia della Spagna a

Isole di Cuba, Portorico e Filippine, Cuba di nome "indipendente",

Portorico possedimento annesso, Filippine e Isoletta di Guam

Gruppo micronesiano delle Marianne, strategica base navale da

lungo tempo ambita verso Estremo Oriente!

 

 

Stesso anno 1898 americana Honolulu Arcipelago Isole Sandwich

o "Hawai'i" nel Pacifico, gli Stati Uniti già deposta 1893 con le armi

la regina indigena Lili'uokalani e creato una parvente repubblica

protetta di fatto solo preludio a loro dominazione coloniale, 1899

Gruppo di Samoa, sempre Pacifico, già una specie di condominio

anglo-tedesco-americano ora spartito per Convenzione tra loro.

 

L'apertura del Canale di Panamá 1914 attraverso la cosiddetta

"Zona del Canale", ceduta 1904 da Repubblica di Panamá a Stati

Uniti d'America, completa alla vigilia della Guerra Mondiale la

rapidissima creazione di un dominio coloniale statunitense

di quasi 2 milioni di chilometri quadrati con una popolazione di

circa 13 milioni di abitanti, Isole Vergini di Piccole Antille, Santa

Croce, San Tommaso e San Giovanni acquistate 1917 dalla

Danimarca, sue dal Seicento, a completare completare assoluto

controllo Yankee su Golfo del Messico.

 

 

Dopo la "Grande Guerra"

 

L'assetto coloniale del mondo dopo una Prima Guerra Mondiale,  

proprio la politica coloniale uno dei fattori cruciali della stessa

guerra, non può che uscirne profondamente mutato, evitata una

vittoria di Germania a capovolgere le posizioni, la sua sconfitta

non fa che rafforzare ulteriormente i due Imperi mondiali

preesistenti Inglese e Francese, Germania privata Trattato di

Versailles di tutte le colonie e costretta a rinunciare a ogni diritto

e privilegio in tutto il mondo, l'Impero Ottomano suo alleato

privato di quasi tutti i territori asiatici abitati a maggioranza non

ottomana.

 

Il crollo germanico preceduto dal collasso russo, alla Conferenza

di Pace senza Russia, insieme con Inghilterra la più interessata a

Oriente e Medio Oriente, arbitre del destino coloniale globale due

delle tre grandi potenze coloniali dell'Intesa vincitrice, Inghilterra

e Francia massime beneficiarie (Giappone minormente) della

decaduta colonializzazione tedesca e ulteriore smembramento di

Impero Ottomano Trattato di Pace di Losanna 1923 con la Turchia,

colonie ex tedesche e territori non ottomani ora staccati dalla

Turchia non ceduti alle potenze vincitrici, ma da loro affidati via

Società delle Nazioni a tutela politico-amministrativa di potenze

terze rappresentandoli internazionalmente e rispondendone fino a

maturità di autogoverno, origine storica di nuova figura giuridica

"mandato coloniale" o "mandato internazionale".

 

 

Mentre gli inediti mandati ancora vengono elaborati a livello

giuridico da Società delle Nazioni, il Consiglio Supremo delle

Potenze Alleate e Associate attribuisce a Inghilterra (?) "mandati

di tipo 'A'" su antichi territori turchi in Mesopotamia, Palestina e

Transgiordania e "mandati di tipo 'B'" parte diTogo tedesco, parte

di Camerun tedesco e massima parte di Est-Africa Tedesca, più

a Impero Britannico (?) "mandati di tipo 'C'" (cioè vere e proprie

colonie!) Africa Tedesca di Sud-Ovest a Unione Sudafricana,

Nuova Guinea tedesca al Commonwealth di Australia, parte

tedesca Arcipelago delle Samoa a Nuova Zelanda, Isolotto

fosfatifero di Nauru Pacifico Equatoriale a Impero Britannico e

amministrato da Australia per delega inglese, australiana e

neozelandese.

 

Anni successivi il mandato di Mesopotamia diventerà Regno di

Iraq capitale Baghdad sempre sotto tutela inglese, Palestina

spaccata in due politicamente e giuridicamente Palestina, sotto

mandato con clausola di costiturvi una "sede nazionale ebraica",

e Transgiordania, pur sotto mandato britannico ma affidata a un

Emiro senza clausole), Inghilterra in Egitto da occupazione di

fatto a protettorato di diritto costretta nel Dopoguerra a rinunciarvi

1922 Regno di Egitto comunque sotto occupazione militare

inglese (!) "a difesa del Canale di Suez", in compenso Inghilterra

rinuncia a Giubaland poi Oltregiuba Italiano a favore di Italia che

ne ha pieno diritto.

 

 

Nonostante ciò l'Impero Britannico risulta arricchito, siano pure

mandati invece di colonie, di ulteriori due milioni di chilometri con

sette milioni di abitanti, liberato inoltre da situazioni minacciose 

e problematiche internazionali con Germania e Russia, ora 

trasforma la Ferrovia Tedesca di Baghdad, come già mezzo secolo

prima Canale di Suez, da strumento di potenza coloniale rivale in

proprio strumento politico e economico, raggiunge politicamente

continuità territoriale Cairo-Capo, ora spina dorsale dell'Africa

inglese, sostituisce dominazione ottomana con propria influenza

su Arabia già turca costituendo indipendente Regno del Ḥigiaz

capitale Mecca, poi conquistato dal Sultano del Nead, con nuovo

Trattato Anglo-Persiano di Teheran 1919 risucchia nella propria

sfera di influenza l'intera Persia, già ripartita Accordo Anglo-

Russo 1907 tra influenza russa a Nord-Ovest e inglese a Sud-Est, 

fa ammettere nella Società delle Nazioni come membri originari -

Impero di India e nuove Inghilterre oltre oceani, cioè Canada,

Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda.

 

Territorialmente più modesti ma politicamente importanti i

vantaggi coloniali post-bellici di Francia, attribuzione come

"mandato di tipo 'A'" di Siria e come "mandati di tipo 'B'" la parte

più grande di Togo tedesco e quasi tutto il Camerun tedesco

antico e nuovo, base anche territoriale all'influenza economico-

culturale francese nel Levante, ingrandita e consolidata con

continuità territoriale Africa Ovest Francese, ricostituita e ampliata

Africa Equatoriale Francese, già mutilata forzato Accordo Franco-

tedesco 1911, sotto minaccia coloniale tedesca se sconfitta ma

rafforzata territorialmente, garantita politicamente e sostenuta

economicamente da tutta la sua compagine coloniale.

 

Come già accennato, terzo beneficiario coloniale della guerra il

Giappone, non tanto per i piccoli acquisti territoriali diretti o

indiretti sostituendosi momentaneamente a Germania nell'affitto

di Kiao-chow, entro un decennio poi rivendicato e riscattato da

Cina, e mandati su Isolette e Arcipelaghi tedeschi di Nord-Pacifico

come Marshall, Caroline, Palau, Marianne o "Isole dei Ladroni",

quanto invece per insediamento nell'intricato labirinto insulare di

Micronesia, proprio fra i due possessi hawaiano e filippino dei

rivali Stati Uniti d'America, e per affermazione della sua influenza

economica ed egemonia politica su tutta Est-Asia.

 

 

Infatti indebolita la potenza russa a estremo Nord e cancellata

la tedesca a centro grande arco di terra, acqua e isole chiuso

esternamente da Giappone e Isole e Arcipelaghi dipendenti, da

Mare di Ochotsk a Mare Sud-Cinese, trascurabili mutamenti

coloniali o importanza allargamento di Congo Belga con

"mandato di tipo 'B'" a Belgio su territori già tedeschi di Ruanda

e Urundi Africa Centrale, regione tra le più popolate d'Africa,

ingrandimento di Somalia con cessione di Oltregiuba, di colonia

portoghese di Mozambico e colonie italiane di Libia, per rettifica

di relative frontiere.

 

Con l'assetto politico-territoriale del mondo coloniale postbellico

ritoccato ad accentuare invece che attenuare le disuguaglianze

prebelliche, riducendolo ancora di più a feudo anglo-francese,

altrettanto il suo assetto giuridico nonostante la rivoluzionaria

creazione del nuovo "mandato coloniale" e la revisione del diritto

coloniale internazionale africano con tre Convenzioni di Saint-

Germain-en-Laye 1919 su regimi di alcoolici, di armi e munizioni,

economico-giuridico di Bacino convenzionale di Congo Atto

Generale della Conferenza su Congo 1885 e schiavitù Atto

Generale della della Conferenza antischiavista di Bruxelles 1890,

revisione giuridica estensiva di protezione indigeni in colonie

tropicali, revisione economica restrittiva a favore di potenze

sovrane di territori di Africa Equatoriale Atto di Berlino 1885 con

una certa "internazionalizzazione".

 

Ma, come già evidenziato, un mondo coloniale dopo la guerra più

che mai Feudo Anglo-Francese territorialmente, nonostante tutti i

postulati etico-giuridico-economici di nuova coscienza coloniale,

libertà di nativi, solidarietà internazionale, economia aperta a tutti,

internazionalizzazione di vie transcontinentali e intercontinentali

di comunicazione ferroviaria in Asia e Africa, neutralizzazione

militare e disarmo delle colonie, assistenza intercoloniale, riforma

di politica indigena, tutti durante la guerra riaffermati dai popoli

con pensiero e sangue ma solo da qualche governo più o meno

riconosciuti...

 

 

1930 un Impero Coloniale Britannico, senza Regno di Gran

Bretagna e Irlanda del Nord, di quasi 34 milioni di chilometri

quadrati e 400 milioni di abitanti, un Impero Coloniale Francese,

senza madrepatria, di quasi 11 milioni di chilometri quadrati e

poco meno di 60 milioni abitanti, insieme circa 45 milioni di

chilometri quadrati con quasi mezzo miliardo di abitanti, su un

totale coloniale di una settantina di milioni di chilometri quadrati

e 630 milioni di abitanti, di cui più di 15 milioni di chilometri

quadrati e oltre 30 milioni di abitanti in Russia Asiatica, in altre

parole un campo esclusivo di azione nazionale per propri interessi

di sfruttamento economico di terre e miniere, commerci e industrie

e lavoro e capitali.

 

 

ancora Italiani

 

La politica coloniale italiana dopo la Prima Guerra Mondiale si

sviluppa dall'oggetivo fatto di non aver ricevuto nei Trattati di

Pace dalle grandi potenze vittoriose alcuna ricompensa coloniale

proporzionata ai duri sacrifici impostigli, non riuscendo a ottenere

più che rettifica dei confini libici Accordo Italo-Inglese Milner-

Scialoia 1920 con esplicito riconoscimento di Oasi di Giarabub

entro Est-Cirenaica, scambio di Note Franco-Italiane 1919 su

cessione di Oasi di El Barakat e Fehout e regione comprendente le

strade carovaniere fra Gat, Gadames e Tummo confini Sud-Ovest

di Tripolitania), cessione inglese di Oltregiuba 1924, non di certo

considerabile "compenso coloniale" il riconoscimento esplicito di

sovranità italiana su Rodi, Dodecaneso e Castelrosso Trattato di

Pace di Losanna 1923, a metter fine anche ad Est alla guerra, una

questione che nulla ha a che vedere con le grandi spartizioni

coloniali in seguito e per effetto della guerra.

 

 

Nonostante ciò il periodo post-bellico sarà per l'Italia quanto mai

interessante, una sistemazione territoriale e politica del dominio

coloniale ante-guerra, pur Colonia Eritrea già definita nei confini

ed effettivamente occupata, la situazione mutando profondamente

in altre colonie come possedimenti di Sud-Egeo, Somalia e in

modo particolare Libia, la sovranità incontrovertibile su Rodi,

Dodecaneso e Castelrosso permetterà all'Italia non soltanto un

assestamento politico-amministrativo, ma la prosecuzione più

vivace e sicura di tutta l'opera di scavi archeologici, di restauro

dei monumenti medievali, di rinnovamento edilizio, di sviluppo

economico con strade e porti, ospedali e scuole, coltivazioni

agrarie e industrie connesse, telegrafi e telefoni, linee dirette di

navigazione che andrà a risvegliare le orientalmente "sonnolente"

isole ad un'atmosfera di rinnovati empori commerciali italiani nei

Mari del Levante, già solcati da galere venete, genovesi e pisane.

 

In Somalia, mentre si occupa e riordina l'Oltregiuba, si trasforma

in piena sovranità il protettorato italiano su Sultanati Nord di

Obbia e Migiurtini, occupati militarmente 1925-1926 insieme ad

interposto Nogal, e, dopo i più o meno falliti tentativi prebellici,

si riapre la colonizzazione tropicale italiana con grandi lavori di

disboscamento, bonifica e valorizzazione agraria nella Valli di

Giuba e Uebi Scebeli per opera diretta del Governo Coloniale

comprensorio di Genale e più ancora della società privata "SAIS",

Società Agricola Italo-Somala, promossa e guidata dal Duca degli

Abruzzi Luigi di Savoia.

 

In Libia l'occupazione politica da nominale diventa effettiva,

il litorale comincia a percepirsi colonia agraria di popolamento

misto italo-locale, già prima della guerra Tripolitania (Cirenaica

sotto dominio da turco a senussita tranne principali città costiere)

sotto controllo italiano, eccetto Sirtica, fino a Oasi di Gadames,

Ghat e Fezzan, persa però durante la guerra per insurrezione

generale soprattutto araba con aiuti turco-tedeschi, Tripoli e Homs

su costa di Tripolitania e Bengasi e Derna su costa di Cirenaica,

soli possessi effettivi in Nordafrica, a fine guerra fallita sia

conquista pacifica che politica liberale si imporrà quella politica

della forza con una conquista territoriale militare.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Migranti da sempre

 

                                   

la "cultura" umana ha gambe

 

                                   

... pe' mmovese!

 

                                   

 

                                   

Non riconoscerci

 

                                   

risultato di complessa diversità

 

                                   

... 'gnoranza pura!