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migro ergo sum [the neverending story]
la vita è movimento
out of africa one out of africa two
the moon the red planet
migrazioni in massa migrazioni di gruppi migrazioni per infiltrazione
migrazioni spontanee migrazioni organizzate migrazioni coatte
migrazioni permanenti migrazioni temporanee migrazioni periodiche
migrazioni per invasione migrazioni per conquista migrazioni per colonizzazione
migrazioni interne migrazioni internazionali migrazioni intercontinentali
migrazioni interplanetarie migrazioni interstellari migrazioni tra universi
nasco noma(pi)de non sede(re)ntario
seguo piste percorro cammini
curioso del diverso da me sempre aperto ad incontri
m'accampo qua e là senza fermarmici mai
il mio vagare errante non cerca stella
perché le ama tutte e di tutte s'incanta
miliardi di miliardi tutte sole insieme
nella mente e nel cuore la mia serena solitudine
non spersonalizzo non reifico l'umano
anzi personalizzo io tutti gli essenti
senzienti viventi e non tu come le stelle
come sennò "fratello sole" perché mai "sorella luna"
folle semplicitas supera omniae sapienze
solo l'amore splende
unica realtà il vuoto realtà ultima il nulla
effimeri noi caparbi cerchiamo di riempirlo
non naufrago m'immergo
dolcindefinibile nulla anaromatico tutto |
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"Occhio Zio Sam, sbarcano i topi!" "... immigrants, particularly Italians, coming from 'the slums of Europe'" vignetta dello statunitense "Judge" 1903 riguardo l'invasione di nuovi "immigrati, specialmente Italiani, 'direttamente dai bassifondi d'Europa'", che denigra gli immigrati italiani, Anni Venti non desiderati, bloccati per legge all'arrivo, molti solo perché di opinioni controverse, come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Il primo operaio in un calzaturificio e il secondo pescivendolo ambulante, nel grande Paese delle libertà democratiche perseguitati per le loro convinzioni politiche dette "anarchiche", addirittura giustiziati accusandoli ingiustamente di crimini non commessi nonostante dubbi e confessioni scagionanti, piuttosto vittime di errori giudiziari da razzismo e intolleranza, riabilitati ufficialmente solo mezzo secolo più tardi nel 1977...
Ma nonostante tutte le calunnie e le intimidazioni, anche di molti al Governo che gli dicono di tornarsene "da dove vengono", la grandissima maggioranza degli immigrati italiani credendo nella promessa della nuova terra e definendosi orgogliosamente sia Italiani che Americani rimarranno al loro posto lungamente e per lo più dimenticati dalla Patria e contribuiranno a cambiare sicuramente anche in meglio il nuovo Paese. |
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In bene e in male |
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noi umani siamo come siamo |
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... 'na gran brutta razza! |
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Ignorare tutto |
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e dirci "orgogliosi" d'esserlo |
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... 'na gran cazzata! |
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Noi stessi migranti dalla memoria corta
Le migrazioni hanno dall'origine un ruolo fondamentale, anzi decisivo nella preistoria e storia umana, da allora fino a oggi, con migrazioni "preistoriche", migrazioni "storiche" e migrazioni "contemporanee", che vedono prima la Penisola Italica Terra di per eccellenza di immigrazione poi Nazione di emigrazione e di nuovo Paese di immigrazione.
Da ricordare innanzitutto che ancora oggi siamo un Paese di emigrazione, fenomeno migratorio in uscita che di fatto non è mai cessato e incide profondamente sulla storia economica, sociale e demografica dell'Italia, 1876-1988 quasi 30 milioni di Italiani emigrati all'estero, di cui solo poche migliaia tornati in Italia, non ammessi, economicamente o professionalmente delusi, nostalgici delle proprie radici, una grande perdita per un Paese 1871 con meno di 30 milioni di abitanti e 1991 meno di 60 milioni.
Una storia quella della nostra emigrazione
con quattro
fasi:
La prima emigrazione italiana 1876-1900 discreta ma con flusso crescente non regolato, in quasi assoluta assenza di politiche migratorie, mancata vigilanza e inesistente tutela delle persone, movimenti di massa spontanei e spesso clandestini di 5 milioni di persone 80% maschi e giovani, addirittura uno su cinque sotto i 14 anni, quasi tutti contadini, causa la prima grande depressione mondiale 1873-1879 con crollo di derrate alimentari e politica protezionistica del Governo, costretti a cercarsi da soli mezzi di sopravvivenza fuori dall'Italia, poi 1870-1913 il reddito cresce più rapidamente della popolazione alzando quello "pro capite".
All'inizio mete europee, Francia e Germania, poi fine secolo anche extra-europee, Argentina, Brasile e Stati Uniti, primato in Sud- America (per via di lingua e cultura) occupati nella lavorazione di monocolture, poi in rapida decrescita al 1900 con la crisi politica e agricola e un conseguente aumento di flussi migratori verso gli Stati Uniti d'America, nella scelta influenndo anche la provenienza geografica, dal Sud-Italia più mete extra-europee, dal Nord-Italia invece più continentali, Francia al primo posto.
La seconda emigrazione italiana 1900-Prima Guerra Mondiale coincide con l'avviato processo di industrializzazione italiana, la "Grande Emigrazione" di per sé un controsenso, ma l'intensa industrializzazione è disomogenea sul territorio e non riesce ad assorbire la eccedente manodopera espulsa dal settore agricolo delle aree rurali, un vero e proprio esodo con 9 milioni gli Italiani che emigrano a una media di 600 mila l'anno, picco 1913 con quasi 900 mila espatri.
Una emigrazione prevalentemente extra-europea, quasi la metà (meridionali i 3/4!) in America, anche le destinazioni europee in forte crescita, Francia, Germania e Svizzera, non solo giovani maschi ma intere famiglie, pur ancora grande lo squilibrio tra i sessi, tutti accomunati dal trovare lavoro sempre in comparti produttivi di sfruttamento della manovalanza, miniere, strade, edilizia.
Creato 1901 il Commissariato Generale dell'Emigrazione a tutela degli emigranti con regolamentate condizioni d'espatrio e più disciplinato flusso migratorio, comunque gravissimi i problemi igienico-sanitari e sociali per le folle ammassate in porti d'imbarco come Genova, Palermo e Napoli, esempio eclatante l'epidemia di colera a Napoli 1911, già Mark Twain nel suo romanzo "Innocents Abroad or The New Pilgrims' Progress" - "Gli innocenti all'estero" - 1869 a scrivere "Civitavecchia il più orribile covo di sporcizia, d'insetti, d'ignoranza in cui ci siamo imbattuti finora".
La terza emigrazione italiana tra le due ultime Guerre Mondiali con un brusco calo delle partenze, causa le restrizioni legislative di alcuni Stati, primi Stati Uniti d'America con il famoso Quota Act 1921 e 1924 per quote massime di maschi da Paesi non più graditi come l'Italia, la grande crisi del 1929, la politica restrittiva e anti- emigratoria dello Stato Fascista per prestigio e bisogno di giovani leve a scopi militari, l'emigrazione valvola di sfogo per una popolazione in grave crisi economica e con elevato tasso di disoccupazione, solo in parte compensata da bonifiche di aree agricole in patria e colonizzazioni in Africa.
Da un lato diminuita emigrazione oltreoceano, dall'altro aumentata in Europa, soprattutto verso la Francia, numerosi qui gli espatri politici di antifascisti specie comunisti, e verso la Germania Anni Trenta alla firma del "Patto d'Acciaio", 1920-1940 3 milioni lì finiti come manodopera in agricoltura, edilizia, industria, prevalente ma in diminuzione la componente maschile con un aumento dei giovani sotto 14 anni, seconda ondata famiglie o famigliari rimasti in patria, il Commissariato Generale dell'Emigrazione incorporato prima nel Ministero degli Esteri poi sostituito con una Direzione Generale per gli Italiani all'Estero.
La quarta e ultima emigrazione italiana Secondo Dopoguerra-Anni Settanta del Novecento ma di fatto ancora in atto, di nuovo flussi in aumento con 7 milioni di espatri, nonostante il Paese sia ora dinamico protagonista di profondi cambiamenti economici, sociali e politici, rapida industrializzazione al Nord, boom economico 1950-1970, considerevole aumento del PIL da 165 a 522 miliardi di dollari, grande flusso migratorio interno da aree rurali a grandi centri urbani, da dimenticate e per questo ora povere Regioni del Sud come manodopera in quelle industrializzate del Nord, mete estere fine Anni Quaranta, extra-europee Venezuela, ma America Latina in calo, e Australia, europee Francia, Svizzera, Germania, in Belgio lavoro in miniera abbandonato 1956 dopo la tragedia di Marcinelle in cui rimangono uccisi 136 minatori italiani.
I flussi migratori verso le destinazioni già più appetibili come Stati Uniti d'America ridotti per restrizioni dei Governi, l'emigrazione ridotta a ricongiungimenti di famigliari con persone già emigrate, l'Australia non più sbocco emigratorio perché troppo lontana.
Anni Cinquanta le mete transoceaniche continueranno a calare mentre aumenteranno quelle europee, i trasferimenti oltreoceano di famiglie e spesso definitivi mentre quelli europei individuali e con gran numero di rientri, la vicinanza geografica favorendone la temporaneità e la Germania evitando insediamenti definitivi a vantaggio di quelli temporanei, una emigrazione comunque più qualificata, controllata e assistita, in prevalenza da Sud-Italia con un terzo della popolazione nazionale condannata politicamente al 70% dell'emigrazione continentale e l'80% di quella transoceanica.
Poi dal 1970 l'Italia si trasforma da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione senza che venga però percepito dalle Autorità, la cosiddetta "Legge Martinelli" Anni Novanta primo completo provvedimento normativo sull'immigrazione (!).
Da una così consistente e prolungata emigrazione una serie di rilevanti conseguenze sia positive che negative, tutte importanti per meglio valutare gli effetti delle migrazioni oggi verso il nostro Paese, negativa più evidente la perdita di popolazione e forza lavoro, in alcune zone tanto incidente da alterarne il tessuto demografico depauperato di capitale umano fino a spopolamento anche irreversibile di alcuni Comuni, in Regioni come Molise nel Secondo Dopoguerra dimezzando la popolazione in età lavorativa, da cui una "razionalizzazione" forzata degli insediamenti umani, moltissimi piccoli borghi di montagna e alta collina scomparsi.
Positiva l'acquisizione di redditi o capitali guadagnati da emigrati all'estero, spesso di vitale importanza nel sostentamento delle famiglie rimaste qui, specie al Sud, l'emigrazione modificando anche la vita sia a chi andato all'estero a cercar fortuna che ai famigliari, stili vita, atteggiamenti, comportamenti influenzati da interscambi con il resto del mondo e, al ritorno temporaneo o definitivo di espatriati, da nuove qualità professionali e culturali lì acquisite, inoltre il consolidarsi di più stretti e intensi rapporti politici, economici e culturali fra l'Italia e Paesi d'immigrazione con ora influenti comunità italiane.
Bilancio tutto sommato positivo per le popolazioni e tuttavia non sufficiente a risolvere i gravi problemi di arretratezza economica delle aree di esodo, alleggerendone sì la pressione demografica ma a costo di mancato sviluppo economico, senza riscatto né risanamento, una politica davvero globale in favore degli Italiani all'estero solo dopo più di un secolo d'intensa emigrazione italiana con la prima Conferenza Nazionale dell'Emigrazione 1975, 1989 stabilito per legge il primo censimento degli italiani residenti all'estero (!).
Secondo il Ministero degli Esteri gli Italiani all'estero quasi 5 milioni, 35% in Europa, 11% Nord-America, 50% Sud-America, 2% Africa e 2% Oceania, i loro discendenti "oriundi", figli, nipoti, pronipoti e parenti stretti con cittadinanza straniera quasi 60 milioni, praticamente un'altra Italia (!), solo 3-4% in Europa i più in Francia, quasi 30% in Nord-America principalmente in Stati Uniti), quasi 70% in Sud-America, Brasile e Argentina.
L'opinione pubblica italiana negli ultimi anni talmente coinvolta da propagandistica speculazione in volutamente pompate pseudo- problematiche di immigrazione straniera, da dimenticarsi i propri emigrati all'estero e tutti i purtroppo loro simmetrici problemi e difficoltà da decenni e decenni a questa parte, proprio per colpa dei medesimi pregiudizi oggi irrazionalmente o criminalmente creati in Italia per beceri vantaggi immediati di consenso politico.
Gli stereotipi più diffusi e durevoli del pregiudizio anti-italiano all'estero creati e alimentati da giornali satirici stranieri, in tutti i Paesi con forte presenza di emigrati italiani, su di loro soprannomi di ogni genere, spiritosi, volgari, insultanti, infamanti nomignoli e espressioni come "Dago" anglosassone da they go "(finalmente) se ne vanno" o da dagger "coltello" "accoltellatore" "popolo dello stiletto", poi "maccheroni" o "macaroni" o "maccarrone" in tutto il mondo e in tutte le lingue, ancora "WOP" WithOut Passport o WithOut Papers in America, "carcamano" "che calca la mano (sulla bilancia quando ti pesa quello che vende)" ovvero "truffatore" in Brasile. |
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Le origini della "cultura umana"
Le migrazioni sono il fenomeno vitale comune a tutti gli esseri viventi, piante e animali, umani inclusi, che ha permesso il popolamento del nostro pianeta in un ininterrotto susseguirsi di spostamenti e ampliamenti nel tempo, con modalità, tipologie, cause e motivazioni differenti.
La specie umana in particolare è sulle gambe da sempre secondo "migrazioni" che per possono essere "nomadismo economico" di cacciatori-raccoglitori evolutisi in pastori-guerrieri, agricoltori e commercianti, "invasione armata o culturale" di pastori-guerrieri nomadi contro popolazioni sedentarizzate, soggiogandole militarmente per poi integrarvisi o per dispersione genetica o per inferiorità numerica o per inferiorità culturale, "esodo" spontaneo di intere popolazioni, "diaspora" dopo una occupazione militare cacciati dal proprio territorio, "deportazione" o trasferimento forzato da parte di Governi dittatoriali di interi gruppi etnici.
Di fatto il processo di evoluzione dell'intera specie umana inizia in Africa Orientale circa 2 milioni di anni fa nella Great Rift Valley, fra Etiopia a Nord e Mozambico a Sud, prima australopitechi, poi ominidi, Homo Habilis e Homo erectus, e ancora dopo circa 200 mila anni fa l'Homo Sapiens, che vive di raccolta e caccia, da Africa Centro-Occidentale, spostandosi ad esaurimento risorse, animali e piante edibili, o alla contesa del territorio da parte di altri gruppi umani, tutto in micro scala con poche decine di individui che si muovono lentamente a distanze di pochi chilometri alla volta.
Dicendo "migrazioni umane" intendiamo piuttosto fenomeni di diffusione umana in grandi numeri su ampie superfici in tempi lunghi, quindi possibile oggetto di studi antropologici, genetici, linguistici e socio-culturali, diffusione di "umani", dai progenitori ominidi africani inizi Era Quaternaria fino a noi moderni Homo Sapiens, a convalidare sperimentalmente le teorie Out of Africa I, ipotesi paleoantropologica dominante, da 1,8 a 1,3 milioni di anni fa, e Out of Africa II, da 70 mila anni fa, (forse anche una terza?), rispettivamente relative all'esodo dal Continente Africano di una prima antica ondata di Homo Erectus e una molto più recente di Homo Sapiens (nuove tecnologie di analisi genetica adesso ne permettono il tracciamento di linee ereditarie materne e paterne, genoma mitocondriale matrilineare e genoma del cromosoma "Y" patrilineare).
Gli umani preistorici sono sempre stati in movimento, da soli o in gruppo per raccogliere radici e frutti spontanei oppure a caccia per inseguire prede, un lunghissimo vagare che li porterà fuori dall'Africa sempre più lontano, Homo Erectus più di un milione di anni fa in Asia, la famiglia di ominidi a cui noi tutti apparteniamo, Homo Sapiens incluso, a raggiungere in decine di migliaia di anni tutti gli attuali Continenti, ad eccezione dell'Antartide.
Nessuno stupore dunque per i fenomeni migratori in atto oggi, in quanto caratterizzano la nostra specie dalla sua origine lungo tutta la sua storia, letteralmente costellata da spostamenti di piccoli gruppi o intere popolazioni da un Continente all'altro, spinti a spostarsi da cambiamenti climatici, catastrofi naturali, carestie, guerre, persecuzioni e povertà alla ricerca di ambienti in cui poter vivere meglio.
Precisiamo a questo punto che con "Homo" (Linnaeus, 1758) intendiamo un genere di primati della famiglia Hominidae, a comprendere numerose specie estinte e l'unica ancora esistente senza sottospecie, l'"Homo Sapiens", l'essere umano moderno, un genere che compare come fossile circa 2,4 milioni di anni fa con l'"Homo Habilis", la specie più arcaica, "Homo" perché con i i suoi resti craniali giacciono utensili in pietra del Paleolitico Inferiore.
Tutti gli appartenenti al genere Homo mostrano capacità cranica crescente rispetto ad altri hominina (600 centimetri cubici l'Homo Habilis, 450 l'Australopithecus Garhi), con un aumento molto significativo 600 mila anni fa (1200 nell'Homo Heidelbergensis) e via via una ventina di altre specie tutte estinte ad eccezione di Homo Sapiens, fra le quali l'Homo Neanderthalensis, specie congenere scomparsa tra 25 e 30 mila anni fa, l'Homo Floresiensis, forse l'ultima, sopravvissuta fino a 12 mila anni fa, e una ulteriore specie detta Homo di Denisova.
Le migrazioni più antiche quindi quelle dei nostri lontani antenati, l'Homo Erectus nel Sudest Asiatico circa 2 milioni di anni fa, poi tra 120 e 100 mila anni nel Vicino Oriente, seconda ondata di una diffusione forse iniziata già 180 mila anni fa, attraverso lo Stretto di Bab el-Mandeb tra Mar Rosso e Golfo di Aden, a popolare le coste di Asia Meridionale, Australia raggiunta circa 55-50 mila anni fa, Europa 10 mila anni dopo a causa del più rigido clima, Asia Nord-Orientale oltre 15 mila anni fa, America Settentrionale via l'allora "Istmo della Beringia", per poi sportarsi ad America Centrale e quindi Meridionale.
Gruppi etnici continueranno a spostarsi dovunque al mondo, rilevante per noi l'esempio della Penisola Italica, raggiunta da Fenici e Greci sulle coste meridionali e Sicilia, la "Magna Grecia", eccezionali i flussi tra il IV e il V sec, storiche migrazioni (non "invasioni") di numerosi popoli penetrati nei territori di un Impero Romano d'Occidente già esaurito da regioni nordiche e centro- asiatiche, accellerandone il collasso politico ma contribuendone notevolmente alla rinascita e ulteriore sviluppo.
Goti, Vandali, Alani, Svevi, Burgundi, Longobardi, Unni sono tutti tribù nomadi che si spostano con donne, bambini e anziani insediandosi nei nuovi territori, a farne parte del sistema o per combatterlo, una storia che si ripete e mai si arresterà, come più tardi nel XVI sec le Americhe diventeranno principale meta di migranti europei, gente in cerca di fortuna, gruppi minoritari perseguitati, deportati africani ridotti a schiavi, fino alla situazione odierna che vede tutti i nativi americani come sparute minoranze, da Nord a Sud, fenomeno ancora più acuto in Australia, ultimo Continente "scoperto" da noi predatori europei, dove gli aborigeni, discendenti dell'Homo giunto qui oltre 50 mila anni fa, sono ridotti al 2,5% della popolazione e considerati "scarti".
E nulla di nuovo quindi se nuove migrazioni sono in atto oggi, lo saranno anche in futuro, sempre, come i fenomeni migratori che hanno caratterizzato proprio noi Italiani a cavallo dell'Ottocento e Novecento e di nuovo nella seconda metà del secolo scorso, tutte genti dall'estremo Nord- e Sud-Italia.
Quindi riguardo alle prime "migrazioni pre-Sapiens" sappiamo per certo che due milioni e seicentomila anni fa l'umano esce dalla principale nicchia ecologica tropicale dei primati, una specie di scimmia "catarrina", cioè col naso all'in giù, fino ad allora praticamente erbivora, che entra in competizione coi carnivori sviluppando così una propria "cultura", un insieme di conoscenze acquisite, condivise in gruppo e trasmesse sempre arricchite di generazione in generazione, e diffondendosi proprio perché ora specie onnivora-carnivora su territori necessariamente più estesi, da cui l'inizio di una lunghissima serie di successive migrazioni, prima evidenza scientifica di una migrazione fuori dall'Africa quella dell'Homo Erectus circa 1,7 milioni di anni fa.
Infatti i primi appartenenti al genere Homo - l'Homo Ergaster, l'Homo Erectus e l'Homo Heidelbergensis - migreranno dall'Africa circa 2 milioni di anni fa, durante il Pleistocene Inferiore, disperdendosi fino al Sud-Est Asiatico, molto probabilmente a causa della cosiddetta "pompa sahariana", migrazione di flora e fauna tra Eurasia e Africa, causa periodi pluviali di molte migliaia di anni, in Africa fase del "Sahara umido", seguiti da una fase "desertica" tra 1,8 e 0,8 milioni di anni fa, quando il Nilo si secca completamente salvo temporanei periodi, causa il sollevamento geologico della regione o "Swell nubiano".
Il primo periodo umido restringe il deserto tra Nord e Sud consentendo una la colonizzazione dei territori orientali del Sahara e del Nordafrica, mentre il successivo periodo secco spingerà alla colonizzazione del resto dell'Africa Sub-Sahariana, dell'Asia passando attraverso Sinai e Yemen, dell'Europa tra 1,8 e 1,6 milioni di anni fa anche attraverso Stretto di Gibilterra e Canale di Sicilia, in coincidenza con un notevole abbassamento del livello del mare.
Evidenze di queste migrazioni con successiva dispersione fuori d'Africa dell'Homo Ergaster con i suoi strumenti litici in Pakistan, Oriente e Caucaso, la Cina popolata più di un milione di anni fa e con prove sicure della prima utilizzazione del fuoco di Homo Erectus, il Sud-Est Asiatico raggiunto circa 1,7 milioni di anni fa, l'Europa Occidentale circa 1,2 milioni di anni fa.
Tutte queste "ondate migratorie" di Homo Erectus con alternanti esiti, da occupazione di un nuovo territorio che non soddisfa i bisogni, e quindi una nuova migrazione, a una colonizzazione soffisfacente e perciò stabile, come l'Homo Erectus in Eurasia poi evolvendosi in Homo Neanderthalensis e Homo di Denisova e ancora in Homo Heidelbergensis, il quale, dopo essersi ibridato con Neanderhal e Denisova, tornerà in Africa, lÌ sviluppandosi in Homo Sapiens, l'uomo contemporaneo.
Riguardo alle seconde "migrazioni Sapiens" fuori dall'Africa presuppongono quindi una origine africana dell'Homo Sapiens, supportata da una prima ipotesi dell'"origine unica", o "africana" o Out of Africa I e Out of Africa II, una seconda dell'"origine africana recente", o Recent Single-Origin Hypothesis, e una terza detta "del rimpiazzo", o Replacement Hypothesis, le quali, in altre parole, presuppongono che noi uomini moderni ci siamo evoluti in Africa, siamo migrati all'esterno e facendo questo andati sostituendo tutti gli altri ominidi in tutto il mondo.
L'insieme di queste teorie supportato da ricchissime evidenze scientifiche, paleoantropologiche (migliaia i ritrovamenti fossili), archeologiche, linguistiche, selettive climatologiche, genetiche e filo-geografica, tutte a confermare come il popolamento dei vari Continenti da parte dell'umano moderno sia davvero avvenuto a ondate sempre iniziando da quello Africano.
Per capire meglio il lentissimo processo delle "migrazioni Sapiens" basti quantificarne prima la velocità calcolabile in 1 chilometro all'anno via terra e 750 metri annui lungo le coste, solo poi, a partire da 70-75 mila anni fa, sforziamoci di seguirne a questo passo l'avanzamento dall'Africa Nord-Orientale lungo le coste meridionali dell'Asia, fino all'India, al Sud-Est Asiatico e da qui la separazione in due rami, uno verso Nord fino in Cina 67 mila anni fa, l'altro verso Sud lungo la costa del Vietnam fino alla Nuova Guinea e all'Australia 60-55 mila anni fa, poi lungo le coste orientali dell'Asia verso Nord 50-30 mila anni fa fino ad effettuare il primo passaggio della Beringia al Continente Nord- Americano per mare o per terra, in quanto l'istmo rimane emerso solo tra 25 e 10 mila anni fa, dando inizio al popolamento delle Americhe.
Il popolamento dell'Asia Centrale è già iniziato 45-40 mila anni fa, tutto il Medio Oriente a partire sia da Asia Meridionale che da Africa Nord-Orientale, circa 40 mila quello di Europa sia da Medio Oriente che da Asia, 25-10 mila anni fa ulteriore popolamento dell'Africa a Nord dell'Equatore, Nord del Medio Oriente occupato da popolazioni in partenza da Anatolia e poi regioni di cultura "kurgan" (tombe con tumulo sopra), tutte di lingue indoeuropee e dirette in Europa, ultima grande espansione quella di popolazioni di Asia Centrale, di lingue altaiche, da 2.300 anni fa fino quasi ai nostri giorni, sostituendo le lingue indoeuropee parlate in Asia Centrale e Anatolia.
La diffusione umana su così sconfinati territori avviene dunque in una continua serie di migrazioni nei millenni almeno da 120 mila anni fa, spostamenti spesso favoriti da cambiamenti climatici, come grazie al notevole abbassamento di mari ed oceani durante le glaciazioni a scoprire lingue di terra ponti tra coste e isole (verso America e Oceania), terre emerse nell'ultima fase glaciale del Quaternario.
Fin qui dell'Homo Sapiens tutte migrazioni "economiche" di sopravvivenza, spostamenti a ondate, di cui la più massiccia 60 mila anni fa, che lo portano in ripetuti contatti con altre specie di Homo, come Neanderthal in Europa e Denisova in Asia, documentatamente incrociando con loro il proprio patrimonio genetico di cui conserviamo evidenti tracce nel nostro DNA.
L'"Europa" antica
Appurato che nessuno di noi Homo oggi esistenti è "nato" in Europa ma tutti veniamo dall'Africa, dal Mesolitico circa 7000 aC va formandosi una cultura pre-indoeuropea detta dell'"Europa Neolitica", 6500-3500 aC, omogenea e diffusa già prima delle grandi migrazioni di popoli di lingue indoeuropee, fino al 1700 aC circa, inizio Età del Bronzo nell'Europa Occidentale e delle prime società agricole in Grecia, un Neolitico che dura nell'Europa Sud- Orientale circa 4000 anni dal 7000 al 3000 aC, nell'Europa Nord- Occidentale meno di 3000 anni dal 4500 al 1700 aC.
Indipendentemente fra loro gruppi neolitici europei condividono modalità di vita simili, in piccole comunità fondate sulla famiglia e più egalitarie delle Città-Stato, con una dieta basata su piante e animali entrambi domesticati completata da raccolta di vegetali selvatici e caccia, con una produzione ceramica tutta a mano, anche se alcune comunità sud-orientali, più esposte, chiuse in insediamenti fortificati di fino a 3.000-4.000 persone, altre nord- occidentali in piccoli gruppi seminomadi di 50-100 membri che spesso si spostano con i propri armenti, mandrie ma soprattutto greggi.
Il Neolitico di villaggi stanziali nei Balcani del Sud, pacifici, matrilineari ma non matriarcali, spiritualità centrata sul culto di una deità femminile o Grande Dea / Grande Madre, tutto il contrario delle successive culture indoeuropee, nomadi, guerriere, bellicose, patrilineari, le loro lingue nella successiva Età del Ferro dalle lingue pre-indo-europee appunto dell'Europa Antica, Iberi nella penisola omonima, Baschi Euskaldunak Pirenei Occidentali, Aquitani tra Garonna, Pirenei e Oceano Atlantico, Liguri, Sardi, Minoici, Elimi e Sicani in Sicilia, Etruschi, Reti o Reto-Tirreni, Camuni della Val Camonica, tutti con lingue pre-indoeuropee parlate in Europa, un linguaggio paleoeuropeo e pre-indoeuropeo o più linguaggi precedenti non collegati tra loro, forse con un un substrato comunque pre-indoeuropeo o proto-germanico o proto- vasconico.
I popoli di lingue indoeuropee arriveranno nel IV millennio aC attraverso le steppe pontico-caspiche, a Nord del Mar Nero, e aggressivi si imporranno come élite sulle popolazioni dell'Europa Antica, le quali, salvo poche eccezioni, finiranno per adottarne il linguaggio, un comune proto-indoeuropeo improbabile prima del 5000-4000 aC, influenze linguistiche con tracce apparse per la prima volta in Anatolia diffondendosi lentamente verso Sud e Est per secoli, migliaia di anni dopo l'adozione dell'agricoltura.
La "classica" Grecia europea
Nella nostra cultura europea tutta la "classicità" deriva da tre invasioni dei gruppi etnici, Dori, Ioni ed Eoli dell'antica "Grecia", nuova fase di espansione fine II millennio aC con colonie greche a Creta, isole minori dell'Egeo, lungo le coste dell'Asia Minore, colonizzazioni a Nord di Eoli, al centro di Ioni, a Sud di Dori.
Di fatto corrisponde alla decadenza dell'antica "Grecia", parte inferiore della Penisola Balcanica, arcipelaghi di Ionio e Egeo e Isola di Creta, l'insieme delle isole ben un quinto dell'intera sua superficie, il latino Graecia usato solo dai Romani, poi adottato e affermatosi nella cultura occidentale, come per gli "Etruschi" il cui vero nome è Rasna Rasenna, i "Greci" in realtà loro nome etnico ῞Ελληνες Elleni e ῾Ελλάς Ellade la loro terra, solo perché i Romani ne vengono a contatto attraverso popolazioni epirotiche in lingua
locale antica Γραικοί
Graikoi, da cui Graeci tutti gli Elleni.
I Δωριεῖς Dorieìs Dori nella maggior parte del Peloponneso, Focide, Locridi, Acaia Ftiotide, Creta e nelle colonie doriche, popolazioni illirico-danubiane, discendenti di Eracle guidati da Illo, dalla Doride, fra Etea, Focide e Locridi tre tribù di Illei, Dimani e Panfili alla conquista dell'intero Peloponneso, circa 1100 aC costituzione di Stati dorici e 1000 aC coloni dorici verso Sud e Est a Tera, gan parte di Creta (una delle cause della decadenza della Civiltà Minoica) e Doride d'Asia o Esapoli dorica.
Seconda grande migrazione e colonizzazione greca VIII-VI sec aC, colonie doriche in Occidente soprattutto da Corinto a Ionio e Adriatico meridionale, Leucade, Corcira, Apollonia, Epidamno, in Sicilia Siracusa, Megara Iblea, Gela, Agrigento, Selinunte, in Penisola Italica meridionale Eraclea, Taranto, Gallipoli, in età storica con tendenza a ordinamenti politici conservatori, altissima considerazione del valore guerriero, maggiore libertà concessa alle donne.
Il Dialetto Dorico del Greco Antico parlato nel Peloponneso a sola di Elide, Acaia e Arcadia, sovrappostosi a un precedente Dialetto "Acheo", a Megara e naturalmente nelle colonie doriche, con varianti locali Laconica, Messenica, Argolica, Corinzia, Megarese, Cretese, Rodia e altre insulari come a Milo, Tera, Coo e altre, tutta la lirica corale dei Greci antichi di origine dorica e scritta in Dorico, usato anche da poeti spesso non dorici, come Pindaro, pur con "eolismi" e "ionismi", una cultura migrante.
La "nostra" Europa
Il nome "Europa" si è creduto derivante dal Semitico "'ereb" per "Occidente", usato dai Fenici diffondendosi dalla Siria nel Bacino Mediterraneo per tutti i Paesi via via scoperti fino allo Stretto di Gibilterra, in contrapposizione ad "asia", semitico per "Oriente", entrambi i nomi Europa e Asia assimilati in Greco già nella Θεογονία Theogonía "Teogonia" di Esiodo, figlie dei Titani Ὠκεανός Oceano e Τηθύς Teti, "Europa" in origine territorio ristretto a Nord dell'Egeo, contrapposto a Peloponneso e isole, man mano ampliato all'espansione greca a tutte le Coste Nord del Mar Mediterraneo, a Ovest fino allo Stretto di Gibilterra e a Est al Mar Nero, già i primi geografi ionici Anassimandro ed Ecateo includendo rispettivamente in "Europa" tutta la terra conosciuta a Nord del Mediterraneo e con "Asia" tutta la terra a Sud, poi escludendone la "Libia" per Africa, tripartizione del mondo abitato che rimarrà a lungo tradizionale.
Oltre al confine meridionale dell'Europa, gli antichi imparano a conoscerne anche quello occidentale, l'Oceano, immaginandolo proseguire anche a Nord, come confine orientale alla scoperta del Mar Nero "mare chiuso" il fiume Phasis l'estremità orientale del Mediterraneo, simmetrico alle Colonne d'Ercole, o il Bosforo Cimmerio e il Tanais, il Don, adottato per tutto il Medioevo.
Per la conoscenza della Costa Atlantica fondamentali i viaggi del greco marsigliese Πυθέας Pythéas Pitea di Massalia, che IV sec aC scopre la Britannia rimanendo dei mari settentrionali conosciuto approssivamente Mar del Nord e Isole Britanniche, Baltico mare chiuso sconosciuto, Jütland e Scania "isole", come dalla carta di
Tolomeo, almeno fino al IX sec dC
quando navigatori norvegesi normanno che circumnaviga la Scandinavia e scopre il Mar Bianco, scoperte poi note nel resto di Europa solo fine XIV sec.
Prima sintesi delle moderne conoscenze sull'Europa la grande carta di Gerardo Mercatore del 1554 che introduce correzioni fondamentali alla carta tolemaica, XVI-XVII sec tutto il contorno del Continente ormai noto, anche se la "Moscovia", gran parte di quella oggi considerata Russia Europea, si fa appartenere all'Asia, finché XVIII sec tutta la Russia comincia a considerarsi anche politicamente terra europea, definendo il confine orientale di Europa la Catena di quegli Urali, facilmente valicabili al centro e a Sud e molte volte lì valicati da popoli migratori e da eserciti, e la conca del Caspio almeno in parte, la Catena del Caucaso decisamente asiatica.
Difficile quindi definire cosa sia "Europa", delle isole artiche europee Novaja Zemlja, Arcipelago di Nansen, Svalbard, Isola degli Orsi, nell'Atlantico non europee Azzorre, Madera, Canarie, nel Mediterraneo sempre considerate europee Creta e Cicladi, asiatiche le Sporadi, l'intera linea di confine nell'Egeo definita più per convenzione che diretti riferimenti geografici, dopo l'Australia la più piccola parte del mondo, il 7,5-7,7% delle terre emerse, in pratica non proprio il millantato "centro del mondo" (?) quanto piuttosto "penisola occidentale dell'Asia", a cui si lega lungo ben 4.300 chilometri, in realtà molto più corretto tornare a parlare di "Eurasia", almeno geograficamente parlando.
Il concetto eurocentrico di Europa e il suo preteso essere una parte "indipendente" del mondo è fenomeno puramente storico, una "individualità" determinata cioè da una lunghissima serie di fatti umani succedutisi nel tempo, a conferirgli sproporzionata importanza nello sviluppo dell'intera umanità, situata comunque al centro dell'emisfero continentale, mediatrice naturale fra Asia, Africa e Nuovo Mondo.
L'Europa "classica" frutto del colonialismo
di Fenici
La storia della "colonizzazione" inizia per noi con stanziamenti di Fenici, ma già molti secoli prima Mediterraneo, Mar Rosso e Oceano Indiano vengono solcati per commercio o per conquista da Egiziani, Babilonesi, Cretesi e Asiatici, le prime stazioni fenicie a rappresentare una "occupazione territoriale" di tipo moderna colonia, i Fenici per tutto il II millennio aC però popolo litoraneo non commerciante per mare, prima navigazione fenicia nei Poemi Omerici con navi di "Sidoni" mercanti e pirati, prodotti di arte orientalizzante d'importazione fenicia trovati in Grecia frutto di relazioni del periodo submiceneo X-IX sec aC, loro colonie solo a Cipro poi greca.
La loro vera espansione coloniale nel Mediterraneo Occidentale, coste di Spagna con Cadice e Tartesso e Nord-Africa con Utica, Cartagine, Hadrumetum, Ippona, Leptis, fine II inizio I millennio. colonie fondate da "Tiri" e "Sidoni´", poi Malta, forse Pantelleria, in Sardegna, Olbia e Tharros, sulla costa atlantica dell'Africa subcolonie di Cadice, dell'Europa in Gallia fino alle Cassiteridi, oggi Isole Shelley, per trovare stagno, Sicilia Occidentale subcolonia di Cartagine, tutti punti di deposito, emporio, scambi e rifornimento, tranne proprio Cartagine, risultato di vera e propria migrazione e unico esempio di espansione verso il retroterra, l'"Impero Cartaginese".
Di certo navigano il Mar Rosso, forse circumnavigano l'Africa, ma di altre colonie nessuna notizia, neppure nota la loro costituzione politica né i vincoli con le rispettive metropoli molto più stretti di quelli delle colonie greche con la patria, il tutto comunque decaduto alla sua conquista prima babilonese e poi persiana ed esclusi antichi stanziamenti commerciali in Egitto, Grecia e Asia Minore, la Fenicia stessa dissolta II-I sec aC il suo commercio preso dai Siri, di razza e lingua aramaica, unica traccia di civiltà lasciata dalla loro sistematica colonizzazione l'"alfa-beto", primo elemento di unità culturale del Mondo Mediterraneo.
di Greci
La colonizzazione greco-romana inizia con quella greca già in età preistorica, gli Elleni stessi invasori della Grecia dal Nord II millennio aC saturando presto il paese, XV sec aC gruppi di Greci dall'Attica occupano le Cicladi Centro-Settentrionali, dall'Argolide quelle Meridionali e quasi tutta Creta, lungo rotte commerciali con Siria ed Egitto in vari punti della costa meridionale dell'Asia Minore, nella Panfilia, Isola di Cipro ricca di metalli già prima dell'invasione dorica, Cilicia, XII sec aC le isole orientali dell'Egeo e poi sulle coste egee dell'Asia Minore, fondando nuove città autonome anche se con centri di culto comuni, come il tempio di Apollo sul promontorio Triopico, quello di Poseidone Eliconio sul promontorio Mycale e dell'Apollo di Gryneion, gradualmente dissociandosi dai luoghi d'origine al contatto con più evolute Civiltà Orientali e promuovendo il più forte sviluppo economico e intellettuale di tutta la Civiltà Greca.
La più grande colonizzazione greca VIII-VI sec aC, per fame di terre più che di commerci, da Corinto e Megara sull'Istmo, Calcide ed Eretria nell'Eubea, Rodi, Lesbo, città della Ionia Mileto in testa, va molto più lontano, fino alle fertili coste della Penisola Italica e della Sicilia, dal clima simile al greco e facilmente raggiungibili, già note per rapporti commerciali micenei, sulle coste del Golfo di Taranto e della Calabria, Cuma, quelle di Sicilia e tra loro prima Nasso, VIII sec, Metaponto, Sibari, Crotone, Caulonia, sulla Costa Tirrenica Scidro, Laos, Posidonia, Siris sulla stessa costa la subcolonia Pixunte e Crotone sulla costa ionica Scylletion, poi la spartanaTaranto, in Sicilia dopo Nasso Catania, Leontini, Callipoli, Eubea, a Nord Zancle/Messina e Reggio, nel Tirreno occupando l'Isola di Pitecusse/Ischia), sul continente Cuma e la "città nuova", Neapolis, poi Capri, Pandotira, Ponzia, forse anche le originarie Ercolano e Pompei, insomma la "Grande Grecia", fermati soltanto da Etruschi verso Nord e Cartaginesi verso la Sicilia Occidentale (Himera subcolonia di Zancle unica colonia greca sulla costa Nord dell'isola). S
Locri Epizefiri fonda Hipponion, Medma, Metauron, poi Corinzia Corcira, Siracusa con Acre e Casmene, Camarina, colonie su costa Grecia Nord-Ovest e Adriatico Orientale, Amoracia, Apollonia e Epidamno d'Illiria, in Sicilia Megara Iblea che a sua volta fonda Selinunte che fonda Minoa, Gela che fonda Acragas /Agrigento, Lipari, Massalia/Marsiglia che fonda colonie sulle Coste di Liguria, Gallia e Iberia fino a Menace/Malaga a Ovest, non di successo contro Etruschi e Cartaginesi quella di Alalia in
Corsica, che si trasferià a Hyela/Velia coste
italiche, e Olbia sarda. Dell'VIII sec aC la colonizzazione delle Coste Nord dell'Egeo, penisole Calcidiche, di Acte, Sitonia e Pallene, con Torone e Olinto, Mende nella Pallene, Metone, Dicea Golfo di Salonicco, Andros fonda colonie nell'Acte e ad Est, Acanto, Sane, Stagira, Potidea sull'Istmo della Pallene, dall'Isola di Taso a Nord, Maronia e Abdera, Calcedone riva asiatica del Bosforo, Bisanzio sulla riva europea, Eraclea Pontica che fonda Callatis in Tracia e Chersoneso in Crimea, Lesbo e Tenedo fondano una serie di piccole colonie sulle coste della Troade, nell'Ellesponto Sesto e Madito sulla costa europea e Enos in Tracia, Perinto sulla Propontide, Focea Lampsaco sull'Ellesponto, colonizzatori per eccellenza i Milesi con un centinaio di fondazioni, tra cui Cizico sulla Propontide, Abido sulla costa asiatica dell'Ellesponto, e Proconneso, Peso, Parion, Apollonia sul Rindaco, Cio, Limne, Cardia, sul Ponto Sinope, Amiso, Trapezunte, Phasis, Dioscurias, Apollonia, Odesso, Tomi ed Istro, Tyras, Olbia, Teodosia, Cimmerio, Panticapeo, Ninfeo nonostante forti resistenze da tribù "barbare".
Ma sulle coste della Siria, dominate da Assiri, i Greci non ce la faranno a stabilirsi, anzi le città cipriote a subire dall'VIII sec aC la supremazia dei potentati orientali, nella Cilicia vi riescono a Nagidos e Celenderis, a Soli e Holmi, sulle coste della Licia a Phaselis, in Egitto Μιλησίων τεῖχος sulla foce del Nilo, Naucratis, centro del commercio greco con l'Egitto, altrove vietato, nella Libia Tera occupa l'Isolotto di Platea e fondano sul continente Cirene, Barce più all'interno e Euesperide e Taucheira sulla costa.
Così in due secoli i Greci si stabiliranno su quasi tutte le coste del Mediterraneo e mari come Ionio, Propontide e Ponto, con la madrepatria a fornire ai coloni prodotti abitudinali, grande industria d'esportazione a commercio transmarino, quasi tutte le colonie prevalentemente agricole, a carattere commerciale solo alcune, come Taranto, colonizzazione arrestata VI sec da Persiani a Oriente, Cartaginesi a Occidente, così fino a tutto IV sec colonie o su terre già occupate o nell'Adriatico "Siracusano" o nella Tracia Macedonia, nell'area italica meridionale molte colonie rioccupate dalle popolazioni locali, le colonie di Siracusa con mercenari anche non greci come riserva dell'esercito.
La tipica colonia greca inizia o come fattoria commerciale o "nuova famiglia" in genere indipendente dalla madrepatria e i coloni ne perdono la cittadinanza costituendo proprie istituzioni e leggi, la separazione temperata da legame sentimentale e rapporti giuridici regolati da trattati, colonie e metropoli alleate in guerra e nei commerci, la colonia con l'approvazione dell'Oracolo delfico, il capo della spedizione eletto dalla città se d'iniziativa pubblica o dai coloni stessi se privata, i coloni di solito volontari e l'occupazione del territorio pacifica o i locali cacciati o ridotti a servi, il terreno misurato e assegnato a sorte in parcelle con divieto di vendita, solo alcune riservate agli dei e alla comunità.
Particolare forma di colonizzazione quella ateniese a scopi strategici militari "guarnigioni" o commerciali creando così nuovi terreni per i cittadini poveri, in modo da poter prestare servizio come "opliti", o in Paesi conquistati o in terreni confiscati ad alleati ribelli, ma senza indipendenza dalla madrepatria né cittadinanza ateniese, come Salamina e Calcide, Caristo in Eubea, Isole di Sciro, Lemno, Imbro e nel Chersoneso, a Nasso e Andro nelle Cicladi, Lesbo, tutte cadute con l'"Impero Ateniese", dopo la Guerra del Peloponneso solo in parte rinnovate fino alle vittorie della Macedonia, gli abitanti senza diritti politici ad Atene, fisicamente "prigionieri" nella colonia salvo per ambascerie, feste religiose, o per affari giudiziari, con una certa costituzione autonoma un'assemblea comunale o demos da cui però esclusi i locali - la "cultura" ha il suo prezzo!
La colonizzazione ellenistica già nel IV sec aC principalmente dovuta all'eccesso di popolazione, Filippo spinto a guerra contro la Persia, Alessandro che apre le porte dell'Oriente a fiumane di Greci nelle nuove città fondate, inaugurando un nuovo periodo di grande colonizzazione, diversa da quella di VIII-VII sec, fondazioni per decreto con quella certa autonomia di πόλις, ma non completa autonomia, capitali di nuove monarchie ellenistiche a scopo militare o commerciale con la comune missione di "ellenizzare" il
Paese, centri urbani di popolazione
greca o ellenizzata. L'opera di colonizzazione di Alessandro enorme, con fondazione di due Alessandrie, foci di Nilo e Tigri-Eufrate, grandi empori commerciali, serie di "città-stazione" lungo le "autostrade" delle grandi vie carovaniere verso India e Battriana, "città-fortezza" di confine sull'Iassarte, l'Idaspe e l'Indo, solo una trentina finora conosciute , tra i suoi successori Antigono Monoftalmo fonda una serie di città in Siria, capitale Antigoneia, Lisimaco idem in Tracia, capitale Lisimacheia, e Anatolia Occidentale, i Seleucidi di città greche cospargono Siria, Mesopotamia e Babilonia, centro del loro dominio, nuova capitale Antiochia sull'Oronte con due porti commerciali di Seleucia Pieria e Laodicea, la città militare di Apamea e molte altre città nella valle dell'Oronte, sull'Eufrate, sul Khabur e i suoi affluenti, Seleucia sul Tigri, seconda città della nuova monarchia al posto di Babilonia, altre fondazioni in Susiana, Media, Partica, Ariana, Persia, Battriana, Sogdiana fino all'Oasi di Merv e all'Indo, nuove e ricostruite città in Cilicia, grandiosa opera colonizzatrice in Asia Minore a Nord del Tauro, in Frigia, Lidia e Caria, Celene già capitale della "Grande Frigia", grecizzata in Apamea Cibotos, Laodicea sul Lycos, intere regioni "ellenizzate", Sardi centro delle colonie più occidentali.
Anche gli Attalidi iniziano già nel III sec aC a fondare città, la Pergamo preellenica rifondata capitale del regno, idem in Bitinia, in Egitto Tolemaide presso Abido con fattorie commerciali sulle coste del Mar Rosso, macedone invece Antipatreia nell'Illirio e Antigoneia nella Peonia, numerose le colonie militari in Egitto e in Asia, riservisti dell'esercito con terreni da coltivare ma l'obbligo di accorrere alle armi quando chiamati, tutte le città ellenistiche organizzate alla greca, greca la lingua o κοινή, greci i culti, greca l'architettura, i Greci però non così numerosi da poter assimilare le popolazioni indigene delle campagne, tradizioni e civiltà orientali a prevalere nel tempo sull'"Ellenismo", dapprima contaminandolo e trasformandolo e alla fine cancellandolo.
e di Romani
La colonia di Roma è azienda agricola e allo stesso tempo comunità stabilita dallo Stato Romano su un territorio con propria organizzazione cittadina, fin dal II sec aC terre conquistate date "viritim" come proprietà privata ai singoli Cittadini Romani "individualmente", parcelle a formare nuovi distretti amministrativi dell'Ager Romano o "Tribù" o ad accrescere già esistenti.
Ma con la necessità di presidiare stabilmente punti cruciali del territorio, specialmente le coste, lo Stato invece di un esercito permanente vi mette a presidio una colonia, tre centurie di cittadini come le tre Tribù originarie di Roma, organizzati in comunità con una certa autonomia, assegnando in proprietà a ciascuno una piccola parcella di terra di 2-6 "iugeri" (1 iugerum area arabile al giorno con coppia di buoi "aggiogati" iugum giogo = 1/4 di ettaro o circa 2.500 metri quadrati) e l'uso del territorio comune con obbligo di residenza, le famose Coloniae Civium Romanorum o Coloniae Maritimae, fino al II sec aC di importanza più militare che economico-sociale.
Quando invece una Confederazione di Città consanguinee, come la Latina, conquista un territorio, per non frazionarlo vi costituisce una nuova comunità con Cittadini da tutte le sue città, nuovo membro autonomo detto Colonia Latina o Colonia Latinorum, Cora e Signa le prime, allo scioglimento della Lega nel 338 continuando Roma la tradizione senza assegnarne terre viritim né costituendovi ager publicus, nuove comunità autonome alleate in foedus i coloni romani o italici prendendone la cittadinanza secondo leggi proprie e quasi in completa autonomia nel proprio territorio, senza tributi altri che contingenti militari a sostenerne la politica estera.
I coloni molto numerosi, dai 2.500 di Cales e Luceria ai 20.000 di Venusia, vero strumento di "romanizzazione" della Penisola Italica di importanza sia militare che econonomico-sociale, ancora insieme a colonie marittime di soli 300 cittadini romani e colonie latine come la lontana Aquileia, mentre nell'entroterra a Parma, Mutina e Saturnia comunità di 2.000 coloni, Luca e Luna con 2.000 cittadini tutti romani con funzione "romanizzatrice" ed economico- sociale già delle Colonie Latine, queste perdurando fino alla Guerra Sociale o poco dopo ma poi convertite in Municipi, altre colonie latine con funzione giuridica fra le popolazioni galliche, liguri e venete a Nord fino alla Livenza, ottenuta poi da Cesare nel 49 la Cittadinanza Romana il nomen latinum sparirà, idem per la latinità coloniaria delle comunità non romane della Narbonense e altrove, Augusto riservando il titolo di coloniae solo a quelle di Cittadini romani, le città provinciali in seguito con diritto latino come in Spagna da Vespasiano dette municipia latina e i loro abitanti Latini coloniarii.
La democrazia romana dà impulso alla colonizzazione extra- italica, oltremare, una colonia a Cartagine nel 122 poi soppressa, prima colonia transalpina Narbo Martius nel 118, i Gracchi preferendo nella Penisola l'assegnazione viritim, poi una nuova fase con la riforma dell'esercito di Mario ora formato da proletari senza risorse economiche né professione civile, al momento del congedo pensionati con assegnazioni di terreni acquistati o confiscati dallo Stato, le Coloniae Militares, con Silla e poi i triumviri profondo rivolgimento della proprietà fondiaria nella Penisola, Cesare riprendendo soprattutto la colonizzazione trans- marina e Augusto "regolarizzando" le nuove colonie italiche con indennizzi ai proprietari dei terreni espropriati, Colonie Augustee extra-italiche in Dalmazia, Illiria, Lusitania, Mauretania e Pisidia per romanizzare queste regioni appena conquistate, nel 13 aC istituiti i praemia veteranorum in denaro a sostituire in parte le colonie militari, Adriano limitandosi ad assegnazioni viritim con premi in denaro, sotto Settimio Severo solo "Colonie Imperiali" titolari e fittizie, diritto onorifico concesso a Municipi, città o no, nelle Provincie propedeutico alla concessione di immunità e ius italicum, anche fino a e dopo Costantino.
Colonie Romane d'epoca repubblicana fino a Mario in ordine cronologico di fondazione, Ostia, foce del Tevere Età Regia, Antium già dei Volsci, Tarracina Lazio Meridionale, Minturnae e Sinuessa già degli Aurunci, Castrum Novum nel Picenum, Castrum Novum colonia marittima Costa Tirrenica sulla Via Aurelia a Sud di Civitavecchia, Sena Gallica e Aesis o Aesium in Umbria, Alsium, Fregenae e Pyrgi in Etruria, Castra Hannibalis Bruzio, Volturnum, Liternum, Puteoli e Salernum Campania, Buxentum Lucania, Tempsa e Croton Bruzio, Sipontum Apulia, Potentia Piceno, Mutina e Parma Emilia, Saturnia e Graviscae Etruria, Luna Liguria, Auximum Piceno, Tarentum o Colonia Neptunia e Scolacium o Colonia Minervia Bruzio, Carthago o Colonia Iunonia Africa, Dertona Liguria, Narbo Martius Gallia Narbonense.
Colonie Latine, sempre in ordine cronologico di fondazione, Cora e Suessa Pometia Lega Latina, Signia Re Tarquinio, tutte Età Regia, Velitrae poi Municipio sine suffragio, Norba, Antium colonia latina poi romana, Ardea, Vitellia, Circei Tarquinio il Superbo e rifondata Satricum distrutta ricostruita e ridistrutta, Nepete e Sutrium Etruria Meridionale, Setia già dei Volsci, Cales Campania, Fregellae già dei Volsci distrutta e sostituita da Fabrateria Nova, Luceria Apulia, Suessa Aurunca già degli Aurunci, Pontiae Isole Pontine, Saticula Sannio, Interamna Lirenas e Sora già dei Volsci, Alba giá dei Marsi, Narnia Umbria, Carsioli già degli Equi, Venusia Apulia, Hadria Piceno, Cosa in Etruria, Paestum Lucania, Ariminum Emilia, Beneventum Sannio, Firmum Piceno, Aesernia Sannio, Brundisium Apulia, Spoletium Umbria, Cremona e Placentia Cisalpina, Copia/Thurii e Vibo Valentia Bruzio, Bononia Emilia, Aquileia ai confini d'Istria, Luca Etruria, Carteia Spagna Ulteriore, Valentia Spagna Citeriore.
Le Città della Gallia Cisalpina costituite in Colonie Latine dopo la guerra sociale 89 aC, Albingaunuim, Alba Pompeia, Aquae Statiellae, Genua, Veleia, Tigullia, Libarna, Vercellae, Novaria, Ticinum, Mediolanium, Laus Pompeia, Comum, Bergomumn, Brixia, Verona, Mantua, Tridentum, Ateste, Patavium, Vicetia, poi convertite nel 49 aC in Municipia Civium Romanorum.
Le Colonie Militari per veterani, dal 100 aC Colonia Mariana Eporedia/Ivrea Transpadana, Colonia Mariana Corsica, mentre Colonie Sillane Abella, Arretium, Clusium, Florentia, Hadria, Interamnia Praetuttianorum, Nola, Paestum, Pompeii, Praeneste, Urbana, di Cesare le tre colonie di Capua, Calatia e Casilinum, dopo di lui i triumviri e Augusto sulla Penisola Italica, in ordine alfabetico, Ancona, Ariminum, Ateste, Augusta Praetoria, Augusta Taurinorum, Beneventum, Bononia, Brixia, Capua, Concordia, Cremona, Dertona, Fanum, Firmum, Hispellum, Luca, Lucus Feroniae, Minturnae, Nola, Nuceria, Parma, Pisae, Pisaurum, Pola, Sora, Suessa, Sutrium, Tergeste, Tuder, Venafrum, Venusia.
La colonia romana si differenzia quindi molto da quella greca, migrazione e fondazione atto del potere, sotto la Repubblica con lex rogata, fine Repubblica senza leggi, Età Imperiale diritto del Principe, incaricati sotto la Repubblica i triumviri coloniae deducendae e collegi per assegnazioni viritane eletti dal popolo, i dittatori per potere conferito di persona o via legati, consoli o proconsoli, sotto l'Impero il Principe via legati, invitati gli aspiranti volontari a dare nome alla colonia, se in numero non sufficiente completati attraverso arruolamento forzato, nel periodo più antico solo Cittadini appartenenti alle classi, datone il carattere militare, a proletari Colonie Latine e assegnazioni viritim.
I Latini ammessi in una colonia romana solo in numero limitato e senza cittadinanza, agli inizi solo di classi ma in seguito specie nelle colonie militari, quasi esclusivamente proletari e liberti, il nome della colonia in antico dalla località, dal III sec aC nomi augurali (Placentia, Bononia), Età Graccana nomi locali uniti ad aggettivo di divinità (Tarentum Neptunia, Narbo Martius), più tardi nomi astratti (Laus, Pietas, Concordia) o nomi aggettivali (Romula, Victrix, Gemella) o nome del fondatore (Cornelia, Felix, Iulia, Augusta) o dal numero della Legione (Decumanorum), infine dal nome dell'Imperatore insieme ad altri (Iulia Augusta Florentia Vienna).
I coloni deducti in coloniam in formazione militare, vexillum in testa, presi gli auspici, secondo i riti etruschi il deducente traccia con l'aratro il solco futura fossa della città le zolle rovesciate in dentro inizio del murus, i terreni coltivabili della colonia già misurati da agrimensori e la suddivisione segnata con cippi, su terreno pianeggiante e per colonia ex novo centro di misurazione la colonia stessa, una parte anche considerevole comunque senza misurazione e per uso comune, dopo la divisio l'assegnazione datio o assignatio delle parcelle, sortes tratte a sorte o acceptae variando secondo i tempi, divisioni e assegnazioni segnate sul terreno e riportate su una mappa o forma con i confini della colonia, i terreni "centuriati" assegnati e non, un esemplare in bronzo esposto con la lex coloniae nel foro e uno su tela o mappa o linteum depositato nell'archivio pubblico a Roma, in Registri nota di parcelle con rispettivi proprietari e di quelle non assegnate o subseciva e dei beneficia.
Il deduttore fa quindi il primo solenne censimento e nomina primi magistrati, sacerdoti e consiglio, i terreni assegnati divenendo prima libera proprietà privata poi resa inalienabile per 20 anni o più, mentre nelle Colonie Latine la proprietà rimane ex iure Latinorum, il territorio non più romano, ma in comunanza di diritto fondiario fra Roma e i Latini, le colonie romane d'Età Imperiale nelle Province di due categorie, con terreno sottoposto a tributum o stipendium e con immunità da imposta fondiaria o altre o addirittura secondo lo ius italicum, con proprietà quiritaria o quiritium riservata ai Cittadini Romani, le ultime con statua di Marsia simile a quella nel foro di Roma, simbolo di uguaglianza con la metropoli.
La costituzione delle Colonie modellata su quella di Roma, i Cives divisi in Tribù, di rado Curie, dai coloni scelti i Decuriones, Senato uno a dieci della colonia, a capo Magistrati con vario titolo o un Dictator annuale o due Praetores o due Consules, poi Praetores Duoviri e infine Duoviri, nei Municipi quattro i magistrati supremi, due giudici e due edili in collegio di Quadrumviri, nelle Colonie Duoviri uno iure dicundo e uno aediles.
Le colonizzazioni nel Medioevo
Il primo Medioevo, III-VII sec in particolare, come nella Preistoria tumultuoso di spostamenti di intere popolazioni dall'Asia Centrale attraverso l'Europa e le coste del Nord-Africa fino all'estremo Sud della Penisola Iberica, più che missioni coloniali flussi di gente che abbandona totalmente e definitivamente vecchi territori per cercarsene di nuovi, unica eccezione la mirabile espansione dell'Islam VII sec nei casi isolati di stanziamenti arabi lontani dalla sede nazionale, per il resto anche questa rapida conquista di un vasto impero da parte di un popolo combattivo.
Vere colonie di popolamento agricolo invece, in piccola parte spontanee ma per lo più coatte, quelle dell'Impero Bizantino, o Cristiani di Asia Minore e Siria che si trasferiscono al di qua del Mar di Marmara e dell'Egeo, o schiavi, obbligati a colonizzare terreni semideserti del Sud della Penisola Italica, o in maggior numero Tribù barbariche di Basso Danubio e Europa Est all'inizio attirati con concessioni di terre entro i confini dell'Impero Romano, alcune temporanee come di Ostrogoti in Tracia e Illiria e Longobardi in Pannonia, fra Sava e Drava, altre definitive, primi fra tutti gli Slavi, il contingente più numeroso alla colonizzazione agricola (Giustiniano II ne stabilisce in una sola volta 70.000 fatti prigionieri nel Bacino della Struma e in Macedonia Orientale, un gigantesco movimento di mano d'opera slava ininterrotto fino al X sec, ripopolando di colonie Tracia, Macedonia, Tessaglia, regione del Pindo, Attica e intero Peloponneso, alcune comunità poi trasferitesi nel Sud della Penisola Italica.
All'estremo Nord d'Europa, popolazioni marinare di isole danesi e fiordi norvegesi, spinte da sovrapopolazione, danno vita IX-XI sec a una vasta colonizzazione di carattere diverso nei diversi Paesi, abili naviganti, commercianti e guerrieri raggiungono prima le Coste Nord di Germania e Francia come razziatori risalendone i fiumi e tornandosene a casa carichi di bottino, lungo altre coste fondano stanziamenti marittimo-commerciali permanenti senza conflitti in convivenza pacifica con le popolazioni celtiche originarie, come i Vichingi in Scozia e Irlanda, altrove conducendo vere invasioni, occupazioni territoriali e conquiste politiche, come i Danesi in Inghilterra e i Normanni danesi a guida norvegese che nel 911 fondano il Ducato di Normandia nel Nord della Francia, dal quale un secolo più tardi partiranno gruppi di avventurieri penetrando nel Mediterraneo dove costituiranno il Ducato di Puglia e il Regno di Sicilia, poco dopo il Duca stesso passando la Manica e conquistando definitivamente l'Inghilterra.
Ancora altri navigatori del Nord, norvegesi, dalle Isole Ebridi si spingono fino al "Grande Canale" o Mare del Nord, altri occupano le coste dell'Islanda fondandovi colonie stabili e stanziamenti ben oltre sulla Costa Occidentale della Groenlandia, dove vivranno fianco a fianco con gli Inuit per circa 400 anni, ma alla fine "si arrenderranno" lasciando l'isola e raggiungendo 1000-1200 perfino le coste del Continente Nord-Americano, detto Vinland o "Terra del vino", con stanziamento a Terranova, che però ugualmente abbandoneranno anche a causa di ostilità da parte dei locali nativi americani.
La lunga stagione di espansione nordica si concluderà XI sec all'estremo opposto con la penetrazione profonda dei Vichinghi Svedesi in "Russia", dove fonderanno numerose colonie, specialmente in Ucraina, spingendosi poi fino al Mar Nero e a Bisanzio, primo contatto dei nordici con il mondo bizantino e arabo.
I Vichinghi o Rus gruppo di origine scandinava svedese avranno cruciale impatto su sia Ucraina che "Russia", strettamente legate Vladimir Putin affermando "Kiev è la madre di tutte le città russe", "Russia" dalla Rus' di Kyiv in Ucraina, monarchia medievale degli Slavi Orientali, quindi storia tutta vichinga svedese all'origine del Popolo "Rus" apparso in Est-Europa IX sec, coloni, commercianti, guerrieri che si spostano lungo i sistemi fluviali Est-Europei, aprendo rotte commerciali e fondando insediamenti, in particolare proprio nella regione di Kyiv, il principale IX sec poi capitale del futuro potente Stato, prima famiglia reale russa svedese.
La "Rus di Kyiv" una federazione di Tribù Slave e Ugro-Finniche sotto dominio di élite variago-vichinga, collettivamente appunto conosciute come Rus', il loro Stato all'apice X-XI sec, all'epoca tra i più potenti d'Europa, Vladimir il Grande convertitosi al Cristianesimo 988 dC svolta nella cristianizzazione dei Popoli Slavi con la fede "ortodossa" fatta base culturale della regione, agli inizi Ucraina-Bielorussia-Russia tutt'uno ma senza un'unica identità "russa", quanto piuttosto un patrimonio sia culturale che politico ad accomunarli come Est-Slavi.
L'etimologia di "Russia", nonostante l'evoluzione del significato subita in seguito, deriva da "Rus", una Tribù Svedese fra le tante Vichinghe del Nord-Europa mai divenute "popolo", ancora oggi la Svezia e gli Svedesi chiamati in Finlandese "Ruotsi" , gli "uomini che remano" con chiaro riferimento ai Vichinghi marinari dei sistemi fluviali europei orientali, in particolare i Variaghi o Vareghi - in Norreno Væringjar Greco bizantino Βάραγγοι Várangoi antico Slavo Orientale варяже varyazhe o варязи varyazi - via Dnepr, Volga e altri fiumi con i loro affluenti viaggiando terra-acqua con le loro smontabili e trasportabili imbarcazioni dalla Scandinavia fino a Costantinopoli, odierna Istanbul.
Declinata la Rus' di Kyiv XII sec in parte per conflitti interni e invasioni esterne come la mongola, il centro politico degli Slavi Orientali si sposterà a Nord, il "Granducato di Mosca" successore della Rus' di Kiev sempre più potente tardo Medioevo, i suoi governanti considerandosi legittimi suoi eredi e cercando di unificare tutte le terre slave orientali sotto il proprio dominio, dal XV sec aprropriandosi anche del termine "Rossiya" in Russo Россия dal Greco bizantino "Ρωσία" Rhōsía per "terre della Rus'", per autoinvestirsi emergenti leader del Mondo Slavo Orientale con profonde implicazioni storiche e politiche, a meglio comprendere le contrastanti narrazioni su rispettive identità nazionali tra Russia e Ucraina odierne, di fatto un'eredità condivisa fonte sia di unità che di divisione nei secoli, una relazione complessa e sfaccettata.
Dopo l'Anno Mille, sempre determinato da eccesso di popolazione in rapporto alla potenzialità economica della terra occupata, il movimento di migrazione e colonizzazione agricola dalle regioni del Basso Reno verso le pianure di Elba e Vistola, Fiamminghi, Zelandesi, Frisoni, dopo aver eroicamente bonificato zone deserte e acquitrinose di Paesi Bassi e Frisia, dopo la colonizzato i territori di Brema e Holstein, si spingono molto più a Oriente, per dissodare aree di Turingia, Sassonia, Lusazia, Brandeburgo e Meclemburgo, fondando colonie anche lungo il Baltico e in Boemia.
A Fiamminghi e Olandesi seguiranno verso Est coloni tedeschi, Sassoni e Turingi, popolando territori fra Elba e Saale, contadini di Sassonia e Vestfalia emigrando nel Brandeburgo, Meclemburgo e Lusazia, abitanti di Baviera e Regione Renana spostandosi verso Danubio e Alpi, in Paesi come Boemia, Moravia, Slesia, Tirolo, documentate nel XII sec le eccessive prestazioni d'opera e pressioni tributarie che costringono i contadini ad emigrare in Paesi stranieri, quelli orientali offrendo loro terre in enfiteusi o "diritto reale di godimento" a compenso di dissodamenti e migliorie, una emigrazione da inizi XI sec a fine XIV sec con formazione di numerose colonie tedesche in Tirolo e Valle d'Adige fino a Monti Lessini e Sette Comuni, a Boemia e Moravia, in Slesia, Posnania, Pannonia, Austria, Ungheria Occidentale, soprattutto Transilvania, dove i Sassoni si uniranno prima e sovrapporranno ai "Fiamminghi", in realtà con radici nel Bacino della Mosella.
Mentre nel centro d'Europa XI-XIV sec si compie un movimento a ritroso di quello delle invasioni barbariche e si costituiscono in Paesi popolati da Slavi, Magiari e Rumeni numerosi nuclei di popolazione tedesca (molti intatti a oggi!), un analogo movimento da Occidente ad Oriente fine XI sec sembra iniziare anche nel Mediterraneo, movimento migratorio di massa fermato però da Paesi Arabi e Bizantini, già con alta densità di popolazione e alto grado di civiltà, le maggiori città marittime italiane dopo la Prima Crociata continuano ad aiutare i Principi cristiani a riconquistare al massimo città costiere rimaste in mani nemiche, ottenendo in cambio privilegi fiscali, giurisdizionali e commerciali.
Veneziani, Pisani e Genovesi fondano così primi decenni XII sec numerose colonie come più tardi alcune dei Provenzali e Catalani, città costiere e all'interno a poca distanza dal mare in Siria e Palestina, simili alle antiche colonie dei Fenici con la differenza che questi approdavano in Paesi ignoti e barbari, mentre gli Italiani del XII sec "aprono" colonie all'interno di città fiorenti e popolose, senza modificarne struttura né etnica né economica, una strada, un edificio pubblico, qualche casa privata, un magazzino merci o fondaco, una chiesa, un forno, un molino, un bagno, una banchina d'approdo, uno spazio di mercato, spesso qualche terreno coltivato fuori le mura.
Tutte concessioni non determinate da necessità di una numerosa popolazione emigrata in Oriente dalle città marittime italiane, ma semplici concessioni feudali, di carattere fiscale, a soddisfare bisogni commerciali, amministrativi di una piccola colonia con frequenti ricambi, importante per le rispettive città di avere luoghi in cui esercitare liberamente tutte le operazioni commerciali, carico e scarico, deposito e compravendita, senza essere disturbate da potenze rivali o una popolazione locale ostile.
Dal punto di approdo riservato una strada che conduca i mercanti alle loro abitazioni, luoghi di riunione, fondaco, chiesa, evitando qualsivoglia intervento di poteri estranei, ottenendo perciò spesso il privilegio che i rispettivi cittadini, lì venuti per affari civili e commerciali o per processi criminali, rimangano esenti dalla giurisdizione del Principe, giudicabili da magistrati propri e secondo le leggi della madrepatria, principalmente le entrate di carattere pubblico da quelle terre o da quei quartieri cedute alle città italiane pur gli abitanti continuando ad essere Siriaci o Ebrei.
Con l'intensificarsi dei rapporti commerciali, verranno comunque a consolidarsi in quei quartieri nuclei di popolazione stabile veneziana, genovese, pisana direttamente o indirettamente chiamata sul luogo da motivi di commercio, cioè delle vere e proprie colonie, simili alle colonie europee poi costituitesi nelle maggiori città dell'antico Impero Ottomano e della Cina, a capo delle quali fin dal 1104 magistrati speciali "visconti" o "balivi" o "consoli", riproducendo in nome e attribuzioni analoghi magistrati della madrepatria, con giurisdizione non solo sui concittadini, ma anche sugli abitanti locali del quartiere assegnato in feudo alla loro città.
L'espansione coloniale delle "Repubbliche Marinare" Italiane, in particolare Venezia, nell'Oriente bizantino raggiungerà il suo apice dopo la Quarta Crociata inizi Duecento, il quartiere veneziano a Costantinopoli diventa vera cittadella autonoma, densa la sua popolazione immigrata con Podestà o "Bailo", capo supremo della colonia e rappresentante di Venezia in tutti i possedimenti orientali, in terraferma l'occupazione veneziana limitata a punti strategici sulla costa, Durazzo, Modone e Corone, in cui le colonie commerciali vengono affiancate colonie militari, gli interessi veneziani più focalizzati sulle isole, dopo lunga resistenza occupate Corfù, Cicladi, Negroponte, Creta il più prezioso dominio nel Mar di Levante.
In quest'isola, importantissima sia per la sua posizione che per ricchezza agricola, la colonizzazione veneziana si sviluppa molto diversamente che nelle altre colonie commerciali, oltre a numerose fattorie mercantili lungo la costa altrettanto numerose colonie agricole nell'interno, terre concesse a ricchi veneziani per intensificarne la coltura, a poco a poco nuclei di popolazione veneziana, Creta di essenziale importanza non solo per commercio e rifornimenti alimentari, ma anche per gli interessi delle famiglie patrizie, trasformata da dominio veneto ad ambiente schiettamente veneziano.
Al pari di Venezia, anche Genova si assicura vasti possedimenti terrieri a Scio, Lesbo, Cipro, il cui sfruttamento verrà a volte affidato a società di creditori dello Stato dette "maone", accanto a colonie puramente commerciali colonie di piantagione, tra feudali e capitalistiche, il lavoro assicurato da servi della gleba e schiavi, con caratteristici prodotti mediterranei e materie prime industriali quali cotone e canna da zucchero.
Frattanto la colonizzazione si estende anche al Mar Nero, primi i Genovesi, i quali caduto l'Impero Latino, ne controllano gli stretti fondando in Crimea la colonia di Caffa, completamente autonoma, proprio statuto e console con due consigli, seguiti dai Veneziani con Soldaia e Tana, vicino a una preesistente piccola colonia genovese, e sulla riva opposta Trebisonda, come numerose le colonie commerciali di Veneziani, Genovesi e Pisani lungo le coste arabe del Nord-Africa, Alessandria, Tripoli di Barberia, Tunisi e altri centri, assicurandosi lungo tutte le coste mediterranee contatti stabili con mercanti, approdi sicuri, rifugi in caso di pericolo e punti d'appoggio tecnico-miltare come fossero in patria.
Medesima strategia delle città marittime italiane lungo tutte le coste del Mediterraneo, in particolare nei mari di Levante, quella delle nordiche Città "Anseatiche", alleate commercialmente nella Lega di "Hansa", cioè in Tedesco An-See "sul mare", XIII-XIV sec, lungo le coste del Nord-Europa e Mar Baltico, qui una prolungata onda della espansione di popolazioni germanico-tedesche verso Oriente iniziata X sec, solo invece di colonie agricole qui si creano piccoli nuclei urbani spesso poi fiorenti centri mercantili, o per volontà di Principi, signori, Ordini religioso-militari o su iniziativa dei mercanti stessi, popolando di piccole cittadine le coste di Pomerania e due Prussie fra cui emergono Lubecca, Stettino e Danzica, da cui un ulteriore colonizzazione più a Nord Golfi di Riga e Finlandia, da dove gli Anseatici penetreranno all'interno della Russia, con larghissimi privilegi che gli assicureranno un predominio nei mercati di Pskow e Novgorod, sulla costa opposta consolidandosi stabilmente in Svezia e su tutte le isole, l'intero Bacino Baltico per due secoli "golfo anseatico".
Diversa la loro espansione nel Mare del Nord, dalle coste non semidisabitate dove fondare colonie, ma dove esiste già una floridissima di vita cittadina, come nei Paesi Bassi, o Stati ben organizzati, come in Inghilterra, eppure anche qui riusciranno a creare colonie di successo, edifici separati, propria giurisdizione e ogni tipo di privilegi, i migliori esempi a Bruges e Londra, dove incontreranno simili colonie costituite dal Trecento in poi dalle più importanti città mercantili italiche, e da seconda metà del Quattrocento, inizio delle grandi scoperte geografiche, anche da Spagnoli e Portoghesi.
Il colonialismo moderno e contemporaneo
La spartizione iberica Spagna-Portogallo XV-XVI sec del mondo extra-europeo con l'epoca delle grandi scoperte geografiche dà inizio alla colonizzazione moderna e l'espansione europea nel resto del mondo, posizione geografica, priorità di scoperta, impari forze marittime e militari concorrono a quel monopolio coloniale che le due nazioni instaureranno sulle due nuove vie oceaniche di commercio mondiale da Europa una alle Americhe e l'altra alle Indie, l'autorità sovranazionale del Papa a sugellare il diritto delle due nazioni su quei territori, politicamente complice l'investitura con la Lettera Bollata Inter Caetera di Alessandro VI 1493, a regolare la contesa fra i re cattolici di Spagna e Portogallo già sorta alle primissime scoperte di Cristoforo Colombo.
La Bolla spartisce fra Spagna e Portogallo l'intero mondo extra- europeo, sia scoperto che da scoprire (!), mediante la famosa raya o in Spagnolo "linea (di divisione)", il meridiano a 100 leghe Ovest di Azzorre e Isole di Capo Verde, alla Spagna l'emisfero Occidentale, al Portogallo quello Orientale, la separazione poi spostata di ben 270 leghe a 370 Ponente dell'Arcipelago di Capo Verde con il Trattato di Tordesillas 1494, approvato da Giulio II 1509, la Bolla in nessun modo sufficiente a dirimere del tutto la questione su Insulindia e Molucche, raggiunte dai Portoghesi da Est 1511 e dagli Spagnoli da Ovest 1520, da cui il serio conflitto ispano-portoghese per la "spartizione effettiva" del mondo, risolto solo 1529 con il Trattato di Saragozza, la linea orientale di divisione a 17 gradi Est delle Molucche, Isole Filippine alla Spagna e pagamento "a rientrare" portoghese di 300 mila ducati per le Molucche - mai restituito - alla verifica del pieno diritto del Portogallo all'arcipelago secondo la raya.
Al di là della diatriba interna, contro l'arbitraria spartizione tutti gli altri grandi Stati Occidentali (i nativi mai considerati e tantomeno interpellati!) sia cattolici, tra cui la Francia, che protestanti, come l'Inghilterra con Elisabetta che non riconosce il diritto in materia del Vescovo di Roma, contrapponendo alla papale "investitura universale" il diritto di scoperta e reale presa di possesso delle terre, senza però riuscire né a intaccare l'autorità della raya né ad impedire per tutto un secolo l'effettivo monopolio marittimo e coloniale di Spagna e Portogallo sui nuovi mondi.
di Portoghesi
La secolare Colonizzazione Iberica 1492-1598 e l'Impero Coloniale Portoghese XV-XVIII sec avvengono in micidiale mix di fanatico spirito di conquista, arrogante signoria politica e strumentale proselitismo religioso, tipico dell'epopea nazionale del Portogallo, dal desiderio di trovare vie dirette alle Indie per i suoi commerci marittimi alla logica conseguenza di costituzione di un vero "Impero Oceanico" per assicurarsi monopolio commerciale con l'Oriente, continue le spedizioni a tal scopo con fra altri Vasco da Gama, Francisco d'Almeida e Alfonso d'Albuquerque per crearsi su basi territoriali potenza militare e commerciale dalle Coste Est d'Africa a quelle Ovest d'India Cisgangetica, Malacca, Giava, Borneo, Molucche, Cina (concessione mercantile di Macao 1557) e Giappone, primo viaggio Fernando Mendez Pinto 1542, nel Continente Sud-Americano già totale signoria sul Brasile con Pedro Alvarez Cabral 1500-1501.
Più che su dominazione territoriale, la potenza coloniale del Portogallo al suo apogeo seconda metà Cinquecento fondata su controllo delle vie di comunicazione, monopolio naturale dei più richiesti prodotti africani e asiatici, decine di stabilimenti-fortezza, ordinamenti giuridici della metropoli, simili autonomie locali, beneficiari tutti gli abitanti "cristiani" (!), e sull'immenso resto o potestà politica indiretta o influenza commerciale, Goa, Costa del Malabar, capitale dei domini portoghesi d'India e sede del Viceré, con temporanei poteri di gestione illimitati, la sua opera giudicata rigorosamente a fine carica, una colonizzazione commerciale e di fattorie in Asia, commerciale e di piantagione in Africa, eccezione il Brasile, colonia di "popolamento bianco" nel Seicento grazie a larga immigrazione, deportazione dalla madrepatria, sfruttamento agricolo iniziale con introduzione di canna da zucchero da Madera e poi minerario d'oro e diamanti, capolavoro della colonizzazione portoghese.
Data l'enorma sproporzione fra il piccolo Stato Portogallo e il suo immenso Impero Oceanico sarà però impossibile difenderlo portando il dominio al collasso, elementi interni di dissoluzione, mancata continuità di comunicazioni con il Paese, accentramento di organi e funzioni, rivalità fra Governo coloniale e centrale, corruzione di funzionari pubblici, intolleranza religiosa crescente dopo l'imposta unione del Portogallo con la Spagna 1580-1640, attirare su di sé tutto l' odio europeo contro gli Spagnoli.
Con la pace di Aquisgrana 1668, al povero Portogallo di nuovo indipendente non rimarranno che Goa, Diu e Damão in India, Timor in Malesia, Macao in Cina, tronconi di costa in Congo, Angola, Mozambico, Isole di San Tomé e Fernando Po in Africa, Brasile in Sud-America, comunque territori questi (Isola di Fernando Po alla Spagna 1778 e Brasile indipendente 1822) di cui potrà avvalersi fine Ottocento come base alle sue storiche rivendicazioni territoriali e ricostituire in Africa un moderno dominio coloniale.
di Spagnoli
L'altro Impero Coloniale, quello della Spagna XVI-XVIII sec, inizia fine Quattrocento alla sua costituzione in monarchia nazionale, idem qui il mix di potenza militare, spirito di conquista territoriale, proselitismo religioso, sete privata e statale d'oro, il tempo di una generazione dalla scoperta di Colombo un altro impero coloniale su cui "il sole non tramonta mai", dalle Coste Nord-Africane con Tangeri, Orano, Melilla, Tripoli alle Filippine attraverso i nuovi Continenti Americani, coste meridionali del Continente Nord, tutta l'America Centrale continentale e insulare, tutto il Continente Sud, escluso solo il Brasile, dopo il tumultuoso periodo iniziale di conquista con delega della Corona di Castiglia a militari e avventurieri "a proprie spese e rischio" per diritto di profitto, segue la fase di organizzazione, ridotta dentro confini limitati da autorità e organi statali.
Il 1542, Nuove Leggi di Carlo V e Riforma di Casa de contratación 1503 a regolare commerci e affari coloniali, anno di transizione fra i due periodi sopra, nonostante precedenti ordinamenti locali, Vicereame del Messico 1540 e del Perù 1542, direttamente sotto la corona di Castiglia, Consiglio di Castiglia, Casa de contratación e Consiglio Supremo delle Indie sede Madrid, organo consultivo per nuove leggi, amministrativo per regolamento e sorveglianza delle colonie, giudiziario in contenziosi poi corte giudiziaria suprema coloniale, così Corte di Commercio e Giustizia per cause di affari coloniali/marittimi, e Casa de contratación organismo economico amministrativo dei commerci e affari economici nelle colonie, rappresenteranno il potere coloniale centrale della Corona, nelle colonie i Viceré in Messico, Perù e due secoli dopo Nuova Granata e Buenos Aires, o i Capitani Generali di Guatemala, Portorico, Manilla, tardo Settecento anche di Avana, Caracas, Venezuela, Santiago del Chile con sotto Governatori o Capitani delle circoscrizioni corrispondenti più organi consultivi e ispettivi, la popolazione, eccetto i "Bianchi di Spagna", totalmente esclusa da qualsiasi partecipazione a governo e amministrazione delle colonie, salvo qualche rara autonomia amministrativa locale su coste e altipiani, con cabildos o Consigli Municipali.
Gli ordinamenti fondiario e commerciale gravi vizi fondamentali dell'organizzazione spagnola dei Domini d'Oltremare, il primo di carattere feudale con assegnazione gratuita di repartimientos o encomiendas, enormi concessioni di terra con giurisdizione sugli indigeni e loro reclutamento/bestiale sfruttamento, il secondo di isolamento assoluto delle colonie, non per ragioni economiche, basato su controllo monopolizzante neanche nazionale ma "castigliano", un solo porto prima a Siviglia poi a Cadice per il i commerci americani, fra colonie rigorosamente proibito.
Questa limitazione di scambi e monopolio di due coalizioni mercantili a Siviglia in patria e Lima e Messico nelle colonie alza al massimo i prezzi tenendo sottofornito il mercato e generando contrabbando, sottostimolata produzione nelle colonie e consumo coloniale in patria, gli effetti rovinosi per tutti troppo tardi compresi nel Settecento l'isolamento commerciale demolito cominciando illogicamente da colonie meno popolate e più arretrate, con relativa libertà di scambi tanto fra madrepatria e colonie quanto fra colonia e colonia, 1790 Casa de contratación soppressa, nonostante tutto questo la condanna coloniale della Spagna già segnata nella sua incapacità a rimediare a tutti gli errori e i mali del passato.
Troppi i colpi da subire '600-'700, conquista inglese di Giamaica, cessione di Gibilterra, diritto di assiento o fornitura di schiavi negri, occupazione e poi sovranità inglese di Honduras, cessione all'Inghilterra di Florida riavuta e ceduta agli Stati Uniti, fine '700 primi '800 insurrezione vittoriosa delle 13 Colonie Unite del Nord- America contro l'Inghilterra e Rivoluzione Francese, i moti di Caracas apriranno il periodo rivoluzionario delle Colonie Spagnole 1822 rimanendo alla Spagna Cuba e Portorico nelle Americhe, Filippine in Asia, minuscoli arcipelaghi del Pacifico e lembi di terra o isole costiere in Africa, anche questo poco destinato a scomparire con la Guerra di Cuba contro gli Stati Uniti d'America fine Ottocento.
di Olandesi
La colonizzazione mercantilista anglo-franco-olandese, 1598-1815, per gli Olandesi XVII-XVIII sec nasce politicamente con l'Atto d'Abiura 1581, definitivo distacco dei protestanti Paesi Bassi del Nord dalla Spagna, l'Olanda dalla lunga guerra d'indipendenza spinta a trovare vie coloniali, ostacolata però dall'Unione delle due Corone Iberiche 1580 con la sua esclusione dal mercato di Lisbona, punto di rifornimento per il mercato nazionale e quelli stranieri di preziose derrate dell'Oriente, costretti a procurarsele direttamente anche però approfittando dell'apparsa debolezza militare ed economico-finanziaria della Spagna, la prima riuscita spedizione commerciale-militare di Cornelio Houtman 1595 gli aprirà la via delle Indie dove soppianteranno i Portoghesi in traffici e influenza, facilitati non tanto dalla propria superioriorità militare e tecnico-marinaresca, ma dal presentarsi come mercanti più che conquistatori, il bisogno di più grandi mezzi militari e finanziari per condurre e presidiare i movimenti e i danni da libera concorrenza fra armatori e piccole compagnie private gli farà 1602 a creare la grande "Compagnia Unita delle Indie Orientali" con universale monopolio marittimo commerciale e coloniale a Est da Capo di Buona Speranza fino a Stretto di Magellano con poteri sovrani altrimenti dello Stato Olandese su tutte le acque e terre assegnategli.
Un Governatore Generale con tutti i poteri civili e militari sede in Batavia rappresenta la Compagnia nel governo delle colonie, l'attività mercantile olandese presto sostituendosi alla portoghese in Oceano Indiano, Coromandel in India, Capo di Buona Speranza, Isola di Maurizio, Ceylon, e Mari di Asia Orientale, Cina, Giappone, Isole della Sonda particolarmente Giava e Molucche, in un sistema di protettorato su Principi e popolazioni indigene piuttosto che di governo diretto, solo a Capo di Buona Speranza dando vita 1652 a una lenta ed esecrabile "colonizzazione di razza" sotto diretta amministrazione coloniale della Compagnia, che dopo un secolo di enormi profitti tende a decadenza fine Seicento con la concorrenza di Inglesi e Francesi, 1795 ricedendo allo Stato i suoi territori prima di venire sciolta 1800, all'Olanda terre e isole di Malesia ma lasciando all'Inghilterra Maurizio, fattorie commerciali India Anteriore, Ceylon Capo di Buona Speranza.
La "Compagnia delle Indie Orientali" 1617, simile alla precedente, stessi privilegi per mari e terre Ovest di Capo di Buona Speranza, mezzo secolo circa di attività effettiva 1621-1674 creerà fattorie a scopi commerciali e tratta negriera sulle Coste Occidentali d'Africa specie in Guinea, idem in Piccole Antille colonie di commercio, piantagione e contrabbando per danneggiare gli affari di navi e possedimenti spagnoli, 1623 loro colonia commerciale dei "Nuovi Paesi-Bassi" anche alle foci dell'Hudson, al centro "Nuova Amsterdam" poi New York, colonie anche sulle coste di Sud- America, in Guiana e Brasile, questa compagnia sopraffatta dai disastri finanziari di una vana difesa contro l'Inghilterra, perdendo con il Trattato di Breda 1667 i Nuovi Paesi Bassi già conquistati tre anni prima dai coloni inglesi confinanti, la Compagnia numero due sciolta 1674 come più tardi la uno, passando alla Repubblica Olandese Piccole Antille con Bonaire, Aruba, Sant'Eustachio e Curaçao, Guinea in Africa e in Sud-America Guiana Olandese o Surinam.
di Francesi
L'antico Impero Coloniale Francese XVII-XVIII sec un'espansione più complessa di quella olandese e ispirata a criteri politico- territoriali in forme diverse, che mancanza di colonizzatori dalla madrepatria e sfortunate vicende politico-militari impediranno di consolidarsi in un Impero Coloniale di lunga durata come quello britannico, prime manifestazioni coloniali statali politiche con i viaggi di esplorazione e scoperta di Giovanni da Verrazzano coste di Nord-America, da Florida a Capo Bretone, e poi di Giacomo Cartier a risalire il fiume San Lorenzo dove la Francia avrà Canada come prima colonia di popolamento, un arresto di colonizzazione prima metà Cinquecento poi seconda metà tentativi privati contro la volontà dello Stato, dissidenti religiosi e politici, in Brasile, Caroline, ma con la pace politica e religiosa e risorto prestigio francese una ripresa coloniale con effettiva espansione politico- territoriale oltre gli Oceani, rivendicando tutto in Nord-America sopra il 40° parallelo latitudine Nord, la "Nuova Francia", prime basi di colonizzazione canadese, nuovi impulsi anche con la "Compagnia del Morbihan" o dei Cento associati affiancata da privati, piccole compagnie, tentativi coloniali di commercio in Indie Orientali e Africa, prima occupazione di Madagascar e Senegal.
Da questi primi tentativi, seconda metà Seicento prima fondazione sistematica di empori transmarini e colonie per impulso di una nuova politica economica mercantilistica e coloniale poi anche dello stesso Luigi XIV, in Nord-America il dominio francese dal basso Canada ai Grandi Laghi e ancora lungo tutto il corso di Mississippi fino a Golfo del Messico, in Africa coste Ovest con moltiplicarsi di stabilimenti commerciali, in Antille poi fiorenti colonie di piantagione per caffè e zucchero, Guadalupa, Martinica, Piccole Antille, San Domingo Ovest in Grandi Antille, in Sud- America, Caienna e parte di Guiana, in Oceano Indiano colonie di piantagione su Isola di Borbone, Mascarene, e Maurizio lasciata dagli Olandesi 1712 e occupata 1721 ribattezzata in "Isola di Francia", in Asia la "Compagnia delle Indie Orientali" apre a fattorie commerciali come Chandernagor e Pondichéry con penetrazione commerciale, influenza politica e dominazione territoriale di un terzo dell'India Anteriore.
Una fioritura XVII-XVIII sec senza seguito per cause interne ed esterne, soprattutto mancanza di popolamento delle colonie o occupazione effettiva, mentre i coloni inglesi avanzano molto da Oceano Atlantico a Est ad Allegani, Monti Appalachi, ad Ovest e oltre, di certo non aiutando il sistema politico-amministrativo francese di rigido accentramento, intolleranza religiosa, tradizioni feudali di proprietà e lavoro, così già primi 1700, gli Inglesi conquisteranno in Nord-America l'Acadia Francese poi "Nuova Scozia" e "Possedimenti Baia di Hudson", riducendo aspirazioni territoriali francesi su parte di Terranuova a diritto esclusivo di pesca su "French Shore" o "Treaty Shore" con il Trattato di Utrecht 1713.
Con la Guerra dei Sette Anni 1756-1763 anche il Canada sarà inglese con il Trattato di Parigi 1763, persa anche la Luisiana a Inghilterra e Spagna, con il Trattato di Sant'Ildefonso 1800 la retroceduta dalla Spagna la Luisiana Occidentale, 1803 venduta per 80 milioni di franchi a Stati Uniti per non farla cadere in mani inglesi, la guerra toglie alla Francia anche il dominio indiano il Trattato di Parigi 1763 restituendo solo i cinque stabilimenti commerciali di Pondichéry, Karikal, Yanaon, Mahé, Chandernagor a condizione di non fortificarli, quindi andati persi entrambi i due capisaldi del primo Impero Coloniale Francese, americano di popolamento bianco e indiano di sfruttamento commerciale e politico.
Ma il duello anglo-francese continuerà con Guerra d'Indipendenza Americana 1776-1783 e guerre sia di Rivoluzione Francese che d'Impero 1793-1815, sempre perdendo la Francia dominio su mare e restanti possedimenti transmarini, colonie di piantagione in Antille e Oceano Indiano dell'Ancien Régime al fine esclusivo di forniture di derrate "coloniali" alla madrepatria di prima mano e a basso costo con controllo forzato di qualità e quantità, una produzione destinata a decadenza per Mascarene, Isola di Francia e Seicelle in Oceano Indiano 1810 inglesi come poi i possedimenti su Costa Africana Ovest, come Saint-Louis, prima emancipazione degli schiavi negri 1794 portando già 1803 a perdita definitiva di prima San Domingo Ovest ribattezzata "Repubblica di Haiti" ed Est "Repubblica Dominicana".
All'apogeo napoleonico il primo Impero Coloniale Francese ormai completamente distrutto, con i Trattati di Parigi 1814-15 ridotto a Isolotti di Saint-Pierre e Miquelon Nord-Atlantico, decadute colonie di piantagione di Guadalupa e Martinica in Antille e di Borbone detta "Réunion" in Oceano Indiano, Guiana Francese in Sud-America, le cinque fattorie commerciali di Pondichéry, Karikal, Yanaon, Mahé Chandernagor in India Anteriore, Saint- Louis e Gorea Coste Ovest d'Africa, neppure 40 mila chilometri quadrati con 400 mila abitanti, meno di un quarto bianchi.
di Inglesi
Il primo Impero Coloniale d'Inghilterra XVI-XVIII sec risultato di una politica coloniale impostata già seconda metà XVI sec e maturata XVII sec, 1583 fondata San Giovanni di Terranova, 1584 occupate Virginia e alcune Piccole Antille, 1585-1592 ben tre compagnie di cosiddetti "mercanti avventurieri" monopolizzano commercio e "tratta africana di schiavi" (!) in Marocco, Senegal, Gambia e Costa fra Gambia e Sierra Leone, 1600 nascendo la "Compagnia Inglese delle Indie Orientali", 1603-1648 l'iniziativa coloniale della Corona attenuandosi ma invigorendosi quella privata di singoli, gruppi e associazioni su "concessione della Corona" per commercio, giurisdizione di sudditi britannici, occupazione coloniale, organizzazione politico-amministrativa e governo di comunità britanniche su nuove terre.
1607 prima colonizzazione puritana di Nuova Inghilterra, occupate le Bermude, Costa Guiana 1617-1618 in Sud-America, 1619 rifugi di bucanieri in Piccole Antille poi colonie di piantagione, metà XVII sec ripreso il progetto elisabettiano aggiornato e ampliato con la prima Rivoluzione inglese 1649-1660, conquista di Giamaica già della Spagna 1655, "Atti di Navigazione" - Navigation Acts Leggi sulla navigazione o Acts of Trade and Navigation Leggi sul commercio e la navigazione - 1651 per superiorità marittima su Olanda e conseguenti guerre per il primato colonial-commerciale, Pace di Breda 1667 escludendo l'Inghilterra da Molucche ma riconoscendogli i "Nuovi Paesi Bassi" a unificare l'intera Costa Atlantica di Nord-America, da Canada francese a Florida spagnola, 1670 con il Trattato di Madrid inglesi tutti i territori già spagnoli e, annientata la superiorità coloniale ispano-portoghese, XVIII sec infranta la dominazione francese in India Anteriore, arricchendosi anche di Nuova Scozia, Canada, Luisiana e Florida in Nord- America.
La "Guerra d'Indipendenza delle 13 Colonie Unite d'America" 1776-1783 quasi colpo mortale alla dominazione coloniale britannica, ma la sua ancora intatta preponderanza marittima e commerciale porta 1783-1793 a compensazioni territoriali in Canada Superiore e India, nuovi domini britannici in Penisola di Malacca, Sierra Leone su Coste Ovest Africane e, soprattutto, intero Continente Australiano (!), la ventennale guerra contro la Francia di Rivoluzione e Impero occasione per eliminare ogni concorrenza arricchendo il suo impero oceanico con le perle dei vinti, quindi ad un periodo coloniale anglo-franco-olandese 1598- 1815 seguirà uno soltanto britannico, l'Inghilterra potenza coloniale predominante e tutta sua ogni ulteriore espansione
coloniale nel mondo. Il monopolio coloniale britannico 1815-1876 continua XIX sec con la Gran Bretagna all'occupazione coloniale dell'Australia, dominio inglese diretto o indiretto estendendosi in Nord-America, al di sopra degli Stati Uniti da Atlantico a Pacifico, in Sud-Africa Capo e Natal, prima metà Ottocento India Anteriore, poi Malesia, grande emporio del commercio mondiale Singapore, e Malacca, in Africa Ovest allargando e unificando fattorie e stabilimenti, Costa d'Oro, e comprandone da Danesi e Olandesi, in Estremo Oriente si fonda Hong-kong 1840 poi il più importante emporio commerciale in Estremo Oriente, un Impero in totale già adesso su oltre 22 milioni di chilometri quadrati!
Questa enorme espansione mentre la politica coloniale inglese si allontana dal suo protezionismo, riforma la politica fondiaria nelle colonie facilitando per immigrati accesso a terre e estensione a "colonie di razza" libertà civili e politiche della madrepatria, abolizione di "Patto Coloniale", abolizione di "Atti di Navigazione" 1849, concessione di terre pubbliche a chi vi investe capitali e lavoro, concessioni di autonomia coloniale e istituzioni rappresentative, ma nonostante tutto questo ormai il monopolio marittimo, commerciale, industriale e finanziario dell'Inghilterra dal 1870 in declino verso il tramonto, pur mantenendone primato fino alla Prima Guerra Mondiale tra le Nazioni, fine dell'assoluto dominio economico e coloniale con vecchie e nuove potenze coloniali, sotto spinte demografiche, economiche, finanziarie e politiche a contenderne territori extra-europei non effettivamente occupati in Africa.
Il rinnovato colonialismo mondiale
L'espansione coloniale euro-americana-nipponica 1876-1914 inizia con la scoperta del bacino del Congo e la spartizione politica dell'Africa, 1876-1914 ultima fase coloniale prima della guerra gara e lotta fra Imperialismo Coloniale Britannico e Russo in Asia, Francese in Africa, Tedesco nel mondo, rinnovato colonialismo di Francia, nuovo di Germania, Italia e Belgio, fine di quello di Spagna, nascita di quelli di Stati Uniti d'America e Giappone.
Da 1880 quindi ripresa imperialista britannica, per non perdere territori ancora vacanti e prevenire la minaccia di occupazione di quelli già acquisiti, o direttamente con presidi militari o attraverso compagnie di colonizzazione con poteri sovrani, mezzi pacifici o violenti, in Africa Egitto, Somalia Britannica, Bechuanaland, Est- Africa Inglese, Zanzibar, Centro Africa Inglese, Nigeria,Rhodesia, Uganda, Sudan Anglo-Egiziano, Orange, Transvaal, in Asia Belucistan, in Oceania Nuova Guinea Inglese, portando l'Impero Coloniale Britannico a quasi 30 milioni di chilometri quadrati di area con ben oltre 400 milioni di abitanti.
ancora di Francesi
E giungiamo alla creazione del nuovo Impero Coloniale Francese, mondiale e inferiore solo a quello Inglese, iniziale la presa di Algeri 1830 poi con più cosciente finalità coloniale la conquista dell'intera Algeria, vano tentativo di far rivivere diritti francesi su Madagascar salvo Isolotti costieri tra cui Nossi Bé, Nossi Cumba e Nossi Nitsin, in Comore 1843 Isola di Maiotta con "Stabilimenti Francesi del Canale di Mozambico", in Oceania 1842 Protettorato su parte orientale di Arcipelago Polinesiano Isole della Società precedendo l'Inghilterra con cui 1847 stipulerà una convenzione di non occupazione o non protettorato per la parte occidentale, in Africa estuario del Gabon in Congo e tratto di litorale in Costa d'Avorio e primi passi verso l'interno in Senegal.
Dopo metà Ottocento con la definitiva abolizione della schiavitù disastrose ripercussioni sull'economia di colonie a piantagione, annuncio di una ricostituzione dell'Impero Coloniale Francese con spedizioni militari, interventi, prese di possesso, assunzioni di protettorato in tutto il mondo, disegni però falliti nelle Americhe con infelice spedizione in Messico, in Africa invece penetrazione da Senegal a Niger estendendo il dominio a tutto il corso del Senegal, sulla costa da Capo Bianco a Gambia inglese, Costa delle Rivières du Sud o Guinea Francese fra la Portoghese e Sierra Leone, in Dahomey protettorato su Reame di Porto Novo, acquisto da capi indigeni della Baia di Obok imboccatura del Golfo di Aden, apogeo d'influenza francese in Egitto al taglio dell'Istmo di Suez, in Asia India Posteriore con conquista di Cocincina e protettorato su Cambogia propedeutiche insieme a Tonchino vent'anni dopo per stringere a tenaglia l'Annam, in Oceania la Nuova Caledonia come colonia penitenziaria invece della malsana Guiana e poi annesse le vicine Isole della Lealtà.
Tendenze innovatrici del Secondo Impero Francese una politica interna coloniale più liberale, specie per le doganale, completa rivoluzione nei rapporti madrepatria-colonie, soppressione di "Patto Coloniale" e "Atti di Navigazione", aspirazione già delle colonie di piantagione, piu liberale amministrazione coloniale dividendo le colonie in due categorie per grado di civiltà e sviluppo, le più "evolute" a maggior autonomia amministrativa e regime di leggi invece di decreti.
Con la Terza Repubblica l'espansione territoriale compensa la perduta influenza 1870-1871, un decennio di riprogrammazione coloniale, in Asia ottenendo Province Tonchinesi e protettorato su Regno d'Annam, creazione territoriale d'Indocina Francese con i Trattati di Hué 1883-1884, integrata a selvaggia e spopolata parte di Laos con il Trattato del Siam 1893, confine il medio Mekong, secondo una Dichiarazione Anglo-Francese 1895 poi precisata con Convenzione 1904 il Siam Stato-cuscinetto fra Impero Anglo- Indiano e Indocina Francese, mettendo la Francia in rapporto diretto con la Cina, mire espansistiche e d'influenza su Province di confine Kwang-tung, Kwang-si e Yün-nan, 1898 in affitto per 99 anni la Baia di Kouang-Tchëou di fronte a Isola di Hai nan, il Governo cinese impegnato a non alienare a terzi né l'isola né le tre province del Tonchino, a garanzia di Golfo omonimo e frontiera sino-annamita, a conclusa creazione di una "Indocina Francese", oltre 800 mila chilometri quadrati con quasi 20 milioni d'abitanti.
In America la Terza Repubblica si limiterà all'acquisto dalla Svezia dell'Isoletta di San Bartolomeo in Piccole Antille, regolamento dei confini di Guiana Francese con Olanda e Brasile, Convenzione di diritto di servitù con l'Inghilterra su "French Shore" o "Treaty shore" in Isola di Terranova, quindi nelle Americhe in tutto meno di 100 mila chilometri quadrati e neppure mezzo milione d'abitanti, in Oceania Nuova Caledonia, rinunciatovi anche l'Inghilterra Isole Sopravento e Isole Sottovento fatte libere, Convenzioni su Condominio Anglo-Francese su Nuove Ebridi, in Oceania quindi meno di 25 mila chilometri quadrati e neppure 100 mila abitanti.
Dunque centro del risorto Impero Coloniale Francese l'Africa, ad Est solo da sistemare il possesso di Obok Costa Francese dei Somali, punto di penetrazione nell'Impero Etiopico, e assicurarsi militarmente il Madagascar, a Nord-Ovest mire di diritto al cuore del Continente e Costituzione di un enorme Impero Arabo-Negro da Mediterraneo a Golfo di Guinea sui tre lati Nord, Ovest e Sud, a Nord sul Mediterraneo i confini d'Algeria al Sahara, un piede in Tunisia con Trattato del Bardo e poi definitivamente con il suo protettorato, a Ovest d Atlantico sempre più all'interno in Sudan fino a Timbuctù e ricollegando separati possessi costieri con una serie di convenzioni, accordi e protocolli con Portogallo, Liberia, Germania e Inghilterra, a Sud ampliati possessi Golfo di Guinea e verso l'interno Congo Francese per poter penetrare Sudan centrale e orientale.
Una Dichiarazione Anglo-Francese 1899 eviterà un conflitto per il Sudan orientale separandovi le rispettive sfere d'influenza lungo il confine tra Uadai alla Francia e Dar Fur rimasto al Sudan Anglo- Egiziano, la successiva Dichiarazione Anglo-Francese di Londra 1904 su Egitto e Marocco a dividersi l'Africa in due grandi blocchi coloniali, francese a Ovest e inglese a Est, con minori possessi costieri tedeschi, portoghesi, italiani, spagnoli e belgi.
La Francia unifica così il suo Nord-Africa con il protettorato su Marocco sedendo alla Germania notevole parte del Congo, allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale l'Impero Coloniale Francese in Africa quasi 10 milioni di chlilometri quadrati (un terzo del Continente!) e oltre 35 milioni di abitanti, Algeria, Protettorati di Marocco e Tunisia, il Governo Generale dell'Africa Occidentale Francese con Senegal, Alto Senegal, Niger, Guinea, Costa d'Avorio, Dahomey, influenza su Sahara e Mauritania, Governo Generale dell'Africa Equatoriale Francese con Gabon, Medio Congo, Ubanghi-Sciari e territorio militare di Ciad, Governo Generale del Madagascar con Madagascar, antichi stabilimenti Canale di Mozambico, colonia di Réunion e Mascarene, colonia Costa Francese dei Somali, insomma in trent'anni un Impero Coloniale tropicale, perciò non adatto a "bianchi" ricchi di capitali, ma con oltre 50 milioni di braccianti quasi tutti di colore, "neri" e "gialli", da sfruttare.
di Tedeschi
L'espansione coloniale della Germania quella di maggiore slancio dal 1880, Paese industriale con crescente pressione demografica affamato di terre da popolare e mercati da sfruttare, sostenuto dagli eredi delle antiche Città Anseatiche, inizia con il fondare ad Amburgo società per acquisto e sfruttamento di territori in Isole di Samoa, una di Brema acquista territori nel Namaqualand, Africa Sud, un'altra fonda empori commerciali in Togo, Africa Ovest, da Brema una si installa in Baia di Angra Pequeña, altre di Amburgo si stabiliscono in Camerun, una prima "società di colonizzazione" avvia attività in Africa Est, senza ancora una politica coloniale governativa che a questo punto però non tarda sotto la pressione d'intraprendenza privata stanziando 1883 125 milioni di marchi per "eventuale creazione di colonie".
Già 1884-1885 la Germania attraverso compagnie coloniali pianta bandiera in Africa prima dei concorrenti inglesi in Namaqualand e Angra Pequeña o "Africa Tedesca del Sud-Ovest", Togo, Camerun, Africa Orientale, in Oceania in Nuova Guinea Nord-Est e "Arcipelago di Bismarck", cioè Isole di Nuova Pomerania e Nuova Meclemburgo, creando dal nulla un dominio coloniale 1886 di oltre 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati con 8 milioni di abitanti, al solito sopra la testa dei nativi...
La concezione coloniale della Germania almeno a questo punto ancora molto più economica che politica, protezione e espansione delle attività commerciali tedesche, mutando presto però in vera politica di espansione e dominazione extra-europea, con lo sviluppo gigantesco dell'economia tedesca dentro e fuori dei confini nocciolo duro della sua politica mondiale sotto gli auspici dello stesso imperatore Guglielmo II, 1898 la Germania affitta per 99 anni dalla Cina Kiao-chow trasformavi il villaggio di Tsing-tao in megaemporio tedesco di Estremo Oriente, 1899 acquista dalla Spagna Caroline e Marianne eccetto Guam e spartisce con Stati Uniti e Inghilterra il Gruppo di Samoa, 1911 per non interessarsi di Marocco si fa cedere dalla Francia parte del Congo Francese, prima della guerra arrivando a un dominio extra-europeo, di quasi 3 milioni di chilometri quadrati con una popolazione di oltre 120 milioni di abitanti solo un quarto bianchi, che inizia a valorizzare economicamente attraverso la più sistematica delle colonizzazioni fino ad allora.
ancora di Spagnoli
Dopo il 1880 anche Spagna e Portogallo seguono le orme delle tre maggiori potenze occidentali, come Belgio e Italia, la Spagna perde anche le ultime colonie rimaste in America e Asia alla sconfitta nella Guerra di Cuba 1898 contro Stati Uniti d'America, in Oceania liquida antichi punti d'appoggio insulari del suo crollato impero, in Africa si tiene Canarie e Possedimenti Golfo di Guinea, cioè Río Muni e Isole Fernando Po e Annobóm, consolida invece Convenzione con la Francia 1900 quelli della Costa del Sahara Río de Oro a Sud di Marocco, poi ingrandito, e in Marocco con i "Presidi" di Ceuta, Velez de la Gomera, Melilla e isole Alhucemas, ultimi avanzi di Possessi Nord-Africani cinquecenteschi più con Convenzione Franco-Spagnola 1912 Isole Chafarinas, occupate da mezzo secolo per sorvegliare i Francesi in Algeria, "Zona Spagnola del Sultanato protetto di Marocco".
ancora di Portoghesi
Molto più fortunato il Portogallo anche non riuscendo 1884 per opposizione tedesca ad occupare la costa del Congo e tanto meno unificare territorialmente Possessi di Africa Ovest ed Est, separati da colonizzazione britannica, costituendosi 1885-1894 in Africa Ovest in Angola e Benguela e Africa Est in Mozambico, entrambe vaste e ricche colonie, Convenzione Franco-Portoghese 1886 su Guinea Portoghese e possedimento di Cabinda Nord della foce di Congo, Convenzione Germanico-Portoghese 1886, accordi con il libero e indipendente Congo 1885 e 1891 e Convenzione Anglo- Portoghese 1891 a ricostituire un'"Africa Portoghese" di oltre 2 milioni di chilometri quadrati fra su terraferma Guinea Portoghese, Cabinda, Angola e Mozambico con Isole di Madera, Azzorre e di Capo Verde, San Tommaso e Principe.
anche di Italiani
Al contrario, la Colonizzazione Italiana molto meno fortunata di quella del Portogallo nella "spartizione d'Africa", un'Italia spinta da necessità demografiche solo a prezzo di sacrifici e lotte riuscirà nei trent'anni prima della Guerra Mondiale a costituirsi un dominio esteso ma povero di popolazione e risorse naturali, non matura per espansioni coloniali dopo sforzi eroici di riunificazione, dopo bruciante delusione a Tunisi un'avventura che ufficialmente inizia 1882 riscattando Baia di Assab da una compagnia di navigazione, in pratica 1885 con sbarco di truppe italiane a Massaua, Egitto, presto allargando l'occupazione fra mare e altipiano, contro sia resistenze di capi militari tigrini e più o meno aperta opposizione di Francia e Russia ad influenza italiana su coste eritree, salito al trono imperiale etiopico il benevolo Menelik II, ottenendo Trattato di Uccialli 1889 riconosciuto protettorato su Abissinia.
Mentre le truppe italiane avanzano sull'altipiano alla Linea Mareb- Belesa-Muna, forte di un Trattato di amicizia e di commercio col Sultanato di Zanzibar 1885, l'Italia prende sotto protettorato i Sultani di Obbia e di Migiurtini, Nord-Somalia, e tratti costieri fra le stazioni benadiriane di Chisimaio, Brava, Merca, Mogadiscio e Uarsceich 1886 riconosciute del sultanato di Zanzibar nel Sud- Somalia, protettorato italiano su coste giuridicamente vacanti di Somalia completato 1891 da presa di possesso di El Adhale poi ribattezzata "Itala", Convenzione Italo-Zanzibarita 1892 concesse in amministrazione le stazioni zanzibaresi di Benadir Brava, Merca, Mogadiscio e Uarsceich con un raggio all'interno di 6-10 miglia, Chisimaio, a Sud della foce di Giuba, rimanendo all'Inghilterra.
I Protocolli Anglo-Italiani 1891, a delimitare le rispettive sfere di influenza in Africa Est, sembrano assicurare all'Italia impero diretto o indiretto su tutto il Nord-Est Africano ad eccezione di Costa Francese dei Somali e Somaliland Britannico su Golfo di Aden confini a Sud ed Est con la sfera d'influenza italiana fissati 1894, ma il sogno coloniale si frantuma inevitabilmente contro l'Abissinia in lotta aperta, Guerra d'Africa che in una prima Campagna Italo-Tigrina 1894-1895 porterà a pur momentanea annessione italiana dell'intero Tigrè, ma nella seguente più estesa Campagna Italo-Etiopica 1895-1896 terminerà con la disfatta di Adua.
La Pace Italo-Etiopica di Addis Abeba 1896 annulla anche il diritto di protettorato dell'Italia sull'Impero Feudale di Etiopia, il dominio coloniale italiano spezzato e limitato a due possedimenti Colonia Eritrea su Mar Rosso e altipiano retrostante e protettorati di Nord Somalia e occupazioni e cessioni in amministrazione al Sud su Oceano Indiano, così la politica di espansione coloniale varata decisa nonostante resistenze parlamentari e ostilità popolari viene per il momento liquidata passando a solo consolidamento dei domini rimasti, serie di accordi 1899-1903 fra Italia e Inghilterra per l'Egitto prima e Sudan Anglo-Egiziano poi, 1900-1901 con la Francia, 1897-1908 con l'Etiopia, confermando alla Colonia Eritrea i confini attuali con Sudan Anglo-Egiziano a Nord-NordOvest, con Etiopia a Sud, Costa Francese dei Somali a Est, un'area di quasi 120 mila chilometri quadrati fra terraferma e isole costiere con una popolazione,di circa 300 mila abitanti.
Sistemati almeno sulla carta i confini su Oceano Indiano 1897 con Somaliland Inglese e 1908 Etiopia, con compenso pecuniario 1905 riscattate da Sultanato di Zanzibar le stazioni di Benadir, passate dalle Compagnie coloniali al Governo, alla fine l'Italia avrà un territorio di oltre 350 mila chilometri quadrati e una popolazione di circa 300 mila abitanti, con legge 1908 a Sud Benadir colonia di diretto dominio in Somalia Italiana Meridionale e a Nord i Protettorati di Obbia, in via di organizzazione fra costa e Uebi Scebeli, e di Nogal e Migiurtini sotto dipendenza puramente nominale.
Più esteso e politicamente importante per la sua posizione al centro del Mediterraneo, il possesso sulle Coste Nord-Africane fra Egitto e Tunisia dell'antica Libia Romana, le sue ultime due Province Tripolitania e Cirenaica ancora di fatto alla Turchia, dominanza turca che primo decennio Novecento risulta in una preclusione della Libia all'attività economica e civilizzatrice dell'Italia, da cui 1911 dichiarazione di guerra alla Turchia e proclamazione di sovranità, la prima Pace Italo-Turca di Losanna 1912 assicurando la Libia all'Italia come pegno le Isole di Rodi e del Dodecaneso Sud-Egeo, fra Pace di Addis Abeba 1896 e conquista libica 1911-1912 per Convenzione di Tien-tsin 1902 la Cina da in concessione perpetua all'Italia una piccola area sulle rive di Pei ho, quindi allo scoppio della Guerra Mondiale l'Italia possiederà un dominio africano di circa 2 milioni di chilometri quadrati, per oltre tre quarti desertico o improduttivo, con oltre un milione e mezzo di abitanti.
di Belgi
Intanto il Belgio ottiene di colpo in Africa su iniziativa del re una delle più estese e ricche colonie tropicali del mondo, il Congo Belga, scoperto da Stanley 1876, occupato e organizzato prima dal "Comitato di Studi dell'Alto Congo" evolutosi in "Associazione Internazionale del Congo" presieduta dal re del Belgio, il bacino centrale del Congo Stato libero e indipendente del Congo di cui Leopoldo II 1885 assume la corona, un Paese neutrale di quasi due milioni e mezzo di chilometri quadrati fra Congo Francese a Nord e Angola a Sud, sfere di influenza tedesca e inglese in Africa Orientale a Est e Atlantico a Ovest con le foci di Congo, via di penetrazione naturale una volta superate con Ferrovia dell'Alto Congo Matadi-Léopoldville le grandi cascate finali del fiume, vantaggi assicurati da sfruttamento minerario con Trattato di Annessione al Belgio di Stato Libero del Congo 1907.
ancora di Olandesi
Solo apparentemente fuori dal carosello coloniale occidentale europeo XIX sec l'Olanda, delimitata con l'Inghilterra 1824 la propria sfera d'influenza in Sud-Asia e Australasia e liquidate 1874 a favore dell'Inghilterra le rimanenti fattorie commerciali su coste occidentali d'africa, trasforma da nominali in effettivi i possessi secolari Grandi Isole della Sonda, specie Sumatra, promovendo una valorizzazione agricola di Indie Orientali, soprattutto Giava.
Sviluppata la produzione e abbandonati 1850-1874 gli antichi sistemi di monopolio per una politica più liberale al passaggio delle colonie da Corona a Parlamento 1854, con un metodo di governo indiretto e transizione da primitivo comunismo agrario a proprietà privata del suolo, le Indie Orientali XIX-XX sec fioriranno più di possedimenti coloniali come Surinam, Guiana Olandese, Curaçao e isolotti alle Piccole Antille e Nuova Guinea Olandese, Giava in particolare, insieme a Madura modesti 130 mila chilometri quadrati su un totale coloniale di oltre 2 milioni, ma con ben 26 milioni di abitanti su complessivi 38 milioni di sudditi coloniali.
di Russi
L'espansione russa in Asia continua intanto con una marcia oltre gli Urali, nel Nord-Asia e Asia Centrale fino al Mar del Giappone a Est, Persia e quasi India a sud, ma per la continuità territoriale dell'immenso Impero Eurasiatico, affinità geografica fra territori metropolitani e coloniali e per i suoi medesimi metodi politico- amministrativi e ancor più economico-fondiari adottati ovunque si manifesterà e verrà piuttosto percepita come "colonizzazione interna" che espansione coloniale in senso storico-geografico.
Le origini d'occupazione di Siberia fine XVI sec, con gli Strogonov che per concessioni fondiarie dallo Zar 1558 conquistano al di là degli Urali la capitale del principale Khan Tartaro in Siberia Ovest o Sihir o "Siber", da cui il nome, alla confluenza di Tobol e Irtyš, e facendo omaggio del Khanato a Ivan IV "il Terribile" sulle macerie della minuscola capitale tartara costruiranno Tobolsk, prima città russa in Sud-Siberia, poi avanzando oltre verso Est in rapida successione 1636 fino a Jenissei, 1637 a Lena, 1639 a Mare di Ochotsk, 1648 a penisola del Camciatca, a Sud 1651 a confini di Manciuria, dal 1643 Bacino di Amur esplorato fino al mare.
La dinastia mancese di Cina li costringerà però con Trattato di Nerčinsk 1688 a ritirarsi da Amur medio e inferiore poi riacquistati solo 1858 dopo due secoli, il Governo russo molto presto incoraggiando iniziative di avventurieri e mercanti e promuovendo primi nuclei demografici ufficialmente riconosciuti attraverso una colonizzazione o militare o agraria e perfino di deportazione, nel XIX sec vuoi Guerra di Crimea vuoi Trattato di Parigi 1856 a sbarrargli la direzione di espansione verso Costantinopoli, ancor più spingeranno la Russia verso Est fino al Pacifico già facendolo "proprio" Oceano, anzi proseguendo in territorio nordamericano di Alasca, poi 1867 ceduto a Stati Uniti d'America.
Sarà innanzitutto la progressiva costruzione e apertura della grandiosa Ferrovia Transiberiana 1891-1905 che la Siberia entrerà nel periodo di grande sviluppo demografico ed economico ancora in corso, il popolamento intensivo della Siberia reso possibile dalle misere condizioni economico-demografiche interne, il suo straordinario sviluppo economico basato su fertilissime terre nere a Sud e straordinaria ricchezza mineraria nel montuoso Est, alla vigilia della Guerra Mondiale 1914 contando un'area di quasi un milione e mezzo di chilometri quadrati con una popolazione di soli 10 milioni circa di abitanti.
Nel frattempo speranze e ipoteche politiche di Russia in Estremo Oriente andranno XIX-XX sec molto oltre, approfittando di una graduale paralisi politica dell'Impero Cinese occupata di fatto la Manciuria Nord, ottenuto dalla Cina in affitto per 90 anni Port- Arthur Penisola di Liao-tung imboccatura di Golfo di Chih-li Mar Giallo, steso già le mani su Corea, quando la riscossa giapponese la bloccherà anche su quella direzione con la Guerra 1904-1905 e Pace di Portsmouth.
Senza più Port-Arthur, fermata verso i mari caldi di Sud-Manciuria la Russia riprende presto ancor più alacremente la penetrazione economica e politica in Mongolia, assorbendone in Nord nella sua sfera d'influenza, il secolare movimento d'espansione coloniale non limitato a Siberia con mire su Mongolia, ma sempre più territori in Caucasia e Armenia fra Mari Nero e Caspio, con le cui popolazioni i Russi venuti già a contatto fine XVIII sec alle guerre con Turchia, e ancora di più in Asia Centrale, da steppe di Sud-Siberia a Nord fino ad Altipiano Iranico a Sud da Caspio a Ovest a Pamir a Est.
Annessione 1870 di Turkestan Ovest con Taškent, protettorato 1873 su Khanati di Chiva e Buchara e occupazione desertica tra Caspio e Aral, steppe di Turcomanni e 1889 Oasi di Merv, il dominio russo fine Ottocento di quasi 4 milioni di chilometri quadrati con una popolazione di circa 15 milioni di abitanti a scoppio Guerra Mondiale.
Da Asia Centrale valorizzata con Ferrovia Transcaspiana 1880- 1899 e da Protettorati Khanati, la Russia accresce le mire verso Est-Turkestan cinese e Tibet a Sud-Est e Afghanistan e Persia a Sud-Ovest, doppia minaccia a India e Golfo Persico che però trova pronta controffensiva coloniale inglese, quindi fermata verso Afghanistan la Russia riesce ad avanzare più verso Persia, un Accordo Generale Anglo-Russo 1907 risolve temporaneamente questioni Tibet, Afghanistan e Persia dividendo però questa in tre parti, zona di influenza russa a Nord-Ovest, congiungendola a Transcaspiana e Caucasia lungo il Caspio, zona d'influenza inglese a Sud-Est, congiungendola con Belucistan fino a Golfo Persico, zona neutra al centro sotto sovranità territoriale persiana.
di Giapponesi
L'espansione russa in Asia porta la "colonizzazione bianca" a urtare con la "colonizzazione gialla" giapponese fine Ottocento primi Novecento, il Giappone ora grande Stato moderno pressato da aumento demografico e spinto dalla sua insularità ad aprirsi oltre il mare, in Corea, espansione economica prima che politico- territoriale, ma l'interessato intervento apparentemente a favore della Cina di concorrenti potenze coloniali come la Russia gli fa perdere la Guerra Cino-Giapponese 1894-1895, rifacendosi però dieci anni dopo con vittoria su Russia nella Guerra Russo- Giapponese 1904-1905, aggiungendo a Isola di Formosa, già presa a Cina con Pace di Shimonoseki 1895, Sud di Isola di Sachalin, concessione di Port-Arthur con connessa Penisola del Liao-tung.
La Pace Russo-Giapponese di Portsmouth 1905 segna la rinuncia russa a favore del Giappone a pretese di protettorato su Corea, vero obiettivo del conflitto, aprendo al Giappone una penisola ricca di risorse naturali alimentari su 220 mila chilometri quadrati pari due terzi del proprio territorio abitata solo da circa 10 milioni di persone, obbligando 1907 l'Imperatore Coreano Hyeng ad abdicare e tre anni dopo, all'assassinio coreano di Principe Ito, il più grande statista del Giappone contemporaneo, annettendosi la Corea, quindi già prima della Guerra Mondiale il Giappone possiede su Continente Asiatico e in Oceano Pacifico un'area di quasi 400 mila chilometri quadrati e ben oltre 50 milioni di abitanti, di cui un dominio coloniale di quasi 300 mila chilometri quadrati e quasi 20 milioni di abitanti, Formosa e annesse Hōko guntō o Isolette Pescadores, Karafuto Sud-Sachalin, Kuan-tung Sud-Liao-tung, Isolette Nord-Pacifiche di Bonin e Vulcano.
di Statunitensi
L'espansione coloniale di un'altra potenza "bianca" come gli Stati Uniti d'America si affianca a quella "gialla" fine Ottocento inizi Novecento, una nascita coloniale, dopo aver sbarrato le Americhe a ulteriori interventi europei con la dottrina "L'America agli Americani" del Presidente statunitense James Monroe 1823, reclamandone in pratica un totale ribaltimento, le Americhe tutte e solo per gli Stati Uniti d'America, pretendendo di presidiarle da mire europee loro stessi però colonizzatori di terre americane ed extra-americane nella ricerca di materie prime da accaparrarsi come nella sovaproduzione nazionale da smerciare e soprattutto di capitali da piazzare.
Un Imperialismo Nord-Americano politico-territoriale, di cui all'acquisto di Alasca dalla Russia 1867 il resto del mondo non sa vedere l'inizio, appare ora evidente con la Guerra di Cuba 1898, intervento armato in favore dell'Isola ancora una volta insorta contro l'occupazione spagnola, rapida guerra vittoriosa contro la Spagna in acque di Cuba e Filippine e rinuncia della Spagna a Isole di Cuba, Portorico e Filippine, Cuba di nome "indipendente", Portorico possedimento annesso, Filippine e Isoletta di Guam Gruppo micronesiano delle Marianne, strategica base navale da lungo tempo ambita verso Estremo Oriente!
Stesso anno 1898 americana Honolulu Arcipelago Isole Sandwich o "Hawai'i" nel Pacifico, gli Stati Uniti già deposta 1893 con le armi la regina indigena Lili'uokalani e creato una parvente repubblica protetta di fatto solo preludio a loro dominazione coloniale, 1899 Gruppo di Samoa, sempre Pacifico, già una specie di condominio anglo-tedesco-americano ora spartito per Convenzione tra loro.
L'apertura del Canale di Panamá 1914 attraverso la cosiddetta "Zona del Canale", ceduta 1904 da Repubblica di Panamá a Stati Uniti d'America, completa alla vigilia della Guerra Mondiale la rapidissima creazione di un dominio coloniale statunitense di quasi 2 milioni di chilometri quadrati con una popolazione di circa 13 milioni di abitanti, Isole Vergini di Piccole Antille, Santa Croce, San Tommaso e San Giovanni acquistate 1917 dalla Danimarca, sue dal Seicento, a completare completare assoluto controllo Yankee su Golfo del Messico.
Dopo la "Grande Guerra"
L'assetto coloniale del mondo dopo una Prima Guerra Mondiale, proprio la politica coloniale uno dei fattori cruciali della stessa guerra, non può che uscirne profondamente mutato, evitata una vittoria di Germania a capovolgere le posizioni, la sua sconfitta non fa che rafforzare ulteriormente i due Imperi mondiali preesistenti Inglese e Francese, Germania privata Trattato di Versailles di tutte le colonie e costretta a rinunciare a ogni diritto e privilegio in tutto il mondo, l'Impero Ottomano suo alleato privato di quasi tutti i territori asiatici abitati a maggioranza non ottomana.
Il crollo germanico preceduto dal collasso russo, alla Conferenza di Pace senza Russia, insieme con Inghilterra la più interessata a Oriente e Medio Oriente, arbitre del destino coloniale globale due delle tre grandi potenze coloniali dell'Intesa vincitrice, Inghilterra e Francia massime beneficiarie (Giappone minormente) della decaduta colonializzazione tedesca e ulteriore smembramento di Impero Ottomano Trattato di Pace di Losanna 1923 con la Turchia, colonie ex tedesche e territori non ottomani ora staccati dalla Turchia non ceduti alle potenze vincitrici, ma da loro affidati via Società delle Nazioni a tutela politico-amministrativa di potenze terze rappresentandoli internazionalmente e rispondendone fino a maturità di autogoverno, origine storica di nuova figura giuridica "mandato coloniale" o "mandato internazionale".
Mentre gli inediti mandati ancora vengono elaborati a livello giuridico da Società delle Nazioni, il Consiglio Supremo delle Potenze Alleate e Associate attribuisce a Inghilterra (?) "mandati di tipo 'A'" su antichi territori turchi in Mesopotamia, Palestina e Transgiordania e "mandati di tipo 'B'" parte diTogo tedesco, parte di Camerun tedesco e massima parte di Est-Africa Tedesca, più a Impero Britannico (?) "mandati di tipo 'C'" (cioè vere e proprie colonie!) Africa Tedesca di Sud-Ovest a Unione Sudafricana, Nuova Guinea tedesca al Commonwealth di Australia, parte tedesca Arcipelago delle Samoa a Nuova Zelanda, Isolotto fosfatifero di Nauru Pacifico Equatoriale a Impero Britannico e amministrato da Australia per delega inglese, australiana e neozelandese.
Anni successivi il mandato di Mesopotamia diventerà Regno di Iraq capitale Baghdad sempre sotto tutela inglese, Palestina spaccata in due politicamente e giuridicamente Palestina, sotto mandato con clausola di costiturvi una "sede nazionale ebraica", e Transgiordania, pur sotto mandato britannico ma affidata a un Emiro senza clausole), Inghilterra in Egitto da occupazione di fatto a protettorato di diritto costretta nel Dopoguerra a rinunciarvi 1922 Regno di Egitto comunque sotto occupazione militare inglese (!) "a difesa del Canale di Suez", in compenso Inghilterra rinuncia a Giubaland poi Oltregiuba Italiano a favore di Italia che ne ha pieno diritto.
Nonostante ciò l'Impero Britannico risulta arricchito, siano pure mandati invece di colonie, di ulteriori due milioni di chilometri con sette milioni di abitanti, liberato inoltre da situazioni minacciose e problematiche internazionali con Germania e Russia, ora trasforma la Ferrovia Tedesca di Baghdad, come già mezzo secolo prima Canale di Suez, da strumento di potenza coloniale rivale in proprio strumento politico e economico, raggiunge politicamente continuità territoriale Cairo-Capo, ora spina dorsale dell'Africa inglese, sostituisce dominazione ottomana con propria influenza su Arabia già turca costituendo indipendente Regno del Ḥigiaz capitale Mecca, poi conquistato dal Sultano del Nead, con nuovo Trattato Anglo-Persiano di Teheran 1919 risucchia nella propria sfera di influenza l'intera Persia, già ripartita Accordo Anglo- Russo 1907 tra influenza russa a Nord-Ovest e inglese a Sud-Est, fa ammettere nella Società delle Nazioni come membri originari - Impero di India e nuove Inghilterre oltre oceani, cioè Canada, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda.
Territorialmente più modesti ma politicamente importanti i vantaggi coloniali post-bellici di Francia, attribuzione come "mandato di tipo 'A'" di Siria e come "mandati di tipo 'B'" la parte più grande di Togo tedesco e quasi tutto il Camerun tedesco antico e nuovo, base anche territoriale all'influenza economico- culturale francese nel Levante, ingrandita e consolidata con continuità territoriale Africa Ovest Francese, ricostituita e ampliata Africa Equatoriale Francese, già mutilata forzato Accordo Franco- tedesco 1911, sotto minaccia coloniale tedesca se sconfitta ma rafforzata territorialmente, garantita politicamente e sostenuta economicamente da tutta la sua compagine coloniale.
Come già accennato, terzo beneficiario coloniale della guerra il Giappone, non tanto per i piccoli acquisti territoriali diretti o indiretti sostituendosi momentaneamente a Germania nell'affitto di Kiao-chow, entro un decennio poi rivendicato e riscattato da Cina, e mandati su Isolette e Arcipelaghi tedeschi di Nord-Pacifico come Marshall, Caroline, Palau, Marianne o "Isole dei Ladroni", quanto invece per insediamento nell'intricato labirinto insulare di Micronesia, proprio fra i due possessi hawaiano e filippino dei rivali Stati Uniti d'America, e per affermazione della sua influenza economica ed egemonia politica su tutta Est-Asia.
Infatti indebolita la potenza russa a estremo Nord e cancellata la tedesca a centro grande arco di terra, acqua e isole chiuso esternamente da Giappone e Isole e Arcipelaghi dipendenti, da Mare di Ochotsk a Mare Sud-Cinese, trascurabili mutamenti coloniali o importanza allargamento di Congo Belga con "mandato di tipo 'B'" a Belgio su territori già tedeschi di Ruanda e Urundi Africa Centrale, regione tra le più popolate d'Africa, ingrandimento di Somalia con cessione di Oltregiuba, di colonia portoghese di Mozambico e colonie italiane di Libia, per rettifica di relative frontiere.
Con l'assetto politico-territoriale del mondo coloniale postbellico ritoccato ad accentuare invece che attenuare le disuguaglianze prebelliche, riducendolo ancora di più a feudo anglo-francese, altrettanto il suo assetto giuridico nonostante la rivoluzionaria creazione del nuovo "mandato coloniale" e la revisione del diritto coloniale internazionale africano con tre Convenzioni di Saint- Germain-en-Laye 1919 su regimi di alcoolici, di armi e munizioni, economico-giuridico di Bacino convenzionale di Congo Atto Generale della Conferenza su Congo 1885 e schiavitù Atto Generale della della Conferenza antischiavista di Bruxelles 1890, revisione giuridica estensiva di protezione indigeni in colonie tropicali, revisione economica restrittiva a favore di potenze sovrane di territori di Africa Equatoriale Atto di Berlino 1885 con una certa "internazionalizzazione".
Ma, come già evidenziato, un mondo coloniale dopo la guerra più che mai Feudo Anglo-Francese territorialmente, nonostante tutti i postulati etico-giuridico-economici di nuova coscienza coloniale, libertà di nativi, solidarietà internazionale, economia aperta a tutti, internazionalizzazione di vie transcontinentali e intercontinentali di comunicazione ferroviaria in Asia e Africa, neutralizzazione militare e disarmo delle colonie, assistenza intercoloniale, riforma di politica indigena, tutti durante la guerra riaffermati dai popoli con pensiero e sangue ma solo da qualche governo più o meno riconosciuti...
1930 un Impero Coloniale Britannico, senza Regno di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, di quasi 34 milioni di chilometri quadrati e 400 milioni di abitanti, un Impero Coloniale Francese, senza madrepatria, di quasi 11 milioni di chilometri quadrati e poco meno di 60 milioni abitanti, insieme circa 45 milioni di chilometri quadrati con quasi mezzo miliardo di abitanti, su un totale coloniale di una settantina di milioni di chilometri quadrati e 630 milioni di abitanti, di cui più di 15 milioni di chilometri quadrati e oltre 30 milioni di abitanti in Russia Asiatica, in altre parole un campo esclusivo di azione nazionale per propri interessi di sfruttamento economico di terre e miniere, commerci e industrie e lavoro e capitali.
ancora Italiani
La politica coloniale italiana dopo la Prima Guerra Mondiale si sviluppa dall'oggetivo fatto di non aver ricevuto nei Trattati di Pace dalle grandi potenze vittoriose alcuna ricompensa coloniale proporzionata ai duri sacrifici impostigli, non riuscendo a ottenere più che rettifica dei confini libici Accordo Italo-Inglese Milner- Scialoia 1920 con esplicito riconoscimento di Oasi di Giarabub entro Est-Cirenaica, scambio di Note Franco-Italiane 1919 su cessione di Oasi di El Barakat e Fehout e regione comprendente le strade carovaniere fra Gat, Gadames e Tummo confini Sud-Ovest di Tripolitania), cessione inglese di Oltregiuba 1924, non di certo considerabile "compenso coloniale" il riconoscimento esplicito di sovranità italiana su Rodi, Dodecaneso e Castelrosso Trattato di Pace di Losanna 1923, a metter fine anche ad Est alla guerra, una questione che nulla ha a che vedere con le grandi spartizioni coloniali in seguito e per effetto della guerra.
Nonostante ciò il periodo post-bellico sarà per l'Italia quanto mai interessante, una sistemazione territoriale e politica del dominio coloniale ante-guerra, pur Colonia Eritrea già definita nei confini ed effettivamente occupata, la situazione mutando profondamente in altre colonie come possedimenti di Sud-Egeo, Somalia e in modo particolare Libia, la sovranità incontrovertibile su Rodi, Dodecaneso e Castelrosso permetterà all'Italia non soltanto un assestamento politico-amministrativo, ma la prosecuzione più vivace e sicura di tutta l'opera di scavi archeologici, di restauro dei monumenti medievali, di rinnovamento edilizio, di sviluppo economico con strade e porti, ospedali e scuole, coltivazioni agrarie e industrie connesse, telegrafi e telefoni, linee dirette di navigazione che andrà a risvegliare le orientalmente "sonnolente" isole ad un'atmosfera di rinnovati empori commerciali italiani nei Mari del Levante, già solcati da galere venete, genovesi e pisane.
In Somalia, mentre si occupa e riordina l'Oltregiuba, si trasforma in piena sovranità il protettorato italiano su Sultanati Nord di Obbia e Migiurtini, occupati militarmente 1925-1926 insieme ad interposto Nogal, e, dopo i più o meno falliti tentativi prebellici, si riapre la colonizzazione tropicale italiana con grandi lavori di disboscamento, bonifica e valorizzazione agraria nella Valli di Giuba e Uebi Scebeli per opera diretta del Governo Coloniale comprensorio di Genale e più ancora della società privata "SAIS", Società Agricola Italo-Somala, promossa e guidata dal Duca degli Abruzzi Luigi di Savoia.
In Libia l'occupazione politica da nominale diventa effettiva, il litorale comincia a percepirsi colonia agraria di popolamento misto italo-locale, già prima della guerra Tripolitania (Cirenaica sotto dominio da turco a senussita tranne principali città costiere) sotto controllo italiano, eccetto Sirtica, fino a Oasi di Gadames, Ghat e Fezzan, persa però durante la guerra per insurrezione generale soprattutto araba con aiuti turco-tedeschi, Tripoli e Homs su costa di Tripolitania e Bengasi e Derna su costa di Cirenaica, soli possessi effettivi in Nordafrica, a fine guerra fallita sia conquista pacifica che politica liberale si imporrà quella politica della forza con una conquista territoriale militare. |
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Migranti da sempre |
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la "cultura" umana ha gambe |
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... pe' mmovese! |
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Non riconoscerci |
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risultato di complessa diversità |
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... 'gnoranza pura! |
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