cattivi propositi

[la rivoluzione viene (anche) da

voluta o no almeno per un po'

radicale la bonifica la rivoluzione

un fiore che non muore mai e

sempre più giovane la rivolta!]

 

 

no a distruttivi e divisivi

nessun perdono a chi odia

 

ma facciamo presto

è questione di tempo

 

 

i dittatori non sono

democratici illiberali

 

neppure gli oligarchi

criminali ladri arricchiti

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Rivoluzione

 

Dal Latino revolutio rivolgimento da revolvĕre rovesciare, un

cambiamento radicale della società, industriale, tecnologico o

culturale, come auspicato dagli illuministi nel XVIII secolo, in 

filosofia politica l'"ideale di libertà" nella sua realizzazione storica

ispirato da motivazioni ideologiche.

 

Il concetto non cambia se considerata uno specifico e irripetibile

fenomeno storico o un modello universale di nuovi ordinamenti,

una rivoluzione "silenziosa", o rovesciamenti di obsoleta legalità,

rivoluzioni "rumorose", sia la sovversione di regole parziale o

totale.

 

Ma la rivoluzione politica non è "colpo di Stato", la prima cresce

dal basso mentre il secondo viene imposto dall'alto, e neppure

una "rivolta" che non va oltre l'azione immediata, nella visione

marxista addirittura tema centrale della storia, come processo di

emancipazione sociale contro il mantenimento di vecchi sistemi di

produzione e distribuzione del ricavato economico.

 

Quindi non una conquista del potere fine a sé stessa ma l'inizio di

un nuovo ordine politico, economico e sociale, una teoria formata

dai contributi di quasi tutte le correnti del pensiero politico, la

liberale, la democratica, la socialista, l'anarchica e la comunista,

divergenti però i loro rispettivi obiettivi politici.

 

Qualunque la radice di pensiero, quasi tutte le teorie della

rivoluzione condividono due principi fondamentali:

 

- il "diritto di resistenza", che impone al popolo di ribellarsi

ad autorità politiche e sociali che operino con evidente e

intollerabile ingiustizia (disobbedienza civile)
 

- la "guerra giusta", che legittima il popolo a ricorrere anche alla

violenza se necessaria a correggere tale ingiustizia, però non

condiviso dai pacifisti (non-violenza, "arma dei deboli" o "potere

popolare", ad esempio l'ahimsa induista).