cervello in utile

[averlo non basta bisogna usarlo

magari meno ma meglio e anche

senza pensiero si può far poesia

di un esistere non manipolato]

 

 

sofferenza inutile

quella che io mi creo

 

da rivivere ogni volta

senza crescere

 

 

spesso e volentieri

complice la mente 

 

aspettative irrealistiche

delusioni e frustrazioni

 

 

dal nulla problemi enormi

con me stesso e gli altri

 

ci rimango chiuso dentro

oltre il necessario

 

 

uniche emozioni naturali

sopravvivenza e evoluzione

 

tutte le altre artificiali

a intossicarmi la vita

 

 

me le autogenero

senza cause ambientali

 

allerta e paura attivano

il mio cervello rettiliano

 

 

quando non c'è tempo

agisco non ragiono

 

salvavita velocissimo

a pre-soglia del cosciente

 

 

pur raffinati i meccanismi

scattano però automatici

 

anche senza pericolo

dall'ambiente reale

'

 

falsi segnali che

mi pre-occupano il pensiero

 

quando non esiste

un'emergenza oggettiva

 

 

in frazioni di secondo

da vita reale a immaginaria

 

frustrazione desideri bruciano

senza poterli appagare

 

 

per mie esigenze emotive

desiderio fatto bisogno

 

visioni distorte della realtà

lì a sbatterci contro

 

 

immagini nate da idee

autonomamente costruite

 

scontro emotivo

che porta solo angoscia

 

 

a farmi soffrire non eventi

quanto percepita insoddisfazione

 

mi sto dando fregature sa solo

vittimismo da rabbia malsana

 

 

vomitarmi addosso agli altri

non è un modo di amare

 

incazzarmi o soffrire serve solo 

a lacerarmi l'esistenza

 

 

tormento inutile

del tutto gratuito

 

danneggia ogni qualità

di vita e relazioni

 

 

frustrazioni che curo

inventandone di nuove e peggiori

 

ma amare non può significare

aspettarmi d'essere amato

 

 

mia responsabilità le (s)torture

non ne farò altri colpevoli

 

vittima di me stesso condannato

a ripetere gli stessi errori

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

"Io" scopo causa e risultato di me stesso

 

Nota 

"Casuale" e "casualità", dal Latino casualis, di seguito intesi come "causa effettiva" in

una relazione appunto di "causa-effetto", in cui cioè un evento/cosa/persona "soggetto"

provoca il verificarsi di qualcosa che ha effetto su un "oggetto" (e non nel senso di

accidentale/accidentalità, occasionale/occasionalità, imprevedibile/imprevedibilità).

 

 

Per quanto strano possa sembrare, il cervello non è fatto per

pensare, quasi tutti i processi cognitivi superiori controllati da

sistemi distribuiti nel "corpo che agisce", partendo dalla sua

"cognizione corporea", un cervello quindi il cui scopo primario

non è la percezione, ma nato ed evolutosi per agire.

 

Bisognerebbe senz'altro parlarne di più di questa sottovalutata o

ignorata intelligenza corporea ancorata nel mondo intorno a noi, i

neuroni "specchio" pilastri di un tutt'uno corpo-mente lì a ripetere

mentalmente le azioni che vediamo fare, in realtà vera base della

costruzione della nostra conoscenza.

 

Interagendo in gruppo decidiamo cosa fare solo dopo aver capito

cosa faranno gli altri e questo "leggere" la loro mente attraverso

una "simulazione riflessa" nel nostro corpo, con riattivazione di

esperienze motorie già acquisite in precedenza, senza alcuna

distinzione tra esperienza ed espressione, tra gesto e il suo senso.

 

Quelli che chiamiamo "concetti" alla fin fine soltanto una "colla"

che serve a tenere insieme le nostre continue esperienze, basati

su percezione o derivati da scopi, sempre meno "astratti" nei più

recenti modelli cognitivi che in pratica sostanziano tutto con il

corpo, noi umani testa in alto ma piedi molto ben piantati a terra.

 

 

"Materialità" e "immaterialità" nella dinamica corpo-mente pone

comunque l'antico dilemma di come la mente possa avere un

ruolo causale rispetto al corpo, problema dell'"epifenomenalismo"

mentale, dal Greco ἐπιφαινόμενον epiphainómenon fenomeno

aggiuntivo, da epiphaino apparire all'improvviso.

 

Un'ipotesi sul rapporto mente-corpo che considera la coscienza

come "fenomeno accessorio", secondario o concomitante ai

processi cerebrali o nervosi, da cui scaturiscono "stati mentali"

che, a loro volta, non esercitano alcuna influenza sulla "mente

corpo", tesi di neuroscienziati e filosofi implicando determinismo.

 

Il "determinismo" concezione per cui in natura nulla avviene "per

caso" ma tutto per "necessità" in rapporti di causa-effetto, dunque

associato alla teoria di "causalità" dal punto di vista ontologico,

cioè dominio assoluto della necessità causale contestualmente

negando l'esistenza del caso.

 

Il determinismo tipico della meccanica classica, accettato nella

relatività generale ma respinto nella meccanica quantistica, il suo

opposto "probabilismo" conoscenza incerta o "indeterminismo",

causalità non-lineare, realtà della contingenza nel divenire della

materia con estensione antropologica nel "libero arbitrio".

 

 

Il dualismo o "teoria della distinzione tra cose materiali e cose

immateriali" è una questione logica, declinata nei modi diversi

ciascuno proprio della rispettiva epoca di ricerca filosofica, degni

di una spiegazione quello "metodologico", l'"epistemologico" e

il "concettuale intensionale".

 

Il metodologico ricerca su cose materiali e immateriali, esistenza

e comportamenti, fuori dell'ontologico, senza darne appartenenza

alla realtà materiale o immateriale, conoscere "eventi materiali" in

terza persona, "oggetti naturali" indagabili da scienze fisiche ed

"eventi mentali" indagabili soggettivamente, come i pensieri. 

 

L'epistemologico non tocca la realtà "come è" ma solo "come la

si può conoscere", in prima o terza persona, in prima persona

"soggettiva" parte di realtà pur indagabile scientificamente, in

terza persona "oggettiva" parte di realtà da lungo tempo con il suo

genuino metodo di indagine di fenomeni naturali.

 

Il concettuale intensionale rivendica invece corpo e mente come

"materialità" e "immaterialità" nettamente distinte, diversa

intensione ma stessa estensione, solo possibile se ogni oggetto

esistente sia in parte materiale in parte immateriale, due cose del

tutto distinte con estensioni distinte, ancor più per corpo e mente.

 

La distinzione corpo-mente però, se vera, eliminabile con il taglio

di rasoio di Occam o principio per cui tra più soluzioni valide di

un problema va sempre scelta quella più semplice, corpo/materia

senza il non corporeo e materiale "riduzionismo" ad oltranza, il

non materiale senza ruolo causale negarne capacità esplicativa.

 

Idem per dualismo delle "sostanze", se materialità e immaterialità

distinte interessanti solo le cose materiali, con proprietà rilevabili

e conoscibili, e idem per il dualismo delle "proprietà", gli oggetti

in parte materiali e in parte immateriali, materialità e immaterialità

non interagenti (= non distinte) ciascuna con un ruolo causale.

 

Resta il problema logico, l'epifenomenismo o ruolo delle proprietà

immateriali in assenza di un loro ruolo causale, solo risolvibile

ammettendo che le proprietà immateriali delle cose interagiscano

in modo "non causale", da proprietà di secondo ordine divenendo

essenziali, come nella necessità del corpo di evitare dolore.

 

 

Ma così facendo cadrebbe la distinzione netta fra "immanente" e

"trascendente", il primo ambito delle entità materiali, il secondo

di quelle immateriali, restando di interesse solo quelle entità in

parte materiali e in parte immateriali in un'unica realtà a noi

conoscibile, misurabile e oggetto di relazioni causali.

 

Per Kant trascendentali il tempo e lo spazio perché non trovabili

in oggetti della sensibilità, parimenti allora anche forma, colore,

durezza e le altre qualità sensibili sono trascendenti e insieme

danno vita alle cose del nostro "mondo", noi stessi una parte, in

ogni oggetto e quindi condizione base dell'esperienza terrena.

 

Con ciò il corpo non più "svilito", ma potente strumento insieme

alla volontà, fondamentali nell'esperienza che non identifica ciò

che "è in sé", ma il "tangibile" come relazioni causali tra corpo e

mondo immanenti, corpo, immanenza e causalità ogni giorno

coscientemente vissuti in un mondo di percezione e sensazione.

 

Intensi scambi di informazioni corpo-mondo ci fanno trovare il

nostro posto nel mondo, soggetto materiale e immateriale che,

associazione dopo associazione e distinzione dopo distinzione,

giunge alla percezione di sé in un lento processo di distinzione,

differenziazione e assimilazione, coscienti in dubbio e certezza.

 

L'essere umano, uno spirito che esiste, vive ed opera in una bolla

di meravigliosa trascendenza, senza questo "esservi presente",

anche in solida relazione con l'immanenza del corpo e le relazioni

di questo con l'ambiente che lo circonda, svanirebbe all'istante sia

come corpo che come mente e come spirito.

 

Certo sì, il problema "mente-corpo" pone effettivamente difficoltà

logiche nel ritenere la sua materialità e immaterialità due cose

distinte nella sostanza, ma potrebbe anche dipendere dal fatto che

essere in parte materiale e in parte immateriale superi i limiti della

nostra capacità mentale, comunque una cosa la sappiamo...

 

Se due corpi in parte materiali e in parte immateriali si legano tra

loro causalmente possono manifestarsi in proprietà e relazioni

immateriali, il cervello strumento materiale lavorando anche per

dare alla mente immateriale un ruolo per mezzo di corpo/volontà,

mantenere oggetti materiali intatti e mente nelle sue funzioni.

 

 

La mia sacra trinità corpo-mente-spirito, nata dalla distinzione di

me da "altro da me" a tutti i livelli, corpo e volontà rendendomi

capace di raggiungere nel mondo gli obiettivi prepostimi, il mio

cervello e il mio intero corpo fondamentali e determinanti in tutte

le attività quotidiane di me soggetto.

 

I miei muscoli memorizzando movimenti con effetti diretti sul

cervello, modificando sistema motorio, navigazione spaziale,

funzioni esecutive, controllo sensorio e potenziando anche il

sistema nervoso con l'attivazione di neurotrasmettitori, endorfine

e fattori neutrofici per il buon funzionamento di corpo e mente.

 

Mens sana in corpore sano, ma quando ad esempio una passione

diventa ossessione l'alterato battito cardiaco mi altererà anche il

giudizio e quanto più impegnativo è quello che sto per fare tanta

più adrenalina verrà pompata nel sangue con battiti a 150-160/min,

un autentico attacco di panico controllato... 

 

Noi umani siamo un sistema olistico "tutt'uno" di corpo, mente e

spirito, attenti a tutti i segnali dall'ambiente esterno, a volte pure

acriticamente, ma dimentichiamo spesso quelli dall'interno, un

corpo inascoltato tra "un sacco di cose da fare" tutte importanti

tutte ineludibili, la maggior parte in realtà create e autoimposte.

 

Anche far niente è necessario, "staccare", non parlare, leggere,

scrivere, neanche pensare, non fare niente o almeno il minimo

indispensabile, concederci silenzio e solitudine, pause di ricarica

"rubandoci" il nostro stesso tempo da cose non prioritarie, anche

se da molti altri ritenute adeguate ad una vita per loro "sociale".

 

Quasi dimenticatici di chi siamo, cosa vogliamo veramente dalla

vita, le cose che ci fanno bene, intrappolati in qualcosa di a noi

estraneo, è tempo di fermarci, ritrovarci in uno spazio solo nostro,

dove poter riflettere, parlarci, perché no "scriverci", anche pochi

minuti al giorno, per riallinearci dentro con chi vogliamo essere.

 

Corpo consapevole, "cervello-intestino" istinti e reazioni, "cervello

-testa pensieri e sentimenti, un tutt'uno interdipendente, opposto

alla visione dualistica che distingue esseri viventi da non viventi,

senzienti da non senzienti, coscienti da non coscienti, pregna di

concetti filosofici, morali e religiosi, del tutto falsa e fuorviante.

 

 

Anticamente mente e corpo strettamente interconnessi, abitati da

una medesima "forza spirituale", poi il concetto di "anima" venuto

a fregarci alla grande evolvendosi in una tradizione tutta cristiana,

in cui anima e corpo con precise caratteristiche morali vivono due

vite distinte, più che evidente nell'adozione di radicate usanze.

 

Un stile di vita fondato sulla "mortificazione" e "punizione" del

corpo ed "elevazione" dell'anima, anzi mortificare e punire il

corpo fatta condizione necessaria al fine di elevare l'"anima",

separando il quotidiano terreno e peccaminoso dal puro angelico

e celestiale, il qui-e-adesso barattato con una indefinibile eternità.

 

Con Tommaso d'Aquino l'anima arriverà a sopravvivere al corpo,

comunque però destinata a riunircisi alla "risurrezione dei morti",

perché ancora inconcepibile considerare forma senza materia e

viceversa,"l'anima è una sola ed è la forma sostanziale del corpo",

quindi corpo e spirito separati ma non troppo...

 

Quindi dello storico dualismo corpo-mente a lungo visto come

dualismo materia-spirito il responsabile René Descartes, Cartesio,

con la sua anima res cogitans e il corpo res extensa, tesi molto

presto ritenuta insostenibile, eppure teoria di grande successo in

teorizzazioni etiche e pedagogiche fino a inizi XX sec.

 

Concezione semplicistica di un'anima intelligente che dirige il

corpo, con ricadute sia su etica che prassi educativa e regole

religiose, contrapposizione netta fra spirito e carne, le persone

indotte a dominare le esigenze del corpo con la volontà, le azioni

giudicate come atti dettati esclusivamente dal "libero arbitrio".

 

 

Corpo e mente come "tutt'uno" la bussola per navigare il proprio

"Io", perdersi nella propria interiorità alla scoperta di sé "fin dove

possibile", fino a messa in discussione o fallimento di quei punti

di riferimento già considerati "sicuri", un'avventura pericolosa che

richiede quel coraggio che solo ci si scopre avere vivendola.

 

Poi c'è cervello e cervello, chiuso o aperto, l'apertura di pensiero

portando a prontezza di azione ed efficacia di comportamento, il

cervello comunque sistema complesso a molteplici livelli, capace

di comportamenti "caotici", non lineari, in cui anche piccolissimi

input possono produrre imprevedibili effetti e su larga scala.

 

Il processo di "cambiamento" accelerato quando ai contenuti si

abbini la "relazione" cose da fare-obiettivi da raggiungere, ancor

più affianccandovi "riconoscimento sociale", corpo-mente-spirito

quasi "tre cervelli dinamici" con relativi comportamenti, risultato

di innatismi di specie e apprendimenti personali e di ruolo.