"Io" scopo causa e risultato di me stesso
Nota
"Casuale" e "casualità", dal Latino
casualis, di seguito intesi come "causa effettiva" in
una relazione appunto di "causa-effetto",
in cui cioè un evento/cosa/persona "soggetto"
provoca il verificarsi di qualcosa che ha
effetto su un "oggetto" (e non nel senso di
accidentale/accidentalità,
occasionale/occasionalità, imprevedibile/imprevedibilità).
Per quanto strano possa sembrare, il cervello non è fatto per
pensare, quasi tutti i processi
cognitivi superiori controllati da
sistemi distribuiti nel "corpo che agisce", partendo dalla sua
"cognizione corporea", un cervello
quindi il cui scopo primario
non è la
percezione, ma nato ed evolutosi per agire.
Bisognerebbe senz'altro parlarne di più
di questa sottovalutata o
ignorata intelligenza corporea
ancorata nel mondo intorno a noi, i
neuroni "specchio" pilastri di un tutt'uno
corpo-mente lì a ripetere
mentalmente le azioni
che vediamo fare, in realtà vera base della
costruzione della nostra conoscenza.
Interagendo in gruppo decidiamo cosa fare solo dopo aver
capito
cosa faranno gli altri e
questo "leggere" la loro mente attraverso
una "simulazione riflessa" nel nostro
corpo, con riattivazione di
esperienze motorie
già acquisite in precedenza, senza alcuna
distinzione tra esperienza ed espressione, tra gesto e il suo senso.
Quelli che chiamiamo "concetti" alla
fin fine soltanto
una "colla"
che serve a tenere insieme le nostre
continue esperienze, basati
su percezione o
derivati da scopi, sempre meno "astratti" nei più
recenti modelli cognitivi che in pratica sostanziano
tutto con il
corpo, noi umani testa in alto ma piedi molto ben piantati a terra.
"Materialità" e "immaterialità" nella
dinamica corpo-mente pone
comunque l'antico dilemma di come la mente possa avere
un
ruolo causale rispetto al corpo, problema
dell'"epifenomenalismo"
mentale, dal Greco ἐπιφαινόμενον
epiphainómenon fenomeno
aggiuntivo, da epiphaino
apparire all'improvviso.
Un'ipotesi sul rapporto mente-corpo che considera la
coscienza
come "fenomeno accessorio", secondario o
concomitante ai
processi cerebrali o nervosi, da cui
scaturiscono "stati mentali"
che, a loro volta, non esercitano alcuna
influenza sulla "mente
corpo", tesi di neuroscienziati e
filosofi implicando determinismo.
Il "determinismo" concezione per cui in natura nulla avviene "per
caso" ma tutto per "necessità" in rapporti di
causa-effetto, dunque
associato alla teoria di "causalità" dal punto di
vista ontologico,
cioè dominio assoluto della necessità causale
contestualmente
negando l'esistenza del caso.
Il determinismo tipico
della meccanica classica, accettato nella
relatività generale ma respinto nella
meccanica quantistica, il suo
opposto "probabilismo" conoscenza
incerta o "indeterminismo",
causalità non-lineare, realtà della
contingenza nel divenire della
materia con estensione antropologica
nel "libero arbitrio".
Il
dualismo
o "teoria della distinzione tra cose materiali e cose
immateriali" è una questione logica,
declinata nei modi diversi
ciascuno proprio della rispettiva epoca di ricerca filosofica,
degni
di una spiegazione quello "metodologico",
l'"epistemologico" e
il "concettuale intensionale".
Il
metodologico ricerca su cose materiali e immateriali,
esistenza
e comportamenti, fuori dell'ontologico,
senza darne appartenenza
alla realtà materiale o immateriale,
conoscere "eventi materiali" in
terza persona, "oggetti naturali" indagabili da scienze fisiche ed
"eventi mentali"
indagabili
soggettivamente, come i pensieri.
L'epistemologico
non tocca
la realtà "come è" ma solo "come la
si può conoscere", in prima o
terza persona, in prima persona
"soggettiva" parte di realtà pur indagabile scientificamente, in
terza persona "oggettiva" parte di realtà da lungo tempo con il suo
genuino metodo di indagine di fenomeni naturali.
Il
concettuale intensionale
rivendica
invece corpo e mente come
"materialità" e
"immaterialità" nettamente
distinte, diversa
intensione ma stessa estensione,
solo possibile se ogni oggetto
esistente sia in parte
materiale in
parte immateriale, due cose del
tutto distinte con
estensioni distinte, ancor più per corpo e mente.
La distinzione corpo-mente però, se vera, eliminabile
con il taglio
di rasoio di Occam o principio per cui tra più
soluzioni valide di
un problema va sempre scelta quella
più semplice, corpo/materia
senza il non corporeo e materiale "riduzionismo" ad oltranza,
il
non materiale senza ruolo causale negarne
capacità esplicativa.
Idem per dualismo delle "sostanze",
se materialità e immaterialità
distinte interessanti solo le cose materiali,
con proprietà
rilevabili
e conoscibili, e idem per il dualismo delle
"proprietà", gli oggetti
in parte materiali e in parte immateriali, materialità e immaterialità
non interagenti (= non distinte) ciascuna
con un ruolo causale.
Resta il problema logico,
l'epifenomenismo o ruolo delle proprietà
immateriali in
assenza di un loro ruolo causale, solo risolvibile
ammettendo che le proprietà immateriali delle cose interagiscano
in modo "non causale", da proprietà di secondo ordine
divenendo
essenziali, come nella necessità del corpo
di evitare dolore.
Ma così facendo cadrebbe la distinzione
netta fra "immanente" e
"trascendente", il primo ambito delle
entità materiali, il secondo
di quelle immateriali, restando di interesse
solo quelle entità in
parte materiali e in parte
immateriali in un'unica realtà a noi
conoscibile, misurabile
e oggetto di relazioni causali.
Per Kant trascendentali il tempo
e lo spazio perché non trovabili
in oggetti della sensibilità, parimenti allora anche forma, colore,
durezza e le altre qualità sensibili sono trascendenti e insieme
danno vita alle cose del nostro "mondo", noi stessi
una parte,
in
ogni oggetto e quindi condizione
base dell'esperienza terrena.
Con ciò il corpo non più "svilito",
ma potente
strumento insieme
alla volontà, fondamentali nell'esperienza
che non identifica ciò
che "è in sé", ma il "tangibile" come relazioni causali tra corpo e
mondo immanenti, corpo, immanenza e causalità
ogni giorno
coscientemente vissuti in un mondo di percezione e sensazione.
Intensi scambi di
informazioni corpo-mondo ci fanno trovare il
nostro posto nel mondo, soggetto
materiale e immateriale che,
associazione dopo associazione
e distinzione dopo distinzione,
giunge alla percezione di sé in un lento processo di distinzione,
differenziazione e assimilazione,
coscienti in dubbio e certezza.
L'essere umano, uno spirito che
esiste, vive ed opera in una bolla
di meravigliosa trascendenza, senza questo
"esservi presente",
anche in solida relazione con l'immanenza del corpo e le relazioni
di questo con
l'ambiente che lo circonda, svanirebbe all'istante sia
come corpo
che come mente e come spirito.
Certo sì, il problema "mente-corpo" pone
effettivamente difficoltà
logiche nel ritenere la sua materialità e immaterialità due cose
distinte nella sostanza, ma potrebbe
anche dipendere dal fatto che
essere in
parte materiale e in parte immateriale superi i limiti della
nostra capacità mentale, comunque una
cosa la sappiamo...
Se due
corpi in parte materiali e in parte immateriali si legano tra
loro causalmente possono manifestarsi in proprietà e relazioni
immateriali,
il cervello strumento materiale lavorando anche per
dare alla mente immateriale un ruolo per mezzo
di corpo/volontà,
mantenere oggetti
materiali intatti e mente nelle sue funzioni.
La mia
sacra trinità corpo-mente-spirito, nata dalla distinzione di
me da "altro da me" a tutti i livelli, corpo e volontà
rendendomi
capace di raggiungere nel mondo gli
obiettivi prepostimi, il mio
cervello e il mio intero corpo
fondamentali e determinanti in tutte
le attività quotidiane di me
soggetto.
I miei muscoli memorizzando movimenti
con effetti diretti sul
cervello, modificando sistema motorio, navigazione spaziale,
funzioni esecutive, controllo sensorio e potenziando anche il
sistema nervoso con l'attivazione di
neurotrasmettitori, endorfine
e fattori neutrofici per il buon
funzionamento di corpo e mente.
Mens sana in
corpore sano, ma quando ad esempio una passione
diventa ossessione
l'alterato battito cardiaco mi altererà anche il
giudizio e quanto più impegnativo è
quello che sto per fare tanta
più adrenalina verrà pompata nel sangue con battiti a 150-160/min,
un autentico attacco di panico controllato...
Noi umani siamo
un sistema olistico "tutt'uno"
di corpo, mente e
spirito, attenti a tutti i segnali
dall'ambiente esterno, a volte pure
acriticamente, ma dimentichiamo
spesso quelli dall'interno,
un
corpo inascoltato tra "un sacco di cose da fare"
tutte importanti
tutte ineludibili, la maggior
parte in realtà create e autoimposte.
Anche far niente è
necessario, "staccare", non parlare, leggere,
scrivere,
neanche pensare, non fare niente o almeno il minimo
indispensabile, concederci
silenzio e
solitudine, pause di ricarica
"rubandoci" il
nostro stesso tempo da
cose non prioritarie, anche
se da
molti altri ritenute adeguate ad
una vita per loro "sociale".
Quasi dimenticatici di chi
siamo, cosa vogliamo veramente dalla
vita, le cose che ci fanno bene, intrappolati in qualcosa di
a noi
estraneo, è tempo di fermarci, ritrovarci in uno
spazio solo nostro,
dove poter riflettere, parlarci, perché no
"scriverci", anche pochi
minuti al giorno, per riallinearci
dentro con chi
vogliamo essere.
Corpo consapevole, "cervello-intestino"
istinti e reazioni, "cervello
-testa pensieri e sentimenti, un
tutt'uno interdipendente, opposto
alla visione dualistica che distingue esseri viventi da non viventi,
senzienti da non
senzienti, coscienti da non coscienti, pregna di
concetti
filosofici, morali e religiosi, del tutto falsa e fuorviante.
Anticamente mente e corpo
strettamente interconnessi, abitati da
una medesima "forza spirituale", poi
il concetto di "anima" venuto
a fregarci alla grande evolvendosi in una tradizione
tutta cristiana,
in cui anima e corpo con precise caratteristiche morali
vivono due
vite distinte, più che evidente nell'adozione di radicate usanze.
Un stile di vita fondato sulla "mortificazione" e
"punizione" del
corpo ed "elevazione" dell'anima,
anzi mortificare e punire il
corpo
fatta
condizione necessaria al fine di
elevare l'"anima",
separando il quotidiano terreno e peccaminoso dal puro
angelico
e celestiale, il qui-e-adesso barattato con una
indefinibile eternità.
Con Tommaso d'Aquino l'anima arriverà
a sopravvivere al corpo,
comunque però destinata a
riunircisi alla "risurrezione dei morti",
perché ancora inconcepibile considerare
forma senza materia e
viceversa,"l'anima è una sola ed è la forma sostanziale del corpo",
quindi corpo e spirito
separati ma non troppo...
Quindi dello storico dualismo corpo-mente a lungo visto come
dualismo
materia-spirito il responsabile René Descartes, Cartesio,
con
la sua anima res cogitans e il corpo res extensa, tesi
molto
presto ritenuta insostenibile, eppure teoria di
grande successo in
teorizzazioni etiche e pedagogiche fino a inizi XX sec.
Concezione semplicistica di un'anima intelligente che dirige il
corpo, con ricadute sia su etica che prassi educativa e regole
religiose, contrapposizione netta fra spirito e carne, le
persone
indotte a dominare le esigenze del corpo
con la volontà, le azioni
giudicate come atti dettati esclusivamente dal
"libero arbitrio".
Corpo e mente come "tutt'uno" la
bussola
per navigare il proprio
"Io", perdersi
nella propria
interiorità alla scoperta di sé "fin dove
possibile", fino a messa in discussione o fallimento di quei
punti
di riferimento già considerati "sicuri",
un'avventura pericolosa che
richiede quel coraggio che solo ci si scopre avere vivendola.
Poi c'è cervello e cervello, chiuso o aperto, l'apertura di pensiero
portando a prontezza di
azione ed efficacia di comportamento, il
cervello
comunque sistema complesso a molteplici livelli, capace
di comportamenti "caotici", non lineari,
in cui anche piccolissimi
input possono produrre imprevedibili effetti e su larga scala.
Il processo di "cambiamento" accelerato quando ai contenuti si
abbini la "relazione" cose da
fare-obiettivi da raggiungere, ancor
più affianccandovi
"riconoscimento sociale", corpo-mente-spirito
quasi "tre cervelli dinamici" con relativi comportamenti,
risultato
di innatismi di specie e apprendimenti personali e di ruolo. |