deficienza naturale

[altro che intelligenza artificiale...

intolleranza estremisticamente

empatica di questo straordinario

piattume sotto vuoto fetido di

narrazioni tossiche]

 

 

in acque mai così sterili 

patetismo programmato

 

codice egemonico

di una cultura prigioniera

 

 

eccellenza e genio addio

zero originalità zero

 

diritti e cura addio

addio persona e solidarietà

 

 

nessun conformismo

vi farà mai presentabili

 

dietro qualsiasi maschera

italico cetomediume

 

 

contro ignoranza malafede

meschinità e grettezza 

 

anticorpi non bastano

servono antiporci

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Wu Ming

 

 

Collettivo di scrittori nato nel 2000, la "Wu Ming Foundation"

un libero e informale concatenarsi di progetti artistici, culturali e

politici, laboratori e gruppi d'inchiesta.

 

 

Guerriglia mediatica

 

Un momento della "comunicazione-guerriglia", a sua volta parte

di una più vasta guerriglia culturale, un'arte della guerra fuori dai

"contro" e "in alternativa a" basata sulla teoria dei vuoti e dei pieni

di Sunzi Sun Tzu, cioè agire dentro il sistema della comunicazione

massmediatica, combattendolo con le sue stesse armi.

 

 

La guerriglia mediatica non vuole svelare la "verità più vera" di

cui i grandi mass media ci terrebbero all'oscuro, ma promuove

l'abbandono della recriminazione e di teorie del Grande Fratello,

che vedono gli operatori dei mezzi di comunicazione di massa

come astuti ed efficienti "disinformatori  di regime".

 

Perché conformismo e compattezza dei mass media non nascono

da particolari capacità strategiche del "potere mediatico", quanto

piuttosto dall'estrema ignoranza, malafede, meschinità e grettezza

di piccoli falsi professionisti dell'informazione, piccoli uomini e

donne che si appiattiscono gli uni sugli altri.

 

 

La guerriglia mediatica non vuole nemmeno dimostrare la natura

mendace dei media, semplicemente perché lo sanno già tutti che

mentono, ma non per questo la gente smette di perdersi dietro

tuttologi omniesperti sui social, guardare telegiornali pieni di

presudo-notizie o comprare quotidiani e riviste.

 

La guerriglia mediatica è un modo ludico di rapportarsi ai mass

media, esorcizzarne la disinformazione e ridimensionarne ai nostri

occhi il potere, riappropriarsi dell'informazione rubando spazio al

sistema massmediatico "ufficiale" e dimostrarne la deformazione,

un gioco all'inganno reciproco sfruttando l'imbecillità del nemico.

 

 

Tutto è ideologia

 

Figlie della Rivoluzione Francese, "sinistra" e "destra" vengono

continuamente date per morte, tuttavia sempre e continuamente

riaffermate dal pensiero politico, anzi tanto più negate e rimosse

quanto più di ritorno con maggior violenza, due approcci mentali,

due antitetici modi di leggere il perenne conflitto sociale.

 

 

"Di sinistra" chi pensa che la società sia divisa "al suo interno" da

eterni interessi contrapposti, contraddizioni intrinseche, come tra

ricchi e poveri, sfruttatori e sfruttati, uomini e donne, molte le

visioni - la socialdemocratica, comunista, anarchica - tutte però

basate sulla convinzione di una diseguaglianza sociale endogena.

 

"Di destra" chi pensa invece che la nazione unita, armoniosa e

concorde venga distrutta da forze estranee, nemici che vengono

"da fuori", o almeno le loro idee, cattivi infiltrati fra noi buoni,

elementi che vanno prima ri-isolati e poi espulsi, in modo che la

buona comunità possa tornare al suo paradiso perduto.

 

 

A seconda delle fasi storiche, nemico il Musulmano o l'Ebreo, il

Negro o lo Slavo, lo Zingaro o il Comunista, chi "tifa" per potenze

straniere o i liberal, la "Casta" come se il popolo non l'abbia 

votata ed eletta, "Roma ladrona", l'"Europa", una finanza guarda

caso sempre e solo manovrata da "speculatori stranieri".

 

Un discorso "egemone" che nell'Italia di oggi attecchisce con

facilità perché semplicistico e consolatorio ti fa pensare di pancia,

portato avanti da movimenti fondamentalmente di destra, aiutati

da disunite sinistre che ormai hanno ben poco di sinistra e che

fanno di tutto per risultare irriconoscibili e invotabili.

 

 

Ogni umano dotato dell'uso del linguaggio si esprime attraverso

un "quadro di riferimento" o frame, insieme d'immagini e relazioni

tra concetti che iniziano a strutturare il nostro pensiero fin dalla

primissima infanzia, nella comunicazione politica non una sola

parola libera dalla "prospettiva ideologica" di chi la usa.

 

Ogni parola porta infatti con sé un mondo, come l'imposto uso di

"centrodestra" e "centrosinistra" invece di "destra" e "sinistra", un

eufemismo confusionario servito alla destra per legittimare cose

indecenti e persone impresentabili e alla sinistra per spostarsi ad

inventato centro "vincente" - in realtà un centro "inesistente".

 

 

"Di centro" chi si dice "moderato" ma è in realtà di destra e fa

conseguentemente cose di destra solo malamente camaleontizzate

dal suo essere di centro, mai uno di questi tantissimi fantomatici

"centristi moderati" che abbia fatto almeno una volta politiche

sociali davvero di sinistra.

 

Perché a un politico basta usare insieme le parole "sicurezza" e

"immigrazione" nella stessa frase, come accade ogni giorno, per

evocare nella mente di chi ascolta una comunità "omogenea" e

"minacciata" da una maladifferenza proveniente dall'esterno, il

quintessenziale framing di tutte le destre, in primis la fascista.

 

 

E contro chi si sono scagliati quelli che ci riempivano la testa di

narrazioni tossiche sul "libero mercato", che tutto sarebbe andato

per il meglio con un mercato lasciato al suo andamento naturale,

in una comunità "giustamente competitiva" che premia i migliori,

perché premiare i migliori farebbe il bene di tutti noi?

 

Così come era con i "pionieri", prima della frattura che sinistra

e minoranze di liberal statalisti e "rossi" fuorviati turbasse questo

magico equilibrio, rivendicando aiuto e sostegno di Stato ai più

"deboli" e negoziando il costo del lavoro secondo criteri che

vanno contro gli interessi degli imprenditori "eroi".

 

 

L'ideologia di tutta la controrivoluzione capitalista da primi Anni

Ottanta imperniata quindi su una "armonia turbata da forze

esterne", propaganda in cui il nemico è sempre "altro" e "altrove",

semplicemente perché non esiste e non può esistere un nemico

sociale "interno", cioè generato dalle contraddizioni del sistema! 

 

Identico quadro di riferimento il frame della politica estera, con

"noi" i buoni d'Occidente, le libere democrazie del libero mercato,

e "loro" i cattivi, i nemici di turno di un "Impero del male" che

minaccia i nostri valori in uno "scontro di civiltà", questa massima

espressione ideologica di "comunità armoniosa che si difende".

 

 

Con una abbondante dose di mistificazione tali "liberisti" hanno

narrato il "Fascismo" come destra del tutto diversa dalla loro,

una quasi sinistra antiliberista e statalista, peccato che la storiella

ideologica liberista di "comunità armoniosa disturbata da intrusi"

sia proprio quella classicamente usata da tutti i fascismi.

 

Lo "squadrismo" del Fascismo italico delle origini giustifica infatti

sé stesso come "invisibile mano armata" a difesa dell'armonia tra

le classi sociali, a ripristinare con olio di ricino e soppressione di

"sovversivi" la perduta libertà d'impresa, la libertà di commercio e

il "normale" funzionamento dell'economia capitalistica.

 

 

Di fatto liberismo e fascismo condividono lo stesso eroe-simbolo,

il "crumiro", e di fatto il più grave problema l'ignavia della piccola

borghesia, la più becera d'Europa, perennemente oscillante fra

indifferenza a tutto e disponibilità a qualsiasi avventura autoritaria

per rompere la noia, godersi l'endorfina e tornare al proprio posto.

 

Finché non sente il dolore l'italico "cetomediume" rimane apatico

e quando lo sente non sa cosa né perché gli sia successo, blatera

incoerentemente, dà la colpa ai primi falsi nemici che gli vengono

agitati davanti, migranti, Zingari, Comunisti, chi sciopera, Ebrei,

alla ricerca ad ogni costo dell'Uomo Forte che li combatta.

 

 

Nulla di più facile che spingere l'impoverito a odiare il povero,

invece di allearcisi, impoveriti e poveri, proletarizzati e proletari

contro chi li riduce così, una "catastrofe" ogni volta che il potere

riesce a scongiurare quest'alleanza, giocando su valori e disvalori

di un ceto medio retrocesso che ancora crede di appartenervi.

 

In Italia questo giochetto porta al Fascismo, una falsa rivoluzione

confezionata a uso e consumo dei ceti medi con carta bianca dai

padroni, che ha prodotto solo morte e distruzione, e da allora di

"false rivoluzioni a uso e consumo dei ceti medi" per impedirne la

proletarizzazione se ne sono viste e una la stiamo vedendo.

 

 

La piccola borghesia del Primo Dopoguerra "base di massa" del

movimento fascista nostrano, sua la ostinata volontà di credersi

"superiore a" e stabilire una distanza fra sé e la classe operaia,

opprimendola se necessario, classi medie in povertà e sofferenza,

ma che non intendono identificarsi con il proletariato.

 

Come all'inizio del Fascismo italiano anche all'inizio del Nazismo

tedesco essenziali i movimenti di elementi impoveriti delle classi

medie, decisi a non affondare al livello di proletariato, così come

anche oggi crescenti segni di invidia e odio classista anti-operaio

addirittura in ambienti politicamente "insospettabili".

 

 

Il Fascismo nasce, esiste ed è reinventato e riutilizzato dal potere

proprio per distrarre i ceti medi proletarizzati con un altro "falso

evento" o "finta rivoluzione", perché sa bene che proletarizzati e

impoveriti potrebbero "fare blocco" con operai e subordinati, una

alleanza ideologica da demonizzare propagandisticamente.

 

Le destre dicono "difensivamente" al piccolo borghese che i suoi

nemici sono proletari e sindacati, che deve temere l'immigrato,

e al contempo "offensivamente" - in modo pseudo-rivoluzionario e

ur-fascista (Eco docet!) - che è la "Ka$ta" il nemico da combattere,

ennesima variante di letale manipolazione delle idee.

 

 

Per quanto riguarda poi l'"egemonia culturale della sinistra", in

Italia non c'è mai stata, piuttosto quella delle destre sì, prima fra

tutte quella della RAI democristiana, poi quella della Chiesa di

Roma, ancora quella della stampa e della divulgazione pseudo-

storica fino alla strisciante riabilitazione del Fascismo.

 

Nella storia di questo Paese l'egemonia culturale delle destre ha

saputo fare di giusta rabbia rivoluzionaria un reazionario rancore

distruttivo, i populismi organizzando le masse in cerca di diritti e

avanzamento sociale, i fascismi organizzando le medesime masse

in cerca di difesa da presunte minacce da classi inferiori.

 

 

Fatto sta che questa alternanza fra difesa e attacco, dopo decenni

di politiche liberiste ha un mix dai confini sempre meno nitidi e

lascia incontestabile solo la grande menzogna delle ideologie che

sarebbero morte, viva e vegeta quella di destra, non soltanto ma

brutalizzata all'estremo dal voler dominare ad ogni costo!

 

Evidente che, perduta o mai avuta una memoria storica, il ceto

medio italiano oggi si ritrovi da una parte destre che fanno la

destra, omogeneizzate dal potere, e dall'altra sinistre più o meno

annacquate di moderati, così destrorse da non fare più la sinistra,

come se la società avesse smesso di essere divisa in classi...