Al
nomadismo
vero e proprio
al seguito di
mandrie
del
tutto
selvagge,
che si spostano su
territori sconfinati, vivendo di pura
caccia, segue un
ineludibile
"conflitto".
Valga come
esempio
fra tutti quello - uno dei più vicini
a noi nel
tempo - delle
native Tribù Indiane
del Nord America,
popolazioni
che riescono a rimanere
prevalentemente
libere e nomadi
per
secoli, anzi
millenni,
proprio
grazie all'ottima ed abbondante
alimentazione
fornita loro
dal
bisonte, che popola dalla notte dei
tempi sconfinate
praterie.
Questo
solo fino allo sbarco massiccio sul Continente
di
"colonizzatori" europei,
il
cui
stile di vita stanziale
è
al contrario
profondamente
legato all'agricoltura,
una
pratica
introdotta lì
non
perché
necessaria,
ma
piuttosto
"culturalmente"
importata, cioè
sovrapposta
ed
imposta
per violenza culturale,
la quale prima
distruggerà
l'armoniosamente esistente
per poi generare,
introdurre
ed
intimamente legarsi ad una delle più aberranti
deviazioni
della società umana - lo "schiavismo".
L'origine
e le
cause
del
futuro antagonismo
tra
culture
e
poi
fra
"Civiltà"
non può però - e
non
deve - essere
ricercata
nelle varie
forme
di nomadismo,
neppure quella
nuova degli
allevatori
nomadi, quanto
piuttosto
nelle
modifiche sociali
interne,
che le
tribù stanziali operano in conseguenza della
inedita tecnica
produttiva
agricola.
Gli
agricoltori
cercano di risolvere le problematiche
derivanti
dalla
- dal loro punto di vista -
"invadente
presenza" degli
allevatori
nomadi,
con le loro mandrie
in prossimità dei villaggi,
e scelgono
di farlo
attraverso una
arbitraria
sempre più vasta
"appropriazione"
di
terreni
coltivati o coltivabili,
ma
fino ad allora
aperti a tutti
e
da tutti
liberamente sfruttabili,
all'improvviso
delimitati e così
resi "proibiti"
con l'innalzamento di
altrettanto
arbitrarie
barriere
, cioè dei
"confini da
difendere".
Il
nuovo nomadismo
dell'allevamento di bestiame, al pari
del
nomadismo originario,
non immagina né
tollera
confini
geografici,
non
ne ha bisogno.
E
quelli che
come loro hanno solo animali,
non sentono bisogno
di e
non
creano "schiavi",
tanto meno
"schiavismo" come sistema
economico produttivo,
perché
nel loro stile di vita sociale è
l'intera
tribù
che
lavora,
possiede
gli animali,
si sposta
seguendo
le "proprie"
mandrie
"domestiche",
esattamente
proporzionate
alle capacità e necessità del gruppo,
sempre alla ricerca
di nuovi
pascoli...
Diversa
è la situazione
per chi si stacchi,
rompa
con il millenario
stile di vita
delle altre tribù nomadi e
decida di
crearsene uno
diverso, che imponga o scelga un
mai prima conosciuto
"fermarsi", un altrettanto inedito
"specializzarsi", insomma
inventarsi un "mestiere" -
qualcosa di totalmente "nuovo".
Decisivo passaggio
fisico, mentale e comportamentale
dell'Umano,
dal
trarre
beneficio
da quanto
spontaneamente, più o
meno generosamente, offerto
dalla natura
"adattandovisi", al
"possedere"
terra
da
lavorare
artificialmente, al solo fine di
"sfruttare"
al
massimo
la sua "capacità produttiva",
in altre parole
e di
fatto
dall'"essere"
parte della natura al
"credersi" padrone
della natura!
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