Anche le
differenze
di carattere fisico
percepibili tra
le
cosiddette
"razze
umane",
le più evidenti fra cosiddetti
"neri", che proprio
neri non sono, e
"bianchi", che
bianchi
non sono
affatto - cioè
muscoli,
denti,
voce,
agilità,
resistenza
- potrebbero essere
risultato tanto
di 'progressione' quanto altrettanto di 'regressione'
evolutiva.
Probabile è
che
all'origine
il
colore della pelle
sia
semplicemente
"indefinito" e vada
specializzandosi, per automatico e
selettivo
adattamento,
alle necessità dettate dall'ambiente...
In
altre parole,
se
evoluzione
c'è
riguarda solo
aspetti
fisico-
anatomici
e fisiologici,
che richiedono
tempi molto più brevi,
e a
favorire
riproduzione
e diffusione
del
Sapiens Sapiens
è la
scomparsa del
Neanderthal,
più che eventuali eccellenze proprie.
La
"nascita"
del
genere umano
come lo conosciamo noi
oggi può
dunque
derivare
da
un
unico punto di partenza
- molto
probabilmente in
Africa
o forse no -
ma
la sua
evoluzione
seguirà
più
linee diramate,
da ciascuna delle
quali gli
elementi genetici
comuni
andranno
a
differenziarsi
secondo gli
ambienti
incontrati.
Uomini
dai
tratti indifferenziati
in una
zona
climaticamente
mite
della primordiale Pangea, nel loro
nomadismo
mutano
diversificandosi
in conseguenza dell'ambiente,
niente più niente
meno - lasciamo quindi
che il pensiero
corrotto
dietro
qualsivoglia
idea "preconcetta"
o, ancor peggio,
quello
putrido,
capace
addirittura di formulare
"ideologie"
valoriali
di
discriminazione razziale,
scientificamente infondate, socialmente
tossiche e divisive,
continuino a nutrirsi dei
propri
escrementi
mentali e... "grazie-a-dio per la
carta
igienica"!
La
genetica delle popolazioni,
tra altre scienze, dimostra come la
variabilità "fenotipica",
cioè dell'insieme delle caratteristiche
"osservabili",
della
specie umana Homo Sapiens
- genere Homo,
famiglia Hominidae, ordine
Primati - dipenda
proprio dalla
continuità di una
variazione
"clinale"
o "geografica", cioè di
prolungata
permanenza nell'ambiente
di una specifica area sul
Pianeta.
Tra questo fatto e
l'arroganza di poterci costruire sopra
una sorta
di
"gerarchia" tra
gruppi umani razzialmente
definiti, uno
"superiore"
o "inferiore" all'altro, perché"biologicamente
distinguibili o distinti", vuoi per capacità
intellettiva,
psicologica,
valoriale, comportamentale,
etica o morale... abissi
incolmabili.
Il
razzismo
altro non è che fenomeno recente
e attuale,
espressione però di una
antica
tendenza socio-politica
generale
a
"giustificare"
o addirittura
"legittimizzare"
una
discriminazione
-
sfruttamento, oppressione, persecuzione o tentativo
di
annullamento (genocidio)
dei "diversi"
(da "noi") - singoli, gruppi,
nazioni, culture o classi sociali che
siano.
Si raccomanda caldamente
la (ri)lettura della
"Dichiarazione sulla
razza" - Statement on the
Nature of Race and Race
Differences
dell'UNESCO
del 1950,
poi
rivisitata nel 1951
(qui consultabile e
scaricabile in
Inglese,
Francese e
Spagnolo)!
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