Tempi, luogi e circostanze della nascita, sviluppo e affermazione del Paolinesimo,

arbitrariamente etichettato "Cristianesimo", ci vengono dagli "Atti degli Apostoli", il

diario di viaggio di Luca, al seguito di Paolo. 

 

Le "comunità paoline", a differenza delle precedenti e parallele comunità giudaico-

cristiane, adottano una sintesi di "liturgie misteriche", molto popolari all'epoca, e

"dogmatismo farisaico", un strategia di marketing vincente a rendere competitivo il

nuovo prodotto sul mercato mediterraneo, già invaso da una ricchissima offerta, pur

sempre morbosamente alla ricerca di nuove mode.

 

Un mix né diverso né unico, abilmente impacchettato ad hoc per il Mondo Greco-

Romano, tanto da sembrare originale così venduto attraverso una comunicazione

estremamente "semplicizzata", in altre parole quello che il target "vuole sentirsi dire, è

disposto ad accettare e può comprendere".

 

Non potrebbe certo esserlo il rivoluzionario messaggio di "amore, pace e uguaglianza

qui e subito" dell'anarchico Rabbino eversore Yehoshua Ben Yosef da noi dolcemente

detto "Gesù"...

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Shaul di Tarso

 

                                   

 

                                   

Il "piccoletto" che s'è voluto

 

                                   

far grande ad ogni costo

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Questo Shaul percorre a quel tempo qualcosa come 14 mila

chilometri (!), grande viaggiatore quindi, oltre che grande parolaio,

grande attore e grande bugiardo, ossessivo nel diffondere un suo

proprio "messaggio evangelico" nel Mondo Mediterraneo di

allora, plagiando e corrompendo in "religione" quello

profondamente umano ed insieme altamente spirituale del suo

opposto coetaneo, il Rabbino Yehoshua Ben Yosef, da noi detto e

conosciuto come "Gesù".

 

Semplicemente perché il "Paolinesimo" o "Paolinismo" non ha

proprio nulla a che vedere con il Cristianesimo giudaico e

messianico di Gesù, frutto piuttosto di un acculturato

stravolgimento della narrazione evangelica, fino a diventare

strumento potente e micidiale in mano ad un apparato gerarchico

prepotente e dogmatico, reazionario e misogino, da due millenni e

ancora oggi senza paragoni cancro sociale numero uno, a noi fin

troppo ben noto come la corrotta, corruttrice e corruttibile

Mammasantissima Chiesa Cattolica "Pseudo-Apostolica" Romana,

a parole "casa dei poveri e degli ultimi", di fatto sempre più

straricca e dalla parte dei potenti, "forte con i deboli e debole con i

forti".

 

 

La teologia arbitrariamente ed erroneamente detta "cristiana" è

quindi una totale rielaborazione in chiave dottrinale delle parole e

delle azioni di Gesù fatta da Shaul di Tarso detto "Paolo", la quale

va ad artificiosamente costituire fondamenti quali il "valore

salvifico" dell'"incarnazione", passione, morte e "risurrezione"

di Cristo, traccia preferenziale e solco di riferimento seguiti, difesi

o rifiutati, da praticamente i pensatori cristiani di ogni tendenza

già per due millenni.

 

 

Nasce probabilmente nel primo decennio dC a Tarso, nella

"Cilicia", odierna Turchia meridionale ai confini con la Siria,

all'epoca città cosmopolita di Greci e Romani, figlio, sembrerebbe,

di un commerciante di tende della locale colonia giudaica, lui

stesso tessitore.

 

Porta, come molti Ebrei del tempo, due nomi, uno ebraico, שאול,

Saul, Shaʾùl, dall'Aramaico Shaul, italianizzato Saulo, e uno latino,

 Paulus, il "piccolo", o scelto per semplice assonanza con quello

ebraico, oppure "il piccoletto", molto probabilmente perché di

statura ancor più bassa della media delle generazioni del tempo.

 

Le versioni del nome realmente usato nell'originale in Greco delle

Nuove Scritture sono a dire il vero Σαούλ, Saùl, e Σαυλος, Sàulos,

traslitterazione dell'Ebraico, che letteralmente significa "colui che

è stato chiesto [al Signore]", "colui per il quale si è pregato [Dio]"

(teniamo a mente però come siano sempre pregni di simbolismi

questi nomi di personaggi miticizzati da una storia manipolata e

manipolante di chi ne abbia interesse...).

 

 

Nella città natale impara quindi a conoscere la cultura greca ed

ellenistica e a parlare il Greco, anche se la sua educazione di base

rimane giudaica, così la sua forma mentis e l'interpretazione delle

Scritture, di tradizionale impronta rabbinica.

 

Da buon Ebreo maschio viene mandato a Gerusalemme come

allievo dal Rabbàn Gamali'èl ha-Zaqèn, italianizzato in

"Gamaliele", rabbino della setta dei Farisei, ligio osservante della

Torah, la Legge, dedito a purità e distacco dalle cose materiali, e li

impara ad odiare i seguaci dell'ultimo Messia il "Cristo", per la

maggior parte ex Esseni e Nazorei.

 

La nuova setta si dimostra così pericolosamente contraria ai

Farisei, attuali amministratori del Giudaismo, da considerarli

"mercificatori del Tempio" e va quindi estirpata ad ogni costo!

 

 

Terminati gli studi, presumibilmente verso il 20 dC, se ne torna a

Tarso, mai quindi avendo occasione di assistere di persona alla

predicazione pubblica dell'attuale Messia il "Cristo" o di

incontrarlo, per poi rifrequentare Gerusalemme solo una decina di

anni dopo, il Rabbino Yehoshua Ben Yosef già crocifisso, morto e

sepolto (alcuni diranno anche "risorto", tornato fra i suoi

discepoli e poi asceso definitivamente al cielo...).

 

E ora diventa accanito e temuto persecutore di Cristiani, in quanto

orgoglioso e fanatico sostenitore delle "tradizioni dei Padri", è

certamente presente - se non addirittura partecipe - alla

lapidazione del diacono protomartire Stefano della Comunità

Cristiana di Gerusalemme.

 

 

Il suo cieco fanatismo religioso costringe alla fine molti dei neofiti

a fuggire da Gerusalemme per rifugiarsi a Damasco.

 

Con il consenso del Sinedrio, Shaul si prepara quindi ad

inseguirli, scovarli e nella città siriana organizzarne una nuova

persecuzione.

 

 

A parte la favola della "folgorazione divina", la sua conseguente

simbolica cecità e la scenografica caduta da effetti speciali di uno

Shaul, da quel "cavallo" (mai nominato in alcun testo!, ma con

estrema coerenza presente in ogni rappresentazione pittorica), è

tanto efficace da diventare "vera", la sua cosiddetta "conversione"

è senz'altro un "drastico cambio di rotta":

resta però da capirne i "percome" e, soprattutto, i "perché".

 

Plausibile è che Shaul, il quale a Damasco non può agire a briglia

sciolta e d'impulso come a Gerusalemme, entrando in qualche

modo in contatto con quella piccola comunità giudeo-cristiana da

annientare e specialmente con Anania, חנניה, Hananiah, "il

prediletto del Signore", loro rappresentante, cominci a ripensarci

e anzi sicuramente a vedere davanti a sé un'autostrada di

inaspettate opportunità per la sua ambizione, così tipicamente

provinciale, di aspirare a diventare "qualcuno" con ogni possibile

mezzo.

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                   

 

                                   

"San Paolo" come rappresentato in un mosaico a Berea, in Greco Βέροια, Veria o

Veroia, Macedonia Centrale greca, ai piedi del monte Vermio.

 

Nella sua cultura ellenistica avrà sicuramente subito il fascino di pensieri al tempo

ventilati, come quello espresso dal filosofo ispano-romano Seneca, che, in una delle

sue cosiddette "lettere morali", l'"Epistola a Lucilio" (41,1), insegnava di un "Dio è

vicino a te, è con te, è dentro di te", un dio quindi che "abita dentro ciascuno di noi"...

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Nella Sinagoga di Damasco, lui ora battezzato, prenderà quindi 

partito e parlerà così a favore della per questo strafelice comunità

giudeo-cristiana di fronte ad una comunità ebraica sconcertata,

portata piuttosto a mollarlo considerandolo "traditore",

"rinnegato" o semplicemente "fuori di senno", dato il suo

voltafaccia.

 

Da questo momento di rabbia e delusione (non potrà mai

accettare di essere rifiutato! - paralleli storici?), con le porte della

Sinagoga chiusegli in faccia da "tradizionalisti" incapaci di

accettare la "sua" nuova verità, nella testa gli comincia più che

ragionevolmente a germogliare la visione di una vera e propria

"carriera" fra gli ora amici giudeo-cristiani - e al diavolo gli Ebrei!

 

 

Ci vorranno tre lunghi anni di preparazione perché il "progetto"

prenda dettagliatamente forma, ma alla fine ecco quel quid unico

d'innovazione che farà della sua proposta un'"idea vincente".

 

Lasciamo che "loro", gli Ebrei - lui stesso Ebreo (!) - si chiudano

in Sinagoga, "noi" apriremo ad una "platea" mondiale, che "loro"

si limitino pure entro quell'incesto culturale "à la Giudea", quale

l'insignificante minoranza che sono, perché allora "noi"

predicheremo il nostro messaggio a tutti i popoli, "le [altre]

Genti", vale a dire "i Gentili", dal Latino biblico gentesgentiles.

 

 

E se da vendere c'è un prodotto d'altri, nessun problema:

con quel bel po' di astuzia da mercante ereditata, lo spudorato

comportamento necessario del carrierista ambizioso senza

scrupoli che si ritrova e "fiumi di parole".

 

Parole parole parole, così "autorevolmente" impacchettate da non

significare nulla e valere ancor di meno ma "suonare" bene (e

certo dimostra che non gli manchino!) - il piano può riuscire

eccome - prima di tutto voltando la frittata e fare "suoi" discepoli

quelli che ora gli stanno insegnando, poi avvicinarsi agli Apostoli

del Messia il "Cristo" a Gerusalemme, solo quel che basti a poter

dire "c'ero anch'io" e sfilargli il "prototipo", da ultimo qualche

"piccola modifica" misterica e... il gioco è fatto!

 

 

Dati nuovi sbocchi al suo fanatismo Shaul diventa alla fine così

insopportabile anche ai Giudei, che cercheranno di ucciderlo,

quindi nel 39 dC è costretto a fuggire da Damasco per cui ripara a

Gerusalemme:

nessuna paura, tutto "secondo i piani".

 

Si ferma lì soltanto lo stretto necessario, un paio di settimane, ad

incontrare Simone Cefa "Pietro", il capo degli Apostoli e Giacomo

"il Giusto", capo della prima Chiesa, la Comunità giudeo-cristiana

di Gerusalemme, lui a dirgli della nuova vita intrapresa e ad

esporgli le proprie idee sulla predicazione da fare al di fuori della

cerchia giudaica e loro per tutta risposta a parlargli invece del loro

Rabbino Yehoshua Ben Yosef e a cercare di spiegarglielo.

 

 

Ma la Comunità Giudeo-Cristiana di Gerusalemme, ancora

sofferente delle persecuzioni da lui subite, non si fida di quella

"strana" conversione, così posticcia e ostentata, e ci vorranno la

testimonianza e le garanzie di un ex "levita" (cioè "addetto al

culto") di grande autorità come Barnaba, per far, se non proprio

accettare, alla fine almeno tollerare la sua presenza.

 

Fatto sta che non lo fanno comunque sentire proprio il

"benvenuto" a Gerusalemme, così via Cesarea se ne torna a Tarso

a tessere tende dal 39 al 43 dC - alla faccia del "fuoco missionario

che gli brucia dentro"...

 

 

Quella di Shaul il tessitore sembra piuttosto la paziente attesa del

ragno che tesse la sua di tela, immobile apettando quell'occasione

improvvisa... e l'occasione arriva, si chiama Barnaba, inviato dagli

Apostoli ad organizzare la nascente comunità giudeo-cristiana di

Antiochia di Siria, che lo invita a seguirlo:

è la svolta!

 

È qui e ora che Shaul può finalmente abbandonare per sempre il

suo bossolo, presentarsi come un uomo nuovo, Shaul diventa

"Paolo", "il Piccolo", "l'Umile", ma di fatto lasciando

definitivamente dietro di sé la vita di "umile" artigiano, nella sua

mente ripetendosi fino ad auto-convincersi di essere chiamato

"direttamente da Dio" ad una missione suprema, non fra i Giudei,

i quali lo hanno rinnegano allontanandosene, ma fra gli "altri

popoli", dagli Ebrei chiamati con distacco e disprezzo "Gentili", le

"altre Genti", i "non-Ebrei":

è questa che sarà la sua rivincita!

 

 

Il "nuovo" Paolo può cominciare a dar pieno sfogo alle sue

fantasiche "visioni", legittimando il tutto e allo stesso tempo

evitando qualsivoglia possibile contro-argomentazione con il

semplice millantarsi

 

                                   

 

                                   

"apostolo per diretta volontà del Cristo risorto

dai morti"

 

                                   

e definirsi

 

                                   

"testimone privilegiato"

 

                                   

 

                                   

al di sopra quindi degli stessi Undici, soli autentici Apostoli, in

quanto

 

                                   

 

                                   

"rapito fino al terzo cielo" e lì ritenuto degno di

ascoltare "parole indicibili che non è lecito ad

alcuno pronunciare"...

 

                                   

 

                                   

... metteteci una pezza, se vi riesce!

 

 

Non a caso è sempre ad opera di Shaul/"Paolo" che proprio ad

Antiochia i seguaci del Cristo, vengono per la prima volta chiamati

"Cristiani" - il nuovo "brand", "marchio" commerciale e

commerciabile, "segno proprietario" distintivo della propria

"offerta" sul  mercato, a differenziarla da quella dei "concorrenti".

 

Alla fine del 43 dC, Shaul/"Paolo" e Barnaba visitano 

Gerusalemme e al ritorno ad Antiochia Barnaba porterà con sé

Giovanni detto "Marco", suo nipote, figlio di Maria, la vedova che

li ospita nella capitale, molto probabilmente il futuro evangelista.

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

 

 

   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

"If you can't beat them 

 

                                   

join them!"

 

                                   

 

                                   

"Se non puoi batterli

 

                                   

fatteli alleati!"

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Gli incontri e i rapporti di Paolo con gli Apostoli non sono mai dei

migliori.

 

 

Lui non è "apostolo", non ha proprio niente a che vedere con gli

Apostoli, le sue opere, iniziative e viaggi tutt'al più "missionari"

- alcuni di propria iniziativa e senza alcun mandato - non sono

"apostolici".

 

Anche se la Chiesa Cattolica "Pseudo-Apostolica" Romana ci tiene

così tanto a mistificarli come tali (e una buona volta

domandiamocene il "perché"...).

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il primo viaggio

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Itinerario del primo viaggio "missionario" di Shaul/"Paolo" e Barnaba, iniziato con

Marco al seguito fino alla Panfilia, a Cipro e nell'Anatolia Meridionale, della durata di

circa 3 anni, dal 45-46 al 49 dC

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Shaul/"Paolo" e Barnaba decidono nel 45 dC di intraprendere il

primo viaggio "missionario" a Cipro, patria di Barnaba, e

proseguire poi verso alcune cittadine dell'Asia Minore, portando

con sé Marco, ma il giovane a Perge, in Anatolia, abbandona

l'avventura, fugge dai compagni e se ne torna a casa,

Gerusalemme.

 

Rientrati ad Antiochia, Shaul/Paolo e Barnaba troveranno la

comunità in agitazione per non aver circonciso i pagani prima del

battesimo cristiano, cosa affatto gradita e ancor di meno alla

comunità di Gerusalmme, cosa che li obbliga a recarvisi per darne

spiegazioni.

 

 

Il confronto che che ne segue verrà storicizzato come il "Primo

'Concilios' della Chiesa" con interventi di Pietro e di Paolo, l'uno

contro le tesi dell'altro sull'obbligo o meno di osservanza della la

Legge Mosaica per non-Ebrei convertiti e per gli ex Ebrei - come

circoncisione, astensione da carni "impure", non promiscuità, ecc.

 

Alla fine una formula di compromesso sulla "non imposizione"

della Torah, proprosta dal capo della Chiesa di Gerusalemme,

l'Apostolo Giacomo - da notare lui capo della Chiesa di

Gerusalemme e non Pietro! - viene accettata da tutti con l'incarico

a Paolo, Barnaba, Sila e Giuda Taddeo di renderla nota alle varie

comunità.

 

 

Di fatto una polemica mai risolta fra i neo-cristiani provenienti dai

due mondi culturali.

 

Almeno fino a quando la "Chiesa Paolina" non si sarà resa libera

dall'influenza della Sinagoga, ormai autonomamente affermata in

ambienti greco-romani.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il secondo viaggio

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Itinerario del secondo viaggio "missionario" di Shaul/"Paolo" e Barnaba, fatti

accompagnare questa volta dagli osservatori/controllori Sila e Giuda Taddeo, in Asia

Minore, Macedonia e Grecia, anche questo della durata di circa 3-4 anni, dal 50 al 53 dC 

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Così per Shaul/"Paolo" e Barnaba arriva l'ora di ripartire per un

secondo viaggio "missionario" in Asia Minore, Barnaba ancora

propenso a portare con sé il nipote Marco, di opinione

decisamente contraria Paolo, vista la fuga del giovane durante il

primo viaggio.

 

Le rigide posizioni dei due si dimostrano tanto inconciliabili da

separarli alla fine, Barnaba e Marco di nuovo a Cipro e "Paolo"

insieme al nuovo compagno Sila o "Silvano" in Grecia e

Macedonia.

 

 

L'itinerario si esaurirà soltanto nel 53 dC, dopo aver toccato la

città di Filippi, dove vengono flagellati e incarcerati, ma poi

liberati, Tessalonica, Berea e Atene, dove però all'"Areopago" - in

Greco antico '’Aρειος Πάγος, cioè la "collina di Ares" tra l'Agorà e

l'Acropoli - Shaul/"Paolo" riuscirà solo ad "annoiare" il suo

pubblico, e una permanenza di un anno e mezzo a Corinto, prima

di tornare ad Antiochia.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Il terzo viaggio

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

L'itinerario del terzo viaggio "missionario" di Shaul/"Paolo" e, in parte, Luca, a ricalcare

grosso modo quello del secondo, in Asia Minore, Macedonia e Grecia, della durata di

oltre 4 anni, dal 54 al 58 dC circa

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Poi nel 53-54 dC il terzo grande viaggio di Shaul/"Paolo" ad Efeso,

per tre anni, la cui fondata comunità verrà affidata al suo

discepolo "Timoteo", di nuovo in Macedonia e di nuovo per tre

mesi a Corinto, accompagnato per un tratto da quel "Luca" - molto

probabilmente l'evangelista - che ne lascerà un resoconto

particolareggiato, e, infine, penultima tappa Cesarea, l'arrivo a

Gerusalemme nel 58 dC.

 

Lo attenderà però un'atmosfera tesa e sospettosa nella neo-

comunità giudeo-cristiana, mentre da parte degli Ebrei ostilità,

accuse dirette e tumulti di piazza, che daranno il via alla catena di

eventi con una serie di intermezzi giudiziari fino al processo a

Roma, mai neppure istruito per mancanza di testimoni.

 

 

Le manifestazioni del Ebrei richiederanno addirittura l'intervento

del Tribuno Romano Claudio Lisia, che però, salvatolo di fatto dal

linciaggio, lo confonderà poi per un pregiudicato egiziano e,

nonostante le sue proteste in qualità di Civis Romanus, lo farà

flagellare.

 

Dopodiché, condotto davanti al Sinedrio, riuscirà abilmente a

provocare contrapposizioni fra Sadducei e Farisei, così alla fine

Lisia, per togliersi di mano la patata bollente, lo metterà di nuovo

in carcere per poi spedirlo sotto scorta a Cesarea.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

Da prigioniero a Roma

 

                                   

 

                                   

 

                                   

 

                                   

L'itinerario del viaggio di trasferimento sotto scorta di Shaul/"Paolo" come prigioniero

verso Roma, per il processo da lui stesso invocato, accusato di aver profanato il

Tempio ebraico da una folla pronta a linciarlo, usufruendo del suo privilegio di Cittadino

romano di appellarsi all'Imperatore.

 

Ben accolto dai Cristiani locali, in attesa del processo gli è permesso di restare in una

casa in affitto, agli arresti domiciliari, ma verrà rilasciato nel 63, molto probabilmente

dato che nessun accusatore si sia alla fine presentato dalla Giudea.

 

                                   

 

                                   

 

                                   

viene trattenuto dal Procuratore Antonio Felice in condizioni di

prigionia leggera per due anni, sperando sempre che qualcuno ne

paghi il riscatto, ma il suo successore, Porcio Festo, deciderà nel

60 dC di istruire contro di lui un regolare processo a

Gerusalemme, a cui Shaul/"Paolo" si opporrà, come suo diritto di

"Cittadino romano", appellandosi a quello dell'Imperatore.

 

Di conseguenza verrà consegnato al Centurione Giulio per il

trasferimento a Roma, accompagnato da Luca e Aristarco, un

viaggio avventuroso, con naufragio e una sosta di tre mesi a

Malta, poi Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli, Foro Appio e Tre

Taverne, con arrivo a Roma nel 61 dC.

 

 

La sua detenzione, causata da accuse di reati ritenuti minori, gli

continuerà a garantire una detenzione diremmo oggi di "libertà

vigilata", con alloggio in una casa o camera in affitto e liberi

contatti con i neo-cristiani della comunità locale, in attesa di un

processo che non si celebrerà mai, per probabile mancato arrivo

degli accusatori dalla Palestina.

 

Verrà così liberato con ogni probabilità prima comunque del 64

dC, dato che per certo si troverà lontano da Roma durante la

persecuzione di Nerone.

 

 

Qualcuno accenna ad un suo possibile quarto viaggio di

"missione" in Medio Oriente o addirittura oltre, in Oriente, altri

ipotizzano al contrario un suo viaggio verso Ovest, in Spagna...

 

Si sa soltanto che lascia ai propri discepoli più fedeli di

completare la sua opera, affidando tra l'altro Creta a Tito ed Efeso,

come già accennato, a Timoteo.

 

 

Alla fine, a parte quelli da lui espressamente mandati ad

"evangelizzare" nuove popolazioni, molti dei discepoli lo

abbandoneranno, lasciando anche la fede in Cristo, come pure lo

faranno la maggior parte dei contatti con i neo-cristiani di Roma,

molti dei quali, a parte le storie romanzate di eroici martirî

proprinati in una litania senza fine dalla Chiesa Paolina per secoli,

di fatto tornando al paganesimo, terrorizzati dalle persecuzioni.

 

Con lui sarà rimasto solo Luca quando nel 66 dC, sembra a

Nicopoli, in Epiro, nella Grecia Occidentale, verrà arrestato di

nuovo, portato a Roma, questa volta processato davvero e

condannato a morte "perché cristiano".

 

 

In qualità di Cittadino romano sarà decapitato, cioè

risparmiandogli le terribili pene una crocifissione, secondo

la tradizione nel 67 dC in una località fuori Roma, detta prima

"Palude Salvia" e poi "Tre Fontane".

 

Verrà infine sepolto sulla Via Ostiense, dove oggi sorge la Basilica

San Paolo (all'epoca) "fuori le Mura".

 

                                   

 

                                   

 

                                 

 

                                   

 

                                 

                                   

 

                                   

Ma che "dottrina" è quella di Paolo?

 

                                   

 

                                   

Prima di parlare della sua "invenzione", teniamo a mente alcuni

degli aspetti a dir poco più "sconcertanti" al riguardo, cioè come:

 

- sia appurato che Shaul di Tarso detto "Paolo" non abbia mai

conosciuto personalmente Cristo né gli sia mai capitato neppure

nelle vicinanze

 

- dimostri abbondantemente nei suoi scritti addirittura scarsa o

nulla conoscenza della vita, del pensiero e delle opere del

Messia il "Cristo"

 

- quel suo titolarsi "apostolo" sia millantato falso, un palese furto,

vantato esageratamente e senza fondamento, anche se per ovvi

motivi sviolinato in tutte le salse dalla Chiesa Cattolica "Pseudo-

Apostolica" Romana, frutto di una autonomina mai legittimata

legittimabile da chi ne avesse il potere

 

- per intera la sua "lucubrazione" sia ragionevolmente da

considerare inventata di sana pianta, una pura menzogna, in

quanto di proposito e con estrema e calcolata scaltrezza

costruita in modo tale da risultare "non verificabile",

oggettivamente né storicamente, in alcuna sua parte.

 

 

Nelle "Nuove Scritture" in effetti del pensiero di Shaul/"Paolo"

solo pochissime "Lettere", per cui, vista la loro scarsità

documentale, agli inizi verrà cercato di attribuirgliene addirittura

quattordici, poi la cosiddetta "Lettera agli Ebrei" cesserà di farne

parte e delle rimanenti tredici oggi solo sette potrebbero esserne

considerate "autentiche"...

 

Queste le sette lettere in ordine cronologico:

 

- del 50-51 dC la "Prima Lettera ai Tessalonicesi", scritta a Corinto

 

- del 53-54 la "Lettera ai Corinzi", scritta ad Efeso

 

- del 54-55 la "Lettera ai Filippesi", sempre scritta ad Efeso

 

- del 54-55, per altri del 61-63, scritta cioè durante la prigionia a

Roma, la "Lettera a Filemone", la più breve di tutte, indirizzata a

tali "Filemone, Affia e Archippo", probabilmente suoi moglie e

figlio

 

- del 55-56 , la "Seconda Lettera ai Corinzi"x, scritta a Filippi, in

Macedonia

 

- del 56-57 la famosa "Lettera ai Galati", ancora da Filippi

 

- del 57-58 la "Lettera ai Romani", di nuovo da Corinto.

 

 

Le altre sei lettere, ora toltegli, sono "sue" solo per pia tradizione,

lui infatti morto e sepolto:

 

- la cosiddetta "Lettera ai Colossesi", che risale agli Anni 80 dC

 

- la "circolare" cosiddetta "Lettera agli Efesini", che segue quella

ai Colossesi

 

- la cosiddetta "Prima Lettera a Timoteo", della fine del I sec dC, di

stampo efesino

 

- come pure la cosiddetta "Lettera a Tito", medesimi periodo e

ambiente

 

- la stessa cosa vale per la cosiddetta "Seconda Lettera a Timoteo"

 

- sempre di fine primo secolo anche la cosiddetta "Lettera ai

Tessalonicesi".

 

 

Per quasi vent'anni Shaul/"Paolo" viaggia dunque nelle Province

Romane Orientali cercando ostinatamente di diffondere il più

possibile il "suo" vangelo "escatologico", di una sottomissione in

"questa vita" ai propri padroni aguzzini, in cambio di una salvezza

futura in una "vita dopo questa" e "per tutti", senza distinzione

fra Ebrei e "Gentili" schiavizzati, sempre che convertitisi.

 

Grazie alla sua instancabile, quasi ossessiva attività di

proselitismo il "Paolesimo" diventa un fenomeno urbano e in

molte grandi città nascono gruppi di neofiti, che si riuniscono in

case private per pregare, leggere le Scritture e commemorare la

"cena del Signore" in spirito di fratellanza e condivisione.

 

 

Perché il fenomeno rimanga documentato soltanto da delle

semplici lettere e non altri documenti resta da capire, dato che nel

Mondo Greco-Romano le missive vengono primariamente

utilizzate o a fini burocratico-amministrativi o in trattati di filosofi

e scrittori, appunto in "stile epistolare", e poi ci sono

naturalmente quelle private, scambiate fra parenti ed amici nella

quotidianità della vita o in occasioni e ricorrenze speciali...

 

Le "Lettere" di Shaul/"Paolo" non sono facilmente classificabili,

perché un conglomerato di tutto questo messo insieme,

"amministrative" di controllo e di rettifica e "filosofeggianti", dal

carattere sempre e comunque ufficiale anche quando dai toni un

po' forzatamente familiari, cercando in primo luogo di creare

credibilità e lealtà attraverso autorevolezza da "capo e guida",

allo stesso tempo accattivandosi calore e affetto come "padre e

amico".

 

 

Che siano davvero delle lettere lo si può facilmente constatare

nella loro tipica, sistematica apertura e conclusione:

 

- intestazione, mittente, destinatari e saluto iniziale

 

- preghiera di ringraziamento, lode benedizione sulla falsariga

dei Salmi

 

- la motivazione della lettera e il contenuto vero e proprio

 

- i simmetrici preghiera, saluto e benedizione finali.

 

 

Per comprendere appieno queste "Lettere" bisogna però prima

procurarsi sufficiente conoscenza sia del contesto che della

specifica situazione, del mittente e del o dei destinatari.

 

Questo è tra l'altro quasi sempre possibile, almeno per quelle

ritenute autentiche, dato che l'origine storica della singola Lettera

- tempo, luogo e circostanza - può essere evinta dagli "Atti degli

Apostoli", il diario di viaggio fornito da Luca.

 

 

Per quanto riguarda infine i loro contenuti, dottrina e riti,

impiantati e consolidati anche proprio attraverso queste lettere

nelle "comunità paoline" - a differenza di quelli propri delle

precedenti e parallele comunità giudaico-cristiane - si potrebbe

tranquillamente definirli la sintesi di ben note "liturgie misteriche",

notoriamente molto popolari all'epoca, opportunisticamente

intessute con il "dogmatismo farisaico", una "strategia vincente"

diremmo oggi parlando di marketing, al fine di rendere "vendibile"

il nuovo prodotto, nonostante una oltremodo ricca e competitiva

offerta già in atto nel Mondo Greco-Romano e romanizzato di

allora.

 

 

In altre parole il mix di un contenuto di per sé non "diverso" da

altri, tantomeno "unico" (come invece la Chiesa da sempre

vorrebbe dare ad intendere), ma impacchettato "ad hoc" dal suo

abile ideatore, per essere venduto attraverso una comunicazione

"semplicizzata", vale a dire cioè che proponga, ne più né meno,

quello che il target voglia sentirsi dire, sia disposto ad accettare

e possa comprendere.

 

Ma di sicuro non il rivoluzionario messaggio di "amore, pace e

uguaglianza qui e subito" per cui Farisei e Romani sono costretti

ad eliminare l'anarchico eversore Yehoshua Ben Yosef da noi

detto e conosciuto come "Gesù".