Dunque,
stando alla
"tradizione",
Simone Cefa detto
"Pietro", il
pescatore analfabeta, senza mezzi né contatti,
per un
"qualche
motivo"
(certamente
non
quello
di
predicare
la
nuova dottrina
ebraica del Cristo
ai "Gentili",
idea,
impresa e missione esclusive
di Shaul di Tarso detto
"Paolo",
a cui
anzi
si oppone!)
in meno
di cinque anni
avrebbe:
-
intrapreso un viaggio,
all'epoca lunghissimo e molto
pericoloso
-
soggiornando
inoltre
a
Roma,
sotto l'Impero di Claudio
- quanto
necessario per fondare ĺ
una prima
comunità
cristiana
- nonostante tutto, riuscendo poi a
tornare
in
Palestina, non
solo
in tempo per partecipare al
"'Concilio'
di
Gerusalemme"
del
50
dC,
di per sé cosa già
estremamente improbabile
-
ma
addirittura
capace di trovarsi
ad
Antiochia
già
fra il 45 e il
48
dC
e ĺ scontrarsi con Shaul/"Paolo",
come
testualmente da
questi citato nella sua
"Lettera
ai
Galati"?...
Non solo
gli
"Atti degli Apostoli" non parlano mai di
una presunta
presenza
di Pietro a Roma,
mentre
lo mostrano come
figura
senz'altro
di primo piano
nel gruppo
giudaico-cristiano degli
Apostoli del Cristo,
ma
sempre e
comunque in una
posizione
subalterna
a Giacomo,
il
fratello di Gesù,
capo della Chiesa
di
Gerusalemme.
Nel
"Concilio 'Apostolico'" o
"di
Gerusalemme",
il primo
della
nascente Chiesa
Giudeo-Cristiana, riunito proprio affinché
Barnaba
e
Shaul/"Paolo"
rispondano di fronte
agli
Apostoli del
proprio
operato "anomalo"
sia
nella
comunità mista di Antiochia
che durante il loro
primo
viaggio "missionario" a Cipro e in
Galazia,
è ś secondo
gli "Atti degli Apostoli"
Simone Cefa detto
"Pietro"
ad
introdurre la scottante questione dell'accettazione
o
meno di non-Ebrei nella
comunità giudaica dei seguaci
di
Cristo
senza prima la
necessaria conversione
all'Ebraismo (!)
attraverso
circoncisione.
Facciamo peṛ bene attenzione ad un
particolare storico
cruciale,
perché,
sempre secondo gli "Atti",
chi convoca e presiede il
"Concilio"
e chi conclude e decide in
merito
non
è
il "relatore"
Pietro,
ma
Giacomo, "Capo" della
Chiesa
di
Gerusalemme,
deducendone
quindi che,
a
vent'anni dalla morte del "Cristo",
documenti alla mano
Simone Cefa detto
"Pietro" non è affatto quel
riconosciuto
"primo Papa"
della nascente Chiesa
Cristiana,
come
al contrario la Chiesa Cattolica - a dire il vero non troppo o
nient'affatto "Apostolica"
-
Romana secoli più tardi
vorrebbe dare
ad intendere!
Sempre la
"pia"
tradizione religiosa
cattolica (!)
porrebbe
inoltre
Pietro a Roma
- quindi
una seconda volta - dopo
il 55 dC,
martirizzato
per crocifissione a testa in giù
vicino
al Colle
Vaticano
nel 64 dC,
durante la
persecuzione
di Nerone.
Ma
quali ragionevoli
motivi
potrebbe avrere uno come
lui
di venire
non solo una prima volta,
ma addirittura
di
nuovo
nella Capitale
dell'Impero Romano:
un
Ebreo, di
origini umilissime, di
credenze semplici,
illetterato
la
cui
unica
forza culturale consiste nella Legge della Torah...
Per
andare
a farsi "contaminare"
usanze e tradizioni,
mischiandosi
proprio a quei
"Gentili",
oggetto di una
sua
personale e collettiva
dell'intero gruppo degli Undici
più
che decennale battaglia contro
le idee devianti dell'autonominato "apostolo"
Shaul di Tarso detto
"Paolo", che vede
l'evangelizzazione spaccata
in due,
separando
nettamente
quella dei
"Gentili", a lui
riservata,
e limitando al
gruppo di Gerusalemme, ś "apostolico"!,
invece quella degli
Ebrei?
Del tutto
improbabili
oltre che
illogici
e soprattutto
non
storicamente provati
questi
viaggi
di Pietro, come
altrettanto
qualsivoglia sua
permanenza a Roma, che
avrebbero piuttosto
significato
per l'Apostolo di
tradire
le proprie convinzioni,
frutto
non di filosofeggianti
teorie, ma di una
vissuta esperienza
del
Maestro e del
suo messaggio, coś
come espresso nelle sue
dirette parole
e nelle sue testimoniate
opere, e, quindi,
un venir
meno
alla propria stessa fede.
Ancora,
dei viaggi di Cefa/"Pietro" non si sa nulla,
di
quelli di
Shaul/"Paolo"
si sa tutto
- finalità, geografia,
tempistica -
e proprio
grazie agli "Atti degli Apostoli"
si conoscono
in dettaglio le
enormi difficoltà
dovute
superare da "Paolo"
verso Roma, pur
essendo
Cittadino romano
e viaggiando
con mezzi e a spese dello
Stato,
una praticamente
categorica impossibilità
per un da
ogni
contesto totalmente
scollegato
pescatore giudeo
semianalfabeta
nella sua
propria lingua...
Un'ultima riflessione:
d'accordo, gli
"Atti degli Apostoli"
non danno
un solo minimo
cenno
di tali e coś
importanti
presunti spostamenti
di Simone
Cefa detto
"Pietro",
nonostante la sua figura sia ben presente nel
racconto,
ma
nemmeno
Shaul di Tarso detto
"Paolo" in nessuna
delle sue
"Lettere"
nomina mai la presenza del
suo antagonista a
Roma
o tantomeno
una sua qualche presunta attività
nella
Capitale,
neppure nella "Lettera
ai Romani" del 57 o massimo
58
dC, spedita da
Corinto
proprio
all'epoca in cui,
sempre
secondo la coś maldestramente a posteriori
costruita tradizione,
"Pietro"
si troverebbe a Roma
ad evangelizzarla.
Infine, neanche lo stesso
Cefa/"Pietro"
nelle due
Lettere
che
gli
vengono attribuite -
la prima
alle
comunità cristiane
delle Province
Centro e Nord-Occidentali dell'Asia Minore,
databile
tra il 62 e il
68 dC,
la seconda
in stretta relazione
con la
cosiddetta
"Lettera di
Giuda",
riguardo
ad un lamentato ritardo del ritorno
trionfante
del
"Cristo" -
fa
un solo riferimento
a Roma,
ad ambienti,
situazioni
o
personaggi
che abbiano a che vedere con la Città...
No,
tutte le fonti storiche concordano
nel loro silenzio
assordante
sulla presenza di "Pietro" a Roma,
almeno fino
al 180 dC,
non una
testimonianza, tantomeno
attendibile,
poi invece
all'improvviso
dall'inizio del III
sec
ecco
spuntare le prime notizie qua e là per poi
letteralmente
esplodere
storie
di tutti i tipi dopo
Costantino,
tutte
finalizzate a
contribuire a fondare e
organizzare la
posticcia
dottrina unilaterale
che
conosciamo
ancora oggi.
Di fatto
tutte le
argomentazioni,
che i teologi e storici
cattolici
adducono
per
"dimostrare" che
Simone Cefa
detto
"Pietro"
subisca
martirio a Roma
e non muoia
invece
Vescovo ad
Antiochia,
citano come
"probanti"
fonti del IV sec, proprio un
periodo storico cioè
contrassegnato
da
euforico
fanatismo,
quando il
"bombardamento mediatico"
dell'epoca inculca in Clero
e Popolo di dio
questa
menzogna
studiata a tavolino,
e,
si sa,
ripetere
qualcosa
fino alla noia
pụ far diventare
"vera"
anche
una
documentata
frode
- gli esempi non
mancano.
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