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La mia poesia?
Parafrasando Croce, per de André "fino a diciotto anni tutti scrivono poesie - dopo, possono continuare a farlo solo due categorie di persone: i poeti e i cretini", ma lui... lui cantava la "vita".
Maggiorenne mai morto "adulto", passionale vivo e mi faccio vivere, cerco, osservo, mi interrogo, amo e soffro, partecipo e m'indigno, partigiano cui non tappi bocca come Gramsci "odio gli indifferenti"!
Arrivato al līmes delle carni, quel passo "oltre" me piccolo io, attraversando d'impulso - impaziente, sconsiderato, ingenuo, timorcurioso e libero - il gran portale di "Paradiso" e "Inferno".
Fuori dai tepori casalinghi cosě odorosamente "rassicuranti", abbandonato alle piů ammalianti "bonacce", nel risucchio di apocalittiche "tempeste", creativamente distruttive d'esistenza.
Contemplante a toto latere, in autoconfino ad ermetiche oasi lontane isolate da pace di deserti, bussola impazzita attorno alla mia desolazione, tutt'avvolto in deliri di tormente polari straziatamente perfette.
E Per aspera ad aspera riemergere dove Tutto Č ed Io, in esso distintamente perso, in mille sconosciuti modi mi "riconosco", dove non co-uman(oid)i ti sono avidi pirati, dove la tua mente mente, vagamente, coscientemente, spudoratamente mente.
D'ora in poi la luce della "realtŕ" lŕ fuori me la creo io dentro, in buî di contrabbando, a lume di cosiddetta "ragione".
La parvenza stessa di "una vita mia" io me la invento e reinvento, a mio libero arbitrio o forzato piacimento che sia, col vento, nel vento, al vento. |
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C'č poesia scritta, letta, declamata, cantata, ballata, poesia "intima", poesia sociale, poesia politica, poesia spettacolo, poesia ruffiana, poesia puttana.
E quella mai scritta, "del silenzio" - senza suono di parole in natura, senza pensiero in noi - della vita piů densa.
C'č chi conta giorni litanici di Kronos, gente che vive senza mai scrivere o, molto peggio, che scrive senza neppure vivere.
E chi, perdutamente innamorato del magico attimo fuggente di Kairos, ri-di-segna vite nei linguaggi dello spirito.
Ci sono tempi "rappresi" di parole, coagulanti nel prepotentemente inarrestabile e illusorio scorrere di noi, e uno, oltre minimi noi stessi, assolutamente vivimmobile.
Tempi duri di "sopravvivenza", convulsi di lotte senza quartiere e alla fin fine mai a lungo sostenibili perché, e un tempo lŕ, dove esausti fermarsi a "sognare di saper amare" e, addirittura, di "poter essere amati".
Quei contingenti silenzi afonizzati restano rumorosi e il silenzio assoluto, tormentati silenzi di mancanza e pacificante "silenzio di pienezza".
Silenzi di dolore, di gioia e di speranze, e il silenzio assordante di una totale ed incondizionata intima condivisione, del semplicemente essere, "esserci", qui e adesso.
C'č la poesia nel tempo, del tempo, dal tempo dei tempi, e quella senza, al di fuori del tempo...
C'č vita che "trabocca" - non riesco a (con)tenermela dentro! |
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Il buio di per sé, come il silenzio, mai stati oppressivi né, tantomeno, depressivi per me, e la solitudine non mi ha mai fatto paura.
L'ho desiderata, l'ho cercata, l'ho patita e ripatita (sě, vissuta intensamente!), l'ho goduta e me la godo ancora - non potrei farne a meno anche in tutta sofferenza.
Ad un nonno "assorto", silenzioso, lo scoppiettio del caminetto raccontava storie "scintillanti" di sé (o almeno cosě mi diceva, ma cosě convinto da farlo meravigliosamente credere anche a me...).
Attimi "'mpiccati", sospesi, imprevedibili, inafferrabili, indecifrabili, un susseguirsi di attimi d'eternitŕ, batterie pirotecniche, senza inizio e senza fine nel loro senza-senso, inimitabile, tutto proprio.
Mai una scintilla identica all'altra, mai la medesima intensitŕ, o la forma evolvente o quell'irripetibilmente schizzante traiettoria, in fondo la loro intera unica brevissima esistenza...
Magici arabeschi, tutticiascuno unicamente diverso, a tracciare una sua, la sua distinta e, all'amorosa attenzione di chi sappia vederla, distinguibile storia. |
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"So' come le stelle: si nun č bbuio nu' le vedi, Ciani'... e si pparli nu' le poi senti', amoruccio de nonno..."
"Sono come le stelle: senza buio non le vedresti, Lucianino... e se poi parli non le potrai ascoltare, piccolo amore del nonno..."
Altro che Lectio Magistralis, Dementialis Lectio Divina, Lectio Meditatio Oratio et Contemplatio in un tutt'uno da perdercisi dentro, Lux Sublima e Lectio Vitae per un "bamboccetto" di tre quattr'anni!
Quella apparente molto presente assenza di lui mi accompagnerŕ per la vita - lo fa tuttora: presenza-assenza da vivo, assenza- presenza ieri-oggi-domani-sempre-finchésarŕ.
Tra l'inzuppato superfluamente eloquente di parole-filtro e di parole-schermo nella quotidianitŕ dei cosiddetti "adulti", le mie parole-poesia resteranno minime, scarne, ruvide, immediate, pregne, le sole che, se mai volendo, non riuscirei a zittire.
Istinti, pulsioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, ricordi, racconti, vaggiti, canti, borbotti, schiamazzi, risate, urla, pianti, estasi, tragedie, riflessioni, indignazione e rabbia - troppi e troppo intensi per "chiudermeli" in petto.
Parole-poesia, suoni significanti, pietre ritmiche e "schegge" di me, scintille ancora danzanti e lame, mio fuoco vivo e sangue, chiodi profondi e brezze.
In fondo mie, mai pietevoli, pietose carezze... |
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Simon & Garfunkel "The Sound of Silence" "Il suono del silenzio"
Keith Forsey e Giorgio Moroder Versione originale
1964 |
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The Rolling Stones "Paint It Black" "Coloralo di nero"
"Wednesday" "Wednesday's Child Is Full of Woe", 2022 Cello Theme "I nati di 'Mercoledě' sono pieni di guai", 2022 Tema del violoncello
1966 |
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