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Giovane "scapestrato" e "anarca" questo "Peppino", "liberamente" pensante, "intollerante" ad ogni regola imposta, "anticlericale", "controcorrente", "ambizioso", "innamoratissimo" di letteratura, poesia anche dialettale, "opera" lirica, macchine "innovative" e "progresso"...
Qui orgoglioso accanto alla sua moto, con cui "terrorizza" questo Paese assopito, ad inizi Novecento ancora attraversato esclusivamente da cavalli, asini e "barrozze". |
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Personalmente preferisco |
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la "benedictio memoriae" |
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Una censura che non finisce mai |
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Quando dall'ultima mail della Forum Clodii erano passati tre anni e sul sito ancora non si vedeva nessun "promesso" aggiornamento riguardante la "falsa" storia delle Pale, onestamente ho pensato molto male, lo ammetto - qualcosa come |
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"Braccianese nun se smente!" |
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... ma come, continuano a riprendere la medesima e immutata, documentatamente "censurata" storia riportata - sicuramente in buona fede - in Parlando di "Bracciano" e non pubblicano la mia, "storicamente" provata!?
Con le "esperienze" della mia famiglia e mie personali, reazione piů che "legittima".
Perché in fondo č proprio vero che - "fascista" o "comunista", "monarchico" o "repubblicano", "liberale" o "papalino" - potrŕ cambiare il colore "di moda" di locali partitelli e amministrazioncine (o come al solito "far finta di"), ma quell'humus culturale di provincia ha radici talmente "profonde", che richiederŕ tempi lunghissimi, "generazionali", per cambiarlo - se mai...
D'altronde non c'č piů "nulla" che possa meravigliarmi, dato che, come mio nonno giŕ circa un secolo fa, anch'io ho ben piů di recente vissuto questo antico ma sempre attuale "ostracismo", sulla mia pelle d'imprenditore e, posso dire, "tuttora" lo vivo in molti "subdoli" modi da Braccianese D.O.C., solo che orgogliosamente "a-tipico".
Da sempre fuori e lontano il piů possibile da mafie e "mafiette", scambi di "favori" e "favoreggiamenti", alternanti arroccamenti "faziosi" "ad escludere", aggrumati di "quasi-intellettuali" e "pseudo"-politici, i soliti "Welfen" e "Wibeling", anche se, in questo caso, di caratura "scarsissima" giŕ in partenza, eppure inverosimilmente capaci di renderla ancora piů "svilita". |
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Quali ne siano le conseguenze, "Mastro Peppe" me lo ha insegnato fin da "moccioso", quindi me ne estraneo con il suo medesimo orgoglio, di fatto prendendole quali unico pubblico "riconoscimento" accettabile, in cotanto contesto decisamente la piů apprezzabile medaglia al merito! |
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A proposito, il "socialmente pericoloso" giovane Giuseppe Bresciani nella foto sopra, di poco anteriore all'epoca del famoso secondo "ritrovamento" delle "Pale del Ss. Salvatore", posa con una delle prime motociclette a Bracciano.
I componenti li ha ordinati attraverso un catalogo "postale" (l'online shopping d'allora), con le proprie mani pazientemente assemblati, pezzo per pezzo...
Ad un confronto con la figura centrale nella famosa foto-"ricordo" dell'apertura della misteriosa cassa per imballaggio di lastre di vetro, si puň notare, in basso a sinistra appoggiato su un paletto, il suo cappello nero preferito.
Nell'altra foto lo indossa, mentre qui per l'occasione se l'č tolto, soltanto per vanitosamente "far scena" con tanto di berretto "di pelle" e "occhialoni" da spericolato "centauro". |
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Una "annotazione" storica |
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per i piů giovani |
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A inizi Anni Venti del Novecento anche la nostra Bracciano si dedica con devoto "fervore" al "Fascismo".
Non quello "ripulito" e "pomposo" da Cinecittŕ della "Roma Imperiale", quanto piuttosto il "piccolofanatico" e "grandopportunista", non poco "squallido" e "patetico", dei vari "ducetti" di periferia e di provincia.
Ma non solo "Casa del(lo s)Fascio", "Podestŕ", "divise" e "stivali", "discorsoni" e "paratucce", sabati "ginnici" neri neri da "Figli della Lupa", con "tanto-di-petto-in-fuori" "Balilla" e future "partorienti" "Piccole Italiane", "(pe)corali" inni al Duce e "cadenti" canti da "marcia" - eja, eja, eja...
Tempi "bui" di "scagnozzi" che, "forti" del gruppo e della protettiva "cecitŕ" politica, da grandi vigliacchi quali sono, preferibilmente di notte, elargiscono "botte da orbi" e micidiali "purghe" a chiunque "osi" intestardirsi a pensare con la propria testa...
Giuseppe detto "Peppe" ha un fratello maggiore che č fascista "convinto", Domenico detto "Meco", non solo, ma gran parte dei Bresciani, Panunzi e Guastini rappresenteranno addirittura le colonne del Fascismo braccianese.
Solo che il giovane "Mastro Peppe" si limita ed "ostina" a considerarli, con "mai celato" disprezzo, una chiassosa "massa de 'guitti'"...
Lui č essenzialmente "anarchico" e dichiarato "anticlericale", dall'etŕ di 12 anni, dopo che lo "Stato della Chiesa" - vale a dire i "pretacci", come li chiama - gli hanno "ammazzato Tata", l'amato padre, Gervasio Bresciani, uno degli ultimissimi "Martiri Pontifici" insieme a Locatelli: |
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"Ciani', senti a nonno... ne la vita ha' da tenette a la larga da du' cose: la politica 'zozza' e li 'pretacci'!" |
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In effetti Gervasio - famiglia bresciano-mantovana di ambiziosi "costruttori", abili "artigiani" e rinomati "artisti", trasferitasi a Bracciano a fine Cinquecento inizio Seicento, lui poi co-fondatore e Vice Presidente della "Societŕ Operaia di Mutuo Soccorso" di Bracciano alla sua costituzione - muore di crepacuore sě a casa sua, poco dopo essere stato "graziato" dal Papa-Re per intercessione di Monsignor Tamburri, imparentato Cini.
Ma per il figlio Peppino, che da ragazzino assiste alla sua morte indotta da lunga e "dura" prigionia in condizioni estremamente "precarie", con quei ricordi da bambino delle rare visite in braccio alla madre Giuditta a "Tata" che dietro le doppie sbarre "pare 'n'ucelletto 'n gabbia", č come se la testa gliel'abbiano comunque tagliata.
Giuseppe Bresciani č e rimarrŕ anche coerentemente "anarchico" e dichiarato "antifascista" durante l'intero Ventennio, scampato a ripetuti tentativi delle "Camicie Nere" locali di farlo fuori con la famosa cosiddetta "purga del 'sovversivo'".
Uno strumento di "intimidazione", "tortura" - fisica e psicologica - e "morte", a seconda dei "dosaggi", sempre regolarmente salvato in extremis dall'affilato "cortellaccio da porco de la Sora Cammilla", la moglie "ciociara", l'ultima volta in una notte nebbiosa portato sullo spiazzo della Chiesa di Santa Lucia, proprio davanti al Convento dei Cappuccini... |
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Giuseppe Bresciani e Camilla Ercoli (1915) |
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Perché l'olio di "ricino",giŕ di per sé forte purgante, per di piů misto ad altre schifezze tra cui capelli, peli, "piscio", sputi e cenere di sigaro e sigaretta, č a quei tempi una delle "armi" preferite dagli "squadristi" fascisti, alias "Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale", le famigerate cosiddette "camicie nere", per costringere "dissidenti" e "oppositori" politici a "ripensarci", starsene zitti ovvero per farli fuori se recidivi o "irrimediabili".
Ad questi poveri cristi ne fanno "ingurgitare" a forza grandi quantitŕ a suon di "manganellate", li disidratano a morte per violenta "diarrea" indotta senza peraltro lasciar traccia "esterna" di eccessiva violenza, o, a chi sopravvive, si infligge una tale umiliazione - per il cacarsi addosso per le strade del Paese con i pantaloni legati a corda per non poterseli sfilare - da "intimidirlo" ad un silenzio di "vergogna" e di "paura" [doveroso citarlo, l'idea di utilizzare questa purga come strumento "punitivo" attribuita al "grande vate(r)" Gabriele D'Annunzio in persona!].
Cmunque sia, "Mastro Peppe" e la "Sora Cammilla", lei perň monarchica "sfegatata", continueranno a nascondere dietro il portoncino d'ingresso del loro frequentatissimo negozio di ferramenta, proprio al centro del Paese e a nemmeno 50 metri dalla "Casa del Fascio sopra" il "Grand'Italia", un grande manifesto "anarchico".
Sullo sfondo rosso e nero un "angioletto" sta facendo abbondante "pipě" su un piccolo "sole nascente" e la scritta |
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"Me ne Frego di Morire... Piscio al Sol dell'Avvenire!" |
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uno dei piů popolari slogan "anarchici" del tempo, per sfottere sia i "Fascisti" "del Me ne frego!" a destra che i "Socialisti" del "sole nascente", molti diventati "Comunisti", a sinistra. |
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Riproduzione grafica - "a memoria" dai ricordi dei racconti di nonno "davanti al
caminetto" - del sua manifesto
"anarchico". Il "Me Ne Frego!" č all'origine uno dei cosiddetti "motti dannunziani di Fiume", in veritŕ la prima volta usato sui manifestini lanciati dagli aviatori del Carnaro su Trieste, poi ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei Legionari Fiumani e solo piů tardi copiato - al pari di "Giovinezza" - e fatto proprio dalle "Squadre d'Azione Fasciste", formate da reduci della Grande Guerra, giŕ appartenenti ad unitŕ d'élite come gli "Arditi", ora disoccupati allo sbando, insieme a Futuristi e Fascio di Difesa Nazionale, squadre organizzate per contrastare con ogni mezzo i Socialisti, in forte ascesa, e che daranno vita al tristemente famoso fenomeno appunto dello "squadrismo" dei primi anni del Fascismo, formazioni paramilitari create per intimidire e reprimere gli avversari politici - soprattutto i Movimenti Operai - attraverso il sistematico uso di violenza armata...
Il "Sol dell'Avvenire" fa invece parte della prima simbologia socialista, ripresa dai Comunisti addirittura nello stemma dell'Unione Sovietica, un sole nascente che irradia un "futuro mondo di giustizia e libertŕ", fin dal 1892 giŕ adottato in Italia dal primo partito politico in senso moderno, altresě prima formazione organizzata della Sinistra, il Partito Socialista Italiano o PSI, nato dall'iniziale Movimento Operaio socialista- anarchico seconda metŕ e fine XIX secolo, ispirato a Michail Aleksandrovič Bakunin, in Italia dal 1864 al 1867, delle Societŕ di mutuo soccorso e delle Cooperative di mazziniana tradizione, aperto all'inizio ad istanze democratiche ed autonomiste, poi con una visione socialista marxista tradizionale, in seguito revisionista ed infine sempre piů vicina a quella della Socialdemocrazia europea Anni Sessanta, finito miseramente nella merda con il suo ultimo Segretario... |
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Dopo l'8 settembre 1943 nulla cambierŕ, anche se i Nazisti a "Mastro Peppe" occuperanno il primo piano balconato e gli scantinati del "Palazzo Bresciani" di Via San Francesco d'Assisi per farne il loro Comando e prigioni "SS" - le odiate Schutzstaffeln o "Squadre di Protezione" - sopra gli Uffici del Comando e sotto delle prigioni "temporanee", da cui trasferire i prigionieri fatti durante i frequenti "rastrellamenti" a quelle della famigerata "Via Tasso" a Roma.
Le truppe della Wehrmacht gli requisiranno ed "invaderanno" inoltre, sotto la minaccia delle armi, l'intero "Villino Bresciani" di Via Armando Sala (lui restio ad arrendersi, asserragliatosi da solo in casa con una vecchia Beretta!) per farne una caserma e rubandogli il rubabile - provviste di cibo, vino, posate, biancheria - prima di lasciarlo definitivamente quando in fuga verso Nord pressati dall'avanzata degli Alleati...
La "Sora Cammilla" ai primi bombardamenti alleati si rifugerŕ infatti nei sotterranei del Castello con la nipotina Gaia, la figlia Gemma troverŕ riparo ne Le grotte "a li lauri", nascondendovi anche giovani disertori tedeschi, suo marito Franco Russo membro dell'Organizzazione Partigiana dell'Aeronutica Militare.
Mentre le sorelle Gioia e Gervasia, detta "Vasia", saranno giŕ ormai a Bassano del Grappa, in Provincia di Vicenza, con la Repubblica di Salň, essendo Vasia fascista "convinta" e il marito di Gioia, Gabriele, anche se un po' meno, unico motivo per cui il cugino Pietro poi vada a nascere lě.
Alla fine della Guerra li salveranno il fatto di affittare la stanza in cui alloggiano presso uno - a loro totale insaputa e grandissima fortuna - "capo" partigiano della zona, che li proteggerŕ da amico, facendoli poi trafugare.
Franco, marito di Gemma e partigiano "militare", se li porterŕ uno alla volta in bicicletta (!) fino a Padova e con mezzi di fortuna a Bracciano, Gioia con il piccolo Pietro malaticcio in braccio, facendoli entrare di notte, non visti, nel "Villino Bresciani"...
"Mastro Peppe" no - nonostante "pregato" e "scongiurato" dai familiari rimasti - durante l'intero periodo bellico si rifiuterŕ "categoricamente" di abbandonare la propria abitazione, pur condividendola gioco forza con le truppe di occupazione nazi- tedesche - cosě inverosimilmente "pazzo" da girarvi tutto il tempo addirittura "armato" della sua vecchia Beretta, nascosta dentro lo stivaletto: |
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"Nun se sa mai... 'N caso armeno se ne portamo appresso quarcuno!" |
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Da ultimo |
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La storia del secondo ritrovamento delle "Pale del Santissimo", come da me riportata, non č per "sentito dire".
Me l'ha raccontata "lui", il mio Nonno "Peppe", una fra le tante...
Sapevano tenermi "inchiodato" davanti al caminetto durante le "lunghe" sere d'inverno a godermi quel nonno-padre, mentre ci preparavamo du' "signore" patate sotto la cenere, o delle "calleroste" sul padellone giŕ bucherellato con un chiodo, o lasciavamo colare il grasso profumato della "sarsiccetta" a lo spieto, ciascuno sulla propria fetta di pagnotta casareccia "abbruscata".
Questo succedeva in un tempo che sembra ormai fin "troppo" lontano, quando nelle case di Bracciano si accendeva non la televisione o il computer o il telefonino, ma il "ceppo".
Un atto a suo modo solenne, quasi "sacro", che spettava volentieri al "capo famiglia", quando il "focolare" era ancora il "centro" della vita familiare e il camino quel tramite "misterioso", che introduceva noi "cuccioli umani" nel mondo del "racconto" e della "fantasia", quell'"ignoto" che mai ci "spaventava", quanto piuttosto "irresistibilmente" attraeva e ingiottiva.
Un tempo in cui ai nonni si dava ancora del "voi", non per "soggezione", "distanza" o "timore", ma per "amoroso" rispetto.
Č davanti a "quel" caminetto che ho imparato a subire il fascino della "tradizione" nelle sue manifestazioni piů semplici e forse a prima vista "banali", come saper "rubare" tutta la fugace "bellezza" e il grande "mistero" di quelle "scintille", che dal tizzone di brace stuzzicato co' le molle guizzavano vivaci per spegnersi altrettanto veloci su per il buio fuliginoso della cappa - ma verso "dove"? - in particolare mentre nonno declamava a memoria la poesia "Le monachine" arricciandosi "all'insů" i suoi baffoni 'ntinti a 'r vino: |
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Le monachine |
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di Enrico Panzacchi |
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Siedono i bimbi intorno al focolare e pigliano diletto, coi visi rubicondi, a riguardare le monachine quando vanno a letto.
- O monachine scintillanti e belle che il camin nero inghiotte, volate forse a riveder le stelle? Buona notte, faville, buona notte!
Mandano i tizzi un vago scoppiettěo mentre che voi partite; forse č una voce di gentil desěo, che vi prega a restar; ma voi salite,
ma voi salite, frettolose a schiere, perň che giunta č l'ora e vi tarda le stelle rivedere, e a sé vi chiama una miglior dimora.
Dove li avete i candidi lettini a cui volate in frotte? Forse tra i coppi, o accanto agli uccellini? Buona notte faville, buona notte!
Siedono i bimbi intorno al focolare, assorti in tal pensiero: le monachine seguono a volare su per la cappa del camino nero. |
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Oppure quando, dopo aver assaggiato io, piccolissimo, e lui gustato piů di qualche bicchiere del nostro buon "vinello" rubino fatto in casa, si lasciava per un attimo andare alla commozione, poi si ricomponeva subito "schiarendosi" la voce e sempre arricciandosi i suoi lunghi baffi...
Poi, guardandomi con occhi lucidi, mi parlava, senza che in veritŕ io ne capissi troppo , di "quella" passeggiata che lui e io facevamo spesso fin su al piazzaletto davanti al cancello del Cimitero di Bracciano, ad ammirare in silenzio "la piů bella vista del lago", alludendo piuttosto alla sua prossima "ineludibile" |
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"passeggiatella all'arberi pizzuti: 'r meijo posto de tutta Bracciano" |
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attraverso la filastrocca "Il nonno e il nipotino": |
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Il nonno e il nipotino |
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di Lina Schwarz |
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Passan sul prato nonno e nipotino. Il nonno č vecchio, il bimbo č piccolino. Il bimbo č biondo, il nonno č tutto bianco. Il bimbo č dritto, il nonno curvo e stanco.
Passan sul prato, dandosi la mano. Il nonno dice: "Presto andrň lontano, molto lontano e piů non tornerň!". E il bimbo: "Nonno mio, ti scriverň!" |
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Č lě, davanti a quella "piccola finestra sul mondo" scoppiettante di fantastiche visioni, che ho imparato a sognare ed emozionarmi, a sorridere ed amare e, cosa sopra ogni altra preziosa, a pensare con la mia testa.
Ti sto scrivendo: "Infinitamente grazie, Nonno!" |
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Caldo quasi estivo, deliziosa frescura nel giardinetto umidombroso di "Villino Bresciani"...
Mamma Gemma con il pancione, "spenta" in attesa della sorellina Patrizia, Nonno "Peppe", sorprendentemente cosě sveglio e sorridente a quest'ora di pomeriggio (di solito sonnecchia), e un piccolo ma giŕ "Lucifero" (1955). |
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