Le mille balle e più
Un antico crocevia multiculturale tra
civiltà l'evoluzione storica di
festività, anche il Carnevale creduto
tradizione cristiano-cattolica,
il suo nome un Latino carnem
levare "togliere la carne" la sua fine
precedendo i quaresimali digiuno e
astinenza dalla carne, in effetti
molto più antica celebrazione pagana
in onore di Iside a 40 giorni
dal Navigium Isidis, il suo
nome da carrus navalis "naviglio di
Iside", festività al primo plenilunio
dopo l'Equinozio di primavera,
solo dopo secoli se non millenni
sostituita dalla Pasqua cristiana
ancora oggi mantenendone comunque
l'esatta coincidenza
astronomica.
Parate in costume, veglioni, balli in
maschera, sfilate di carri
allegorici ed eccentriche ritualità
ludiche non rientrano affatto
nella tradizione cultuale e liturgica
cattolica, ma appartengono ad
una festa che chiaramente affonda le
sue radici in celebrazioni
molto più antiche di carattere
pagano, sregolato godimento di
cibi, bevande e sesso e totale
sovvertimento dell'ordine sociale
la maschera a nascondere le rispettive
identità, almeno fino alla
morte dell'allegorico solito capro espiatorio
responsabile di tutti i
mali dell'anno precedente.
Tutte usanze tipiche di festività pagane greco-romane molto
antiche, come
Ἀνθεστήρια
le Antesterie "fiorire di Primavera"
in
onore di Dioniso dedicate a vino e
piaceri, celebrate con danze
estatiche da μαίνομαι
mainomai menadi esseri folli, translato dai
Latini in "Baccanali" e "baccanti" in
onore di Bacco dio di
vegetazione, fertilità, uva, vino,
eccessi e trasgressioni, l'opposto
dell'armonia orfico-apollinea, la
vita umana difficile sintesi
temporanea di apollinea spiritualità
equilibrante e dionisiaca
dissolutezza animalesca.
Dioniso ubriaco e folle, unico dio ad
ammettere donne e schiavi
ai suoi riti, simbolo di rottura
delle barriere tra divino e umano,
inselvatichiti fedeli incoraggiati
sfrenatamente a vino, violenza,
perversioni, grida, deliri,
esaltazioni, esasperazioni, eccessi,
estasi, i travestimenti maschili per
lo più da femmina o schiavo a
sconvolgere leggi, costumi e
gerarchie sociali, tutto per rivivere il
tragico destino del dio, figlio
adulterino di Zeus con una umana e
per questo perseguitato da Era fino
alla follia e la morte.
Oltre ai Baccanali nel mondo romano
anche i Saturnali sciolgono
gli obblighi sociali a favore di
dissolutezza, confusione e scherzi,
sette giorni di festeggiamenti pazzi
banchetti, danze e oscenità a
propiziare raccolti abbondanti,
benessere e felicità, come per il
Carnevale con un re dei Saturnali e
simile fantoccio sacrificato in
segno di purificazione collettiva, e
anche i Lupercali con riti di
fecondazione e purificazione fra
situazioni grottesche, trambusti
tutti legati alla Mesopotamia, culla
di Civiltà e religioni, le divinità
sumero-babilonesi imponendo un
periodo di rinnovamento al
passaggio da inverno a primavera,
quando ai lavori agricoli si
sostuiscono feste collettive, con
grossi carri simboleggianti Luna
e Sole che sfilano per le strade a
rappresentare la creazione del
mondo.
Non a caso tutto a luogo a febbraio,
febrarius da februare frustare
nel senso di "purificare",
da cui anche "febbre", maschere e
travestimenti permettendo di infrangere norme socialmente
accettate per scadere nel tabù di comportamenti estremamente
profani,
violenze e deviazioni a incarnare energie di forze naturali
e
divine, relazione tra umano e Fato, passaggio tra Inferno e la
terra abitata, prestito di provvisori corpi mascherati agli spiriti per
accattivarsele, scongiurando ed esorcizzando il maligno.
Festa di "liberazione" quindi, da
vincoli, obblighi, impegni e
inibizioni, senza più consapevolezza
del reale, un lecito "lasciarsi
andare", spirito della festa livellare
l'ordine delle cose, ribaltare la
realtà con la fantasia, travestirsi
da ciò che non si è ma forse si
vorrebbe essere, così mascherati
irriconoscibile il ricco, il povero,
lo schiavo, il popolano, il potente, lo
scemo del villaggio, il re, il
maschio e la femmina, facendo
scomparire almeno per un po' le
differenze e le ingiustizie sociali,
il rigore e l'ordine oppressivo
dettati dalla società, semel in
anno licet insanire "una volta l'anno
è lecito impazzire", necessario per
poi tornare a sopportare le
pene e i tormenti del quotidiano! |