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Il lato Sud del Parco Garagnin-Fanfogna oggi, visto dalla Porta di Terraferma, tra un supermercato, a sinistra, e la stazione degli autobus, a destra, diviso dall'isolotto del Centro Storico soltanto dallo stretto Canale San Marco |
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La documentazione storica |
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del Parco |
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Nell'archivio privato dei Garagnin, oggi conservato presso il Museo Civico di Trogir, esiste una ricca documentazione che riguarda il patrimonio familiare e la sua evoluzione, Parco incluso.
Consiste tra l'altro in incartamenti gestionali, corrispondenza privata, progetti, disegni, carte catastali, e molto di questo è tuttora oggetto di approfonditi studi interdisciplinari da parte di esperti.
Molti dei testi e delle immagini riportate qui di seguito sono ripresi proprio dai loro lavori accademici, ufficializzati e non, alcuni non ancora divulgati al grande pubblico sotto forma di versioni popolarizzanti, cui qui si da dovuto credito in chiusura. |
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Qui e sotto, le meravigliose stanze originali della Biblioteca privata della famiglia Garagnin-Fanfogna, oggi all'interno del Museo Civico, ex ottocentesco Palazzo dei nobili, qui con parte del Personale riunito del Museo insieme alla direttrice, la Dr.ssa Fani Celio-Cega, seduta a sinistra |
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Esistono ad esempio piante catastali di epoche successive che documentano in prezioso dettaglio la creazione e lo sviluppo areale del Parco.
L'immagine "zero" è l'iniziale planimetria o prima bozza sinottica conosciuta del Parco, datata 1800, poi ci sono, fra le altre, due piante catastali dell'Amministrazione Austro-Ungarica risalenti l'una al 1828 e al 1831, che fotografano uno dei passaggi cruciali per la finalizzazione del Parco...
Attraverso tale documentazione e grazie anche ad un lavoro originale della Redazione potremo seguire le fasi salienti di come questi terreni agricoli di proprietà Garagnin a Travarica andranno ad integrarsi via via fino a comporre e definire il pieno compimento del Parco.
Questo avverrà con le successive acquisizioni di quattro lotti, a ben orientati "quadranti", esordiendo con quello base, il più esteso, di Sud-Est, espandendo in due momenti, prima in diagonale, a quello diametralmente opposto di Nord-Ovest e poi a quello sovrastante di Nord-Est, quest'ultimo con una coltivazione a vigneto, fino a perfezionarsi con quello ultimo di Sud-Ovest, purtroppo oggi mancante (occupato da un... supermercato!?). |
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Vale la pena in questo contesto documentale fermarsi a ricordare e, più che doveroso, a far conoscere ai visitatori del sito la cultura, l'onestà mentale ed il coraggio di un uomo straordinario.
Che l'intero archivio di famiglia dei Garagnin-Fanfogna sia giunto fino a noi e pressoché intatto, lo si deve esclusivamente all'intervento provvidenziale di questo grande uomo di vera cultura. |
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Cvito Fisković |
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(1908-1996) |
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Già Curatore del Museo Archeologico di Spalato, nonché Direttore dell'Istituto di Conservazione dei Beni Culturali per la Dalmazia, salva in extremis la Biblioteca e l'Archivio privati della famiglia Garagnin-Fanfogna, allorché gli ultimi discendenti della famiglia decideranno di lasciare o saranno più o meno "costretti" ad abbandonare la città a seguito dei per loro avversi eventi bellici - e conseguentemente politici - della Seconda Guerra Mondiale.
Al fine di sottrarre ai vandalismi che devasteranno il resto della residenza e, quindi in altre parole, salvare da più che sicura distruzione (!) il preziosissimo archivio da parte di quella "furia popolare" che si scatenerà, o verrà scatenata, contro l'"odiato" palazzo dei nobili di nota antica discendenza italiana e malamente ostentate recenti simpatie fasciste, Fisković farà infatti letteralmente "murare" tutti gli accessi ai locali che ancora oggi lo ospitano. |
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Con profonda |
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mai sufficiente gratitudine |
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e a perenne memoria! |
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Dalla Città di Trogir aspettiamo |
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ancora un tangibile segno |
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di pubblico riconoscimento |
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e di riconoscenza nell'area |
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esterna o interna del Museo |
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Deve dirlo uno straniero? |
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La documentazione grafica |
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Foto satellitare di quel che resta del Parco Agricolo-Botanico-Culturale Garagnin- Fanfogna a Trogir oggi.
Facile constatare come l'area di Sud-Ovest, quella proprio centralmente davanti al ponte che conduce alla Porta di Terraferma sull'Isolotto del Centro Storico della cittadina dalmata, venga ora indebitamente occupata dal moderno volume architettonico a parallelepipedo che costituisce lo "scatolone" dell'attuale supermercato "Konzum" con annesso a destra il magazzino di stoccaggio merci, questo servito con ingresso per autotrasporti pesanti, proprio a ridosso sull'incrocio "a T" con la trafficatissima vecchia Provinciale Spalato-Sibenico, ma senza neppure un adegauto parcheggio clienti, da cui l'indescrivibile caos specialmente durante l'alta stagione turistica... |
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Qui di seguito alcune delle piantine e delle mappe storiche del Parco, in grado di farcene seguire l'evoluzione, dalla prima modesta messa in opera del suo insediamento fino alla sua massima espansione e pieno splendore.
Per meglio capire questo progressivo accrescimento "organico" dell'estensione del Parco cerchiamo di semplificarne la struttura in "quadranti", come su una carta nautica. |
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Quindi in senso antiorario, secondo la numerazione del piano cartesiano, quello di Nord-Est, Nord-Ovest, Sud-Ovest e Sud-Est, anche se qui, al fine di illustrare le fasi storiche del Parco ne seguiremo una successione cronologica. |
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La prima fase |
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Quadrante di Sud-Est |
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Sotto, il primo vero "progetto" conosciuto della soluzione planimetrica del Parco, molto probabilmente databile a fine Settecento inizi Ottocento, anonimo e privo di legenda, con i due ingressi principali, entrambi di profondo accesso al Parco ciascuno attraverso un suo viale, l'uno in basso centralmente a Sud e l'altro spostato verso Sud-Est, sulla Strada Provinciale Spalato-Sibenico/Split-Šibenik.
L'ingresso "nobile" centrale rispetto al primo lotto di installazione, quello principale pedonale, oggi con scalinata d'ingresso, ma non all'epoca, dato il più alto livello del piano stradale originario, pesanti colonne e cancello monumentale ancora esistenti, l'altro "principale", più a destra, per utilità di servizio, rimessaggio di cavalli e carrozze e trasporti di attrezzature e prodotti attraverso uno sforamento della "Barchessa" (ne esiste anche un terzo, uno minore di servizio pedonale all'edificio sul confine Est della proprietà, proprio dietro l'angolo, ed un quarto sul lato Nord all'angolo di Nord-Ovest).
Ben visibili al centro anche il gioco d'acqua con il ruscello e il laghetto artificiale, e, distaccata, ma connessa, l'area del quadrante Nord-Ovest del Parco con appunto un ingresso secondario da Nord, per ortolani e giardinieri, tuttora agibile, mentre non ancora acquisita - o comunque non ancora annessa al parco - risulta l'ampia area del quadrante di Nord-Est. |
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Da notare come sul progetto dei primi Ottocento sul lato Sud del primo quadrante, sulla Strada Postale, la "Barchessa" sotto a destra rimanga ancora fuori del perimetro del Parco, come anche la fascia di terreno a sinistra del cancello principale.
Forse la prima bozza dettagliata della planimetria del Parco databile ai primi Ottocento, in scala di "piedi veneziani" (1 braccio veneziano = 0,683 m, 1 piede veneziano = 0,348 m), altrimenti anonima e priva di legenda, con i due ingressi principali, in basso a Sud- Est, dalla "Strada Postale Sibenico-Spalato", a sinistra quello principale di rappresentanza con colonne e cancello, a destra l'altro di utilità, per trasporti, attraverso le stalle/magazzini della "Barchessa".
Visibile nel quadrante di Sud-Est anche il gioco d'acqua con un ruscello e un stagno artificiali, successivamente però realizzati più a Nord, con distaccato, ma connesso, il quadrante di Nord-Ovest con un proprio ingresso e costruzioni per ortolani e giardinieri, non ancora acquisiti i quadranti di Nord-Est e Sud-Ovest. |
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Per quando riguarda il quadrante di Sud-Est bisogna anche tener conto di come questa parte dell'orto-giardino sia all'epoca non soltanto oggetto di posizionamenti politico-sociali, non soltanto un luogo di sperimentazione professionale e commerciale, ma anche un "hortus conclusus" di piacere culturale, molto più fisicamente e letteralmente "integrato" di quanto si possa immaginare alla residenza ed altre proprietà immobiliari di questa famiglia aristocratica.
Le proprietà residenziali - si tratta di più edifici contigui - risultano infatti arroccate nel quartiere dell'angolo Nord della Cittadina e, non a caso, con ingresso principale sulla piazzetta proprio all'interno della Porta di Terraferma e in sua assiale corrispondenza (eh sì, le simbologie contano eccome, così, entrando a Traù, si entra dai Garagnin!).
Le due aree di interesse entreranno ancor di più in connessione quasi simbiotica quando il Parco "si allineerà" sull'asse ponte- Porta cittadina-ingresso residenziale con l'ampliamento del fronte strada oltre ponte, attraverso l'acquisizione del quarto ed ultimo quadrante di Sud-Ovest.
Ancora oggi dai piani alti dell'edificio principale della residenza, attuale sede del Museo Civico, e nonostante gli edifici circostanti e frapposti siano nel tempo rogressivamente "lievitati" di due-tre piani, come del resto da sempre nella (co)stretta Traù e ancora oggi in barba alle regolamentazioni di salvaguardia del barocco carattere urbano, il Parco è lì, pienamente godibile dalle finestre e dal terrazzo.
Ancora più rigogliosamente godibile dalla cima della "torretta di osservazione" che svetta dal tetto altezzosa e insieme discreta, quasi in segreto, super omnes et omnia.
Su tutti e tutto meno che sul campanile della Cattedrale di San Lorenzo - naturalmente però lì parliamo di poteri "superiori", da accettare e basta!): un piccolo ma strategico punto di vedetta, una vera e propria spira ancora esistente con all'interno la sua angusta scaletta a chiocciola lignea, purtroppo non più agibile se non a proprio rischio e pericolo. |
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La seconda fase |
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Quadrante di Nord-Ovest |
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Il quadrante di Nord-Ovest va a costituire insieme a quello originario di Sud-Est la seconda fase dello sviluppo del Parco.
Questi due quadranti sono destinati, almeno agli inizi, quasi completamente al cosiddetto "Giardino da Legumi", cioè alla coltivazione soprattutto dei fagioli, salvo un ridotto areale dell'angolo Nord-Est del quadrante di Sud-Est, fin dalla prima progettazione riservato ad "Orangerie" o agrumeto in serra, all'epoca anche una moda. |
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Da notare comunque come il baricentro sperimentale-utilitario- lavorativo e quello estetico-culturale del Parco rimangano entrambi saldamente ancorati nel primo quadrante di Sud-Est, mentre quello di Nord-Ovest risulti ancora appartato e difficile da raggiungere e da percorrere senza viali, conseguentemente costituendo ed apparendo più come una "appendice" dell'altro.
L'ingresso naturale al secondo quadrante rimane a questo punto ancora da Putine, cioè da Nord, a fianco della Casa del Giardiniere, mentre il collegamento tra i due lotti viene garantito da uno stretto passaggio trasversale tra i due angoli estremi "interfacciati". |
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La terza fase |
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Quadrante di Nord-Est |
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Con i precedenti quadranti di Sud-Est e di Nord-Ovest, il terzo quadrante, quello di Nord-Est, va a formare la vera fase di accrescimento dell'areale del Parco, raggiuggendo di fatto una sua "massa critica", con una nuova coltura dominante, quella della vite, sarà infatti dedicato per intero ad un grande vigneto.
Da notare come ora, con l'integrazione del terzo quadrante, la strutturazione, organizzazione e percorribilità interna del Parco subiscano una radicale trasformazione con un notevole miglioramento.
Le nuove caratteristiche sono decisamente più "professionali", sia dal punto di vista pratico-lavorativo che spaziale-percettivo, frutto delle specifiche competenze nel campo dell'agrimensore Giovanni Miotto, nuovo supervisore e capo giardiniere, responsabile della pianificazione di questa fase.
Basti considerare come lo sviluppo funzionale ed estetico dei due in precenza del tutto similari, quasi omogenei, vialoni faccia sì che qui raggiungano una sostanziale differenziazione.
In dettaglio, quello di destra, attraverso la "Barchessa", solcando la partizione elegantemente raffinata ad Est e terminando a croce latina condurrà dritto all'"Orangerie" con deviazione altrettanto importante sul braccio di destra all'adiacente "Casinetto delle Delizie", nella trama geometrica conservata dalla precedente soluzione, che ricorda le ortogonalità del "vecchio" giardino all'italiana del XVI sec.
Quello centrale, attraverso il grande cancello, andrà invece a costituire la spina dorsale o asse portante dell'intero Parco, biforcandosi al confine Nord del quadrante di Sud-Est per condurre fino ad una ampliata "Casa del Giardiniere". |
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Inoltre i tracciati dei nuovi collegamenti alla casa diventano più fantasiosi, inglobando ed "ammorbidendo" con la semplice genialità di una grande curva ad "S" ed altre minori la rigidità del già esistente stradone, sbocc(i)ando nei rami intrecciati di percorsi alternativi intorno al laghetto/stagno.
Allo stesso tempo, con i loro giochi sinuosi, vanno ad integrare funzionalmente l'intero stretto quadrante di Nord-Ovest:
- sia al vecchio quadrante di Sud-Est, con la citata elegantissima grande "S"
- sia al nuovo quadrante di Nord-Est, grazie ad alla avanzata serie di volute ed incroci
in una planimetria del tutto nuova e piena di originalità, che palesemente più si ispira allo all'epoca "modenissimo" giardino all'inglese di moda, appena sviluppatosi appunto nel Settecento, copiandone anche i "dislivelli collinari", qui poi riprodotti artificialmente in miniatura. |
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Questa piantina del Parco è infatti la più ricca e dettagliata delle finora conosciute e preziosa ne è la legenda in alto a destra - qui chiamata "Spiegazione della figura" - che identifica chiaramente:
- un dominante "Giardino da Legumi" con ben ventidue circoscritte aree di coltivazione
- il nuovo grande terreno "Vignato"
- numerosissime "Ajuole da Fiori"
- i due "Viali e Strade ghiajose"
- vari "Praticelli e Viali a praticello"
- depositi di concime organico - humus - per la fertilizzazione della terra o "Letamaj"
- ed i numerosi "Pozzi" dell'articolato sistema di irrigazione.
Curiosità in un dettaglio.
La inusuale "Rosa dei Venti" della piantina mostra:
- a Nord una "T" al posto della per noi comune "N"
- a Sud una "O" invece della "S"
- a Est una "L" al posto della "E"
- ad Ovest una "P" a sostituire la "O".
In effetti una autentica Rosa "dei Venti", che specifica gli assi delle coordinate di orientamento con le all'epoca rispettive in ambito marinaresco più popolari denominazioni dei venti, quello verticale Nord-Sud con rispettivamente Tramontana e Ostro, mentre quello orizzontale Est-Ovest con Levante e Ponente. |
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La quarta e ultima fase |
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Quadrante di Sud-Ovest |
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(Oggi mancante) |
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Con il quarto e ultimo quadrante di Sud-Ovest il Parco Agricolo- Botanico-Culturale Garagnin-Fanfogna raggiungerà la sua massima espansione, ora interfacciando appieno il ponte di accesso alla Città di Traù, a controcantare sulla costa quell'ingresso centralmente in asse della residenza sulla piazzola davanti alla Porta di Terraferma.
Il Parco è raggiungibile in un paio di minuti dal Palazzo di famiglia, anche facendo strada a ed accompagnando le comitive mondane ed i gruppi di illustrissimi ospiti, che sicuramente da tale residenza vi si sposteranno per ammirarne le ampiamente decantate qualità innovative e goderne la straordinaria originalità di insolita bellezza. |
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Sulla mappa catastale austro-ungarica sopra da notare come all'epoca del rilevamento un nuovo (e tuttora attuale) unico collegamento ortogonale "a T", centrale di tipo quasi "trionfale", della Strada Postale con il ponte d'ingresso a Trogir (tracciato in rosso) sia pianificato dal ponte a sostituire i ben tre precedenti - uno principale verso Est, in direzione Spalato, allineato sull'ingresso del Parco attraversando l'ancora inesistente area dell'attuale Stazione degli autobus, uno minore verso Ovest, in direzione Sibenico, e, tra i due, un terzo, ancora più stretto e di utilità locale, verso una delle allora pubbliche cisterne/fontane- abbeveratoio della Città.
Come già accennato, purtroppo oggi il quarto quadrante da tempo non fa più parte dell'areale del Parco, andato irrimediabilmente perduto, nel Secondo Dopoguerra (o forse Anni Settanta) del secolo scorso dalle Autorità locali destinato a ben più "nobili" fini, cioè un supermercato, contraddittorio simbolo di "progresso" consumista nella Nuova Yugoslavia Socialista, una concessione assurda, frutto di chissà quale baratto, oltre che naturalmente incivile segno di disprezzo verso ciò che il monumento storicamente e socialmente rappresenta... |
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In sintesi |
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Ecco quindi in sintesi l'intera evoluzione dell'estensione del Parco, dalla sua primissima concezione ai nostri giorni, la quale di fatto termina con una malaugurata "regressione" finale a quelli che erano i confini della terza fase.
Di seguito marcati in verde via via tutti i perimetri del Parco in rapida successione. |
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Sopra la prima bozza concettuale del Parco, una pianificazione di massima con solo un accenno aggiunto a mano libera della futura "Barchessa", al di fuori del confine Sud, angolo Est sulla strada.
Più chiaramente marcati con precisi e decisi tratti a righello invece il viale centrale dall'ingresso principale, un vero cardus maximus in quasi esatta direzione Sud-Nord, la linea di una separazione delle aree delle colture lungo un decumanus, l'ubicazione delle preesistenti casette dei giardinieri nel concavo interno del muro Est ed il muro di protezione della futura Orangerie o agrumeto, tra la parte terminale alta del muro Est ad angolo con il tratto Est dell'originario muro Nord.
Sotto sul primo vero piano di sviluppo dell'orto-giardino, forse attribuibile allo stesso Gian Luca Garagnin e databile intorno all'anno 1800.
Alla superficie iniziale del quadrante di Sud-Est (immagine sopra) viene aggiunta e connessa, anche se solo attraverso uno strettissimo passaggio, la sagoma allungata e diametralmente opposta del quadrante di Nord-Ovest (immagine sotto), integrando anche la rete dei pozzi di irrigazione dei due lotti.
Da notare come in questa prima piantina conosciuta del Parco siano presenti già quasi tutti gli edifici in muratura, cioè la cosiddetta "Barchessa" a Sud-Est, il "Casinetto delle Delizie" ad Est, l'Orangerie o agrumeto al centro e la "Casa del Giardiniere" con annessi a Nord- Ovest. |
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A seguire i confini del Parco in due mappe catastali risalenti a poco prima della fine del secondo decennio del XIX sec e all'anno 1830. |
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Sopra quella appartenente al Catasto Austro-Ungarico del 1828.
È dell'antico tipo degli all'epoca ancora popolarissimi "cabrei", con effetto 3-D, e mostra lo sviluppo più significativo dell'areale, con l'annessione del grande quadrante di Nord-Est, oltre il vecchio muro Nord, su fino a pareggiare l'altezza del quadrande di Nord-Ovest.
Il nuovo quadrante di Nord-Est va ad integrare a ventaglio i due precedenti, estendosi dal muro dell'Orangerie, già riportato nella prima bozza come confine Nord, fino ad allinearsi con il confine Est del quadrante di Nord-Ovest.
Sotto quella del rilevamento catastale sempre austro-ungarico del 1830.
Colorata, più sistematica e precisa con i numeri identificativi di parcella, anche se meno dettagliata della prima e meno "bella" se vogliamo, che mostra quella che sarà la massima espansione del Parco , ad includere a suo completamento l'ultimo quadrante di Sud- Ovest. |
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Lo scempio del Parco |
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Da ultimo, il dettaglio del Piano Regolatore Urbanistico Generale della Città di Trogir del 1974, che al punto numero 10 evidenzia l'area residua del Parco in verde, amputata a Sud-Ovest dal nuovo supermercato in rosso al punto numero 11 e "mangiata" ad Est dalla nuova strada asfaltata, Put Muline. |
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Dopo la fase di massima espansione della prima metà del 1800 l'attuale "regressione", o meglio "mutilazione", riporta di fatto il Parco a confini della fase precedente.
Di seguito, nell'ordine il progetto originale della terza fase di sviluppo del Parco, poi di proposito come riportato sull'attuale cartello all'ingresso del Parco a far intendere che sia il definitivo, in modo che corrisponda nella sagoma ai confini del nuovo progetto di "rivitalizzazione", quasi il Parco non fosse mai stato deturpato deprivandolo del quarto quadrante di Sud-Ovest, oggi ad ospitare il "moderno" parallelepipedo del supermercato... |
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Il progetto "definitivo" (ma che definitivo non sarà) dell'orto-giardino come pianificato dall'agrimensore Giovanni Miotto, supervisore e giardiniere dei Garagnin ingaggiato da Padova, poi realizzato in un relativamente breve periodo di tempo dopo il 1805. |
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Progetto pianificato e realizzato per riflettere in sintesi funzionalità, biodiversità, produttività e cultura del paesaggio, in una "miniatura simbolica" di quella "economia impreziosita" caldeggiata dai committenti. |
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Medesimo progetto in significativa parte ripreso dalla nuova proposta di "restauro e rivitalizzazione" del Parco, ricreando due sole aree di orti a isole, una dietro la "Barchessa" all'agolo Sud-Est e sotto la "Casa del Giardiniere" e l'altra al diametralmente opposto angolo Nord-Ovest, con una soluzione centrale, creativa ma avulsa a legare le due, quasi a mascherare il "saccheggio" operato nell'angolo Sud- Ovest. |
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La documentazione testuale |
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Quelle riportate di seguito sono fedeli trascrizioni dei contratti di lavori murari, in pietra e carpenteria/falegnameria pattuiti tra i fratelli Garagnin e maestranze artigianali locali.
Il primo documento in ordine cronologico riguarda un subcontratto o contratto ausiliario con il Maestro Vincenzo Zanne per i lavori di ristrutturazione e rialzamento della "Barchessa", a Sud-Est del Parco, sulla allora "Strada Postale" Spalato-Sebenico.
La denominazione "barchessa" viene proprio dalle tre Regioni Venete del Nord-Est italiano, a indicare un granaio per lo stoccaggio di cereali o anche una "rimessa" per macchinari agricoli o dependance, edificio di uso generico "annesso" in una fattoria, o semplicemente "stalla" ovvero una combinazione del tutto, come in questo caso.
La dettagliata descrizione delle opere da eseguire - sia di demolizione che di rifacimento - costituiscono un'"istantanea" storica datata, che rende possibile ad una ricostruzione abbastanza precisa dell'edificio, cosa che a sua volta aiuta a leggere e decifrare gli ulteriori successivi cambiamenti fino allo stato di fatto attuale.
Tale documentazione risulta inoltre preziosa, perché aiuta anche a "pennellare" dal punto di vista linguistico e giuridico il tipo di società che la genera, le regolamentate relazioni fra datore di lavoro e maestranze e, indirettamente, anche il "tono" delle relazioni - formalizzate e non - fra aristocrazia e popolo.
Al Maestro Falegname Vincenzo Zanne vengono quindi affidati i lavori di carpenteria e falegnameria, mentre al Maestro Tagliapietre Giuseppe Bonomi quelli di muratura e copertura a coppi del tetto. |
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Primo contratto di appalto |
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Catalogato "DAS, AFG, Vrt 1/III" nell'Archivo privato della Famiglia Garagnin-Fanfogna conservato presso il Museo Civico di Traù. |
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Traù 31. Maggio 1810.
M.ro Vincenzo Zanne s'impegna ed obbliga di fare le seguenti fatture alorché il Maestro Giuseppe Bonomi avrà dato mano alla fabrica del Portone e della annessa barchessa dell'orto affinché esso Bonomi non debba soffrire alcun ritardo per qualsivoglia dilazione del suddetto Zanne.
Primo.
Dovrà [1] disfare il tetto della barchessa e [2] piantare la travatura del solaio ed [3] inchiodare le tavole il tutto a regola d'arte spianato e livellato al primo avviso che avrà dal suddetto Bonomi e dovrà in seguito [4] rimetter il legname della copertura onde si possano tosto metter in opera i coppi.
Come pure avrà l'obbligo d' [5] inalzare il parà fino al tetto, [6] farvi una porta nel mezzo piano in travatura, e [7] trasportar parimenti nella mezzeria l'interna porta del pianterreno, [8] costruire una scala, che dal muro a Tramontana poggiando sul parè afferisca al piano in travatura, e [9] costruire infine gli scuri [10] delle due finestre, quello [11] della porta interna superiore e [12] quello del portone il quale dovrà essere per ora simile allo scuro del portone esistente nel volta tetto, con una porticina in mezzo intera larga oncie 36 ed alta piedi sei e mezzo, e con i suoi raggi nell'arco.
Secondo.
Pel prezzo ed intero pagamento delle suddette opere i Signori Garagnin dovranno pagare al suddetto Zanne Lire duecentoventicinque… dico £ 225.
Tanto promette ed egli sottoscrive.
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Secondo contratto di appalto |
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Dal secondo contratto, Catalogato "DAS, AFG, Vrt 1/III", tra Gian Luca/Ivan Luka Garagnin e il Maestro Giuseppe Bonomi sempre riguardante la struttura della "Barchessa", si può evincere come si tratti in effetti di lavori di ampliamento e sopraelevazione della costruzione e come i corpi dell'edificio siano in effetti due con un passaggio portonato centrale (si fa esplicito riferimento a "due barchesse", forse due corpi iniziali poi fusi o semplicemente due magazzini solo internamete separati dal passaggio centrale dell'ingresso).
Nel documento si citano ingressi laterali, portoni, scale e finestre al piano rialzato, nonché addirittura "balconi" stilisticamente simili a quelli del Palazzo di residenza in città.
Molto probabilmente diverse delle modifiche poi solo in parte realizzate, come il mancato prolungamento verso Est di uno dei corpi preesistenti della Barchessa, che di fatto implicherebbe lo slittamento verso Est della strada a confine.
Sappiamo oggi per certo come questa modifica non venga mai effettuata, né allora né in seguito, dato che, progetti alla mano è fisicamente constatabile, sia dalla asimmetria delle due ali dell'edificio rispetto al portone centrale, che sul tracciato del muro Est, almeno in quel tratto mai spostato. |
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Traù li 4. Maggio 1810.
Colla presente privata scrittura il Signor Cavr: Gio. Luca Garagnin da una, e Giuseppe Bonomi Tagliapietre di professione dall'altra devengono alla stipulazione del seguente accordo. -
Primo -
Esso Giuseppe Bonomi s'impegna d'innalzare nell'orto di terraferma un portone nel sito medesimo in cui esiste oggi la porta sulla strada pubblica fra le due barchesse, il quale dovrà esser fatto a norma del disegno, e con maggior esatezza dell'altro già esistente nel voltatesta a ponente dello stesso fabbricato:
avrà questo portone la sua cornice a norma della sagoma, e le medesime dimensioni che nel disegno sono prescritte, la larghezza che potrà esser minore di due, o tre onzie al più, dovendo però rimanere sempre uno spazio di piedi cinque, onzie nove - la maggior dilucidazione si dichiara per altro ch'esso portone dovrà rimanere fatto in luce non dovendo come indicava il disegno contenere una porta più piccola, ed egualmente si dichiara che le bugne debbano continuare per nove onzie entro il lume ad arco fino allo scuro di legno, cioé fino alla battuda -
Secondo -
Il medesimo Bonomi s'impegna inoltre di continuare il regolone, la fascia di sopra e la fascia di mezzo di tutta (a ponente ed alto due o tre piedi nella barchessa) la barchessa a levante, come indizio di continuazione ossia dentelato, riservandosi il signor proprietario Garagnin di fare l'alzato della barchessa stessa a levante (serve oggi ad uso di boaria) in altro tempo più opportuno. -
Terzo -
Il sudetto Bonomi si assume in pari terzo l'obligo di rialzare non solo tutto il muro ora rimasto basso nella barchessa a ponente tanto nel prospetto a mezzogiorno, come nei due interni muri a levante, a settentrione della medesima barchessa e ponente;
di formare due piccole finestre simile alle già esistenti, una nel prospetto alla dovuta distanza, e l'altra sopra la porta interna del muro a levante già esistente, come pure d'innalzare il tetto che attualmente esiste, pei quali lavori resta a suo peso di trovare un muratore capace non solo ad assisterlo nel piantare il portone, ma per ogni altro dei suindicati oggetti, e per fermare ed incassare ancora i travi del solaio, e del superior tetto come anche per collocare in malta i coppi del tetto medesimo. -
Quarto -
Per ciò che riguarda poi ogni lavoro da falegname sia nella collocazione e comparto del solaio e del tetto indicati, come in qualunque altra cosa di sua competenza tutto questo resta a peso del Signor Garagnin predetto, il quale avrà in appresso l'obligo di fornire oltre il legname anche la malta, la sabbia, e le pietre da muro che alle scopo occorreranno. -
Quinto -
Resta per patto espresso concluso e stabilito che tutti i lavori bianchi che occorressero per compiere il portone e il fabbricato relativo al ponente debbano essere posti da esso Bonomi, o sulla strada pubblica carreggiabile della cosi'detta Seghesca Draga, o al lido del mare in quell'isola Bua al più tardi pei primi di settembre e che a con fare dal venturo giugno fino il di' 15 settembre il Signor Garagnin, o chi per esso sia obbligato di far trasportare a sue spese i lavori bianchi sudetti con barca, carro, o in altro modo a queste rive di terraferma dirimpetto l'orto pochi giorni dopo che il medesimo Bonomi ne darà il competente avviso. -
Sesto -
Nel caso per altro che giovasse a comodo o d'interesse del sudetto Bonomi di valersi delle cave che si possono scoprire nel monte Plano di proprietà Garagnin il trasporto de' lavori bianchi caderá del pari a peso del medesimo signor Proprietario. -
Settimo -
Entro poi il successivo mese di ottobre il portone e tutta l'annessa fabbrica a norma delle più volte ripetute condizioni dovranno trovarsi intieramente compite, non dovendo per veruna ragione o pretesto esser preferito questo ultimo termine, nel qual caso esso Bonomi avrá la penalitá di vedersi sotratto lire duecento (200) nell'ultimo pagamento di lire 310 che nella presente verá dichiarato. -
Ottavo -
Il medesimo Bonomi s'impegna ed obbliga inoltre di consegnare al Signor Garagnin al più tardi nel prossimo venturo mese di febbraio o al più nel successivo marzo, gradini venti uno 21 e tre finestre.-
Ognuno de' detti gradini dovrà avere la lunghezza di piedi tre, onzie nove non compresa la loro coda grezza per esser internati nel muro;
dovranno esser giusta la sagoma e con una pedata detratto il cordone che resti almeno di nove (9) oncie nette e di altre due circa di sostegno pel gradino superiore. -
Fra i medesimi venti'un gradino nove poi avranno da una parte sola, cioé a sinistra il suo voltateste lavorato, e gli altri dodeci dovranno avere due code volendo il piano della scala che restino incassati in mezzo a due muri:
I tre balconi poi saranno in tutto simili ai già esistenti nella casa Garagnin dirimpetto alla porta di terraferma cioé uno simile a quelli del primo piano sopra la strada a settentrione, il secondo a quelli che nel piano medesimo a mezzogiorno sopra la corte ed
il terzo a
quelli del secondo piano. -
Nono -
Per prezzo convenuto e per l'intiero pagamento di tutti i lavori suindicati il Signor Garagnin pagherà ad esso Giuseppe Bonomi la somma complessiva di venete piccole lire due mille duecento cinquanta (2250) cioé lire 1510 per tutti i lavori del portone e barchessa dell'orto, lire 440 per i gradini 21 e lire 300 per tre balconi le quali tre somme formando la suindicata complessiva di lire 2250. -
Decimo -
Il Signor Garagnin dovrà far eseguire il pagamento suddetto nelle seguenti epoche. -
1°: Venete lire 200 duecento nel giorno che si comincierà il lavoro nella petraia ed altre lire 400 nelle successive tre settimane, sono in tutto lire 600.
2°: giunti a queste rive i lavori bianchi grezzi relativi all'orto avrà altre venete lire 200 e nel giorno che incomincierà a piantare il portone, e a far lavorare da muratore avrà altre lire 200;
3°: al termine poi del portone, gli verranno pagate altre lire 200, o compiuti già altri lavori relativi alla barchessa le residui lire 310 che formano la complessiva somma di lire 1510.
Per altre lire sette cento e quaranta che appartengono ai gradini vent'uno ed ai tre balconi riceverà alla consegna di ciascun balcone lire 100 e lire 440 parimenti quando avrà ridotti a termine e consegnati i più volte nominati gradini 21. -
Undecimo -
Le pietre da corso di nove in dieci onzie d'altezza che sortissero dal lavoro ch'esso Bonomi farà nella petrara saranno acquistate dal Sig. Garagnin in ragione di venete lire 20 al passo purché siano lavorate nella stessa forma di quelle che formano la facciata della casa Garagnin dirimpetto alla porta di terraferma, e servir possan di continuarla sopra la cisterna, ben inteso che non siano in quantità maggiore di cinque in sei passi.
Egualmente i trasandali ed i cantoni che sortissero nella stessa occasione saranno acquistati dal Sig. Garagnin fino al numero di cento circa pel convenuto prezzo di soldidodeci per ciascun trasandale e di soldi dieciotto per ogni cantone da nove a dodeci oncie di altezza. -
Duodecimo -
Trovando per altro esso Bonomi prezzo maggiore per le pietre, trasandali e cantoni indicati nel precedente articolo non avrà verun obligo di cederli agli, suindicati prezzi al Signor Garagnin, ma soltanto di accordargli la preferenza, e non volendo egli valersi di questo diritto non sarà in questo caso tenuto nemeno al dovere del trasporto. -
Tanto le parti infrascritte promettono sotto generale obligazione, in amplissima forma
[firmato Ivan Luka Garagnin e Giuseppe Bonomi, il quale firma con la croce, e i testimoni Niccolò Giorgomilla e Natale Fortis] |
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Terzo contratto di appalto |
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Il terzo documento, Catalogato "DAS, AFG, Im. sp. 4/IV", un contratto tra i fratelli Garagnin e ancora il Maestro Giuseppe Bonomi, getta luce in dettaglio sui lavori commissionati per la realizzazione dei due pilastri del cancello dell'ingresso principale.
La particolarissima attenzione estetica che riguarda i due vasi di stabilizzazione statica dei pilastri apre più che uno spiraglio su tutto quel mondo di valori e di visioni che in viene prima applicato all'intera installazione "miniaturizzata" di Travarica e poi più larga scala nel ben più ambizioso progetto di Divulje. |
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Traù a 27. Luglio 1812.
Colla presente privata scrittura i Sig.ri fratelli Garagnin da una, e Maestro Giuseppe Bonnomi dall'altra divengono al seguente accordo. -
1. S'impegna Maestro Giuseppe Bonnomi di costruire due pilastri co' suoi vasi di pietra bianca dura a norma del disegno esistente presso i Sig.ri fratelli Garagnin, onde sostenere un restello di ferro in due pezzi egualmente esistente presso i medesimi Signori Garagnin. -
2. Le dimensioni di questi due pilastri a bugne sono le seguenti: il corpo di ciascun pilastro debb'essere un cubo di piedi due mezzo per lato e dell'altezza di sette piedi divisi in nove bugne intiere alte onzie nove ed un terzo per ciascuna:
l'abbassamento dei pilastri e la cimasa deggiono avere la grandezza e le modanature eguali alle sagome, cioè il primo uno sporto d'onzie 2 ½ e lo secondo di 8 2/3 e saranno formate di due o tre pezzi al più:
i vasi poi avranno la lor forma simile al disegno, ritenendo che la scanalatura sia di rilievo tanto sopra come abbasso;
l'altezza de' vasi stessi sarà di piedi quattro e mezzo ed il diametro massimo di piedi due;
questi saranno fatti egualmente di pietra bianca in tre pezzi, il primo comprenderà il calice, il secondo il corpo fisico, ed il terzo il coperchio a scanellature più piccole, al quale la palla s'unirà con pirone di rame. -
3. Il pilastro a levante sarà distaccato dal fabbricato un piede e dovrà conguingersi con una mura grezza della grossezza di un piede, dovendo sporgere dalla parte interna dell'orto un piede, ed onzie sei dal prospetto. -
4. Maestro Bonnomi avrà l'obbligo di piantare i suddetti pilastri sopra un fondamento che verrà costruito a spese dei Signori Garagnin. -
5. Dovrà inoltre fare una fascia di piedi dieci, che servirà per coronare il muro a ponente del suddetto restello, la quale sarà alta onzie otto terzi due, e larga un piede, e questa fascia verrà lavorata in prospetto a martellina, come l'abbassamento de' pilastri, e al di sopra a punta di martello. -
6. Tutt'i suddetti lavori dovranno essere netti di buona e dura pietra bianca, ed eseguiti a regola d'arte. -
7. Per compenso de' medesimi lavori i Sig.ri fratelli Garagnin s'impegnano ed obbligano di pagare al predetto M.o Bonnomi la somma di venete lire mille (1000) pe' due pilastri e pei due vasi;
altre lire venete cento per l'erezione de' medesimi pilastri, e lire quaranta (40) pei piedi dieci della fascia descritta all'art. 5. -
8. Queste somme saranno effettuate dai Sig.ri Garagnin in ragione de' lire cento (100) al mese, giacché esso Bonnomi s'obbliga al più tardi di dare il lavoro compito al compiere del decimo mese;
ma se fosse per sollecitarlo anche i Sig.ri Garagnin dovranno in proporzione sollecitare i contamenti. -
9. A maggior dilucidazione si dichiara che al più ne' successivi tre mesi s'impegna esso Bonnomi di aver fatto l'escavo di tutte le pietre grezze nella vicina cava di S. Ellia, che in altri tre mesi avrà di già lavorate le due abbassamenti e tutto il bugnato;
e che nel settimo mese al più tardi avrà anche innalzati i pilastri, riservandosi gli ultimi tre mesi per compiere la cimasa coi due vasi, in maniera che dopo il settimo mese si possano porre i restelli di ferro, e sul finire del decimo sia ogni
cosa
ridotta a suo perfetto compimento.
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10. Resta per patto espresso dichiarato che i Sig.ri Garagnin avranno il prezzo de' trasporti delle pietre grezze dalla cava di S. Ellia all' orto loro, e che se questi trasporti per una terza parte almeno del lavoro, non fossero verificabili a colpa e per difetto di esso Bonnomi entro il prossimo agosto, non debba egli dolersi dei ritardi che per avventura accader potessero altresi' i lavori della campagna ne' successivi mesi di settembre, ottobre, 9mbre e Xmbre, non impegnandosi i Sig.ri Garagnin di farli verificare per intiero se non nel febbraio del prossimo 1813. –
11. Sarà però dovere dei Sig.ri Garagnin di far costruire le fondamenta necessarie per primi di 9mbre, di lasciar da quell'epoca fino tutto febbraio lo spazio libero pell'erezione de' pilastri e di somministrare al Bonnomi l'occorrente calze e sabbia, come pure i possibili aiuti per formare l'armatura. -
12. In conseguenza di questi impegni il predetto Bonnomi avrà l'obbligo di collocare ne' primi di Xmbre l'abbassamento ed entro il successivo gennaio la metà almeno delle bugne, ed in tutto uniformarsi al presente accordo;
ben inteso che per qualsivoglia ritardo, o per qualsiasi violazione i Sig.ri Garagnin possano non solo sospendergli i patuiti pagamenti, ma costringerlo ancora col mezzo della giustizia alla pronta ed esatta manutenzione. -
Tanto le parti promettono di mantenere ed osservare sotto generale obbligazione, e per maggior validità si firmano alla presente degl'infrascritti testimoni. -
[firmato Ivan Luka Garagnin, Giuseppe Bonomi, che firma con una croce, e Stefano Madonizza in suo nome, e i testimoni Vincenzo Giurileo e Vincenzo Zane]
27. Luglio 1812. Traù
Ò ricevuto il primo contamento di Venete lire cento dico £ 100.
Stefo Madonizza in nome del sudeto Bonomi, il quale per non saper scrivere fa la + |
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"Catalogus Plantarum |
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MDCCCXXVIII" |
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Catalogo degli alberi |
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1828 |
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Il dettagliato catalogo in ordine alfabetico degli alberi dell'isola dell'"Orto n. 6" del Parco di Travarica di proprietà dei fratelli Garagnin in Trogir.
Il catalogo è stilato in Latino dall'agrimensore, botanico, ortolano e giardiniere nonché amministratore del nuovo Parco Giovanni Miotto, assunto nel 1805. |
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Catalogo delle piante arbustive |
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1829 |
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Altro catalogo, anche questo ad opera del responsabile del Parco, il giardiniere padovano Giovanni Miotto.
Anche questo in Latino, secondo il nuovo sistema standardizzato di nomenclatura binominale genere-specie introdotto del botanico e naturalista svedese Carl von Linné nel 1735. |
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Censimenti delle specie di alberi |
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piante arbustive e piante da fiore |
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1975 e 1989 |
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Tavola comparativa con le precise trascrizioni dei risultati dei due censimenti effettuati a distanza di 15 anni circa nella seconda metà del secolo, quel che resta del delapidato già ricchissimo patrimonio botanico del Parco.
Il primo lacunoso, corredato però di una interessante visualizzazione planimetrica dell'esatta ubicazione delle rispettive piante, il secondo senz'altro più scientifico e dettagliato. |
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Parco Agricolo-Botanico-Culturale Garagnin-Fanfogna |
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Censimento delle specie |
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Alberi piante arbustive e da fiore 1975-1989 |
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Alberi e piante arbustive
Elenco di piante da albero e cespuglio eroicamente sopravvissute ad un secolo di sistematiche incurie e vandalismi
In pratica soltanto 30 delle 320 catalogate nel 1828, pari a neppure il 10% ! |
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1975 |
1989 |
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1. Abies pinsapo |
Abies pisapo - Boiss. Pinacea dai monti della Spagna Meridionale, Andalusia |
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2. Ailanthus glandulosa |
Ailanthus glandulosa - Desf. Ailanto o Albero del paradiso |
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3. - |
Arbutus unedo Corbezzolo o Albatro |
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4. Buxus sempervirens |
Buxus sempervirens - L. Bosso comune, Mortella o Bossolo |
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5. Broussonetia papyrifera
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Broussonetia papyrifera
- Vent. Gelso da carta |
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6. - |
Cedrus deodara (Roxb) - Loud. Cedro dell'Himalaya, Afghanistan Orientale, Pakistan Settentrionale, India Centro-Settentrionale, Tibet Sud-Occidentale, Nepal Occidentale |
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7. Cedrus libani |
Cedrus libani - A. Rich. Cedro del Libano |
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8. Celtis australis |
Celtis australis - L. Bagolaro, detto anche "Spaccasassi", "Romiglia", "Caccamo" o "Lodogno" |
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9. Ceratonia siliqua |
Ceratonia siliqua - L. Carrubo |
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10. Cercis siliquastrum |
Cercis siliquastrum - L. Albero di Giuda o di Giudea o Siliquastro |
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11. Cupressus sempervirens
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Cupressus sempervirens - L. Cipresso mediterraneo |
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12. - |
Chamoerops humilis Palma nana o Palma di San Pietro |
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13. Faxinus ornus |
Faxinus ornus - L. Orniello o Orno, anche detto Frassino da manna o Albero della manna |
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14. Gleditschia triacanthos
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Gleditschia triacanthos - L. Detta "Spino di Giuda", originaria del Nord-America, introdotta in Europa solo nel XVIII sec |
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15. Laurus nobilis |
Laurus nobilis - L. Alloro |
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16. Ligustrum japonicum |
Ligustrum japonicum - Thg. (?) Oleacea originaria di Cina e Giappone, una delle "esotiche naturalizzate" |
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17. Magnolia grandiflora |
Magnolia grandiflora Magnolia sempreverde o semplicemente Magnolia, originaria del Sud-Est degli Stati Uniti d'America Andata perduta! |
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18. Olea europea var sativa
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Olea europea var sativa - L. Olivo o Ulivo o Olivone, originaria del Vicino Oriente |
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19. Pinus halepe |
Pinus halepensis - Mill. Pino d'Aleppo |
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20. Pinus nigra |
Pinus nigra - L. Pino nero |
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21. Pinus pinea |
Pinus pinea - L. Pino domestico, Mediterraneo Settentrionale |
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22. - |
Pistacia lentiscus - L. Lentisco |
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23. - |
Phillyrea madia - L. Ilatro |
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24. Populus nigra italica |
Populus nigra italica - Dvk. (?) Pioppo nero "italico", dalla Lombardia |
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25. - |
Robinia pseudoacacia - L. Robinia o Acacia, originaria del Nord-America e naturalizzata in Europa |
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26. Quercus ilex |
Quercus ilex - L. Leccio o Elce |
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27. Ulmus campestris |
Ulmus campestris - L. Olmo campestre |
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28. Trachycarpus (Chamoerops excelsa) |
Trachycarpus fortunei (Hook.) - H. L. Wendl. Ornamentale, Palma di Fortune, Palma cinese o Palma della Cina o Palma di Chusan |
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29. Viburnum tinus |
Viburnum tinus - L. Viburno tino |
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30. - |
Vitex agnus castus - L. Agnocasto |
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31. - |
Washingtonia robusta - H. L. Wendl. Palma messicana, nativa del Nord-Ovest del Messico Nord- Occidentale, in omaggio a George Washington, primo Presidente degli Stati Uniti d'America |
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Piante da fiore
Elenco di piante da fiore eroicamente sopravvissute ad un secolo di sistematiche incurie e vandalismi
In pratica soltanto 4 (!) delle 397 catalogate nel 1829, pari all' 1% !?! |
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1975 |
1989 |
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1. - |
Hedera helix - L. Edera comune |
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2. - |
Ruscus aculeatus - L. Pungitopo |
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3. - |
Vinca major - L. Pervinca maggiore |
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4. - |
"Ponik" Piante da fiore lì cresciute |
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Sopra la cartina del Parco con la visualizzazione del censimento del 1975 delle piante con la loro rispettiva ubicazione |
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Nota 1
Lista in ordine alfabetico per cognome delle abbreviazioni standard dei nomi degli autori botanici sopra citati nella nomenclatura binomiale delle specie botaniche da loro descritte |
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Boiss. Desf. Dvk. Hook. L.
Loud. Mill. A. Rich. Thg. Vent. H. L. Wendl. |
Pierre Edmond Boissier René Louiche Desfontaines (?) William Jackson Hooker Linneo alias Carl Nilsson Linnaeus, Carolus Linnaeus, Carl von Linné John Claudius Loudon Philip Miller Achille Richard (?) Étienne Pierre Ventenat Heinrich Ludolph Wendland |
1810 -1885 1750 -1833
1785 -1865 1707 -1778
1783 -1843 1691-1771 1794 -1852
1757 -1808 1792 -1869 |
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Nota 2
Il toponimo "Travarica", località in cui si trova il Parco, quasi sicuramente dalle erbe con cui si aromatizza un tipo di brandy dallo stesso nome, come altri tipi di molto popolari superalcolici di fattura casalinga, ad esempio la "Loza", la più simile alla grappa italiana, fatta perentoriamente con le vinacce d'uva, la "Medica", ottenuta da idromiele, e la "Smokvica", una grappa" distillata dai fichi.
La grappa aromatica alle erbe Travarica, appartiene quindi alla grande famiglia delle "rakija", le grappe balcaniche, ma così caratteristica da considerarla raffinata e degna di un suo nome particolare.
L'odierno superalcolico è commercializzato con una gradazione di 38-40 gradi e, nella versione più nobile, distillato da vinacce, dunque una grappa, o da vino, che in tal caso ne fa un brandy, ma anche ottenuta da insieme vino e "komovica", una robusta rakija fatta in casa da vinacce con oltre il 50% di alcol in volume (!), sempre comunque aromatizzato con un macerato di erbe - trava significa appunto "erba".
Il mix - con variazioni locali o addirittura di tradizione familiare, le famose "ricette segrete" - dovrebbe essere di menta, lavanda, melissa, salvia, anice e rosmarino, almeno quelle d'obbligo.
Le erbe vanno fatte macerare per sfruttarne al meglio aromi e fragranze di atmosfera molto mediterranea, che rendono la Travarica delicatamente aromatica e raffinata, al contrario della "šljivovica", la più conosciuta delle grappe balcaniche, dalla distillazione delle prugne, "rustica", aspra e forte, ed il diffusissimo amaro d'erbe "Pelinkovac", all'artemisia, che oggi gode della più assoluta popolarità.
Il Pelinkovac è un vero toccasana, dato che le artemisie contengono olî essenziali e terpenoidi come eucaliptolo, tujone e cineolo, a volte anche flavonoidi e derivati della cumarina, piante officinali quindi utilizzate nella medicina popolare, soprattutto orientale, dalle proprietà medicamentose secondo la tradizione "miracolose":
- antisettiche, a contrastare lo sviluppo dei microbi
- antispasmodiche, attenuando spasmi muscolari e rilassando il sistema nervoso
- antimalariche
- carminative, per favorire la fuoriuscita dei gas intestinali
- diaforetiche, agevolando la traspirazione cutanea del sudore
- emmenagoghe, a regolare il flusso mestruale
- espettoranti, perché favoriscono anche l'espulsione delle secrezioni bronchiali, come il catarro
- eupeptiche ed amaro-toniche, favorendo meravigliosamente la digestione
- antidiabetiche, specificatamente dall'estratto delle radici...
Se citato, di per sé il binomiale della pianta, Artemisia absinthium, la fa associare più direttamente all'"assenzio", il distillato franco-svizzero all'aroma di anice, derivato proprio da fiori e foglie dell'Assenzio Maggiore ovvero sì, Artemisia absinthium, dal quale prende il nome, anche questo un toccasana che alla fine del XIX sec prese il nome di "Fée Verte", "Fata Verde", icona dello stile di vita bohémien dei più famosi artisti e scrittori parigini, una bevanda consumata con elaborati rituali ed accessori stravaganti. |
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