|
||||||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Figli di un "altro" dio |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, 1945-1992 |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Repubblica Federale di Jugoslavia, 1992-2003 Serbia e Montenegro, 2003-2006 |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Slovenia, 1991- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Croazia, 1991- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Macedonia, 1991- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Krajina Serba, 1991-1995/96 |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Bosnia ed Erzegovina, 1992-1998 |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Erzeg-Bosnia Croata, 1992-1994 |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Repubblica Serba di Bosnia e Erzegovina, 1995- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Linea di confine fra le due entitŕ, IEBL * |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Federazione di Bosnia ed Erzegovina, 1994- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
UNTAES **, 1996-1998 |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Montenegro, 2006- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Serbia, 2006- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
"Kosovo", 2008- |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
* |
Linea di Confine Inter-Entitŕ - in Inglese IEBL, Inter-Entity Boundary Line - che separa la Federazione di Bosnia ed Erzegovina dalla Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, lungo oltre 1.000 km |
||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
** |
Amministrazione Transitoria delle Nazioni Unite nella Slavonia Orientale, Baranja e Sirmia Occidentale - in Inglese UNTAES, United Nations Transitional Administration for Eastern Slavonia, Baranja and Western Sirmium - come missione di peacekeeping dell'ONU nel N-E della Croazia a difesa della locale minoranza serba |
||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
I fatti |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Il "massacro di Srebrenica" č una pianificata strage di massa, cioč una generica pluriuccisione a sfondo etnico di incredibili proporzioni e dalle orribili modalitŕ, perpetrata senza interruzioni dall'11 al 22 luglio 1995 nella Cittŕ di Srebrenica - in Cirillico Сребреница, ovvero "miniera d'argento", da srebro, "argento", dall'antico nome latino Argentaria - durante l'ultima Guerra dei Balcani una di tre enclavi con popolazione a maggioranza musulmana della Bosnia ed Erzegovina Nord-Orientale, giŕ appartenente alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, in un territorio altrimenti a maggioranza serba. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Una strage preannunciata |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
di cui tutti sapevano! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La scandalosa veritŕ č che Srebrenica viene abbandonata al suo destino praticamente da tutti, compresi i militari dell'ONU ed i suoi "Alti Rappresentanti", lasciandovi intrappolata in balia degli eventi solo "gente comune", abitanti e rifugiati da tutti i villaggi bosgnacchi delle zone limitrofe, che, fino ad allora riusciti a sopravvivere ad una riesplosa e dilagante sistematica pulizia etnica, l'hanno raggiunta per trovarvi asilo e protezione.
L'imminente futuro di queste popolazioni bosgnacche sarŕ infatti oggetto di discussioni e trattative fra rappresentanti dei Paesi Occidentali e quelli delle parti belligeranti per tutti i lunghissimi mesi di aprile, maggio e giugno 1995!
Dell'inizio di luglio i primi scontri diretti di truppe tutt'intorno a Srebrenica e alla capitale Sarajevo.
Il gravissimo pericolo che incombe sulla popolazione di Srebrenica nelle culminanti fasi cruciali all'avvicinarsi della fine della guerra č cosě indubbiamente evidente e reale, date anche le aperte, ripetute e pressanti richieste di evacuazione delle popolazioni bosgnacche da parte dei Serbi-Bosniaci da un lato ed, in risposta, la disperata indecisione delle popolazioni delle enclavi bosgnacche sotto assedio se rimanere o andarsene, proprio temendo il peggio per quanto riguarda specificamente la sorte dei propri uomini all'atto di una eventuale evacuazione, cosě del tutto circondati e quindi costretti ad attraversare territori sotto assoluto ed incontrastato controllo dei Serbo-Bosniaci, questo nonostante la consapevolezza di un paventato rischio di genocidio, comunicato da parte delle Comunitŕ Bosgnacche ai responsabili Rappresentanti ONU sul luogo!
Per cui all'epoca dei fatti Srebrenica č ufficialmente "protetta" da un contingente olandese UNPROFOR dell'ONU, mandato lě perň soltanto armato di armi leggere, e, proprio grazie a questa scriteriata negligenza, la cittŕ ("dolcemente adagiata", ma malauguratamente "bloccata" nel fondo di una valle) verrŕ prima circondata, poi attaccata e occupata da truppe serbo-bosniache sotto il comando del Generale Ratko Mladić affiancate da gruppi paramilitari serbo- bosniaci, tra cui i famigerati "Scorpioni", ed infine "barattata", in cambio della liberazione degli stessi "Caschi Blu" messi a sua protezione (!?!). |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Una mattanza |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Nella Jugoslavia di Tito, dal 1968 "Musulmani" diventano "in senso nazionale" gli Slavi musulmani, riconosciuti come narod - popolo, etnia - insieme a Serbi, Croati, Sloveni, Montenegrini e Macedoni, cioč una delle "nazioni" costitutive del Paese socialista, con la chiara distinzione tra "Musulmani" in senso nazionale e "musulmani" in senso religioso, anche se l'Islam rimarrŕ comunque il principale marcatore identitario della "Nazione Bosniaco- Musulmana", mentre la "Comunitŕ Islamica" tenderŕ ad auto-nominarsene "istituzione nazionale".
Nell'enclave di Srebrenica verranno trucidati oltre 8.000 "Bosgnacchi", cioč Bosniaci musulmani, quasi esclusivamente maschi, tutti in una etŕ documentata compresa fra i 13 ed i 78 anni! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Quando alla fine le truppe serbo-bosniache forzeranno l'ultima resistenza bosgnacca e si riversanno nella Cittŕ, in massa gli abitanti saranno giŕ in fuga verso il Comando delle Truppe ONU per cercarne la diretta protezione fisica, ma ne verranno respinti.
Giŕ in questo momento l'Alto Rapprentante dell'ONU in Bosnia sa (e lo denuncia infatti in un telegramma!) come i Serbo-Bosniaci intendano "separare" uomini e ragazzi adolescenti dal resto dei rifugiati, azione cui le truppe ONU neppure proveranno seriamente ad opporsi.
Cosě, sotto la "supervisione passiva" dei "Caschi Blu" olandesi (impossibile che non non siano consapevoli...), i Serbo-Bosniaci cominceranno a mettere in atto la tremenda "cernita", uno dei tanti soprusi, questo perň inequivocabilmente propedeutico ad un massacro.
Da una parte vecchi, donne e bambini in tenera etŕ che, avviati ai camion bianchi ONU, salutano sconsolatamente da lontano chi della propria famiglia e tra amici e conoscenti č costretto a rimanere, dall'altra uomini e giovani, ma anche ragazzi e addirittura non piů che ragazzini, scortati in massa in direzione opposta, verso altri mezzi militari di trasporto, questi serbo- bosniaci, evidente meta luoghi di internamento e, come si vedrŕ, di esecuzioni.
Dalle future dirette testimonianze di chi tra i Serbo-Bosniaci avrŕ partecipato a tali esecuzioni di massa, solo racconti di orrore: uno di loro, Drazen Erdemović, confesserŕ davanti al Tribunale dell'Aja come i soldati dei plutoni di esecuzione, stremati da ore e ore di "duro lavoro", chiederanno ai propri superiori di potersi concedere una pausa per mettersi seduti, tante le ondate su ondate di uomini e giovani portate senza sosta sui cigli delle fosse comuni.
Da altri testimoni come, in rarissimi casi, dei condannati, sfuggiti miracolosamente alla prima salva del plutone di esecuzione, si getteranno d'impeto nella fossa comune fingendosi morti e, attutita la loro caduta dai cadaveri accumulativisi, cercheranno di nascondersi sotto i compagni morti, rimanendovi immobili fino a notte fonda per poi tentare il tutto per tutto e fuggire...
In effetti la strage inizia giŕ dentro il villaggio di Potočari, dove circa 30.000 rifugiati bosgnacchi, intrappolati, si ammassano intorno ai "Caschi Blu" in disperata attesa di venire evacuati sotto la protezione militare dell'ONU.
Conquistato il Centro cittadino di Srebrenica le truppe serbo- bosniache di Ratko Mladić proseguiranno infatti verso la Frazione di Potočari, dove "tratteranno" con il Comandante delle Truppe Olandesi ONU di peacekeeping, il cui Quartier Generale "DUTCHBAT" ha sede proprio nel villaggio, in pratica alla fine ottenendo accettazione per il "ricatto" di non operare rappresaglie sulle sue truppe ed i rifugiati sotto la loro protezione in cambio di una neppure troppo sottintesa "resa".
I Serbo-Bosniaci prenderanno cosě di fatto diretto controllo della zona e dei rifugiati, facendo intendere di voler rispettare e lasciare attuare la loro pianificata evacuazione alla Base ONU di Tuzla, presidiata da soldati svedesi, mentre in effetti giŕ dalla prima fase di stallo, in attesa dell'evacuazione, inizieranno a separare quanti piů uomini e adolescenti maschi dal resto della massa, non contando che in molti casi anche donne e giovani ragazze verranno stuprate ed uccise.
Si stimerŕ attraverso documentazioni e dirette testimonianze come circa 1.200 civili inermi vengano assassinati a Potočari prima dell'inizio dell'evacuazione dei superstiti, questi stipati su vecchi autobus verso il campo delle Truppe ONU Svedesi presso l'Aereoporto di Tuzla il 13 luglio 1995!
A propria "discolpa" i Serbo-Bosniaci diranno come i Bosgnacchi siano a loro volta parimenti da considerare "criminali di guerra" fatti "giustamente" pagare per i loro misfatti, dei fanatici xenofobi che da una Srebrenica resa "inattaccabile" dalla protezione ONU si siano dati a scorribande su per le pendici dei monti delimitanti la vallata e abbiano attaccato ed ucciso vecchi serbi rimasti testardamente nelle loro baite.
E asserendo ciň sicuramente non mentono, ma "quegli" uomini di cui parlano, probabili appartenenti a gruppi di difesa e di guerriglia bosgnacchi, si ha ragione di credere che abbiano per primi lasciato la cittŕ giŕ nei giorni precedenti, quando, una volta vista persa la battaglia, temendo di essere scoperti e riconosciuti e per evitare di diventare a loro volta oggetto di rappresaglie, si siano ormai dati alla macchia, tenendosi ben nascosti nei boschi sulle montagne.
Qui non si sta neppure parlando di "caduti" da entrambe le parti nei combattimenti e nelle azioni di guerriglia intorno alla cittŕ prima dell'assedio e durante l'attacco finale.
La militarmente articolata esecuzione di massa di oltre 8.000 uomini e adolescenti disarmati, prigionieri inermi tutti bosgnacchi o comunque musulmani, decisa, organizzata e portata a termine dalle Truppe della Republika Serpska insieme a fanatici e sanguirari gruppi paramilitari, non lasciano adito a dubbi! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Anzi un genocidio! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Nel 2004 il "Tribunale Penale Internazionale per l'Ex-Jugoslavia" dell'Aja stabilirŕ all'unanimitŕ che l'eccidio di Srebrenica, il piů grave crimine di guerra in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, č da considerare e di fatto costituisce un "genocidio". |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La Corte Internazionale dell'Aia riconoscerŕ contestualmente la Serbia non direttamente responsabile del genocidio, ma di aver comunque violato la "Convenzione di Genocidio", non avendo fatto abbastanza per impedirlo.
Solo nel 2010 il Parlamento Serbo voterŕ una risoluzione in cui di conseguenza si chiede ufficialmente "scusa" per il massacro di Srebrenica e si riconosce la propria mancanza nel non aver fatto di piů per prevenirlo.
Dell'efferata azione di guerra contro civili verranno ufficialmente incriminate e ritenute colpevoli le Forze della Republika Srpska, cioč la "Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina", nata appunto in quello stesso 1995.
La oltremodo triste veritŕ č che, a piů di venti anni dal massacro di Srebrenica, nonostante tutto l'orrore, si debba constatare come nella Bosnia ed Erzegovina del dopoguerra ed attuale la madre dei nazionalisti sia da allora rimasta ininterrottamente incinta, per cui, pur considerando Sarajevo un'"isola felice" di civile convivenza, altrettanto non possa dirsi ancora di molte altre zone della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, come Banja Luka e aree limitrofe.
Radovan Karadžić, Serbo-Bosniaco, giŕ Presidente della Republika Srpska dal 1992 al 1996, accusato di genocidio, di crimini contro l'umanitŕ, di violazioni delle leggi e dei costumi di guerra e di gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 1948, verrŕ condannato a 40 anni nel 2016.
Ratko Mladić, Serbo-Bosniaco, giŕ Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Serbo-Bosniaco, accusato di genocidio, di complicitŕ in genocidio, di crimini contro l'umanitŕ, di violazioni delle leggi e dei costumi di guerra, arrestato latitante nel 2011 in Serbia sarŕ estradato e consegnato alla Corte dell'Aja per affrontare il processo a suo carico. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Il Memoriale |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Nel 2000 l'allora Alto Rappresentante ONU per la Bosnia ed Erzegovina Wolfgang Petritsch, Austriaco di etnia slovena, dichiarerŕ l'intenzione di convertire Donji Potočari o Potočari di Sotto in un Memoriale e Cimitero Monumentale, poi ufficialmente "The Srebrenica-Potočari Memorial and Cemetery for the Victims of the 1995 Genocide", cioč per tutte le vittime del genocidio bosgnacco.
Giŕ nel 2001 verrŕ creata una Fondazione al fine di gestire e finanziare la construzione del Srebrenica Genocide Memorial tra l'altro grazie a cospicui fondi messi a disposizione da parte da molti Stati ed organizzazioni, soprattutto gli Stati Uniti d'America, ma anche attraverso le grandi e piccole donazioni di moltissimi privati.
Sempre nel 2001, sesto anniversario del massacro di Srebrenica, del Memoriale viene posata la prima pietra alla presenza di una folla di 15.000 persone.
La prima grande cerimonia nel Memoriale l'anno seguente, 2002, con la partecipazione di 20.000 persone, ed infine i funerali delle prime 600 vittime nel nuovo Cimitero Monumentale nel 2003, con l'inaugurazione del Memoriale alla presenza dell'ex Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton il 20 Settembre dello stesso anno.
Il lavoro del ritrovamento, recupero e identificazione delle vittime risulterŕ estremamente difficile, ancor piů in quanto alcune fosse comuni vengono riscavate successivamente e spostate, quindi il pietoso lavoro di riconoscimento dei corpi non si ferma e, ad oggi, rimangono piů di 2.000 corpi non identificati.
A quasi tre decenni dal massacro dell'11 luglio 1995, il lavoro per dare un'identitŕ ai resti delle vittime si č strutturato nel "Podrinje Identification Project" di Tuzla, che organizza il lavoro degli scienziati dell'International Commission on Missing Persons, la "Commissione Internazionale Persone Scomparse", con una Divisione Coordinamento e Identificazione nella cui sede vengono analizzate, catalogate e conservate le ossa delle vittime insieme a numerosissimi reperti personali piů facilmente "leggibili" o anche solo frammenti di oggetti ad esse collegati.
Per cercare di restituire quei morti alle rispettive famiglie, si incrociano i risultati dei profili genetici ottenuti dai test sul DNA con quelli presenti nella banca dati ricca di oltre 22.000 campioni, costituita per volontŕ e attraverso donazioni ematiche dei sopravvissuti e di quasi 8.000 consanguinei delle vittime (il campione migliore quello di due genitori o comunque due parenti prossimi), oltre a dati complementari di altra natura sia ante che post mortem. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Cosě sempre altre spoglie andranno ad unirsi alle quasi 7.000 giŕ sepolte nel Cimitero Monumentale di Potočari a Srebrenica.
Purtroppo per lungo tempo a venire, ci saranno sempre "nuovi morti", altri "corpi ricomposti" da seppellire, vittime cui ridare identitŕ, nome e dignitŕ, provenienti dagli scavi di fosse comuni (apparentemente infinite!), frutto dei rinvenimenti ancora frequenti su tutto il territorio dell'Ex- Jugoslavia, ma piů in particolare in Bosnia ed Erzegovina. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Con il senno del poi... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Indicibilmente triste rileggere oggi quanto l'allora inviato in Bosnia ed Erzegovina, dai colleghi detto "l'Ammiraglio" per i suoi avi militari russi, Vladimiro Odinzov, morto a 78 anni nel 2010, scrive su Repubblica "in tempo reale" il 12 luglio 1995: |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
"I Serbi a Srebrenica |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
i Caschi Blu in fuga |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
L'area 'protetta' di Srebrenica non esiste piů.
Fino ieri era una finzione diplomatica, ora 1.500 miliziani serbi l'hanno abbattuta, conquistando la cittŕ, mettendo in fuga decine di migliaia di abitanti e nominando una propria amministrazione.
L'esile barriera dei 'Caschi Blu' olandesi č stata travolta, nonostante un raid aereo della NATO, e le truppe dell'ONU cercavano anche loro ieri sera una via di scampo.
Gli aviogetti della portaerei americana 'Roosevelt' hanno attaccato ieri pomeriggio le forze serbo-bosniache che da venerdě avevano scatenato un'offensiva contro la zona della Bosnia orientale che le Nazioni Unite avevano giurato di difendere, ma l'intervento č giunto troppo tardi: le forze serbe sono entrate nel centro di Srebrenica conquistando una cittŕ di importanza strategica, che impedisce la continuitŕ territoriale tra i Serbi di Bosnia e la Serbia propriamente detta.
Una cittŕ che era abitata fino a ieri da circa cinquantamila musulmani, molti dei quali sono in fuga a Nord verso Potočari.
Anche i 450 'Caschi Blu' dei sette posti di osservazione che avrebbero dovuto controllare il rispetto degli accordi stanno cercando di raggiungere le loro basi.
Sotto attacco dei Serbi da due giorni si trova anche Žepa, a Sud di Srebrenica, e anch'essa dichiarata area di sicurezza.
Ieri sera i Serbi sostenevano che stava per cadere.
Cerchiamo di ricostruire la convulsa successione di una serie di avvenimenti che rappresentano una rovente sconfitta per l'ONU e gettano nuovi dubbi sulla permanenza dell'UNPROFOR in Bosnia.
Nel primo pomeriggio, in una missione che il comando dell'Alleanza Atlantica ha definito di 'appoggio aereo ravvicinato', per distinguerla da quella 'offensiva', nove aviogetti americani e olandesi F-16 e A-10 hanno attaccato 'obiettivi specifici' che minacciavano direttamente la sicurezza dei 'Caschi Blu' olandesi dei posti di osservazione.
L'attacco aereo inizia alle 14.40 quando gli aviogetti prendono di mira una colonna di carri armati che si sta muovendo verso Srebrenica dopo aver giŕ travolto, secondo alcune notizie, la cosiddetta 'Linea Blu', il posto di blocco presidiato dagli Olandesi.
Gli A-10 (aviogetti con un armamento di missili e bombe a guida laser impiegati nella guerra anticarro) centrano due carri armati senza tuttavia riuscire a fermare la colonna corazzata serbo- bosniaca che continua ad avanzare senza incontrare resistenza neppure dagli aviogetti NATO la cui missione era evidentemente quella di garantire l'incolumitŕ dei soldati dell'ONU sulla 'Linea Blu' e non di bloccare l'avanzata serba su Srebrenica.
L'intervento dei caccia-bombardieri si č svolto con l'appoggio e la copertura degli EF-111 in funzione di disturbo elettronico per accecare i radar e i sistemi di puntamento dei missili antiaerei, una misura di sicurezza per evitare 'incidenti e sviste' simili a quelli che alcuni mesi fa avevano causato l'abbattimento di un F-16 americano.
Tutti gli aerei sono rientrati alle loro basi poco prima delle 17, ma il Comando della NATO ha confermato che altri aviogetti si trovano sulla linea di volo pronti a decollare in caso di necessitŕ, ora quantomai improbabile.
L'intervento aereo era stato richiesto fin da lunedě pomeriggio dal Generale francese Janvier e dal Rappresentante dell'ONU Akashi ed era stato annullato soltanto per i rischi che avrebbe comportato un attacco in una valle molto stretta dove le Forze Serbe, Bosniache e i 'Caschi Blu' si trovavano gomito a gomito.
Solo ieri mattina la NATO ha avuto il via libera, dopo ripetuti colloqui telefonici e note verbali tra il Generale Janvier e le sue controparti a Pale, la 'capitale' della cosiddetta 'Repubblica Serba di Bosnia', insistenti inviti dall'UNPROFOR alle Forze Serbe di desistere dall'offensiva e a ritirarsi, e l'assicurazione dalla 'Linea Blu' che il bombardamento non avrebbe posto in pericolo i 'Caschi Blu'.
Cosě, in mattinata, l'ONU intima l'immediato ritiro delle Forze Serbe ai margini dell'area di sicurezza di Srebrenica, accende i motori degli aviogetti della NATO e chiede l'immediato rilascio dei trenta 'Caschi Blu' olandesi trattenuti dai Serbi.
I Serbi-Bosniaci del Generale Mladić accettano la sfida, sospettano il bluff, lanciano un ultimatum di 48 ore e bloccano tutti i convogli umanitari diretti a Sarajevo.
Sono gli estremi di un confronto che il Comando di Pale tenta di confondere sostenendo di non essere al corrente di nessun ultimatum, di aver ordinato l'arresto dell'offensiva su Srebrenica, e di considerare i 'Caschi Blu' 'ospiti' dei Serbi e liberi di andarsene quando vogliono.
L'UNPROFOR e la NATO replicano dando il via a una missione di 'appoggio aereo ravvicinato', ma gli aerei restano sulla pista per difficoltŕ operative.
Ancora una volta un gioco delle parti, dunque, sullo sfondo di una situazione di stallo con i Serbi e l'ONU che sondano fino a che punto l'avversario č deciso a rischiare ed entrambi ben consapevoli dei limiti oltre i quali non č possibile spingersi.
Ieri la situazione sul terreno veniva definita dall'UNPROFOR 'stabile ma tesa'.
Durante la notte c'era stato un tentativo dei Serbi di forzare la 'Linea Blu' dell'avamposto olandese che bloccava l'accesso a Srebrenica.
Una compagnia appoggiata da quattro carri armati e da artiglierie antiaeree aveva attaccato i 'Caschi' Blu con armi leggere ritirandosi dopo un rapido scambio a fuoco che non ha provocato nessuna vittima da entrambe le parti.
In mattinata un'altra scaramuccia definita dall'ONU un 'fuoco di intimidazione'.
Alle 6 di ieri mattina scattava l'ultimatum di 48 ore che imponeva il ritiro di tutti i 'Caschi Blu' e delle Forze Governative Bosniache dall'area di sicurezza di Srebrenica, dei civili che volevano farlo e delle Organizzazioni Umanitarie presenti in cittŕ.
Tutte le armi, sia dei 'Caschi Blu' che dei Bosniaci, dovevano essere consegnate ai Serbi al ponte che scavalca il fiume Jadar.
L'UNPROFOR naturalmente non prende in considerazione la mossa serbo- bosniaca definendola 'inaccettabile' e frutto di una 'iniziativa locale di qualche comandante'.
L'ultimatum non fa inoltre nessun cenno alle conseguenze derivanti dalla sua inosservanza.
L'offensiva su Srebrenica č troppo delicata, militarmente e politicamente troppo impegnativa per credere veramente che gli Alti Comandi di Pale non ne fossero a conoscenza.
Un'operazione che rappresenta un banco di prova tanto per i Serbi quanto per l'UNPROFOR.
Ieri si ipotizzava che il rilascio dei 'Caschi Blu' olandesi potesse subire qualche imprevisto ritardo per difficoltŕ dell'ultimo momento.
E all'UNPROFOR pur evitando di usare il termine 'ostaggi' si sosteneva che 'forse sono ospiti dei Serbi, ma di certo sono trattenuti contro la loro volontŕ'.
E di fatto l'ingranaggio della liberazione si č inceppato dopo l'attacco degli aviogetti NATO e con la notizia - che č giŕ un segnale abbastanza inquietante - che i trenta Olandesi non si trovano piů tutti a Bratunac bensě in due localitŕ diverse e imprecisate.
I Serbo-Bosniaci hanno dunque accettato la scommessa con l'ONU, hanno ignorato il 'forte segnale' che la NATO intendeva inviare a Pale, e hanno preso Srebrenica.
In mano hanno inoltre un'altra carta da giocare.
Nel corso delle trattative per la liberazione dei circa 400 ostaggi vi era stata una tacita promessa secondo cui i Serbi non avrebbero piů catturato dei 'Caschi Blu', mentre la NATO si impegnava a rinunciare agli attacchi aerei contro i Serbi.
Ora il comando dell'UNPROFOR si preoccupa ripetutamente di sottolineare che l'intervento aereo di ieri aveva un carattere di appoggio, di difesa dei suoi uomini, e non di offesa, di attacco contro obiettivi selezionati e non necessariamente localizzati in un campo di battaglia.
Ma i Serbi crederanno a questa spiegazione?
E ancora, quale ricaduta avranno sull'UNPROFOR e la sua permanenza in Bosnia gli avvenimenti delle ultime 24 ore?" |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Il macrocontesto |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Con "i Balcani" si intende - per lo piů in senso limitato all'ambito geografico - la "Penisola Balcanica" nell'Europa Orientale, dal Mar Adriatico ad Est fino al Mar Nero ad Ovest, delimitata a Sud da Mar Ionio (S-O) e Mar Egeo (S-E), entrambi le denominazioni riferenti al doppio sistema montuoso, Balcani Occidentali e Balcani Orientali, che la caratterizza percorrendola per circa 600 chilometri tra Serbia e Bulgaria - da balkan, in Turco "monte" (e qui si materializza giŕ chiaro il problema...).
I Balcani da ponte si sono nel tempo trasformati in luogo di demarcazione e di "divisione", da quella naturale originaria, fisico- geografica, partorendone una antropica, storico-culturale, arrivando fino a segnare di fatto una barriera osmotica tra due mondi diversi, Oriente ed Occidente. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Altrettanto geograficamente considerevoli quanto perň piů incerti i suoi confini non di mare, costituisce giŕ dalla Preistoria uno dei maggiori naturali corridoi migratori via terra, attraversato da tutte quelle popolazioni che per secoli e millenni - agli inizi in fuga di sopravvivenza da carestie piů che in avanzata di conquista - dovuti abbandonare Asia e Medio-Oriente rivolgono speranze migliori verso Ovest, fermati solo dall'Atlantico, da cui solo pochissimi lo riattraversano in senso inverso.
Dunque da sempre appetibili i Balcani per la loro indiscussa importanza strategica: "guado" obbligato, varco di passaggio, interfaccia di incontro e zona cuscinetto, crogiolo di culture in cui il confronto pacifico puň dimostrarsi mutualmente arricchente piů che altrove, ma proprio per questo anche elegibile a punto di controllo, trincerabile a scopi bellici, in cui l'identitŕ di ciascuno, giŕ basilarmente importante come presupposto stesso di scambio culturale puň con estrema facilitŕ venire manipolata a diventare pretesto di scontro. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Ora, se ne risulta difficilmente definibile la linea di demarcazione esterna sulla terraferma come penisola, al suo interno il tentativo di descriverla diventa quasi impossibile, presentando territori le cui popolazioni si distinguono e allo stesso tempo intersecano fluttuando di dinamicamente, ciascuna con i suoi limes, "sacri" invalicabilitŕ fisica e culturale, ovvero la "propria" terra, intrisa anche del sangue di una indelebile storia e pregna dei valori simbolici di una irrinunciabile identitŕ.
Profondamente radicato quindi e per ovvie ragioni quasi esasperato il sentimento di "nazionalitŕ", questa connotata non tanto da lingua ed etnia, quanto cultura e religione, da cui l'incredibile frammentazione e, quindi, le ripetute occasioni di "frizione", anche violenta, lungo le superfici di incontro-scontro tra questi mondi.
Parlare di "identitŕ" nei Balcani si dimostra tuttora materia sensibilissima, difficilmente comprensibile ad estranei impreparati, addirittura "esplosiva" se maneggiata con ignorante incuria e superficialitŕ, perché qui i concetti di "lingua", "cultura" e "religione" vengono mischiati pericolosamente e non di rado - involontariamente e volontariamente - "confusi" dalla gente comune e dai capi politici e religiosi, i primi usandoli malamente nel quotidiano, ma soprattutto i secondi distorcendoli e abusandoli volutamente a fini propagandistici quando si intenda dar libero sfogo alle proprie bramosie di potere.
Non esiste proprio alcuna altra logica che quella di voler creare confusione quando ad esempio in Bosnia ed Erzegovina se ne distingue grossolanamente la popolazione in "Serbi, Croati e Musulmani" (etnia, etnia, religione)...: piů coerente sarebbe dire "Serbi di Bosnia ed Erzegovina, Croati di Bosnia ed Erzegovina e Bosgnacchi", riferendo pur grossolanamente all'"etnia", oppure "Cristiani Ortodossi, Cristiani Cattolici e Musulmani", qualora se ne voglia sottolineare l'appartenenza religiosa!
Come giŕ accennato in precedenza, i cosiddetti "Bosgnacchi" o "Bosniacchi", Bošnjaci, sono Bosniaci, popolazione slava linguisticamente meridionale, parlano la Lingua Bosniaca, variante standardizzata dell'unica Lingua Serbo-Croata (nel Dialetto "Stocavo-Ijecavo", quindi intellegibile dagli altri due gruppi), sono Musulmani, di tradizione sunnita (anche se oggi per oltre il 50% "senza ulteriore denominazione" o appartenenza a correnti), nella stragrande maggioranza giŕ Cristiani, in parte Aromeni, ma per lo piů Serbi e anche Croati, convertitisi o forzatamente convertiti all'Islam durante il lungo periodo di appartenenza della regione all'Impero Ottomano, tra il Seicento e il Settecento.
I Bosgnacchi sono il gruppo numericamente dominante della popolazione bosniaca.
I cosiddetti "Serbi" di Bosnia ed Erzegovina, Срби у Босни и Херцеговини o Srbi u Bosni i Hercegovini, anche spesso detti Serbo-Bosniaci, Босански Срби ovvero Bosanski Srbi, sono Bosniaci, popolazione slava linguisticamente meridionale, parlano la Lingua Serba, variante standardizzata dell'unica Lingua Serbo- Croata (nel Dialetto "Stocavo-", prolungamento del Serbo-Croato parlato anche in Croazia, "-ljecavo", evoluzione dello Slavo Antico, quindi intellegibili dagli altri due gruppi ed usano l'alfabeto cirillico, che sostanzialmente poi altro non č che un Latino graficizzato in caratteri greci), la maggior parte sono Cristiani appartenenti alla Chiesa Ortodossa (non tutti, perché molti di loro sono atei, retaggio del sistema socialista).
I Serbo-Bosniaci sono il secondo gruppo per numero della popolazione bosniaca.
I cosiddetti "Croati" di Bosnia ed Erzegovina, anche chiamati Croato-Bosniaci o Hrvati Bosne i Hercegovine, sono Bosniaci, popolazione slava linguisticamente meridionale, parlano la Lingua Croata, variante standardizzata dell'unica Lingua Serbo-Croata (nelle tre varianti dei Dialetti "Ciacavo", "Stocavo-Ijekavo" e "Caikavo", quindi intellegibili dagli altri due gruppi, ed usano l'alfabeto latino), sono Cristiani appartenenti alla Chiesa Cattolica Romana.
I Croato-Bosniaci sono il piů piccolo dei tre gruppi costitutivi della Bosnia ed Erzegovina. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Nota
Le citate denominazioni dei dialetti del Croato derivano, per quanto riguarda il "Ciacavo", il "Caicavo" e lo "Stocavo" dal pronome interrogativo "che?" - "che cosa?" articolato nelle rispettive varianti di ča? (pronuncia "ciŕ"), kaj? (pronuncia "chŕi") e što? (pronuncia "schstó").
Il Bosniaco "ufficiale", usato cioč nella comunicazione pubblica, si differenzia solo minimamente da Serbo e Croato ed noltre le differenze tra le "parlate" delle Comunitŕ bosgnacche e limitrofe Comunitŕ sia serbo-bosniache che croato-bosniache sono in pratica quasi inesistenti.
La linguistica riconosce nel continuum della Lingua Serbo-Croata soltanto le tre macro-varianti čakavo, kajkavo e štokavo, nella cui ultima rientrano Serbo e Croato e tutte le varietŕ dei Dialetti Bosniaci.
Le principali, se non uniche, caratteristiche proprie delle parlate bosniache rispetto a quelle dei territori confinanti sono certi "orientalismi" ovviamente dovuti all'influsso ottomano-islamico, non presenti nella lingua letteraria.
Del resto anche l'Italiano e in pratica tutte le lingue, non solo europee, hanno adottato "neo-logismi" - non solo "anglicismi", "francesismi", "germanismi" e "ispanismi" (conseguenza di contatti culrutali e scambi commerciali e anche di conquiste, Colonialismo e Imperialismo!) - ma inoltre di evidente origine orientale, turco-ottomana e siculo-islamica e perfino persiana, cosiddetti "arabismi" e "orientalismi": kebab, felafel, hummus, nuca, alambicco, amalgama, algebra, cifra, algoritmo, elisir, zenit, auge, nadir, gabella, cotone, zafferano, arancia, bergamotto, limone, albicocca, carciofo, spinaci, bagigi, tulipano, zucchero, ammiraglio, darsena, magazzino, tariffa, zecca, liuto, nacchera, tamburo, scacchi, alfiere, riocco, scacco matto, magazzino, bazar, chiosco, quintale, giubba, ricamo, dogana, tariffa, imam, mullah, ayatollah, talebano, intifada, burqa, chador, taccuino, bizzeffe, ragazzo, meschino, rischio, zerbino, tazza, materasso, poi antroponimi come Cafari, Malacuso, Salemi, e, naturalmente, musulmano, harem come pure espressioni tipo "Stai schallo!"... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Cartina delle "prevalenze etniche" nelle Municipalitŕ dell'"odierna" Bosnia ed Erzegovina nel 2005, Comuni con: |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
popolazione a maggioranza bosgnacca |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
popolazione a maggioranza serbo-bosniaca |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
popolazione a maggioranza croato-bosniaca |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Nello studio scientifico del 2005 "Marjanovic, Fornarino, Montagna, Primorac, Hadziselimovic, Vidovic, Pojskic, Battaglia, Achilli, Drobnic, Andjelinovic, Torroni, Santachiara-Benerecetti e Semino, The peopling of modern Bosnia-Herzegovina: Y-chromosome haplogroups in the three main ethnic groups, in Annals of Human Genetics", volume 69, numero 6, pagine 757–763, sugli aplogruppi del cromosoma Y, appare evidente come "i tre gruppi principali della Bosnia ed Erzegovina, nonostante alcune differenze quantitative, condividono una larga frazione dello stesso antico pool genetico, tipico dell'area balcanica".
In sostanza i tre gruppi sono praticamente tre diramazioni di un unico ceppo, distinti prevalentemente da fede residua o religiosa, in parte derivante, cultura tradizionale, cioč Islam dei Bosgnacchi e Cristianesimo sia dei Serbo-Bosniaci che dei Croato-Bosniaci, a voler proprio distinguere il primo di tradizione liturgica "ortodossa" e il secondo "cattolico-romana". |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La "Guerra dei Balcani" lontana ormai di quasi trenta anni, la si vuole iniziata nel 1991 e terminata - almeno ufficialmente - nel 1995 (in effetti nel 2008 nel Kosovo e, a dirla tutta, mai veramente finita, soprattutto in Bosnia ed Erzegovina, ma solo assopita sotto sedativi!), ha cause interne e esterne, remote nel tempo e recenti.
Le responsabilitŕ dello sgretolamento, dissoluzione e sfacelo della "Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia" vanno a ricadere su molti: ovvio i goveranti delle rispettive Repubbliche, ma molto piů gravi restano quelle dei detentori del potere religioso, economico, militare e politico in Europa e nel mondo, potere da ciascuno gettato in campo nel peggiore dei modi.
Per questo potremmo tranquillamente asserire che negli umanamente orribili fatti dei Balcani nessuno č innocente, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta "pulizia etnica".
Durante la sua breve vita la Jugoslavia di Tito č sempre stata "natio non grata", a Est come ad Ovest, anzi addirittura proprio "indigesta", sia all'Unione Sovietica che agli Stati Uniti d'America con i rispettivi "codazzi" economico-militari, gli eserciti del "Patto di Varsavia" e della "NATO".
Il Movimento dei "Paesi Non Allineati" - il Non-Aligned Movement o N.A.M. - conta nel 2012 ben 120 Stati Membri piů altri 17 in qualitŕ di osservatori, non allineati con o apertamente contrari alle strapotenze mondiali, 2/3 di tutti quelli rappresentati alle Nazioni Unite, rappresentanti insieme oltre metŕ della popolazione globale.
Ma ne sono soltanto quattro quando nel 1956 l'Organizzazione prende forma su iniziativa di Tito, Nehru, Sukarno e Nasser per proteggere quegli Stati che non vogliano necessariamente schierarsi con una delle due superpotenze atomiche della "Guerra Fredda", USA e URSS, rifiutandone nettamente l'assoggettamento, il condiziomento o anche solo l'"influenza" nelle rispettive politiche interne ed internazionali.
Membri principali del "Terzo Fronte" diverranno India, Egitto, Brasile, Cina (per un periodo) e Jugoslavia, la cui "arroganza" nel non volersi definire né "capitalista" né "comunista" non verrŕ mai perdonata.
Il primo vertice, non a caso a Belgrado, nel 1961, in cui 28 Paesi Membri in una finale dichiarazione congiunta se ne escono con una esplicita condanna di Colonialismo, Imperialismo e Neocolonialismo!
Il vertice successivo al Cairo nel 1964, ora di 46 Stati, tra cui molti Stati Africani di appena riconquistata indipendenza, quasi interamente dedicato al conflitto arabo-israeliano.
Nel 1969 uno dei piů importanti vertici a Lusaka, in cui verrŕ realizzata una struttura permanente su temi economici e politici.
Fidel Castro nel suo discorso all'ONU in qualitŕ di Presidente del Movimento dei Paesi Non Allineati nel 1979 arriverŕ a descriverne cosě le finalitŕ: |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
... to ensure "the national independence, sovereignty, territorial integrity and security of non-aligned countries" in their "struggle against imperialism, colonialism, neo- colonialism, racism, and all forms of foreign aggression, occupation, domination, interference or hegemony as well as against great power and bloc politics"...
... per assicurare "l'indipendenza nazionale, la sovranitŕ, l'integritŕ territoriale e la sicurezza dei Paesi non allineati" nella loro "lotta contro Imperialismo, Colonialismo, Neo- Colonialismo, razzismo, e qualsivoglia forma di aggressione, occupazione, dominio, interferenza o egemonia da parte di altri Paesi, come pure 'superpotenze' e blocchi politico (-militari)"... |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Non riusciti fino ad allora a "neutralizzare" e tantomeno sottomettere la "scomoda" Jugoslavia dall'esterno, scomparso Tito si č optato per tentarlo dall'interno, vale a dire per "implosione", introducendo, fomentando e "sponsorizzando" fanatismi, estremismi e nazionalismi in pratica fino ad allora "estranei" alle popolazioni della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, covati piuttosto nelle rivalitŕ storiche fra le due dominanti Repubbliche di Serbia e Croazia.
Da un benessere generato, ridistribuito e goduto in solidale convivenza vi si passerŕ presto all'artificiosa levitazione esponenziale di tensioni sociali a sfondo etnico, in misura pressoché simmetrica, focalizzando ciascuna parte contro le rispettive minoranze, fino a scagliarle le une contro le altre, inclusa la "maldigerita" maggioranza bosgnacca, appunto da Tito elevata ad "etnia" attraverso la concessione ai "Musulmani" dello status di Nazione da parte del Comitato Centrale del Partito Comunista della Bosnia ed Erzegovina nel 1968.
Il di certo non disinteressato aizzare di Stati terzi da Ovest come da Est trapela al meglio, anzi al "peggio", nel monoculare contributo propagandistico dei mass media internazionali, ciascuno a denunciare i piů efferati crimini di una parte, tacendo senza vergogna quelli delle altre.
In particolar modo al repentino innesco d'incontrollata implosione -esplosione criminale e omicida nell'intera Federazione Jugoslava, nel 1991, due pesi e due misure, interventi dall'esterno faziosi, dannosi e irrazionali, "mediazioni" solo con i capi di bande armate del tutto ignorando la popolazione, mai consultata!
Insomma, la "pulizia etnica" o, meglio, "pulizie etniche" nei Balcani a seconda della radice sono state di fatto da sempre (vedi tra le due Grandi Guerre e a fine Seconda Guerra Mondiale!) piů o meno "passivamente" - il che vuol dire meno o piů "attivamente" accettate dai diversi "spettatori-attori" alleati esterni, tanto da far apparire inverosimile e assolutamente non credibile che l'unica "preoccupazione" sia stata quella estremamente tardiva per il Kosovo... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
In nessun'altra guerra sono stati mai raggiunti simili livelli di disinformazione, che in taluni casi ha avuto un'importanza politica decisiva: fatti taciuti o travisati, propaganda mirata alle popolazioni locali per convincere la gente a considerare il proprio vicino di casa, fino a ieri l'"amico della porta accanto", come "il nemico da combattere", qualsiasi modo "legittimo".
Con il risultato apocalittico che delle tre principali "etnie" della Bosnia ed Erzegovina, le quali fino allo scoppio della Guerra dei Balcani avevano vissuto armoniosamente mescolate, con la "spartizione post-bellica" ne vivono oggi lontani da dove sono nati ben 4 milioni su 5 - vale a dire l'80% - pur essendo rimasti nel proprio Paese o dopo essere stati costretti ad una vera e propria "diaspora" per salvarsi la vita rifugiandosi all'estero, con buona memoria di tutti i coinvolti, i due veri contendenti compresi, Serbia e Croazia! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||