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L'antico stemma della Cittą di Trieste, risalente almeno al XIII sec, Scudo francese antico di colore rosso con uno spiedo "alla furlana" tutto argento (erronamente chiamato "lancia" o "alabarda di San Sergio"), la sua corona muraria di Cittą che sormonta il tutto |
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Trst |
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il mito di una Trieste mai "slava" |
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Gią il solo titolo farą sicuramente ribollire del sangue quą e lą - tranquilli, non ce n'č motivo!...
Trieste in Dialetto Triestino, Triest in Tedesco e Trst in Sloveno, e non solo - tutto qui. |
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Oggi Capoluogo del Friuli-Venezia Giulia, pur mutilata del circondario si affaccia sul suo stupendo golfo Nord estremo dell'Adriatico, fra Italia e Istria, a pochi chilometri da Slovenia e Penisola Balcanica.
Da secoli crocevia europeo continentale-mediterraneo arricchito da tre culture, la mediterranea, mitteleuropea e slava, il suo porto commerciale tra i pił trafficati dell'intero Sud Europa. |
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Grandiosa a braccia aperte lģ per accoglierti la Piazza "vizin el mar, serada da tre lati, aristocratica, spaziosa e regolar" dice Corrai (Raimondo Cornet) dell'amato "salotto di Trieste" dai moti nomi - "Piazza San Pietro", "Grande", "Unitą" "Francesco Giuseppe", "Unitą d'Italia" e chissą quanti ancora - ben cresciuta col tempo sempre pił bella e monumentale di palazzi d'architetti famosi, ingioiellata di opere di grandi artisti, vivace di caffč storici, feste e ospiti illustri (unico rimpianto... il verde di quel giardinetto!) |
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Lascia che ti sorprenda! |
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Trieste č molto pił della cittą che ti aspetti, bellissima Viennese, colta, dinamica, semplicemente affascinante - per la terza volta riconosciuta come la cittą italiana dove si vive meglio, 2005, 2009, 2021 (oggi Milano seconda)!
L'ultima indagine del "Sole 24 Ore", prendendo in esame i parametri chiave del "benessere", da Trieste come la cittą con pił alta qualitą di vita in tutta Italia, prima per Cultura e Tempo libero, seconda per Affari e Lavoro, quarta per Ambiente e servizi, ben piazzata per Societą, Salute, Ricchezza, Consumi e Scuola (in una societą in cui si legge sempre di meno, ottenendo il primato nell'"indice di lettura"!), lontana dalla vetta solo per Giustizia e sicurezza. |
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Stabilimenti balneari raggiungili a piedi se ne trovano ovunque, come i vicinissimi sentieri sul Carso o stupendi boschi della Slovenia ce ne sono e in quantitą, quindi il risultato non puņ essere solo attribuito alla sua "felice" (come ben ci renderemo conto davvero questionabile!) ubicazione geografica, deve affondare radici profonde e forti anche nella sua "cultura".
Non dimentichiamo che č la Cittą di Svevo, Saba, Joyce e Rilke, ma poter vantare il primato nell'indice di lettura - in Italiano, Tedesco e Sloveno - la linfa deve venire da lungimiranti investimenti proprio nella cultura (in cui č prima), nel patrimonio museale (seconda), formazione continua (terza) e variegate attivitą culturali le quali sappiano attirare ogni fascia d'etą. |
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Un glorioso passato asburgico ne fece la "piccola Vienna sul mare", con un'anima tra mare e monte, ricca di mille contaminazioni, sa di continuo "ritrovarsi" e rinnovarsi, incurante della bora che la sferza la sua "Barcolana", storica regata velica internazionale annuale di ottobre, nel 2018 nel Guinness dei primati come "Largest Sailing Race", "la regata pił grande del mondo", grazie a quasi tremila imbarcazioni iscritte.
Una Cittą, implacabili sferzate di bora a parte, capace di regalare anche tramonti dolcemente romantici, in cui la vita intensa dei moltissimi caffč (non bar!) caratterizza sia ritmo che atmosfera, tra vestigia romane e castelli a picco sul mare, pregna di storia pur non sempre "bella" da ricordare. |
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Nel Segmento IV (includendo il mancante Segmento I ricostruito nel 1898 da Konrad Miller) della cosiddetta "Tabula Peutingeriana", il famoso itinerarium tardo-romano, unica "carta stradale" giuntaci dall'antichitą in copia medievale di una cartografia itineraria molto probabilmente del IV sec dC, gią rielaborazione dell'originale di epoca augustea, Tergeste č molto chiaramente marcata come "Civitas" |
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Il suo nome antichissimo |
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L'origine avrebbe un'etimologia pre-romana con radice addirittura pre-indoeuropea, "terg" in Illirico Antico "mercato" (!) con un suffisso "-este" tipico della Lingua "Venetica" di antichi Veneti o Paleoveneti, popolazione indoeuropea stanziatasi nel Nord-Ovest della Penisola Italica seconda metą II millennio aC - il termine terg per mercato ancora oggi immutato in Sloveno, tьrgъ nello Slavo ecclesiastico antico, trite in Croato, trnica in Serbo, targ in Polacco e torg nel senso di "piazza" e di "mercato all'aperto" dallo scandinavo antico fino allo Svedese attuale.
Tutti d'accordo quindi... meno i Romani, che, da provetti accaparratori ed etichettatori di "Made in Rome", in etą augustea cercheranno di far derivare "Tergeste" dal Latino tergestum, anche se - "al lupo, al lupo" difficile credergli - il geografo Strabone potrebbe averci colto: tergestum contrazione di ter-gestum bellum = guerra/bellum combattuta/gestum tre volte/ter, con le legioni romane costrette a ben tre cruente battaglie prima di sopraffare le valenti antiche
popolazioni
Venete locali.
Ma si sa, Trieste, ha molti nomi, in tutte le lingue che via via ha storicamente parlato, da Tegerste in Venetico, a Tergestum in Latino, poi distrutta dai barbari, Triest nel Tedesco nel Trecento, Trieste in Italiano e Trieszt nello Ungherese cosmopolita porto franco asburgico austro-ungarico, ma di Lingua Italiana nel XXVIII-XIX sec e poi nel Regno d'Italia dal 1918 dopo la Prima Grande Guerra e dopo la Seconda "Territorio Libero di Trieste" o T.L.T., Trst ("canneto"*) in Sloveno* e Croato, Трст/Trst in Serbo...
Ma i veri nomi, a livello di Lingue locali, Tričst in Dialetto Tergestino e Trieste in Dialetto Triestino come pure in Lingua Veneta e in Italiano, questo lingua "identitaria", perché comunque Croato, Serbo, Sloveno, Tedesco e Ungerese in tutte le succedutesi fasi storiche sempre parlate in cittą da piccolissime minoranze. |
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Pił "appropriato" stemma di della Cittą di Trieste - ferito e sanguinante, gią secondo la leggenda con origini dal "martirio" di San Sergio nel 336 in Persia, con relativo promesso e ricevuto segno "celeste" della sua "lancia" conficcatasi in Piazza Maggiore, arma "inattaccabile dalla ruggine" oggi conservata nel Tesoro della Cattedrale di San Giusto, in realtą "spiedo alla furlana" tipico della fanteria friulana del Patriarcato di Aquileia |
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Una storia "complicata" |
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La storia del luogo si perde nel Neolitico, da tarda Etą del Bronzo, II millennio aC la "Cultura dei Castellieri", come in Istria, Dalmazia e Messapia, costa italica sud-adriatica, probabilmente una etnia pre-indoeuropea di origine illirica venuta dal mare, X-IX sec aC gli Istri e gli antichi Veneti, prime etnie indoeuropee in contatto fra loro con ciascuna la sua cultura, poi con i Carni, tribł celtica, Tergeste gią "snodo commerciale" fortificato.
La romana Tergestum castrum e porto strategico nella conquista dell'Illiria, guerra contro i pirati Istri nel 221 aC, la vicina Aquileia fondata nel 181 aC e Guerra Istrica 178-177 aC, danno il via al processo di romanizzazione e assimilazione dei locali, Tergeste Municipium intorno al II sec aC e Colonia della Tribus Pupinia a metą I sec aC, fine Etą Repubblicana, citata da Giulio Cesare nel suo"De Bello Gallico" Aquileia e Tergeste salvate dagli Iapidi 53-51 aC, difesa da mura nel 33 aC, foro e teatro nell'italica Regio X Venetia et Histria nel 7 dC sotto Augusto, con Vespasiano status di Civitas, sua massima espansione urbana e oltre 12.000 abitanti sotto Traiano (popolazione che riavrą solo seconda metą XVIII sec!). |
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Svanisce e "araba fenice" riappare |
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Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente forte recessione a piccolo villaggio di pescatori (Roma stessa da metropoli di milioni di abitanti ne finirą con 45.000), sotto controllo bizantino come Τεργέστη, Tergeste, fino all'occupazione dei Franchi 788, diocesi Tergestum dal VI sec fino al 1295 (dal 948 con potere temporale sul territorio), nel XII sec la cittą Libero Comune, quindi per tre secoli sotto il controllo o della Repubblica di Venezia o della Contea di Gorizia o del Patriarcato di Aquileia.
Nel 1368, per gravi atti di violenza contro una galea veneziana lģ ormeggiata, deve sottomettersi all'Austria che poi la "venderą" proprio alla Serenissima, con la "Guerra di Chioggia" verrą occupata 1380 dalla "Patria del Friuli", costretta a dedizione ad Aquileia con il "Trattato di Torino", morto il Patriarca 1381, nuova dedizione agli Asburgo, seconda sottomissione con resa firmata a Graz 1382 (autonomia comunale "salva" ma sotto un Capitano nominato dal Duca d'Austria). |
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Un "rinascimento" difficile |
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Prima metą Quattrocento la nuova situazione politica pił "tranquilla" permetterą a Trieste sviluppo commerciale, portandola perņ inevitabilmente nel 1463 a scontrarsi di nuovo con la "monopolizzante" Repubblica di Venezia, il cui esercito, con il gioco sporco degli Asburgo, metterą a ferro e fuoco cittą, saline e campagne, con seguente legittima ribellione contro la Casa d'Austria, che nella notte di Capodanno del 1468 culminerą con il ripreso possesso della cittą, anche se politica "marcia" porterą Trieste a un terzo patto di sottomissione all'Imperatore, poi risparmiata dall'Esercito Imperiale Ottomano 1470.
La Trieste del XVII sec č dedita alla viticoltura di "Prosecco" ad arbustum gallicum, accoppiata ad alberi, base economica per il borgo fortificato, letteralmente circondato da vigneti fino allo sviluppo delle sue attivitą mercantili marittime una volta proclamata "porto franco", il vino denominato proprio dal Castello di Prosecco, poi diffusosi nel Goriziano, Veneto e Dalmazia, oggi uno dei vini pił famosi al mondo.
Fino all'istituzione del porto franco nel 1719 il borgo č ancora saline e piccoli appezzamenti agricoli, ma con l'attenta politica economica di Maria Teresa d'Austria, l'estensione dei diritti nel 1747 e 1769 e gli investimenti tra 1758 e 1769 nell'ampliamento e potenziamento dello scalo, forte a difesa del molo e primo cantiere navale, lo "squero" di San Nicolņ, Trieste si avvierą a diventare primo porto dell'Impero Austriaco, uno dei principali europei.
Nel 1857 arriverą la ferrovia e si edificherą il "Borgo Teresiano", per una popolazione in crescita di sei volte rispetto a un secolo prima, sviluppo demografico dovuto agli immigrati austriaci, dalmati, friulani, greci, istriani, serbi, veneti, sloveni e ungheresi, con tre principali lingue: l'Italiano, il "Tergestino" delle persone semplici - antico dialetto locale retoromanzo vicino alla Lingua Friulana, non capito dagli Italiani e sostituito poi dal "Triestino", dialetto veneto "coloniale" - e Sloveno. |
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Gli ideali della Rivoluzione Francese vengono diffusi, pur con qualche "variante", dalle Armate Napoleoniche anche a Trieste come in tutt'Europa, creando ovunque non poco scompiglio nei rispettivi contesti sociali e politici |
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Forti venti "napoleonici" |
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oltre che bora... |
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Le truppe napoleoniche occuperanno Trieste tre volte, nel 1797, 1805, 1809, sospendendone lo status di porto franco e provocandogli la definitiva perdita della sua antica autonomia, alla fine inglobata nelle cosiddette "Province Illiriche" - Carinzia, Carniola, Goriziano, Istria Veneta e Asburgica, parte della Croazia e Dalmazia - con conseguente abbandono della Cittą da parte di molti e diffondersi di idee democratiche tra quelli rimasti, che porteranno a maturare per la prima volta la coscienza di un'"identitą nazionale" italiana.
Ritornata agli Asburgo nel 1813 dopo la battaglia di Lipsia, la Cittą continuerą a svilupparsi, unita con Vienna per ferrovia nel 1857, Anni Sessanta dell'Ottocento Capoluogo della Oesterreichisches Küstenland, il Litorale Austriaco, dopo Vienna, Budapest e Praga quarta cittą dell'Impero Austro-Ungarico ultimi decenni Ottocento.
In un clima fortemente cosmopolita, plurilingue e plurireligioso, fino al 60% la popolazione italofona, pił un 10% di stranieri italiani immigrati dal Regno d'Italia (insieme fino all'85% nel 1921), 25% di Lingua Slovena (8% nel 1921), residuale la Lingua Tedesca all'1% e comunitą ancor minori di Armeni, Croati, Ebrei, Greci, Inglesi, Serbi, Svizzeri e Ungheresi. |
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Le idee rivoluzionarie di Napoleone fondamentale punto di partenza anche per il Risorgimento Italiano, perché dopo Waterloo con Luigi XVIII sul trono potrebbe sembrare che tutta la Rivoluzione sia gią dimenticata e tutte le sue conquiste cancellate come lo stesso Impero Francese, ma non č affatto cosģ, anche se molti pensano che abbia tradito gli ideali di Libertą e di Uguaglianza, un "liberatore" finito "oppressore", negli Stati da lui occupati abolita la servitł dei contadini e i privilegi dei nobili, garantita proprietą e diritto al commercio, beni della Chiesa confiscati ora in mano alla borghesia, "uomini nuovi" possono emergere facendo affidamento solo sui propri meriti (in questo sģ la reinterpretazione della Rivoluzione a favore della nuova classe sociale!), il Codice Napoleonico di fatto legge in Europa, continente risvegliato, palesemente pił moderno e ora desideroso di ulteriori cambiamenti, ancora pił alimentato dal ritorno degli Stati allo Ancien Régime, errore fatale che al contrario accelererą la nascita di tutti i movimenti patriottici - anche in Italia, dove si evolverą nel Risorgimento |
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Arriva l'"Irredentismo" italiano |
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Insieme a Trento, Trieste sarą cuore dell'"Irredentismo risorgimentale", pił che legittima aspirazione italiana a ricomporre la propria frammentazione ormai millenaria e perfezionare territorialmente l'unitą nazionale, questo liberando aree sotto dominio straniero con popolazione italiana o italofona o altrimenti connessa all'Italia da secolari legami storici, linguistici e culturali, movimento particolarmente attivo fra ultimi decenni del XIX sec e primi del XX sec, da non confondere con l'"Irredentismo fascista"
di tutt'altra
pasta e tutt'altra matrice. Il Regno d'Italia annessa la Lombardia con la Seconda Guerra d'Indipendenza nel 1859 e il Veneto con la Terza Guerra d'Indipendenza nel 1866, l'Impero Austriaco ingerirą sempre pił nella gestione politica del Triestino tutta la seconda metą XIX sec, nel tentativo di tenere a bada il gruppo etnico italiano con tendenze irredentiste, addirittura proponendo piani di "germanizzazione" o "slavizzazione" per sradicare l'Italianitą dalle sue terre. |
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Quindi per contrastare l'Irredentismo italiano il Governo Austro- Ungarico incoraggerą il formarsi di una coscienza nazionale slovena con conseguente regressione dell'uso della Lingua Italiana, pur sempre rimanendo lingua di prestigio, fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando Trieste sarą annessa al Regno d'Italia con unica lingua ufficiale l'Italiano.
Queste manovre politiche artificiose evidentemente a vuoto se ancora il Censimento Ufficiale Austriaco 1910 registrerą una ripartizione d'uso di "madrelingua" fra i Triestini senza spazio per interpretazioni, con l'Italiano a pił del 50%, neppure al 25% lo Sloveno, residuale il Tedesco al 5%, il Serbo-Croato 1% e, fra gli stranieri residenti, a molto oltre il 10% i cittadini del Regno d'Italia, mentre a poco pił dell'1% i cittadini del Regno d'Ungheria. |
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Ad un secolo dal criminale rogo della "Casa del Popolo e della Cultura" Slovena, Narodni Dom, data alle fiamme da facinorosi Fascisti Italiani nella loro "notte dei cristalli", storico l'incontro fra i Presidenti d'Italia, Sergio Mattarella, e Slovenia, Borut Pahor, coraggioso tentativo di pacificazione tra memorie ancora contrapposte, traumi profondi, lacerazioni stratificate difficili da conciliare, ciascuna parte con le "sue" memorie di guerre e atrocitą che opposte idee, ritenute "giuste" dai rispettivi, rischiano di consolidarsi in nuove frontiere - ma la storia non č mai oggettivamente "univoca" e a ciascuno va riconosciuto il diritto al rispetto delle "sue" esperienze - la storia č complessa ed č sull'ignoranza che cresce l'odio: "Rat je rat", lo sappiamo, e dice bene Eschilo "U ratu je istina prva rtva", "In guerra, la veritą č la prima vittima"!
La restituzione del Narodni Dom, proprio alla data del 13 luglio, che segna la contestuale ascesa nefasta del Nazionalismo Fascista, dovuto atto di riconoscimento pubblico delle persecuzioni subite dagli Sloveni, viene a sua volta, per la prima volta!, uffcialmente ricambiata con una visita alla "Foiba di Basovizza", memoriale altamente simbolico per orribili violenze subite dagli Italiani, poi davanti al "Monumento dei Fucilati di Borba" quasi si sgretola quel muro secolare di odio politico ed etnico cosģ straziato di ferite su entrabi i lati, balzo in avanti verso la coscienza dell'inestimabile valore della "pluralitą", nel segno dell'odierna integrazione europea, al di lą di ogni tentazione di strumentalizzazzione neonazionalista.
Come l'incendio di Narodni Dom č l'inizio di una stagione di oppressione da parte del "Fascismo di confine", da oggi si va "V nov začetek", "verso un nuovo inizio", l'edificio tornerą Casa degli Sloveni di Trieste, aperta a tutte le identitą, senza opposizioni linguistico-nazionali, una dura lezione per la Cittą, perché proprio negando quella pluralitą da porto mitteleuropeo si č ritrovata periferia d'Italia e ha dovuto lavorare cent'anni per riconquistare il suo primato, solo con l'accettazione dell'altro, il rispetto del suo dolore, si possono lasciare alle spalle antichi torti e rancori, riconciliandosi con sé stessi e con la storia per riprosperare "insieme". |
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Una gran "sparata" |
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con amarissimo rinculo |
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La Prima Guerra Mondiale determinerą quindi la prima annessione di Trieste e intera Venezia Giulia all'Italia a fine 1918, fino all'ultimo invano contrastata al tavolo di pace dai rappresentanti del nuovo "Regno dei Serbi, Croati e Sloveni", il Regio Esercito Italiano entrando a Trieste e poi occupando militarmente la parte della Dalmazia promessa all'Italia con il "Patto di Londra" del 1915, accordo segreto fra Italia e la "Triplice Intesa" - Regno Unito, Francia e Russia - con cui l'Italia s'impegna in una guerra contro gli "Imperi Centrali" in cambio di compensi territoriali poi biasimevolmente non del tutto riconosciuti dal nuovo "Trattato di Versailles" del 1919.
Questi giustificati risentimenti italiani faranno attecchire il Fascismo "rapido e precoce" a Trieste, gią nel 1920 le prime "Squadre Volontarie di Difesa Cittadina", nuclei dei poi famigerati "squadristi" fascisti, e l'"Avanguardia Studentesca Triestina" di ispirazione fascista, a Spalato i primi "incidenti" seguiti da quelli incresciosi di Trieste contro "Narodni Dom", il centro culturale di Sloveni e Slavi, "Jadranska banka", "Ljubljanska kreditna banka", Cassa di Risparmio Croata, il settimanale "Edinost", la scuola serba, altri luoghi di aggregazione delle comunitą etniche della Cittą, la sede del Partito Socialista Italiano, poi con il "Trattato di Rapallo" del 1920 Trieste passerą definitivamente all'Italia, inglobando ex Contea Principesca di Gorizia e Gradisca, Istria e Carniola. |
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Tipico manifesto di diretta intimidazione fascista contro la Popolazione Slovena e Croata dell'Istria, durante la forzata campagna di "assimilazione" degli "s'ciavi", schiavi, Slavi |
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"All'armi siam Fascisti!" |
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fanatici e facinorosi |
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Il periodo interbellico, fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale metterą Trieste in ginocchio, colpita da perdita di importanza portuale e conseguente crisi economica, i settori commerciale e finanziario i pił colpiti, e perdita anche della sua secolare autonomia comunale e della arricchente cultura della sua comunitą germanofona, e il Fascismo al governo nazionale darą il via a Trieste Venezia Giulia alla sua altrettanto artificiosa politica di "snazionalizzazione" delle minoranze cosiddette "allogene", di altra "stirpe" o nazione, della loro lingua e delle loro tradizioni culturali, in poche parole della loro "identitą" culturale e politica.
Da metą Anni Venti la forzata "italianizzazione" di tutti i "toponimi" e cognomi slavi, nomi di luoghi e persone (!), e nel 1929 proibito Sloveno e Tedesco nelle scuole, di madrelingua di lģ a poco chiuse, come circoli culturali e stampa della comunitą slovena, ma nonostante problemi economici e tensioni politiche ne crescerą la popolazione con la incitata immigrazione da tutt'Italia, che stagnerą solo a metą Anni Trenta, addirittura in leggera flessione, anche se fino alla Seconda Guerra Mondiale, la cittą si arricchirą di importanti opere urbanistiche, a carattere fortemente propagandistico, come l'Universitą e il "Faro della Vittoria"...
Tipica azione dittatoriale e antidemocratica questo voler "assimilare" gruppi etnici minoritari con una aperta politica "anti- slava", sottolineata nel quotidiano da nefande scorrerie di squadristi fascisti con incidenti, morti e feriti nonché gravissime ripercussioni sugli gią estremamente fragili rapporti interetnici, una vera e propria persecuzione etnica che causerą un abbandono della Cittą del 10% degli Sloveni verso il Regno di Jugoslavia.
Da fine Anni Venti pił che "motivata" quindi l'attivitą sovversiva terrorista di organizzazioni rivoluzionarie clandestine nazionaliste, indipendentiste, irredentiste e antifasciste sloveno-croate della Venezia Giulia come "T.I.G.R.", acronimo di "Trst-Istra-Gorica- Reka", in Sloveno "Revolucionarna organizacija Julijske krajine T.I.G.R.", e Borba , per la "lotta senza compromessi contro il Fascismo e le sue istituzioni con tutti i mezzi possibili, per l'annessione del Litorale e dell'Istria alla Jugoslavia, fino a rovesciare il Fascismo", dopo che viene dato alle fiamme il Narodni dom, sede delle organizzazioni slovene triestine, reagendo ad assassinī fascisti con altrettanta brutalitą, resistenza armata e azioni violente contro esponenti del Regime e Forze dell'Ordine, anche se purtroppo, come solito, con effetti collaterali
"inevitabili ma mai legittimabili" di vittime
civili innocenti. Vittoria" e la redazione de "Il Popolo di Trieste", i responsabili processati dal "Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato", trasferito a Trieste da Roma, quattro condannati a morte gli altri a pene detentive dai 2 anni e 6 mesi ai 30 anni, due assolti, e a fine 1941, Seconda Guerra Mondiale in corso, nuovo processo per terrorismo e spionaggio contro altri nove Sloveni e Croati del TIGR, cinque giustiziati, quattro imprigionati, neutralizzando cosģ di fatto l'azione almeno armata dell'organizzazione. |
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La progressiva riscoperta da parte della storiografia italiana dei Lager fascisti, fino a seconda metą Anni Ottanta sotto "imposto" silenzio, avvierą una serie di ricerche approfondite a livello locale e nazionale sulla nostra tristissima esperienza - perché neppure la propria storia "brutta" si cancella!
La vicenda dei "Campi di internamento" fascisti in Italia e nei territori occupati, dal punto di vista memoriale, al centro di una storia che intreccia rimozioni, omertą, riscoperte e sovra-scritture che hanno del mitico, ma ripercorrendola dalle prime tracce lasciate da testimoni si arriva a certezza storica di "Regi Decreti", a comiciare il n. 1415 8 luglio 1938 e il n. 566 10 giugno 1940".
"Approvazione dei testi della legge di guerra e della legge di neutralita" [...] "Sulla proposta del Duce, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro Segretario di Stato per l'interno, per l'Africa Italiana, per la guerra, per la marina e per l'aeronautica, di concerto con i Ministri per gli affari esteri, per la grazia e giustizia, per le finanze e per le comunicazioni"... (WOW!)
"Applicazione della legge di guerra nel territori dello Stato. VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTĄ DELLA NAZIONE RE D'ITALIA E DI ALBANIA IMPERATORE D'ETIOPIA Visti gli articoli 2, 5 e 10 del R. decreto 8 luglio 1938-XVI, n. 1415, che approva i testi della legge di guerra e della legge di neutralitą; Ritenuto che lo Stato Italiano č in guerra con la Francia e la Gran Bretagna; Sentito il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del DUCE del Fascismo, Capo del Governo e Ministro per l'interno, di concerto con i Ministri per gli affari esteri e per l'Africa Italiana; Abbiamo decretato e decretiamo: Articolo unico - Le disposizioni della legge di guerra, approvate con R. decreto 8 luglio 1938-XVI n. 1415, si applicano, a decorrere dalle ore 24 del giorno 10 giugno 1940-XVIII, nei territori dello Stato, compresi quelli dell'Africa Italiana e dei Possedimenti"...
(WOW!!!) Insieme alle preziosissime testimonianze dei sopravvissuti e a contributi come "I bambini sloveni nei campi di concentramento italiani (1942-1943)" di Metka Gombač, punti di partenza per una completa (ri)scrittura "storica" iniziata, in corso ma lungi ancora dall'essere portata a termine!
La foto sotto, "Bambini sfiniti dalla fame nel campo di concentramento dell'isola di Rab- Arbe 1942-1943" (Museo di Storia Contemporanea di Lubiana), dalla recente mostra "Quando morģ mio padre", presso la "Casa della Memoria e della Storia" a Roma, i Campi di Concentramento Fascisti italiani in Slovenia, dall'estate del 1942 a settembre del 1943, nei disegni e le testimonianze dei bambini "affinché non accada mai pił!". |
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Prima gli orrori Nazi-Fascisti |
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Con la disastrosa entrata in guerra nel 1940 dell'Italia a fianco della Germania nazista lutti e disagi di ogni tipo sempre pił acuti, sinagoga assalita e danneggiata due volte, l'invasione della Jugoslavia nel 1941 riaccenderą dal 1942 la Resistenza Sloveno- Croata in Venezia Giulia anche per eventi bellici e deliberato terrorismo delle truppe di occupazione tedesche e italiane contro Sloveni e Croati, villaggi bruciati, decimazioni, indiscriminate uccisioni di civili, campi di concentramento in Italia per Slavi "allogeni" o "alloglotti" - d'altra "stirpe" o "lingua" dall'occupato Regno di Jugoslavia e minoranze slave del Regno d'Italia - e antifascisti italiani, annientamento barbaro di migliaia di innocenti da Venezia Euganea del Friuli, Venezia Giulia, Zara, a aizzare ulteriormente l'odio interetnico creato dal Fascismo, che provocherą tragedie per Trieste e Venezia Giulia durante e dopo il conflitto.
Lunghissime e altrettanto macabre le liste dei "Campi di concentramento per Slavi e Italiani antifascisti", quella in territori oggi non pił italiani, in zone di confine, e l'altra in territori ancora oggi italiani (con accertata presenza di Slavi "allogeni" e "alloglotti" in almeno 50 dei campi!), qui di seguito divise appunto nei due gruppi e in ordine alfabetico:
In territori oggi non italiani
- Arbe/Rab, Dalmazia, Croazia, durissimo Lager civile, 10-15.000 (!!) Sloveni, Croati ed Ebrei, uomini, donne e bambini - 1942-1943
- Fiume/Rijeka, Istria, Croazia, 3.500 (!) internati nella "Caserma Diaz", luogo di internamento e smistamento di Slavi e oppositori italiani del Regime
- Mamula/Мамула o"Lastavica", Herceg Novi, Cattaro, Montenegro, Lager civile sull'isolotto-fortezza, oltre 500 uomini e donne, 1942- 1943
- Meląda/Molat, Zara, Dalmazia, Croazia, Lager civile, 2.400 (!) uomini, donne, vecchi e bambini, 1942-1943
- Zlarino/Zlarin, Zara, Dalmazia, Croazia, Lager civile, oltre 1.600 (!) rastrellati politici e familiari, 1943
- inoltre ad Acquette/Vodice, Sebenico, Dalmazia, Croazia, Antivari /Бар, Bar, Montenegro, Błccari/Bakar, Fiume, Regione Litoraneo- Montana, Croazia, Castagnevizza/Kostanjevica na Karsu, Goriziano, Slovenia, Calogerą/Oljak, Zara, Dalmazia, Croazia, German (?), Albania, Haidari/Χαϊδάρι, Atene, Grecia, Istmo /Prevlaka, Ragusa, Croazia, Kavaje/Kavajė, Tirana, Albania, Klos, Frazione di Elbasan, Elbasan, Albania, Kukes/Kukės, Kukes, Albania, Perzagno/Прчань, Prčanj, Montenegro, Porto Cavalier /Divulje, Spalato, Croazia, Porto Romano/(?) Durrės, Durazzo, Albania, Porto Regio/Kraljevica, Potorc, Fiume, Regione Litoraneo-Montana, Croazia, Scutari/Shkodėr, Scutari, Albania, Slarin (?), Ugliano/Uglian, Uljan, Zara, Dalmazia, Croazia, Vermoshi/Vermosh, Kelmend, Frazione di Malėsi e Madhe, Scutari, Albania, e Zabijelo/Забјело, Podgorizza, Montenegro.
In territori oggi italiani
- Agnone, Campobasso, Molise, Lager civile, oltre 150 prigionieri, prima per soli uomini, "Sudditi nemici", soprattutto Cecoslovacchi e Britannici, Ebrei stranieri, soprattutto Tedeschi e Austriaci, poi "Campo misto per uomini e donne", con Zingari jugoslavi, 1940-1943
- Ariano Irpino, Avellino, Campania, Lager civile, quasi 100 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale", "allogeni" della Venezia Giulia, 1940-1943
- Bagno di Ripoli, Firenze, Toscana, Lager civile, quasi 200 Ebrei italiani e stranieri, Apolidi, "Sudditi nemici", in particolare Inglesi, Francesi, Greci, Norvegesi e Russi, 1940-1943
- Bolzano Gries, Bolzano, Trentino-Alto Adige, Lager civile, oltre 11.000 (!!) "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Ebrei italiani, Ebrei stranieri, "Sudditi nemici", Zingari, civili rastrellati, 1944-1945
- Campagna, Salerno, Campania, Lager civile, quasi 400 "Sudditi nemici", Inglesi e Francesi, Ebrei italiani, Ebrei stranieri, Apolidi, Austriaci, Cecoslovacchi, Fiumani, Jugoslavi, Polacchi e Tedeschi, 1940-1943
- Chiesanuova, Padova, Veneto, Lager civile, 3.500 (!) Jugoslavi, soprattutto Croati, 1942-1943
- Cighino, Gorizia, Friuli-Venezia Giulia, Lager civile, 600 rastrellati nella Provincia di Lubiana, Slovenia, 1942
- Cittą Sant'Angelo, Pescara, Abruzzo, Lager civile, 100-150 Jugoslavi, 1940-1943
- Civitella della Chiana/"Villa Oliveto", Arezzo, Toscana, Lager civile, quasi 100 "Sudditi nemici", Ebrei stranieri, e Inglesi, prigionieri deportati dalla Libia - 1940-1944
- Civitella del Tronto, Teramo, Abruzzo, Lager civile, quasi 200 Greci, "Sudditi nemici", Britannici, Belgi e Cinesi, 1940-1944
- Corropoli, Teramo, Abruzzo, Lager civile, oltre 150 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Ebrei stranieri, Greci, "Sudditi nemici", Britannici e Jugoslavi, 1941- 1944
- Fabriano, Ancona, Marche, Lager civile, quasi 100 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - e Jugoslavi, 1940-1944
- Fertilia, Alghero, Sardegna, Lager civile, 300 Slavi, per lo pił Croati, 1943
- Fossoli, Carpi, Emilia-Romagna, "Campo per prigionieri di guerra alleati" 1942-1943, "Lager civile" per Ebrei 1943-1944, Polizei- und Durchgangslager, "Campo di deterrenza e transito" 1944, "Campo di raccolta per mano d'opera per la Germania" 1944, oltre 5.000 (!) "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Jugoslavi, prigionieri di guerra e civili, Ebrei italiani (fra cui Primo Levi!) e stranieri, "Sudditi nemici", 1942-1945
- Gonars, Udine, Friuli-Venezia Giulia, 6.500 (!) Jugoslavi, 1941- 1943
- Isernia, Campobasso, Molise, Lager civile, quasi 150 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Jugoslavi, "Sudditi nemici", Ebrei italiani e stranieri, altri civili italiani e stranieri, 1940-1943
- Lanciano, Chieti, Abruzzo, "Lager civile per sole donne straniere", quasi 100 "Suddite nemiche" ed Ebree straniere, 1940- 1943
- Manfredonia, Foggia, Puglia, Lager civile, quasi 250 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - rastrellati, Ebrei, Apolidi, 1940-1943
- Monigo, Treviso, Veneto, Lager civile, quasi 3.500 (!) Jugoslavi, 1942-1943
- Montalbano/Rovezzano, Firenze, Toscana, Lager civile, oltre 50 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - e Jugoslavi, 1941-1944
- Monteforte Irpino, Avellino, Campania, Lager civile, pił di 100 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale", 1940- 1943
- Nereto, Teramo, Abruzzo, Lager civile, 200 Ebrei stranieri, Apolidi, "allogeni" della Venezia Giulia, "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Jugoslavi, "Sudditi nemici", 1940-1944
- Notaresco, Teramo, Abruzzo, Lager civile, circa 100 Ebrei stranieri, Italiani, stranieri, Apolidi, 1940-1944
- Petriolo, Macerata, Marche, Lager civile per sole donne con 30 "Suddite nemiche" ed Ebree straniere, 1942-1943
- Pisticci, Matera, Basilicata, Lager civile e militare, quasi 1.000 (!) "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Polacchi, Ufficiali Greci, Slavi, tutti condannati dal Tribunale Speciale e sottoposti a internamento, 1940-1943
- Poggio Terzarmata, Gorizia, Friuli-Venezia Giulia, Lager civile, Jugoslavi e Italiani da Gorizia, 1942-1943
- Pollenza, Macerata, Marche, Lager civile per sole donne, oltre 100 "Suddite nemiche" ed Ebree straniere, 1940-1944
- Renicci i Anghiari, Arezzo, Toscana, Lager civile, quasi 4.000 (!) per la maggior parte Jugoslavi, 12-70 anni, 1942- 1945
- Risiera di San Sabba, Trieste, Friuli-Venezia Giulia, Lager civile e militare, non Campo di concentramento italiano fascista ma Lager "industriale" tipico tedesco nazista (!), circa 25.000 (!?) "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Ebrei italiani, Ebrei stranieri, "Sudditi nemici", Jugoslavi, civili rastrellati, prigionieri di guerra, 1943-1945
- Sassoferrato, Ancona, Marche, Lager civile, 60 "allogeni" e Jugoslavi - 1942-1943
- Scipione, Parma, Emilia-Romagna, Lager civile, quasi 200 "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - Ebrei stranieri e "Sudditi nemici", 1940
- Tortoreto, Teramo, Abruzzo, Lager civile, oltre 100 Ebrei stranieri, Apolidi, "allogeni" della Venezia Giulia, Italiani responsabili di infrazioni amministrative, 1940-1943
- Tossicia, Teramo, Abruzzo, Lager civile, oltre 100 Ebrei stranieri, Cinesi, Zingari jugoslavi, 1941-1943
- Tremiti, Foggia, Puglia, Lager civile, 1.300 (!) Ebrei, "Italiani pericolosi" - oppositori politici, pregiudicati, "allogeni" Slavi, "sospettati" di spionaggio e "attivitą antinazionale" - omosessuali, 1940-1943
- Urbisaglia, Macerata, Marche, Lager civile, 100-150 Ebrei italiani, Ebrei stranieri, Apolidi, Jugoslavi e "allogeni", 1940-1943
- Visco, Udine, Friuli-Venezia Giulia, Lager civile, 3.300 (!) Jugoslavi, 1943
- inoltre ad Alatri Le Fraschette, Lazio, Alberobello, Puglia, Aosta, Val d'Aosta, Aprica, Lombardia, Ariano Irpino, Campania, Asti, Piemonte, Ateleta, Abruzzo, Bagni di Lucca, Toscana, Boiano, Molise, Bonefro, Molise, Borgo S. Dalmazzo, Piemonte, Borgo Val di Taro, Romagna, Cairo Montenotte, Liguria, Calvari di Chiavari, Liguria, Carana, Calabria, Casacalenda, Molise, Casale Monferrato , Piemonte, Casoli, Abruzzo, Castel di Guido, Lazio, Castello Sereni, Umbria, Celle Ligure , Liguria, Chieti , Abruzzo, Colfiorito, Umbria, Colle di Compito, Toscana, Cortemaggiore, Emilia- Romagna, Ellera, Umbria, Farfa Sabina, Lazio, Ferramonti di Tarsia, Calabria, Ferrara ,Emilia-Romagna, Forlģ, Emilia- Romagna, Fossalon di Grado, Friuli, Gioia di Colle, Puglia, Isola Gran Sasso, Abruzzo, Istonio Marina, Abruzzo, Lama dei Peligni, Abruzzo, Laterina, Toscana, Lipari, Sicilia, Mantova, Lombardia, Marsiconuovo, Basilicata, Massa Carrara, Toscana, Montechiarugolo, Emilia-Romagna, Montefiascone, Lazio, Monticelli Terme, Emilia-Romagna, Novara, Piemonte, Osimo, Marche, Perdasdefogu, Sardegna, Perugia, Umbria, Pietrafitta, Umbria, Ponza, Lazio, Prestine, Lombardia, Reggio Emilia, Emilia-Romagna, Roccatederighi, Toscana, Rovezzano, Toscana, San Martino Rossignano, Piemonte, Senigallia, Marche, Servigliano, Marche, Sforzacosta, Marche, Solofra, Campania, Sondrio, Lombardia, Spotorno, Liguria, Suzzara, Lombardia, Tavernelle, Umbria, Teramo, Abruzzo, Terranova di Pollino, Basilicata, Tolentino, Marche, Tollo, Abruzzo, Tonezza del Cimone, Veneto, Treia, Marche, Tribussa, Friuli-Venezia Giulia, Tuscania, Lazio, Ustica, Sicilia, Valentano, Lazio, Vallecrosia, Liguria, Ventotene, Lazio, Vercelli, Piemonte, Verona, Veneto, Vinchiaturo, Molise, Vo' Vecchio, Veneto. |
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L'"Eccidio di Via Ghega", strage nazista del 23 aprile 1944 a Palazzo Rittmeyer di Via Carlo Ghega 12 a Trieste, oggi sede del Conservatorio "Giuseppe Tartini" (!), come immediata rappresaglia del Comando Nazi-Tedesco all'attentato dinamitardo subito alla mensa della "Casa del soldato", con quattro vittime fra i militari, una orribile "lezione" alla popolazione che costerą la vita a 51 prigionieri "politici" (tra cui sei donne e ragazzi di appena 16-17 anni!) prelevati dalle carceri della Cittą, portati sul luogo dell'attentato e poi inverosimilmente impiccati a "decorare" come macabro albero di Natale letteralmente "tappezzando!" lo stupendo ed elegantissimo palazzo - pieno zeppo nell'atrio, per l'intera lunghezza scale, a ciascuna finestra e in ogni accessibile ed inaccessibile minimo angolo, lasciandovi poi i cadaveri esposti a pubblica intimidazione per quasi una settimana... (!?! - orrenda barbarie!) |
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Piangi i tuoi figli Trieste |
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non č che una "brezza"... |
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Fin dal 1942 una recrudescenza di violenza squadrista fino alla caduta del Fascismo il 25 luglio 1943, "Centro per lo studio del 'problema' [?] ebraico" a reverente e ruffiana imitazione romana, pur mai la Cittadinanza Triestina partecipe, sinagoga danneggiata ancor pił gravemente dell'anno prima, negozi di Ebrei e Slavi devastati, al "teppismo politico" squadrista si aggiunge l'infamia dell'"Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia", ben presto luogo di torture e di morte per antifascisti e "sospettati" o "supposti" tali.
Dopo l'"Armistizio di Cassibile" del 1943, l'Occupazione Nazi- Tedesca nel 1944, il Grande Reich Tedesco a controllare tutte le zone di operazioni militari, tra cui la "Zona Operativa del Litorale Adriatico" o "Operations-zone Adriatisches Küstenland - O.Z.A.K.", di austro-ungarica memoria, con le Province italiane di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e l'autonoma Lubiana, Comando Centrale proprio a Trieste e la "Zona Operativa delle Prealpi" o "Operationszone Alpen-vorland - O.Z.A.V.", con le Province italiane di Bolzano, Trento e Belluno, anche questa sotto l'assoluto potere militare nazi-tedesco di vita e di morte, entrambe - pur non formalmente annesse al Reich - sottratte di fatto all'amministrazione al nuovo Stato marionetta del da Adolf Hitler liberato Benito Mussolini, la "Repubblica Sociale Italiana - R.S.I." o anche "Repubblica di Salņ", a cui almeno ufficialmente appartengono.
Dalla ritardata proclamazione via radio di Badoglio dell'Armistizio, il Regno d'Italia cessa le ostilitą contro i gią nemici "Alleati" Anglo-Americani, iniziando una totale Resistenza Italiana al Nazi- Fascismo, Trieste, occupata immediatamente dalla Germania Nazista senza opporre resistenza, diventerą suo malgrado "centro" di eventi che segneranno profondamente non solo la sua di storia,
ma anche quella di una vasta area
circostante. I nuovi padroni tollereranno la ricostituzione di una sede del Partito Fascista Repubblicano e la presenza di una simbolica forza militare italiana insieme ad un Reparto della Guardia di Finanza "repubblichina" (della R.S.I.!), Mussolini e Fascisti locali appagati, generando anche quella gią citata mostruosa "macchina" con i suoi forni crematori a pieno regime, il "Campo di concentramento della Risiera di San Sabba", di prigionia e sterminio per detenuti politici, Ebrei, Partigiani italiani e slavi - poi, tragica ironia di un destino karmico!, ad inizi Anni Cinquanta "riciclato" dall'Italia come "Campo profughi" per gli Esuli Giuliani, Fiumani e Dalmati in disperata fuga dai territori passati a sovranitą jugoslava, poco conta per tutti coloro che dal 1965 sia Monumento Nazionale quale "unico esempio di Lager nazista in Italia" e Museo della
Memoria.
Contro la dura repressione delle Autoritą Nazi-Fasciste, anche crimini contro la popolazione civile - 1944 fucilati al poligono di Opicina 71 ostaggi scelti a caso nelle carceri triestine come rappresaglia all'attentato del giorno precedente in un cinema locale, morti anche 7 militari tedeschi (macabra copia "procedurale" delle "Fosse Ardeatine"), i cadaveri degli Sloveni "utilizzati" per "collaudare" il nuovo forno crematorio a San Sabba (ne incenerirą oltre 3.500 prima della Liberazione d'Italia!), - a centinaia i Triestini si arruoleranno in unitą slovene partigiane operanti in Venezia Giulia, molti a sacrificio della vita, caduti in azione o soppressi nei Lager nazi-tedeschi, Risiera compresa e prima fra tutti.
La "Risiera di San Sabba" vedrą come "Campo di smistamento" oltre 8.000 deportati dal fronte di guerra orientale destinati agli altri campi di concentramento e sterminio nazisti continentali, polivalente luogo di detenzione, tortura e diretta eliminazione - con tanto di forno - di prigionieri anche solo "sospettati" di attivitą sovversive contro il Regime Nazista.
Del 1944 anche l'eccidio di Via Ghega per attentato dinamitardo contro il circolo "Soldatenheim", la "Casa del Soldato", con soli 4 militari tedeschi morti e la solita rappresaglia con 51 prigionieri politici dalle carceri triestine portati sul luogo dell'attentato ed impiccati a ogni possibile angolo e finestra del Palazzo Rittmeyer, i cadaveri esposti al pubblico per cinque giorni, prima di finire in una fossa comune. |
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Tutta al 100% "Comunista" garantita DOP, la Liberazione di Trieste dal Nazi-Fascismo nel "Vangelo secondo Tito" unicamente risultato della "sua" azione politico-militare e dei sacrifici - innegabili! - dei "suoi" partigiani, ma non esiste il contributo politico- militare del "Comitato di Liberazione Nazionale" italiano, non esiste neppure la Popolazione anti-facista e anti-nazista della Cittą con i suoi immensi sacrifici - quello che manca č solo un bell'ecclesiastico neotestamentario "In veritą, in veritą vi dico"... |
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La "corsa jugoslava" per Trieste |
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L'insurrezione generale antifascista di partigiani italiani e jugoslavi a Trieste, per tutte le forze politiche italiane antifasciste (eccetto i Comunisti) proclamata il 30 aprile 1945 dal C.L.N. - il "Comitato di Liberazione Nazionale", purtroppo devia presto dal comune obiettivo, l'unitą partigiana italiana nell'Esercito Jugoslavo (con Triestini italiani e sloveni) comandata "altrove" (!), brigate di partigiani jugoslavi, appoggiati dal Partito Comunista Italiano (!), all'attacco fuori e dentro la Cittą, ad Opicina e al Porto Vecchio, al Castello di San Giusto e al Palazzo di Giustizia, il resto della cittą liberata dagli Italiani.
Nella cosiddetta "corsa per Trieste" nella primavera del 1945 fra la IV Armata Jugoslava e l'VIII Armata Britannica (pur gli Inglesi fedeli butler di Tito) a puri fini di politica post-bellica, avviene un'avanzata verso la cittą compiuta in concorrenza, l'asso nella manica di Tito le sue Brigate Partigiane, avanguardia dell'Esercito, che anticiperanno i Neozelandesi, entrando a Trieste gią alla simbolica data del 1ŗ maggio, e, convocata in fretta e furia un'Assemblea Cittadina "farsa", tutta composta di Jugoslavi ad eccezione di due (!) soli Italiani, facendogli proclamare "Trieste liberata" - "ad opera degli Jugoslavi".
Gioco di baro, fatto sta quest'"Assemblea Cittadina", pur non affatto rappresentativa della popolazione, con il suo "Proclama della Liberazione" introduce politicamente nella storia, e agli occhi degli Alleati, il falso dei partigiani di Tito quali soli "veri" liberatori della Cittą, costringendo i partigiani "non comunisti" del "Comitato di Liberazione Nazionale" italiano - gią cobelligranti - a ricadere nella clandestinitą!
Per il "copione" dello spettacolo l'attenta regia titina comprende immediata esposizione della Bandiera della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia su tutti i palazzi, insieme a bandiere rosse comuniste con falce e martello e la bandiera d'Italia delle Brigate Partigiane "Garibaldi", organizzate dal Partito Comunista Italiano, con al centro la stella rossa. |
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Nonostante il Comando Nazista si arrenderą perņ solo il 2 maggio e comunque alle avanguardie neozelandesi (il generale Bernard Freyberg e con il grosso dei suoi reparti corazzati arriverą in Cittą il giorno dopo), stessa data 2 maggio 1945 in cui l'Esercito Jugoslavo marcerą dentro Trieste - come furbastramente pianificato - per l'occasione in bella mostra plateali cartelli con "Tito ha liberato Trieste", il Comando della II Divisione Neo- zelandese, sotto forte pressione jugoslava, riconoscerą alla fine ufficialmente la liberazione della Cittą di Trieste come "unicamente" realizzata dai gloriosi partigiani di Tito, non senza perņ l'altrimenti "fuori luogo" se vero do ut des usuale dei baratti, ricevendo cioč "in cambio" gli Alleati Anglo-Americani la strategica gestione del porto e delle vie di comunicazione con l'Austria per invaderla (del tutto "inutile", Hitler si č gią suicidato!).
Quel "mercanteggiare" senza alcun valore per gli Alleati, spingerą la Trieste occupata dagli Jugoslavi nell'abissso, la peggiore catastrofe di tutti i tempi, creando a livello internazionale la cosiddetta "Questione Triestina", dato che Tito, vedendo la sua occasione tanto attesa con la Cittą indifesa in mano, lascerą che l'Esercito Jugoslavo approfitti delle circostanze facendogli assumere i "pieni poteri", nominerą un Commissario Politico, ovviamente del Partito Comunista Jugoslavo, tanto per peggiorare le cose gią pessime, il 4 maggio gią emanati dall'Autoritą "costituita" - il "Komanda Mesta Trst", "Comando Cittą di Trieste" - i primi quattro diktat, prima con "stato di guerra" per permettere ogni peggiore sorta di arbitraria e gratuita violenza contro la popolazione in barba a ogni legge internazionale, dopodiché coprifuoco a "lavoro sporco fatto" per mantenerne il controllo e, come dulcis in fundo una fragolina tanto per rifarsi la bocca ancora piena del sapore di sangue triestino e non, fuso orario... quello jugoslavo! |
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I carri armati della IV Armata dell'Esercito Popolare di "Liberazione della Jugoslavia" (!) dilagando a macchia d'olio ghermiscono il Centro della Cittą 2 maggio 1945, rovinosa piena che veloce e gelida travolgerą e spazzerą via moltissime vite di abitanti inermi abbandonati alla propria disperazione dalla vigliacca ignavia di chi dovrebbe proteggerli |
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Poi "a porte chiuse" |
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l'orrore politico ed etnico |
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L'occupazione militare jugoslava della Cittą darą "carta bianca" ai Titini per il cosģ atteso segnale d'inizo di ben q-u-a-r-a-n-t-a interminabili giorni di puro terrore, non solo a Trieste ma in tutta l'Istria, a Fiume fin gił nella Dalmazia.
Nel "Territorio Libero di Trieste" i drastici provvedimenti dell'autoproclamata Autoritą Jugoslava impediscono la libera circolazione di veicoli, Italiani coscritti per lavori forzati, banche italiane rilevate, immobili e proprietą di qualsiasi valore requisiti, quantitą di cereali e ogni vettovaglia rubati, centinaia e centinaia presto migliaia di Cittadini indifesi prelevati dalle loro abitazioni, anche solo sospettati oppure accusati anonimamente (per antipatia, invidia o rivalsa privata di tutt'altra natura da falsi amici, vicini, conoscenti) di non gradire l'imposta ideologia comunista e si fa "di tutta l'erba un 'fascio'" - č il caso di dirlo e va letto alla lettera - perché la "cieca" vendetta (di questo si tratta!) non colpisce solo noti Fascisti e collaborazionisti, ma le loro famiglie, la gente comune, del tutto estranea ai fatti, innocenti, senza nessun riguardo di etą o di sesso, addirittura gli stessi partigiani non comunisti della "Guerra di Liberazione" italiana, o, ancora peggio, quegli stessi fra i comunisti che non caldeggino una forzata annessione di Trieste alla Jugoslavia!...
Verranno deportati in massa in Campi di prigionia, come i "Campi di concentramento" di Borovnica e Goli Otok senza far pił ritorno, i pił immediatamente assassinati a sangue freddo (almeno senza essere prima seviziati) e gettati nelle "foibe", molti fatti precipitare ancora vivi (!?!), l'enorme "Foiba di Basovizza", appena fuori Cittą, quella profonda gola d'Inferno ne rivomiterą allucinanti testimonianze attraverso migliaia di cadaveri, prigionieri militari e civili trucidati dall'Esercito e dai partigiani jugoslavi, con buona memoria di infami "Alleati".
Gią dall'8 maggio Trieste verrą unilateralmente proclamata "Cittą 'autonoma'" (!?) ma nella Repubblica Federativa di Jugoslavia (!?) coi soliti sbanderiamenti comunisti di "festa" (bella faccia tosta!), proprio mentre la Cittą sta vivendo il proprio calvario, soggiogata, senza sosta decimata da arresti sommari e vendette personali, quotidianamente depredata da confische e requisizioni, terrorizzata, intimidita, confusa, allo sbando, esasperata senza un pur minimo intervento da parte degli "Alleati" (anche dell'Italia!) per fermare l'eccidio. |
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Nello spaccato schematico della "Foiba di Basovizza", Trieste, ripreso dal monumento erettovi a memoria, quell'"Infoibati 500 mc" da gią da solo una stima del numero delle vittime: il corpo maschile umano adulto ha un volume di circa 60.000 cmc = 0,06 mc, prendendo 50.000 cmc = 0,05 mc come volume medio delle vittime, questo per le donne e i bambini fra loro, 500 mc / 0,05 mc = 10.000 vittime, non tenendo conto che a putrefazione avvenuta le ossa rappresentino 1/10 di volume del corpo completo, cioč 0,005 mc (dal materiale documentale e fotografico all'circa metą e metą!), ricalcolando 500 mc / [(0,05+0,005)/2], 500 mc / 0,0275 = > 18.000! |
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Le troppo a lungo zittite |
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gole infernali delle "foibe" |
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Bambine e bambini |
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ragazze e ragazzi |
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questa nota č per voi! |
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Č importante che impariate a conoscere la "vera" storia ma anche che lo facciate in un modo adatto alla vostra etą |
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Il nostro č pił che |
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un "consiglio" |
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Se pensate di voler continuare a leggere |
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fatelo insieme ad un adulto |
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mamma papą o insegnante! |
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Abbiamo in voi la stessa fiducia che voi ponete in noi quindi grazie per ascoltarci!
La Redazione |
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Per i nostri lettori adulti |
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I fatti qui affrontati tuttora "delicati" e controversi, per chi li abbia vissuti molto dolorosi.
Il testo cerca di rimanere oggettivo e pacato, ma allo stesso tempo "diretto" senza girarci intorno.
Tuttavia il materiale fotografico, pur non censurato né da noi manipolato, č particolarmente "nudo" e "crudo"!
Lo pubblichiamo senza strumentalizzazioni, in nome della coscienza sociale, dell'onestą mentale e della decenza politica, per dare dovuta voce alle vittime di tragedie a lungo ignorate o gią dimenticate, testimonianza di orrori per mano "umana", frutto di odio, fanatismo e guerra.
Con tanto dolore, pietą e vergogna, tali eventi vanno comunque reinseriti in quel patrimonio di "memoria collettiva" che č la nostra "identitaria storia sociale", non estrapolandoli a proprio comodo dal loro contesto di scelte e di concatenati cause ed effetti, cercando di capirne a fondo anche i lati pił oscuri, i "come" e soprattutto i "perché", affinché simili barbarie non si debbano ripetere - mai pił! |
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La storia non si cancella! |
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Se non prima di sicuro poi, arriva il momento in cui bisognerą farci i conti, perché chi cerca di cancellare la propria storia sta di fatto cancellando sé stesso.
La Redazione |
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"Fņiba" in italiano dalla corruzione dialettale friulana "foibe" del Latino fovĕa, "fossa", "cava" o "buca", una trappola per animali feroci, per estensione assocerą soprattutto alle uccisioni di massa di popolazioni italiane nelle Regioni Giuliano-Veneta, Fiumana, Istriana e Dalmata, durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, repressione dei partigiani jugoslavi principalmente nella Cittą di Trieste e nel Nord-Est italiano, da cui i neologismi "infoibąre", "spingere una persona in una foiba" o "ucciderla gettandola in una foiba" o "ucciderla e poi gettarne il cadavere in una foiba", "infoibąto" la vittima dell'atto, "infoibatóre" chi ce la getta, e "infoibazióne", l'atto o l'effetto dell'infoibare.
Il fenomeno geologico č un vuoto circolare o ellissoidale con angusto accesso a strapiombo, un "pozzo naturale" fino a grandi volumi e profonditą di oltre 300 metri, tipico delle valli carsiche, dette "doline", dallo Sloveno "valle", "avvallamento", "depressione", caratteristiche nella Provincia di Trieste, ma diffuse anche nell'ex Venezia Giulia, nella Penisola Istriana e molte altre zone della Dalmazia, l'abisso o "inghiottitoio" che un corso d'acqua si apre, disciogliendo rocce calcaree ad alto contenuto di carbonato di calcio, per continuare in sotterraneo, voragini dalla tipica forma ad imbuto capovolto createsi per millenaria erosione idrica, circa 1.700 soltanto nella Penisola Istriana.
Noi "umani" le abbiamo recentemente trasformate in luoghi di massacri e di occultamento di cadaveri, in due ondate di terrore e "pulizia etnica", la prima dopo l'8 settembre 1943, coperta da insurrezioni delle Comunitą Slave in Istria e Dalmazia ad annuncio Armistizio tra il Regno d'Italia e gli Alleati Anglo-Americani, migliaia di Italiani uccisi indiscriminatamente per "vendicare" le persecuzioni ed angherie subite dai Nazi-Fascisti, la seconda - che qui ci interessa pił particolarmente - alla fine della guerra, soprattutto a Gorizia e Trieste, fra il 1ŗ maggio e il 12 giugno 1945, quando i partigiani di Tito trucideranno altre migliaia e migliaia di Italiani soprattutto a Trieste e nel circondario.
Usate a tre scopi precisi e convergenti, pura vendetta e arricchimento personali, spesso per appropriarsi dei beni delle vittime, cruda dimostrazione di potere, per terrorizzare le popolazioni italiane all'esodo dalle zone, feroce eliminazione degli oppositori politici - Italiani, Sloveni, Croati, fascisti, anti-fascisti, finanche partigiani, dello lo sloveno Edvard Kardelj (pseudonimo "Sperans" e nome partigiano "Kritof", vice di Josip Broz, nome di battaglia "Tito" poi "Maresciallo Tito") rivelerą che "Ci chiese di mandare via gli Italiani con tutti i mezzi e fu fatto!", chiunque - di etnia italiana, o borghese o proletario - alla disgregazione del "Regio Esercito Italiano" prima e poi di quello fascista della "Repubblica Sociale Italiana" o "di Salņ", per motivi personali - religiosi, politici o nazionali - si opponga all'annessione delle Terre Giuliane alla Jugoslavia verrą colpito con inaudita violenza. |
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Nel contesto storico-politico le foibe "reazione" contro l'Italia "fascista", come i massacri 1943, con i suoi Campi di concentramento stracolmi di "sediziosi barbari contadini slavi", vedi Arbe e Gonars, contro cioč la dura repressione politica degli "Italiani 'fascisti assassini'" e la forzata "italianizzazione" dei territori da parte di "fanatici nazionalisti estremi", ma tali "legittimanti" (?) argomentazioni non sono assolutamente applicabili agli eccidi 1945, solo in minima parte in guerriglia contro truppe del Terzo Reich, RSI e collaborazionisti o opposti partigiani slavi, tra cui Četnici, Ustaki e Domobranci Partizani, no! i pił si consumano dopo che le formazioni partigiane jugoslave di Tito gią occupano e controllano pienamente i rispettivi territori!
Che alcuni omicidi includano pure "presunti criminali di guerra", la stragrande maggioranza delle ritorsioni restano di natura privata e/o politica, una eliminazione sistematica da parte del movimento partigiano sempre pił "Regime", struttura portante del nascente Stato Jugoslavo, quindi, senza dubbi o esitazioni di sorta!, "terrorismo di Stato" contro tutti i potenziali nemici, Italiani, funzionari del "Partito Nazionale Fascista" e militari R.S.I., ma anche pubblici ufficiali, alti dirigenti politici contrari a Fascismo e Comunismo, capi di organizzazioni partigiane anti- fasciste, Sloveni/Croati anti-comunisti, Nazionalisti Radicali e loro relativi collaboratori, il numero esorbitante di vittime rendendo gli omicidi "di massa", accanimento persecutorio contro Cittadini e intere Comunitą di etnia italiana che non "porta a", ma "mira a" un esodo di popolazioni locali italiane ben radicate da secoli, insomma autentiche "azioni di 'pulizia etnica' pianificata, organizzata e coordinata!".
Strategia di Tito e della futura Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija o "Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia" annettere le Terre Istriane occupate, Cittą di Trieste compresa, e se gli Alleati si mostrano riluttanti a ri-definire i confini nord-orientali italiani, "si corre" ad occupare Trieste per primi, mettendo in atto il piano, "gią nel cassetto", di crearvi forzosamente una popolazione "a maggioranza slava" prima di sedersi al tavolo delle trattative, "gioco d'azzardo" con Trieste "asso nella manica" e assicurarsi comunque l'annessione dell'Istria "ormai" con mappa etnica "quasi assoluta" slava, dopo il "volontario" esodo delle popolazioni italiane - e questo č proprio quello che avverrą!
Dalla caduta del Regime Fascista il 25 luglio 1943 alla comunicazione dell'Armistizio l'8 settembre 1943, nella estesa area di Confine Nord-Orientale italiana - Friuli, Area Giuliano-Goriziana, Trieste, Istria e Dalmazia - Nazi-Tedeschi con i loro Alleati Slavi e partigiani slavi comunisti mettono a punto rispettive "contromosse", ormai previsto il cambio di posizione dell'Italia nelle Alleanze sui fronti, area strategica primaria su cui e sui cui confini un vero groviglio d'attori in armi con specifici interessi nazionali e pedine di pił lungimiranti interessi internazionali molto ma molto pił vasti. |
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Regio Esercito Italiano in controllo di Istria e Dalmazia, Province Italiane di Pola, Fiume e Zara e Spalato, con la occupata Provincia Slovena di Lubiana, Nazi-Tedeschi in acuto bisogno di attestarsi sui territori finora controllati dall'Italia fascista come libere vie di comunicazione con i Balcani per loro movimenti strategico-militari e transito materie prime, Sloveni Nazionalisti, sia filo-tedeschi sia filo-comunisti, Croati del Regno di Croazia, "affiliati" alla Corona d'Italia, Croati della Croazia-NDH, Nezavisna Drava Hrvatska, Stato Indipendente di Croazia di Ante Pavelić, gią dagli Anni Venti a capo del movimento ultranazionalista croato "Łstascia", Ustaa - Hrvatska Revolucionarna Organizacija o Ustae "Insorti", estremo nazionalista filo-tedesco, anti-ebreo e anti-italiano, Croati filo- comunisti della Resistenza, in Istria in stretto contatto con i partigiani comunisti italiani, Serbi Četnici, partigiani monarchici, Bosniaci, Croati, Albanesi et alteri - "Formazioni Volontarie Slave", "SS" naziste, Schutz-staffel o "Reparti di Difesa", componenti etnico-politiche in molto stretti rapporti sia con Mosca che con Londra, dato che gli Inglesi considerano da sempre "anche" questa area di "influenza britannica" (dove non lo fanno?)...
Bene, in tutta questa enorme massa di gruppi armati, l'8 settembre 1943 troverą "impreparate" soltanto le Forze Armate Italiane (neppure a dirlo...), abbandonate a sé stesse, facile preda di Nazi- Tedeschi e loro Alleati da una parte e i vari partigiani comunisti dall'altra - una vera vergogna!
Come gią accennato, i Nazi-Tedeschi creeranno O.Z.A.K. - Operation Zone Adriatische Küstenland o "Zona di Operazioni del Litorale Adriatico" e quella R.S.I. fascista, la "Repubblica Sociale Italiana", a sostituire il Regno d'Italia nelle Istituzioni Civili e di Polizia - puri organi amministrativi, Guardia di Finanza, Carabinieri, Pubblica Sicurezza Confinaria e via dicendo - in una zona solo "mezzo bonificata" soggetta ad attacchi di guerriglia, attentati, uccisioni, prelevamenti, sparizioni, vendette, rappresaglie e deportazioni, tutte azioni a sfondo etnico-politico, in cui il Governo RSI fa "sopravvivere" strutture amministrative civili solo grazie ad una forte presenza armata, "XŖ" MAS, Battaglione Bersaglieri "Mussolini", Reggimento Alpini "Tagliamento", M.D.T. o "Milizia Difesa Territoriale" e poi i citati Carabinieri, Guardia di Finanza, Pubblica Sicurezza, inoltre "Guardia Civica", "Brigate Nere" ed altri, tutti comunque raggruppamenti militari o para-militari (!).
A complicare ulteriormente a discapito degli interessi italiani la "complessa", ora "caotica", situazione politico-militare nell'area, Nazisti Tedeschi e Austriaci si alleano ciascuno con neo "fazioni" e milizie, Bela Garda e Domobranci slovene, anti-comuniste e filo- tedesche, Ustaa croate, filo-naziste ed ultra etnico-nazionaliste, dal 1944 anche attirando nella regione, con illusorie promesse territoriali forti contingenti militari Cosacchi, Caucasici e Turkmeni, mentre si rafforza la Resistenza Italiana, partigiani "osovani" autonomi delle Brigate "Osoppo-Friuli" e comunisti "garibaldini" delle Brigate "Garibaldi", questi ultimi dal 1944 in strettissima collaborazione con Deveti slovenački korpus NOVJ o "IX Corpus" sloveno e Armate Titine della Resistenza Slava, da parte rossa con la unificante caratteristica di essere dediti a prelevamenti di Italiani e uccisioni di anti-comunisti, come se non bastasse consolidandosi in molte zone dell'intera area la presenza di numerosi gruppi militari paracadutati da Inglesi, Americani, Russi, a sostegno partigiano "sparso" a pioggia, e finanche di militari del "Regno del Sud" in missioni segrete per mantenere comunque contatti ed organizzare incontri con rappresentanti della R.S.I. ... |
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Foibe, campi di sterminio e fosse comuni ad un passo, la miscela "altamente instabile" esplode caduto il fronte al "collasso" della Germania Nazista, in questo contesto il 1ŗ maggio 1945 l'ingresso a Trieste e Gorizia di "unitą" delle brigate partigiane titine seguite il giorno dopo da truppe jugoslave, poi affiancate da falangi di partigiani comunisti italiani, gią stilate le famigerate "liste nere" per prelevare, deportare in Campi di sterminio, infoibare migliaia e ancora migliaia di Italiani - fascisti e non, ma "dissidenti", come gią a Zara il 30 ottobre 1944 e poi a Fiume e Pola di lģ a due giorni il 3 maggio 1945, chiaro premeditato disegno di "eccidio- genocidio" con un preciso piano "sistematico", frutto solo di ben inculcati mito e odio etnico con mire territoriali espansionistiche, per colpire le popolazioni italiane - "senza distinzioni" politiche, razziali, economiche, di sesso o di etą, veri "Fascisti", semplici servitori dello Stato - Carabinieri, Agenti di Polizia, Finanzieri, Militi della Guardia Civica - e addirittura ben noti "anti-fascisti" e partigiani, Ebrei e Cattolici, ricchi e poveri, padroni, dipendenti, industriali, artigiani, agricoltori, pescatori, uomini, donne, vecchi e bambini (!), le vittime delle foibe soltanto una "minima parte" di quanti finiranno in Campi di sterminio o fosse comuni - le liste degli "scomparsi" č lunga, come detto migliaia e ancora migliaia di nomi!
Tra le uccisioni di massa "massacri delle foibe" riferisce in modo riduttivo solo a quelle di Cittadini, in prevalenza Italiani ma anche Sloveni, soprattutto in Istria durante, a fine e dopo Seconda Guerra Mondiale, "pulizia etnica" pianificata, strategia del terrore messa efficacemente in atto per intimidire profondamente radicate popolazioni locali di etnia italiana a fargli abbandonare le loro terre, ora territori "occupati", a favore d'un ripopolamento con genti di etnia slava, anche se storici sloveni e croati (con rari politici italiani) vorrebbero cinicamente ridurre la questione a "calcoli numerici" di vittime, contestando i massacri come "indiscriminati" e "di massa", limitandoli a isolati "casi" di "militari e civili fascisti 'provatamente colpevoli' di crimini di guerra" (senza processo!?) su territori "pił tardi" jugoslavi, contro prove schiaccianti di "decine di migliaia" di cadaveri, soltanto "in parte" faticosamente riesumate, documenti, testimonianze di sopravvissuti (pochissimi!) e di testimoni oculari locali non italiani (!) che "tutti" inconfutabilmente raccontano tutt'altra storia. |
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La storia non č litania di date o interpretazione da questi o quelli, neppure ariditą di numeri, ma č dolorosamente intessuta di drammi e tragedie personali e collettivi di "esseri umani" - uomini in divisa o no, donne, vecchi e bambini - delle vite strappategli, dei patimenti inflittigli, degli affetti distruttigli, dei sogni rubatigli, del futuro negatogli, i cosiddetti "numeri della discordia" non sono cifre, ma "persone" e se, nonostante questo, si volesse portare a "quantificazione" tutta la tragedia e barbarie umana dei massacri , di fatto nulla potrą mai cambiare, "documentate" cifre alla mano.
Per ovvi motivi non puņ esistere "conteggio" ufficiale degli infoibati, quindi calcoli che diano cifre "esatte" da scartare come falsi o questionabili, altri di cifre stimate e "approssimative" negli Anni Sessanta di Gianni Bartoli, allora Sindaco di Trieste, basandosi su dati anagrafici un elenco di 4.122 "scomparsi", anche il Professor Roberto Spazzali arriva a 4.500-5.000 "infoibati", il Tenente Colonnello inglese De Gaston calcola circa 9.800 i soli "infoibati", oltre 4.000 civili, donne e bambini inclusi, nel 1989 il "Centro Studi Adriatici" pubblica pił precisa conta a 10.137 vittime, 994 "infoibate", 326 "accertate" ma non recuperate, 5.643 "presunte" su segnalazione o testimonianza, 3.174 "morte" eliminate nei Campi di "concentramento" e di "sterminio" jugoslavi, purtroppo calcoli affidabili danno un totale circa 20.000 assassinati - su ragionevoli "stime statistiche" dei dispersi (calcolo adottato e accettato per l'Olocausto degli Ebrei e per i genocidi nell'Unione Sovietica - perché inaccettati qui?), su "perizie volumetriche" delle foibe (vedi sopra il mio pur elementare per Basovizza), su "testimonianze dirette", su "documenti d'epoca" di Autoritą militari e civili e di Cittadini, senza contare l'alta Venezia Giulia, tutta Istria (č qui che la maggior parte delle foibe finora scoperte si ammassano!), l'intera lunga Costa Dalmata, ulteriori ispezioni di foibe e non "eventuali" ma "certe" nuove scoperte di resti umani purtroppo in luoghi solo difficilmente accessibili o su terreni di proprietą privata - si arriva sempre e comunque "molte migliaia", anzi "decine di migliaia" di infoibati, e stiamo pensando solo a Trieste e zone limitrofe. |
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Il lungo disinteresse politico anche da parte italiana a far piena luce sul dolente, cosģ vergognoso e quindi "scomodo" capitolo delle foibe, il fatto che i luoghi nella loro quasi totalitą siano in territori stranieri (Slovenia e Croazia) con conseguenti ostacoli burocratici a ricerche pił complete, l'oggettiva difficoltą del recupero di salme da cavitą estremamente impervie, molte fatte franare brillando mine ed altri esplosivi a nasconderne le tracce, addirittura molte delle foibe "riciclate" come discariche pubbliche (!?!) lascia pochissime o quasi nulle speranze di poter mai riuscire a documentare i massacri nella loro dimensione reale.
Come per la Sho'ah occorrerebbe finanziare istituzioni, una "Commissione Internazionale Permanente" di indagine sulla veritą storica e ricerca attiva dei criminali o un "Simon Wiesenthal delle foibe" - ma poi anche qui, tutto l'interesse sugli Ebrei con "Jude" sui due triangoli gialli a stella di David (non dissidenti politici e comunisti col triangolo rosso, repubblicani spagnoli con la "S", non "criminali comuni" marchiati a verde o Pentecostali e Testimoni di Geova a viola, "immigrati" blł, Rom e Sindi marrone da "zingari", "antisociali" nero, gli omosessuali scherniti di rosa), di 10-14 milioni di vittime del Nazismo pił 4 milioni di prigionieri di guerra non si parla, non ci interessa altrettanto, i Genocidi di Russi, Polacchi e altre popolazioni slave in ombra, Genocidi Armeno ed Ellenico contano "meno", come le bombe atomiche sul Giappone mai neppure considerate (!) Crimini contro l'Umanitą... |
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Che le Autoritą Slovene e Croate riconoscano oggi ufficialmente le atrocitą delle foibe e di tutti i massacri durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale contro gli Italiani nell'ex Jugoslavia č positivo, ammissione non intaccata da quel "conseguenza dell'odio anti- italiano" provocato dal Regime Fascista (ma non l'Italia!) forzata assimilazione o "etnocidio", selvaggia aggressione e documentati crimini di guerra contro le minoranze slave.
Ma tutto questo non giustifica la barbarie delle foibe e male armonizza con la "guerra di date" in Italia dal 2005 il 10 febbraio "Giorno della Memoria" (firma del Trattato di Parigi 1947 che a tavolino assegna alla Jugoslavia i territori disputati), in Slovenia il 15 settembre "Dan vrnitve Primorske k matični domovini", "Festa Nazionale di commemorazione della Riunificazione con il Litorale Istriano", antitetico al tentativo della "Commissione storica italo- slovena" di ridicolizzare nel Rapporto 2000 la vergogna delle foibe a "poche centinaia di esecuzioni sommarie", senza approfondimenti, non includendo quelle in territorio croato, oltraggioso alla memoria delle vittime, le famiglie e l'Italia come Nazione, che ne rifiuta infatti la ratifica per non conferirgli status di "ufficialitą" rischiando di sigillarne la menzogna come veritą storica, non compatibile con il principio di libera ricerca, anche storica, adottato in ogni Paese che voglia chiamarsi "democratico". |
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Alla fine tragedia quasi "negata", dall'autunno 1943 al maggio- giugno 1945 efferata stagione di persecuzioni, prigioni e campi di deportazione sloveni e croati, numero infoibati non ancora definito per "non volontą" politica a effettuare una seria, sistematica e accurata ricerca, ma della campagna di torture, violenze, incendi e stupri restano evidenti e innegabili i segni storici, nel 1945 gli Inglesi a riesumare i primi corpi dalle foibe dopo quelli gią rinvenuti dai Tedeschi 1943-1944, e gią vile "negazionismo"dal 1945, quando alla nota diplomatica dell'Ambasciata Inglese del 23 ottobre alle Autoritą Jugoslave, elenco di 2.472 Cittadini Italiani "scomparsi" da maggio in aperta violazione dell'accordo firmato a Belgrado il 9 giugno, che prevede specificamente "la liberazione di tutti i cittadini arrestati e deportati", la Jugoslavia replica disinvoltamente definendo il proprio comportamento verso i Cittadini di etnia italiana molto "corretto e civile" (!?!)...
Massacri non definibili azione "improvvisata", lo stesso utilizzo delle foibe, "butti" naturali tradizionalmente da secoli "discariche per rifiuti", come luogo di "esecuzioni" e/o "occultamenti di cadaveri", ha fortissimo carattere simbolico di punizione, disprezzo e sfregio, evidenti le tracce del macabro "non casuale rituale" di carogne di cani neri sui cadaveri, superstizione slovena secondo cui "uccidere un cane nero e lasciarlo lģ a guardia dell'assassinato insepolto libererą l'assassino dalla sua colpa", orrori inenarrabili fino a primavera 1945 possono soltanto essere la non celata manifestazione di un odio profondamente covato, risultato di attesi regolamenti di conti personali e di classe, rivendicazioni politiche e fanatismi ideologici. |
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Al di lą di faziositą cosģ dissacranti e malpiazzati slogan propagandistici, di fronte al silenzio "di tomba" sia istituzionale che politico in Italia sulle stragi delle foibe per pił di mezzo secolo, senza dubbio una "tragedia quasi negata" o intenzionalmente nascosta e ignorata, emblematico nel 1981 come Sandro Pertini, Presidente della Repubblica in visita ufficiale a Trieste, renda onore alla "Risiera di San Sabba", tra l'altro Campo di transito per Ebrei destinati ai Campi di sterminio nazisti quali Auschwitz, ma "ignori" la vicinissima Foiba di Basovizza.
Solo Piero Fassino 1989 e Walter Veltroni 2005 in visita alla Foiba, Veltroni primo leader della Sinistra Italiana ad avere il "coraggio" di ammettere pubblicamente che "se vi fu rimozione, fu per colpa della cultura di sinistra, prigioniera dell'ideologia e della guerra fredda", no non solo, i Governi Italiani saranno interessati ad "ignorare" le stragi delle foibe per due motivi, mantenere rapporti di falso "buon vicinato" con la Federazione Jugoslava e "equilibri interni" fra PCI, Partito Comunista Italiano, e PSI, Partito Socialista Italiano, entrambi filo-sovietici!
Senza mezzi termini: il Genocidio e l'Esodo Italiano - "Istriano" o "Giuliano-Dalmata" - dalla Jugoslavia sono e vanno chiamati "terrorismo di Stato", "epurazione", "pulizia etnica organizzata", "genocidio", "esodo"!, per rendere l'operazione "politicamente e militarmente legittimata" anche nel prossimo futuro agli occhi degli sleali, ipocriti e vigliacchi "Alleati" sģ di Tito ma anche della cobelligerante "nuova" Italia Antifascista (!) - fin troppo e senza alcun dubbio fortemente "miopi" sui gravissimi misfatti di Tito contro tutte le tante Comunitą Italiane e Italofone di Istria e Dalmazia, anzi sempre pił che servilmente "volenterosi" nell'aiutarlo a "farne pulizia" (vedi a palese esempio i su esplicita richiesta proprio del "Maresciallo" ripetuti, accaniti e pesanti bombardamenti della Cittą di Zara, mai obiettivo "militare", ma "inerme" "Centro Dalmata di 'Italianitą'!", la nostra "Dresda"), comunque non nella posizione giuridica e morale di farsi del tutto "ciechi" - e per non doverne rendere altrimenti dovutissimo conto di fronte ad un Tibunale Internazionale al pari di Norimberga, come innegabili "Crimini di Guerra" nonché "Crimini contro l'Umanitą", tutte le vittime italiane, slovene e croate "sistematicamente" e genericamente marchiate come "Fascisti" - uomini, donne, vecchi e bambini (!?) - un numero illusionistico che, pur eseguito alla perfezione, puņ essere di sicuro effetto solo su chi ci "voglia" credere - quindi finiamola una buona volta di prenderci per il culo!
Di fatto le stragi delle foibe si conoscono nei pił macabri dettagli dalle prime scoperte metą Anni '40, una serie di documenti sia scritti che fotografici ufficiali le descrive, testimonianze da concordanti fonti "oggettive" perché politicamente e ideologicamente contrapposte, di come le vittime vengano "precipitate", a volte dopo un colpo di pistola alla nuca, moltissime altre "ancora vive", fra loro spesso legate con fil di ferro o una ad una, pesanti pietre al collo o nelle mani, proprio il "terrore di genocidio" spingerą all'esodo "volontario" oltre 300.000 Giuliano-Veneti, Istriani e Dalmati di etnia italiana, depredati di tutto nella terra che lasciano, vergognosamente ignorati o addirittura boicottati una volta in Italia.
In risposta alla lettera aperta di uno studente di Trieste sul "Corriere della Sera" nel 2000 Indro Montanelli scriverą:
"... quel dramma di cinquant'anni fa, che il nostro Paese ignorņ perché era scomodo.
Che fare, ora?
Una cosa sola: ricordarci, quando incontriamo uno di questi esuli, o i loro figli, che di tutti gli Italiani, quelli erano i migliori". |
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I fluttuanti Confini Nord-Orientali dell'Italia sul Carso e in Istria, seguono da sempre alterne vicende, avanti e indietro a seconda dei prevalenti poteri politico-militari, 1866 tra Palmanova e Cervignano del Friuli, 1920 fino a Dolenji-Logatec, Lubiana, compresa Chirchina, Idria, Postumia, Fiume, Istria e l'Isola di Cherso, secondo la "Linea Wilson" del Presidente Americano Thomas Wilson che proclama "diritto all'autodeterminazione dei popoli", riconosce l'Italianitą di maggioranza della popolazione dell'Istria Centro-Occidentale, lascia all'Italia tutto il versante orientale delle Alpi e quasi tutta l'Istria Fiume esclusa, confini mai attuati (!) ma nega all'Italia le Terre Dalmate del "Patto di Londra", origine del dannunziano mito di una "vittoria mutilata", cosģ strumentalizzato dai movimenti di reduci prima e dal Fascismo poi, secondo la "Linea Morgan" del Generale William Morgan, sotto il Generale britannico Harold Alexander Comandante degli Alleati in Italia, accordo firmato con Tito a Belgrado il 9 giugno 1945 e con abbandono di Trieste dei Titini tre giorni dopo, da Muggia attraverso Carso Triestino e Goriziano, lungo tutta la vallata dell'Isonzo fino ad Alpi Giulie, Passo del Predil, 1947 proposti dai vincitori USA, Gran Bretagna, URSS, Francia, Jugoslavia, bocciati i sovietici troppo pro-jugoslavi, attraverso Pontebba, Cividale e foce Isonzo, bocciati gli anglo-statunitensi troppo indulgenti verso l'Italia (pur spostando in favore jugoslavo la "Linea Wilson"), bocciati i francesi troppo punitivi con l'Italia, ritocchi alle pretese di Tito, di fatto a Jugoslavia Fiume, quasi tutta l'Istria inclusa l'"Enclave di Pola", Zara, costituzione del T.L.T. o "Territorio Libero di Trieste", Zona "A" amministrata dagli Anglo-Americani e Zona "B" dagli Jugoslavi (Zona "A" con Trieste all'Italia solo nel 1954, Zona "B" ufficialmente territorio italiano ma ancora sotto amministrazione jugoslava (!?), "Trattato di Pace" ("Diktat"!) di Parigi 10 febbraio 1947 imposto all'Italia secondo la peggiore proposta - quella francese!
Fino alla situazione odierna con i confini dell'infausto e rinunciatario "Trattato di Osimo" del 10 novembre 1975, in cui l'Italia "legalizza" l'annessione de facto della Zona "B" per diritto internazionale territorio italiano pur ad amministrazione di una Jugoslavia, che di lģ a 15 anni si disgregherą nella feroce "guerra 'interna' organizzata 'dall'esterno'", cedendo anche l'estrema Istria Nord-Ovest con Pirano, Isola e Capodistria da sempre di etnia maggioritaria italiana, fino alla periferia di Trieste!...
Vergogna Francia! vergogna "Occidente"! che merda!, contro il sacrosanto "diritto all'autodeterminazione dei popoli" proclamato e difeso dal Presidente USA Wilson solo tre decenni prima, per il "Trattato di Pace" di Parigi del 1947, inascoltati Alcide De Gasperi primo Presidente del Consiglio dei Ministri dell'Italia Repubblicana a capo di un governo di unitą nazionale, che evita la perdita di Alto-Adige e Valle d'Aosta ma non di Venezia Giulia, Trieste e Istria, Riccardo Zanella, ex Presidente "Stato Libero di Fiume" 1920-1924, per ricostituire l'"EnclaveItaliana del Quarnero", dei cui 60.000 abitanti nel 1945 Tito terrorizza all'esodo ben 55.000 (!), rappresentanti CLN, "Comitato di Liberazione Nazionale di Pola", che invano invocano un Referendum democratico sul futuro delle terre di frontiera contese, Rappresentanti delle popolazioni istriane, Istriani, Fiumani e Zaratini, la cui delegazione viene esclusa dal tavolo delle trattative, un vero e proprio diktat a sancire il "(mis)fatto compiuto" dell'occupazione militare jugoslava di Istria, Fiume, Zara senza neppure ascoltare gli abitanti di quelle terre e provocando l'esodo di proporzioni bibliche con l'esilio "volontario" di 300-350.000 Italiani Giuliano- Dalmati, solo primo atto e "preludio" dell'altro, se mai possibile ancora pił doloroso, "martirio" di questa gente in fuga e spersa, dell'essere di nuovo genericamente marchiata come "reietti fascisti" addirittura su suolo italiano dai rimasugli di quelle fino a pochi anni prima sbraitanti "otto milioni di baionette" del Duce! |
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La cartina del Confine Italiano Nord-Est 1947 - secondo la "Linea Morgan" proposta dal Generale britannico William Morgan e di fatto accettata in un primo momento da Tito con l'accordo firmato a Belgrado il 9 giugno 1945 confermandolo con abbandono di Trieste dei Titini tre giorni dopo - la Penisola di Istria con Slovenia e Croazia, su cui sono mappate soltanto verso le principali foibe usate come fosse comuni per occultamento di cadaveri finora conosciute, quelle pił importanti marcate in rosso |
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Le "male" foibe a oggi conosciute |
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Un'altra lunghissima e altrettanto macabra lista quella delle "foibe", voragini carsiche naturali, tradizionali "discariche per rifiuti" poi luogo di "esecuzioni" e/o "occultamenti di cadaveri", oggi quasi esclusivamente in territori croati o sloveni, "tombe" indegne di decine di migliaia di persone di varie nazionalitą ed etnie, nella stragrande maggioranza pacifici civili Italiani innocenti, per lo pił ideologicamente e politicamente lontani dal Fascismo, sicuramente estranei ai suoi orrori, lģ trucidati e giustiziati con disumana barbarie e vigliaccheria.
Quelle elencate solo alcune delle foibe naturali, cave e pozzi minerari dai quali sono stati documentatamente riesumati resti umani, quelli finora recuperati soltanto una minima parte delle salme di cui a sua volta possibile identificare con certezza soltanto una minima parte, di seguito in ordine alfabetico:
Elenco delle foibe
- Abisso di Bertarelli, Pinguente, non possibile eseguire recuperi di cadaveri di vittime 1943-1945, ma abitanti del luogo raccontano del passaggio quotidiano serale o notturno di "colonne di prigionieri", nessuno mai tornato
- Abisso di Semez, il 7 maggio 1944 individuati i resti di circa 80- 100 persone, secondo testimonianze rese di nuovo "utilizzato" nel 1945
- Abisso di Semich, presso Lanischie, 190 metri, 1944 un'ispezione accerta che settembre 1943 vi sono state fatte precipitare circa 100 vittime italiane - militari e civili, uomini e donne ancora vive e quasi tutte prima seviziate - gente del posto conferma e testimonia di "urla e lamenti per giorni" dei rimasti in vita dal profondo della cavitą, impossibile calcolare il numero infoibati 1945 a guerra finita e successivamente
- Cava di bauxite di Gallignana, dal 31 novembre all'8 dicembre 1943 recuperate 23 salme di cui soltanto 6 identificabili
- Cava di bauxite di Lindaro/Lindar, presso Pisino/Pazin su un promontorio a 456 metri di altitudine dal quale domina la "Valle del Foiba", Don Angelo Tarticchio 36 anni originario di Gallesano d'Istria e parroco di Villa di Rovigno, arrestato il 16 settembre 1943, ingiuriato, picchiato, seviziato insieme a circa 30 parrocchiani, infine fatto precipitare nella foiba, alla riesumazione il corpo completamente nudo, una corona di spine in testa e i genitali tagliatigli pressati in bocca (!?)
- Foiba di Barbana, non possibile eseguire il recupero delle salme delle vittime 1943-1945
- Foiba di Basovizza/Bazovica (nello spaccato sopra), frazione del Comune di Trieste, a Nord-Est della Cittą sull'altopiano del Carso, 377 metri di altitudine, abitata prevalentemente dalla comunitą linguistica slovena, gią pozzo minerario carbonifero di oht inizio 1900 poi abbandonato perché improduttivo, 3-7 maggio 1945 usato dall'Esercito Jugoslavo per occultare "centinaia", si credeva ma si rivelerą "migliaia", di cadaveri di prigionieri uccisi, militari e civili di cui molti Italiani, secondo testimoni oculari gettati o costretti a saltare nella foiba (oltre 500 persone gettate nel pozzo ancora vive!) in gruppi da 100 a 200 persone, un barbaro eccidio, tra i responsabili la cosiddetta "Banda Zoll-Steffč" imperversante nelle triestine Carceri dei Gesuiti con il nome di "Guardia del Popolo", 1 agosto 1945
"Libera Stampa" pubblica un articolo dal titolo "Il massacro di Basovizza confermato dal CLN giuliano. Piena luce sia fatta in nome della civiltą. Una dettagliata documentazione trasmessa alle autoritą alleate della zona ed al Governo italiano", in cui si riporta un documento di denuncia sottoscritto da tutti i componenti del CLN e dell'Ente Costitutivo Autonomia Giuliana, dei crimini perpetrati a Trieste 2- 5 maggio 1945:
"Centinaia di cittadini vennero trasportati nel cosiddetto 'Pozzo della Miniera' in localitą prossima a Basovizza e fatti precipitare nell'abisso profondo 240 metri.
Su questi disgraziati vennero in seguito lanciate le salme di circa 120 soldati tedeschi uccisi nei combattimenti dei giorni precedenti e le carogne putrefatte di alcuni cavalli.
Al fine di identificare le salme delle vittime e rendere possibile la loro sepoltura abbiamo chiesto consiglio agli esperti che hanno collaborato, a suo tempo, al recupero delle salme nelle foibe istriane.
L'attrezzatura a disposizione dei nostri esperti non č sufficiente data l'eccezionale profonditą del pozzo, il numero delle salme e lo stato di putrefazione delle stesse..."
Davanti a tali accuse di uccisioni indiscriminate inclusi esponenti anti-fascisti, 5 agosto 1945 "Primorski Dnevnķk" vi smentisce uccisioni di "patrioti italiani", ma vi ammette l'infoibamento di Italiani, in particolare poliziotti e finanzieri:
"... questa nuova Jugoslavia del Maresciallo Tito, che per il numero delle vittime, per la vittoria comune occupa senza dubbio il secondo posto, dopo l'Unione Sovietica, e che č rispettata ed onorata dalla popolazione slovena, croata e italiana di questa regione, non č possibile che abbia oltre alla Guardia di Frontiera fascista, ai poliziotti, gettato nelle foibe anche i combattenti che hanno combattuto da fratelli per la nuova Jugoslavia e dieci soldati neozelandesi
[...] sulla terra che ha sofferto per 25 anni il terrore snazionalizzatore italo-fascista si č combattuto per anni contro i nazi-fascisti assieme ad onesti italiani ed antifascisti
[...] non č questa la prima e nemmeno l'unica grotta dove si polverizzano le ossa dei criminali italiani e tedeschi e di quelli che si sono opposti...".
Questa foiba, insieme a quella di Monrupino una delle pochissime in territorio italiano, troppo tardamente riconosciuta "monumento d'interesse nazionale" 1980 e altri 11 anni in vana attesa che un Presidente della Repubblica Italiana la visitasse (Francesco Cossiga 1991), il nuovo Presidente Oscar Luigi Scalfaro 1992 con Decreto 11 settembre 1992 la dichiarerą appunto insieme a quella di Monrupino "Monumento Nazionale" "per i massacri di cui testimone e i resti umani di cui ancora custode"
- Foiba di Brestovizza, "Giornale di Trieste" 14 agosto 1947 riporta testimonianze della fine di una donna qui infoibata:
"... gli assassini l'avevano brutalmente malmenata, spezzandole le braccia prima di scaraventarla viva nella foiba.
Per tre giorni, dicono i contadini, si sono sentite le urla della misera che giaceva ferita, in preda al terrore, sul fondo della grotta... "
- Foiba di Campagna, Trieste, secondo testimonianze rese gią 1946 in questa foiba e quelle di Opicina e Corgnale infoibate circa 200 persone, inclusi donne e bambini
- Foiba di Capodistria, Leander Cunja, responsabile della "Commissione di indagine sulle foibe del Capodistriano" nominata dal Consiglio Esecutivo dell'Assemblea Comunale di Capodistria:
"... Nel Capodistriano vi sono 116 cavitą, delle 81 cavitą con entrata verticale abbiamo verificato che 19 contenevano resti umani.
Da 10 cavitą sono stati tratti 55 corpi umani che sono stati inviati all'Istituto di Medicina Legale di Lubiana.
Nella zona si dice che sono finiti in foiba, provenienti dalla zona di S. Servolo, circa 120 persone di etnia italiana e slovena, tra cui il parroco di S. Servola, Placido Sansi.
I civili infoibati provenivano dalla
terra di S. Dorligo
della Valle."
I Capodistriani deportati e uccisi nell'entroterra verso Pinguente, a rendere quasi impossibile un'ispezione delle foibe del Capodistriano il loro "dissacrante" riutilizzo nel dopoguerra come "pubbliche discariche di rifiuti industriali", di cui si serve tra gli altri un salumificio locale... (!?!)
- Foiba di Casserova, sulla strada di Fiume tra Obrovo e Golazzo, precipitati militari tedeschi e civili italiani e sloveni, uomini e donne molti dei quali ancora vivi, poi versata benzina e gettate bombe a mano, in modo da farne saltare l'imboccatura, difficilissimo il recupero delle salme
- Foiba di Castelnuovo d'Istria, un rapporto del CLN riporta queste foibe istriane come gią "usate" ottobre 1943 e "riutilizzate" fine Seconda Guerra Mondiale
- Foiba di Cernovizza, Pisino, autunno 1945 gli abitanti del luogo riferiscono di circa 100 vittime qui infoibate, l'imboccatura della foiba fatta franare
- Foiba di Cocevie, a 70 chilometri Sud-Ovest di Lubiana
- Foiba di Corgnale, secondo testimonianze rese 1946 in questa foiba e quelle di Opicina e di Campagna infoibate circa 200 persone, inclusi donne e bambini
- Foiba di Cregli, dicembre 1943 recuperate 8 salme tutte identificate
- Foiba di Drenchia, secondo testimonianze vi restano senza degno riposo cadaveri di partigiani delle Brigate non comuniste "Osoppo-Friuli", di donne e ragazzi
- Foiba di Gargaro/Podgomila, Gorizia, vi vengono gettate circa 80 persone
- Foiba di Gimino, Pola, impossibile il recupero delle salme 1943- 1945, ritrovati in zona i resti del corpo di Giuseppe Cerneva con evidenti segni di lapidazione
- Foiba di Gropada, 12 maggio 1945 fatte precipitare 34 persone secondo il "rituale" della svestizione prima del colpo alla nuca, le vittime con un nome Angelo Bisazzi, Dora Ciok, Alberto Marega, Domenico Mari, Luigi Zerial e Rodolfo Zuliani
- Foiba di Iadruichi
- Foiba di Jurani, impossibile il recupero delle salme 1943-1945
- Foiba di Monrupino, Trieste, insieme alla Foiba di Basovizza oggi Monumento Nazionale italiano
- Foiba di Obrovo, Fiume, contiene con quasi assoluta certezza i resti di molti Fiumani deportati senza ritorno
- Foiba di Odolina, vicino Bacia, sulla strada per Matteria nel fondo dei Marenzi
- Foiba di Opicina, secondo testimonianze rese 1946 in questa foiba e quelle di Campagna e Corgnale infoibate circa 200 persone, inclusi donne e bambini
- Foiba di Orle, in questa e in quella di Sesana 1946 recuperati corpi di infoibati
- Foiba di Pucicchi, novembre 1943 recuperate 11 salme di cui solo 4 identificate
- Foiba di Podubbo, 190 metri, impossibile il recupero di salme, ma un'ispezione 1945 ne conferma il macabro utilizzo individuando 5 corpi non identificabili perché in avanzato stato di decomposizione, tra cui quello di una donna completamente denudata e quasi certamente stuprata
- Foiba di Raspo, "usata" 1943 "riutilizzata" 1945, imprecisato il numero delle vittime molte di etnia italiana
- Foiba di Rozzo
- Foiba di San Lorenzo di Basovizza
- Foiba di San Salvaro
- Foiba di Scadaicina, sulla strada di Fiume
- Foiba di Semi, Istria, impossibile il recupero di salme 1943-1945
- Foiba di Sepec, Rozzo
- Foiba di Sesana, in questa e in quella di Orle 1946 recuperati corpi di infoibati
- Foiba di Surani, sulle pendici di Monte Croce a "Villa Surani", novembre 1943 recuperate 26 salme di cui 21 identificate, fra le vittime Norma Cossetto universitaria figlia del Segretario del Fascio locale, fucilata - quindi sperando almeno da morta - le vengono recisi i seni e conficcato un picchetto di legno nella vagina (!?!)
- Foiba di Terli, Comune di Barbana d'Istria, novembre 1943 recuperate 24 salme tutte identificate, nella zona di Fasana le tre sorelle Radecca - Albina 21 anni in avanzato stato di gravidanza, Caterina 19 anni e Fosca 17 anni - ripetutamente violentate, i corpi riesumati riveleranno due di loro gettate vive nell'inghiottitoio (!?!)
- Foiba di Treghelizza, novembre 1943 recuperate 2 salme entrambe identificate
- Foiba di Vescovado, scoperte 6 salme di cui solo una identificata
- Foiba di Vifia Orģzi, gli abitanti del luogo testimoniano maggio 1945 di "lunghe" file di prigionieri scortate da partigiani condotte verso la voragine, da concordi testimonianze calcolate a circa 200 persone eliminate
- Foiba di Vines/Vine, 16-25 ottobre 1943 il Maresciallo Harzarich recupera 84 salme di cui 51 identificate, unico superstite tal Giovanni Radeticchio testimone di vittime prima torturate e poi fatte precipitare con una pietra legata con filo di ferro alle mani, terminato l'eccidio lanciate all'interno della foiba bombe a mano, "procedura" da manuale stando alle numerosissime testimonianze!
- Foiba di Zavni, Foresta di Tarnova, nasconde i resti di molti Carabinieri in servizio a Gorizia e di centinaia di Sloveni in opposizione al Regime |
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Al di lą dei numeri le persone!, perché quando si parla di cifre e statistiche - vuoi di guerre, mafia, femminicidi, disoccupazione, povertą, malnutrizione, malattie, analfabetismo - dimentichiamo troppo facilmente come ad ogni numero corrisponda un nome, un volto, una storia, un mondo, una vita, quindi per ridare sensibilitą percettiva ai nostri sensi e alla nostra mente, ecco di seguito solo esempi di alcune delle numerose "liste" di documentati eccidi sul confine orientale italiano occorsi durante, alla fine e dopo la Seconda Guerra Mondiale |
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Nota speciale solo per adulti!
"Da leggere tutta d'un fiato" fino alla fine nonostante la tentazione di lasciarla (il male si sconfigge affrontandolo a viso aperto, mani nude e occhi volutamente spalancati, non nascondendosi o nascondendolo)
Lager a vario titolo "Campi di concentramento" o "Campi della morte" jugoslavi - alcuni ex "Campi di sterminio" nazisti pił che volentieri jugo-"ricliclati" con nuovi "aguzzini" (!) a (marcati in giallo quelli mezionati nelle liste-esempio di "scomparsi" che poi seguiranno):
Borovnica "mirtillo" Vronitz Vreuncz Vraunitz Barounica Borovenizza Lubiana Regione Ljubljanska pokrajina Carniola Interna/Notranjska Slovenia 1941-1943 la cui parte occupata dall'Italia integrata Provincia del Regno mantenuta in essere sotto l'occupazione militare del Terzo Reich in Tedesco Provinz Laibach luogo nelle cui vicinanze sulla ferrovia della valle 1942 dei partigiani sloveni assaltano un treno italiano di deportati sloveni verso Campi di concentramento in Italia ne liberano 300 chiunque si rifiuti di arruolarsi come partigiano freddato all'istante e poi gettato nella fossa comune Cava di Krim "Koncentracijski logor Borovnica" grande "Campo di concentramento e di sterminio" tristemente famoso per la sua particolare durezza di prigionia ribattezzato "la nuova Dachau" e "l'Inferno dei morti viventi" creato apposta per prigionieri italiani deportati dai rispettivi territori ora occupati a migliaia trucidati o lasciati morire di fame stenti malattie ed infezioni senza acqua e senza servizi sanitari i sopravvissuti alla fine trasferiti ad altri Campi di concentramento jugoslavi su intervento della Croce Rossa Internazionale (!) autunno-novembre 1945 chiuso cosģ tardi come agosto 1946 totale dei prigionieri durante gli anni di "attivitą" sconosciuto ad oggi come per molti altri Campi di concentramento e di sterminio non solo jugoslavi ma ragionevolmente diverse decine di migliaia se il solo numero delle vittime per fame sete malattie (torture addirittura "crocifissioni!"!) uccisioni singole ed esecuzioni di gruppo o di massa viene stimato a 5.000-15.000
Občina kofja Loka "Taboriče Teharje" "Campo di concentramento e di sterminio" O.Z.N.A. - Odjeljenje za zatitu naroda o Odeljenje za zatitu naroda Одељење за заштиту нaрода o Одделение за заштита на народот o Oddelek za začito naroda 1944-1946 Polizia Segreta Jugoslava luogo di tortura esecuzioni di massa e fosse comuni da fine Seconda Guerra Mondiale per prigionieri della anti-partigiana S.D. - Slovensko domobranstvo Slowenische Landeswehr organizzazione militare filo-nazista 1943-1945 gią in parte italo- occupata Provincia di Lubiana - prigionieri di guerra anche italiani, civili sloveni italiani e tedeschi costruito da Truppe Nazi- Tedesche 1943 "Campo militare H.J. - Hitler-Jugend" la "Gioventł Hitleriana" subito riattivato dai Comunisti Jugoslavi "Campo di concentramento e di sterminio" per il catturato intero "II Battaglione d'Assalto S.D." pił altri 3.000 militari S.D. e collaborazionisti lģ prigionieri fuggiti prima dell'arrivo di Truppe Comuniste Jugoslave cercando "scampo" nei "Campi di prigionia" alleati (!!!) di Bleiburg 400 Lavamund 400 Rosenbach 400 Viktring /Klagenfurt 394 e altrove nella Carinzia/Koruka Austriaca le Truppe Britanniche "costrette con la forza" dagli Jugoslavi a riconsegnarglieli per rimpatriarli a morte sicura i pił di loro dopo indescrivibili torture sommariamente giustiziatiati "senza processo" entro due mesi e gettati in "sette" (!) fosse comuni dentro e intorno la Prigione del Castello di Loka altre due fosse comuni collegate nella vicina Vincarje luoghi certi di "esecuzioni di massa" anche degli altri membri S.D. e civili non fuggiti in Austria tutte le fosse comuni gią note a fine Seconda Guerra Mondiale un numero imprecisato di prigionieri di guerra della Guardia Nazionale e civili sloveni vittime di altre nazionalitą fra cui anche Italiani assassinati e sepolti nella Grobiče na vrtu lokega gradu "Fossa comune cortile del Castello di Loka" detta anche Grobiče Plesiče pri gradu "Fossa comune della pista da ballo del Castello" (!?!) nel parco Grobiče pri grajskem obzidju 1 "Fossa comune mura del Castello n. 1" su un prato solo 30 metri fuori mura a Vincarje Grobiče pri grajskem obzidju 2-6 "Fosse comuni mura del Castello n. 2-3-4-5-6" attorno al perimetro Grobiče Virko polje "Fossa comune di Virk" estremo Sud Cittą da cui riesumati Tedeschi Grobiče v Medvedovi dolini "Fossa comune Valle dell'Orso" detta anche Grobiče Smučarska dolina "Fossa comune Valle Sciistica" (!?!)a Vincarje 500 metri Sud-Ovest del Castello di Loka 200 metri Est delle mura da cui riesumati altri venti prigionieri di guerra Tedeschi assassinati estate 1945 ancora fosse comuni in localitą Bodovlje/Breznica pod Lubnikom/Crngrob /Dobruka Vas/Gabrovo/Krina Gora/Pevno/Putal/Sopotnica/Trnje /Veter numero stimato delle vittime 5.000
Osijek da oseka "marea di riflusso" quarta Cittą della Croazia estremo confine Est con Serbia su riva destra del Drava prima di confluire col Danubio "Koncentracijski logor Tenja" "Tenja koncentracioni logor" uno dei 26 (!) "Campi di concentramento" di Ustae nella Croazia-NDH filo-nazista "Stato Indipendente di Croazia" Seconda Guerra Mondiale 1942 - simile al "KZ Theresienstadt" o "Lager Theresienstadt" o "Ghetto Theresienstadt" "Campo di concentramento di Theresienstadt" o "Ghetto di Terezķn" Praga Cechia - il croato "Campo di raccolta e transito" di 3.000 Ebrei deportati 1942 aic"Campi di sterminio" di Auschwitz e di Jasenovac "Koncentracijski logor Jasenovac" o "Sabirni logor Jasenovac" "Campo di concentramento" innanzitutto "Campo di sterminio" per minoranze di "razza inaccettabile" Ebrei o di "etnia non desiderata" Serbi Rom Zagabria sul fiume Sava attuale confine croato-bosniaco i rimasti al "Koncentracijski logor Loborgrad" "Campo di concentramento" di Lobor per sole donne e bambini (!) Ebrei Serbi Rom Croazia confine croato-sloveno (il pił grande della Croazia-NDH) prima e infine ad Auschwitz nessun superstite - i Campi "la pił grande industria a mano d'opera gratuita della Croazia Indipendente" (!) come nella Germania Nazista lavoro forzato di criminali comuni giudicati prigionieri militari e partigiani Narodnooslobodilačka vojska i partizanski odredi Jugoslavije - NOV i POJ/Народно- ослободилачка војска Југославије/Narodno-osvobodilna vojska in partizanski odredi Jugoslavije "Esercito popolare di liberazione e distaccamenti partigiani della Jugoslavia" Domobranzi /Domobranci S.D. Četnici/Четници/Četniki anti-Regime Ustae e loro familiari quali individui "indisciplinati" tutti quanti indistintamente derubati torturati e assassinati tutte le pił giovani donne internate violentate a Lobor (!?!) a Jasenovac 1941-1945 vittime stimate 100.000 parte del "Genocidio Serbo" ancora non ufficialmente classificato tale ad oggi nella Croazia-NDH/Genocid nad Srbima u Nezavisnoj Dravi Hrvatskoj/Геноцид над Србима у Независној Држави Хрватској 250.000-500.000 Serbi Olocausto /Shoah/"Sacrificio interamente bruciato a Dio sull'altare" o "distruzione (del Tempio)" 6.000.000 Ebrei Porajmos/"grande divoramento o devastazione" 250.000-500.000 Rom Sinti Manush Kalé e altri
Stara Gradika/Стара Градишка, "Koncentracijski logor Stara Gradika" o "Koncentracijski logor Jasenovac V" "Sotto-Campo V di concentramento e di sterminio" di Jasenovac per sole donne e bambini (!) Ebrei Serbi Rom Croazia-NDH istallato dal Regime Ustae 1941 dai loro aguzzini tra cui guardie delle Truppe Femminili (!?!) "gestita" sistematica uccisione con armi da fuoco mazze coltelli sbattuti a morte contro i muri di madri e bambini i bambini separati dalle loro madri le madri separate dai loro bambini (!?!) poi nella Unitą Speciale "K" per Kula "torre" quelle donne serbe e ebree "con bambini troppo 'deboli' o troppo 'piccoli'" come trattamento "speciale" lasciati morire di fame e di sete letteralmente senza cibo senza acqua o torturati e poi strangolati a morte usando fili di acciaio armonico (!?!) per chitarre e pianoforti nel cosiddetto "Gagro Hotel" la "cantina degli orrori n. 3" cioč luogo di tortura del sadico boia Nikola Gagro altri avvelenati con gas come nella Germania Nazista (!) con all'inizio "anidride solforosa" poi sostituita con Zyklon B entrambi scientificamente "sperimentati" alle scuderie veterinarie del campo su altri animali e su animali umani anche bambini (!?!) stermini seriali nelle soffitte della "famigerata torre" convertite in "camere a gas venefici per soppressioni di massa" ("inventate" negli Stati Uniti d'America 1924 per pene capitali ispirandosi ad attacchi bellici con "cloro" e "fosgene" Prima Guerra Mondiale!) luoghi di soppressione di migliaia e migliaia di bambini (!?!) della regione di Kozara Banja Luka 1941 altri 2.000 1942 in seguito "industrialmente" organizzati secondo principi di "catena di montaggio" con gruppi di 400-600 bambini pił "compattati" e accompagnati alla morte da qualcuno dei "loro" adulti uomini e donne per tenerli "calmi" fino alla fine in arrivo al campo sempre nuove donne e nuovi bambini "freschi di giornata" a rifornirlo quotidianamente di "materia prima" per tenere "a pieno regime" gli impianti della "fabbrica di morte" con unica pausa di gasazioni "nelle soffitte" per avvisata visita di delegazione Croce Rossa Internazionale programmata 1943 effettuata solo giugno 1944 in pratica perņ senza interruzione perché da estate 1942 utilizzati anche dei "furgoni a gas" per aumentare la capacitą delle "camere a gas" come nel caso di internati dal "Campo di Đakovo" Slavonia si caricano donne e bambini "per una gita" si monta nel "sigillato" comparto passeggeri un tubo di gomma dallo scarico per evacuazione gas combustione e si guidano "giri mortali" intorno al campo per il calcolato tempo necessario oppure all'arrivo a porte bloccate li si bruciano vivi ancora nei furgoni appena fuori del campo "cosģ eliminata almeno metą di ciascun gruppo dei nuovi arrivati" guardie carcerarie addirittura "scommettono" fra loro (!) su chi liquidi il maggior numero di detenuti nel minor tempo possibile una di queste "vinta" da tale Petar Brzicauna che stabilisce il nuovo record riuscendo a tagliare la gola a 1.360 bambini (!?) con un coltello da macellaio "premio" tra l'altro un orologio d'oro servizio d'argento maialino arrosto e vino fra il personale pił famigerato il citato Nikola Gagro, Antun Vrban, Maja Buzdon, Jozo Stojčić in particolare "peggiore" (?) di tutti il "Comandante del Campo" il frate francescano (!?!...) cappellano militare Miroslav Filipović-Majstorović, maniaco assassino di decine di donne e bambini "a mani nude" parte dei torturatori /esecutori anche donne (!!!) civili sorelle o mogli di guardie tutte ben note per la loro crudeltą la pił spietata Nada Luburić sorella del primo Comandante di Jasenovac poi a capo di tutti i Campi di sterminio nella Croazia-NDH Vjekoslav "Maks" Luburić e moglie del suo successore a Jasenovac l'alto Ufficiale Ustae Dinko akić entrambi "promossi" ai rispettivi compiti "di grande responsabilitą" dallo stesso Ministro dell'Interno N.D.H. Andrija Artuković che ordinerą di persona di aggiungere "idrossido di sodio" alla schifosa brodaglia data ai bambini come cibo per sterminarli in modo "pił tempestivo" costituendo l'omicidio di bambini serbi ebrei e rom "una fra le prioritą assolute" di N.D.H.considerandoli - specialmente quelli serbi - "semi della bestia!" inizio aprile 1945 all'avvicinarsi dei partigiani titini (che comunque a breve lo riutilizzeranno come in pratica tutti gli altri Campi nazi-tedeschi e N.D.H.!...) si inizia a "sgomberare" massacrando i pił possibile dei sopravvissuti il resto 1.300 trasferiti prima al vicino Koncentracijski logor Lepoglava "Campo di sterminio di Lepoglava" a Sud-Est di Varadine molti qui uccisi e da lģ a Jasenovac quasi tutti sterminati "missione compiuta" il miracolosamente redivivo ime Klaić dichiarerą al processo contro il citato Dinko akić che Lepoglava "fu orribile, come se tutta la malvagitą di Stara Gradika e di Jasenovac fosse stata congiuntamente concentrata e rifocalizzata lģ per crearvi un ancora pił apocalittico inferno!" tutto quanto sopra testualmente riportato nei verbali su testimonianza degli stessi accusati a processo post-bellico contro di loro quel "Campo di sterminio di Lepoglava" catturato luglio 1943 dai partigiani jugoslavi molto pił tardi il "Campo di sterminio di Stara Gradika" aprile 1945 qui vittime identificate con nome e data di morte 13.000 Serbe Ebree Rom/Zingare comuniste e anti-fasciste Croate e Bosniache ma per la stragrande parte purtroppo bambini serbi (!!!) - Maria, Madre di Dio perdonaci se puoi!
Sisak/Сисак Zagabria Croazia Centrale una cinquantina di chilometri a Sud-Est della Capitale alla confluenza dei Fiumi Kupa Sava e Odra dove inizia la Regione Posavina in pratica lungo tutto il Sava dalle Alpi Giulie al Danubio "Sabirni logor Sisak" o in Serbo "Koncentracioni logor "Sisak /Концентрациони логор Сисак doppio "Campo di concentramento e transito" della Croazia /NDH Seconda Guerra Mondiale 1941-1945 con due Sottocampi Sisak I per adulti destinati ai lavori forzati nel Reich operativo 1941 "gestito" dai Nazi-Tedeschi e Sisak II per bambini quasi tutti serbi pochi ebrei e rom tutti strappati ai genitori "amministrato" da Ustae operativo 1942 con un gruppo di bambini gią del "Campo di concentramento 'agricolo' di Mlaka" a valle di Jasenovac (per essere pił precisi 1941-1942 prigioniere e alcuni prigionieri adulti tra cui i genitori dei bambini messi a lavori stagionali in campagna una volta completatili assassinati su prati e in boschi intorno al villaggio i loro cadaveri gettati in pozzi e cinque fosse comuni di cui due ritrovate a Mali Čanak e Strmac poi 1942 la volta degli abitanti tutti deportati a Jasenovac e Stara Gradika, da dove tutti gli uomini al Campo di Sajmite/Zemun - vedi sotto! - "prenotati" per lavori forzati nel Terzo Reich le donne e i bambini forza lavoro in fattorie di Slavonia 742 uccisi certi a Jasenovac e Stara Gradika) a Sisak II bambini in condizioni molto precarie alto tasso di mortalitą molti avvelenati da latte e pappe con "soda caustica" (!) o iniezioni letali il campo chiuso 1943 sconosciuto il numero esatto di bambini sterminativi uccisi da fame sete tifo abbandono da aprile 1944 Ustae controllerą anche Sisak I chiuso solo 1945 i rimasti portati a Jasenovac poi nella Croazia post- N.D.H. l'edificio principale del Campo "riciclato" come sala cinematografica "Cubo di cristallo dell'allegria" (!?!... no comment) Sabirni logor Sisak Sottocampo "Sisak I" per prigionieri normodotati Serbi Bosniaci e Rom da inoltrare al Reich cifre prigionieri in transito o lģ uccisi sconosciute Sottocampo Sisak II per bambini serbi ebrei e rom "da eliminare" un totale di 7.000 prigionieri di cui lģ assassinati stimati circa 1.200-1.600 la storica Jelena Subotić definisce Sisak "unicamente mostruoso" il giornalista Nikola Vukobratovic descrive il trattamento dei bambini a Sisak II come "una delle pił grandi tragedie" simile a quella di Auschwitz il Comandante del Campo dottor (!) Antun Najer anche conosciuto come "Ante" il "nuovo dottor Mengele"
Sajmite Zemun Vukovar Serbia all'estremo confine Est con la Serbia di fatto non lontano dall'ex area fieristica di Belgrado (localitą poi tristemente ri-famosa anche durante speriamo l'ultima Guerra Balcanica di trenta anni fa) "Sabirni logor Sajmite" il famigerato "Campo di concentramento e di sterminio di Sajmite" nazi- tedesco organizzato e "gestito" da unitą "SS Einsatz- gruppen" di stanza nella Serbia occupata operativo 1941 soprannominato Judenlager Semlin "Campo Ebraico di Zemun" 1941-1942 migliaia di donne bambini e anziani ebrei furono portati al Campo con 500 uomini ebrei e 300 donne e bambini rom la maggior parte da Ni Smederevo e abac donne e bambini ammalatisi per epidemie di influenza in zeppe baracche improvvisate e sofferto in condizioni squallide senza abbastanza cibo e d'inverno molti morti congelati a primavera 1942 con un carrobotte di "buona" benzina da Berlino bruciati vivi poi per le gasazioni complete anche di molti partigiani jugoslavi catturati Četnici simpatizzanti di movimenti di resistenza greci e albanesi e contadini serbi di villaggi in altre parti dell'N.H.D. ribattezzato Anhaltelager Semlin "Campo di concentramento di Zemun" da ultimo Ebrei arrestati al "tradimento" dell'Italia settembre 1943 stimati 32.000 prigionieri per lo pił Serbi di cui 10.600 sterminati assassinati o morti di fame e malattie in condizioni soltanto paragonabili a quelle dei Campi di sterminio di Jasenovac e altri grandi Campi europei 1943-1944 prove delle atrocitą commesse distrutte da unitą dello SS-Standartenführer Paul Blobel migliaia e migliaia di cadaveri riesumati da fosse comuni e poi inceneriti e sparsi sulle campagne da maggio 1944 sotto controllo N.H.D. chiuso a luglio totale vittime stimato 20.000-23.000 di cui Ebrei 7.000-10.000 metą di tutti gli Ebrei serbi morti nel Campo i responsabili tedeschi la maggior parte catturati e processati molti estradati in Jugoslavia e giustiziati il Comandante del Campo Herbert Andorfer e il suo vice Edgar Enge arrestati Anni Sessanta sotto copertura ma condannati solo a brevi (!) pene detentive rispettivamente in Germania Occidentale e in Austria non un solo giorno in carcere Enge (!) per la sua etą avanzata e le sue cattive condizioni di salute (!?!) l'architetta serba Jovana Krstić commenterą a proposito dei luoghi di memoria e lo stato di abbandono di molti di essi che Staro Sajmite č un fenomeno unico come nessun'altra localitą al mondo ha unito simboli di prosperitą e di decadenza in modo cosģ tragico anche identificandola con il termine lieux de memoire di Pierre Nora "luogo in cui la memoria persiste" non importa se cambia aspetto smettendo di essere milieux de memoire ambiente reale di memoria dedicata e lo scrittore David Albahari scriverą "Č un luogo che non umilia solo per la sua disumanitą, ma anche per la sua aperta esposizione a Belgrado, che lo osservava silenziosamente dall'altra parte del fiume" |
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La spietatamente straziante e vergognosa nota sopra per aiutarci a capire "appieno" tutte le dimensioni della abissale tragedia "umana" che ci colpisce tutti ad ogni esaltazione esaperata di "ideologie" che vanno contro la nostra stessa "natura" biologica e sociale di tendenza "socializzante", per un semplice fatto di sopravvivenza di specie Homo sapiens (Linnaeus, 1758) sottospecie Homo sapiens sapiens, tendenza via via evolutasi per "cultura" fino a consolidarsi "inclusiva" e "con-divisiva", pur politicamente "competitiva" ma mai "divisiva", quest'ultima foriera solo di distruzione e autodistruzione quado espressa attraverso "discriminazioni" che portano prima o poi inevitabilmente a "conflitti" con fin troppa facilitą degenerabili in "guerre".
Capire appieno tutte le dimensioni della tragedia umana significa saperci noi parimenti immergere dalla profonda soggettivitą del pił completo "io" individuale - a livello razionale, emotivo e spirituale - sia nella sua una omnia macro-dimensione "collettiva" nella storia "scritta" sia nei pił minuscoli "ologrammi" in cui si frammenta nelle miriadi di micro-dimensioni "personali" di tante storie - la storia "vissuta"!
1.000 - un "numero" che non dice nulla - ma oltre mille i "nomi dei deportati e infoibati" soltanto nella Cittą di Gorizia, non importa di quale "colore" - a onor del vero le liste ripubblicate da siti e blog di "Destra", "Estrema Destra" o "Destra Militante", riordinate al meglio per categorie e in ordine alfabetico e qui solo fedelmente trascritte - riguardanti le sparizioni, i prelevamenti e le deportazioni avvenuti in Cittą A.D. 1945. |
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Lista di "scomparsi" prima del 1° maggio 1945
Ambrosi Egidio, nato a Sagrado, Gorizia
Badalini Erminio, nato a Gorizia Belli Renato, nato a Gorizia Bensa Basilio, nato a Gorizia Bertolussi Rinaldo Beuzar Francesco/Bavcar Frane, nato a Rocinj Bidut Bruno, nato a Monfalcone Bigerna Otello, nato ad Acquapendente, Viterbo Biscardi Rosario, nato a Vittoria, Ragusa Blasizza Alfredo/Blazic Alfred, nato a Piedimonte, Podgora Boschin Antonio/Boskin Anton, nato a Gorizia Bucovini/Bukovic Aldo, nato a Gorizia Burcheri Cataldo, nato a San Cataldo, Carbonia-Iglesias
Calligaris Emilio, nato a Trieste Camglese Angelo o Mario o Giorgio, nato a Roncade, Treviso Canalesi Maria Cantarutti Edoardo, nato a Cormons, Gorizia Caratti Rodolfo, nato a Reana del Roiale Causer Egidio, nato a Monfalcone Cechet Attilio, nato a Fogliano Redipuglia Chezzi o Chessa Luigi, nato a Boretto, Reggio Emilia Cigoli Giuseppe/Cigoj Jozef, nato a Salcano Cinti Giacinto Ciuffarin Rodolfo/Cuferin Rudolf, nato a Gorizia Clancis Severino/Klancic Severin, nato a Lucinico, Gorizia Cociancig/Kocjancic Aldo, nato a Gorizia Cocianni Luigi/Kocjancic Alpjz, nato a Trieste Collini Giuseppina, nata a Gorizia Comelli Agostino/Romei Avgust, nato a Kromberk Coos Alfredo/Kos Alfred, nato a Lucinico, Gorizia Cornei Antonio/Komel Anton, nato a Gorizia Culot Giovanni/Kulot Ivan, nato a Gorizia Cumar/Humar Mario, nato a Gorizia Cumini Bruno, nato a Campolongo al Torre, Udine
Danieli Valentino, nato a Genova Degano Riccardo, nato a Pasian di Prato, Udine Del Zotto Gerardo, nato a Manzano Del Zotto nata Celli Luigia, nata a Cormons, Gorizia De Mantissa Eugenio, nato a Gorizia De Piero Angelo, nato a San Nicola Manfredi, Benevento Dilena Bruno, nato a Mossa, Gorizia Di Lena Longino, nato a Campolongo al Torre, Udine Dimarch Valerio, nato a San Vito al Tagliamento, Udine Di Marco Epifanio Dossio Alberto, nato a Monaco Duca Vladimiro/Knez Vladimir, nato a Caporetto
Epicuri Felice, nato a Padova
Fabbio Idelberto, nato a Salerno Faggiani Ettore, nato a Portogruaro Fedri Carlo, nato a Trieste Fois Lucio/Fon Alojz, nato a Caporetto Fonzari Franco, nato a Trieste Forestan Danilo, nato a Vicenza Franceschinis Giovanni, nato a Brasilia Franchi Umberto/Franko Albert, nato a Gorizia Furlani Teodoro, nato a Moste, Lubiana
Gaier Luigi, nato a Gorizia Ganzer Oskar Gargano Sabino, nato a Barletta, Bari Ghi Andrea, nato a Sassari Giana Francesco, nato a Samicandro Garganico, Foggia Giani Ferruccio, nato a Gorizia Gianna Severino, nato a Foggia Grignetti Umberto, nato a Roma Grinovero Giovanni, nato a Cividale/Cedad Gutierrez Stefano, nato a Sassari
Hahn De Hannenbeck Sergio, nato a Gorizia Hois Ugo
Iach Giuseppe/Lah Jozef, nato a Dobravlje Isotta Maria
Laruccģ Luciano, nato a La Spezia Lazzini Renata, nata a Cherso Leogrande Giovanni Liceni Radovano/Licen Radovan, nato a Branik, Gorizia Lippi/Lipicar Luigi, nato a Gorizia Lodi Luigi, nato a Mantova Longo Ugo, nato a Capodistria Lovini Francesco/Loviscek Frane, nato a Medana Lupi Carlo, nato a Trieste
Magris Sergio, nato a Trieste Malandrini Romano, nato a Venezia Manfrin Gino, nato a Rovigo Marchi Jolanda, nata a Piedimonte, Gorizia Marcocic Luigi/Markocic Alojz, nato a Gorizia Marvin Valentin, nato a Gorizia Mattei Vincenzo, nato a Pisino Mazzatenta Giorgio Medeot Giovanni, nato a Farra d'Isonzo, Gorizia Micheli nata Turchi Isa, nata a Torrita di Siena Milost Eugenio/Eugen, nato a Salcano Muzzolini Ivano, nato a Billerio Migliano, Udine Muzzolini Leonardo, nato a Billerio, Udine
Novo nata Battiston Rina, nata a Pordenone
Olivo Vittorio, nato a Rivignano
Pagnussat Mario Pagnussat Vittorio Paoletti/Pavletic Aldo, nato a Gorizia Paulin Luigi/Pavlin Alojz, nato a Gorizia Pellegrino Pasquale, nato a Falerna, Catanzaro Pergolis Bruno, nato a Trieste Perla Giuseppe, nato a Teramo Persoglia Oscar/Persolja Oskar, nato a Possio San Valentino Piemonti Giuseppe, nato a Cormons Privitera Alfio Pueri Giorgio, nato a Trieste
Rizzoli Luigi, nato a Camposanto di Modena Ronca Danąio, nato a Gorizia Ruffeli o Ruffelli Antonio, nato a Vilonitz, Cechia
Scacciante Arminio, nato a Ghirignano, Venezia Scaglia Guglielmo, nato ad Agrigento Sivilotto Artusa, nata a Komen Soffientini Corrado, nato a Gorizia Spazzali Giuseppe Federico, nato a Untergerhoff, Austria Spezzano Giacomo, nato a Reggio Calabria Sussi Isidoro/Susic Izidor, nato a Gorizia
Tomin Dino, nato a Noventa, Padova Tortul Isidoro, nato a Farra, Gorizia Travan Carlo, nato a Gorizia Troian Sisino, nato a Grado Turel Guerrino/Vojko, nato a Gorizia Turisani Edi o Italo, nome partigiano "Sergio", nato a Cormons, Gorizia
Venturini in Usaj Augusta, nata a Gorizia Visin o Vizin Dario, nato a Gorizia Vitello Fulvio, nato a Trieste Volpai Orion, nato a Pola Voncina Andrea/Andrej, nato a Gorizia
Watt Luigi, nato a Gorizia
Zagaglia Giuseppe, nato a Padova Zorgia Ermenegildo, nato a Villa Estense, Padova Zorzi Gabriella/Zorc Gabrijela, nata a Gorizia Zorzi Zei Ądriana/Zorc nata Cej Adrijana, nata a Gorizia Zorzin Guglielmo, nato a Cormons, Brazzano
Lista di civili "scomparsi"
Abrile Alberto, nato a Torino Abrile Enzo, nato a Gorizia Abrile Renato, nato a Gorizia Addeo Giovanni, nato a Udine Angelini Tullio, nato a Cremona Appiani/Happacher Renato, nato a Gorizia Azzolina Mario, nato a Caltagirone, Catania
Baggiani Lelio, nato a Casalino Ponzana, Novara Baiz Stanislao/Baie Stanislav, nato a Prosecco, Trieste Barbasetti/Di Prun Paolo, nato a Padova Barbieri Alfonso, nato a Galliere, Bologna Battigelli Francesco/Batagelj Frane, nato a Kamnje, Aidussina Bellingar o Bellincar Carolina/Belingar Karolina, nata a Gorizia Bene/Bencz Giorgio, nato a Marburgo, Germania Bergerard Giovanni Boltar Luigi/Alojz Bonnesi Ettore, nato a Gorizia Bramo Giovanni, nato a Gorizia Brecelj Augusta, nata a Salcano Bresciani Carlo, nato a Gorizia Bressan Guido, nato a Lucinico, Gorizia Brumatti Marino, nato a Farra Bullo Giuseppe, nato a Cormons Burnich Elino, nato a San Lorenzo di Mossa Beuzzar Giuseppe, nato ad Abbazia Benedetti Luigi Bonne Luigi/Bones Alojz, nato a Gorizia Blasi/Blazic Danil, nato a Gorizia
Cabas o Cabras Bruno, nato a Udine Cadamuro Antonio, nato a Cimadolmo, Treviso Calligaris Augusto, nato a Cormons Calligaris Mario, nato a Cormons Calvi Amedeo, nato a Bologna Cartelli Eugenio, nato a Fiume Casasola Antonio, nato a Salcano Cassanego Saturnino, nato a Gorizia Cavallo Salvatore Cecchi Mario Cerchier o Cerclieri Nicolņ, nato a Venezia Ceschia Giuseppe, nato a San Lorenzo, Capriva Chiades Carmen, nata a Gorizia Chiades Fernanda, nata a Gorizia Ciani Sofia, nata a Spalato Ciargo Giovanni/Cargo Ivan, nato a Salona d'Isonzo Ciccia Salvatore, nato a Catania Cingolani Mariano, nato a Recanati, Ancona Ciuffarin o Cufarin Anna Maria o Annamaria, nata a Volosca Ciufferli Giuseppe/Cuferli Jozef Clede Carlo/Hlede Karel, nato a Kopildno, Cecoslovacchia Clede Luigi/Hlede Alojz, nato a Gorizia Cocianni Emilia/Kocijancic Emilija, nata a Gorizia Codarin Alfredo, nato a Trieste Colla nata Leitgeb Maria, nata a Gorizia Colmali/Gollmayer Arrigo, nato a Trieste Colotti Cario, nato a Gorizia Coniglio Cosimo, nato ad Adesino, Catania Coniglio Cosimo Francesco, nato a Gorizia Contino Biagio, nato a Cormons, Cattolica Eraclea Corquel o Cargnel o Carniel Bruno, nato a Lucinico, Gorizia Cosmi Cleto, nato a Palmanova, Udine Cossovel o Coselli Egone/Kosovel Egone, nato a Gorizia Cossovel o Coselli Giuseppe/Kosovel Jozef, nato a Gorizia Cossutta Armando, nato a Villesse, Gorizia Cracchi Angela Maria Ginetta, nata a Latisana, Udine Cuccurullo Girolamo, nato ad Aleppo, Siria Curti Fermo, nato a Ceranova, Pavia Cussigh Antonio, nato a Dobrova, Lubiana
D'Ambrosi Mario, nato a Caserta D'Ambrosio Antonio, nato a Padova D'Atri Mario, nato a Castrovillari, Cosenza D'Atri Oscar, nato a Castrovillari, Cosenza Dean Antonio, nato a Piedimonte, Gorizia Dean Rodolfo, nato a Fiumicello, Udine De Colle Carlo, nato a Gorizia De Ferri Bruno, nato a Gorizia De Ferri Giuseppe, nato a Gorizia De Ferri Mario, nato a Gorizia Del Franco Eugenio, nato a Gorizia Della Ricca Lorenzo Luigi, nato a Palazzolo, Udine Derndich Milena, nata a Pola Dessi Eugenia, nata a Ronchi dei Legionari Di Blas Alfredo, nato a Gorizia Di Falco Salvatore, nato ad Agrigento Donatim Armando, nato a Villesse
Fait Giovanni/Fajt Ivan, nato a Gorizia Fait Giulio/Fajt Julij, nato a Untergries, Germania Fedon Aristide, nato a Fiumicello, Udine Ferfoglia/Ferfolja Bruno, nato a Gorizia Ferrari Ciro, nato a Mantova Fiamingo Alfio Fonzari Guido, nato a San Mauro, Gorizia Fornasari Giovanni/Fornazaric Ivan, nato a Romans Furlani Angelo, nato a Gorizia Furlani Emilio, nato a Gorizia
Gallavotti Felice, nato ad Arpino, Frosinone Gentile Rizzieri Gergolet o Ghergolet Umberto, nato a Gorizia Giana Andrea, nato a Roccaforte di Mondovģ, Cuneo Giardina Vincenzo, nato a Trieste Grapulin Dolores, nata a, Gorizia, Lubiana Grapulin Edoardo sr., nato a Gorizia Grapulin Edoardo jr., nato a Gorizia Grauso Ernesto, nato a Cagliari Graziani Vittorio, nato a Gorizia Graziato Nicola, nato a Tribano, Padova Greco Guido, nato a San Secondo, Parma Grion Olga, nata a Capodistria Gronelli Orestina, nata a Gorizia Grossi Teresio, nato a Carbonara Scrivia, Alessandria Gueli Emilio, nato a Raffadoli, Agrigento Gueli Emilio Eugenio, nato a Gorizia
Hahn De Hahnenberg o Hannerben Guido, nato a Gorizia
Jacovino Giovanni, nato a Slivno, Spalato Jourdan Honoré Marcello, nato a Gorizia
Kocina France, nata a Dobrovo Kravos Stanislava
Lazar o Lazzer Giovanni, nato a San Polo di Piave, Treviso Lazzaro Arturo, nato a Saonara, Padova Leghissa Guglielmo, nato a Monfalcone Leili Aldo, nato a Savona, Arezzo Lentini Michelangelo, nato a Vizzini, Catania Leone Quintigliano, nato a Lecce Lingua Bruno, nato a Gorizia Longo Francesco, nato a Gorizia Longo Nicola, nato a Corate, Bari Lopell o Loppel Leopoldo, nato a Pola Lovisi Giuseppe/Loyiscek Jozef, nato a Gorizia
Macuzzi Carlo/Makuc Karel, nato a Gorizia Majnik Mariano/Marjan, nato a Gorizia Malena Gregorio, nato a Rossano Calabro, Cosenza Mally Ermanno, nato a Idria di Sotto Maniacco Mario, nato a Gorizia Mantini Arcibaldo, nato ad Ancona Marassi Giuseppe, nato a Gorizia Marega Avvelino, nato a Trieste Marian Ezio Carlo, nato a Cameri, Novara Mastrandea Maria Carmen, nata a Gorizia Matteucei Aldo, nato a Senigallia Mattiussi Aristide, nato a Trieste Mauri Andrea/Mavri Andrej, nato a Vrtace, Kojsko Mazzoli Oscar, nato a San Canzian d'Isonzo, Gorizia Mezzorana Mario, nato a Gorizia Mezzorana Oscar, nato a Capriva Miano Aldo, nato a San Pietro al Natisone Modes/Moderc Elizabeta, nata a Hall, Austria Monaco Emilio, nato a Oria, Brindisi Morassi Flora Morassi Giovanni Luigi, nato a Gorizia Moscheni Francesco, nato a Gorizia Movia Giovanni, nato a Gradisca d'Isonzo
Nadaia Augusto, nato a Piedimonte, Podgora Nanut Giuseppe/Jozef Narcisi Guido, nato a Gorizia Nardini Giuseppe, nato a Gorizia Nardini Vittorio, nato a Gorizia Nespolo Antonio, nato a San Doną di Piave Nicolaucig o Nikolavcic Lidia Nicora Bruno, nato a Gorizia
Olivo Ugo, nato a Cavezzano, Modena Ongaro Giuseppe, nato a Gorizia
Padovan Giuseppe, nato a Gorizia Pagliari Lucio, nato a Cremona Papis in Screnzel Marianna, nata a Gorizia Paternolli in Venuti (?) Giuseppina, nata a Gorizia Pedone Giovanni, nato a Botrugno, Lecco Pegan Anna, nata a Vipacco Pellaschiari Antonio, nato a Capodistria Peresson Regina, nata Sennis, nata a Gorizia Persa Renato, nato a Gorizia Piccoli Fortunato, nato a Farra Picech Maria Luigia, nato a Cormons Piemonti Luciano, nato a Trieste o Gorizia Piscopello Amleto, nato ad Aliste, Lecce Pizzucchini Vittorio, nato a Gorizia Pizzutti Emilio o Ennio Podgornik Maria, nata a Idrija ob Baci Podgornik Emma, nata a Idrija ob Baci Poleselli Antonio/Pozenel Anton, nato a Montenero d'Idria Posenelli Stanislao/Pozenel Stanislav, nato a Montenero d'Idria Polesello Bartolo, nato a Prata di Pordenone Pregali Giuseppe nato a Metljca Pregelli o Pregeli Giuseppe/Jozef Prencis Stoian Mariano, nato a Dutovlje Prencis Vilibaldo, nato a Dutovlje Primosic Teodoro/Primozic Bozidar, nato a Canale Princis Corrado, nato a Gorizia
Rajer Casimiro, nato a Aidussina Rajer nata Miljavec Marija, nata a Gorizia Resch Giuseppe, nato a Sagrado Ricchetti Aldo Rigon Bruno, nato a Vicenza Rissdorfer Erminia, nata a Freiwaldau, Slesia Rizzatto Bruno, nato a Trieste Rogas Pietro, nato a Palermo Rosolen Luigi, nato a Piedimonte, Podgora Rossaro Giorgio, nato a Rovereto, Trento Rupil Luciano, nato a Cormons, Gorizia Rustia Olga
Saletta Agostino Saletta Iginio, nato a Senio, Vicenza Saletta Renzo o Bruno, nato a Venezia Saletti Agostino, nato ad Asciano, Siena Saxsida Giuseppe/Saksida Jozef, nato a Dorenberk Schonta Edoardo, nato a Pola Seyerin Fulvio, nato a Gorizia Sganghero Ermanno, nato a Turriaco Sirca Maria Sprinar Enrico/Errich, nato a Dol Otlica Sprinar Erricti, nato a Montenero Stecar Luigi/Stekar Alojz, nato a Kojsko Storni Giovanni, nato a Ronchi dei Legionari Stringhetti Giovanni Battista, nato a Udine
Tatti Antonio, nato a Bortigiades, Sassari Tenaglia Liana Lucinda, nata a Trento Tercuz Assunta Zenska Tomasetti Italico, nato a Gorizia Tromba Giorgio, nato a Gorizia Toplicar Ladislao/Toplihar Ladislav, nato a Gorizia
Umercetti Benito Ursic Andrej, nato a Caporetto
Varlec Marino, nato a Kanal Varutti Ernesto, nato a Costano, Udine Venezia Giulia, nata a Udine Vidoz Luigi, nato a Lucinico Visintin Oddone, nato a Gorizia Vites Ermanno/Vitez Herman, nato a Salcano Volpi Ariodante, nato a Sanvincenti d'Istria Volpi Bruno/Volk Bruno, nato a Gorizia
Weinler Virifvr Oddone, nato a Weidling, Austria
Zagaglia Vittorio, nato a Pordenone Zagar Rodolfo/Rudolf, nato a Trieste Zbogar Roberto/Robert, nato a Gorizia Zorzenone Giovanni, nato a Gracova Serravalle
Lista di deportati "scomparsi" non č dato sapere se civili o militari o entrambi
Aielli Gualtiero Alfieri Guido Assi Renato Auzil Liberale
Berlot Alojz Bevilacqua Domenico Biontino Ottavio Bradaschia Giuseppe Bucik Giovanni/Ivan
Corettig Marino Corizzato Vincenzo Crojoldi Enrico
Dami Giorgio De Pregi Luigi De Spirito Alfredo Di Biaggio Giuseppe Di Stefano Carlo Donatella Orazio
Fait Giuseppe/Josef Ferrara Sigismondo Ferrari Vittorio o Ciro Filetti Vittorio Finelli Federico
Gai Guerrino Gabrielcis/Gabrijelčič Bruno Gabrielcich Stanislao/Gabrijelčič Stanislav Gantar Cirillo/Ciril Gemelli Mario Glessi Raffaele Gobbetto Dino Goljevscek Antonio/Anton Goljevscek Francesco/Frane Goljevscek Raffaello/Rafael Gozzi Nino Granieri Donato Gregorig Antonio/Gregoric Anton Grilotti Dino
Intrepido Angelo
Kaniz Janez o Keinz Fritz (?) Kanzler Giuseppe Konjedic Francesco/Frane
Lazzari Giuseppe Lentini Francesco Leonardo Mario Leupuscek Andrea Lippi Bruno Lorenzon Pietro Lucchese Luigi/Lukezic Alojz Luzio Arturo
Malfatti Bruno Malfatti Ugo Manzano Gagliano Maroni Mario Marte Pietro Martinuzzi/Martinuc Bruno Medvesek Antonio/Medvescek Anton Medvescek Giuseppe/Jozef Medvescek Luigi/Alojz Medvescek Rodolfo/Rudolf Melidona Giuseppe Meneghini Walter Miani Bruno Mocnik Marjan Moira Giovanni Molinaro Domenico Moretti Nicolņ Motta Bernardo Muzzaglia Lauro
Nanut Enrico/Henrik Nicola Stasio
Olivieri Silvestro Ozioni Vittorio
Padovan Ermenegildo Panagini Giuseppe Passoni Ermes Paussig Beniamino/Pavsic Benjamin Pecorari Mario Peiratti Giuseppe Pelesson Luigi/Pelicon Alojz Pellegrin Donato Pellegrini Ferruccio Pertot Alessandro/Aleksander Pertot Bruno Pertini Luigi Petta Giuseppe Pielig Ezio Pocar Ubaldo Porta Basilio
Quaglio Luigi
Rizzi Carlo Ronchini Alfredo Ruggeri Giuseppe Russian Luigi/Rusjan Alojz Rutar Ivan
Scaldavilla Gaetano Scardino Nicola Schweickert Arno Sciarrone Franco Scopazzi Desiderio Scuoto Umberto Secchi Antonio Serdan Ottelip Sfiligoi Alfredo/Sfiligoj Alfred Sfiligoi Ignazio/Sviligoj Ignac Sfiligoj Rodolfo/Sviligoj Rudolf Sganghero Italo Sgubin Daniele/Skubin Daniel taniscia Francesco/Stanisa Frane Stecchina Primo Stigar Mario
Talutto Gaspare Tami Emilio Tignola Giovanni Tomasello Giuseppe Toros Mario Tronci Michele Trost Giovanni/Ivan Tuccillo Mariano
Veluscek Mario Vercelli Giovanni Vetoruzza o Ventoruzza Guido Viliadoro Nicola Vir Carlo
Weimar Toffanello
Zentil Marcello Zorz Edoardo Zotti/Cotic Adriano
Lista non ben specificata di altri "scomparsi"
Agati Antonio
Barazzetti Mario, nato a Gorizia Bastianutto Luigi, nato a Trieste Baucon Giuseppe/Bavcon Jozef, nato a Gradisce ob Soci Beggi Giovanni, nato a Gorizia Bertossi Italo Betnazik Corrado/Bednarzik Radivoj, nato a Gorizia Brizzi Giancarlo
Calderari Amedeo Caputo Giovanni Carriera Stefano Cassini Carlo Ceccon Virgilio Cerne Nada, nata a Dornberk, Vogrsko Chiariotto Guido Citta Carlo, nato a Lecce Citti Giovanni, nato a Lecce Concilio Domenico, nato a Battipaglia Cornei Luigi/Komel Alojz, nato a Gorizia Cumar Giordano, nato a Parenzo
De Vecchia Ida, nata a Sandrinetto, Verona
Fabbri Guerrino Falconi Alfredo Fant Elvezio Feresin Arrigo, nato a Capriva Ferfoglia Giovanni/Ferfolja Janko, nato a Merna Ferracin Antonio Fervolino Antonio, nato a Poggiomarino, Napoli Furlan Lamberto/Lambert, nato a Aidussina
Gatti in Koralek Natalia, nata a Gorizia Gelli Michele, nato a Pistoia Giacomelli Annunzio Vittorio, nato a Udine
Iercich o Jerkic Albina, nata a Polonie Brdo, vicino Gorizia Ipavec Giuseppina/Jozefa
Kaucic Giovanni/Kavcic Ivan Kenda Francesco/Frane Kogoj Angelo/Janko, nato a Merna Komianc Vittoria/Viktorija, nata a San Floriano/Steverjan Kuemaier Maria (sorella Caterina?), nata a Baden sul Danubio
La Scala Mario Ligresti Sebastiano, nato a Malta Lollai Salvatore
Maiani Oreste, nato a Sant'Angelo di Brollo, Messina Manca Gavino o Gaetano Manfredi Roberto Marchiorģ Umberto/Markocic Albert (?) Margara Giovanni Marianelli Franco Mauri Antonio, nato a Trieste Mauro Emanuele, nato a Gela Mazzeo Michele Mazzoccone Camillo Meneghetti Narciso Michelus/Mikluz Elio, nato a Gorizia Miclus Antonio/Mikluz Anton Misciali Giuseppe, nato a Gallipoli Morel Ignazio/Ignac, nato a Gorenje Polje Mosetich Gabriele/Mozetic Gabrijel Mughelli o Mugherli Valentino/Mugerli Valentin Mutti Redento
Nefat Elisabetta, nata a Rovigno
Oddo Rosolino o Rosolino Oddo Franco
Patuma Lodovico, nato a Gradisca d'Isonzo Perini Giuseppe Persolja Anton Paulin Emilio/Pavlin Emil, nato a Gorizia Pevere Maria, nata a Maragno Lagunare Piani Francesco, nato a Rakek Pirollo Renato, nato a Gorizia Podbersig Daniele/Podbersic Danijel, nato a Gorizia Podgornik Gualtiero/Vojko Prencis Daniele/Princic Danijel Princi o Princic o Princez Emma Pussig Emilio/Pavsic Emil
Quartuccio Severino, nato a Chorio, Reggio Calabria
Ronutti Sergio Rosini Gino Rossetti Franresno, nato a Ostia Vetere, Ancona Ruggero Vincenzo Russo Ciro Rustian Antonio Rustja Giuseppe/Jozefi, nato a Skriue, Aidussina Rustja Stanislav, nato a Lokovec
Sacher Alberto, nato a Umago Saksida Zora Saldarmi Attilio, nato a Cormons Salvaterra Giuseppe, nato a Gorizia Scarpin Ugo, nato a Medea Schilacci o Schillaci Angelo, nato a Favarra, Agrigento Sellini Mario, nato a Trieste Serafino Ernesto Sfiligoi Jozef Sinigoj Daniel, nato a Doraberk Spessot Bruno, nato a Gorizia Stulle Tullio
Tornasi Ugo Trullo o Truglio Vincenzo, nato a Catanzaro Turroni Trebles, nato a Forlģ Tutta Venceslao/Tuta Venceslav, nato a Tolmino
Ursic Gabriel/Gabrijel Ursic Mirko, nato a Sela, nato vicino Volcah
Velicogna Giovanni/Velikonja Ivan, nato a Gresenbrun, Austria Vidich Valentino/Vidic Zdravko, nato a Canale Vidimari o Vidmar Bruno Velikonja Giuseppe/Jozef
Zanello Bruno Zanghi Umberto, nato a Susak Zorattini Giuseppina, nata a Maribor Zotti Antonio/Cotic Anton Zuccalli Teofioro o Teodoro
Piccola lista di "scomparsi" ritrovata su un biglietto quale promemoria per non dimenticarne i nomi (riportati solamente con nome e cognome)
Gamberale Giorgio
Herbecher Franz Sorano Pietro
Lista di Finanzieri "scomparsi"
Adorno Riccardo, nato a Napoli Anacoreto Umberto
Bruno Michele
Candileno Salvatore Capodiferro Antonio, nato a Gioia del Colle, Bari Carbone Michele Chiapparmi Giovanni
Della Zona Giovanni Diez Francesco
Fač Giuseppe, nato a Sassari Fusco Michele
Genda Antonio
Indiani Gennaro
Mariniello Agostino, nato a Parete Marra Francesco, nato a Marano, Napoli Masara o Masala Pietro Michele Bruno, nato a Lecce Mirabella Ignazio Mucelli Giacomo
Occhioni o Orecchioni Pasquale, nato a Sassari
Pintore Gianbattista
Santariello Felice Scopelliti Luigi Sias Antonio Suligoi Paolo/Suligoj Pavel
Vassilich o Vasilic Pietro
Lista di Carabinieri "scomparsi"
Abate Umberto, nato a Santo Lucido, Cosenza Abeni Sante, nato a Loria, Treviso Affrunti Francesco Allegretti Giovanni Andaloro Giuseppe, nato a San Cataldo, Carbonia-Iglesias
Bassani Paolo, nato a Volterra, Pisa Bergognini Giacomo, nato a Calpenaso, Brescia Betti Guido
Cesare Rosario, nato a Messina Cimino Pasquale Cossetto Albino, nato a Visinada d'Istria
Dalla Valle Antonio, nato a Santa Maria Capua Vetere, Napoli
Dalle Nogare Otello, nato a Vicenza Dessi Ignazio Di Donna Antonio Draicchio Rocco Dugo Giuseppe, nato a Patagonia, Catania
Fabiano o Fabiani Salvatore Famichetti Giuseppe Ferruzzi Alessandro Fiore Agostino Frisco Salvatore Fusano o Fusaro Mario
Gagliato o Galioto Francesco, nato a Siracusa Gagliotti Gino Garbino Antonio Gattiglia Carlo, nato a Rimini Giuliani Salvatore Grispo o Crispo Angelo, nato a Palermo Guarini Pasquale, nato a Montalbano di Fasano, Brindisi Guarnieri o Guagliardi Carmelo Grilotti Dino
Intilisano o Iutilisano Biagio, nato a Messina
Laura Silvio o Silvestro o Estero o Salvatore, nato a Baiardo, Imola Leone Salvatore, nato a Cinisi, Palermo Lombardo Giovanni Lorenzini Raffaele Luisi Luigi, nato a Putignano, Bari
Marone Alfonso Marzocca Ruggero, nato a Barletta Masinara Bruno Miccoli Rocco Ciro, nato a San Marzano, Taranto Mirenzi Gaetano, nato a Vazzano, Catanzaro Modenini Fiore Moretti Guido, nato a Roma Morittu G. Battista Musumeci Orazio, nato a Giarre, Catania
Nastasi Sante
Orlandini Benigno
Pavan Giuseppe o Clemente Pellegrino Raffaele, nato a Napoli Picchierri Cosimo Pino Addelico, nato a Cassarano, Lecce Prescianotto Mario
Ricci Ernesto, nato a Sezzo Romano Rioldi Giordano Rossi Isaia, nato a Tretto, Vicenza
Salari Fiore, nato a Fabriano, Ancona Saletti Giuseppe Salta Agostino Scrioni Francesco, nato ad Abbiategrasso, Milano Silvestri Mario, nato a Monfalcone Spada Cosimo
Tancredi o Tangrei Giuseppe, nato a Roma Totaro Libero Totaro o Todaro Natale, nato a Fiumedinisi, Messina
Valente o Volante Gerardo
Zaninelli Giovan Battista Zanotti Luciano Zilli Cosimo, nato a San Cesareo, Lecce Zuch Massimo, nato a Oberslinger, Germania
Lista di Agenti di Pubblica Sicurezza "scomparsi"
Accampora Pasquale, nato a Resina, Napoli Adamo Emilio, nato a Ripi, Frosinone Adamo Gennaro, nato a Pozzuoli, Napoli Aloč Nicola, nato a Longobardi, Casetta Anfuso Aurelio, nato a Castelferrato, Enna Antuoro Guido, nato a Versano, Napoli Anzaloni Bruno, nato a S. Agata Bolognese Aurisicchio Francesco, nato a Ostuni, Brindisi Avellino Luigi, nato a Civitavecchia
Barbierato Umberto, nato a San Martino di Venezze, Rovigo Bellanza Giovanni, nato a Mussomeli, Caltanisetta Bertela Giuseppe, nato a Salle delle Langhe, Cuneo Berti Giuseppe Ottavio, nato a Pianiga, Vicenza Bianco Rosario, nato a Modica, Ragusa Blundetto Tommaso, nato a Scicli, Ragusa Borelli Carlo, nato a Camaiore, Lucca Bosso Giuseppino, nato ad Asti Bucchieri Giuliano, nato a Pietraperzina, Enna Buccino Roberto, nato a Bianzč, Vicenza Buffoni Mario, nato a Montignosso, Massa Ferrara Burlo Giovanni, nato a Noto, Siracusa
Cairone Giuseppe, nato a Comittini, Agrigento Cantile Domenico, nato a Villa di Briano, Caserta Cantile Vigilante, nato a Villa di Briano, Caserta Cantone Domenico, nato a Catania Caratozzolo Salvatore, nato a Messina Casini Luigi, nato a Massaro, Lucca Cesaro Armidio, nato a Torreglia, Padova Chianese Antonio, nato a Villarico, Napoli Chipa Lionetto, nato a Tubo sul Trasimeno, Perugia Chiuzzelin Nazzareno, nato a Fiume Ciccarone Giovanni, nato a Bitonto, Bari Cinerari Guerrieri Antonio, nato a Vazzola, Treviso Colussi Antonio, nato a Cormons Coppola Ciro, nato a San Giovanni Teduccio,Napoli Corderņ Michele, nato a Vernate, Cuneo Crea Giuseppe, nato a Motta San Giovanni, Reggio Calabria
De Dominicis Assunto, nato a Monte Argentario, Grosseto Delle Vergini Antonio, nato a San Marco in Lamis, Foggia Dell'Orco Angelo, nato a Alatri, Frosinone De Petri Mario Valentino, nato a Udine D'Ermo Orlando Di Lauro Vincenzo Pietro, nato a Manduria, Taranto Di Stefano Severino, nato a Ocre, L'Aquila
Eremita Carlo, nato a Noia, Napoli
Farzaglia Giuseppe Fezzi Walter, nato a Gazzo Veronese, Novara Forcisi Francesco, nato a Catania Forcisi Paolo, nato a Catania
Garzarelli Giuseppe, nato a Ortona, Chieti Giliberto Rosarsio, nato a Partana, Trapani Giordano Raffaele, nato ad Ariano Irpino, Avellino Gobbo Antonio
Ingrao Antonino, nato a Palermo Isidori Vincenzo, nato a Carpendolo, Brescia
Lamberti Vincenzo, nato a Castel San Giorgio, Palermo La Micela Carmelo, nato a Scicli, Ragusa Licitra Giovanni, nato a Ragusa
Manzione Domenico, nato a Postiglione, Salerno Mazzacca Tullio, nato a Mignano Montelungo, Napoli Mizza Santo Paolino, nato a Lusevera, Udine Monaco Nicola, nato a Caserta Montresor Umberto, nato ad Avio, Trento
Olivieri Pasquale, nato a Corato, Bari
Pasqual Carlo, nato a Jesolo, Venezia Pasquale Carmelo, nato a Turci Siculo, Messina Pennelli Vito, nato a Modugno, Bari Pezzato Augusto, nato a Morgeno, Treviso Pezzone Giovanni, nato a Parete, Cesena Pierasco Luigi Piscopello Amleto, nato a Aliste, Lecce Promutico Franco Puglisi Giovanni, nato a Nicosia, Enna Putignano Aurelio, nato a Casoria, Napoli
Querini Cosimo, nato a Pasian di Prato, Udine
Romeo Delfio, nato a Taormina
Savo Sardaro Gerardo, nato a Torrice di Frosinone Scarabei Aldo, nato a Maserada di Piave, Treviso Sciammanini Bruno, nato a Roma Severino Stefano Sortino Gaetano, nato a Caltagirone, Catania
Tagliasacchi Francesco, nato a Messina Tenavi Giulio, nato a Fiesso Umbertino, Rovigo Tomadini Dino, nato a Udine
Ventin Giovanni, nato a Castelier di Visinada, Istria Ventura Giorgio, nato a Taranto
Zuccoli Mario, nato a Trieste
Lista di Bersaglieri "scomparsi"
Arcangeli (?) Argenti Fabio, nato a Terni Asterini Mario, nato a Vicenza
Barozzi Alfredo Barucci Sandrino Belletti (?) Bertoluzzi Marino, nato a Venezia Bichelli Nicola, nato a Vicenza Borghese Mario, nato a Trieste Busatti Oscar, nato a Ferrara
Cadoppi o Cadotti Vittorio, nato a Reggio Emilia Capetto Italo Cardinale o Cardinali Giuseppe, nato a Maggioné, Perugia
Cattini Bruno, nato a Chioggia Chiacchio Giuseppe
D'Alessio Alberto, nato a Napoli Debei o Debel Armando, nato a Chioggia Debei o Debel Augusto, nato a Chioggia De Cleva Bruno, nato a Visignano d'Istria Degoli Franco, nato a Modena Del Cocco Antonio De Silvestri Luigi De Vita Luigi Di Giorgi o Di Giorgio Giovanni, nato a Vico Gargano, Foggia Di Stefano Salvatore, nato a Pozzogallo di Ragusa Dubbini o Dubin Giorgio, nato a Terni
Ferro Pietro o Giuseppe, nato a Venezia Flaminio Silvano, nato a Castel Gandolfo, Roma Flaminio Vladimiro, nato a Brescia
Gagliotti Roberto, nato a Vittorio Veneto Galli Alfredo Guadagnini Luigi
Impellizzieri (?)
Julita Francesco, nato a Messina
Landņ Caterino, nato a Pasiano, Pordenone Loner (?)
Macchi Giorgio, nato a Trieste Manicardi Enrico, Ennio Mannuppelli Giuseppe Manzoni Luigi Marchiori Primo, nato a Lendinara, Rovigno Marigliano Ennio, nato a San Paolo di Piave Marte Giovanni Masazza Cesare Massimo Loreto Mastinu Giovanni, nato a Nuoro Mazzi Atebano, nato a Capoliveri, Livorno Mileti Milvio, nato a Roma Miotto Dante, nato a Piazzola sul Brenta, Padova Muracca Antonio, nato a Reggio Calabria
Oliva (?) Oliver o Olivieri Agostino
Pacinico Sergio Perini Riccardo, nato a Chioggia Peviani Renzo, nato a Rovigo Pieri Piero Pisano Giuseppe, nato a Mogoro, Cagliari Porro Riccardo, nato ad Andria, Bari Pregnolato Vittorio, nato a Pavia Previti Antonio Principato Carmelo, nato a Messina
Ragno Renato o Sergio Raho Paolo Ravenna Giovanni, nato a Milano Renzi Goffredo Roich Ennio
Sabbatini Giuseppe Sallustri Franco o Ferruccio Sandrin Antonio Scaringi Domenico, nato a Tripoli Sencchi o Scucci Giuseppe Siligoni (?) Simone Giacomo, nato a Venezia Spongia Romeo, nato a Trieste Stefani Marcello, nato a Treviso
Tavardo Giuliano Toderini De Gagliardis Dalla Volta Vincenzo, nato a Pisa Tommasin (?) Travaini Ruggiero, nato a Frosinone Turbani (?)
Udovic (?) Uricelli Ferdinando
Vanoni Giuseppe Verrando Domenico Viviani Gabriele
Zeni Santo Zorzi Renato Zucchelli Angelo
Lista di "scomparsi" del "XIV Battaglione Costiero"
Canto Giovanni Corrazzato Benito, nato a Fiume Corrazzato Rodolfo, nato a Fiume Corrente Giordano, nato a Trieste Cosulich Teofilo, nato a Gradisca d'Isonzo, Gorizia
Deconi Antonio, nato a Villanova di Parenzo
Gallovich Valentino, nato a Fiume Genisa Francesco, nato a Sambusa, Sicilia
Januale Raffaele, nato a Fiume
Luccarini Marino, nato a Trieste Luciani Marino
Marsanich Aurelio, nato a Fiume Micheloni Silvano, nato a San Pietro al Natisone, Udine
Negro Andrea, nato a Fiume
Ricabon Aureliano Rigo Angelo, nato a Udine
Schmidt Nevio, nato a Fiume Scrobogna Alter o Walter o Augero o Angelo, nato a Fiume Superina Silvio o Livio
Vellenich Antonio, nato a Portole d'Istria
Zanarolo Giuseppe Zanuttini Gino, nato a San Giovanni al Natisone, Udine Zulich Mario, nato a Fiume
Lista di "scomparsi" della M.D.T. - "Milizia Difesa Territoriale" "IV Reggimento" (Forze Armate R.S.I. confine orientale)
Antonaci Nicola, nato a Gallipoli, Lecce
Bastante Gino, nato a Padova Bonello o Benello Bruno o Teobaldo Bosio Gino, nato a Sazzara, Mantova Buiatti Antonio, nato a Feletto Umberto, Udine
Candutti Mario, nato a Gorizia Cosulini o Cusolini/Kozlin Ugo
Fabiani Giuseppe, nato a Gorizia
Gabrielli Rodolfo/Gabrijelčič o Gabrielcich Rudolf * (doppio o omonimo?) Gori Guerrino/Gorjup o Goriup Vojko, nato a Lestizza, Udine
Jacopalli Francesco Jakopelli Procopio Josini Ervino, nato a Gorizia
Lippi Virgilio, nato a Gorizia Loria Claudio, nato a Gorizia
Massari o Masari Mario, nato a Gorizia Mazzolin o Mazzolini Longino, nato a Gorizia
Panizza Vincenzo, nato a Gonzaga, Mantova
Quarantotto Augusto, nato a Pola
Lista di altri militari "scomparsi" non meglio identificati
Avian Giovanni Battista
Bardaro Gaspare, nato a Pescara Berardi Manlio, nato a Sarandi Grande, Uruguai Bertos Guido, nato a Gorizia Borsieri Giuliano, nato a Firenze Bruni Francesco Bussini Lorenzo
Carrara Umberto, nato a Mariano di Parma Casagrande Umberto, nato a Vallorbe, Chieti Casalena Angelo, nato a Teramo Colla Silvio, nato a Parma Colombo Giacomo Colussi Angelo, nato a Venezia Corina Michele/Kocina Kocjančič Mihael, nato a Gorizia Culiersi Tommaso, nato a Rocale, Lecce
D'Ago Antonio De Finetti Franco, nato a Gradisca d'Isonzo
Farcincasi Mario Farina Angelo, nato a Palermo Forcessin Ettore/Forcesin Hektor Fanfani Mario, nato a Montepulciano, Siena
Gaier Renato, nato a Gorizia Gasparutti o Gasperutti Rodolfo, nato a Corno di Rosazzo/Cormons, Udine
Illi Achille, nato a Padova
Jazbar Francesco/Frane, nato a Idria Jordan Luciano, nato a Gorizia Jordan Pietro
La Micela Luigi, nato a Sicli, Ragusa La Palermo Girolamo Leopoli Romano, nato a San Martino di Quisca/martno Loviscek Emilio/Loviscek o Loviscig Emil, nato a Piedimonte, Gorizia
Marcato Angelo Marcon Goffredo, nato a San Vito al Torre, Udine Mariano Angelo, nato a Avellino Marizza Vittorio, nato a Sagrado, Gorizia Mastroianni Antonio, nato a Maddaloni, Caserta Mazzatenta Giorgio Menotti Vittorio, nato a Romans, Gorizia Music o Musich Gino
Pascolat Francesco, nato a Cormons, Gorizia Petraglia Francesco, nato a Palermo Posa Vincenzo, nato a Montrone Adelfia, Bari Pranzo Orazio
Rimani Vittorio Ripetto Pietro Rizzi Umberto, nato a Chiusaforte, Udine Ronco Enzo, nato a Fermo, Ascoli Piceno Roscio Lodovico Rossanda Tullio, nato a Pola Rossi Francesco
Santori Gino, nato a Serra San Quirino, Ancona Saviano Giuseppe, nato a Palermo Sigismondi Mario Simone Antonio, nato a Molfetta, Bari Simonetti Mario, nato a Sagrado, Gorizia Skocir Silvio o Silvo Smogliani Umberto Sorano Donato Spanghero Clemente, nato a Gorizia
Tandoi Pasquale, nato a Corato, Bari Tavian Giovanni, nato a Cormons, Gorizia Todisco Domenico, nato a Rovigno Trusso Franco Tunisi Francesco Paolo, nato a Marsala
Lista di Domobranzi/Domobranci "scomparsi" (Appartenenti allo Slovensko Domobranstvo o "Guardia Territoriale Slovena", formazione collaborazionista anti- comunista di miliziani, quasi tutti volontari, costituitasi 1943 per contrastare l'"Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia")
Begus Rodolfo/Begus Rudolf, nato a Nemski Rut Bubbola Giuseppe
Crali Antonio/Kralj Anton, nato a Canale
Erzen Ludvik, nato a Luce di Skofja Loka
Gerbec Riccardo/Gerbec Rikard (?), nato a Rocinj Gerbec Andrea/Gerbec Andrej, nato a Rocinj Goriup Antonio/Anton
Hladnik Anton, nato a Rrizna Gora di Aidussina Hvalica Giuseppe/Jozef, nato a Rocinj
Jug Antonio/Anton Jug Hilarij Jug Valentino/Valentin
Kemperle Lodovico/Ludvik, nato a Nemski Rut Kemperle Giustino/Justin, nato a Nemski Rut Kogoj Francesco/Kogoj Frane, nato a Rocinj Kogoj/Kogoj Bruno, nato a Rocinj Krapez Anton
Leban Giovanni/Ivan, nato a Tolmino/Prapetno Leban Jozef Leskovic Dusan, nato a Lubiana Lukan Janez, nato a Rovte pri Logatcu
Medved Frane, nato a Masore Cerkno
Novak Ivan, nato a Lubiana
Podreka Antonio/Anton, nato a Volce Presen Karel, nato ad Avče
Rakar Alojz, nato a Sent Lovrenc na Dolenjskem
Samec Albino/Albin, nato a Canale Snidersich Agostino/Znidersic Avgustin, nato a Morska di Canale Suligoi/Suligoj Bruno Sulligoi Pietro/Suligoj Peter, nato a Canale
Tinta Francesco/Frane
Vuga Dogomiro/Dragomir, nato a Rocinj
Zgavec Frane, nato a Jelicni vrh dģ Idria
Lista di "scomparsi" prelevati da l'"Ospedale Militare del Seminario Minore" di Gorizia
Anzil Liberale
Bandeli Luigi/Bandelj Alojz, nato a Comeno Bologna Umberto, nato a Isola d'Istria Brescia Antonio, nato a Gorizia Brighetto Tullio Brosolo Duilio, nato a Trieste
Contin Bruno Covacich Umberto/Kovacich Humbert, nato a Trieste Crosato Massimo, nato a Treviso
De Lorenzo Domenico, nato a Milano De Simon Aldo, nato a Maipu, Argentina
Ferrerņ Ferruccio, nato a Genova Fornasetti/Fornasaric Romeo, nato a Gorizia Furlani Oliviero Antonio, nato a Sanvincenti d'Istria
Gabrijelčič Rudolf, nato a Anhovo* (doppio o omonimo?)
Gerussi Benito, nato a Treppo Grande, Udine Giovanetti Diego, nato a Genova
Li Gioģ Corrado, nato a Gorizia
Mirengo Fulvio, nato a Trieste Moscarda Luciano, nato a Rovigno
Nucci Luigi
Orel Elios, nato a Trieste
Pochet Felice, nato a Napoli Puissa Giovanni Matteo, nato a Trieste
Risotti Natale, nato a Novara Rupe Milan, nato a Opicina, Trieste
Spazzai Mario/Spacai Mario, nato a Trieste Suggin Francesco/Sugin Frane
Ubaldini Cesare, nato a Trieste
Vaneti Filippo, nato a Laveno Montebello, Varese Vidic Pietro/Vidic Peter
Lista di "scomparsi" prelevati dalle Carceri O.Z.N.A di Lubiana Slovenia fine dicembre 1945 - inizi 1946
Battello Marino, nato a Brno, Cecoslovacchia
Caloro Giuseppe, nato a Tricase, Lecce Cassanego Emilio, nato a Gorizia
Luciani Oscar, nato a Fiume
Marcosig Mario, nato a Mossa, Gorizia Mosche Vito, nato a Trzic, Carniola Superiore
Neumarkt, D. (?) N.N., nato a Monopoli, Bari
Olivi Licurgo, nato a Bagolo di Piano, Reggio Emilia Olivo Engilberto, nato a Gorizia
Pagliaini Mario, nato a Genova Panebianco Santo, nato a Cerignola, Foggia
Rufolo Alberto, nato a Eboli, Salerno Rupeni/Rupnik Furio, nato a Trieste
Sverzutti Augusto, nato a Terzo di Aquileia, Udine
Lista di "scomparsi" prelevati dalle "Carceri di Monfalcone"
Andrei Antonio Andrei Stanislao
Bampi Aldo, nato a Trento
Cavazzini Gino, nato a Colecchio, Parma Chessa Lorenzo Colautti Giuseppe, nato a Monfalcone Comandini Olindo, nato a Cesena Cortese Mario, nato a Pola
D'Acerno o D'Acervo Federico, nato a Fondi, Latina De Carlo Domenico, nato a Massafra, Taranto De Carlo Marcello, nato a Monfalcone
Fattoretto Vittorio, nato a Piove di Sacco, Padova Ferluga Severino, nato a Trieste
Gallinari Renato (?), nato a Milano Gallopin Lionello, nato a Ronchi Gaspa Giovanni, nato a Sassari Gianbianco Salvatore, nato a Palermo
Idą Aurelio, nato a Napoli
Li Volsi Francesco, nato a Caltagirone Lubrano Michele, nato a Radicena, Reggio Calabria
Maggio Augusto, nato a Gallipoli Mastrocinque Nicola, nato a Taranto, Alessandria Maurutto Nella, nata a Monfalcone Miceli Giuseppe, nato a Monfalcone Misciali Emanuele, nato a Gallipoli, Lecce Morello Giuseppe, nato a Taggiano, Salerno
Pano Tommaso, nato a Galatina, Lecce Pelikan Vincenzo, nato a Ruvo di Puglia
Rimanelli Michele, nato a Casacelenda, Campobasso Rizzo Antonino, nato a Condro, Messina Rossi Angelo, nato a San Canzian d'lsonzo Rupini Francesco/Rupnik Frane, nato a Udine
Salvini Iginio, nato a Villesse Satta o Saetta Carmine o Carmelo, nato a Cristano, Cagliari Scommegna Francesco, nato a Barletta
Tanzarieģlo Rocco, nato a Ostuni, Brindisi Todde Pietro, nato a Pirri, Cagliari
Zorzetti Romano, nato a San Canzian d'Isonzo
Lista di "scomparsi" portati a Borovnica Slovenia nel "Koncentracijski logor Borovnica" "Campo di concentramento e di sterminio per prigionieri militari"
Alfano Ciro, nato a Gragnano
Banesi Aldo, nato ad Agazzano, Vicenza
Celadini Antonio, nato a Garzigliano, Padova
Famea Luigi, nato a Mossa, Gorizia Ferro Giuseppe, nato a Padova
Gandi Anselmo, nato a Follonica, Grosseto
Jakovinovich Antonio, nato a Lanteg, Germania
Nalgi Giorgio, nato a Celje
Pelici Cesare, nato a La Maddalena, Sassari
Rampazzo Nino, nato a Padova Rebora Alfonso, nato a Millesimo, Savona Roberto Ignazio, nato a Roma Russo Vittorio Emanuele, nato a Napoli
Stacul Pietoso, nato a Medea
Taverna Vinicio, nato a Cervignano, Udine Trastullo o Trastulla Angelo, nato a Imperia
Zecchinelli Antonio, nato a Verona
Lista di deceduti a Borovnica Slovenia nel "Koncentracijski logor Borovnica" "Campo di concentramento e di sterminio per prigionieri militari"
Aiello Girolamo, nato a Palermo
Brugo Giovanni, nato a Novara
Carnevali Giustino, nato a Carpi, Modena Cesaro Annidio, nato a Torreggia, Padova Cozzi o Gozzi Serafino, nato a Baldowiz, Ucraina Crepaldi Emilio, nato a Taglio Po
Landini Antonio, nato a La Spezia
Richetti Ferdinando, nato a Modena
Tischi o Tiechi o Tisghi Alberto, nato a Cremona
Lista di deceduti a kofja Loka Slovenia nel "Taboriče Teharje" "Campo di concentramento e di sterminio" O.Z.N.A.
Balos Isidoro, nato a Verteneglio
Chierego Manlio, nato a Trieste Consentino Sebastiano, nato a Mistella, Messina
Liaci Antonio, nato a Gallipoli, Lecce
Mattiech Boris, nato a Ragusa
Stacul Oreste, nato a Medea
Tossut Claudio, nato a Udine
Urdan Giuseppe, nato ad Aurisina, Trieste
Lista di deceduti nelle "Carceri-Ospedale" di Lubiana Slovenia
Bach Riccardo, nato a Leopoli, Siracusa Del Ponte Oscar, nato a Trieste Zoratti Pietro, nato a Ptuj
Lista di deceduti ad Aidussina/Ajdovčina Slovenia
Chersovani Carlo/Kersevan Karel, nato a Montespino/Dornberk |
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La "pseudo-storia" cialtronamente appioppata a ipermanipolabili masse ignoranti da ciarlatani improvvisati e di professione, con il silenzio colposo di intellettuali disattenti o pigri, o, ancora peggio, la connivenza colpevole di quelli fanatici o venduti, a lungo andare non puņ fare che grande danno, perché la mai sazia fame di miti sa far solo vivere di morbose esaltazioni e polverosi tonfi |
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Nostalgie pericolose |
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ed eccessi di "Italianitą" |
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Per quanto strano possa sembrare il cervello umano "pensa" per immagini, senza neppure saperlo o volerlo "collezioniamo" di tutto a memoria d'immagine di cui la parola č "etichetta", cosģ anche per un popolo intero, "generalizzazioni caricaturali esasperate", stereotipi sia positivi che negativi tipo "Tedeschi sempre precisi e puntuali", "Francesi snob en po' antipatici", "Spagnoli sempre in fiesta", "Russi il pił delle volte ubriachi", gli Italiani detenendone un irraggiungibile primato - "mafia spaghetti pizza e mandolini caffč e calcio "sacri" mammoni imbroglioni rumorosi sentimentali alla moda tutto un gesticolare facili al pianto mai puntuali lo fanno meglio percolosi alla guida disorganizzati amichevoli anche gli uomini molto curati ma fragili di salute un po' fissati solitamente spacconi bugiardi di professione totalmente negati per le lingue"...
Stereotipi a parte, in qualche modo tendiamo ad essere abbastanza "sopra le righe" ci vogliamo far notare e questo vale anche per la vecchia logica di confini e giustificate guerre spesso alimentata da "rivendicazioni" di "legittimo possesso" o di "pił diritto" di altri come nazione sui territori confinanti, non importa "chi" lo proclami e su quali basi, ma nessuna paura perché naturalmente non siamo affatto soli, anzi in ottima e sempre pił nutrita compagnia...
Prendiamo ad esempio gli incerti "Confini Orientali": ora, che l'Impero Romano abbia invaso territori al di lą dell'Adriatico 2000 anni fa non li fa ipso facto "italiani", che la Serenissima li abbia occupati e gestiti "per secoli" neppure, perché si tratta appunto di "conquiste", "invasioni" e "occupazioni", tutta altra cosa č invece - nonostante questo - esigere che ci vengano comunque riconosciuti i collaterali "contributi" culturali, socio-economici e artistici che abbiamo il pił delle volte lasciato alle popolazioni dei luoghi in cui siamo rimasti per pił o meno lungo tempo, una grande "ereditą" innegabile - storica , culturale, produttiva, urbanistica, agricola, di costume, artistica e spesso anche linguistica (ad esempio la stessa Trogir nella sua odierna interezza, come del resto tutta la lunga costa adriatica orientale, dall'estrema Istria Settentrionale fino alla Ragusana Dubrovnik, Montenegro e molto oltre a Sud come la conosciamo oggi, č "veneziana"! - poco da discutere).
Non dimentichiamo perņ che l'Italia come "Stato" č fra i pił "giovani" in Europa mentre ad esempio quello della Croazia č millenario, cosģ che qualsiasi nostro velleitario collegamento con il passato non tenda a creare una sorta di "continuitą pseudo- storica" da rigettare, perché č proprio questa non-logica politica, decisamente di stampo "fascista" nel secolo scorso, ad aver portato in modo provocatorio alle immani tragedie che colpiranno le del tutto pacifiche e da lungo tempo ben integrate popolazioni innocenti di Giuliano-Veneto, Istria e Dalmazia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Per capire il primo bagno di sangue del settembre 1943 il contesto storico va ampliato ad una finestra che includa anche le non certo "liberali" peculiaritą dello "stradominio" fascista sulla Venezia Giulia dal 1922 a quella data, con partiti politici sloveni e croati proibiti, scuole slovene e croate proibite, giornali sloveni e croati proibiti, Lingue Slovena e Croata proibite, sentenze di "Tribunali Speciali" contro Sloveni e Croati, repressioni anti-partigiane 1941- 1943 in Slovenia e in Dalmazia, come non bisogna scordare di includerci quei fenomeni simmetricamente opposti, quali la citata "epurazione" del Capo del Partito Comunista Sloveno Kardelj non proprio "esclusivamente contro il Fascismo", come č necessrio capire meglio "cosa" intendano gli Jugoslavi per "Fascismo", cioč in pratica "fascisti" indistintamente qualsivoglia oppositori politici, nazionali ed ideologici, "fascista" lo stesso anti-fascista C.L.N. - "Comitato di Liberazione Nazionale" di Trieste e Gorizia, tutti i non comunisti, apertamente contrari alle pretese annessioni jugoslave, quindi chiamiamo questi fenomeni per nome, cioč non altro che atti di "terrorismo" spiccatamente nazionalista con "eccidi", "genocidio", "esodo forzato" delle popolazioni di etnia italiana, per i quali ci saranno pure motivazioni ma mai potranno avere"legittimazione" storica! |
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Alla fine della Prima Guerra Mondiale le Truppe Italiane occupano un'Istria di 200-250.000 abitanti tutti Croati e Sloveni autoctoni, con una popolazione slava pił "povera" di contadini nell'entroterra per grosso modo il 60 percento o 120-150 mila insieme ad un 40 percento o 80-100 mila di una popolazione italofona di antica radice italiana ("Italia" non come Stato, ma piuttosto cultura) per lo pił piccolo- e medio-borghese di operai, artigiani, commercianti e proprietari terrieri nei centri costieri - Capodistria, Isola, Pirano, Umago, Cittanova, Parenzo, Orsera, Rovigno, Dignano, Pola, Albona, Buie, Montona, Pinguente, Pisino - genti che hanno imparato a "convivere" e "condividere" completandosi a vicenda, almeno fino a che - questo prestissimo! - tutte e due, ma soprattutto quelle slave, non dovranno iniziare a subire arroganza e tracasserie da "stranieri" del "regime" di occupazione militare italiano, olio di ricino e manganello dello "squadrismo" fascista (importato proprio da zona Trieste!) gią "prima" della firma del Trattato di Rapallo 1920 che "assegnerą" Istria al Regno d'Italia!
Come in tutta Ialia i mis-fatti fascisti "della prima ora" includono assassinī di anti-fascisti italiani, distruzione delle "Camere del Lavoro", incendio delle "Case del Popolo", sanguinose "spedizioni" in pratica contro tutti i villaggi sloveni e croati della penisola, il Regime Fascista peggiorando la gią disastrosa situazione degli da adesso chiamati "allo-geni" o "allo-glotti" istriani, cioč nativi di Istria o di lingua slava, distrutti o aboliti Enti e Sodalizi culturali, sociali e sportivi sloveni e croati, le scuole slovene e croate di ogni livello, il "materiale sovversivo" come giornali e libri in Lingue Slovena e Croata, cognomi e toponimi "italianizzati", funzioni religiose in Italiano, lapidi in Sloveno e Croato sostituite nei cimiteri (!), e poi attentati contro democratici, socialisti, comunisti come cattolici anche italiani, arresti, processi e condanne a lunghe pene in carcere del "Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato", migliaia di Sloveni e Croati al confino in Italia - tra l'altro a Tremiti, Ustica, Ponza, Ventotene, Santo Stefano, Lipari, Portolongone, Favignana...
Due i malauguranti risultati, "volontario" esodo slavo (tenete bene a mente il termine!) dalla loro (!) Istria di circa 60.000 Slavi autoctoni tutti "regolarmente" e "sistematicamente" perseguitati e terrorizzati, tanto da far crescerere non uno ma tre movimenti estremisti, da una parte partigiani comunisti, dall'altra nazionalisti di Ustae e "Oriunasci" di Oriuna opposti ideologicamente ma ora accomunati dall'odio contro l'Italia, tutti e tre i movimenti radicalizzando la tendenza nazionalista ed espansionista di rivalsa contro gli eccessi di "italianitą" fascista e non per ideologia!, la vera "linfa" delle stragi contro le popolazioni italiane sia subito dopo l'Armistizio settembre 1943 che a fine Seconda Guerra Mondiale maggio-giugno 1945.
Fermo restando in ogni caso che le colpe degli uni non "giustifichino" le colpe degli altri e che in questa grande tragedia per tutti "umana" prima che politica non ci sia posto né per silenzi di Sinistra né strumentalizzazioni di Destra - sono altre le voci da ascoltare!. |
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La Mostra "Testa per dente" - Crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945 |
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Immagini e testi da Territori occupati e Campi di concentramento italiani per civili slavi scelti e presentati da Pol Vice, frutto della collaborazione di Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan e Sandi Volk, autori della collana "Resistenza Storica", Edizioni Kappa Vu, Udine - www.kappavu.it, e il "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS" - www.cnj.it. |
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"Testa per dente" |
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Crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945 |
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Mostra didattico-documentaria |
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"Lo scopo della mostra č fornire uno strumento didattico e culturale che serva da stimolo per colmare un grave "vuoto" di in-formazione nella memoria storica collettiva, soprattutto presso i giovani.
Le veritą sulle tragiche vicende legate alle avventure imperialiste del Fascismo italiano (in particolare quelle verso la sponda orientale dell'Adriatico), pur essendo note da tempo fra gli studiosi pił attenti, sembrano essere continuamente rimosse (per non dire censurate) da parte degli organi pił o meno ufficiali di informazione e divulgazione nella nostra Repubblica democratica.
Sta dilagando invece, sotto l'ambiguo nome di revisionismo, la sistematica manipolazione dei fatti (negati, inventati, destrutturati ecc., a seconda dei casi), nel tentativo, tutto politico, di sostituire alla storiografia scientifica e critica una mitologia utile a garantire il consenso sociale intorno ai gruppi dominanti, specie in periodi di crisi come l'attuale.
Si sa, questi metodi sono antichi; ma oggi la loro efficacia č legata all'uso monopolistico delle tecnologie mediatiche, vere armi di distrazione di massa delle intelligenze e della coscienza civile.
Questa mostra vuol essere un passo (piccolo ma, speriamo, significativo) nella direzione opposta: aiutare gli Italiani di oggi a imparare dalla storia per non ripetere gli stessi errori, e a recuperare quei valori della Resistenza antifascista che (al di lą della retorica ufficiale) non sono mai stati realmente e coerentemente perseguiti dalla classe di governo - a partire dai mancati processi ai criminali di guerra; passando per i segreti sulle stragi di Stato, sui tentativi golpisti, sulle infiltrazioni mafiose; fino allo "svuotamento" (sostanziale prima che formale) della stessa Costituzione (divisione dei poteri, ripudio della guerra, diritti del lavoro, giustizia sociale, difesa ambientale ecc.): oggi lo Stato č sottoposto di fatto alle "leggi del mercato", con evidenti pericoli di degenerazione autoritaria.
Ma le vere risposte potranno darle solo le lotte.
Sarą bene precisare che nella mostra non c'č nulla che possa essere paragonato a una 'fiction': l'impatto emotivo di alcuni contenuti č legato esclusivamente alla loro funzione documentaria.
Le immagini e alcuni testi ('in corsivo') sono tratti da pubblicazioni e documenti originali dell'epoca.
Senza pretendere una completezza e una profonditą di analisi impossibili da ottenere con un tale mezzo divulgativo, la cura nella ricerca e nella scelta del materiale č tale da non temere critiche fondate sul piano storico e metodologico."
Per verifiche, consultazioni e approfondimenti sono disponibili l'elenco puntuale delle fonti e un'ampia bibliografia.
Pol Vice dicembre 2010 |
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Giovani Comunisti e Comuniste |
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"Foibe: |
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tra mistificazione e realtą" |
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"Dal 2004, anno in cui č stata istituita la 'Giornata del Ricordo', la tematica delle foibe č diventata oggetto di discussione a livello nazionale, non aiutando per nulla e anzi mistificando gli eventi storici avvenuti al confine tra Italia e Yugoslavia durante il Secondo Conflitto Mondiale.
L'obiettivo mistificatorio della Destra istituzionale ed eversiva č semplice: accomunare, sia con una giornata che ideologicamente, l'Olocausto e la questione delle foibe nel nome degli opposti estremismi, non svolgendo alcuna differenziazione sulle motivazioni degli eccidi e per diffondere l'assurda equazione 'Nazismo = Comunismo'.
La diffusione di queste falsitą avviene in diversi modi come il famoso sceneggiato RAI 'Il cuore nel pozzo', caldamente voluto dall'allora Ministro delle Telecomunicazioni Gasparri o attraverso l'opera di presunti storici come Marco Pirina (ex F.U.A.N., ex Lega Nord, ex Forza Italia, ex A.N.) buoni solo a sparare cifre e prendersi denunce per diffamazione, anche tramite manifestazioni della non rimpianta 'Azione Giovani' (ora 'Giovane Italia'), Forza Nuova e Casa Pound spesso di matrice anti-slava e razzista.
Come Giovani Comunisti dev'essere nostro compito opporci culturalmente a queste derive revisioniste e fasciste, ma anche fisicamente, come faremo a Bologna l'11 febbraio lanciando un presidio contro la manifestazione di Forza Nuova.
Non facciamo questo per tacere ciņ che effettivamente accadde nella Venezia Giulia, il nostro non č neanche un problema sul balletto delle cifre dei morti delle foibe, qualche centinaia per qualcuno decine di migliaia per altri.
Il problema č che non si puņ permettere che organizzazioni utilizzino fatti storicamente ancora poco chiari per diffondere tesi false ed anticomuniste, che queste organizzazioni siano di Destra come quelle sopracitate o di 'Sinistra' come il P.D. che nelle figure di Napolitano e altri come Violante nella sua uscita sui 'bravi ragazzi di Salņ', da anni attua.
La memoria č una pratica giornaliera e non a cadenza annuale, NOI RICORDIAMO TUTTO, non solo una parte.
Noi ricordiamo i Crimini di Guerra italiani e fascisti in Africa e in Yugoslavia, i Campi di concentramento per le popolazioni slave in Dalmazia, nella Venezia Giulia ed in Friuli e le italianizzazioni forzate subite in quegli stessi luoghi, il Campo di concentramento Nazi-Fascista di San Sabba a Trieste, la collaborazione italiana allo sterminio programmatico di Ebrei, Zingari, Sinti, Rom, omosessuali, disabili e comunisti da parte dei Nazisti e tutti i crimini compiuti dai Nazi-Fascisti nella loro storia.
Č nostro compito storico fare memoria e portare sulle nostre gambe quelle che sono state le lotte dei nostri nonni, in quanto vogliamo essere il proseguimento
delle
lotte
partigiane e dei Valori della
Resistenza.
SMRT FAIZMU SLOBODA NARODU
Morte al Fascismo Libertą per il Popolo |
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Historia Tegerstinae Civitatis |
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"60 anni di bugie" |
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"Come per tutti questi anni, l'Italiano al di fuori del Friuli Venezia Giulia, č stato preso in giro dalla propaganda nazionalista
Questa pagina č dedicata a tutti quegli Italiani che ben poco sanno di queste terre e delle loro vicissitudini, e che hanno creduto alle fandonie che la propaganda ha loro raccontato.
I misfatti compiuti dai Fascisti italiani nelle nostre terre si sono ben evitati di raccontare, ciņ che i cosiddetti 'patrioti' di lingua italiana fecero nei villaggi alla gente inerme, sono cose indicibili, ben lontano dallo stereotipo che vi hanno sempre inculcato: 'Italiani, brava gente'!
Prefazione storica
Nel 1941 l'Italia occupa la Jugoslavia, nazione nata dopo la sconfitta dell'Impero Austro-Ungarico e il disfacimento dello stesso, perciņ sia chiaro che dal 1919 al 1941 tutte quelle terre erano del Regno di Jugoslavia, la stessa (solo) Cittą di Fiume (territorio ungherese) venne occupata appena nel 1919 sino al Natale del 1920, poi Cittą-Stato libera, nel 1923 colpo di stato fascista e nuovamente italiana nel 1924 ('Trattato di Roma') e dato che l'Italiano medio, fa partire la storia da dove meglio gli aggrada, un piccolo excursus sulla vera storia della Dalmazia (spacciata sempre per 'italiana').
Si chiamņ, ancora prima della nascita di Roma, 'Illiria', e dagli 'Illiri' abitata, mentre sulla costa vivevano anche piccole comunitą greche, poi... dico 'poi', venne assoggettata dai Romani, con una serie di guerre, dette appunto 'Illiriche', al disfacimento dell'Impero, diventa bizantina (la costa), l'entroterra viene occupato da popolazioni slave (Croati) al seguito degli Avari (VI sec, quando Venezia era appena nata!), ma lentamente, con l'indebolimento di Costantinopoli, si impossessano anche della costa.
I Croati vengono a loro volta assoggettati dalla potenza ungherese, fortissimo esercito terrestre, ma non certamente per mare, ed ecco che Venezia si impadronisce con la forza navale di gran parte della costa dalmata, ma si scontrerą, e anche perderą, contro il Regno d'Ungheria.
Il batti e ribatti continuerą nei secoli, quanto basta agli storiografi veneti per sbandierare come loro propietą, sulla base di cui, i futuri storiografi italici faranno riferimento per supposte rivendicazioni territoriali - se solo la gente studiasse un po' la storia...
Tanto per precisare: neppure tutta l'Istria fu in mano veneta!
Esuli istriani
Una pagina che, tutti indistintamente, evitano di raccontarvi, č che la popolazione triestina protestņ vivacemente per l'insediamento forzato delle grandi comunitą di esuli istriani, ben consapevole di ciņ che questo avrebbe comportato.
Gran parte degli esuli istriani, fomentati a dovere, incentivati da promesse tangibili, come casa, lavoro sicuro nella pubblica amministrazione, 7 anni di pre- pensionamento con contributi pagati, agevolazioni, e molto altro - cose di cui godono ancora i loro figli e nipoti - firmarono la carta di 'rifugiati politici', anche se non lo erano.
La condizione era... 'anti-slavismo' e 'anti- comunismo' ad oltranza: per consolidare tutto ciņ, venne creata ad hoc una associazione ben foraggiata da Roma, legata a doppio filo con altra associazione, la 'Lega Nazionale', e vennero naturalmente agevolati nell'assunzione di posti pubblici ed inseriti nelle alte cariche cittadine.
Una buona parte dei padri e dei figli di questi esuli ingrossņ, ma lo fa ancora, le piccole ma potenti sette dell''Estrema Destra' cittadina: protetti da avvocati di grido del foro triestino, negli Anni '70 furono protagonisti di atti di vandalismo (cosa che sanno ben fare ancora), manifestazioni violente, violenze personali, pestaggi ecc...
Per fare proseliti tra i giovani pił deboli, si inserirono nella tifoseria della squadra di calcio cittadina, alcuni fecero strada, ora sono seduti su poltrone comode a Roma!
L'apporto di questa gente in massa, fece sģ che essi diventarono la maggioranza della stessa popolazione autoctona, ben lontana dalle opinioni dei primi, ma ormai succube della strapotenza in campo.
Da 50 anni la Destra cittadina, ramificata in tutti gli strati cittadini, decide, fa e disfa ciņ che vuole.
Quelli che non firmarono il famoso atto 'di rifugiati politici' in quanto non si riconoscevano come tali, non ebbero la fortuna di quelli che lo fecero, non ebbero agevolazioni, in taluni casi vennero anche emarginati dai loro stessi compaesani: l'essere onesti č costato caro a loro!
Per l'assunzione a un posto comunale, anche semplice spazzino, bisognava compilare una scheda dove per ogni risposta veniva attribuito un punteggio: maggiore era, pił probabilitą di assunzione, ma stranamente, i punteggi pił alti si raggiungevano solamente se:
- il compilatore era o figlio di rifugiati politici istro- dalmati,
- aveva un notevole surplus di punti, ben specificati a lato della domanda.
Tant'č che la stragrande maggioranza di operatori del Comune, ancora oggi ha radici istriane: si sono passati i posti da padre in figlio, e i triestini...
Ora vorrebbero spacciare per 'patrioti' coloro che con la scusa dell''italianitą', provocarono sofferenze e lutti alle popolazioni di queste terre, ora vorrebbero riscrivere la storia affinché gli assassini di prima, in quanto 'Italiani', anche se Fascisti, abbiano la loro giornata del ricordo, ci chiedono un colpo di spugna e magari appuntare qualche medaglia, erigere qualche monumento, dedicare qualche via (ah che scemo... l'hanno gią fatto!).
Quello che non vi raccontano di certo, č che non tutti gli Italiani fuggirono al grido dei capetti fascisti 'scappate arriva Tito', molti rimasero, e... ci sono ancora!
Hanno vissuto tranquilli e mantengono la loro cultura, le loro scuole, la lingua, ma non si lamentano di essere diventati Croati.
Questa forte minoranza italiana nell'Istria, tutelata e con rappresentanza nel Governo, comprova che non ci fu la tanto sbandierata caccia agli Italiani, che la solita propaganda propina agli sprovveduti, infatti da noi a Trieste, č risaputo che esista un certo attrito tra Esuli Istriani e Istriani Italo-Croati: spesso i primi hanno cercato di insinuarsi nei direttivi dei secondi, ma con scarso successo per fortuna.
La sola esistenza di una Comunitą Italiana rimasta (e non sterminata), denigra eminenti (?) scrittori che si danno un gran da fare per fomentare l'odio razziale e 60 anni di continue bugie, per non parlare di siti e blog di cui la rete č tappezzata.
Una curiositą: noterete che la quasi totalitą di essi, sono gestiti da associazioni di destra filo-fasciste o da loro affiliati o da loro simpatizzanti - strano no?
Piccola nota aggiuntiva
Mentre in Italia continua imperterrita la denigrazione del Maresciallo Tito e dei Titini, vorrei solo rammentare a chi, forse inconsapevole, non conosce a fondo la storia della mia cittą, che l'Esercito Jugoslavo assieme ai Partigiani locali, liberņ Trieste dalla lunga occupazione dell'Esercito Nazista (quello che aveva messo in piedi l'unico campo di sterminio in Italia, con i relativi forni dove bruciare le persone) e, naturalmente, da tutti quei simpatizzanti delle odiate 'Camicie Nere' e dai loro collaboratori, che erano sģ Italiani, ma che si macchiarono di orrendi delitti sulla popolazione inerme e, nonostante questo, molti di loro rimasero poi ai loro posti di comando, anche dopo il ritorno dell'Italia nel 1954.
Prima dei vostri mugugni...
Chi vi scrive č di lingua italiana, di cultura italiana, di famiglia che dopo il 1918 e dopo il 1954 era di lingua italiana, ma non me ne vanto: c'č ben poco da vantarsene!
I miei nonni nacquero sudditi dell'Austria Imperiale, rappresentanti della minoranza italiana, ma quell'Impero era pił lungimirante di questa Repubblica.
Repubblica, Giorgio Napolitano, si documentasse prima di parlare a vanvera: sembra che nella sua storia d'Italia, questa parte sia rimasta fuori e sembra che anche una gran parte del PD dovrebbe documentarsi, prima di avallare certe castronerie!
Consiglio la consultazione della pagina "Annales Tergestinorum 1900" per meglio capire le dinamiche del secolo operanti a Trieste. |
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"Corriere della Sera" 27 aprile 2008 |
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"I Fascisti |
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inventarono le fosse poi |
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le vittime furono italiane" |
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"La proposta Sarebbe meglio che il 'giorno del ricordo' si trasformasse in quello 'dei ricordi'
di Predrag Matvejević Traduzione di Silvio Ferrari
Ho scritto sulle vittime delle foibe anni fa in ex- Jugoslavia, quando se ne parlava poco in Italia.
Ero criticato.
Ho avuto modo di sostenere gli esuli italiani dell'Istria e della Dalmazia (detti con un neologismo caratteristico 'esodati').
L'ho fatto prima e dopo aver lasciato il mio Paese natio e scelto, a Roma, una via 'fra asilo ed esilio'.
Condivido il cordoglio italiano, nazionale e umano, per le vittime innocenti, espresso giustamente e senza ambiguitą dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Sģ, le foibe sono un crimine grave.
Sģ, la stragrande maggioranza di queste vittime furono proprio gli Italiani.
Ma per la dignitą di un dolore corale bisogna dire che questo delitto č stato preparato e anticipato anche da altri, che non sono sempre meno colpevoli degli esecutori dell''infoibamento'.
La tragica vicenda č infatti cominciata prima, non lontano dai luoghi dove sono stati poi compiuti quei crimini atroci.
Il 20 settembre del 1920 Benito Mussolini tiene un discorso a Pola (e non č stata certo casuale la scelta della localitą).
E in quell'occasione dichiara:
'Per realizzare il sogno mediterraneo bisogna che l'Adriatico, che č un nostro golfo, sia in mani nostre;
di fronte ad una razza come la slava, inferiore e barbara".
Ecco come entra in scena il razzismo, accompagnato dalla 'pulizia etnica''.
Gli Slavi perdono il diritto che prima, al tempo dell'Austria, avevano, di servirsi della loro lingua nella scuola e sulla stampa, il diritto della predica in chiesa e persino quello della scritta sulla lapide nei cimiteri.
Si cambiano massicciamente i loro nomi, si cancellano le origini, li si costringe a emigrare...
Ed č appunto in un contesto del genere che si sente pronunciare, forse per la prima volta, la minaccia della 'foiba'.
Č il Ministro fascista dei Lavori Pubblici Giuseppe Caboldi Gigli, che si era affibbiato da solo il nome vittorioso di 'Giulio Italico', a scrivere gią nel 1927:
'La musa istriana ha chiamato Foiba degno posto di sepoltura per chi nella Provincia d'Istria minaccia le caratteristiche nazionali dell'Istria'.
(da 'Gerarchia', IX, 1927).
Affermazione alla quale lo stesso Ministro aggiungerą anche i versi di una canzonetta dialettale gią in giro:
'A Pola xe l'Arena, la Foiba xe a Pisin'.
Le foibe sono dunque un'invenzione fascista.
E dalla teoria si č passati alla pratica.
L'ebreo Raffaello Camerini, che si trovava ai 'lavori coatti' in questa zona durante la Seconda Guerra Mondiale, testimonia nel giornale triestino 'Il Piccolo' (5 novembre 2001):
'Sono stati i Fascisti i primi che hanno scoperto le foibe ove far sparire i loro avversari'.
La vicenda 'con esito letale per tutti' che racconta questo testimone, cittadino italiano, fa venire brividi.
Le Camicie Nere hanno eseguito numerose fucilazioni di massa e di singoli individui.
Tutta una gioventł ne rimase falciata in Dalmazia, in Slovenia, in Montenegro.
A ciņ bisogna aggiungere una catena di Campi di concentramento, di varia dimensione, dall'Isoletta di Mamula, all'estremo Sud dell'Adriatico, fino ad Arbe, di fronte a Fiume.
Spesso si transitava in questi luoghi per raggiungere la risiera di San Sabba a Trieste e, in certi casi, si finiva anche ad Auschwitz e soprattutto a Dachau.
I Partigiani non erano protetti in nessun Paese dalla 'Convenzione di Ginevra' e pertanto i prigionieri venivano immediatamente sterminati come cani.
E cosģ molti giunsero alla fine delle guerra accaniti: 'infoibarono' gli innocenti, non solo d'origine italiana.
Singole persone esacerbate, di quelle che avevano perduto la famiglia e la casa, i fratelli e i compagni, eseguirono i crimini in prima persona e per proprio conto.
La Jugoslavia di Tito non voleva che se ne parlasse.
Abbiamo comunque cercato di parlarne.
Purtroppo, oggi ne parlano a loro modo soprattutto i nostri ultranazionalisti, una specie di 'neo-missini' slavi.
Ho sempre pensato che non bisognerebbe costruire i futuri rapporti in questa zona sui cadaveri seminati dagli uni e dagli altri, bensģ su altre esperienze.
Ad esempio culturali...
Non mi sembra giusto proclamare solo un 'Giorno del Ricordo', sarebbe meglio il 'Giorno dei Ricordi'.
Aggiungo infine che capisco bene Boris Pahor.
Lui, da Slavo e Sloveno, come anche Zoran Music, un caro amico defunto, grandissimo pittore ad un tempo Sloveno e Veneziano, ci sono stati nei campi di sterminio fascisti... |
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Vero o narrazione popolare, questa scritta sembra apparire nel Secondo Dopoguerra sui muri di Trieste (certamente in dialetto, quindi pił diretta ed efficace - scuserete il mio mancato Triestino - ma credo che gią quel "bucal" per "vaso da notte" da solo renda fin troppo bene l'idea dello schietto, tagliente e sano "localismo"!), dato che in cosģ molti nella lunga e travagliata storia della Cittą sono venuti qui a "cagar su l'amo"... |
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veva essere in dialetto | |||||||||||||||||
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Il lungo "martirio" di Trieste |
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1945-1975 |
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Per la Cittą di Trieste la cosiddetta "Liberazione" che conclude la Seconda Guerra Mondiale segna l'inizio di un incubo, in cui i partigiani comunisti di Tito a fianco della IV Armata Jugoslava forte di ben 50.000 uomini per quaranta interminabili giorni imperverseranno durante la nefanda cosiddetta "Quarantena Titina", come gią visto sopra torturando, deportando e assassinando migliaia e migliaia di Cittadini inermi.
Il Comando Alleato e quello Jugoslavo raggiungeranno alla fine almeno un'intesa provvisoria sull'occupazione di Trieste, Stalin non disposto a sostenere il Maresciallo il 9 giugno 1945 Josip Broz "Tito" concluderą a Belgrado l'accordo con il Generale Alexander, creando due Zone, Zona "A" a amministrazione Alleata, con Trieste, Gorizia, su lungo l'Isonzo a Tolmino e Caporetto fino al Tarvisio e poi gił fino all'Enclave di Pola, e Zona "B", amministratadalla Repubblica Federale di Jugoslavia, con Istria, Fiume e Isole del Quarnero.
Anche questa, come quella delle foibe, pagina pił che volentieri dimenticata della contemporanea storia italiana, 2 maggio 1945 le Truppe Nazi-Tedesche si arrendono ai Neozelandesi, partigiani jugoslavi di Tito occupano la Cittą, cinque Triestini muoiono tentandone comunque la difesa, 12 giugno 1945 i partigiani jugoslavi lasciano Trieste sostituiti da Truppe Anglo-Americane, Tito non rinuncia perņ alla Venezia Giulia, 10 febbraio 1947, giorno di vergogna del "Trattato-Diktat di Pace" a Parigi, Fiume, gran parte d'Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia, Trieste e circondario staccati dall'Italia in un cosiddetto "Territorio Libero", Zona "A" Trieste compresa sotto gli Alleati Occidentali e Zona "B" sotto la Jugoslavia, inizia l'"esodo" (vi ricordate dove abbiamo visto prima il termine?) con decine di migliaia di Italiani d'Istria costretti ad abbandonare case e beni.
4 novembre 1953, celebrazioni dell'Anniversario della Vittoria della Prima Guerra Mondiale, il tricolore sul Municipio per la Polizia Alleata va tolto, scoppiano incidenti e la Polizia del Generale britannico Winterton, Capo del Governo Militare Alleato, apre il fuoco sulla folla, 6 morti e 60 feriti, 5-8 novembre 1953, Trieste "Cittą di confine" nella cosiddetta "Guerra Fredda" ancora sotto occupazione anglo-americana, scontri fra Cittadini che chiedono immediato ritorno all'Italia e Polizia Alleata che gli spara, 6 morti e decine di feriti (nel Cinquantenario di Trieste Italiana il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferirą Medaglie d'Oro al Valore Civile alla memoria degli Italiani caduti nel novembre 1953), ultimo autunno di speranze e sangue, 5 ottobre 1954, dopo mesi e mesi di fortissima tensione e Trieste simbolo della Guerra Fredda, un "Memorandum d'Intesa" fra Italia, Jugoslavia, Stati Uniti d'America e Gran Bretagna a Londra riunisce Zona "A" e Trieste all'Italia, 26 ottobre 1954, "italianata" conTruppe Italiane bersaglieri in testa a Trieste migliaia di persone in festa, e Governo Militare Alleato via 25-27 ottobre 1954, Zona "A" ad amministrazione e Zona "B" ancora a sovranitą italiana ma sotto amministrazione jugoslava (la Legge Costituzionale 31 gennaio 1963 in vigore 16 febbraio 1963, formerą Regione Friuli-Venezia Giulia con Trieste Capoluogo (!), 10 novembre 1975 ancora un giorno di vergogna con la firma del cosiddetto "Trattato di Osimo", pił un'ultima "resa incondizionata" con cui l'Italia dopo trent'anni rinuncia definitivamente alla sovranitą territoriale sulla Zona "B" - ed č la fine! |
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Valeva la pena? |
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Per una linea di "confine" la nostra infinita tragedia e i nostri morti?... |
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Il ritorno di Territorio Libero di Trieste e Trieste all'Italia con il "Memorandum di Londra" 5 ottobre 1954, un po' pił chiara la complessa situazione creata dal "Trattato (-'Diktat') di Parigi" 10 febbraio del 1947 fra Italia e Alleati, il Litorale Triestino Nord- Ovest dell'Istria diviso "provvisoriamente" a Sud di Muggia in attesa degli organi costituzionali di nuovo stato, Zona "A" di Trieste con porto franco internazionale, Comuni di Duino- Aurisina, Sgonico, Monrupino, Muggia e San Dorligo della Valle dall'amministrazione militare alleata a quella civile italiana ufficialmente il 25 ottobre 1954, Zona "B" dall'amministrazione militare jugoslava a quella civile, una volta messe le mani sul terrirorio l'avido Tito non molla, falso Giuda sappiamo oggi come andrą a finire...
Gli accordi prevedono al solito "rettifiche territoriali" a favore della Jugoslavia secondo la ironicamente detta "Operazione Giardinaggio", "cosmetici" aggiustamenti di confini con cessione di aree del Comune di Muggia dalla Zona "A" alla "B", di per sé solo una decina di chilometri quadrati ma famiglie e beni separati "a tavolino" come dal Muro di Berlino, cinicamente sprezzante della vita della gente dei luoghi, 4 novembre 1954, celebrazioni di "Giornata dell'Unitą Nazionale e Forze Armate", presenti 5.000 soldati americani TR.U.S.T. - TRieste United States Troops e 5.000 britannici B.E.T.FOR. - British Element Trieste FORce, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi in Cittą per la Festa Nazionale della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale a completamento processo di unificazione risorgimentale annesse Trento e Trieste:
per clausola, parola per parola, per lunghi mesi l'accordo or firmato.
Avete difeso metro per metro quel territorio che nella vostra convinzione doveva rimanere unito a Trieste.
Consentitemi di congratularmi con voi per aver dato prova di coraggio.
Operando cosģ, in silenzio, siete benemeriti della Patria Italiana...". |
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Sarą necessario attendere altri due lunghi decenni e il "Trattato di Osimo" 10 novembre 1975 per vedersi entrare l'ultimo "chiodo" nella bara, quel vergognoso "regolamento di conti" definitivo fra Italia e Jugoslavia, separazione territoriale de jure di quella de facto con il "Memorandum di Londra" 1954, infondata e immotivata cessione della Zona "B" di diritto ancora italiana, fine delle rivendicazioni territoriali fra i due Paesi, definitive le assurde e umilianti frontiere all'Italia "imposte" dalla sfrontata furbizia della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia spalleggiata in questo dalla inaffidabile snob e altrettanto avida e vendicativa Francia, la stessa di Savoia, Nizza e Corsica!
Il "Trattato di Osimo" avrą pure ufficialmente concluso la ignominiosa fase storica 1943-1947-1954-1975, con cessione a Jugoslavia di gran parte di Venezia Giulia e intero Quarnero - Fiume e Isole Quarnerine, quasi tutta Istria, gli Altopiani Carsici a Est e Nord-Est di Gorizia, la Provincia di Trieste e tutti i territori costieri istriani da Ancarano a Cittanova oggi rispettivamente in Slovenia e Croazia, l'ingiustizia rimane! cosģ pure quella karmica "quasi-maledizione" contro di essa che ineludibilmente ne risulta, la giovane e vogliosa Jugoslavia socialista morta non ancora adulta, neppure il tempo di godersi il "furto", oggi frammentata in piccoli Stati "indipendenti" solo sulla carta, senza oggettiva se non "folkloristica" importanza internazionale, effimeri sotto giogo di un globalizzato capitalismo selvaggio, senza controllo né governo di sé stessi, della propria identitą culturale, delle proprie risorse naturali, insomma della propria vita e del proprio futuro - nel suo "micro-mondo" Trogir ne č scheggia d'ologramma e triste esempio emblematico! |
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Vale la pena? |
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"Ai posteri l'ardua sentenza" pił solidamente storica che qui con piccola voce anticipiamo, per quanto rimarranno i confini tracciati da noi umani con il sangue di troppi innocenti su una Terra che neppure ci appartiene, nessuno oggi puņ saperlo, né mai se ne valesse la pena, di certo sappiamo molto bene perņ che la terra č di chi ci si trova prendendosene cura al meglio!, noi tutti "bastardi nel DNA", ricchi di "commistione" di culture plurimillenarie, ma che di tanto in tanto non riusciamo a resistere a quell'ammaliante fascino di sempre nuove tentazioni dai "falsi profeti" a giocare ai "duri e puri", nonostante tutto coscienti che, al risveglio dall'ennesima illusione ipnotica, ci ritroveremo "a braghe calate" in pił che "prevedibile", inevitabilmente "sempre pił profonda" merda!
Proprio grazie al rotolo di carta igienica di Osimo, stilato sotto pressione europea da Parti in incoraggiati/imposti ruoli, l'una "velleitaria" l'altra "rinunciataria", nel 2004 la Slovenia entra nell'Unione Europea insieme ad altri Paesi aderendo anche alla "Convenzione di Schengen" 2007, di fatto (ri)portando dentro e alla grande la stessa Trieste in Europa, finalmente non pił "Cittą di confine" ma di nuovo snodo continentale di libero passaggio di merci e persone.
Trieste Cittą decorata per la "Guerra di Liberazione" con medaglia d'oro al valor militare anche per i sacrifici delle sue popolazioni tra la Prima Guerra Mondiale e la Lotta Partigiana della Seconda Guerra Mondiale:
"Protesa da secoli a additare nel nome d'Italia le vie dell'unione tra popoli di stirpe diversa, fieramente partecipava con i figli migliori alla lotta per l'indipendenza e per l'unitą della Patria;
nella lunga vigilia confermava con il sacrificio dei martiri la volontą d'essere italiana;
questa volontą suggellava con il sangue e con l'eroismo dei volontari della guerra 1915-18.
In condizioni particolarmente difficili, sotto l'artiglio nazista, dimostrava nella lotta partigiana quale fosse il suo anelito alla giustizia e alla libertą che conquistava cacciando a viva forza l'oppressore.
Sottoposta a durissima occupazione straniera, subiva con fierezza il martirio delle stragi e delle foibe, non rinunciando a manifestare attivamente il suo attaccamento alla Patria.
Contro i trattati che la volevano staccata dalla Madrepatria, nelle drammatiche vicende di un lungo periodo di incertezze e di coercizioni, con tenacia, con passione e con nuovi sacrifici di sangue ribadiva dinanzi al mondo, il suo incrollabile diritto d'essere italiana.
Esempio d'inestinguibile fede patriottica, di costanza contro ogni avversitą e d'eroismo.
1915-18, 1943-47, 1948-54"
9 novembre 1956 |
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"Tst - Trg Ponterossso", "Trieste - Piazza Ponte Rosso" su Canal Grande, una volta brulicante di clienti slavi chiassosi e variopinti con le bancarelle caratteristiche del suo mercatino ogni sabato, per decenni, affollatisse di una folla compatta di praticamente intere famiglie, amici e clan da ogni angolo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia - Sloveni, Croati, Serbi, Bosniaci e Bosgnacchi, Montenegrini, Macedoni - in quell'apparente bolgia organizzati e sistematici, le donne che sanno gią precisamente cosa, girano, puntano, guardano, toccano, provano, trattano e passano la roba al marito, ragazzo o comunque l'uomo che le segue come somarello da soma, quando il fagotto comincia ad essere troppo si va a scaricare la tornata da qualcun altro che gli farą la guardia e poi dentro di nuovo a rovistare finché il volume degli acquisti, bustoni caffč compresi, non eccederą comunque la pur precedentemente ben calcolata e pił volte testata capienza dell'auto parcheggiata non lontano - anche oggi ci sarą da pressare! (provate poi solo ad immaginarvi cosa mai poteva succedere al ritorno in quei pullman, gią strapieni all'arrivo, o alla Stazione Ferroviaria e infine sui treni!!!)... |
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Trieste di nuovo "assediata"! |
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Per quanto assurdo, il "bello" di questa nostra tragi-commedia umana č proprio che - nonostante tutto e tutti - il mondo giri, continui a girare senza apparente a fine e alla fine Trieste diventerą "jugoslava" nonostante tutto, perché in fondo gli Slavi amano a tal punto questa Cittą e ne subiscono il fascino da darle un "assedio" continuo di qualche tipo, cosģ quaranta cinquant'anni fa "Trst" la "mercantile" ci starą, si arrenderą spalancandosi al futuro, "finestra" sul mondo capitalista per gli Jugoslavi di Tito, meta "alla moda" di un turismo commerciale a portata di tutte le tasche, un esotico tuffo nell'"altro" mondo - non socialmente migliore, ma pił invogliante e variopinto - vera mecca di vestiario di "lusso" e proprio indistintamente per tutti - Croati, Sloveni, Bosniaci, Serbi, Montenegrini e Macedoni in paziente e molto devoto "pellegrinaggio" nelle loro modeste utilitarie, su pullman pieni zeppi e traboccanti treni, con picchi fino a 100.000 (!) visitatori per fine settimana.
Culturalmente parlando, l'Italia trasmetterą un "gusto" per loro inedito dello shopping - chi di loro non ci avrą acquistato almeno del caffé o un paio di blue jeans? - e col suo tradizionale "andar per bottege" triestino, anche con esigenze dei consumatori in radicale cambiamento e nonostante la rivoluzione della grande distribuzione, il "gusto" dello shopping italiano gli č rimasto, anzi č oggi pił vivo che mai!
Di seguito un da molti punti di vista interessante e di sicuro piacevolissimo e un po' esilarante racconto di quei giorni in un reportage di Al Jazeera Balkans qui pubblicato in tutte e quattro le versioni disponibili online- fate voi...
Ora di rilassarci per un attimo e buon divertimento, anzi, soprattutto in-"trattenimento" dal pensare e dall'agire - gią abituati!? Isn't that what show business is all about? - "Showtime, Folks!" |
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"Regioskop: Trst, Jugoslavija"
Al Jazeera Balkans
5 dicembre 2017 Prima versione 52 min 01 sec
Nell'Europa Anni '60, proprio quando il "Muro di Berlino" e la "Cortina di ferro" stanno spaccando il Continente in due "blocchi" Est-Ovest, a Trieste si apre invece la barriera e, ben venti anni prima della caduta del muro, nel 1962 di liberi "attraversamenti" gią ce ne sono 2,6 milioni!, fino al 1969 58 milioni in entrambi i sensi, tutti per motivi economici, gli Italiani per acquistare benzina e alimentari e gli Jugoslavi tutto quello che ancora non č disponibile a casa loro, "invadendo" regolarmente ogni settimana strade, piazze e negozi di Trst |
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"Trst - Blue & Black Jeans"
Al Jazeera Balkans
5 dicembre 2017 Seconda versione 50 min 17 sec |
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"Trst - Blue & Black Jeans"
Dokumentarni film o kupovini i vercu u Trstu 80-ih godina
"Trieste - Jeans blu e neri"
Film documentario sullo shopping e il contrabbando nella Trieste degli Anni '80
Al Jazeera Balkans
9 novembre 2017 Terza versione 50 min 16 sec
Da metą Anni '60 Piazza Ponterosso, nel pieno centro di Trieste, acquista una dimensione "mitica" nell'ex Jugoslavia come "destinazione shopping", poi negli Anni '70 e '80 i blue jeans diventano l'oggetto centrale del mito, "oggetto del desiderio" per gli abitanti di tutti i Paesi dell'Est comunista, milioni di acquirenti slavi a Trieste almeno una o due volte l'anno, ma con l'inizio del loro conflitto tutto si ferma - nel mosaico di storie e confessioni da entrambi i lati del confine i protagonisti rievocano ricordi di quel tempo |
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"Trst - Blue & Black Jeans"
Trst nakon raspada Jugoslavije Trieste dopo la dissoluzione della Jugoslavia
22 settembre 2019 Versione breve 2 min 42 sec
Nell'ex Jugoslavia lo shopping aveva un solo nome, "Trieste", la cittą dove centinaia di migliaia di "turisti per un giorno" potevano acquistare tutto ciņ che non c'era nel loro Paese, e noi siamo andati a rivisitatare quei luoghi una volta per tutti noi cosģ familiari - ecco come appaiono oggi! |
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Appena dieci anni dalla morte di Tito una serie di guerre "fratricide" scuotono di nuovo i Balcani e la Jugoslavia, guerra civile e secessionismi fino a coinvolgere l'intera Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia per altri dieci anni dal 1991 al 2001, causandone la dissoluzione,frutto di nazionalismi in Serbia, Croazia e Kosovo, meno in Slovenia, con uno scontro finale in Macedonia 2001.
Alla base motivazioni senz'altro economiche e culturali, ma anche ambizioni personali dei capi politici coinvolti e una esaperata contrapposizione fra etnie e religioni - Cristiani Cattolici, Cristiani Ortodossi e Musulmani - con elementi di urbanitą contro la ruralitą delle popolazioni montane, un'intricata matassa politico- etnico-religiosa resa ancor piu inestricabile dalle interferenze di "attori" esterni.
La Jugoslavia socialista e federale di Tito e del teorico di sloveno Edvard Kardelj viene costruita sģ sul motto "Bratstvo i Jedinstvo", "Fratellanza e Unitą", garantendo a tutti i popoli jugoslavi, minoranze nazionali comprese, dignitą, autonomia e rappresentativitą, ma anche con mano decisa e dura contro emergenti movimenti etnico-nazionalisti, "pericolo" per Federazione, sistema politico nonostante tutto centralizzato ed economico di auto-gestione "socialista di mercato", non senza "generoso" contributo di Paesi Occidentali interessati a tenere Tito staccato dall'Unione Sovietica, cosa che lui sa utilizzare.
Come Paese-guida del "Movimento dei non allineati" la Jugoslavia godrą di buon prestigio internazionale finché non lo abbandonerą, dopo la sua straordinaria crescita Anni Settanta, morto l'uomo al comando ad inizio Anni Ottanta inflazione, ancora 1984 Sarajevo ospiterą i XIV Giochi Olimpici Invernali, ma creare lavoro, diminuire importazioni, almeno frenare debito pubblico e rilanciare economia necessita di misure "troppo" pesanti per un Paese a benessere "socialista", la sua destabilizzazione 1987-1989 si innesca con lo scandalo politico-finanziario della mega Agrokomerc bosniaca, montante insofferenza slovena (pił di casa nella Mitteleuropa), in Serbia 1989 Slobodan Miloević Presidente fa crescere il malessere kosovo-albanese in un Kosovo che gią aspira a diventare Settima Repubblica...
Gią 1986 intellettuali serbi denunciano una campagna "anti-serba" a far rinascere quel nazionalismo velleitario di una "Grande Serbia" - "La Serbia č lą dove c'č un serbo!" - fino alla soppressa autonomia del Kosovo 1989 mentre in Croazia nasce "H.D.Z. - Hrvatska Demokratska Zajednica", anticomunista "Unione Democratica Croata" dell'ex Generale titino Franjo Tuđman e la Slovenia dibatte ipotetici interventi militari federali dando avvio alla "Primavera slovena", in Montenegro il filo-serbo Momir Bulatović Presidente, clima sempre pił teso anziincandescente, economia a rotoli, Federazione scissa in Nord e Sud, dinaro jugoslavo svalutato, in calo il potere di acquisto, non c'č pił margine né di tempo né di spazio per piani di emergenza con aumento di disoccupazione e povertą, 1990 al "XIV Congresso Comunista" (l'ultimo) con scontro frontale serbo-sloveno su Kosovo, economia e "Terza Jugoslavia" delle nuove riforme, sia Sloveni che Croati lo abbandoneranno - il "segnale"!
A questo punto non esite colla che possa riattaccarne i "cocci", crollo di Muro di Berlino e dissoluzione di Unione Sovietica 1991 accelereranno solo l'inevitabile caduta "a corpo morto" della gloriosa Jugoslavia..., da qui in poi i purtroppo sempre pił frequenti, disinvolti e "disumani" il crimini da "cani sciolti" anche sulle popolazioni inermi, patrimonio naturalistico e storico- culturale, non li scusa lo slogan "Rat je rat!" - a parte feste di indipendenza e eroi commemorati da ciascuna delle Parti coinvolte, una impoverente "diaspora" slava ed una bruttissima storia purtoppo tutta ancora da scrivere. |
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Nella allucinante quotidianitą degli orrori Trst č lontana, la Cittą svanita dalla mappa mentale di ora ex-Jugoslavi inghiottiti in sé stessi, a mattanza completata né vinti né vincitori ma in fondo cosģ "tutti parimente perdenti" si ritireranno nei rispettivi neo- "Staterelli", ancora con in mezzo la minacciosa solo apparentemente disinnescata "mina" Bosna i Hercegovina, riappiccicati alla meglio da Unione Europea e NATO - fino al prossimo botto...
Nel frattempo Ponte Rosso a Trieste tornata ad essere la "piazzetta" locale che č, "smitizzata", silenziosamente vuota di quell'a lungo brulicante "chiocciare" dei suoi commercianti di tessuti e la dilagante "onda umana" dei loro clienti slavi, la Cittą forgiata artista di adattabilitą da secoli di cambiamenti "drastici" - profondi, dolorosi e repentini - sorniona fa i soldi in "altro modo", i negozi ai Cinesi (che fatichino loro, a noi basta il guadagno!), un Polo Universitario "di prestigio", i Croati e i Serbi adesso finiti a abitarci lasciando qui denaro come e pił di prima e non certo per "immergersi" nel mercatino del vestiario fra le bancarelle, ma piuttosto per studiare e lavorare, maestranze e mano d'opera in gran parte dall'ex Pola "Uljanik" ai fervidi Cantieri Navali di Monfalcone, oggi di nuovo "a pieno regime" al contrario degli altri adriatici sia italiani che croati, il Porto inserito nella nuova "Via della Seta" (digitale ancor pił che materiale) di una accaparrante sempre pił onni-presente e onni-potente Cina pseudo-comunista...
Come gią detto, "il mondo gira" (o almeno "per alcuni" mentre "per molti, troppi altri" si č purtroppo fermato), il vecchio ruolo di Trst per gli ex Jugoslavi, una volta essenziale per la Cittą, in una staffetta con testimone passato alla vicina Palmanova, medesimi - oggi solo pił numerosi... - attraversamenti di confine per arrivare alla "Via di Venezia" da parte dei medesimi incallitii maniaci dello shopping nelle loro auto e sui loro pullman di "gita fuori porta" da ormai ex "Repubbliche S.F.R.Y.". |
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Purtroppo andato perso pure quel "gusto" tutto italiano di "fare acquisti" e ancor di pił l'"andar per botteghe" cosģ tipicamente "triestino", ora sostituiti da imperanti "Nord-Americanissimi" e "capitalisticamente squallidi" "Shopping center with discounts on global brands, plus coffee shops & a kid's play area", come l'IKEA dominato "Villesse 'TIARE Shopping Centre'" (!) e il culturalmente altrettanto "avulso" "Palmanova 'Outlet Village'" (!?) macchine- mostro voraci di un "consumistico dio denaro" deturpanti i paesaggi culturali - il natualistico e il sociale - con merci (termine incorretto perché divenute "merci" sia cose che persone) ormai accessibilissime anche nei loro Paesi, scelta "bulimica" di stessi marchi worldwide, forse pił economici per il "consumatore" medio italiano ma non certo per quello balcanico.
A bagagliaio colmo ciascuno se ne torna poi a casa - pił ricco di "cose inutili" un po' pił povero di "tutto il resto" - alla sua bolla di sapone o lotta di sopravvivenza sia fisica che mentale, ma 1ŗ gennaio 2023 felicemente "Schengen-liberato" da polizia e dogana, per cui sempre pił clienti slavi in Italia e sempre pił turisti italiani sulle coste croate fino a prossimo prevedibilissino collasso finale del diabolico "mercimonio" - questa volta proprio tutti Italiani e Slavi ugualmente "fottuti" e "delapidati" delle loro rispettive culture "identitarie", alle quali storicamente molti hanno pur trovato "inquestionabilmente doveroso" versare churchilliani "blood sweat and tears", "sangue sudore e lacrime" fino a solo pochi decenni fa, con le pił tragiche conseguenze che stanno pagando in prima persona, che continueranno a pagare attraverso i loro figli per chissą quanto lungo tempo ancora.
Altro che "oasi dello shopping" e rinnovate "invasioni barbariche" di turisti, quello di cui abbiamo veramente bisogno č ritrovare le nostre "oasi di riappacificamento" culturale in cui "riconoscere chi 'noi' veramente siamo", perdio diamoci una mossa, ragazzi!, o al contrario quel "noi" fra non molto - non "al di lą da venire" come siamo siamo soliti comodamente pensare e dire solo per auto- assolverci davanti a noi stessi e agli altri - no non sarą inevitabilmente "andato perduto" per sempre, effetto di becero determinismo storico"borghese"...
... Lo avremo di fatto vergognosamente "gettato via" noi per sempre, figli dimentichi, resi indegni delle nostre invidiabili e invidiate rispettive "ereditą culturali" non affatto "gratuite", piuttosto "guadagnate e difese" a carissimo prezzo da quei "noi" che ci hanno preceduto - perché l'unico atto "rivoluzionario" nelle nostre vite č "essere e rimanere chi siamo", al di lą dei cambi di pelle di un progresso tecnologico - questo solo possibile mai dimenticando "chi siamo stati", con una visione chiara di "chi vogliamo diventare!" in quel futuro che č tutto nelle "nostre" mani, risultato delle "nostre" scelte di oggi - "questa" rivoluzione č il solo fiore che non muore mai - augurando a tutti noi "Buona Vita", se non migliore! |
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Tegerste docet |
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La particolarissima Cittą di Trał
Vivere bene - La pił antica farmacia d'Europa
L'Orto Agricolo-Botanico-Culturale Garagnin-
"Villa Bianca" - Un reiterato delitto di incuria
Trst - Il mito di una Trieste mai "slava"
"Cosa Vostra" - Ancora troppo e obsoleto provincialismo invece di sano "localismo"
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Non del tutto estranea al contesto una per me dovuta nota a pič di pagina "culturalmente" rilevante e rivelante a chi possa mai interessare...
Nel mio quarto di secolo a Trogir (wow!...), mi ha sempre lasciato alquanto confuso e pieno di stupore la reazione, immediata e stizzita, dei miei amici - a dire il vero pił che stizzita, incazzata e quasi risentitamente "aggressiva", nel caso il mio gentile interlocutore non mi conosca abbastanza! - al mio disinvolto pronunciare la parola "Balcani", "Balkans", "Balkan".
E mi ritrovo tutto rattristato dall'aver involontariamente "offeso" qualcuno, pieno di sensi di colpa e di vergogna per questa mia "boccaccia", preso in contropiede, lģ ad annaspare come pesce fuor d'acqua balbettando ancora di peggio - come "Ma qui siamo nei Balcani... o no...!?".
"Balcani" nasce come concetto puramente geografico, a definire la Penisola "dei Balcani" o "Balcanica", infatti č pił corretto dire anche la Penisola "Italica", e il suo significato originario, quale termine geografico, prende a riferimento la "catena montuosa" che da Est ad Ovest attraversa la Bulgaria - in Turco balkan, montagna.
L'intero territorio della Penisola Balcanica, comprende oggi Bulgaria, Grecia, parte della Turchia (cioč Tracia Orientale), tutte le neo-repubbliche dell'ex Repubblica Federale di Jugoslavia - Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Slovenia - e Albania, come solito aggiungendo a questi Stati anche la Romania, per aver di fatto condiviso profondamente la storia balcanica. |
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Cossovo |
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Slovenia |
Turchia |
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La "Seconda Guerra di Morea" o del Peloponneso, nota anche come "Settima Guerra Ottomano-Veneziana" o "Piccola Guerra", ma in Croazia come "Guerra di Sinj", l'ultimo conflitto sulla Penisola Balcanica tra le due "super-potenze" - la Repubblica di Venezia e l'Impero Ottomano, una guerra combattuta dal 1714 al 1718 e conclusasi con vittoria ottomana e conseguente perdita veneziana dei territori peninsulari greci, la monarchia asburgica in salvifico "aiuto" della Serenissima a rischio di perdere molto di pił in caotica ritirata, vincendo gli Austriaci sul fronte del Danubio e costringendo il nemico alla firma del Trattato di Passarowitz, che porrą di fatto fine alla guerra.
Solo nel XIX sec, insieme all'espressione puramente geografica "Penisola Balcanica", il termine comincerą ad essere usato anche politicamente e altro, per designare ad esempio la parte europea dell'Impero Ottomano, quando in quelle aree, abbandonate via via dai Turchi sotto la pressione dei movimenti indipendentisti e delle potenze europee loro sostenitrici, compariranno sulla scena internazionale nuovi protagonisti, come Bulgaria, Grecia, Montenegro, Romania e Serbia.
Nei libri di storia viene infatti definita come "Lega Balcanica" la coalizione dei "Popoli Balcanici" contro la Turchia nel 1912 e come "Guerre balcaniche" quelle della Lega Balcanica contro la Turchia nel 1912 e 1913 (la dissoluzione dell'Impero Ottomano a consumarsi fra il 1908 e il 1922).
Da ora in poi il mosaico politico dei Balcani brillerą, tutto a suo modo, tanto di grandi utopie quanto di piccoli Stati, eccezione fatta proprio per la Repubblica Federale di Jugoslavia, inizi seconda metą Novecento promotrice del "Movimento dei Paesi Non Allineati", molti appunto del "Terzo Mondo", non appena indipendenti nel corso del processo di "decolonizzazione", forza autonoma anti-colonialista e anti-imperialista nel postbellico mondo bipolare delle due interferenti "superpotenze" di allora, "neutralismo" affatto gradito né da Stati Uniti d'America né da Unione Sovietica, con ben 85 fra Stati e Movimenti nel 1976 che diventateranno 108 nel 1992, comunque nel 1979 all'Avana il sofferto messaggio d'addio di Josip Broz Tito al Non Allineamento, proprio da lui, insieme all'indiano Jawaharlah Nehru e all'egiziano Gamal Abdel Naser, la visionaria triade trainante...
Oltre alle guerre nella Penisola Balcanica poi, anche tutte le lingue qui parlate vengono assieme definite "balcaniche", pur appartenenti a famiglie diverse - Albanese, Bulgaro, Greco, Macedone, Romeno, Serbo-Croato oggi Bosniaco, Croato e Serbo, Sloveno e Turco.
Č vero, nella Lingua Italiana moderna e contemporanea venivano prima altrimenti fatti certi usi figurativi del termine per definire sistemi instabili o metodi "non ortodossi" (qui dovremmo aprire un'altra nota!...) a proposito di ebollizioni sociali e disordini politici, anche un modo sui generis di fare le cose o anche non farle, ma l'Italiano oggi parlato - il corrente l'unico "reale"! - per definire il concetto a cui legittimamente si reagisce fa letterale ritorno alle origini geografiche del termine, optando per "bulgaro", come il famigerato "editto o diktat o ukase bulgaro" di Berlusconi il 18 aprile 2002, contro, a sua distorta opinione, l'"uso criminoso" della TV pubblica da parte dei due giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi, illecito quanto vigliacco "invito" pressante alla dirigenza RAI ad "ostracizzarli", cosa che di lģ a poco puntualmente si realizzerą con l'immotivata ed illegale estromissione dei tre dai palinsesti della statale Radio Televisione Italiana!
La mia rubrica "Storie balcaniche - Dalmazia e dintorni" vuole, naturalmente in modo scherzoso e assolutamente non offensivo nei confronti dei locali interessati figuranti nei miei articoli, molti di denuncia,e di eventuali lettori italofoni o con conoscenze della Lingua Italiana, giocare sulla stuzzicante ambiguitą della parola - e quindi... ebbene sģ, mea culpa!, dichiarandomi perņ subito "non colpevole" e sperando in una assoluzione piena dagli amici Croati "perché il fatto non sussiste" o almeno in un marginale talmente minimo da essere in pratica pił che trascurabile e, volendo, generosamente perdonabile.
Grazie! |
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