L'Anarco-Insurrezionalismo o
"Anarchismo Insurrezionale"
ha
radici e
motivazioni nella
prima Anarchia,
in cui atti
di ribellione,
sia individuali che
collettivi, vengono
utilizzati per
il raggiungimento immediato di obiettivi
specifici, per poi
passare
ad atti dimostrativi, simbolici o di
rappresaglia, sostenendo che
qualsiasi
attacco a Stato e Capitale sia lecito, in ogni momento e
dovunque, anche solo per comunicare le proprie idee.
A
fine 1800
l'Europa
vede così una serie di attentati politici contro
i simboli del
potere, tutti compiuti
da
giovani anarchici italiani e
francesi:
- Umberto I di Savoia sfugge all'attentato di
Giovanni
Passannante
nel
1878, il quale,
ventinovenne, viene
prima
condannato a morte
e in seguito all'ergastolo
-
morirà
nel
1910
-
François Claudius Koenigstein,
meglio conosciuto
come
"Ravachol", compie
attentati a Clichy, Francia,
nel
1892
e per questo viene
giustiziato a 33 anni
-
Auguste Vaillant
nel
1893, anche lui a
33 anni, compie
un
attentato alla
Camera dei Deputati Francese
e
viene
per questo
condannato a morte e
giustiziato
- per vendicare il compagno Vaillant,
Émile Henry,
appena
ventiduenne, nel
1894
getta una bomba al
Cafè Terminus,
alla Gare St. Lazare di Parigi
provocando un morto e
venti
feriti,
per cui viene
condannato a morte e
giustiziato
- il Presidente della
Repubblica Francese, Marie-François
Sadi
Carnot, viene
assassinato poco dopo da
Sante
Caserio,
anche lui
giustiziato a soli 21 anni
- nel
1897 Pietro Acciarito
fallisce un attentato contro
Re Umberto I
di Savoia a Roma all'età di
26 anni
e
viene
per questo
condannato
all'ergastolo
- morirà nel
1943
- lo
stesso anno Michele Angiolillo
non fallisce però il
suo
attentato contro il Presidente del
Consiglio Spagnolo
Antonio
Cánovas del Castillo e viene
sommariamente
giudicato e
giustiziato
dopo appena dodici giorni
all'età di
26 anni
- a Ginevra, Svizzera,
Luigi Lucheni, uccide
l'Imperatrice
d'Austria
Elisabetta di Baviera, meglio
conosciuta
come
"Sissi", nel
1898
e
viene
condannato
all'ergastolo
appena
venticinquenne
- morirà
nel 1910
- il Re Umberto I di Savoia,
già sfuggito all'attentato
di
Giovanni
Passannante nel 1878,
viene assassinato
a
Monza nel
1900
da
Gaetano Bresci
di
25 anni, il quale
motiva il
regicidio come
un atto di giustizia
politica,
se
non vendetta,
per il massacro
di centinaia di
innocenti
compiuto dal suo
Regio Esercito
a Milano nel 1898,
e
per questo viene
condannato a morte,
pena
poi
commutata in
ergastolo.
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