Dopo
intensi ed ininterrotti
bombardamenti da parte
delle forze governative dell'Esercito
di Versailles,
la
città è allo stremo, ma
Thiers,
consapevole della sua
prevalenza militare,
non concede
alla Commune
di
negoziare.
La difesa e la sopravvivenza
diventano prioritarie
e non
lasciano molto
spazio all'azione politica,
con addirittura
operaie che si organizzano nella Guardia
Nazionale
formando un battaglione tutto
femminile, il
quale avrà
un importante ruolo negli imminenti combattimenti
urbani, difendendo eroicamente
la Place Blanche,
passaggio obbligato per raggiungere i pezzi di
artiglieria
pesante strategicamente piazzati sul colle di
Butte
Montmartre.
Quando alla fine
il
primo cancello
delle mura
cittadine
verrà
forzato o,
come più probabile,
aperto da qualche
traditore e spia
benestante rimasto in cittá, le nuove
truppe del Governo Francese
di Versailles, create in
fretta e furia con ex
prigionieri di guerra rilasciati ad
hoc dai Prussiani, potranno
dar via alla
riconquista della
città,
dove però li aspetteranno comunque
ben sette
lunghi giorni e notti di duri
combattimenti, di
strada
in strada.
Il labirinto di stradine impenetrabile nelle precedenti
rivoluzioni non esiste più e si combatte lungo i nuovi
ampi boulevard,
tutto a vantaggio della moderna
artiglieria delle truppe di Versailles agli ordini di un
comando centralizzato, fino all'ultima
resistenza dei
Comunardi nel Cimitero di
Père Lachaise a
Montmartre.
Ogni
Arrondissement o “Quartiere”
combatte
disperatamente fino ad essere
sopraffatto, ma la
resistenza più strenua
viene dai distretti “operai”,
dove
guerriglia urbana proseguirà
per tutta la cosiddetta
“Semaine
sanglante”, la
“Settimana di sangue”, dal 21
al 28 maggio 1871.
Cadute le ultime barricate e definitivamente
sconfitte le
truppe armate della Comune
nei combattimenti al
Cimitero di Montmatre inizierà la
vera orgia di vendetta
e repressione spietata
contro i “Comunisti”, con le
truppe governative che si
danno a numerosissimi
rastrellamenti
ed
esecuzioni sommarie
per lo più di gruppo
contro Comunardi già fatti
prigionieri, come quella al cosiddetto
“Muro dei
Comunardi”
nel cimitero di Père Lachaise, e massacrano
civili disarmati.
Ancora molto peggiore, si dimostra la barbarica
sete di
sangue della classe borghese e dei clericali,
la quale non
conoscerà né
pietà né limiti, null'altro che mostri
lasciati liberi di linciare a
volontà
decine di migliaia di
militari già
arresisi
e civili
inermi,
addirittura
scempiandone e mutilandone i corpi
quale estremo
gesto di disprezzo prima di gettarli in fosse comuni
(molti fotograficamente documentati)!
Le rappresaglie continueranno
anche
dopo il letterale
bagno di sangue
dichiarando un crimine
qualsiasi
appoggio dato alla Commune,
con
migliaia di persone
deportate
a Versailles per essere
processate,
giorno
dopo giorno colonne senza
fine di
uomini, donne e
bambini
sotto scorta militare, verso
campi di prigionia,
processi farsa, esecuzioni capitali,
condanne ai lavori
forzati, deportazioni a vita
nelle Isole Francesi del
Pacifico.
Un numero esatto delle
vittime degli
scontri e dei
massacri della Semaine Sanglante
rimarrà
impossibile,
anche se le stime in assoluto più basse arrivano a più di
30 mila morti,
circa
40-50 mila feriti
ed, in seguito, altri
50 mila fra imprigionati
(ben 10.137 le condanne poi
ufficializzate, solo nel 1889
oggetto di un'amnistia
generale)
e giustiziati,
con oltre
7 mila confinati
in
Nuova Caledonia.
Nel 1876
alcuni
calcoli stimeranno che
la violenta
repressione ordinata dallo
zelante
Generale Gaston de
Galliffet,
soprannominato
“il macellaio della Comune”
abbia comportato un numero di
fucilati tra i 17 e i 20
mila,
mentre nel 1880 il bilancio totale delle vittime dei
combattimenti
e delle susseguenti carneficine
verrà
confermato a 30 mila,
incluse le esecuzioni di circa 6-7
mila
Communards,
questo a fronte delle proprie
perdite
dichiarate dal
Governo
di Versailles di appena
877
morti, 6.454 feriti e 183
dispersi...
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