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Benedetto XVI, più che alcun altro nelle Gerarchie Ecclesiastiche, proprio grazie al suo particolarissimo e, dal punto di vista dell'informazione interna, "privilegiato" ruolo di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha da sempre saputo e, anzi, contribuito attivamente e sostanzialmente a nascondere la verità sul mostruoso, già enorme e pur tuttora crescente scandalo degli abusi sessuali del Clero su minori (e non solo!). |
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"Ratzinger reciti il mea culpa |
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sulla pedofilia" |
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di Hans Küng |
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Da La Repubblica - 18 marzo 2010 |
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Si è detto che dopo aver ricevuto in udienza l'Arcivescovo Robert Zollisch il Papa era "profondamente scosso" e "sconvolto" per i numerosi casi di abusi.
Dal canto suo, il Presidente [della Conferenza Episcopale Tedesca - NdR] ha chiesto perdono alle vittime, citando nuovamente le misure già adottate e quelle previste.
Ma nessuno dei due ha risposto a una serie di domande di fondo che non è più possibile eludere. |
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Stando ai risultati dell'ultimo sondaggio [TNS - NdR] EMNID [Meinungs-forschungsinstitute, Istituto di statistica e sondaggi d'opoinione tedesco - NdR], solo il 10% degli interpellati trova soddisfacente l'opera di rielaborazione della Chiesa, mentre per l'86% dei Tedeschi l'atteggiamento degli alti livelli della Gerarchia Ecclesiastica manca di chiarezza.
Le loro critiche troveranno peraltro conferma nell'insistenza con cui i Vescovi continuano a negare ogni rapporto tra l'obbligo del celibato e gli abusi commessi sui minori. |
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Prima domanda |
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Perché il Papa continua, contro la verità storica, a definire il "santo" celibato un "dono prezioso", ignorando il messaggio biblico che consente espressamente il matrimonio a tutti i titolari di cariche siastiche? |
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Il celibato non è "santo", e non è neppure una grazia, bensì piuttosto una disgrazia, dal momento che esclude dal sacerdozio un gran numero di ottimi candidati, e ha indotto molti preti desiderosi di sposarsi a rinunciare alla loro missione.
L'obbligo del celibato non è una verità di fede, ma solo una norma ecclesiastica che risale all'XI secolo, e avrebbe dovuto essere sospesa ovunque in seguito alle obiezioni dei riformatori dal XVI secolo.
In nome della verità, il Papa avrebbe dovuto quanto meno promettere un riesame di questa norma, da tempo auspicato dalla grande maggioranza del clero e della popolazione.
Anche personalità come Alois Glück, presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, o Hans-Jochen Jaschke, Vescovo Ausiliare di Amburgo, si sono espressi in favore di un rapporto più sereno con la sessualità e della possibilità di far coesistere fianco a fianco sacerdoti celibi e sposati. |
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Seconda domanda |
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È possibile che "tutti gli esperti" abbiano escluso l'esistenza di qualsiasi rapporto tra la pedofilia e l'obbligo del celibato sacerdotale, come ha nuovamente asserito l'Arcivescovo Zollitsch? |
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Chi mai può conoscere il parere di "tutti gli esperti"!?
Di fatto si potrebbero citare innumerevoli psicoanalisti e psicoterapeuti che al contrario hanno sottolineato questo rapporto: mentre l'obbligo del celibato impone ai preti di astenersi da qualunque attività sessuale, i loro impulsi sono però virulenti, col rischio che il tabù e l'inibizione sessuale li induca a ricercare una qualche compensazione.
In nome della verità, la correlazione tra l'obbligo del celibato e gli abusi non può essere semplicemente negata, ma va presa invece in seria considerazione.
Lo ha ben chiarito ad esempio lo psicoterapeuta americano Richard Sipe, che a questi studi ha dedicato un quarto di secolo (cfr. "Knowledge of sexual activity and abuse within the clerical system of the Roman Catholic Church", 2004): la forma di vita del celibato, e in particolare la socializzazione che la prepara (il più delle volte nei convitti e successivamente nei seminari) può favorire tendenze pedofile.
Richard Sipe ha individuato un tipo di inibizione dello sviluppo psicosessuale più frequente nei celibi che nella media della popolazione; ma spesso la consapevolezza dei deficit dello sviluppo psicologico e delle tendenze sessuali si raggiunge solo dopo l'ordinazione al sacerdozio. |
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Terza domanda |
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Oltre a chiedere perdono alle vittime, i Vescovi non dovrebbero finalmente riconoscere anche le proprie corresponsabilità? |
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Per decenni, dato il tabù sulla norma del celibato, hanno occultato gli abusi, limitandosi a disporre il trasferimento dei responsabili.
Tutelare i preti era più importante che proteggere bambini.
C'è poi una differenza tra i casi individuali di abusi commessi nelle scuole, al di fuori della Chiesa Cattolica, e gli abusi sistemici, spesso reiterati e frequenti, all'interno stesso della Chiesa Cattolica Romana, in cui vige tuttora una morale sessuale quanto mai rigida e repressiva, che culmina nella norma sul celibato.
In nome della verità, anziché porre un ultimatum di 24 ore al Ministro Federale della Giustizia, sopravvalutando peraltro gravemente l'Autorità Ecclesiastica, il Presidente della Conferenza Episcopale avrebbe dovuto finalmente dichiarare con chiarezza che d'ora in poi, in caso di reati di natura penale le Gerarchie della Chiesa non cercheranno più di eludere l'azione giudiziaria dello Stato.
O dovremo aspettare che per ricredersi, la Gerarchia sia costretta a pagare risarcimenti dell'ordine di milioni di euro?
Negli USA la Chiesa Cattolica ha dovuto versare a questo titolo, nel 2006, ben 1,3 miliardi di dollari; e in Irlanda, nel 2009, il Governo ha stabilito con gli Ordini Religiosi un accordo - rovinoso per questi ultimi - per un fondo risarcimenti di 2,1 miliardi di euro.
Cifre del genere sono assai più eloquenti dei dati statistici sulle percentuali dei celibi tra gli autori di reati sessuali, citati nel tentativo di sdrammatizzare il dibattito. |
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Quarta domanda |
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Il Papa Benedetto XVI non dovrebbe assumersi a sua volta le proprie responsabilità, anziché lamentarsi di una campagna che sarebbe in atto contro la sua persona? |
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Nessuno finora, in seno alla Chiesa, si è mai trovato sulla scrivania un così gran numero di denunce di abusi.
Vorrei ricordare quanto segue.
Joseph Ratzinger è stato: |
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Per otto anni Docente di Teologia a Regensburg |
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In stretti rapporti col fratello Georg, Maestro della Cappella del Duomo (Domkapellmeister), Joseph Ratzinger era perfettamente al corrente della situazione dei Domspatzen, i piccoli cantori di Regensburg.
E non si tratta qui dei ceffoni, purtroppo all'ordine del giorno a quei tempi, bensì anche di eventuali reati sessuali. |
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Arcivescovo di Monaco per cinque anni |
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In un periodo durante il quale un prete, trasferito nel suo Episcopato, perpetrò una serie di ulteriori abusi che oggi sono venuti alla luce.
Anche se Mons. Gerhard Gruber, suo Vicario Generale (oltre che mio ex collega di studi) si è assunta la piena responsabilità di questi episodi, la sua lealtà non poteva bastare a scagionare l'Arcivescovo, responsabile anche sul piano amministrativo. |
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Per 24 anni Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede |
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Nel cui ambito si prendeva atto dei più gravi reati sessuali commessi dal clero in tutto il mondo, per raccoglierli e trattarli nel più totale segreto ("Secretum Pontificium").
Il 18 maggio 2001, con una lettera rivolta a tutti i Vescovi sul tema delle "gravi trasgressioni", Joseph Ratzinger aveva confermato per gli abusi il "Segreto Pontificio", la cui violazione è punita dalla Chiesa). |
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Papa per cinque anni |
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Non ha cambiato di una virgola questa prassi infausta. |
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In nome della verità |
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Joseph Ratzinger, l'uomo che da decenni è il principale responsabile dell'occultamento di questi abusi a livello mondiale, avrebbe dovuto pronunciare a sua volta un "mea culpa"! |
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Così come lo ha fatto il Vescovo di Limburg, Franz Peter Tebartz- van Elst, che in un'allocuzione trasmessa per radio il 14 marzo 2010 si è rivolto a tutti i fedeli in questi termini:
"Poiché un'iniquità così atroce non può essere accettata né occultata, abbiamo bisogno di cambiare strada, di invertire la rotta per dare spazio alla verità.
Per convertirci ed espiare, dobbiamo incominciare col riconoscere espressamente le colpe, fare atto di pentimento e manifestarlo, assumerci le responsabilità e aprire così la strada a un nuovo inizio". |
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"Sgomento ... al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo con cui le Autorità della Chiesa ... li hanno affrontati"... (!?)
Sfacciatamente falsa e scoraggiante come dichiarazione di uno dei in primissima persona principali responsabili di tutto questo scandalo - non certo coraggiosa la scelta di scaricare su subordinati le nefande conseguenze delle proprie decisioni sbagliate! |
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"Reazioni alla Lettera Pastorale |
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di Benedetto XVI" |
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a cura di Federico La Sala |
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Da ildialogo.org - 21 marzo 2010 |
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"Avete" - non "abbiamo"... |
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Ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi, invece di dire "abbiamo", "noi", "dobbiamo", "abbiamo", Papa Ratzinger scrive:
"Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori.
Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti.
Avete perso la stima della gente"
(Lettera, pf. 7)!
Una crisi dell'intero ordine sacerdotale e una "Lettera Pastorale" che prende - con poco coraggio e molta furbizia (come "tradizione" comanda) - le distanze da crimini abnormi e dal lavoro di insabbiamento istituzionale. |
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Una breve rassegna stampa sulle reazioni:
Il Papa si sente "tradito".
Ma non si scusa per le violenze.
Le Gerarchie Ecclesiastiche approvano, ma le associazioni delle vittime chiedono anche una condanna dell'insabbiamento.
In Germania, nuove accuse a Ratzinger e Zollitsch.
Abusi anche in Italia.
Per i preti pedofili saremmo secondi solo al Belgio e all'Irlanda... |
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"Il Papa si sente 'tradito'. |
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Ma non si scusa per le violenze" |
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di Roberto Monteforte |
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Da L'Unità - 21 marzo 2010 |
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Presentata ieri la "Lettera Pastorale" di Benedetto XVI alle vittime dei preti pedofili in Irlanda, ai colpevoli e ai loro Vescovi.
Conferma "tolleranza zero" e piena collaborazione della Chiesa con la Magistratura.
La Lettera: I colpevoli rispondano a Dio e ai tribunali.
Padre Lombardi: Gesto inusuale
Benedetto XVI incontrerà le vittime: "Nulla cancellerà il vostro dolore" |
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"Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo con cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati." |
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È con questa presa di posizione, netta e senza equivoci, che Papa Benedetto XVI si rivolge alle vittime di abusi sessuali da parte del clero nella sua "Lettera Apostolica" indirizzata a tutti i Cattolici del Paese cattolico, in primo luogo alle vittime e alle loro famiglie, ma anche ai sacerdoti colpevoli, ai Vescovi, ai giovani, al clero "incolpevole".
L'atteso documento è stato ieri presentato dal Direttore della Sala Stampa, Padre Federico Lombardi.
È una lettera indirizzata all'Irlanda, che tiene conto delle specificità di quella situazione, che è solo "un primo passo" di un cammino non semplice di assunzione di responsabilità e di recupero di credibilità di quella Chiesa e di quell'Episcopato, ma che per alcune indicazioni può avere anche un valore più generale.
Soprattutto per l'invito rivolto ai colpevoli. |
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Collaborare con la giustizia |
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Chi ha sbagliato deve pagare.
I preti e religiosi colpevoli di abusi sessuali verso giovani devono rispondere dei loro peccati e dei loro crimini, non solo davanti a Dio, ma anche davanti ai "tribunali debitamente costituiti".
Per loro Ratzinger ha parole durissime.
"Avete perso la stima della gente d'Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli.
Avete violato la santità del Sacerdozio creando grave danno alla Chiesa" scrive, invitandoli ad assumersi la responsabilità dei peccati commessi.
Chiede "pentimento sincero" e di render conto delle proprie azioni "senza nascondere nulla".
"Riconoscete apertamente la vostra colpa sottomettendovi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio" è il suo invito.
Non è un "mea culpa", ma sicuramente un'esplicita assunzione di responsabilità anche per quei Vescovi e quei "Superiori" che non hanno vigilato abbastanza, che hanno sottovaluto e coperto i responsabili.
"Alcuni di voi e dei vostri precedessori - afferma rivolgendosi all'episcopato irlandese - avete mancato, a volte gravemente, nell'applicare le norme del diritto canonico circa i crimini di abusi di ragazzi." |
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"Seri errori - aggiunge - furono commessi nel trattare le accuse".
Vi sono state "mancanze di governo" che hanno seriamente minato la credibilità ed efficacia dell'azione della Chiesa. |
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Nella Lettera non si parla di dimissioni da accogliere.
Ai Vescovi il Papa chiede però di "mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico" e soprattutto di "cooperare con le Autorità civili".
Non vi possono più essere incertezze.
Invita a seguire "un approccio chiaro e coerente" nell'applicare le norme stabilite a tutela dei ragazzi.
Vi saranno "visite apostoliche" nelle Diocesi per fare chiarezza sulle situazioni specifiche. |
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Il buon nome della Chiesa |
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Come rimediare?
Il Papa indica dove intervenire e non solo per la Chiesa d'Irlanda.
Oltre alle "procedure inadeguate" nella selezione dei sacerdoti e alla "insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari" aggiunge la "tendenza a favorire il clero e altre figure in autorità" e "una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare scandali" che hanno portato alla "mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e mancata tutela della dignità della persona".
L'effetto è stato che le conseguenze negative per la Chiesa sono state superiori a secoli di persecuzioni.
Con la sua lettera personale, "gesto inusuale" come ha sottolineato padre Lombardi, il Papa intende "contribuire a riparare, risanare, rinnovare" ha espresso la sua vicinanza personale alle vittime che è pronto ad incontrare, ad incontrare e ascoltare così come è avvenuto in America, in Australia e anche a Roma.
Qualcuno resterà deluso.
Anche perché restano in ombra le responsabilità antiche e recenti della Santa Sede.
Tutto pare scaricarsi su preti e Vescovi. |
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Padre Lombardi ha sottolineato "la coerenza e la chiarezza nell'azione" di Papa Ratzinger anche quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel "contrastare atteggiamenti di copertura o nascondimento".
[?!? Una bella facciatosta, come vedremo più avanti... - NdR] |
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La "Lettera", ha chiarito, è un documento pastorale e dunque non si sofferma su provvedimenti amministrativi e giuridici riguardanti eventuali dimissioni di presuli irlandesi.
Sono decisioni che spettano al Papa.
C'è chi assicura che arriveranno a breve. |
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"Abusi anche in Italia, |
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li racconta 'Il peccato nascosto'" |
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di R. M. [Roberto Monteforte - NdR] |
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Da L'Unità - 21 marzo 2010 |
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Per i preti pedofili saremmo secondi solo al Belgio e all'Irlanda.
Omertà e sottovalutazione hanno nascosto l'ampiezza della pedofilia in canonica anche nel
nostro Paese. I casi eclatanti e la denuncia dell'Avvocato Marazzita. |
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Una pubblicazione tempestiva e utile "Il peccato nascosto" (casa editrice Nutrimenti, pagg. 178).
Soprattutto per il grande pubblico che vuole capire qualcosa in più sullo scandalo dei preti pedofili e soprattutto sui "silenzi della Chiesa", quelli sui quali ieri Benedetto XVI ha avuto parole di inequivocabile condanna.
L'autore ha voluto restare anonimo.
Il libro è stato curato dal giornalista Luigi Irdi.
Si parte da ampi stralci dei documenti della commissione d'inchiesta sui casi irlandesi, per poi fornire un quadro delle "storie italiane dimenticate da giornali e TG".
Storie aberranti e drammatiche di pedofilia consumate nelle canoniche.
Tutto parte dal dicembre del 2009 quando la Commissione Murphy ha reso pubblico il suo rapporto d'indagine sugli abusi sessuali commessi dai preti della Chiesa irlandese nei confronti di minori.
Sono stati presi in esame, nella sola Diocesi di Dublino, i casi di 46 sacerdoti che, dal 1975 al 2004, hanno fatto 320 vittime.
Le conclusioni che gli inquirenti irlandesi traggono sono chiarissime.
Per molti anni l'unica preoccupazione delle Gerarchie Ecclesiastiche chiamate a misurarsi con questo problema è stata quella di tutelare, ben prima delle vittime degli abusi, il buon nome della Chiesa, la sua reputazione. |
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Il nodo sarebbe il documento "De delictis gravioribus", un aggiornamento del "Crimen sollicitationis" (1962) con le nuove istruzioni rivolte ai preti sui casi di pedofilia nel 2001 dallo stesso Joseph Ratzinger allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. |
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Per gli autori il documento forniva un'indicazione molto chiara: "Le cause di questo genere sono soggette al Segreto Pontificio".
Un'interpretazione sbagliata?
Forse, ma ha giustificato una scarsa collaborazione della Chiesa con la Magistratura - anche in Italia.
Secondo l'Avvocato Nino Marazzita, Presidente dell'Associazione Antipedofilia "La Caramella buona", che ha collaborato alla realizzazione del libro, in Europa per gli abusi di preti pedofili saremmo secondi solo al Belgio e all'Irlanda.
L'avvocato denuncia il clima di omertà, la logica di insabbiamento, ma sarebbero decine i casi affrontati nelle aule di giustizia.
Per rompere questo clima "Il peccato nascosto" dà conto di alcuni, emblematici.
Racconta della piccola Alice (nome di fantasia) e di Don Giorgio Carli, a Bolzano, ricorda il caso di Don Piero Gelmini, il "prete antidroga" ed i casi di abuso denunciati all'Istituto Valsalice dei Salesiani a Torino, di Don Mauro Stefanoni a Como e di Don Ruggero Conti a Roma.
Lo fa senza compiacimento.
Sottolineando, però, quanto le coperture della Gerarchia abbiano nuociuto alla verità e alla credibilità della stessa Chiesa. |
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"Io, bimbo violentato, |
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arrivai a odiare me stesso" |
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di Colm O'Gorman |
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Da L'Unità - 21 marzo 2010 |
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In prima pagina sull'Independent il racconto di una vittima:
"Il Papa si assuma la responsabilità di insabbiamenti e connivenze".
E parli a chi ha perso la fede. |
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Non fu la violenza subita da un prete a 14 anni a mandare in frantumi la mia fede;
fu rendermi conto che la Chiesa Cattolica mi aveva volontariamente e consapevolmente abbandonato,
fu venire a sapere che avevano ordinato sacerdote il prete che mi aveva abusato pur sapendo che era un pedofilo e che lo lasciavano fare impunemente ignorando le lamentele.
Quindi è difficile non essere cinici riguardo alla lettera pastorale di Benedetto XVI.
Tanto per cominciare la lettera è diretta ai "fedeli d'Irlanda".
Il Papa non scriverà a quanti sono scappati o hanno lasciato la Chiesa traumatizzati o furibondi a causa degli atti di depravazione e delle complicità, ma a quanti, malgrado tutto, conservano la fede.
So benissimo perché ho perso la fede nella Chiesa Cattolica Romana.
Ero un bravo Cattolico, nato in una società dove essere Irlandese voleva dire essere Cattolico.
Da bambino alla sera mi inginocchiavo insieme alla mia famiglia per recitare il rosario e divenni chierichetto perché da giovane per me aveva un enorme significato servire il Dio di cui parlavano i miei genitori.
La mia fede per me contava molto; era giunta a me dalle generazioni passate e mi dava un forte senso
di identità
e mi faceva capire quale era
il mio posto nel mondo.
dall'abuso.
Padre Sean Fortune fece leva sulla mia fedeltà per attirarmi nella
sua parrocchia di campagna e violentarmi.
nella bontà della Chiesa e dei suoi preti talmente potente minimizzai, introiettando dentro di me l'odio per quel gesto di violenza e lì, nel mio animo, l'odio per decenni mi avvelenò.
Era svanita la fede in me stesso, ma non quella nella Chiesa.
Nel corso degli anni andai a messa la domenica sempre meno, ma continuai a stimare la Chiesa fin quando fui colpito dalla dolorosa consapevolezza di quanto grande era stata la rete di connivenze, silenzi e complicità non solo nel mio caso, ma anche nel caso di molti altri. |
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Il Vaticano, in primo luogo, non deve mai tentare di dare ad altri la colpa dei fallimenti della Chiesa. |
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Papa Benedetto XVI non deve dire che le rivelazioni dei reati commessi dai sacerdoti e gli insabbiamenti fanno parte di un complotto mediatico come ha fatto in precedenza.
Non deve cercare di attribuire la responsabilitàalla decadenza della società occidentale, alla rivoluzione sessuale, ai gay, alla secolarizzazione o persino al Diavolo come hanno affermato nel corso degli anni alti prelati.
Inoltre deve andare ben oltre le espressioni di angoscia e dolore per le rivelazioni degli ultimi anni. |
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Nella sua qualità di Capo della Congregazione della Dottrina della Fede, è stato responsabile per oltre venti anni della gestione dei casi di abusi sessuali sui bambini.
Il Papa sa, più di chiunque altro, quali sono le dimensioni del problema in seno alla Chiesa Cattolica. |
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Non deve farci la paternale dicendoci quello che tutti sanno e cioè che gli abusi sessuali nei confronti dei bambini sono "crimini efferati".
Non deve esprimere il suo rammarico per le azioni di alcuni o magari di molti.
Né il Pontefice né l'Istituzione che rappresenta sono mai stati considerati direttamente responsabili delle azioni di singoli sacerdoti.
Il Papa deve porre fine alla negazione e al rifiuto di affrontare in maniera adeguata l'accusa di insabbiamenti e connivenze.
l cospetto di casi ormai accertati in Irlanda, Stati Uniti, Australia e Canada, che hanno sollevato il tema della corruzione della stessa Istituzione, comportarsi diversamente vorrebbe dire continuare a coprire gli scandali e rifiutarsi di affrontarli. |
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Si assuma la responsabilità degli insabbiamenti e delle connivenze e chieda scusa. |
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In quanto Capo Supremo della Chiesa Cattolica, deve usare il suo potere per fare in modo che i bambini siano tutelati in seno alla Chiesa.
Inoltre deve dire con chiarezza che quanti verranno meno al dovere di proteggere i bambini saranno chiamati a risponderne.
Da bambino mi insegnarono l'importanza della verità e della giustizia.
Mi insegnarono che dovevo avere il coraggio di assumermi la responsabilità del male eventualmente fatto ad altri.
Mi insegnarono che il primo passo su questa strada consisteva nel confessare i miei errori. |
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Non mi aspetto nulla di meno dal Capo della Chiesa che ha predicato a me questi valori. |
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L'autore dell'articolo è promotore di un movimento di tutela delle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti e ha scritto "Beyond Belief", Oltre la fede, storia di un bambino che ha fatto causa al Papa.
© 2010, The Independent Traduzione di Carlo Antonio Biscotto |
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"Delusione in Irlanda: |
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'Il mea culpa non basta'" |
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di Enrico Franceschini |
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Da La Repubblica - 21 marzo 2010 |
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Le Gerarchie Ecclesiastiche approvano, ma le associazioni delle vittime chiedono anche una condanna dell'insabbiamento |
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"Profonda delusione" da parte delle associazioni che riuniscono le vittime degli abusi sessuali perpetrati da preti e suore.
Speranza in una svolta che permetta "la rinascita e il rinnovamento" della Chiesa d'Irlanda, da parte delle Autorità Ecclesiastiche di Dublino.
Reazioni contrapposte ha dunque suscitato la Lettera Pastorale di Papa Benedetto XVI nell'Isola di Smeraldo, teatro per decenni di stupri, sevizie e violenze ad opera di sacerdoti pedofili e monache perverse.
Le vittime, ma anche molti rappresentanti della popolazione, incluso il maggiore partito irlandese, si aspettavano di più dal Pontefice, volevano un mea culpa più netto, che comprendesse una richiesta di scuse non solo per gli abusi nei confronti di migliaia di bambini ma anche per il cover-up, per l'insabbiamento di cui la Chiesa Irlandese si è resa responsabile, nascondendo i misfatti per proteggere preti e suore dalla giustizia civile.
Il Cardinale Sean Brady, Primate della Chiesa Cattolica in tutta l'Irlanda ha letto la lettera del Papa durante una messa nella cattedrale di San Patrizio a Dublino, esprimendo il suo sostegno alle parole di Benedetto XVI senza fare alcun riferimento alla possibilità di dare le dimissioni per il ruolo che lui stesso ebbe nel non denunciare alla polizia gli abusi sessuali commessi da un noto prete pedofilo negli anni '70.
Ben diverse le reazioni delle vittime: "Sono profondamente delusa", dice Maeve Lewis, Direttrice di One in Four, uno dei gruppi dei superstiti degli abusi e anche lei una ex-vittima. |
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"Il Papa ha sprecato una grande occasione!" |
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Una delle vittime, Christine Buckley, pure lei delusa, prende lo spunto per rilanciare la polemica sul celibato:
"Il voto di castità ha avuto un peso enorme in questa vicenda", dice.
E chiede che il Papa si rechi in Irlanda "a incontrare le vittime e chiedere loro scusa di persona". |
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"I boy scout |
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hanno un archivio segreto" |
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Da La Repubblica - 21 marzo 2010 |
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I Boy Scouts d'America, l'associazione a cui fanno capo decine di migliaia di gruppi legati negli USA a varie Chiese, hanno tenuto per anni un archivio segreto circa gli abusi sessuali accaduti all'interno dei loro gruppi. |
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L'archivio è registrato come "Perversion files" ["Documenti delle perversioni" - NdR].
A denunciarlo è un avvocato americano, Kelly Clark, nel processo in cui difende un uomo di 37 anni che accusa un ex capo scout di averlo molestato sessualmente all'inizio degli Anni Ottanta, quando era un ragazzo. |
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"Messaggio anche per noi" |
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di Andrea Tarquini |
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Da La Repubblica - 21 marzo 2010 |
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La Germania sotto shock
Nuove accuse a Ratzinger e Zollitsch: "Nella Lettera del Pontefice non è spesa neanche una parola sui molti, gravissimi casi di abusi in Germania".
Le durissime parole di Christian Weisner, leader e portavoce di "Wir sind Kirche" ("La Chiesa siamo noi", l'Associazione di base dei fedeli) la dicono tutta sulla delusione e sulle ore drammatiche che vivono i Cristiani del Paese natale di Papa Benedetto XVI.
"La lettera è un monito di anche per noi in Germania", afferma il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Monsignor Robert Zollitsch. |
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Ma "La Chiesa siamo noi" accusa Zollitsch stesso di aver insabbiato un caso anni addietro, non denunciando nella sua Diocesi un prete colpevole di abusi.
Zollitsch smentisce di aver insabbiato coscientemente, ma chiede perdono.
E Spiegel online lancia altre accuse: l'Episcopato di Essen avrebbe inviato alla Diocesi di Monaco, quando Joseph Ratzinger ne era Vescovo, documenti e avvertimenti chiari sulle tendenze pedofile apparentemente inguaribili di Padre Peter Hullermann, il sacerdote trasferito da là alla Baviera di Ratzinger.
Accuse a cui risponde arriva subito la replica da Oltretevere: "Il Vaticano non ha mai negato che Ratzinger sapesse del sacerdote pedofilo proveniente da Essen, tanto che lo autorizzò a curarsi ma gli proibì qualunque attività pastorale".
Divieto che però, nota l'Osservatore Romano, dopo la partenza di Ratzinger per Roma venne disatteso.
Per la Germania credente e cattolica, per le Gerarchie Ecclesiastiche Tedesche, per la società e i media, è un giorno "che presenta luci e ombre", riassume Weisner.
Il messaggio papale è importante, dice, e affronta il problema.
Ma non spende una parola sui numerosi, gravissimi casi nella
Repubblica Federale. "Casi che al momento, contando quelli denunciati, sono trecento, ma potrebbero essere venti volte superiori."
E non è finita.
Il Pontefice non entra nel merito della questione della morale sessuale della Chiesa, e ciò rende ambivalente il documento.
E la Lettera, prosegue il Leader dei Cattolici del Dissenso, non menziona mai le vere cause, che "secondo noi risiedono anche nei dettami cattolici sul sesso e sull'obbligo del celibato per i sacerdoti".
Benedetto XVI, criticano ancora i dissidenti, "sottolinea ancora una volta l'immagine tradizionale del prete, che secondo noi non è adeguata ad affrontare il grave problema degli abusi pedofili negli ambienti cattolici".
Su questo sfondo di delusione emergono le accuse a Monsignor Zollitsch.
Avrebbe trasferito, ma non denunciato, un sacerdote accusato con prove di aver abusato di almeno 17 minori nella sua Diocesi.
Zollitsch ha negato con forza di aver insabbiato volutamente il caso, allora.
Ma chiedendo perdono, ha ammesso che oggi si sarebbe comportato diversamente, "cercando e ascoltando vittime e testimoni in maniera più coerente e con maggior vigore". |
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"Non sta alla CEI [Conferenza Episcopale Italiana - NdR] monitorare il problema: il fenomeno pedofilia all'interno della Chiesa è talmente minoritario che non merita attenzione specifica più di quanto non vada riservata ad altre categorie sociali"...
Monsignor Giuseppe Betori, Segretario Generale dell'Episcopato |
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"Hans Küng, |
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celibato dei preti, Chiesa, |
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pedofilia e sessualità" |
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di Gigi Cortesi |
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Da POLIS ETHOS LOGOS - 22 marzo 2010 |
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Rispondo a un amico che mi invia la seguente domanda:
"Un articolo del teologo tedesco dissidente, Hans Küng, pubblicato su La Repubblica (pag. 1 del 18 marzo 2010), invita a riflettere sulla relazione possibile, alquanto sottovalutata, e sdegnosamente rifiutata dalla Chiesa, tra condizione del celibato e pulsioni sessuali dei sacerdoti che potrebbero finire per sfociare nella
pedoflia.
possa esistere un rapporto di causa ed effetto di questo tipo, dove la causa è il celibato dei preti cattolici reso obbligatorio e l'effetto è lo scatenarsi di abusi sessuali sui minori?" |
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Prima di rispondere rammento che già questo blog ha avuto occasione di parlare di Chiesa e pedofilia.
Rinvio al proposito ai due post 2009/07/29 - "Monumento del governo irlandese, pedofilia dei preti", Agostino Vallini e denuncia di "Avvenire" contro Berlusconi e 2009/11/27 - "Anche per la pedofilia, come al solito il Vaticano tace".
Rispondo ora al mio amico:
a) con una premessa filosofica, teologica e psicologica;
b) con considerazioni cliniche legate alla mia professione di psicologo psicoterapeuta. |
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Premessa filosofica, teologica |
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e psicologica |
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Sia l'uomo che Dio sono relazione |
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A suggerirlo, sono da un lato il sapere naturale, dall'altro quello sovrannaturale.
Per sapere naturale intendo ogni discorso che dica a partire dall'uomo e soltanto dall'uomo.
Per sapere sovrannaturale intendo ogni discorso che dica a partire dalla Rivelazione o, comunque, da un dato assunto come non falsificabile, proprio perché attribuito a Dio (e, in quanto tale, non verificabile né falsificabile scientificamente) e/o direttamente alla sua ispirazione.
Il sapere naturale, in tutti i propri maggiori registri - da quello più propriamente espressivo (in particolare la letteratura, l'arte, il dirsi storico, l'esprimersi antropologico-culturale) a quello più propriamente riflesso o teoretico (le scienze, la filosofia, l'ermeneutica) - giunge sempre più decisamente a cogliere nella relazione inter-umana il senso dell'umano (o, all'estremo opposto, il suo disperante e spaesante non senso; ma - come ben sanno i logici - ogni negazione presuppone l'affermazione che sta negando).
In particolare, in filosofia, il pensiero fenomenologico, da Husserl a Sartre, a Heidegger, senza per altro dimenticare riflessioni quali quella di Martin Buber, ci ha detto dell'uomo come in-tenzione dell'essere e nell'essere e come relazione;
in psicologia poi, soprattutto l'approccio sistemico-relazionale ci ha detto della relazione come dell'evento decisivo per l'attivazione, costituzione e strutturazione dell'universo psichico, al punto che la funzionalità o meno del sistema relazionale di riferimento decide della salute o della patologia degli individui.
Il sapere sovrannaturale, in particolare quello ebraico-cristiano derivante dalla Rivelazione biblico-evangelica, ci dice che Dio e
l'uomo sono,
ciascuno a modo proprio, relazione.
persone tra loro relazionate in modo talmente perfetto che il loro essere coincide con il loro stesso relazionarsi:
il Figlio difatti è l'essere stesso del Padre nel relazionarsi con la propria divinità (relazione di "filiazione");
lo Spirito Santo è l'essere stesso del relazionarsi tra loro del Padre e del Figlio (relazione di "spirazione"). |
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Quanto all'uomo, in Genesi, 1, 27 e in tutto Genesi, 2, la Rivelazione dice dell'uomo come sostanziale relazione tra maschio e femmina: dunque non c'è uomo se non nella relazione tra le due diversità umane [vedi nota 1] come non c'è Dio se non nella relazione tra le tre diversità divine.
Genesi, 2 inoltre parla del "peccato originale" come di un evento della coppia umana, lo descrive come dinamica della coppia umana, per cui è facilmente presumibile che anche la salvezza non possa prescindere dalla coppia umana come tale.
La teologia e la dottrina poi del Sacramento del Matrimonio suggeriscono notazioni formidabili:
a) ponendo come "Ministri" di questo Sacramento gli sposi stessi, dice della relazione tra gli sposi come "segno visibile ed efficace della Grazia", cioè come eucarestia del divino, senza alcuna altra mediazione ministeriale che non sia quella degli sposi stessi nel loro relazionarsi;
b) questa unicità e questo privilegio sono propri non del sacerdozio ministeriale, ma direttamente di quello "regale", di fatto affermando che - nel e con il Sacramento del Matrimonio - il sacerdozio "regale" ha e trova "ministerialità" soltanto in sé stesso. |
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Pensando a tutto questo mi pare inconcepibile pensare all'uomo prescindendo dalla relazione tra maschio e femmina.
Sarebbe un'assurdità pari a quella che pretenda di dire di Dio prescindendo dalla Trinità. |
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Del resto Gesù prese come apostolo e "pietra" della propria Chiesa Pietro, sposato e con tanto di suocera, che Gesù non mancò di guarirgli.
Non penso sia certo un caso che la Bibbia in Genesi, 1, 27 dica della relazione tra le due diversità umane (il maschio e la femmina) come dell'immagine di Dio, che - come si è detto - è relazione tra le tre entità relazionali divine.
Penso perciò che l'imitazione di Cristo non possa limitarsi alla imitazione di alcuni suoi comportamenti, ma vada ripensata molto profondamente sulla base di considerazioni di natura relazionale, non dimenticando che nell'unica persona di Gesù sono presenti sia la natura umana sia quella divina, con una tale complessità relazionale, che forse sia la teologia, sia l'ermeneutica, sia il Magistero della Chiesa non hanno ancora saputo adeguatamente né affrontare, né approfondire. |
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Considerazioni su base clinica |
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Da psicologo clinico poi mi pare assurdo che si possa pensare che nella loro giovinezza un maschio o una femmina decidano - in piena, evoluta, adeguata consapevolezza - di rinunciare alla propria identificazione primaria
Quella che unisce tra loro maschio e femmina in una relazione in-tenzionalmente piena, assoluta, spregiudicata e, nella propria spregiudicatezza, pura
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L'esperienza clinica poi mi dà ogni giorno di più conferme in
proposito.
avuto in terapia consacrati legati al voto di celibato o nubilato, ho sempre constatato la presenza di gravi e patogene disfunzioni relazionali, sfociate - all'interno del sistema familiare o direttamente sul consacrato - in gravi patologie psicotiche e/o borderline e/o nevrotiche.
Queste famiglie presentano rigidità di sistema particolarmente gravi e patogene; inoltre, di solito, utilizzano in misura più o meno massiccia e pervasiva il riferimento alla fede (pensano alla propria sanità psichica come "provata" proprio dalla presenza in famiglia della persona consacrata) come alibi difensivo e mitico che impedisce ancora di più l'ingaggio e/o il pieno impegno terapeutici.
In particolare, da un punto di vista relazionale, queste famiglie presentano dinamiche incestuose coperte, rimosse o negate (e di solito la prima e più pesante copertura o rimozione o negazione è proprio giocata sulla convinzione che la presenza di uno o più consacrati in famiglia sia la prova che tutto vada bene, che "Dio ci è vicino", che "siamo proprio una famiglia sana").
Spesso in queste famiglie la madre o la sorella fanno da perpetua al figlio (soprattutto il primogenito) o al fratello, con una devozione e una dedizione di solito tanto idealizzate quanto ambivalenti, tali in ogni caso da coprire o rimuovere o negare la reale presenza di dinamiche incestuose.
Il fatto che si tratti di dinamiche incestuose psicologiche e non fisicamente consumate, non toglie molto alla loro rilevanza relazionale; semmai ne favorisce la copertura, rimozione o negazione difensive.
Ho trovato parecchi casi nei quali il Sacerdozio del figlio copriva, rimuoveva o negava la presenza di gravi disfunzioni nella relazione della coppia genitoriale.
Spesso, poi, il figlio sacerdote ha come proprio padre relazionale non il padre naturale, bensì il prete del quale la madre era, per lo più inconsciamente, innamorata, non importa che fosse il parroco del paese le cui prediche ascoltava rapita o il proprio fratello sacerdote al quale era legata da dinamica tanto ambivalente, quanto inconsciamente incestuosa.
In famiglie tanto problematiche, come può il figlio accedere a una evoluzione edipica adeguata?
Come può accedere a una sessualità corretta e adeguatamente evoluta, tale da portarlo a un equilibrato rapporto con l'alterità sessuale e con la propria identità sessuale? |
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Non può allora stupire che il Sacerdozio di frequente possa finire con l'essere la strategia difensiva, che copre, rimuove o nega la presenza di sessualità preedipiche, infantili, fortemente connotate da dinamiche proiettive, che possono anche facilmente portare alla pedofilia.
Che poi individui, figli di famiglie con siffatte dinamiche si ritrovino tra loro in gran numero in strutture esclusive e protette quali i seminari non può non favorire la copertura, rimozione e negazione delle dinamiche in atto. |
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Se è vero, come purtroppo è vero, che spesso le madri di queste famiglie sono donne bloccate o perfino mortificate nella propria femminilità e nella espressione della propria sessualità, come si può pensare che sappiano davvero dare al padre e al mondo il loro figlio, che di solito è l'unico maschio con il quale abbiano la possibilità di relazionarsi?
Ne deriva che, allora, il suo sacerdozio può essere il modo per mezzo del quale queste donne, di solito sposate con uomini spesso del tutto evanescenti, trattengono a sé il figlio, possedendolo per sempre, impedendone il parto effettivo.
Dandolo "a Dio e alla Chiesa", in realtà, lo tengono solo per sé, impedendogli il reale accesso alla donna, a sé stesso e al mondo.
Per quanto inconscia e idealizzata possa essere la loro azione, in realtà vivono una maternità intransitiva, oggettivamente violenta, di cui il figlio è prima di tutto vittima. |
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Tutto questo carico di violenza subìta, che si trova ad avere in sé, di solito porta, a propria volta, il figlio a espressioni di tanto coperta quanto oggettiva ed effettiva violenza spesso identificata in comportamenti sessuali di abuso su donne molto deboli o su bambini comportamenti resi spesso possibili proprio sfruttando lo status e il potere religiosi. |
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Che l'obbligo del celibato ai preti possa essere, nella propria origine risalente all'XI secolo (in un'epoca altamente critica, di tumultuosa "rinascita" demografica, sociale, politica, culturale), un dato di necessità storica dovuto alla più o meno urgente e corretta necessità di garantire una permanenza non ereditaria del potere sia politico che religioso, può essere. |
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Ma di qui ad affermare che il celibato dei sacerdoti possa essere un valore e un bene assoluti ce ne passa e parecchio. |
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Soprattutto oggi, in cui maschile e femminile possono e devono sempre più e sempre meglio relazionarsi tra loro, per potersi sempre più e sempre meglio identificare, così da aprire il mondo a una umanità sempre più e sempre meglio felice.
Proprio nella speranza di questa apertura, ho scritto il mio libro "La tenerezza dell'eros". |
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Note |
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1) Nel mio libro "La tenerezza dell'eros" ho precisato come, a mio avviso, il maschio e la femmina vadano intesi come entità relazionali in senso pieno, cioè non come diversità pre-definite rispetto al proprio relazionarsi, ma come diversità che unicamente nel reciproco relazionarsi si definiscono, differenziandosi e al tempo stesso identificandosi |
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2) Come ho precisato ne "La tenerezza dell'eros", per "identificazione primaria" intendo quella senza della quale non è possibile ogni altra autentica identificazione |
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3) Per quanto riguarda le cosiddette "vocazioni adulte", che - a quanto mi si dice - sono oggi in aumento, il discorso esigerebbe una scansione ancora più mirata sulle storie individuali, così da potere verificare caso per caso l'applicabilità o meno di quanto vengo qui dicendo. |
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L'attuale Papa ha sicuramente molto su cui riflettere e molto di cui pubblicamente chiedere perdono a Dio e agli uomini |
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"Il segreto di Ratzinger" |
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di Enzo Mazzi |
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Da Il Manifesto - 26 marzo 2010 |
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Questo stillicidio di scandali riguardanti la pedofilia del Clero, che dilaga senza sosta e coinvolge con un crescendo impressionante gli stessi massimi Vertici Vaticani, è esiziale per la Chiesa tutta |
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È di ieri la notizia rivelata dal New York Times che lo stesso Benedetto XVI, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e il Cardinal Bertone, occultarono gli abusi di un prete americano, il reverendo Lawrence C. Murphy, sospettato di aver violentato circa 200 bambini sordi di una scuola del Wisconsin dove aveva lavorato dal 1950 al 1974.
Il prestigioso giornale statunitense lo scrive sulla base di alcuni documenti ecclesiastici di cui sarebbe venuto in possesso. |
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La richiesta che sale dal basso, ma è condivisa da settori non marginali della stessa Gerarchia è che finalmente si faccia piena luce, a qualsiasi costo! |
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Molti ormai fanno riferimento alla "Epistola de Delictis Gravioribus" (Lettera sui delitti più gravi) inviata il 18 maggio 2001 a tutti i Vescovi della Terra con cui il Cardinale Ratzinger blindava gli abusi sessuali del clero imponendo il "Secretum Pontificium" (Segreto Papale) e vincolando così al centro vaticano la competenza di tutti i reati sessuali ad opera dei religiosi di ogni parte del mondo.
La definizione di "Segreto Pontificio" è stata firmata nel 1974 dall'allora Segretario di Stato, Cardinale Jean Villot, dopo un'opportuna direttiva ricevuta dalla viva voce di Papa Paolo VI.
Il testo sottolinea che è assolutamente escluso che un argomento sottoposto a Segreto Pontificio possa essere portato a conoscenza di "estranei" cioè, per esempio, di Polizia, Carabinieri e Magistrati o degli stessi genitori delle vittime dei casi di pedofilia del Clero.
L'Articolo
3 della direttiva dice che: "chi è tenuto al Segreto Pontificio ha sempre l'obbligo grave di rispettarlo e chi non lo fa rischia delle sanzioni vere e proprie". |
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È proprio l'imposizione del "Segreto Pontificio" che il teologo tedesco Hans Küng ha rinfacciato al Papa! |
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La Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa Irlandese invita a denunciare i casi di pedofilia, ma non dice una parola su questa secretazione.
Non ne parla perché dovrebbe ammettere di essere lui stesso corresponsabile della copertura degli abusi. |
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Ma così facendo impedisce che si faccia piena luce e mette la Chiesa in una situazione di estrema debolezza di fronte alla spregiudicatezza dei media |
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È inutile che l'Osservatore Romano accusi i giornali di pescare nel torbido, dichiarando ad esempio che la ricostruzione della vicenda fatta dal quotidiano americano è "funzionale all'evidente e ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori".
È inutile che padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa Vaticana si affanni a dichiarare che "le norme della Chiesa non hanno mai proibito la denuncia degli abusi sui minori alle autorità giudiziarie". |
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I fatti stanno lì a dimostrare il contrario. E allora che si dica tutto.
Le vittime lo stanno chiedendo con forza. Non si può aspettare. |
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E la luce piena senza se e senza ma è solo il primo passo.
Perché la trasparenza metterà in evidenza le gravi distorsioni del Sistema-Chiesa, le quali sono all'origine degli stessi scandali della pedofilia e non solo di quelli.
E diciamo la parola indicibile: c'è bisogno finalmente di democrazia nella Chiesa Cattolica.
Chiamiamola pure con altri nomi di sapore ecclesiastico come "sinodalità" o "conciliarità".
In sostanza c'è bisogno di attuare nella pratica la "rivoluzione copernicana" che il Concilio indicò come principio: non più al centro la Gerarchia, ma il "Popolo di Dio". |
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"Chiesa e pedofilia |
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L'omertà imposta da Ratzinger" |
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di Enzo Mazzi |
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Da La Repubblica-MicroMega - 28 marzo 2010 |
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Il teologo Hans Küng in un suo recente intervento sul quotidiano la Repubblica ha accusato esplicitamente Papa Ratzinger di avere imposto il silenzio sul dilagare della pedofilia nel clero cattolico e ha citato a questo proposito un ben preciso documento firmato nel 2001 dal Pontefice |
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È lo stesso documento che in Germania ha fatto pubblicamente infuriare il Ministro degli Interni. |
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Hans Küng ha specificato che sui casi di pedofilia Ratzinger ha imposto il "Segreto Pontificio"che però nessuno sa cosa sia |
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Eppure sia l'intero testo del documento firmato dall'attuale Papa e sia il testo della definizione vaticana di cosa sia il "Segreto Pontificio" sono stampati e ben commentati nell'appendice del libro "Emanuela Orlandi - La Verità: dai Lupi Grigi alla banda della Magliana", edito nel 2008 da Baldini-Castoldi-Dalai e scritto dal giornalista Pino Nicotri.
Il quale per giunta ne aveva già ampiamente parlato nel suo blog ["ArruotaLibera", NdR] www.pinonicotri.it e prima ancora sul blog che aveva sul sito del settimanale L'espresso. |
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Stranamente però i mass media hanno continuato a far finta di niente, nonostante la frequente riproposizione dei due documenti sul blog di Nicotri man mano che esplodeva il nuovo scandalo della pedofilia nel clero in Irlanda e in Germania e nonostante le molte interviste date a radio e tv non solo private |
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Per gentile concessione dell'autore pubblichiamo quindi l'intera appendice del suo libro dedicata appunto alle responsabilità di Papa Ratzinger in questo brutto argomento e al cosa sia esattamente il misterioso "Segreto Pontificio". |
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L'allora Cardinale Joseph Ratzinger, per quasi un quarto di secolo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, già "Santa (!) Inquisizione" e poi "Sant'Uffizio", dove, su sua diretta istruzione, i più gravi reati sessuali del Clero di tutto il mondo vengono ancora raccolti e trattati nel più totale, illegale ed omertoso segreto... |
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"Il muro del 'Segreto Pontificio': |
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silenzio obbligatorio sui |
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religiosi pedofili e/o adescatori |
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in confessionale" |
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di Pino Nicotri |
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Dal blog ArruotaLibera |
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Il silenzio e l'omertà della Segreteria di Stato del Vaticano possono sorprendere, ma se ne comprende meglio l'origine e il motivo se si è a conoscenza del fatto che in tutto il mondo i religiosi di professione hanno l'obbligo del "Segreto Pontificio" per tutto ciò che riguarda gli atti sessuali con maggiorenni adescati durante il sacramento della confessione o ai danni di minori comunque adescati e abusati.
Si tratta di un ordine aggiornato nel 2001 per volontà proprio di Wojtyla e a firma degli allora Monsignori Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone. |
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Nel caso Emanuela sia stata vittima di abusi sessuali, l'obbligo di preti, sacerdoti, monaci e monache dentro e fuori il Vaticano era tenere la bocca cucita, quali che fossero le conseguenze degli ipotetici abusi.
Vediamo meglio questa scivolosa faccenda raccontando qualche caso realmente accaduto e vedendo come lo stesso confessionale oggi diffuso in tutte le chiese è nato proprio per tentare di arginare gli abusi sessuali dei religiosi, da sempre fin troppo in voga. |
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Al tempo del caso Orlandi il Segretario dell'Anticamera del Papa era una persona molto particolare: il già allora noto pedofilo Monsignor Julius Paetz, polacco come Wojtyla. |
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Dopo qualche tempo è stato promosso Arcivescovo di Poznan e in tale veste spedito in Polonia.
Nonostante l'accumularsi di denunce - almeno 14 - per abusi sessuali ai danni di giovani seminaristi, il pedofilo Paetz stava per essere elevato, sempre da Wojtyla, alla prestigiosa carica di Primate della Polonia quando il Governo Polacco ha deciso di rompere gli indugi ed uscire allo scoperto per evitare l'insulto e l'infamia di una tale promozione.
Minacciando pubblicamente di cacciare l'Arcivescovo dal Paese, Varsavia il 28 marzo 2002 riusciva a ottenerne le dimissioni.
Insomma Paetz, accolto di nuovo in Vaticano e questa volta come un perseguitato - nella cattolicissima Polonia! - e un eroe era un
accanito pedofilo.
Così come Emanuela Orlandi era una bella minorenne.
Essendo lei di sesso femminile, non è detto che Paetz volesse aggiungerla al suo carnet, ma alla luce dei molti scandali di sacerdoti stupratori di minorenni di entrambi i sessi non è una ipotesi da escludere a priori. |
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Per esempio, la settimana della Pasqua del 2006 è esploso in Italia lo scandalo di un parroco fiorentino, Don Lelio Cantini, che per l'appunto collezionava da decenni violenze sessuali ai danni di bambini e bambine. |
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Una ventina di vittime di Cantini, ormai adulte, si sono rivolte con fiducia alla Chiesa, anziché ad avvocati e tribunali, inviando fin dal gennaio 2004 alla Curia locale esposti e memoriali sulle violenze sessuali subite quando erano bambini dal sacerdote titolare della parrocchia Regina della Pace.
A furia di insistere, hanno ottenuto qualche incontro prima con l'Arcivescovo Silvano Piovanelli e poi con il suo successore Arcivescovo Ennio Antonelli oltre che nel frattempo con l'Ausiliare Claudio Maniago.
Tutto quello che sono riusciti però a ottenere è stato il trasferimento del parroco mascalzone in un'altra parrocchia della stessa Diocesi a far data dal settembre 2005, cioè ben 20 mesi dopo gli esposti.
Il trasferimento è stato motivato ufficialmente "per motivi di salute", vale a dire senza che il parroco pluristupratore di lungo corso venisse né denunciato alla Magistratura né svergognato in altro modo né privato dell'abito talare con la sospensione "a divinis". |
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Deluse, le vittime e i loro familiari si sono allora rivolti al Papa, con una lettera del 20 marzo 2006 recante in allegato i dettagliati memoriali di dieci tra le venti vittime che avevano iniziato a protestare. |
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"Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio", hanno spiegato al Papa il 13 ottobre 2006 con una nuova missiva, nella quale a proposito dell'ex parroco parlano di "iniquo progetto di dominio sulle anime e sulle esistenze quotidiane".
I dieci lamentano anche come a quasi due anni dall'inizio delle denunce dalla Chiesa fiorentina non fosse ancora arrivata né "una decisa presa di distanza" dai personaggi della curia resi edotti della vicenda né "una scusa ufficiale" e neppure "un atto riparatore autorevole e credibile". |
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Alla loro missiva ha risposto il Cardinale Camillo Ruini, all'epoca numero uno della Conferenza Episcopale Italiana, ma in un modo francamente incredibile, di inaudita ipocrisia e mancanza di senso della responsabilità. |
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Il famoso Cardinale, tanto impegnato nella lotta incessante contro la laicità dello Stato Italiano, a fronte alle porcherie del suo sottoposto si rivela quanto mai imbelle, omertoso e di fatto complice: tutta la sua azione si riduce a una lettera agli stuprati per ricordare loro che il parroco criminale il 31 marzo ha lasciato anche la Diocesi e per augurare che il trasferimento "infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti".
Insomma, fuor dalle chiacchiere e dall'ipocrisia, Ruini si limita a raccomandare che tutti si accontentino della rimozione di Cantini e se ne stiano pertanto d'ora in poi zitti e buoni, paghi del fatto che il prete pedofilo e stupratore sia stato spedito a soddisfare le sue brame carnali altrove.
Come a dire che i parenti delle vittime della strage di Piazza Fontana o del treno Italicus si sentano rispondere dal Capo dello Stato non con il dovuto processo ai colpevoli, bensì con una letterina buffetto sulle guance che annuncia, magno cum gaudio, che i colpevoli anziché andare in galera sono stati trasferiti in altri uffici e che pertanto augura, cioè di fatto ordina, "serenità" tra i superstiti e i parenti delle vittime.
Un simile comportamento oggi non ce l'hanno neppure gli Stati Uniti: è vero che non permettono a nessuno Stato estero di giudicare i propri soldati quali che siano i crimini da loro commessi nei loro territori, da Mai Lay al Cermis, da Abu Ghraib a Guantanamo e Okinawa, ma è anche vero che gli USA anziché stendere il velo omertoso del segreto li processano pubblicamente in patria e non sempre in modo compiacente. |
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Il dramma però è che Ruini ai fedeli fiorentini che hanno subìto quello che hanno subìto non poteva rispondere altrimenti, perché - per quanto possa parere incredibile - a voler imporre il silenzio, anzi il "Segreto Pontificio" sui reati gravi commessi dai religiosi, compresi gli stupri di minori è stato proprio l'attuale Papa, Ratzinger. |
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Con una ben precisa circolare inviata ai Vescovi di tutto il mondo il 18 maggio 2001 e che più avanti riproduciamo per intero, l'allora Capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, come si chiama oggi ciò che una volta era la Santa (!) Inquisizione e poi il Sant'Uffizio, non solo imponeva il segreto su questi poco commendevoli argomenti, ma avvertiva anche che a volere una tale sciagurata direttiva era il Papa di allora in persona.
Vale a dire, quel Wojtyla che più si ha la coda di paglia e più si vuole sia fatto "Santo Subito", in modo da sottrarlo il più possibile alle critiche per i suoi non pochi errori.
Compreso quello di accreditare senza motivo alcuno il "rapimento" di Emanuela Orlandi. |
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Da notare che per quell'ordine scritto, diramato a tutti i Vescovi assieme all'allora suo Vice, Cardinale Tarcisio Bertone (scelto dal Papa Tedesco come nuovo Segretario di Stato), Ratzinger nel 2005 è stato incriminato negli Stati Uniti per cospirazione contro la giustizia in un processo contro preti pedofili in quel di Houston, nel Texas. |
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Per l'esattezza, presso la Corte distrettuale di Harris County figurano imputati il responsabile della Diocesi di Galveston Houston, Arcivescovo Joseph Fiorenza, i sacerdoti pedofili Juan Carlos Patino Arango e William Pickand, infine anche l'attuale Pontefice.
Questi è accusato di avere coscientemente coperto, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori.
Da notare che l'omertà e la complicità di fatto garantita dalla circolare Ratzinger-Bertone ha danneggiato non solo la giustizia di quel processo, ma anche dei molti altri che hanno scosso il mondo intero scoperchiando la pentola verminosa sia dei religiosi pedofili negli Stati Uniti (dove la Chiesa ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari con una marea di risarcimenti) che di quelli pedofili in altre parti del mondo.
Un Porporato che si è visto denunciare un folto gruppo di preti dalle loro vittime, anziché punire i colpevoli li ha protetti facendoli addirittura espatriare nelle Filippine, in modo da sottrarli per
sempre
alla giustizia.
A muovere l'accusa contro l'attuale Pontefice, documenti vaticani alla mano, è l'avvocato Daniel Shea, difensore di tre vittime della pedofilia dei religiosi di Galveston Houston. |
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E Ratzinger sarebbe stato trascinato in tribunale, forse in manette data la gravità del reato se non fosse nel frattempo diventato Papa. |
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Nel settembre 2005 infatti il Ministero della Giustizia, su indicazione di Bush e Condolezza Rice, ha bloccato il processo contro Ratzinger accogliendo la richiesta dell'allora Segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano, di riconoscere anche al Papa, in quanto Capo dello Stato Pontificio, il diritto all'immunità riconosciuto non solo dagli Stati Uniti per tutti i Capi di Stato. |
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Il Cardinale Tarcisio Bertone mostra il pugno anellato del potere: allora Vice del Prefetto Ratzinger in qualità di Arcivescovo Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, esperto di Diritto Canonico (!) e specialmente in tale materia da sempre stretto collaboratore di Ratzinger.
Già assistente di Ratzinger nelle trattative per la riammissione di Monsignor Marcel Lefebvre (!),
già Rettore Magnifico dell'Università Pontificia Salesiana,
già Presidente della Commissione Ecclesiale Giustizia e Pace,
già corresponsabile insieme all'Arcivescovo di Milwaukee, USA, della decisone di lasciare l'abito talare a Padre Murphy, prete pedofilo reo confesso dell'abuso sessuale di circa 200 minori in confessionali e dormitori, in "the hope that the Church will be spared any undue publicity from this matter" - nella "speranza che alla Chiesa venga evitata eccessiva pubblicità riguardo a questo caso" (!),
dal 2006 per volontà di Ratzinger, ora Benedetto XVI, Cardinale Segretario di Stato Vaticano e Camerlengo di Santa Romana Chiesa,
oggi dimissionario rigettato da un Papa che non vuole rinunciare alla sua "preziosa collaborazione"
in quel tandem Ratzinger-Bertone così "vincente" già alla guida dell'ex Santa (!) Inquisizione - ex Sant'Uffizio sotto Giovanni Paolo II! |
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"Epistola |
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de Delictis Gravioribus" |
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Lettera circa [la segretazione de]i Delitti più gravi [del clero] |
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Ecco il testo integrale tradotto dal Latino dell'ordine impartito per iscritto da Ratzinger e Bertone: |
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"LETTERA
inviata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ai Vescovi di tutta la Chiesa Cattolica e agli altri ordinari e prelati interessati
circa I DELITTI PIÙ GRAVI riservati alla medesima Congregazione per la Dottrina della Fede
18 maggio 2001 |
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Per l'applicazione della Legge Ecclesiastica, che all'Art. 52 della Costituzione Apostolica sulla Curia Romana dice:
"[La Congregazione per la Dottrina della Fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all'occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio", era necessario prima di tutto definire il modo di procedere circa i delitti contro la fede:
questo è stato fatto con le norme che vanno sotto il titolo di Regolamento per l'esame delle dottrine, ratificate e confermate dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, con gli Articoli 28-29 approvati insieme in forma specifica.
Quasi nel medesimo tempo la Congregazione per la Dottrina della Fede con una Commissione costituita a tale scopo si applicava a un diligente studio dei canoni sui delitti, sia del Codice di Diritto Canonico sia del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, per determinare "i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti", per perfezionare anche le norme processuali speciali nel procedere "a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche", poiché l'istruzione Crimen sollicitationis finora in vigore, edita dalla Suprema Sacra Congregazione del Sant'Offizio il 16 marzo 1962, doveva essere riveduta dopo la promulgazione dei nuovi Codici Canonici.
Dopo un attento esame dei pareri e svolte le opportune consultazioni, il lavoro della Commissione è finalmente giunto al termine; i Padri della Congregazione per la Dottrina della Fede l'hanno esaminato più a fondo, sottoponendo al Sommo Pontefice le conclusioni circa la determinazione dei delitti più gravi e circa il modo di procedere nel dichiarare o nell'infliggere le sanzioni, ferma restando in ciò la competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale Apostolico.
Tutte queste cose sono state dal Sommo Pontefice approvate, confermate e promulgate con la Lettera Apostolica emanata come motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela.
I delitti più gravi sia nella celebrazione dei sacramenti sia contro la morale, riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, sono:
- I delitti contro la santità dell'augustissimo sacramento e sacrificio dell'eucaristia, cioè:
1° l'asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate;
2° l'attentata azione liturgica del sacrificio eucaristico o la simulazione della medesima;
3° la concelebrazione vietata del sacrificio eucaristico assieme a ministri di comunità ecclesiali, che non hanno la successione apostolica ne riconoscono la dignità sacramentale dell'ordinazione sacerdotale;
4° la consacrazione a scopo sacrilego di una materia senza l'altra nella celebrazione eucaristica, o anche di entrambe fuori della celebrazione eucaristica;
- Delitti contro la santità del sacramento della penitenza, cioè:
1° l'assoluzione del complice nel peccato contro il sesto
comandamento
del Decalogo; 2° la sollecitazione, nell'atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso;
[nel Catechismo secondo il Concilio di Trento - nel 1545, cosiddetto "Concilio Tridentino", di una Chiesa Cattolica Romana da secoli ormai sulla difensiva, più re-attiva che pro-attiva, più aggrappata al potere che ancorata nel Vangelo, in cui viene definita la Riforma della Chiesa o "Controriforma" e la reazione appunto alle Dottrine del Calvinismo e Luteranesimo, cioè la Riforma Protestante - il sesto
comandamento è
"Non commettere
atti
impuri" - NdR] 3° la violazione diretta del sigillo sacramentale;
- Il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.
Al Tribunale Apostolico della Congregazione per la Dottrina della Fede sono riservati soltanto questi delitti, che sono sopra elencati con la propria definizione.
Ogni volta che l'ordinario o il prelato avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolte un'indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all'ordinario o al prelato, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale.
Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al Supremo Tribunale della medesima Congregazione.
Si deve notare che l'azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede si estingue per prescrizione in dieci anni.
La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune: ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età.
Nei tribunali costituiti presso gli ordinari o i prelati possono ricoprire validamente per tali cause l'ufficio di giudice, di promotore di giustizia, di notaio e di patrono soltanto dei sacerdoti.
Quando l'istanza nel tribunale in qualunque modo è conclusa, tutti gli atti della causa siano trasmessi d'ufficio quanto prima alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Tutti i tribunali della Chiesa Latina e delle Chiese Orientali Cattoliche sono tenuti a osservare i canoni sui delitti e le pene come pure sul processo penale rispettivamente dell'uno e dell'altro Codice, assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e da applicare in tutto. |
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Le cause di questo genere sono soggette al Segreto Pontificio. |
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Con la presente lettera, inviata per mandato del Sommo Pontefice a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica, ai Superiori Generali degli Istituti Religiosi clericali di diritto pontificio e delle Società di Vita Apostolica clericali di diritto pontificio e agli altri ordinari e prelati interessati, si auspica che non solo siano evitati del tutto i delitti più gravi, ma soprattutto che, per la santità dei chierici e dei fedeli da procurarsi anche mediante necessarie sanzioni, da parte degli ordinari e dei prelati ci sia una sollecita cura pastorale.
Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 18 maggio 2001.
Joseph Card. Ratzinger, Prefetto.
Tarcisio Bertone, SDB, Arc. Em. di Vercelli, Segretario." |
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Come avrete notato lo scippo della pedofilia alla Magistratura Civile e Penale di tutti gli Stati dove viene consumata è nascosto tra molte parole che parlano di tutt'altro.
E il ruolo "giudiziario", cioè di fatto omertoso, della Congregazione ex Sant'Ufficio è comunque confermato in pieno dalla vicenda fiorentina. |
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A difendere i fedeli violati sono scesi in campo anche i locali preti ordinari e a causa delle loro insistenze il Cardinale Antonelli il 17 gennaio ha scritto alle vittime di Cantini che al termine di un "processo penale amministrativo" tutto interno alla Curia e sentita per l'appunto la Congregazione per la Dottrina della Fede, l'ex parroco "non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un'offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna".
Tutto qui!
Di denuncia alla Magistratura, neppure l'ombra, e del resto il "Segreto Pontificio" non lascia scampo.
Per uno che per anni e anni se l'è fatta da padrone anche con il sesso di ragazzine di soli 10 anni - e di 17 le più "vecchie" - senza neppure scomodarsi con un viaggio nella Thailandia paradiso dei pedofili, si tratta di una pena piuttosto leggerina…
Da far felice qualunque pedofilo incallito!
Quanto alle vittime, Antonelli ha anticipato l'ineffabile Ruini: visto che "il male una volta compiuto non può essere annullato", il Cardinale invita le pecorelle struprate a "rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda in cui siete stati coinvolti", e a invocare da Dio "la guarigione della memoria".
Ma a guarire, anche dai troppi condizionamenti opportunistici della memoria, deve essere semmai il Vaticano.
E infatti i fedeli fiorentini, che hanno letto la missiva del Cardinale con "stupore e dolore", hanno deciso di non fermarsi.
Finora non hanno fatto nemmeno causa civile, ma d'ora in poi, dicono, "nulla è più escluso".
I preti schierati dalla loro parte chiedono al Papa - nella lettera inviata tramite la Segreteria di Stato oggi retta proprio da Bertone! - "un processo penale giudiziario", che convochi testimoni e protagonisti, e applichi "tutte le sanzioni previste dall'ordinamento ecclesiastico".
Chiedono inoltre che Cantini, colpevole di avere rovinato non poche vite, sia "privato dello stato clericale" anche "a tutela delle persone che continuano a seguirlo". |
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Però, come avrete notato, neppure i buoni preti fiorentini si sognano di fare intervenire la Magistratura dello Stato Italiano. |
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I panni sporchi si lavano in famiglia…
Che è il modo migliore di continuare a non lavarli.
Come per la scomparsa di Emanuela Orlandi.
Poiché però ai fedeli pesa sempre molto "creare scandalo alla Chiesa", scusa con la quale si è sempre evitato che certe cose si venissero a sapere, i fiorentini che si sono rivolti al Papa e al Segretario di Stato non hanno avuto la forza di non accontentarsi del silenzio d'Oltretevere e di rivolgersi quindi alla Magistratura.
È così che Ratzinger in visita negli Stati Uniti e in Australia, due enormi Paesi scossi da centinaia di casi anche giudiziari di pedofilia dei religiosi, ha incredibilmente potuto ergersi a paladino delle denunce anche penali.
Le belle parole non costano niente, tanto poi tutto procede come prima, specie in Italia e in Vaticano. |
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Chi difende a spada tratta Ratzinger e Bertone per il documento del 2001 arrivando a sostenere che esso semmai facilitava la giusta punizione per i preti pedofili mente o sapendo di mentire o per eccesso di ignoranza.
Già è molto grave che in quel documento la pedofilia sia definita "peccato contro la morale" anziché contro la persona. |
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Forse che i bambini e le bambine non sono persone?
Dei quali abusare senza troppi problemi, vedasi anche il caso del fondatore dei Legionari di Cristo condannato dal Papa a "fare penitenza" anziché essere privato dell'abito talare e spedito in galera.
In quel documento è stato anche ordinato di elevare da 16 a 18 anni la definizione di età minore e a 10 anni il periodo necessario per la decorrenza termini per l'eventuale processo davanti al tribunale religioso (religioso, non civile, cioè non statale, non con magistrati ordinari).
Possono parere due buone misure, moralizzatrici: ma l'unico risultato è quello di sottrarre i colpevoli alla denuncia alla Magistratura ordinaria per almeno 10 anni filati e di dare loro la possibilità di spassarsela anche con ragazzi tra i 16 e i 18 anni senza finire automaticamente nei guai.
Saranno anche state buone le intenzioni di quelle due estensioni, ma come si sa - e in Vaticano dovrebbero saperlo meglio di tutti - di buone intenzioni è lastricata la strada dell'inferno. |
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E infatti dover mantenere il "Segreto Pontificio" per almeno 10 anni sui "peccati" di pedofilia - che non sonoconsiderati reati! - ha una ben precisa conseguenza: dopo 10 anni il reato di pedofilia si estingue in quasi tutti i Paesi del mondo! |
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Papa Paolo VI con, a sinistra, l'allora Cardinale Karol Wojtyla, futuro Giovanni Paolo II, e, a destra, l'allora Cardinale Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI: una assoluta garanzia di "continuità" nell'azione della Chiesa... |
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[Dagli Archivi Vaticani |
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la definizione del misterioso |
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"Segreto Pontificio"] |
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Per evitare dubbi e minimalismi, ho recuperato dagli Archivi Vaticani la definizione di cosa sia il "Segreto Pontificio", firmata nel 1974 dall'allora Segretario di Stato, Cardinale Jean Villot, dopo opportuna direttiva ricevuta dalla viva voce di Papa Paolo VI. |
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Come chiunque può rendersi onestamente conto leggendo il testo - che tratta il problema del segreto in modo talmente pignolo da fare invidia a comandi militari e massonerie varie - è assolutamente escluso che un argomento sottoposto a Segreto Pontificio possa essere portato a conoscenza di "estranei".
Cioè, per esempio, di Polizia, Carabinieri e Magistrati o degli stessi genitori delle vittime. |
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"Segreteria di Stato |
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Norme sul Segreto Pontificio |
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Quanto concordi con la natura degli uomini il rispetto dei segreti, appare evidente anzitutto dal fatto che molte cose, benché siano da trattare esternamente, traggono tuttavia origine e sono meditate nell'intimo del cuore e vengono prudentemente esposte soltanto dopo matura riflessione.
Perciò tacere, cosa davvero assai difficile, come pure parlare pubblicamente con riflessione sono doti dell'uomo perfetto: infatti c'è un tempo per tacere e un tempo per parlare (cf. Eccle 3,7) ed è un uomo perfetto chi sa tenere a freno la propria lingua (cf. Gc 3,2).
Questo avviene anche nella Chiesa, che è la comunità dei credenti, i quali, avendo ricevuto la missione di predicare e testimoniare il Vangelo di Cristo (cf. Mc 16, 15; At 10,42), hanno tuttavia il dovere di tenere nascosto il sacramento e di custodire nel loro cuore le parole, affinché le opere di Dio si manifestino in modo giusto e ampio, e la sua parola si diffonda e sia glorificata (cf. 2 Ts 3, 1).
A buon diritto, quindi, a coloro che sono chiamati al servizio del popolo di Dio vengono confidate alcune cose da custodire sotto segreto, e cioè quelle che, se rivelate o se rivelate in tempo o modo inopportuno, nuocciono all'edificazione della Chiesa o sovvertono il bene pubblico oppure infine offendono i diritti inviolabili di privati e di comunità (cf. Communio et progressio, 121).
Tutto questo obbliga sempre la coscienza, e anzitutto dev'essere severamente custodito il segreto per la disciplina del sacramento della penitenza, e poi il segreto d'ufficio, o segreto confidato, soprattutto il segreto pontificio, oggetto della presente istruzione.
Infatti è chiaro che, trattandosi dell'ambito pubblico, che riguarda il bene di tutta la comunità, spetta non a chiunque, secondo il dettame della propria coscienza, bensì a colui che ha legittimamente la cura della comunità stabilire quando o in qual modo e gravità sia da imporre un tale segreto.
Coloro poi che sono tenuti a tale segreto, si considerino come legati non da una legge esteriore, quanto piuttosto da un'esigenza della loro umana dignità: devono ritenere un onore l'impegno di custodire i dovuti segreti per il bene pubblico.
Per quanto riguarda la Curia Romana, gli affari da essa trattati a servizio della Chiesa universale, sono coperti d'ufficio dal segreto ordinario, l'obbligo morale del quale dev'essere stabilito o da una
prescrizione
superiore o dalla natura e importanza della questione.
Ma in taluni affari di maggiore importanza si richiede un particolare segreto, che viene chiamato Segreto Pontificio e che dev'essere custodito con obbligo grave.
Circa il Segreto Pontificio la Segreteria di Stato ha emanato una istruzione in data 24 giugno 1968; ma, dopo un esame della questione da parte dell'Assemblea dei Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana, è sembrato opportuno modificare alcune norme di quella istruzione, affinché con una più accurata definizione della materia e dell'obbligo di tale segreto, il rispetto del medesimo possa essere ottenuto in modo più conveniente.
Ecco dunque qui di seguito le norme. |
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Art. I Materia del Segreto Pontificio |
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Sono coperti dal Segreto Pontificio:
01) La preparazione e la composizione dei documenti pontifici per i quali tale segreto sia richiesto espressamente.
02) Le informazioni avute in ragione dell'ufficio, riguardanti affari che vengono trattati dalla Segreteria di Stato o dal Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, e che devono essere trattati sotto il Segreto Pontificio;
03) Le notificazioni e le denunce di dottrine e pubblicazioni fatte alla Congregazione per la Dottrina della Fede, come pure l'esame delle medesime, svolto per disposizione del medesimo dicastero;
04) Le denunce extra-giudiziarie di delitti contro la fede e i costumi, e di delitti perpetrati contro il sacramento della penitenza, come pure il processo e la decisione riguardanti tali denunce, fatto sempre salvo il diritto di colui che è stato denunciato all'autorità a conoscere la denuncia, se ciò fosse necessario per la sua difesa.
Il nome del denunciante sarà lecito farlo conoscere solo quando all'autorità sarà parso opportuno che il denunciato e il denunciante compaiano insieme;
05) I rapporti redatti dai legati della Santa Sede su affari coperti dal Segreto Pontificio;
06) Le informazioni avute in ragione dell'ufficio, riguardanti la creazione di Cardinali;
07) Le informazioni avute in ragione dell'ufficio, riguardanti la nomina di Vescovi, di Amministratori Apostolici e di altri ordinari rivestiti della dignità episcopale, di Vicari e Prefetti Apostolici, di Legati Pontifici, come pure le indagini relative;
08) Le informazioni avute in ragione dell'ufficio, riguardanti la nomina di prelati superiori e di officiali maggiori della Curia Romana;
09) Tutto ciò che riguarda i cifrari e gli scritti trasmessi in cifrari.
10) Gli affari o le cause che il Sommo Pontefice, il Cardinale preposto a un dicastero e i legati della Santa Sede considereranno di importanza tanto grave da richiedere il rispetto del Segreto Pontificio. |
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Art. II Le persone tenute al Segreto Pontificio |
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Hanno l'obbligo di custodire il Segreto Pontificio:
01) I Cardinali, i Vescovi, i prelati superiori, gli officiali maggiori e minori, i consultori, gli esperti e il personale di rango inferiore, cui compete la trattazione di questioni coperte dal Segreto Pontificio;
02) I legati della Santa Sede e i loro subalterni che trattano le predette questioni, come pure tutti coloro che sono da essi chiamati per consulenza su tali cause;
03) Tutti coloro ai quali viene imposto di custodire il Segreto Pontificio in particolari affari;
04) Tutti coloro che in modo colpevole, avranno avuto conoscenza di documenti e affari coperti dal Segreto Pontificio, o che, pur avendo avuto tale informazione senza colpa da parte loro, sanno con certezza che essi sono ancora coperti dal Segreto Pontificio. |
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Art. III Sanzioni |
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01) Chi è tenuto al Segreto Pontificio ha sempre l'obbligo grave di rispettarlo.
02) Se la violazione si riferisce al foro esterno, colui che è accusato di violazione del segreto sarà giudicato da una Commissione Speciale, che verrà costituita dal Cardinale preposto al dicastero competente, o, in sua mancanza, dal Presidente dell'ufficio competente;
questa Commissione infliggerà delle pene proporzionate alla gravità del delitto e al danno causato.
03) Se colui che ha violato il Segreto presta servizio presso la Curia Romana, incorre nelle sanzioni stabilite nel Regolamento Generale. |
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Art. IV Giuramento |
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Coloro che sono ammessi al segreto pontificio in ragione del loro ufficio devono prestar giuramento con la formula seguente: |
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[Giuramento] |
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'Io…
alla presenza di…,
toccando con la mia mano i Sacrosanti Vangeli di Dio, prometto di custodire fedelmente il Segreto Pontificio nelle cause e negli affari che devono essere trattati sotto tale segreto, cosicché in nessun modo, sotto pretesto alcuno, sia di bene maggiore, sia di causa urgentissima e gravissima, mi sarà lecito violare il predetto segreto.
Prometto di custodire il segreto, come sopra, anche dopo la conclusione delle cause e degli affari, per i quali fosse imposto espressamente tale segreto.
Qualora in qualche caso mi avvenisse di dubitare dell'obbligo del predetto segreto, mi atterrò all'interpretazione a favore del segreto stesso.
Parimenti sono cosciente che il trasgressore di tale segreto commette un peccato grave.
Che mi aiuti Dio e mi aiutino questi suoi Santi Vangeli che tocco di mia mano'. |
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Il Sommo Pontefice Paolo VI, nell'udienza concessa il 4 febbraio 1974 al sottoscritto, ha approvato la seguente istruzione ed ha comandato che venga pubblicata, ordinando che entri in vigore a partire dal 14 marzo del medesimo anno, nonostante qualsiasi disposizione contraria.
Jean Card. Villot, Segretario di Stato" |
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[Dalla cronaca alla storia] |
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Se poi volessimo passare dalla cronaca alla Storia, diamo un'occhiata al passato. |
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"Ci sono religiosi che cercano di tentare la castità delle donne virtuose perfino durante la confessione, e osano abusare di questo solenne sacramento per sedurle".
"Ma degli enormi abusi si faccia una relazione modesta, per non scoprire le nostre vergogne".
"Non si faccia nessuna menzione dei sacerdoti scellerati e degli enormi delitti".
"Autorizziamo i Tribunali Spagnoli a perseguire in giudizio gli abusi sessuali dei Padri Confessori".
"Estendiamo ai Tribunali Portoghesi il permesso di perseguire in giudizio gli abusi sessuali Padri Confessori".
"Estendiamo a tutti i Tribunali, non solo a quelli Spagnoli e Portoghesi, l'autorizzazione a perseguire in giudizio gli abusi sessuali perpetrati approfittando del sacramento delle confessione".
Sono solo alcune delle accuse e preoccupazioni emerse niente di meno che durante il Concilio di Trento, specialmente nella sessione del 1547.
Le parole che invitano a parlare il meno possibile, e solo in modo riservato, del "vizietto" dei confessori sono del Vescovo di Upsala e di quello di Albi.
L'invito al Tribunale Spagnolo perché intervenisse contro il Clero che abusava del sesso e della confessione è invece di Papa Pio IV, emesso nel 1561.
La discesa in campo anche del Tribunale Portoghese prima e di tutti gli altri dopo è stata decisa dai successori di Pio IV, e le norme di carattere generale sull'argomento si trovano in una "Costitutio" emessa da Papa Gregorio XV nel 1622. |
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Come dimostrano anche gli Atti del Concilio di Trento, le Bolle Papali citate, il Concilio di Cosenza (1579) e quello di Firenze le sentenze dell'Inquisizione e una marea d'altri documenti, la Chiesa ha da sempre il grave problema degli abusi sessuali in particolare dei confessori e da sempre cerca di "non rivelare le nostre vergogne", cioè a dire cerca di non far trapelare nulla. |
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Il comportamento scorretto a fini sessuali in confessionale finì con l'avere una sua particolare definizione: "Sollicitatio ad turpia", cioè "sollecitazione a cose turpi" o invito o tentazione a fare sesso.
E non è certo un caso che la direttiva "giudiziaria" emessa nel 1924 e aggiornata nel 1962, avesse un nome simile: "Sollicitatio criminis".
Sull'uso adescatorio del confessionale vale la pena leggere il volume del 1988 "Sesso e religione nel Seicento a Venezia: la sollecitazione in confessionale", di Claudio Matricardo.
Chi vuole saperne di più dal punto di vista statistico si legga in particolare le pagine da 110 a 119 e da 144 a 147 del libro "The Inquisition in Earlly Modern Europe. Studies on Sources and Method", di John Tedeschi e Gustav Henningsen, edito nel 1986 dalla Northern Illinois University Press. |
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Gli abusi erano tali e tanti che si dovette proibire la confessione a domicilio o nelle celle dei confessori e imporre l'uso del confessionale che vediamo oggi nelle chiese. |
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Il primo disegno a stampa di questo attrezzo si ha a Milano, ideato a bella posta da S. Carlo Borromeo e realizzato materialmente nei prototipi da Ludovico Moneta, suo devoto funzionario di curia ed ebanista dilettante.
Nelle sue "Instructiones fabricae et suppellectilis ecclesiasticae", scritto nel 1573 - in occasione del terzo Concilio provinciale, tenuto a Milano - e pubblicato a fine '77, Borromeo raccomanda che i confessionali modello Moneta fossero dislocati in posti ben visibili nella parte pubblica delle chiese e che "la parte frontale [del confessionale] deve essere completamente aperta, senza chiusure di sorta".
Per giunta, S. Carlo ordina, subito accontentato da Moneta nei disegni del progetto, che ci sia una apposita parete divisoria per impedire il contatto fisico o anche il solo guardarsi da vicino tra confessore e penitenti.
La prima idea e la prima pratica di confessionale anti abusi sessuali sono della Verona del Vescovo Gian Matteo Giberti, ed è possibile che S. Carlo gliel'abbia copiata, visto che il suo assistente e organizzatore del Concilio tenuto a Milano è quel Niccolò Ormaneto che era stato stretto collaboratore di Giberti proprio a Verona.
Nel 1565 gli abusi sessuali dei religiosi costrinsero le Autorità Civili di Chiari, nel Bresciano, a chiedere al Vescovo, che acconsentì, di proibire le confessioni nelle celle dei frati.
Nel 1575 papa Gregorio XIII proibì del tutto le confessioni a domicilio e nelle celle e rese obbligatorio l'uso del confessionale ordinando che "il sacerdote e il penitente siano in piena vista del popolo".
Leggiamo cosa scrive alla Curia Vaticana - ancora dieci anni dopo la decisione di Papa Gregorio - lo stesso Ormaneto, diventato nel frattempo Nunzio Apostolico in Spagna:
"Da diverse parti molte persone di buon zelo lacrimano meco la gran abominatione di molti huomini impii che violano il Sacramento della Penitentia, tentando nell'atto della confessione et fuori d'essa di saziar il suo sfrenato et bestial appetito con figliole spirituali; et di questo abominevole peccato ho sentito gran querele".
Ormaneto era talmente scandalizzato che suggerì di ampliare la definizione di "sollecitatio ad turpia" non solo all'adescamento sessuale in occasione della confessione, ma anche in quello comunque attuato mentre si è in chiesa anche solo per meditare.
Addirittura propose di fare intervenire l'Inquisizione in tutte le trasgressioni sessuali dei confessori, cioè non solo in quelle avvenute in chiesa.
Ma Papa Gregorio XIII, che pure aveva reso prudentemente obbligatorio il confessionale come lo conosciamo oggi, non gli diede retta e in una lettera del 20 febbraio 1576 obiettò - all'esatto contrario di Ratzinger - che "li errori che direttamente non contraddicono a la fede Cattolica non debbano essere conosciuti dal Sant'Officio", come pure veniva chiamata la terribile Inquisizione.
Per evitare il più possibile le tentazioni del sesso, venne proibito esplicitamente l'antico gesto dell'imposizione delle mani sul penitente al momento dell'assoluzione, gesto già reso pressoché impossibile dalla stessa struttura del confessionale "brevettato" da Moneta e S. Carlo. |
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Come si vede in particolare il momento della confessione - ma non solo quello - è sempre stato per la Chiesa anche un cruccio, perché ottima occasione di adescamento: il prete costretto al celibato - e in teoria anche alla mancanza di vita sessuale - si trova infatti solo con una donna, che parla di peccati sessuali, cioè di lussuria…
Come parlare di prosciutto, bistecche e cosce di pollo a un affamato. |
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"La carne è debole" è una realtà che vale per tutti, specie se mancano i controlli e la sorveglianza.
I soldati quando sono loro i padroni della situazione ne approfittano, quale che sia la loro nazionalità, così come i funzionari dello Stato o di partito, bianco, rosso o nero che sia, che maneggiano fondi o fette di potere e i boss delle televisioni [e non solo - NdR] con potere di assunzione in pianta stabile.
Il problema che ci riguarda, nel contesto della vicenda Orlandi, è semplice: se per ipotesi Emanuela è rimasta vittima degli abusi sessuali di un religioso, specie se della Gerarchia Vaticana, e sempre per ipotesi qualcuno, ad esempio in Segreteria di Stato, è venuto a saperlo, questo qualcuno aveva e ha l'obbligo del segreto.
L'obbligo cioè di tacere con chiunque e in specie con i laici: quelli, cioè, che si occupano di indagini, delitti, tribunali, processi, giustizia. |
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Nel caso all'abuso sessuale sia seguita la morte accidentale o per delitto, voluto o da raptus, c'è parimenti l'obbligo al segreto: non si può infatti denunciare un omicidio per motivi sessuali o anche "solo" una morte accidentale nel contesto di abusi sessuali, senza infrangere l'obbligo del Segreto Pontificio sugli abusi sessuali dei religiosi di professione! |
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È sconvolgente, ma è così. Chiacchiere a parte, è così.
E ancor più lo era prima del 2001: vale a dire, anche ai tempi di Wojtyla e della scomparsa di Emanuela Orlandi. |
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