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La cosiddetta "Via Lattea", dal Latino Via Lactea, la tenue fascia luminosa bianco- lattiginosa che solca in diagonale l'intera volta celeste come noi la vediamo dalla Terra, effetto dovuto ad enormi ammassi di stelle e nebulosità del piatto disco, più brillante verso il centro, della galassia - dal Greco Γαλαξίας, Galaxias, "lattea" - (cui appartiene il nostro stesso Sistema Solare) a spirale barrata, cioè con un nucleo a barra dalle estremità della quale si sviluppano i due bracci di spirale ad accrescimento logaritmico.
Non appena l'ominide alza la testa e si ferma a contemplare questo cielo comincia a diventare "umano", perché il suo mondo - già pieno di paure, inquietudini e angosce per una vita dura e precaria - si arricchisce di una dimensione del tutto nuova, fatta di riflessione e della consapevolezza di esistere al "centro di qualcosa" molto più grande di lei e di lui, qualcosa di arcano e misterioso, che chiamerà "universo", a poco a poco immaginandolo sempre più perfetto, fino ad una piena armonia di sfere concentriche, concezione astronomica che si intreccerà in tutta la storia della civiltà e della religione fino ai nostri giorni.
Cinesi, Indiani, Babilonesi, Egizi, Greci, tutti osservano e studiano i molteplici e apparentemente indipendenti movimenti dei corpi celesti, creandone e diffondendo mitologie politeiste, altrettanto ricche di dei e semidei, che comunque porteranno a loro volta a sviluppare progressivamente una coscienza filosofica e religiosa più progredita, la quale sì vedrà nell'unità del Cosmo un'unica causa prima, ma fermandosi purtroppo ad una comune, netta distinzione fra Cielo e Terra, il primo immutabile, libero nella sua totale conoscenza, la seconda instabile, irrimediabilmente prigioniera della sua ignoranza - oggi dovremmo finalmente ben sapere che così non è, eppure... |
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L'incredibile storia della |
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Missione Spaziale "Rosetta" |
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Insopportabili confini |
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e fascino delle frontiere |
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("Siamo polvere di stelle") |
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Il "fastidioso" senso del limite |
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L'intera "questione umana", l'essenza della nostra "esperienza" di vita su questo casuale Pianeta di questo specifico Uni-verso nella meraviglia del Multi-verso, è il non essere capaci di sentirci mai davvero "appagati".
Sperimentiamo una basale non meglio definibile "mancanza di" per cui, non cercando di "sfamarla" con la presa in giro di tozzi, bocconi e molliche di autoindotta "divinità", il raggiungimento di qualsivoglia "traguardo esistenziale" finirà presto per tramutarsi riduttivamente fino a pura e semplice "meta transitoria", non punto di arrivo ma sempre e di fatto punto di (ri)partenza per successive avventure.
Ciascuno di noi vive costantemente proteso alla ricerca di qualcos'"altro-da-sé", annaspando verso l'immenso "ignoto", nell'attesa speranzosa di riuscire a dare "un nome" e, quindi, "un volto" a quello che possa "saziarci".
Un dato "esperienziale" che ci accomuna tutti, pur nella "dialettica" di espressioni e nella "diversità" di conclusioni che caratterizza ciascuno di noi come individuo e ci aggrega - nel bene e nel male - come gruppi.
Antropologicamente parlando, questo stimolo di appetito capace di mantenerci all'erta, "vigili ed affamati", può sintetizzarsi nella riluttante esperienza del nostro intrinseco "limite".
Da cui il senso profondo della "fragilità" che accompagna tutta la nostra vita nel quotidiano ed il conseguente frequente "rifugio" mentale ed affettivo in un "qualche" buon "dio", il quale per un "qualche" improbabile quanto imperscrutabile motivo ci voglia un "qualche" bene e per questo protegga in "qualche" modo.
Quest'esperienza del "limite", se vissuta "patologicamente" può "appiattire", "annichilire" e "alienare" la vita dell'essere umano "pensante", ma, al contrario, vissuta "sanamente", integrandola cioè nell'intimo della nostra "essenza" individuale e collettiva, può anche trasformarsi in ineguagliabile stimolo di "crescita" e di ulteriore "umanizzazione", di continuo dinamico "rinnovamento" della nostra esistenza sia personale che collettiva. |
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Gli "insopportabili" confini |
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Proprio il senso del "limite" costituisce forse il momento più forte ed intenso di tutta la nostra esperienza umana, pronto quindi a "trasformarsi" costantemente in quello che possiamo definire una "spinta verso l'oltre".
A "trasformarci" da dentro e farci crescere "oltre" i nostri supposti limiti, inaspettatamente coraggiosi esploratori di sempre nuove Terrae Incognitae.
In questo nostro tempo il "potere", malefico come sempre in tutte le sue forme, non fa altro che indurre la gente a pensare che ci sia stata una apocalittica "caduta degli dei" e ce ne impregna 24-7 le nostre menti cercando di svuotarle con una subdola quanto pretestuosa "morte di ideali".
"Sembriamo" essere sempre meno "attenti" a giustificare orientamenti e scelte, privati e pubblici, quasi interessati "unicamente" al perseguimento di interessi e fini "immediati", dettati per lo più da una ricerca dell'"utile" e molto meno da una "progettualità consapevole" a lunga scadenza.
Ma il tutto risulta banalmente soltanto quello che si "propone" e "vorrebbe" raggiungere il "potere", per averci "in pugno" - "confonderci", "bloccarci", "svuotarci", "appiattirci," "controllarci", "usarci"!
Nulla di più "falso" però, perché in realtà questo nostro modo di agire oggi è solo "apparentemente" privo di presupposti teoretici e obiettivi, i quali in realtà sono lì, anche se non "esplicitati".
Ad ogni nostra azione o orientamento corrispondono "sempre" e comunque certi "valori", che intendiamo perseguire, perché in fondo alla base del nostro agire c'è "sempre" una certa "idea" di persona, quindi un certo "ideale" di essere umano e di società da raggiungere e verso il quale incamminarci.
Perché a partire da come pensiamo la "persona" umana e il modo in cui "dovrebbe" vivere, costruiamo, per quanto ci è possibile, un "certo" tipo di società e di esistenza individuale.
Ci lasceremo guidare da quest'"immagine" per quanto distorta possa essere, tutti noi "eterni migranti", non fatti per star fermi ma per andare "avanti", "oltre i confini" in qualsivoglia maniera vogliamo definirli.
Perché la persona "senza ideali" finisce per vivere una vita "senza senso", perché in fondo è il nostro "viaggio" il "senso" della vita e non la meta.
Perché il "senso" alla vita alla fine siamo "noi stessi" a darglielo e un "senso" la nostra vita lo acquista solo quando, "consapevoli" del limite, continuiamo comunque a subire il "fascino delle frontiere"! |
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Il "fascino" delle frontiere |
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La (co)scienza ama "certezze", ma la (cono)sc(i)enza vuole "sfide": un "esperimento" riuscito o una "teoria" coerente sono assolutamente sempre e da "tutti" indistintamente salutati con soddisfazione (beh, "tutti"... vale a dire idioti, bigotti e oscurantisti a parte).
Ma qualsiasi "genuino" (ri)cercatore al mondo, qualunque l'ambito della sua "ricerca" - "materiale", "mentale" o "spirituale" che sia - subisce il "fascino", se vogliamo pur benevolmente "per-verso", dell'"ignoto", per quello cioè che non sa e non conosce ancora.
Così, anche se "conoscere" è un po' distruggere la poesia dell'Universo, le grandi "scoperte" sono inevitabilmente figlie di avventure in Terrae Incognitae al "sapere".
Lo scienziato lavora per definizione ai "confini" della conoscenza, ritrovandosi, di tanto in tanto, addirittura dall'altra parte, con il risultato di scoprire ancora e sempre nuovi mondi da perlustrare.
Lo stesso studio della "coscienza", per fin troppo lungo tempo strettamente riservato ai "filosofi" anche se poi ed indebitamente rubatogli dai "teologi", grazie ai progressi delle neuroscienze è ormai territorio di conquista per la comunità scientifica...
E abbiamo anche imparato come il "tempo" non sia affatto un "fluire" scontato di eventi, ma, grazie alla meccanica "quantistica", non ha più nulla di "assoluto" secondo le obsolete definizioni dateci a suo tempo da Isaac Newton, ma è quasi certamente un'"illusione"... |
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"Migro ergo sum"
Mi muovo "oltre" i limiti, "Tras-gredisco quindi esisto" |
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In tutti gli ambiti scientifici "confini", cioè "limiti", che solo fino qualche anno fa sembravano "invalicabili" sono oggi frontiere "raggiunte" e "superate", cioè "traguardi a tappe".
Così "clamorosamente" ciò che riguarda il ruolo della "fisica dei quanti" in biologia, ben oltre la "semplice" foto-sintesi (quel processo grazie al quale le piante sfruttano i fotoni del Sole per produrre composti organici ed ossigeno, entrambi cruciali per la vita come la conosciamo finora), ma addirittura essenziale per la capacità di molte specie animali di "orientarsi" nell'ambiente e di percepire gli "odori".
Altro esempio clamoroso di frontiere "raggiunte" e "superate", la genesi di organismi cosiddetti "chimera", cioè ibridi tra specie "diverse" (confine ritenuto "sacro", più che invalicabile!), una delle quali sembra addirittura essere la nostra "umana".
Sempre meno "fantascientifica" quest'ultima come teoria, dato che studi recenti non solo la confermano (come Homo siamo stati per lungo tempo compagni di letto di orango!), ma al pari della nostra suggeriscono come anche altre specie animali mostrino caratteristiche come "personalità", "cultura" e "trasmissione culturale".
E ancora, a mo' di esempi, l'"epi-genetica", che sta facendo luce sulla capacità dell'"ambiente" di influire dinamicamente sull'espressione dei geni, la fisica delle "particelle", che con l'LHC - Large Hadron Collider, il collisore del CERN di Ginevra, è riuscita a misurare addirittura la massa del cosiddetto "Bosone di Higgs", l'"astro-fisica" che ci svela mistero su mistero del Cosmo, come con il satellite "Planck", mappando la radiazione primordiale del Big Bang, o come la sonda spaziale "Rosetta" e il suo modulo lander "Philae" che nella loro incredibile missione, ancora in corso...
Siamo "migranti", un'identità che ci addossa enormi "responsabilità", derivanti dal nostro comune essere "fatti di Terra", ma con lo sguardo rivolto a quelle "stelle" da cui indiscutibilmente e al di là di qualsiasi dubbio veniamo. |
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Il nostro Sistema Solare si sarebbe formato dalla contrazione di una nebulosa di gas interstellari come idrogeno ed elio, elementi chimici più pesanti e polveri, un qualcosa come circa 4,6 miliardi di anni fa, con otto Pianeti tutti, ad eccezione di Venere ed Urano, in rivoluzione nello stesso verso intorno al Sole e con orbite pressoché complanari.
Alla fine del processo di formazione, il vento solare avrebbe soffiato verso l'esterno gli elementi più leggeri mentre nel centro gravitazionale il nucleo del proto-Sole si sarebbe riscaldato fino a temperature di reazioni termonucleari e tutt'intorno collisioni tra frammenti si sarebbero agglomerati fino a proto-Pianeti.
Le dimensioni del Sistema Solare raggiungono approssimativamente quelle di una sfera irregolare del diametro di circa 80 UA o Unità Astronomiche (Internazionali), pari ciascuna alla distanza media perielio-afelio tra Terra e Sole ovvero 150 milioni di chilometri, quindi 12 miliardi di chilometri, e lo spazio tra un corpo celeste e l'altro è pieno di pulviscolo, gas e particelle elementari, anche se il 99,9% di tutta la materia si addensa nella massa stellare, mentre l'intero Sistema si muove lungo una rivoluzione di circa 230 milioni di anni ad una velocità di circa 250 chilometri al secondo! |
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Oltre ogni limite |
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Le "stelle" comete |
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Le comete o " ‘stelle’ chiomate" - dal Greco κομήτης, kométes, "chiomato", da κόμη, kòme, "chioma", "capelli" - non sono affatto "stelle" (come non lo è neppure la "stella cometa" del Presepe...).
Sono in effetti corpi celesti relativamente "piccoli", molto simili ad "asteroidi", ma prevalentemente composti di "ghiaccio", residui di condensazione della "nebulosa" che genera il nostro Sistema Solare.
Estendono la propria orbita fortemente "ellittica", caratterizzata da un "perielio" ed un "afelio" - dal Greco περί, perì, "intorno", από, apò, "lontano" e ήλιος, èlios "sole" - punto di minima rispettivamente massima distanza dal Sole, difficilmente rilevabili oltre Plutone, nel sistema "esterno", mentre, entrando nel sistema "interno" alle orbite planetarie, capaci di "visibilizzarsi" (da terra anche "a occhio nudo").
Questo poiché le sostanze "volatili" di cui per lo più si compongono - quali monossido di carbonio, anidride carbonica, metano e ammoniaca, presenti sulla Terra allo stato gassoso, biossido di carbonio, metano ed acqua ghiacciati, aggregati di polveri e minerali rocciosi - al progressivo avvicinarsi al Sole "sublimano" al suo calore andando a formare appunto la cosiddetta "chioma" (il "plasma" intorno al nucleo) e "coda" (quello della "scia" tracciante della sua traiettoria, spesso in direzione opposta al Sole). |
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La struttura di una cometa: "nucleus"/il nucleo, la parte solida, "coma"/chioma, plasma, "dust tail"/coda di polveri o scia di materiale solido, "ion tail"/coda ionica, scia gassosa di plasma dalla chioma |
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Una cometa è quindi formata da un "nucleo", una "chioma" ed una "coda":
- il "nucleo" cometario di centinaia di metri fino a oltre 50 chilometri di diametro, tra gli oggetti più "scuri" conosciuti ed alcuni addirittura più neri del carbone (riflettono tra il 2 e il 4% della luce contro i 7% dell'asfalto stradale!), da cui anche la definizione palle di neve "sporca", dalle forme molto "irregolar"i, superfici completamente "secche" e sotto la "crosta" presumibilmente composti "organici", quali "metanolo", "acido cianidrico", "formaldeide", "etanolo" ed "etano" o addirittura anche molecole organiche "complesse" di idrocarburi e amminoacidi
- la "chioma", una grande ma molto rarefatta atmosfera al "plasma" intorno al "nucleo", che "splende" sia riflettendo la luce "incidente", sia per effetto fotoelettrico "ionizzante" del cosiddetto "vento solare" (la velocità "relativa" tra vento solare e cometa è supersonica e le dimensioni della chioma, una magnetosfera "indotta", possono occasionalmente e per breve tempo raggiungere dimensioni di "milioni di chilometri" in caso di "esplosione" del nucleo, cioè come o più grandi dello stesso Sole!)
- la "coda", una enorme "scia" di plasma e polveri (quella "ionica" di estensione anche superiore all'Unità Astronomica 1 UA, cioè 150 milioni di chilometri, pari alla distanza "media" fra Terra e Sole!) che nasce dalla "pressione" esercitata sulla chioma dalle radiazioni e, soprattutto, dal "vento solare", e che si estende quindi sempre in direzione opposta al Sole, ma può essere "doppia" o "tripla", una fatta di polveri che segue esattamente la traiettoria del nucleo ovvero si può anche divide a "V" partendo dai lati del nucleo (si parla allora "coda" e "anti-coda"), l'altra gassosa già descritta sopra. |
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Dipendentemente dal loro periodo "orbitale" le comete possono essere:
- di "corto" periodo o "periodiche" sotto i 200 anni, con "afelii" oltre i pianeti gassosi esterni, cioè dall'orbita di Giove in poi, suddivise in famiglia cometaria di Giove sotto ai 20 anni e di Halley tra i 20 e i 200 anni
- di "lungo" periodo tra 200 e più milioni di anni rimanendo sempre e comunque nella regione gravitazionale del Sole, con afelii molto oltre i pianeti esterni
- oltre queste comete cosiddette "a orbita chiusa", anche extra- solari o comete "da una sola apparizione", quelle che percorrono orbite "paraboliche" o "iperboliche" ad uscire "permanentemente" dal Sistema Solare dopo esser passate una sola volta in prossimità del Sole.
Tutte le comete hanno vita "relativamente breve", quelle "radenti", dal "perielio" a sfiorare il Sole, svaniscono subito a causa dell'intensa luce solare troppo intensa.
Comunque i ripetuti passaggi vicino al Sole delle altre ne consumano progressivamente gli elementi volatili del loro "nucleo", fino a rimanerne soltanto il materiale roccioso, il quale, se "minuscolo" e semplicemente legato può svanire in una nuvola di polveri, se invece di ragguardevoli dimensioni e "consistente" si stabilizza riducendo la cometa ad un "asteroide" inerte. |
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Una moderna riproduzione di una dettagliata serie di antiche osservazioni, descrizioni, rappresentazioni e classificazioni di comete ad opera di astronomi cinesi. |
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Le comete nella "tradizione" popolare |
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Fino all'avvento della "rivoluzione "scientifica, tutte le culture si dimostrano legate ad una visione altamente "simbolica" dell'Universo ed interpretano quindi gli astri "chiomati" e le loro traiettorie atipiche come "funeste" violazioni di un ordine altrimenti considerato perfetto.
Una visione che si radica e rafforza nel Medioevo sia tra "dotti" che gente "comune", fino a considerarli dei veri e propri "messaggi di Dio" e a temere di conseguenza qualsivoglia "alterazione" nell'andamento "ordinario" dei fenomeni naturali quale segno di "collera" divina.
Vi si cominciano a costruire intorno "miti" e "leggende", storie di intrattenimento nelle feste popolari e favole da raccontare ai bambini, tutto un "patrimonio" d'invenzione trasmesso di generazione in generazione fino a noi.
Si arriva a "credere" che le comete "influiscano" negativamente sulla salute degli esseri "viventi", sulla "fertilità" dei campi e delle donne, sui fenomeni "tellurici" e "terrestri" catastrofici, come terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, sulla diffusione di epidemie e carestie...
E non soltanto, ma addirittura siano causa "diretta" di sventure!
Questo suscitando una "paura" tale da "ingigantirle" e dargli forme "minacciose", una spada "insanguinata", armi di "morte" e di "distruzione", angeli presaghi della "morte" di personaggi illustri. |
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1527 - "La testa [della cometa] con un braccio alzato, come se stringesse in mano una spada e intendesse colpire.
E sulla punta della spada tre grandi stelle e da queste usciva un flusso del colore delle nuvole, ancora più lungo della coda della cometa stessa."
Da "Il Libro dei Miracoli" Libera Città Imperiale di Ausburg o Augusta, 1552 |
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Alcuni esempi:
- nel 400 dC alla comparsa di una cometa viene associato l'attacco dei Goti a Costantinopoli
- nel 408 si tramanda che una cometa preceda il primo sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico I (addirittura Sant'Agostino nel De civitate Dei arriva a vedervi un chiaro segno della prossima "fine del mondo" e della "punizione" di Dio alla capitale del Paganesimo!)
- nel 728 più di 300 mila persone muoiono a Costantinopoli di "peste", mentre si vedono nel cielo due grandi comete, una la mattina davanti al Sole e l'altra la sera che lo segue
- nel 837 Ludovico il "Pio" alla comparsa di una cometa si affretta ad elargire generose "donazioni" al Clero, affinché preghi per la sua anima
- nel 984 in Italia appare una grande cometa e ne conseguono "fame" e "peste"... |
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Un dettaglio del famosissimo "Arazzo di Bayeux", o "della regina Matilde" ovvero "Telle du Conquest", in effetti un tessuto ricamato e non un arazzo, cucito in Normandia o in Inghilterra nella seconda metà dell'XI secolo, composto da nove pezze di lino alte circa 2 metri e mezzo connesse per una lunghezza totale di quasi 70 metri, decorate con fili di lana in tinte naturali.
Una fantastica descrizione per immagini della conquista normanna dell'Inghilterra nel 1066, inclusa la Battaglia di Hastings, cui la scena sopra appartiene: a destra Aroldo II d'Inghilterra viene ucciso per mano normanna, una morte annunciata dall'apparizione di una cometa, in alto al centro, preceduta dalla scritta "ISTI MIRANT S TELLA[M]", cioè "Questi uomini (riferito ai Normanni) guardano attoniti una stella [cometa]" e quindi sanno che il re nemico morirà...
Attenzione, si tratta di cronaca e non di fantasia: la "funesta stella chiomata" qui registrata nella cronologia normanna è documentatamente la Cometa di Halley apparsa infatti nei cieli d'Europa proprio nell'Anno Domini 1066, oggi classificata "1P/1066 G1, 1066", con un calcolato perielio al 20 marzo di quell'anno secondo l'allora vigente Calendario Giuliano! |
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E ancora, la "morte" di Giulio Cesare, Costantino, Attila, Gian Galeazzo Visconti e altri "potenti" viene o preceduta o seguita da una cometa, rafforzandone la sinistra fama, come tramandato anche da Shakespeare.
Particolarmente diffusa proprio la connessione tra "peste" e "comete", dal convincimento che siano "dispensatrici di sostanze velenose" che normalmente rimangono chiuse nelle viscere del Pianeta, fino alla teoria del loro "soffio pestifero", esalazioni insalubri penetrate nell'atmosfera come venti "velenosi", o aer corruptus, in grado di diffondere il "contagio".
Tale teoria e sue varianti vengono conservate tanto a lungo, che il Manzoni ne parla nei suoi "Promessi Sposi" come di autentica "superstizione" popolare... |
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