|
||||||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
L'"Irredentismo" italiano |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Da Nizza a Fiume dalla Corsica |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
e la Savoia alla Dalmazia... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
L'"Irredentismo" come movimento d'opinione, soprattutto ma non solo italiano, si sviluppa a cavallo tra XIX e XX sec, pił precisamente dalla fine del Risorgimento a tutto il Primo Ventennio.
L'aspirazione č "patriottica", cioč completare o perfezionare la riunificazione nazionale entro i confini dello Stato Italiano, liberando quelle terre ritenute ancora "irredente", vale a dire non liberate dal dominio straniero, riportandole all'interno dei confini della "Madrepatria", per antonomasia le terre e popolazioni rimaste sotto l'Impero d'Austria-Ungheria dopo la Terza Guerra d'Indipendenza del 1866, quindi Trentino, Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia.
"Irredento", una parola dalle assonanze, dal sapore e dalla storia fin troppo settario-religiosa, che fa inevitabilmente pensare a una "redenzione", la redemptio latina, redemptus da redimĕre, nel senso di "riscattare", redimere o redimersi o venire redento - un popolo oppresso, classi diseredate e sfruttate, peccato, vizi, disonore - e a un "Redentore", redemptor che opera grazia...
Concetto che quindi appartiene pił alle religioni, nella cui storia č ampiamente diffuso concretizzandosi in rituali, che implica "liberazione da uno stato di impuritą, di inferioritą, di sofferenza", tema centrale delle religioni "soteriologiche" o di salvezza, misteriche, indiane, Ebraismo, Cristianesimo, qui con un "Cristo", un Unto dal Signore, l'Uomo forte, per riscatto da peccato e morte a elevazione e santificazione (senza dimenticarne l'uso in ambito economico, come "ammortamento" o estinzione di un debito pubblico "redimibile"!). |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
L'Irredentismo risorgimentale |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Un movimento comunque politico, primariamente anti-austriaco, affatto unitario, composto da gruppi ed associazioni, con radici alla fine del XVIII sec, di reazione al tentativo dell'Impero Napoleonico di annettere, oltre la Corsica, anche Regioni dell'Italia continentale, come Piemonte, Liguria e Toscana.
Il fenomeno diventerą rilevante dopo il "Congresso di Berlino" del 1878 e i Giuliani, reclamando all'Austria almeno l'unione della Venezia Giulia al Regno Lombardo-Veneto, riusciranno a bloccare l'annessione dell'Istria alla Confederazione Germanica, proprio rivendicandone l'appartenenza all'Italia.
Non a caso appena dell'anno precedente il termine "irredentista" ad opera di un giornalista viennese, che vorrebbe far del sarcasmo nei confronti degli Italiani che parlano di "terre irredente".
L'atteggiamento dello stesso nuovo Stato Italiano al riguardo del sentire popolare non sarą che ambiguo, di tolleranza, poi di contrasto, quindi di repressione, con molte associazioni forzatamente dissolte, ridotte alla clandestinitą o all'esilio, accusate di "irredentismo irresponsabile", "sovversivo", "cospirativo", "separatista", tutto per opportunitą di politica estera, non senza strascichi polemici che si protrarranno fino alla seconda metą del XX sec e ai giorni nostri.
I vari movimenti irredentisti post-risorgimentali o "del Regno" reclamano la liberazione e annessione in particolare di:
- Trentino (all'inizio senza Südtirol o "Alto Adige" che lo si voglia chiamare!)
- Venezia Giulia
- Istria e Dalmazia
- Nizzardo
- Corsica
- Malta, con le sue isole minori
- Canton Ticino e valli italofone del Kanton Graubünden o Canton Grigioni, in Romancio Chantun Grischun o Cantung Grischung.
I criteri per definire tali territori come "italiani" e, di conseguenza, "irredenti" variano:
- il primo č linguistico-culturale, un'identitą etnica di rilevanza politica, cioč la "presenza" (ancor pił se uniforme e addirittura maggioritaria) di popolazioni italiane, o comunque italofone, sul territorio
- seguito da quello geografico, a tavolino, cioč l'appartenenza del territorio entro confini non politici ma "naturali", catene montuose, vallate, fiumi, mare, per una sorta di "vicinanza inclusiva"
- da ultimo lo storico, questo sģ arbitrario, statico e anacronistico, cioč la "passata appartenenza" o un qualche precedente legame storico del territorio, pił o meno lontano nel tempo, ad un antico Stato o Nazione "italici", vale a dire "pre-unitari". |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
L'Irredentismo fascista |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Dal punto di vista sia sostanziale che cronologico l'irredentismo risorgimentale va nettamente distinto da quello poi egemonizzato, manipolato, stravolto e strumentalizzato dal Fascismo:
- il romantico risorgimentale-patriottico, si sviluppa spontaneo dal basso, trainato da forti ideali e spesso in contrasto con gli interessi stessi e le politiche contingenti dello Stato
- quello politico-strumentale fascista, viene pianificato ad hoc ed aizzato dal Regime per distrarre le masse verso unificanti "nemici esterni", ladri di terre "nostre".
Il primo sogna la completa riunificazione al Regno d'Italia di quei territori a popolazione italiana "rimastine fuori" nel 1870, il secondo, artificioso, aggressivo e colonialista, preluderą agli arbitri e soprusi verso popolazioni e Stati terzi, poi perfezionatisi negli inumani orrori della Seconda Guerra Mondiale e finiti, come del resto ben oltre che prevedibile, nella pił apocalittica delle catastrofi.
Dopo la Grande Guerra i movimenti irredentisti vengono infatti palesemente ingabbiati, asserviti e alterati nell'ideologia fascista, piegandoli a fini di propaganda nazionalista per legittimare quelle improbabili "italianizzazioni forzate" figlie di ambizioni imperiali(ste), la nascita cioč di una "Grande Italia" fuori dai propri confini, in altre parole un Impero coloniale.
Con l'avvento del Fascismo diventano "irredenti" anche la Savoia e Corfł con le altre Isole Ionie di Zante, Leucade, Cefalonia, Itaca e Paxo, geograficamente esterne alla conformazione fisica italiana, storicamente estranee alla tradizione italiana, culturalmente e linguisticamente povere o addirittura prive di "italianitą"! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
L'Irredentismo ad oggi |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Tutt'altro sarą il Secondo Dopoguerra, in cui si passerą da un estremo all'altro, con Governi Italiani internazionalmente appiattiti, rappresentanti di una Nazione sconfitta alla resa dei conti, "Armistizio" o non-armistizio con gli Anglo-Americani, in Europa e nella NATO "penitenti" servili, sottomessi alle politiche estere degli Stati Uniti d'America, quindi dei "cugini prediletti" Britannici e degli "amici di comodo" di questi, i neo-Slavi del Sud.
Particolarmente penosa la "Questione Istriana" in cui tali Governi, senza nemmeno tentare di esercitare la minima, pur motivabile pressione per una loro revisione, non solo daranno definitivamente per "scontati" i confini politici nazionali post- bellici tracciatici.
Vuoi con il "Trattato di Parigi" del 1947 dalle "potenze vincitrici, alleate, associate" et alterae (ma allora l'Armistizio e le nuove Allenze ?!):
- oltre a Stati Balcanici - Albania, Grecia, Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia - e Stati Africani - Libia, Eritrea e Somalia - la dovuta restituzione dei territori palesemente "rubati"
- alla Francia tra l'altro Nizza, Mentone e buona parte di Alpi Marittime, coi Comuni di Tenda, Briga, Valdieri e Olivetta San Michele, Monte Chaberton, Cima di Marta, Monte Saccarello, Altopiano del Monginevro, Valle Stretta, Monte Thabor, Colli del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo
- alla Federazione Jugoslava gran parte della Venezia Giulia - Altopiani Carsici a E-NE di Gorizia, Alta Valle dell'Isonzo, Valle del Vipacco, parte dell'Altopiano Carsico, quasi totalitą dell'Istria, Fiume e le Isole del Quarnaro, Cherso, Lussino, Lagosta, Pelagosa, e Zara.
Vuoi con l'aggiuntivo "Memorandum di Londra" del 1954:
- la creazione per finta di un "Territorio Libero di Trieste", Provincia di Trieste e Territori Costieri Istriani, da Ancarano a Cittanova, di fatto mai nato per mancata attivazione delle procedure stesse necessarie ad eleggere e far insediare i previsti Organi Costituzionali
- la conseguente cessione ad interim del potere amministrativo civile del "TLT", rispettivamente alla Repubblica Italiana su una "Zona A" e Federazione Jugoslava su una "Zona B", di entrambe comunque mai a livello di diritto internazionale disconosciuta, tantomeno negata, l'appartenenza al territorio nazionale italiano nella loro interezza (!).
Ma addirittura cederanno senza oggettiva né costrittoria motivazione, altra che gli interessi economici dell'allora FIAT, leggi "Famiglia Agnelli", ulteriori territori col famigerato "Trattato di Osimo" del 1975:
- la ratifica dello "stato di fatto" della temporanea separazione "amministrativa" (!) territoriale a seguito del Memorandum di Londra, con conseguente cessione "rinunciataria" (!?) e formale cambio di attribuzione, rendendo in pratica definitive le frontiere fra Italia e l'allora Federazione Jugoslava.
L'italianitą ignorata della Venezia Giulia oltreconfine, l'immotivata cessione della "Zona B" del Territorio Libero di Trieste e l'enclave di Pola, la rovinosa dissoluzione della Jugoslavia, le inascoltate manifestazioni triestine di protesta del 1991, la non affatto scontata qualificazione "automatica" dei nuovi Stati indipendenti di Slovenia e Croazia quali "eredi" giuridici della Federazione Jugoslava, controparte in quel trattato, le loro successive diatribe su terra e mare in Istria (e non solo), continuano a sollevare seri dubbi sulla legittimitą del tutto.
Come all'epoca dichiarato dalla stessa Federazione Jugoslava e dalla Serbia, tale ulteriore spartizione dell'Istria "occupata", con attualmente ad esempio Ancarano in Slovenia e Cittanova in Croazia, andrebbe a contraddire e, quindi, violerebbe le clausole del "Trattato di Pace", che, per quanto italianamente assurdo, almeno garantisce l'unitą della superstite componente etnica italiana nelle Terre Giuliane cedute alla Jugoslavia, ivi compresa la Cittą di Fiume.
E dire che le rivendicazioni velleitarie dell'Italia pre-bellica non riguardano solo Istria e Fiume, con le Isole del Quarnaro, Cherso, Lussino, Veglia e Arbe, ma anche la Dalmazia, con le Isole di Pago, Ugliano, Lissa, Lagosta, Lesina, Curzola e Meleda, e ancora il Litorale, con Zara, Sebenico, Trał e Spalato, fermandosi a malapena davanti a Ragusa, Castelnuovo e Cattaro!
Sģ, lista dei territori "italiani" considerati via via "irredenti" da nostalgici storici massimalisti sarebbe fin troppo lunga e perfino surreale... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"Irredentismo" - ancora?!... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Una cosa - ed una sola - risulta ovvia e rimane certa: la terra "appartiene a tutti" perché in fondo "non č di nessuno"!
Dovrebbe essere sperabilmente chiaro almeno oggi, in quest'epoca di ampio respiro, dagli orizzonti quasi senza limiti in dimensioni macro come micro dell'Universo di cui facciamo indistinguibilmente parte, di "globalizzazione", nel senso non soltanto economico-politico e commerciale, quanto piuttosto nell'accezione antropologica e socio-culturale di "nuova intelligenza e coscienza planetaria" da parte di una irrilevante ed effimera specie umana, frenetica e formicolante su un infinitesimale, insignificante e fragilissimo Pianeta ai margini dell'esistente...
Come la Terra e qualsiasi terra, qui come altrove, in effetti sia di "tutti quelli" che la vivano rispettandola, rispettandone cioč le risorse, i tempi, i processi e i frutti, e, quindi, di "chi(unque)" la abiti e la salvaguardi prendendosene cura in "quel" determinato momento storico, per lasciarla, se mai arricchita, in ereditą a qualsivoglia probabili generazioni future, grazie alle "sue" conoscenze e "sue" tradizioni, "suoi" modelli di aggregazione e "suoi" stili di vita, "suo" vissuto, "sue" credenze e "suoi" rituali, perché, come nessuno potrą mai "possedere" un altro essere umano, neppure la terra si puņ possedere, solo goderne! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Trogir intorno all'anno 1900, il maestoso, preziosissimo e celeberrimo portale romanico della Cattedrale di San Lorenzo dello scultore ed architetto dalmata Maestro Radovan, risalente al XIII sec, una fra le pił alte opere d'arte dell'intera Dalmazia e da solo gią motivo pił che sufficiente per una visita turistica o di studio a Trogir.
Qui in una immagine ormai purtroppo storica, prima cioč che venisse restaurato e, a parere di molti, maldestramente "ripulito" a mo' di riproduzione plastica Made-in-China, con palese buona memoria dell'ufficio del Konzervator di Trogir, Dipartimento di Conservazione (!?), in rappresentanza del Ministero Croato per la Cultura.
La paradossale curiositą in tutto ciņ č come per regolamento urbanistico sia proibito a privati di sabbiare le antiche facciate delle case veneziane in pietra bianca calcarea locale, secondo il principio del "conservare l'autentico", il quale si rifą ai criteri romantici di restauro inglesi, una delle tre dominanti scuole di pensiero nell'ambito della conservazione dei monumenti, insieme a quella francese della sostituzione posticcia e l'italiana - che oggi va per la maggiore - di bilanciamento fra le due.
Foto editata dall'originale su vetro 8,5x8,5 cm, uno di trenta scatti storici incredibilmente belli di Trogir, conservati a Praga nel Nįrodnķ Muzeum, il Museo Nazionale della Repubblica Ceca, la pił antica istituzione museale del Paese, fondata nel 1818, che le ha recentemente pubblicate come parte della Collezione di educazione fisica e sport, Sbķrka tělesné vżchovy a sportu, sulla sua piattaforma online - eSbķrky - |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Breve storia della Cittą di Trogir |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La Trogir del XIII sec sta ancora una volta risorgendo dalle sue rovine dopo il sacco del 1123 ad opera dei pirati saraceni, rasa al suolo anche la sua cattedrale paleocristiana, simbolo e punto di riferimento delle Comunitą locali.
Senza perdersi d'animo e giusto il tempo di ricostituire le necessarie risorse economiche e culturali, nel 1213 sulle medesime fondamenta gią fervono della i lavori della nuova cattedrale.
La conosciamo oggi come Katedrala Svetog Lovre, dedicata sģ Sancto Laurentio, cioč al San Lorenzo "sulla graticola" come i poveri abitanti dell'isolotto, ma ancor pił nota per la devozione al Patrono della Cittą, il Vescovo di Trał Giovanni.
Un'Opera cui verrą dato grande prestigio da artigiani-artisti come il Maestro Radovan, cui si deve il celeberrimo portale, e che, pur essenzialmente completa la struttura nel 1251, verrą arricchita passando da romanico a gotico fino al rinascimentale veneziano, con un campanile distrutto proprio dai Veneziani invasori e ricostruito, al pari delle grandi chiese europee portata a termine solo secoli pił tardi, nel 1600. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Frammento del famoso bassorilievo greco rappresentante Kairos, giovane divinitą o demone alato del "momento felice" o "attimo fuggente".
Nudo con in mano una bilancia, ragionevolmente ispirato alle opere dello scultore Lisippo, del IV-III sec aC, oggi esposto al monastero benedettino di San Nicola, protettore dei marinai, appena entro le mura del Centro Storico vicino a Porta Marina. |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Nasce come la greca |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
siracusano-lissana Tragurion |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Trogir, oggi nella Contea Spalatino-Dalmata/Splitsko-Dalmatinska a una trentina di chilometri a Ovest di Spalato/Split, lungo la Costa Dalmata centrale della Croazia, č una perla preziosa che fora il mare con un perimetro di appena qualche migliaio di passi.
Gią 2.300 anni fa "isolotto delle capre", a servire lo strategico cantiere di manutenzione navale pił settentrionale dell'Adriatico, la "Tragurion", Τραγύριον o Τραγούριον, greco-lissana del IV-III sec aC in terra mai celtica di Illiri e di Illi.
Diventerą poi, con la vicina Salona capitale della Provincia di Dalmazia, il Municipio "Tragurium Civium Romanorum" di quei Romani, alleati di Liburni e Tarioti contro la nomade macchina bellica dei Dalmati che spinge da Sud, poi "Tragurio", "Trał", "Trogkir" e infine Trogir. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Una delle poche aree scavate dell'antica Salona, oggi Solin, una vera Pompei balcanica, la capitale della Provincia Romana dell'Illiricum e per un periodo di fatto dell'Impero Romano, alle porte di Spalato, questa successivamente sorta dentro e attorno il Palazzo gią "villa" dell'Imperatore Diocleziano. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Cresce come la romana |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Tragurium "Civium Romanorum" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
dei Cittadini Romani |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Trogir verrą a lungo descritta come |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"fertile e riguardevole" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
fondata in mare, situata |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"in luogo assai fecondo ed ameno" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
con una |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"picciola campagnuola che dalla parte di tramontana nel continente gli sta in faccia" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
mentre |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"dalla parte meridiana gli sta incontro un'isoletta nominata della Bua non pił discosta dalla cittą che soli passi" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
poi ancor pił stretta in mura turrite, ma |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"nell'angustie di sua circonferenza" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
ben dotata di tutto ciņ che in |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
"abbondanza d'una cittą vien bisognevole e necessario". |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
E questo ancor prima che gli occupanti colonizzatori veneziani la trasformeranno nella "bellezza di pietra" poi a tutti nota, fino ai nostri giorni. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Il grezzo basamento di evidente fattura arcaico-croata a sostituirne l'originale mancante sotto una delle colonne romane di granito egizio "riciclate" da Salona, come la maggior parte degli altri elementi lapidei nella pił antica chiesa di Santa Barbara del 900 dC, la pił antica di Trogir |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Si consolida come Oppidum |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Romanum il medievale Tragurio |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Trogkir degli Hrvati - i "Croati" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Abbandonata la Dalmazia dai Romani nel 476 dC e passati gli Ostrogoti, che la lasciano con l'oro di riscatto di Teodosio, per l'arrivo dei primi Croati, cugini slavo-caucasici e compagni di migrazione dei Serbi, bisognerą aspettare il tardo VII sec, anche se la loro presenza diventerą costante e significativa nella zona solo a partire dall'VIII sec.
Del X sec la chiesetta di San Martino/Svetog Martin poi Santa Barbara/Sveta Barbara, dietro a ridosso della Loggia-Tribunale sulla piazza grande, gią "agorą" greca, testimonia i primi rozzi tentativi di lavorare artisticamente la pietra da parte della nuova popolazione.
I Croati sono appena passati da nomadi a stanziali, guerrieri campioni di sopravvivenza, quindi ricchi di tutt'altre qualitą e competenze che le urbane, e per le loro costruzioni ora stabili continuano quasi al cento per cento a servirsi dell'inesauribile deposito di "Lego" rappresentato dalle rovine di ville romane lungo la costa, da quelle di Salona e dalla Villa/Palazzo di Diocleziano a Spalato/Split. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La stupenda trifora "romanica" sulla facciata dell'abitazione ora ritenuta la pił antica preservata di Trogir, casualmente tornata alla luce durante recenti lavori di restauro dell'edificio, fino a quel momento classificato, secondo la sua patina e sovrastrutture visibili, "tardo-barocco" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
L'Oppidum Romanum ora entra sģ "croato" nella vita comunale del Medioevo, ma purtroppo quel che rimane della nuova cultura forgiata dai loro costruttori e artigiani, sempre pił amici familiari delle feconde cave di pietra locale, come la bianco-calcarea "Plano", assai poco rimane dopo l'ondata colonialista della "Serenissima".
Solo accenni di quel patrimonio in due abitazioni del Centro Storico che conservano le loro bellissime facciate romaniche.
potenziali stupratori - Ungheresi, Ottomani e Veneziani - č lunga ed estenuante, anche se all'inizio difesa con successo dal suo Vescovo, Giovanni/Ivan, eroe cittadino e santo patrono, forte simbolo d'indipendenza. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Il Leone Alato con il Vangelo di San Marco o "Leone Marciano", simbolo per eccellenza della Serenissima Repubblica di Venezia, per questo anche detta "Repubblica del Leone" (qui senza spada a simbolizzare dominio e appartenenza del territorio in tempo di pace).
Grande scalpore nell'opinione pubblica italiana di allora l'incidente del 1-2 dicembre 1932, quando, a seguito del propagandistico e sconsiderato slogan fascista colonialista "Dovunque ci sia un leone alato, lą c'č l'Italia!", proprio a Trał membri dell'associazione nazionalistica "Sokol" ne danneggiano o distruggono ben otto, tra l'altro quelli maestosi sulle due porte alla cittą nelle mura perimetrali, nella Loggia - il pił prezioso perché addirittura di Nicolņ Fiorentino! - e sulla Torre "San Marco" (tuttora la questione rimane tabł e, tolti a mazzate, come con lo scalpello si cancella i nomi italiani delle vie cittadine, quel che ne resta viene ancora tenuto ostentatamente accantonato nel cortile del Museo Civico).
Con tutta la dovuta considerazione possibile per i pił che legittimi risentimenti contro quell'Italia, fascista, arrogante e colonialista, in quel momento storico, prima, durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, la storia perņ non si puņ cancellare a pezzi, secondo il proprio contingente comodo, anche perché Trogir di fatto vive oggi in gran parte del turismo procuratogli essenzialmente proprio dal patrimonio sociale, culturale, urbanistico, architettonico e artistico ereditato da Venezia e la stessa lingua Dalmatica, neolatina e romanza, non certo slava (come del resto l'Istro-Rumena), č copiosamente costituita e profondamente influenzata dal Veneziano arcaico ed antico, per non parlare dello stile di vita... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Assediata martoriata devastata |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
e ricreata come la strategica |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Trał "acculturata di venezitą" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
gentilezza e fasto sģ ma anche |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
di "Serenissimo asservaggio" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
[Come ancora oggi intatto riconosciamo il "magico" isolotto della Cittą Vecchia nella greca Civitas circolare di nobili e ricchi Venezianie nel medievale Burgus quadrangolo di Croati servi e la neoricca borghesia "industriale" su Bua...] |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La marinara Repubblica di Venezia ci prova nel XII sec e ci riprova nel XIII sec e ancora nel XIV sec, senza mai darsi per vinta, fino che Trogir non diventa una spina nel fianco e una fissazione...
Alla fine la prospettiva e la speranza di un futuro nelle proprie mani la cittą deve comunque perderle dopo la seconda caduta di Sibenico/ibenik del 1412.
Anche la sua libertą viene brutalmente soppressa nel 1420, non dopo una lunga ed eroica difesa costata morte e devastazione.
Rimarrą occupata per quattro secoli, fino cioč al collasso della Serenissima del 1797. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Una carta storica della "Dalmazia Veneta", senza l'Istria/Istra, a comprendere, a Nord, l'Arcipelago del Quarnaro/Kvarner, la parte centrale di Zara/Zadar, Sibenico/ibenik e Spalato/Split con le grandi isole di Brazza/Brač, Lesina/Hvar, Curzola/Korčula e Lissa/Vis, gił gił fino a Ragusa/Dubrovnik e al Montenegro/Crna Gora/Црна Гора e all'Albania e alle Isole Greche.
Compressa verso il mare sotto la continua possente spinta dell'Impero Ottomano, gią in controllo di Serbia, Bosnia ed Erzegovina, cedute queste da Costantinopoli una volta l'Ungheria stessa sotto attacco. |
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Di buono Venezia lascerą infatti su tutta la lunga costa adriatica, da Istria a Nord fino alle isole greche al Sud, quella infinita serie di "piccole copie di sé", fatte di palazzi, abitazioni, torri e fortezze, che tra l'altro contribuiscono oggi a far annoverare Trogir nel Patrimonio Culturale UNESCO dell'Umanitą. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La targa commemorativa dell'inserimento della Cittą di Trogir nel Patrimonio Culturale Mondiale dell'UNESCO nel dicembre del 1997 |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Franco-napoleonica Trogir |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
riprende fiato per un attimo |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
libera ma ricadrą presto |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
sotto gli Austro-Ungarici |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Illusoria la riacquistata indipendenza come altrettanto breve il dominio franco-napoleonico, di per sé di rinascita, con significative migliorie socio-sanitarie e una modernizzazione dell'economia, dopo il dissanguamento dovuto alle guerre veneziane contro gli Ottomani.
Poi gli Austro-Ungarici esattamente per un secolo, dal 1814 al 1914, un lungo, buio periodo di sfruttamento di risorse naturali (loro la definitiva "deforestizzazione", come sulla amata simbolica penisoletta di Marjan dai-molti-nomi, la Marulianus dell'VIII sec, Serra, Seranda, Murnanus, Kyrieleyson, Mernjana a Spalato/Split), un generale sfruttamento economico, foriero di sofferenze, malattie, epidemie e addirittura fame vera. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Sopra la Bandiera del Regno di Jugoslavia e, sotto, quella della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Con il "riscatto" degli |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Slavi Uniti del Sud la Trogir |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
jugoslava si lascia dietro |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
il fardello della schiavitł |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
A partire dal 1848, epoca di lotte per l'indipendenza in Europa, inizia comunque un certo lento e intermittente processo di democratizzazione, cosģ che anche a Trogir, pur brevemente nel 1877, i Croati possono finalmente tornare ad essere padroni in casa propria.
Dopo la Grande Guerra, tra le due guerre, prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Croazia e Trogir vengono coinvolti nelle alterne vicende e i tentativi spesso infruttuosi di creare nei Balcani un grande "Stato degli Slavi del Sud" o "Jugo-slavia":
- prima lo "Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi", fallito
- seguito nel 1918 dal "Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni" successivamente "Regno di Jugoslavia"
- quest'ultimo invaso da Germania nazista e Italia fascista
- sostituito con in Croazia di uno "Stato Indipendente di Croazia" e in Serbia "Stato di Salvezza Nazionale"
- quindi la creazione durante la guerra del "Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia"
- che nel 1943 ricostituirą uno Stato nei confini del vecchio Regno pił il Litorale Sloveno e l'Istria, la cosiddetta "Democrazia Federale di Jugoslavia", ad interim
- infine nel 1945 la "Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia"
- dal 1963 "Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia" finché č durata...
Il primo vero salto di qualitą di vita per la Cittą di Trogir arriva negli Anni Settanta del secolo scorso, quando da una parte l'industria navale e dall'altra il turismo internazionale daranno lavoro ad oltre la metą dei suoi abitanti.
Altra grave interruzione nello sviluppo cittadino a causa dell'ultima Guerra Balcanica agli inizi degli Anni Novanta del secolo scorso, con pesanti conseguenze per l'intera economia, il totale collasso della produzione industriale, un notevole numero di rifugiati croato-bosniaci, mai davvero accolti come fratelli dai locali né da parte loro molto interessati ad integrarsi, ancora oggi chiusi in zone-ghetto.
Questo ennesimo dissanguamento solo minimamente compensato dagli effetti del nuovo processo di integrazione nell'Unione Europea.
Anche a costo dei soliti letali effetti di una dilagante mentalitą e comportamenti tipici del "capitalismo selvaggio", basso senso civico, arroganza, non rispetto delle leggi, dominanza delle apparenze non della sostanza, mafie e mafiette ad libitum, una Comunitą che quasi nulla ha di Civitas, di fatto spaccata in due fra la solita minoritaria élite economico-culturale arroccata sul nulla dei suoi riti, circondata dal deserto dei sopravviventi, dei poveri e dei nullatenenti.
Svendute le ultime proprietą publiche come private poco o niente resterą alle prossime generazioni. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Sopra la bandiera del nuovo Stato indipendente della Repubblica Croata e, sotto, quella dell'Unione Europea di cui la Croazia entra a far parte dal 2013 (un iter decennale che portera alla piena appartenenza solo nel 2023) |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Nella nuova Croazia la pił che |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
mai europea Trogir "rifiorisce" |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
al mondo libero di oggi |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Č proprio il riconoscimento UNESCO del 1997 a segnare l'inizio di questo nuovo balzo in avanti e a dare nuove prospettive alla Cittą di Trogir, agli albori di questo Terzo Millennio.
Oggi sembra riavviata verso consolidato benessere economico e crescente vivacitą socio-culturale (attuale arresto da pandemia COVID e incerta ripresa a parte!), anche se con tutti i rischi di uno sproporzionatamente dilagante turismo di massa da cui i propri Cittadini poco traggono, anzi via via monopolizzato da intreressi ed investimenti di attori che poco o nulla hanno a che vedere con la vita locale durante il resto dell'anno e che in pratica nulla vi ritornano.
Circondata da un mare stupendo ed immersa in una natura ancora pressoché incontaminata, con il modernissimo aeroporto internazionale "SPU" a pochi minuti di distanza e le grandi navi- tragetto e da crociera che attraccano nella vicinissima Spalato/Split.
Segni tangibili e presupposti stessi della ripresa di Trogir sono infrastrutture come:
- la moderna superstrada che rende praticamente la cittą raggiungibile in un quarto d'ora da Spalato/Split
- il nuovo, a lungo agognato, ponte fra la terra ferma e l'Isola di Čiovo/Bua, che libera finalmente il Centro Storico dall'ingorgo e l'inquinamento di un traffico automobilistico non pił tollerabile per, da e soprattutto attraverso, le cui ricadute saranno senz'altro pił che positive su ambiente, turismo e commercio
- il nuovo porto turistico su parte dell'area ex cantieri navali e nuovo porto per i tragetti di linea alle isole di fronte, fra cui Zirona Grande e Piccola/Drvenik Veliki i Mali, che lascia definitivamente l'attracco presso la Fortezza del Camerlengo proprio sulla Riva, appesantendo l'isolotto con ulteriore traffico automobilistico.
Resta purtroppo ed anzi peggiora la piaga della mancanza di lavoro, o, meglio, della "schiavizzazione di fatto" in tutti i settori, primi fra tutti quello turistico e commerciale, delle giovani generazioni tra la popolazione locale, soprattutto dopo la chiusura del gią importante e fiorente Cantiere Navale.
La Crozia non controlla pił i propri soldi (la Kuna sostituita dall'Euro e non č rimasta una sola banca croata!) e ha perso in pratica la sua quasi totale capacitą produttiva industriale.
Come per il Paese anche per Trogir unici volani restano turismo e commercio con un minimo di agricoltura, che danno un'occupazione per lo pił stagionale, lavoro secondo vigenti leggi e regolamenti nazionali ed europei nelle grandi strutture - aeroporto, centri commerciali, alberghi e ristoranti di classe superiore, ma sfruttamento selvaggio da parte della stragrande maggioranza dei piccoli e medi datori di lavoro, ma in due fasce distinte.
Sfruttamento selvaggio dei vari ignoranti "paperoni" barbari investitori forestieri sui Traurini - ovviamente deprecabilissimo fenomeno tipico capitalista e a livello globale, quindi da condannare ma almeno "comprensibile" - purtroppo di gran lunga peggiore e decisamente "imperdonabile" sfruttamento altrettanto selvaggio di ricchi o neoricchi imprenditori Traurini su "stranieri allo sbando", anche se Croati, e addirittura su chi provenga dai piccolissimi villaggi tutt'intorno la Cittą, soprattutto da l'entroterra, colline e montagne, insomma i cugini "campagnoli" poveri, una di due categorie consanguinee declassate a forza lavoro "gleba" e a Cittadini di terza classe "plebe", da ultimo - e me ne piange il cuore - la vera piaga purulenta di questa situazione di merda (vorrete scusarmi se non trovo termine pił appropriato) sfruttamento da estremo far-west da parte - ahimč - della stragrande maggioranza locale su donne e giovani.
Non siamo pił parlando di monumenti, ma di "persone"! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Vista panoramica del Centro Storico della Cittą di Trogir e, in lontananza, della Baia di Spalato, con il vecchio ponte alzabile e il nuovo ponte pił distante, anch'esso con tratto sollevabile per permettere il passaggio delle navi, a collegare molto pił velocemente la terra ferma direttamente all'Isola di Čiovo senza dover attraversare l'isolotto |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Lunga vita pace prosperitą, Trogir! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Ritrova splendore riscoprendo |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
la tua storia e la tua cultura senza |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
ricadere mai in nuova barbarie... |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La particolarissima Cittą di Trał
Vivere bene - La pił antica farmacia d'Europa
L'Orto Agricolo-Botanico-Culturale Garagnin-
"Villa Bianca" - Un reiterato delitto di incuria
Trst - Il mito di una Trieste mai "slava"
"Cosa Vostra" - Ancora troppo e obsoleto provincialismo invece di sano "localismo"
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Non del tutto estranea al contesto una per me dovuta nota a pič di pagina "culturalmente" rilevante e rivelante a chi possa mai interessare...
Nel mio quarto di secolo a Trogir (wow!...), mi ha sempre lasciato alquanto confuso e pieno di stupore la reazione, immediata e stizzita, dei miei amici - a dire il vero pił che stizzita, incazzata e quasi risentitamente "aggressiva", nel caso il mio gentile interlocutore non mi conosca abbastanza! - al mio disinvolto pronunciare la parola "Balcani", "Balkans", "Balkan".
E mi ritrovo tutto rattristato dall'aver involontariamente "offeso" qualcuno, pieno di sensi di colpa e di vergogna per questa mia "boccaccia", preso in contropiede, lģ ad annaspare come pesce fuor d'acqua balbettando ancora di peggio - come "Ma qui siamo nei Balcani... o no...!?".
"Balcani" nasce come concetto puramente geografico, a definire la Penisola "dei Balcani" o "Balcanica", infatti č pił corretto dire anche la Penisola "Italica", e il suo significato originario, quale termine geografico, prende a riferimento la "catena montuosa" che da Est ad Ovest attraversa la Bulgaria - in Turco balkan, montagna.
L'intero territorio della Penisola Balcanica, comprende oggi Bulgaria, Grecia, parte della Turchia (cioč Tracia Orientale), tutte le neo-repubbliche dell'ex Repubblica Federale di Jugoslavia - Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Slovenia - e Albania, come solito aggiungendo a questi Stati anche la Romania, per aver di fatto condiviso profondamente la storia balcanica. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|
|
|||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Albania |
Bosnia e Erzegovina |
Bulgaria |
Cossovo |
||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|
|
|||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Croazia |
Grecia |
Macedonia del Nord |
Montenegro |
||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
|
|
|
|||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
Serbia |
Slovenia |
Turchia |
|||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
La "Seconda Guerra di Morea" o del Peloponneso, nota anche come "Settima Guerra Ottomano-Veneziana" o "Piccola Guerra", ma in Croazia come "Guerra di Sinj", l'ultimo conflitto sulla Penisola Balcanica tra le due "super-potenze" - la Repubblica di Venezia e l'Impero Ottomano, una guerra combattuta dal 1714 al 1718 e conclusasi con vittoria ottomana e conseguente perdita veneziana dei territori peninsulari greci, la monarchia asburgica in salvifico "aiuto" della Serenissima a rischio di perdere molto di pił in caotica ritirata, vincendo gli Austriaci sul fronte del Danubio e costringendo il nemico alla firma del Trattato di Passarowitz, che porrą di fatto fine alla guerra.
Solo nel XIX sec, insieme all'espressione puramente geografica "Penisola Balcanica", il termine comincerą ad essere usato anche politicamente e altro, per designare ad esempio la parte europea dell'Impero Ottomano, quando in quelle aree, abbandonate via via dai Turchi sotto la pressione dei movimenti indipendentisti e delle potenze europee loro sostenitrici, compariranno sulla scena internazionale nuovi protagonisti, come Bulgaria, Grecia, Montenegro, Romania e Serbia.
Nei libri di storia viene infatti definita come "Lega Balcanica" la coalizione dei "Popoli Balcanici" contro la Turchia nel 1912 e come "Guerre balcaniche" quelle della Lega Balcanica contro la Turchia nel 1912 e 1913 (la dissoluzione dell'Impero Ottomano a consumarsi fra il 1908 e il 1922).
Da ora in poi il mosaico politico dei Balcani brillerą, tutto a suo modo, tanto di grandi utopie quanto di piccoli Stati, eccezione fatta proprio per la Repubblica Federale di Jugoslavia, inizi seconda metą Novecento promotrice del "Movimento dei Paesi Non Allineati", molti appunto del "Terzo Mondo", non appena indipendenti nel corso del processo di "decolonizzazione", forza autonoma anti-colonialista e anti-imperialista nel postbellico mondo bipolare delle due interferenti "superpotenze" di allora, "neutralismo" affatto gradito né da Stati Uniti d'America né da Unione Sovietica, con ben 85 fra Stati e Movimenti nel 1976 che diventateranno 108 nel 1992, comunque nel 1979 all'Avana il sofferto messaggio d'addio di Josip Broz Tito al Non Allineamento, proprio da lui, insieme all'indiano Jawaharlah Nehru e all'egiziano Gamal Abdel Naser, la visionaria triade trainante...
Oltre alle guerre nella Penisola Balcanica poi, anche tutte le lingue qui parlate vengono assieme definite "balcaniche", pur appartenenti a famiglie diverse - Albanese, Bulgaro, Greco, Macedone, Romeno, Serbo-Croato oggi Bosniaco, Croato e Serbo, Sloveno e Turco.
Č vero, nella Lingua Italiana moderna e contemporanea venivano prima altrimenti fatti certi usi figurativi del termine per definire sistemi instabili o metodi "non ortodossi" (qui dovremmo aprire un'altra nota!...) a proposito di ebollizioni sociali e disordini politici, anche un modo sui generis di fare le cose o anche non farle, ma l'Italiano oggi parlato - il corrente l'unico "reale"! - per definire il concetto a cui legittimamente si reagisce fa letterale ritorno alle origini geografiche del termine, optando per "bulgaro", come il famigerato "editto o diktat o ukase bulgaro" di Berlusconi il 18 aprile 2002, contro, a sua distorta opinione, l'"uso criminoso" della TV pubblica da parte dei due giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e del comico Daniele Luttazzi, illecito quanto vigliacco "invito" pressante alla dirigenza RAI ad "ostracizzarli", cosa che di lģ a poco puntualmente si realizzerą con l'immotivata ed illegale estromissione dei tre dai palinsesti della statale Radio Televisione Italiana!
La mia rubrica "Storie balcaniche - Dalmazia e dintorni" vuole, naturalmente in modo scherzoso e assolutamente non offensivo nei confronti dei locali interessati figuranti nei miei articoli, molti di denuncia,e di eventuali lettori italofoni o con conoscenze della Lingua Italiana, giocare sulla stuzzicante ambiguitą della parola - e quindi... ebbene sģ, mea culpa!, dichiarandomi perņ subito "non colpevole" e sperando in una assoluzione piena dagli amici Croati "perché il fatto non sussiste" o almeno in un marginale talmente minimo da essere in pratica pił che trascurabile e, volendo, generosamente perdonabile.
Grazie! |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||